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Autore: Lady_Noname    26/05/2015    1 recensioni
Europa, Italia, Roma
Anno Domini 2015 d.C.
Una ragazza passeggia tranquilla in un bosco quando viene coinvolta suo malgrado in una guerra santa, un ripetersi degli eventi che la porterà, assieme alle sue guide, in un pericoloso viaggio attraverso i tre regni dell'aldilà
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CANTO III – INFERNO

 

Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.

Stavamo camminando ormai da un po’, anche se non avrei saputo dire con esattezza da quanto, quando l’intricato bosco si aprì in un’ampia radura semicircolare, delimitata su un lato da un’alta parete rocciosa.

Intagliata direttamente nella roccia dura si trovava un’immensa porta in pietra, che aveva perso tuttavia il suo antico splendore; la pietra dello stipite era crepata e uno degli immensi battenti di pietra giaceva a terra, al centro della radura, spezzato e coperto da uno strato di foglie secche.

Lentamente avanzai fino a raggiungerla e mi inginocchiai accanto alla lastra, spazzando con la mano lo sporco; la pietra messa a nudo rivelò delle incisioni consumate, le seguii con la punta dell’indice, sussurrando le parole che, sapevo, una volta vi erano chiaramente riportate

-Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’eterno dolore, per me si va tra la perduta gente…- sussultai sentendo una mano posarmisi su di una spalla e mi voltai di scatto; in piedi dietro di me stava Dante, lo sguardo freddo, solo velato da una vena di tristezza, fisso sulla lastra rovinata

-Giustizia mosse il mio alto fattore...ed è quello stesso alto fattore che dobbiamo salvare- il poeta si volta e si avvia con passo deciso verso l’ingresso dell’Inferno, superando Virgilio che mi sorride e mormora

-Dobbiamo andare- annuisco e, dopo aver gettato un’ultima occhiata a ciò che rimane della porta, lo seguo dentro.

Appena oltrepassata la porta il buio si fa totale, l’aria opprimente e densa carica di rumori, voci che parlano in miliardi di lingue diverse, risate, urla, imprecazioni; raggiungiamo Dante, fermo poco più avanti, gli occhi fissi a terra.

Faccio qualche passo avanti e sento qualcosa scricchiolare sotto la suola degli anfibi, così abbasso lo sguardo.

Il suolo è completamente coperto da insetti: i corpi mummificati dalla morte di api, mosche, vermi, calabroni e mille altri tipi di insetti coprono il terreno fino a dove riesco a spingere lo sguardo, senza lasciarne scoperto un solo millimetro.

I due poeti mi affiancano e noto che hanno sguainato le spade; Virgilio mi indica un punto in lontananza e noto solo in quel momento le fiamme di un fuoco che si innalzano verso il cielo, eruttando cascate di scintille.

Ci nascondiamo dietro ad una roccia e Dante borbotta

-E’ molto peggio di quanto pensassi…- solo in quel momento, stupida me, mi viene in mente la Divina Commedia e vi associo ciò che ho appena visto

-Qui...dovrebbero esserci gli ignavi, giusto?- Virgilio annuisce

-Quello che hai visto bruciare...era l’insegna che erano costretti ad inseguire. Quando il potere di Dio è stato bloccato anche tutti i contrappassi si sono bloccati- annuisco e ci avviciniamo un poco al rogo, nascosti da alcune rocce; presto iniziamo a vedere centinaia, migliaia di corpi; sono nudi, alcuni sdraiati a terra, altri camminano o paralno fra loro, seduti fra gli insetti.

Sono donne e uomini, vecchi o giovani, ma ciascuno di loro ha il corpo coperto di punture e morsi di insetto, rivoli di sangue scivolano sulla pelle e nell’aria opprimente si fa largo il suo odore ferroso, accompagnato da quello marcio delle ferite infette.

Sono le anime degli ignavi.

Dante è il primo che si allontana, sussurrando

-Non perdiamo tempo, dobbiamo andare...e attenti a non farvi notare- io e Virgilio lo seguiamo, pregando che gli insetti sotto le nostre scarpe non facciano rumore.

Siamo fortunati e dopo minuti che mi sembrano interminabili vediamo il terreno scendere verso la riva di un immenso fiume impetuoso, dalle acque nere come pece; sulla riva stanno centinaia di anime, e non impiego molto a capire che abbiamo raggiunto l’Acheronte.

Tuttavia, più osservo la scena e più mi convinco che c'è qualcosa di strano.

È Dante che, per primo capisce

-Non capisco...perché sono così...ordinati?- in quel momento mi rendo conto che è vero: le anime stanno davanti alle acque del fiume, ordinatamente allineate in centinaia e centinaia di file che fronteggiano le acque.

Proprio su quelle acque sta, stranamente immobile nonostante le onde che si abbattono contro le fiancate, una imbarcazione lunga e stretta, che da questa distanza appare nera più del fiume; su di essa sta in piedi un'uomo del quale non riesco a distinguere le fattezze, ma immagino sia Caronte.

Il sussurro irato di Virgilio mi conferma che le mie supposizioni erano corrette

-Caronte...- in quel momento, inaspettato quanto inopportuno, si fa largo sulle labbra del poeta biondo un sorrisetto divertito, che accompagna le parole che rivolge a Dante, in tono allegro

-Amore- a quella parola vedo le guance del corvino tingersi istantaneamente di un colore porpora acceso

-Se non sbaglio eri svenuto qui, la prima volta, giusto?- se possibile il fiorentino si fa ancora più rosso, quasi stesse tentando di fondersi con la sua tunica e sibila, guardando in cagnesco il biondo, che continua a sorridere innocente

-Non mi sembra il momento per certi discorsi- distoglie lo sguardo e sono sicura di vedere un sorrisetto farsi largo sulle sue labbra

-Comunque sì...è stato qui- il sorriso di Virgilio si allarga e a quel punto intervengo io, almeno per cercare di evitare certe scene non adatte ai minori

-Ehm...come attraversiamo il fiume? Non credo che Caronte sia disposto a darci un passaggio...- Virgilio si riscuote ed annuisce

-La barca di Caronte è l'unico mezzo...ma dovremmo sfilargliela da sotto i piedi, davanti a centinaia di migliaia di anime...- Dante, che è rimasto zitto ad osservare, sussurra

-Forse c'è un modo...- ci giriamo verso Dante, aspettando che continui a parlare, ma lui non lo fa; allunga invece un braccio, ad indicarci l'insegna degli ignavi, arsa dalle fiamme; le anime vi si affollano attorno, come falene su una lanterna

-Magari anche queste anime sono attratte dal fuoco...- Virgilio annuisce

-Quindi basterà accendere un fuoco...ma con cosa? Non ci sono piante...- sono io, stupendo anche me stessa, che ho l'idea

-I corpi degli insetti- Virgilio sorride e si fruga in una tasca

-Ottimo...vado io- riesco a trattenere Dante dal balzare in piedi per un soffio

-Non ci pensare neanche! È pericoloso!- Virgilio si limita a sorridere, dargli un bacio veloce e tornare rapidamente verso la distesa di insetti morti, mentre cerco di tenere bloccato il fiorentino, che dopo un po' smette di dimenarsi e si accascia a terra.

Passano solo pochi secondi, nonostante a me sembrino un'eternità, poi delle fiamme divampano e Virgilio torna da noi. Non sono abbastanza veloce e Dante riesce ad alzarsi, con un movimento fulmineo, in piedi, correndo a gettare le braccia al collo del poeta, che lo stringe a sua volta con un sorriso

-Dante, credevo avessi smesso di comportarti così dai tempi del tuo primo viaggio...quanti secoli sono passati ormai? Ti deciderai si o no a capire che anche se sparisco per un po' non sei completamente perso?- Dante borbotta, il viso affondato contro la spalla di Virgilio, ma colgo lo stesso la sua risposta

-Sei già sparito una volta...e sai che avrò sempre bisogno di una guida...Maestro- vedo Virgilio sorridere intenerito, per poi sciogliere l'abbraccio posando le labbra sulla fronte di Dante

-Beh ora sono qui...e a quanto pare il trucchetto ha funzionato!- ci voltiamo e mi accorgo che Virgilio dice il vero; le anime, fino a poco fa disposte ordinatamente, hanno iniziato a muoversi verso il grande fuoco, accalcandosi e spintonandosi le une con le altre, mentre Caronte, sopra alla sua barca, cerca di sovrastare quel baccano urlando insulti e minacce, che non ottengono nessun risultato.

Silenziosamente e sempre tenendoci al ripare delle poche rocce ci avviciniamo alla riva e, finalmente, riesco a scorgere Caronte: è un vecchio altro e magro, scheletrico, vestito da una tunica color della pece che gli cade addosso come un sacco sformato (cosa che, a ben vedere, non è così lontana dalla realtà); il volto magro e incavato, la pelle sottile tirata sulle ossa, è parzialmente coperto dalla lunga barba bianca e aggrovigliata; in quel tripudio di stoffa nera e pelle candida gli occhi sono l'unica nota di colore: due pozze color del sangue che sembrano brillare crudelmente nel buio.

-Quella frusta non la ricordavo...- solo in quel momento mi accorgo che Dante ha ragione e che il demonio, oltre ad un lungo remo, stringe una lunga frusts di cuoi, con la quale percuote senza pietà le anime che si attardano nella loro corsa verso il fuoco, aprendo loro linee scarlatte sulla schiena.

In quel momenro, neanche io so bene come, uno di noi colpisce un sasso, che cade con un tonfo; il rumore, nel caos generale, è praticamente impercettibile, ma subito la frusta saetta nella nostra direzione, colpendo la roccia che ci ripare e sgretolandone una piccola parte. Alla faccia della frusta.

I due poeti non aspettano un solo istante, ma sguainano le lame e si gettano contro il demone.

Li osservo combattere, schivando agilmente la frusta e cercando di avvicinarsi il più possibile al bersaglio; sono perfettamente coordinati, ognuno dei due combatte in funzione delle mosse dell'altro, proteggendosi a vicenda come fossero un'unica entità.

La danza di parate e affondi dura per qualche minuto, fino a quando Dante non riesce ad arrivare alle spalle di Caronte e ad trapassargli il ventre da parte a parte.

Quando ritrae la lama è sporca di nero, che pulisce sugli abiti del demone prima di mandarlo, con un calcio, fra le acque dell'Acheronte. Sussulto quando Caronte urla, a contatto con l'acqua del fiume del dolore, e, incantata, lo osservo dimenarsi ed urlare in preda alle convulsioni, poi raggiungo i due poeti sulla nave e, rapidamente, ci allontaniamo dalla riva, mentre già le prime anime tornano ad affollarsi, urlando di rabbia.


Lady's Nook
Eccomi di nuovo qui con il terzo capitoloH
Il ritmo a cui sto aggiornando mi spaventa, davvero...non vi ci abituate
Beh che altro dire...mi partono i fangirlamenti automatici quando scrivo le scene dantillio e in effetti penso di sembrare un po' una squilibrata :3 ma vabbà
Dai per oggi non ho altri discorsi con cui stressarvi l'anima, quindi tanti saluti
Kisses
   
 
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