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Autore: Smarties07    27/05/2015    6 recensioni
Oliver e Felicity vivono felici insieme. Oliver è il proprietario della QC, Felicity il CEO. La notte sono eroi e il giorno una coppia innamorata. Anche Connor, il figlio di Oliver, vive con loro e insieme sono una famiglia. La serenità regna nelle loro vite fin quando un giorno non arriva a Starling City, Damien Darhk.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAP 2 - I NEED TO KNOW

Una stanza immersa nella luce. Una finestra aperta, le tende bianche che ondeggiano lentamente seguendo le carezze del vento. Sulla pelle le carezze delle lenzuola, sulle labbra il suo sapore, tra le sue braccia il corpo nudo di lei. Respirò profondamente inebriandosi di quella sensazione di pace. Aveva ancora gli occhi chiusi, il profumo di lei si impossesso delle sue narici mentre sulle labbra si disegnava lentamente un sorriso. La strinse ancora un po' a sè.

“ 'inque minuti” biascicò Felicity

Oliver perse le sue labbra nei suoi capelli. Le baciò la chioma, il collo, la schiena nuda e quell'unica cicatrice sulla spalla destra. Un bacio e ancora un bacio. Era ormai un rituale, tutte le mattine, ricopriva ogni centimentro del suo corpo, si impossessava del suo calore, si perdeva nella sua pelle.

“Mmm, continua...” disse Fel ancora intorpidita dal sonno. Oliver sorrise, Felicity era a pancia all'ingiù, i seni nudi al contatto con la freschezza del cotone, la schiena nuda e un lenzuolo che le copriva il sedere. Le mani di Oliver vagarono sulle sue braccia, sui fianchi, all'altezza del bacino e pian piano i baci risalirono sul collo, dietro all'orecchio per poi cercare finalmente la sua bocca. Felicity aveva ancora gli occhi chiusi, sorrideva, fremeva sotto il tocco di Oliver, poi riconobbe le sue labbra, le avrebbe riconosciute tra mille. Si voltò leggermente, i loro corpi combaciavano perfettamente, cose se l'uno fosse la parte mancante dell'altro. Oliver la baciò con passione mentre le mani di Fel si aggrappavano alle sue spalle, accarezzando il collo, perdendosi nei suoi capelli. Ripresero fiato quanto bastava.

“Buongiorno” sospirò Oliver sulle sue labbra
“Buongiorno” disse lei aprendo appena gli occhi.

Sorrisero all'unisono. Riconoscendosi negli occhi dell'altro.

DRIIIIN DRIIIN

La sveglia. Oliver quasi non cadde dal letto. Era stato solo un sogno. Di nuovo. Era ormai così da settimane. Ricordi della loro vita insieme e desiderio si fondevano nella sua mente e disegnavano ritratti dolorosi durante la notte. Oliver mise i piedi a terra, poggiò i gomiti sulle ginocchia mentre teneva la sua testa tra le mani, come se volesse pregarla di smettere di prenderlo in giro. Tirò su per il naso le lacrime e con violenza, quasi prendendosi a schiaffi, si asciugò gli occhi lucidi.

Dall'altra parte della città Felicity si guardava allo specchio mentre indossava la sua tenuta da addrestramento. Guardandosi negli occhi vide una lacrima impertinente bagnarle appena le ciglia. Respirò profondamente, guardò in alto quasi sfidando il soffitto. Si ripetè che stava facendo la cosa giusta, che sarebbe andato tutto bene...

TOC- TOC

“Miss Smoak, tra cinque minuti la aspettano in palestra” disse una voce oltre la porta
"Arrivo” rispose setta.

Oliver scese velocemente le scale del Verdant. Dopo aver accompagnato Connor a scuola volle che Diggle lo accompagnasse al covo, aveva del lavoro da fare, aveva detto. In realtà cercava solo una distrazione, una qualsiasi. All'improvviso quasi gli mancò il fiato. La sedia di Felicity davanti ai suoi computer era occupati, dei capelli biondi erano poggiati sullo schienale. Gli sembrò di non saper più respirare. Si precipitò verso di lei.

“ FELICITY! Sei tornata da...” le parole gli morirono in gola
“Oliver” disse Laurel voltandosi verso di lui
“Laurel! Cosa diavolo ci fai sulla sedia di Felicity?” la vista gli si annebbiò per la rabbia
“Avevo bisogno di alcune informazioni...” rispose tranquillamente lei “E poi! Lei manca da settimane, credo sia ora di iniziare a pensare che non torn...”
“Zitta! Non dirlo nemmeno” urlò Oliver con tutto il fiato che aveva nei polmoni
Laurel fu intimorita. Diggle, preoccupato.
Oliver era fuori di sé. Diede un pugno alla teca del costume di Black Canary e furioso si voltò verso l'uscita.
“Oliver, dove vai?” si precipitò Diggle
“Questa storia è durata fin troppo. Vado a riprendermela! Pensa tu a Connor” disse lui lucido.

Il viaggio per Las Vegas era stato tranquillo. Oliver non aveva portato niente con sé. Appena salito in moto si era diretto all'aeroporto e aveva preso il primo aereo. Arrivato a casa di Donna cercò di contenere se stesso. Mille emozioni diverse litigavano dentro di lui. Rabbia, aspettativa nel rivederla, ansia, paura, e poi, e poi solo amore. Respirò profondamente, poi con le nocchè busso alla porta. Attese.

“OLIVER! OLIVER! OLIVER!” urlò Donna “Sono così felice di vederti! Ma che bella sorpresa! Ahaaha. Come stai? Ma vieni accomodati! Come mai qui? Dimmi tutto” Donna era entusiasta e come un fiume in piene espresse tutta la sua felicità.
“Ciao Donna, è bello rivederti” disse Oliver dandole un bacio sulla guancia e non potendo trattenersi dal sorridere. Era così buffa, era così... come Felicity.
“Allora? Dimmi...” disse sedendosi sul divano e facendo cenno ad Oliver di fare lo stesso
“Cosa ti porta a Las Vegas?
“Non te lo immagini proprio?” disse Oliver come se fosse ovvio
Donna lo guardò sorpresa. Strinse le labbra e scosse la testa.
“Io e Felicity dobbiamo parlare. Voglio che lei torni a casa e se ci sono dei problemi da risolvere, beh allora lo faremo insieme.”
“Voi ragazzi avete dei problemi?” chiese confusa Donna “Felicity non mi ha detto niente”
“E' per questo che è venuta a stare da te. Dice di essere confusa...”
“Da me?” Donna interruppe Oliver “Intendi qui? No, Oliver ti sbagli. Non vedo Felicity dall'ultima volta che siete venuti a trovarmi insieme”
“Come? Felicity non è qui?” Oliver fu turbato. Cosa stava succedendo? Non era da sua madre, e se lì non era, allora dove? Con chi? Dov'era stata per tutto questo tempo senza dare sue notizie?

Oliver si alzò di scatto e iniziò a muoversi nervosamente per la casa.
“Donna, se non è qui con te allora dov'è?” chiese arrrabbiato
“Non saprei Oliver”
C'è un altro? Dimmi la verità! Tu sei la madre! C'è un altro, vero?”

Donna fu sconcertata dal comportamento del ragazzo e di quella strana sensazione.

“Non posso crederci! Non è possibile!” disse Oliver accasciandosi su una poltrona. Tenne il capo stretto tra le mani, scuoteva spasmosticamente la testa mentre le lacrime bagnavo la pelle. Donna gli si avvicinò piano. Provò a dargli conforto, ma all'improvviso Oliver si alzò di scatto.
“Devo tornare a Starling. Devo scoprire dov'è!” disse correndo verso la porta
Donna avrebbe voluto che si calmasse, che si riprendesse, avrebbe voluto chiedergli di più, ma non ebbe il tempo. Oliver corse via cose attratto da una forza più potente di lui.
“Cosa sta combinando Felicity?” si domandò a voce bassa mentre la porta si richiudeva dietro le spalle di Oliver.

 

“Sinistro, destro, sinistro! Forza Felicity, mettici più grinta!” un uomo le gridò mentre lei sferrava dei colpi contro un manichino. “I piedi! Felicity tieni i piedi fermi.” Dondolava mentre sferrava quei pugli. Ogni giorno aveva tre sedute di allenamento. La mattina c'erano le arti marziali, a mezza giornata armi, nel pomeriggio corpo a corpo. Era il serrato allenamento della HIVE. Erano soldati, era un esercito e lei stava diventando un soldato. Dopo l'ultimo colpo cadde a terra sfinita. Nel mezzo di ciascun fase di allenamento passava ore a scrivere codici. Damien aveva un piano e Felicity ne faceva parte. Presto le crittografie sarebbero state concluse e la sue intelligenza artificiale avrebbe finalmente preso vita. E poi? E poi Felicity non lo sapeva cosa sarebbe successo. Tutto ciò che poteva fare era allenarsi, scrivere codici e allenarsi. Ascoltando tutto, osservando tutto, conquistandosi la fiducia di Damien, di suo padre. Era continuavamente in allerta, a volte temeva per la sua sanità mentale. Che Damien avrebbe tentato un lavaggio del cervello? Infondo era stato anche lui l'erede del demone. Che anche lui utilizzasse questi metodi? Felicity se lo domandava ogni sera prima di addormentarsi. Paradossalmente dormire era per lei il momento più doloroso, il momento più difficile, perchè era in quel momento che crollavano le sue difese e la sua mente si ribellava al suo corpo ed era in quel momento che riafforava il volto di Oliver, il suo odore, le sue labbra increspate in un sorriso, la sua voce calda che gli sussurra parole dolci. Ed era in quel momento che il petto bruciava più di ogni altra ferita.

Oliver in tarda serata a casa. Durante il viaggio si era calmato. Avrebbe capito cosa stava succedendo. Era passato da Diggle a riprendere Connor e ora apriva la porta di casa con in braccio il bambino addormentato. Lo portò in camera sua, lo adagiò sul letto e lentamente gli mise il pigiama. Una volta rimboccategli le coperte andò in salone. Poggiò le mani chiuse a pugno sul tavolo. Respirò profondamente. Felicity aveva un altro? No, non poteva essere. Non era così. Si rifiutava di crederlo. Sconfitto si sedette sul divano fissando il vuoto. Il silenzio in cui si era immerso fu interrotto quando Connor si svegliò. Trascinando un peluche saltò sul divano e si sedette vicino al padre.
“Perchè sei triste?” chiese con la voce ancora impastata dal sonno
“Va tutto bene Connor” disse Oliver forzando un sorriso
Il bambino piegò la testa, era un modo di fare che aveva imparato da Felicity. Ogni volta che il padre diceva qualcosa di stupido Felicity piegava la testa verso un lato. Senza dire nulla Connor si alzò e trascinando il peluche si diresse fino al frigorifero. Spostò una sedia e dopo essersi arrampicato aprì il congelatore.
“Connor, che fai?” chiese Oliver osservandolo intenerito
Il bambino in silenzio tornò dal padre con un gelato alla menta e cioccolato. Salì di nuovo sul divano e diede al padre un cucchiaino.
“Quando io sono triste Felicity me lo fa mangiare prima di cena”
“Ah si?” fece Oliver assecondando il figlio
“Si, è il nostro segreto! Shhhh! Ma non dire che te l'ho detto” disse il bambino abbassando la voce come se Felicity potesse sentirlo. Oliver afferrò un cucchiaino di gelato e lo mangiò in silenzio. Connor fece lo stesso.

“Connor” fece ad un tratto Oliver “A proposito di Felicity, volevo dirti che forse dovremmo abituarci all'idea che...”
“Felicity torna!” disse Connor distratto dal gelato “Lo ha detto a me e a zio Diggle. Torna presto!”
“E quando te lo ha detto Connor?” chiese Oliver crucciando la testa.
Il bambino sembrò non voler rispondere.
“Dimmi, è un segreto come il gelato?”
Il bambino annuì.
“E quando te lo ha detto Connor?Qui a casa?” Oliver doveva capire
“No, non qui a casa.”
“E dove? Dove eravate?”
Nella villa di nonno. ”
“Nonno? Connor tu non hai nonni!”
“Si invece. Nonno Damien! Ha un sacco di amici vestiti di nero e tanti tanti giocattoli. Soprattutto pistole!”
“Come?”
Nonno Damien, il papà di Felicity”

Connor afferrò un'altra cucchiaiata di gelato mentre Oliver perforava tutto intorno a lui con il suo solo sguardo pietrificato.

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NOTE: Tah-da! Et voilà! Allora? Curiosi? Annoiati? Non ve ne frega niente? Che farà Oliver? E Felicity? Carino Connor, vero? Parlatene con me ;) Marts xoxo

 

 

 

   
 
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