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Autore: killer_joe    28/05/2015    2 recensioni
In una città in cui le formalità valgono più dei sentimenti, cinque ragazzi, amici da sempre, prenderanno strade diverse lasciandosi alle spalle i precedenti legami e, per qualcuno, l'amore.
Pochi anni dopo, una notizia lascerà le loro coscienze in subbuglio, invadendoli di dubbi. "La Fazione prima del sangue" è quello che è stato loro insegnato. Ma può essere una Fazione più importante della loro amicizia?
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La storia è un cross-over tra One Piece e Divergent, ma si sviluppa in modo completamente diverso da entrambe le opere. Per chi non avesse letto Divergent non c'è pericolo, basta l'introduzione inizale per capire la storia.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Nami/Zoro
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo secondo

Alla fine, il ‘Giorno della Scelta’ era arrivato. E, dentro di lui, risiedevano ancora dubbi e incertezze. Dando uno sguardo ai sedicenni assieme a lui, Zoro notò che tutti avevano il suo stesso sguardo perso. Almeno l’angoscia era comune.

Zoro e Sanji si sedettero vicini, nel cerchio di sedie più esterno alla grande sala. All’interno stavano gli adulti, divisi per Fazioni. In basso, al centro della sala, un membro dei Candidi presiedeva la cerimonia d’iniziazione. Le cinque coppe di metallo, su cui avrebbero dovuto scegliere il loro futuro, parevano chiamarli da lontano, tanto che i loro sguardi non riuscivano a spostarsi da lì, come fossero ipnotizzati.

La coppa contenente acqua, limpida e scostante, simbolo degli Eruditi.
La coppa colma di terra, calda e tranquillizzante, simbolo dei Pacifici.
La coppa riempita di sassi, anonimi e solidi, simbolo degli Abneganti.
La coppa custodente vetri, trasparenti e puri, simbolo dei Candidi.
La coppa racchiudente tizzoni, ardenti e scoppiettanti, simbolo degli Intrepidi.  

Sapevano quello che dovevano fare. Dovevano entrare in società, scegliendo la Fazione alla quale appartenere e donando alla nuova casa tutti loro stessi. La Fazione veniva prima di tutto. La Fazione veniva prima del sangue. Proprio a testimoniare ciò avrebbero compiuto un giuramento di sangue con la loro Fazione, lasciandone cadere qualche goccia nella coppa corrispondente. Quel gesto avrebbe simboleggiato la loro eterna fedeltà.
La cerimonia si aprì con un discorso, a cui Zoro non fece caso. Si stava ancora interrogando sulle conseguenze della propria scelta. Sapeva quali erano le regole, non dovevano esserci contatti tra le Fazioni. Per questo motivo sapeva bene che, scegliendo la Fazione a cui desiderava unirsi con tutto se stesso, rischiava di perdere la persona con cui avrebbe sognato unirsi con lo stesso ardore. Ma, per essere certo di avere lei, avrebbe dovuto vivere da abnegante. Per sempre. Anche questa opzione gli faceva male. Cominciarono a chiamare i loro nomi. Ognuno sarebbe andato, da solo, in mezzo alla sala e, davanti a tutti, avrebbe compiuto la sua scelta. Zoro si ricordava bene l’anno passato, quando Rufy aveva atteso invano il ritorno di suo fratello dalla cerimonia. Ace si era unito agli Intrepidi, affidando a Zoro il suo fratellino. E Zoro non aveva avuto cuore di dirlo a Rufy fino a quando non era stato inevitabile. Il solo pensiero di vedere negli occhi di lei lo stesso dolore che Rufy aveva negli occhi l’anno precedente gli insinuava nel cuore ancora più dubbi di quanti non ne avesse già. Gli venne un leggero mal di testa.

“Blackleg Sanji”

Zoro alzò lo sguardo sul suo vicino. Sanji, impassibile nel suo volto ancora da bambino, si alzò lentamente e si avviò verso le coppe. Si girò leggermente e fece a Zoro un gesto di saluto, ricambiato da un cenno del capo del verde. A loro bastava così, quel gesto valeva più di mille parole. Significava che non si sarebbero mai dimenticati l’uno dell’altro. Significava che, per quanto potesse valere, per loro l’amicizia contava molto. Forse più ancora della Fazione.

Sanji prese il coltello e si fece un piccolo taglio sull’indice sinistro. Lui, da bravo chef, non si sarebbe mai rovinato le mani, erano sacre. Zoro lo osservava da lontano. Sapeva che la sua ferrea volontà l’avrebbe portato a scegliere di essere un abnegante, nonostante non fosse il suo posto. Sanji non avrebbe mai abbandonato Zeff, ne andava del suo onore e della sua morale. E il biondo non tradiva mai i suoi ideali…

“Intrepido”

Zoro alzò la testa di scatto. Doveva aver sentito male… Sotto al suo sguardo stupefatto, vide la Fazione degli Intrepidi esultare, accogliendo il nuovo arrivato tra le sue file. Zoro non poteva crederci… Sanji aveva fatto la sua scelta. E, Zoro lo sapeva, aveva fatto la scelta giusta.
Venne assalito nuovamente dai dubbi, essendo consapevole che la sua decisione verteva su punti ben diversi da quelli del biondo. Lui doveva scegliere verso cosa indirizzare la sua vita. Se verso l’amore o se verso la vita stessa. Senza che fosse riuscito a darsi una risposta, venne il suo turno.

“Roronoa Zoro”

Si alzò dalla sedia e si avviò verso le coppe. Nonostante camminasse con lentezza esasperante, arrivò alla fine del tragitto troppo in fretta. Si ritrovò davanti alle coppe senza aver preso una decisione. Si tagliò il palmo, continuando ad osservare le due coppe che focalizzavano il suo interesse: da un lato, i sassi grigi degli Abneganti e, con loro, Nami; dall’altro, i tizzoni ardenti degli Intrepidi e, con loro, la libertà. La mano partì senza seguire alcun pensiero, mossa dall’istinto di cui andava tanto fiero.

“Intrepido”

I suoni attorno a lui sembravano attutiti tanto sentiva forti i battiti del suo cuore. Sentì la Fazione degli Intrepidi, la sua Fazione, esultare. Si girò appena in tempo per non essere travolto dalla focosa accoglienza dei suoi nuovi compagni. Vide Ace venirgli incontro e stringerlo in un abbraccio spezza-ossa.
“Canaglia! Volevo ben vedere se non ti saresti unito a noi!”
Tra le grida e gli schiamazzi venne fatto sedere in prima fila, tra gli iniziati alla Fazione. Accanto a lui individuò Sanji, che gli mostrò la lingua.
“Sembra che alla fine dovremo sopportarci per la vita, ah, testa d’alga!” sogghignò.
“Non chiedevo di meglio, sopracciglio a ricciolo” gli rispose Zoro, con un sorriso sghembo.

-.-.-.-.-.-

Fazione Abneganti

Nami aspettava con ansia crescente. Tutti loro, i ragazzi ancora non sedicenni, non avevano diritto di presiedere alla Cerimonia della Scelta e rimanevano quindi alla loro Fazione, con tutta l’angoscia di chi non può sapere. Accanto a lei, Rufy e Usopp erano in fibrillazione.
“Secondo te Sanji rimane qui?” chiese Rufy, con la sua solita aria ingenua.
“Credo di sì… sai come la pensa. Per Zeff, intendo…” il nasone scrutò con lo sguardo la zona davanti al cancello, ancora deserta.
“E Zoro?” la voce di Rufy era alterata dall’aspettativa. In fondo, da quando Ace aveva abbandonato la Fazione, aveva vissuto con il ragazzo dai capelli verdi e non gli piaceva l’idea di rimanere solo.
“Lo sai, Rufy… se non dovesse tornare, puoi venire da noi!” gli ricordò per l’ennesima volta Usopp. A quelle parole, il cuore di Nami perse un battito. ‘Se non dovesse tornare’. Si rese conto che non si era preparata all’eventualità di non rivederlo più. Aveva dato per scontato che sarebbero rimasti insieme per sempre, che sarebbero rimasti per sempre ragazzini. Invece i sedici anni di lui erano arrivati, e ora lei si trovava davanti alla possibilità di non incontrarlo ogni mattina, di non potersi beare del suo sorriso sghembo, di non potersi perdere nelle sue iridi nere come perle… Sentì un groppo alla gola.  
“Eccoli! Arrivano!”
Rufy e Usopp si sbracciarono e cominciarono a saltellare alla vista della folla che avanzava. Nami si sporse dal cancello, appesa assieme agli altri due ragazzi in modo da poter vedere meglio chi entrava alla Fazione. Scrutò tra la gente, alla ricerca dei capelli verdi che le facevano battere il cuore. Ma non lo vide da nessuna parte. Notò suo padre, il rappresentante della Fazione degli Abneganti, che teneva una mano sulla spalla di Zeff. Il vecchio cuoco faceva finta di nulla ma si notava che era provato, e Nami capì che Sanji non era più dei loro. Scese veloce dalla sua postazione di vedetta e trotterellò accanto a suo padre.
“Papà…” Genzo sorrise al vederla.
“Nami, tesoro mio… Ora sono occupato, a casa ti racconterò tutto” la rassicurò, carezzandole la testa. Nami diede uno sguardo di sottecchi a Zeff, che la notò.
“Sanji se n’è andato… Intrepido. Spero solo che non si faccia buttare fuori” disse con aria dura. Dal suo sguardo, però, si intravedeva la preoccupazione. Nami si rivolse di nuovo al padre.
“Zoro?” chiese con un sussurro. Genzo la guardò addolorato; non avrebbe voluto vedere la sua bambina rattristarsi così… Già la sua primogenita, Nojiko, aveva avuto la stessa esperienza con quel disgraziato di Portugese D. Ace. Genzo sapeva che quei due, entrambi, avrebbero portato solo male alla sua famiglia ma, se da un lato era felice che non potessero più farne parte, dall’altro soffriva per la delusione delle sue bambine. Sospirò.
“Intrepido”. Vide gli occhi di Nami riempirsi di lacrime.
“Già… è il posto giusto per lui. Diventerà di sicuro il migliore…” disse la rossa, senza riuscire a trattenere i singhiozzi. Si voltò di scatto e scappò via, senza badare ai richiami del padre. Ora, aveva solo bisogno di piangere.

-.-.-.-.-

Zoro e Sanji si guardarono stupefatti. Dovevano veramente saltare e appendersi ad un treno in corsa? Scettici si voltarono verso Ace, fermo accanto a loro.
“Ragazzi, non perdete il ritmo, mi raccomando! Altrimenti vi lasciamo qui…”. Con una risata, il moro cominciò a correre. I due, ancora increduli, si lanciarono in una corsa sfrenata dietro al gruppo, cercando di rimanere al passo. Gli Intrepidi che correvano con loro erano veloci, erano potenti ma soprattutto… erano incoscienti! Il treno arrivò dietro di loro e Zoro si sentì male da tanto era rapido. Si guardò sopra la spalla in modo da scegliere il momento giusto per saltare, così da entrare nel vagone senza spiaccicarsi sul lato del treno. Con il cuore in gola, prese la rincorsa e saltò, rotolando sul pavimento della carrozza e finendo con la faccia su un mucchio di paglia. Rialzò la testa sputacchiando.
“Però, non male per essere la prima volta…” ridacchiò Ace mentre lo aiutava ad alzarsi. Zoro si voltò alla ricerca di Sanji. Ace se ne accorse.
“E’ di sicuro in un altro vagone” lo tranquillizzò. In fondo, anche il moro sapeva che quello era il primo passo. Chi non saliva sul treno otteneva un biglietto di sola andata per gli Esclusi. Non rimborsabile. Ace si spostò verso la portiera, ovviamente non chiusa, della carrozza e avvertì l’amico dietro di sé.
“Ora dobbiamo saltare”. Il moro sghignazzò allo sguardo incredulo di Zoro.
“Stai scherzando? Saltare giù?”
“Esattamente, caro… non vorrai passare tutta la vita su questo treno, ah?” il moro, con una risata, si gettò dal vagone e atterrò sul tetto di fronte. Sbigottito e terrorizzato, Zoro fece altrettanto. Quanto Ace era sceso con nonchalance tanto lui ruzzolò a terra con malagrazia. Si rialzò imprecando, questa iniziazione era più dura di quanto pensasse. Cercando di togliersi la polvere dai vestiti, il ragazzo individuò una testa bionda che, malconcia quanto lui, cercava senza troppo successo di rimettersi in piedi sulle sue gambe. Sbuffò rilassato. Sanji si avvicinò a lui, un sorriso tirato sulle labbra.
“Decisamente un’altra cosa rispetto agli Abneganti…” commentò.
“Non c’è dubbio” gli rispose Zoro, ancora frastornato. 
In quel momento, un ragazzo saltò in piedi sul bordo del palazzo, cosa che fece sobbalzare tutti gli iniziati presenti. Aveva i capelli biondi che gli partivano sparati sulla testa e l’espressione seria, quasi annoiata. Si presentò.
“Io sono Marco ‘la fenice’… capo-fazione. Assieme al mio secondo…” con la mano indicò Ace, ritto di fronte a lui, “… ci occuperemo della vostra formazione. L’addestramento sarà duro, non vi indorerò la pillola. Chi di voi non sarà considerato adatto alla Fazione sarà lasciato indietro. E, come sapete, non vi è possibile ritornare alla vostra Fazione di provenienza. Diventerete Esclusi”. Con lo sguardo passò in rassegna i sedicenni davanti a lui. C’era un nutrito gruppo di figli di Intrepidi, quelli sapevano pressappoco a cosa andavano incontro. Erano poi presenti anche un buon numero di trans-fazione e, cosa davvero rara, ben due Abneganti. Cercò di chiarire meglio le regole.
“Verrete addestrati in due diversi gruppi… i figli di Intrepidi saranno seguiti da Das Bornes e Paula. I trans-fazione, da me ed Ace. Anche se l’addestramento sarà diviso, verrete valutati a gruppo unito. A fine addestramento, solo a metà di voi sarà permesso restare”. ‘Ciò significa che voi trans-fazione non avete speranza’ concluse dentro di sé Marco, con assoluta indifferenza. Agli Intrepidi servivano i migliori, i più forti e coraggiosi. Non avevano bisogno dei deboli.
Conscio di averli terrorizzati per bene, il capo-fazione propose la prima, beh, seconda se si contava il treno, sfida della giornata. Per raggiungere la Fazione era obbligatorio saltare dal tetto del palazzo. Ghignò in maniera inquietante.
“Bene. Chi è il primo a saltare?”. Divertito, si gustò la scena di circa cinquanta ragazzini che, inorriditi, si guardavano tra di loro cercando di capire se scherzasse o meno. ‘No carucci, non sto scherzando…’, si disse tra sé e sé.
“Per entrare tra gli Intrepidi è necessario saltare da qui. Cercate di non spiaccicarvi sul tetto di sotto ma di entrare nella voragine…” Ace, ridendo come un matto, spiegò meglio cosa intendeva Marco, riuscendo solo a terrorizzare ancora di più gli iniziati. Dopo qualche secondo di silenzio un rosso dallo sguardo irrequieto, che già era parte della Fazione, sbuffò sonoramente.
“Femminucce, non abbiamo tutto il giorno…”. A quel commento infastidito, Zoro prese coraggio. Eh no, tutto potevano fare, ma non dargli della ‘femminuccia’.

“Vado io!”

Sanji lo guardò scioccato. Come, il marimo aveva intenzione di partire in vantaggio? Non gliel’avrebbe mai permesso.

“No! Comincio io!”

Marco non credeva alle proprie orecchie. I due Abneganti avevano le palle, non c’era dubbio. Sorrise sprezzante.
“Ma bene, due volontari… mai successo prima d’ora. D’accordo, fatevi avanti… vediamo se, dopo aver visto l’altezza, manterrete quell’aria arrogante”.
Notò con stupore i due ragazzi raggiungere il bordo del palazzo, guardare giù, deglutire e, in meno di un secondo, salire in piedi nella stessa posizione in cui si trovava lui stesso pochi minuti prima. Il tutto senza
smettere di guardarsi in cagnesco. Scosse il capo allibito.
“Bene, saltate pure…” cominciò, certo che avrebbero aspettato almeno mezzo minuto prima di trovare la forza per gettarsi. Tutti avevano bisogno di un attimo per raccogliere il coraggio. Non aveva nemmeno finito la frase che i due ragazzi erano spariti alla sua vista, lasciandosi cadere nel vuoto. Incredulo, si voltò verso Ace che stava ridacchiando di gusto.

“Quei due faranno miracoli…” sussurrò divertito il moro.

   
 
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