Chiedo
scusa, non era mia intenzione lasciare così tanto in sospeso la storia, ma cause di forza maggiore non mi hanno permesso di
aggiornarla prima. Comunque, non è assolutamente mia intenzione abbandonarla.
L’unica cosa di cui dovrete preoccuparvi (ma anche no, perché tanto, lo avrete
capito, ritorno sempre ò__ò) è di qualche ritarduccio
come questo… Ringrazio quindi tutti coloro che l’hanno aggiunta tra i preferiti,
l’hanno commentata e l’hanno letta, prostrandomi di fronte ad ognuno di voi e baciando
il monitor alla vista di ogni vostro nome XD e vi chiedo ancora scusa per
l’enorme ritardo, sperando che questo non penalizzi tanto la storia L questo è un capitolo di transizione che porta alla
cosiddetta “svolta”… vi lascio alla lettura, augurandomi che vi piaccia e vi
faccia tenere il fiato sospeso come gli altri.
Baci
e auguri di Buon Anno a tutti voi!!
“Infrangere le regole”
La luce del sole filtrò attraverso i vetri opachi della finestra, preannunciando una giornata calda e afosa come le precedenti. Agitatosi in un primo momento, per via dei raggi solari che infastidivano i suoi occhi, Sanzo decise di aprirli, ricordandosi all’istante della ragione per cui un braccio gli formicolava.
Sarah dormiva beatamente rannicchiata contro il suo corpo. La schiena rivolta al muro, la testa nell’incavo del suo collo, i capelli sparsi sul cuscino disordinatamente, un braccio a circondargli il corpo. Desistette dall’idea di accendersi la prima sigaretta della giornata, non volendo svegliarla, prendendo poi ad osservare i suoi lineamenti rilassati che quella notte aveva visto per la prima volta contratti dal piacere.
Si erano uniti tra dolcezza e passione, certezza e indugio, ma con una tale scorrevolezza che difficilmente poteva far pensare che anche per il bonzo fosse stata la prima volta. Così come poteva esser messa nuovamente in dubbio la sua personalità arrogante, quando aveva aspettato che si abituasse alla sua intrusione prima di prendere a muoversi dentro di lei.
E poi una pioggia di emozioni. Appaganti, disarmanti… che avevano esiliato il dubbio in un anfratto insignificante, insieme all’insegnamento che aveva segnato la sua vita così a lungo.
Dal non avere nulla, ora aveva tutto.
Preso com’era dai suoi pensieri, si accorse dei due smeraldi che lo guardavano solo quando la mano vellutata di lei andò ad accarezzargli il volto. E si perse nuovamente nel suo sguardo.
GOKU – YAWN! - .
GOIJO – Ehi scimmia! Metti almeno la mano davanti alla bocca, non è un bello spettacolo la tua gola, soprattutto a prima mattina! – protestò, lanciandogli contro un cuscino, che arrivò dritto in faccia al ragazzino eretico, scivolandogli poi addosso.
Goku, ancora assonnato, si stropicciò gli occhi, incurante della prima provocazione della giornata, fermandosi e guardando nel vuoto, quando il ricordo di quel che era successo il giorno prima fece capolino tra i suoi pensieri.
GOIJO – Che ti prende adesso? – gli chiese, sporgendosi dal letto per afferrare il pacchetto di sigarette posto su un comò vicino, accanto al futon su cui aveva dormito Goku.
GOKU – Chissà come sta… - disse solamente, e bastò quella frase a far comprendere al rosso a chi si riferisse.
Afferrato anche l’accendino, Goijo si accese la sigaretta, ristendendosi sul letto con le braccia incrociate dietro la testa. Il pensiero che tormentava Goku era lo stesso che aveva tormentato anche lui la sera prima e che gli aveva impedito di addormentarsi subito.
–
Partiamo domattina –
–
…non verrò –
–
Cos’hai detto? –
–
…che non verrò –
.
GOKU –
Dici che non verrà davvero? – gli chiese improvvisamente, quasi come se gli
avesse letto nel pensiero.
Quando
la sera prima, attraversando il corridoio per uscire all’esterno a fumare una
sigaretta, era passato davanti alla porta della camera della ragazza e aveva
sentito quello scambio di battute tra lei e il bonzo, aveva accartocciato il
pacchetto di sigarette tra le mani ed era ritornato indietro, sbattendo la
porta della camera sotto lo sguardo stupito di Goku e incuriosito di Hakkai, ai
quali, insistenti, aveva ripetuto velocemente cos’aveva sentito.
Ormai
si erano affezionati tutti alla ragazza, e sapere che la mattina successiva
avrebbero potuto non trovarla più in camera per proseguire il viaggio con loro,
li aveva intristiti incredibilmente. Senza contare la
preoccupazione che si era fatta spazio in loro. Se se ne fosse andata, se la
sarebbe cavata? Più volte aveva dimostrato di sapersela cavare nelle situazioni
più disparate, ma con un nemico ignoto che le dava la caccia…
Avrebbero
cercato di farla riflettere, ma sicuramente non avrebbero potuto impedirle di
compiere una scelta simile. Si trattava pur sempre della sua vita.
L’unica
persona che poteva dissuaderla da tale intento sembrava non essere intenzionato
ad abbandonare la sua parte di finta indifferenza.
Un
leggero bussare alla porta interrupe i pensieri del mezzo demone e poco dopo si
fece largo nella camera la figura gentile di Hakkai, preceduta da Hakuryù, che
cominciò a svolazzare prima intorno a Goku e poi intorno a lui, emettendo il
suo solito verso sottile e dolce. Goijo si sorprese non poco nel notare il
sorriso di Hakkai, quando anche lui la sera prima era sembrato molto
infastidito al pensiero di Sarah. E non era il solito sorriso di circostanza.
HAKKAI
– Vi siete svegliati – constatò col suo solito tono calmo, rimanendo con mezzo
busto all’interno della camera. – Avete già fatto colazione? - .
Goku
non si comportò come al solito, sobbalzando e
sorridendo a sentir parlare di cibo, ma continuò a guardarlo tristemente, come chi non avesse
stimoli a far nulla. Spalancò i suoi occhioni dorati quando sentì la voce della ragazza.
SARAH –
Sveglia, pigroni! – esclamò, facendo passare la testa e parte delle spalle
sotto al braccio di Hakkai, mostrandosi così ai due, che non nascosero la
sorpresa di vederla ancora. – Sappiate che ho fame e se non arrivate entro
cinque minuti mi mangio anche le vostre porzioni! – scherzò, vedendo subito
dopo Goku saltare in piedi, e correrle incontro, ma lei si defilò subito,
mettendosi a correre per le scale per arrivare nella sala da pranzo prima del
ragazzino eretico, mentre lui la minacciava a sua volta di mangiare la sua di
porzione.
Goijo
sollevò un angolo della bocca com’era solito fare quando
era soddisfatto, sollevandosi anche lui poco dopo e raggiungendo Hakkai, che si
era allontanato dalla porta, ponendosi al centro del corridoio.
Vennero attirati
entrambi da una porta che si chiudeva. Voltarono il capo, vedendo il bonzo
uscire dalla camera della ragazza, ed ebbero le risposte che cercavano.
Sanzo camminò
con nonchalance per il corridoio, ignorando i sorrisi
dei compagni di viaggio e accendendosi una sigaretta, ma quando fu quasi per
superarli, una mano del mezzo demone si posò su una sua spalla, costringendolo
a fermarsi.
GOIJO –
E bravo il nostro bonzo… – lo provocò, vedendo gonfiarsi sulla sua fronte la
solita venetta e ricevendo uno schiaffo stizzito
sulla mano per far sì che lo liberasse dalla sua presa. – A quanto vedo sei
stato persuasivo! – aggiunse, venendo fulminato da uno
sguardo severo di Hakkai, notando poi il bonzo fermarsi sulle scale. – Se avessi bisogno di qualche consiglio non esitare a chiedermelo…
– disse infine in tono malizioso, e fu a quel punto che Sanzo si voltò,
impugnando la shoreiju e facendo fuoco.
Mentre
Hakkai tentava di placare l’ira del bonzo, cercando allo stesso tempo di non venirne coinvolto, dal momento che il kappa
si era nascosto dietro di lui, Sarah soffocò una risata, cercando di non farsi
andare di traverso il sorso di the che aveva appena bevuto.
Poteva
immaginare benissimo a cosa – o meglio a chi – attribuire quella reazione di
Sanzo, e arrossì, pensando che i ragazzi potessero
essersi fatti un’idea di come fossero andate le cose tra lei e lui, avendo
visto il bonzo uscire dalla sua camera.
Guardò
di sottecchi Goku, che stava divorando la sua quinta ciambella. Si chiese cosa
ne avesse potuto pensare. Era lui, in fondo, che conosceva Sanzo più di tutti.
GOKU –
Che c’è? – le chiese con la bocca piena, avendola colta in fragrante mentre lo
stava osservando.
Lei
sobbalzò, arrossendo di nuovo impercettibilmente, distogliendo lo sguardo e
mormorando un - Niente - .
Il suo
colorito divenne di una sfumatura di rosso più accentuata, quando le arrivarono
alle orecchie parole come “precauzioni”e “posizioni” – uscite tutte dalla bocca
del kappa – e, abbassando lo sguardo nella sua tazza,
con una mano sulla fronte per nascondere un po’ il suo imbarazzo, ringraziò il
cielo che non ci fosse ancora nessuno nella sala da pranzo, datasi l’ora, a
parte il personale, che si affacciò più volte dalla cucina per capire cosa stesse succedendo.
Si girò
di scatto, sentendo la sua mano coperta da un’altra.
Vide
Goku sorriderle, facendo luccicare i suoi occhioni
dorati, senza distogliere un attimo lo sguardo dal suo.
GOKU –
Sono contento – le disse, senza lasciarle la mano, incurante del fastidioso
sottofondo che perdurava.
SARAH -
… di cosa? – gli chiese titubante, prendendo a fissarlo per cercare una
risposta in quello sguardo che sembrava essere di gratitudine.
GOKU –
Di tutto – le rispose, continuando a guardarla con lo stesso sguardo. E lei
capì. Le si formò un groppo in gola, e fu la volta dei
suoi occhi luccicare. Gli sorrise, stringendogli a sua
volta la mano, alzandosi per poi attirarlo a se col braccio libero e scoccargli
un bacio sui capelli castani.
Ancora
una volta, i gesti erano stati più significativi delle parole.
Le si gonfiò una venetta quando sentì la shoreiju
sparare ancora e il kappa provocare nuovamente Sanzo,
così si alzò, concedendo un’altra carezza a Goku, e si diresse a passo spedito
verso le scale.
SARAH –
EHI!!! – urlò, ma la sua voce risultò inutile per
placare quella discussione animata.
I suoi
occhi caddero sulla tunica di Sanzo, e lo sguardo le si
illuminò, ricordandosi della scoperta che aveva fatto la sera prima.
Il
ventaglio arrivò con un colpo secco prima sulla testa del kappa
e poi su quella del bonzo, con una furia vendicativa, facendo voltare entrambi
lentamente verso la ragazza.
Lo
sguardo più stralunato fu quello del bonzo, che si morse la lingua
quando si ricordò dell’errore che aveva compiuto la sera prima, mentre
Hakkai portò una mano alla bocca per trattenere una risata scaturita
dall’entrata in scena della ragazza, che ora si stava allontanando da loro
soddisfatta.
Si
rimisero in viaggio poco dopo, quando tutti ebbero finito di fare colazione e
Hakkai si fu procurato delle erbe mediche per curare le gambe di Sarah, che non
aveva voluto saperne di farsi visitare da un medico, protestando e ripetendo
continuamente che stava meglio.
I posti
sulla jeep erano rimasti invariati, dando l’ennesima possibilità a Goijo di
provocare Sanzo, dicendogli che non era saggio stare lontano dalla “sua”
fanciulla, ma, prevedendo la pronta reazione del bonzo, Sarah zittì il kappa con una gomitata nelle costole, che dipinse un ghigno
soddisfatto sul volto del biondo.
Ad Hakkai non
sfuggì l’espressione successiva del monaco. Si era incupito.
Decisero
di fermarsi all’ora di pranzo, sostando in una delle
classiche radure in cui si erano imbattuti frequentemente durante il viaggio.
GOKU –
Si mangiaaaaaaa!!! – esclamò,
quasi urlando, schivando per un pelo un pungo da parte di Goijo e correndo
verso Hakkai che, ritiratosi sotto ad un albero, stava frugando nello zaino per
estrarre i panini con cui avrebbero pranzato.
GOIJO –
La solita scimmia ingorda! – disse al ragazzino eretico, cercando di provocarlo
come al solito, ma con scarso risultato, dal momento
che sembrava essersi incollato ad Hakkai. Sorrise, guardando poi in direzione
della ragazza, che guardava a sua volta il bonzo, allontanatosi fino a
scomparire nella boscaglia della radura. La vide sospirare e chiudere gli
occhi, per poi riaprirli e concentrarsi sul bagaglio che conteneva tutto ciò
che occorreva per le loro soste.
Le si avvicinò,
accendendosi una sigaretta, facendola sobbalzare quando le fu accanto.
GOIJO –
Ehi – le disse, sorridendole.
Per
tutta risposta lei gli ricambiò il sorriso, tornando poi ad estrarre ciò di cui
si sarebbero serviti per mangiare.
GOIJO –
Tutto bene? – le chiese, poggiandosi con un braccio sulla carrozzeria di
Hakuryù, che era rimasto in versione jeep.
Lei
alzò lo sguardo sul mezzo demone, sorridendo e annuendo.
SARAH –
Devo solo imparare a capirlo meglio… - aggiunse, volgendo appena lo sguardo nel
punto in cui aveva visto scomparire il bonzo. Goijo fece lo stesso, ritornando
poi con lo sguardo su di lei.
GOIJO –
Niente paura – le disse, avvicinandosi di più per aiutarla. – Sono certo che
imparerai presto – aggiunse, sorridendole nel suo solito modo, che la ragazza
definiva adorabile, prendendo a farsi passare piatti e posate
che tirava fuori dallo zaino di volta in volta.
Sanzo
buttò fuori l’ennesima boccata di fumo, senza smettere di osservare l’orizzonte
che si stagliava al di là degli alberi, creando un’atmosfera tranquilla e
piacevole da godere. Ma la serenità non riusciva a impossessarsi dell’animo del
bonzo.
Da
quando erano partiti, separatosi fisicamente dalla ragazza, era stato
perennemente incatenato a lei ugualmente. E ciò non andava bene. Non per Genjo Sanzo Oshi… che aveva
vissuto la sua vita sempre in solitudine.
Per non
parlare del fatto che non sapeva come gestire la situazione. Non erano i suoi
compagni di viaggio - che ormai sapevano - il vero problema, quanto la
consapevolezza dell’avventatezza che li aveva colti entrambi la sera prima.
Lei se
ne stava andando. Lui l’aveva fermata. Tra i due, era certamente lei quella che
aveva compreso meglio la realtà dei fatti. Come gli era saltato in mente
d’instaurare un rapporto del genere – lui, che di rapporti non ne aveva mai
instaurati – in un momento e in un frangente simile della vita di entrambi?
Sarebbe bastato che lui non fosse mai entrato in
quella camera, mantenendo inalterate le distanze che li dividevano, e tutto
quel caotico pensare non l’avrebbe mai aggredito.
Era da
incoscienti… oltre che essere da illusi.
Sarebbe
potuto morire. Lei sarebbe potuta morire. O sarebbero morti entrambi, se la
sorte fosse stata tanto caritatevole da non riservare un destino sadico ad uno
dei due, costringendolo a vivere senza l’altro.
E
ragionamenti simili erano ancora più assurdi… ma il
legame che li univa era forte… e non sapeva spiegarselo. Anche se un’altra
conclusione lo raggiunse, placando le sue innumerevoli domande.
Quando
sentì avvolgersi il busto da due sottili braccia… capì che non sarebbe esistita
nessuna spiegazione in grado di indurlo a non tormentarsi… così come, nel caso
in cui una spiegazione ci fosse stata, sarebbe stata inutile…
La
amava. E questo bastava.
SARAH –
Tra un po’ si mangia – gli sussurrò, sedendosi dietro di lui, sullo stesso
tronco che lo ospitava, facendo aderire i loro corpi e unendo un suo orecchio
alla sua schiena, chiudendo gli occhi.
Sanzo
la lasciò fare, godendosi quel calore, restando immobile per non mutarlo in
alcun modo. Poi si ricordò di non essersi accertato di una cosa, abituato
com’era a pensare solo a se stesso, così si voltò, prendendo una mano di lei e
stringendola in una sua.
Gli
occhi verdi di Sarah incontrarono, per la prima volta, delle ametiste incerte…
imbarazzate… e a tratti dispiaciute. Provò a leggerle, cercando di andar
incontro al loro possessore, ma non seppe attribuire a nulla quella reazione.
SARAH –
Cosa c’è? – gli chiese quindi dolcemente, vedendo quelle ametiste tentennare,
spostandosi brevemente a tratti.
SANZO –
Stai bene? - . Le parole gli uscirono in un solo soffio, appena percettibile -
considerando il contenuto raro e prezioso che trasportavano - non mancando di
raggiungere subito la ragazza, che spalancò gli occhi, arrossendo, abbassandoli
subito dopo.
Annuì,
quando si sentì prendere il mento fra due dita, che lo riportarono su.
Gli
occhi di Sanzo le fecero comprendere che quel semplice gesto non bastava a rispondere a quella domanda… che sembrava
nascondere più di un significato.
Riflettè a lungo su
tutto quello che era successo, sulla scelta che aveva fatto nel non andarsene,
sulle possibili conseguenze future… ma non trovò nulla
che le facesse rispondere negativamente.
Gli sorrise,
sollevando entrambe le mani e andando a circondargli il volto, baciandolo a
fior di labbra.
SARAH –
Non sono mai stata meglio -. E il dubbio si dissolse nel bonzo come una di
quelle boccate di fumo con cui era tanto abituato a circondarsi.
Kogaiji guardò la
coppia, soffermandosi nell’osservare i lineamenti della ragazza.
“È lei…
senza ombra di dubbio” pensò, indeciso sul perseguire o meno i suoi piani, dal
momento che si era verificato quell’incredibile imprevisto.
Ryami congiunse le
mani, provocando una leggera vibrazione del suolo, dal quale fuoriuscirono diversi
rami, che cominciarono a muoversi silenziosamente verso i tre demoni, bloccandosi
a metà strada improvvisamente.
RYAMI –
Sei consapevole del fatto che dopo non potrai più tornare indietro? – si
rivolse ad occhi chiusi, ancora concentrato nell’evocazione, verso il dio dai
capelli corvini.
Ratzel sobbalzò,
rilassando la mascella precedentemente contratta alla vista del bonzo e della
ragazza insieme, e distolse lo sguardo da loro, volgendolo verso le due
divinità che si trovavano alla sua destra, sul bordo dell’altura sulla quale si
erano appostati, facendo saettare lo sguardo dall’uno all’altro continuamente.
RATZEL
– Ve lo ripeto. Non siete obbligati a seguirmi. – rispose pacatamente, facendo
voltare Kadeon, sul cui viso era dipinto un sorriso
canzonatorio.
KADEON
– Sei davvero monotono – disse a Ratzel, rivolgendosi
poi a Ryami. – Prendilo per un sì. Agiamo in fretta.
- .
I rami
fatti nascere dal dio presero ad avanzare velocemente verso la radura
sottostante.
GOIJO –
Ma che diavolo! – esclamò prima di essere afferrato per il polpaccio e venire sollevato di peso da un arbusto spuntato fuori
apparentemente dal nulla.
HAKKAI
– Di nuovo… - osservò, spalleggiando Goku, che si lanciò subito addosso ad un
ramo, venendo respinto con violenza. Il mezzo demone
guardò alle sue spalle, nel punto in cui si erano addentrati Sarah e Sanzo.
Sarah
cadde sul suolo violentemente, venendo spinta dal bonzo che, schizzato
improvvisamente in piedi, si era messo a sparare contro un ramo di grosse
dimensioni spuntato fuori dalla radura nella quale si
erano fermati.
Il
pensiero della ragazza ritornò subito agli eventi di qualche giorno prima, ma
non fece in tempo a realizzare altro, che si sentì sollevare da un ramo, più
sottile di quello che aveva attaccato Sanzo, venendo
allontanata dal monaco un bel po’.
La shoreiju le permise di ritoccare il suolo e lei si rialzò
subito, pronta a correre in soccorso al biondo.
SANZO –
Scappa! – le urlò, capendo di non poter riuscire a proteggerla e a fronteggiare
i rami allo stesso tempo. Ma Sarah non lo ascoltò, prendendo ad avanzare verso
di lui, facendo attenzione a non essere afferrata di nuovo. Tentativo che le
riuscì solo un paio di volte, perché la terza volta un ramo si riavvolse
intorno alla sua vita, sollevandola nuovamente e allontanandola dalla radura
velocemente, facendola perdere di vista Sanzo e il resto del gruppo, che era
riuscita a intravedere solo di sfuggita, mentre combattevano a loro volta
contro nemici identici.
Venne abbandonata
dalla stretta su un’altura, sulla quale cadde con i gomiti e le ginocchia.
Alzò lo
sguardo, imprecando contro tutte le divinità che stavano congiurando contro di
lei, quando si accorse di avere a che fare probabilmente con una di esse.
Kogaiji osservò
tutta la scena, decidendo infine di lasciare che il gruppo di Sanzo se la
sbrigasse da solo, mettendosi a seguire il dio che aveva rapito Sarah, per
capirne qualcosa in più.