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Autore: xwilliamseyes    28/05/2015    1 recensioni
"Io credo negli inizi che non trovano una fine.
Credo negli sguardi destinati ad incrociarsi e mai più a lasciarsi.
Credo nella pelle che si confonde e sente di non averne mai più abbastanza.
Credo nelle affinità di cuore e di mente, nelle affinità di ricordi e di futuri.
Credo nei sorrisi, nelle lacrime, nelle urla, nei silenzi condivisi perché in due tutto è diverso, tutto è più colorato.
E c'è il verde, il rosso, l'arancione.
E l'azzurro dei tuoi occhi.
Dei tuoi e di nessun altro, Louis.
Che risplendano da sempre nei miei e da sempre si rispecchieranno nei miei.
Siamo noi quell'inizio che non trova fine.
Siamo noi quell'amore perpetuo che dà forma ai nostri sorrisi.
Ai tuoi e ai miei.
Unici, inseparabili, infiniti."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Is There Somewhere
 
I'm sorry but I fell in love tonight.
I didn't mean to fall in love tonight.
You're looking like you fell in love tonight.

 
Temevo per le mani che si muovevano veloci tra quei fogli ingialliti, ma perfettamente ordinati. Temevo per quegli occhi che scrutavano, penetravano e distruggevano. Temevo per quell'uomo che ora si stava avvicinando a me.
"Ecco"
Mi porse dei fogli. Lessi alcuni righi con il fiato sospeso e il cuore incontrollabile. Non ne capii immediatamente il senso, ma non appena lessi la parola – tra le miriade che si scontravano con questa – "master", mi tranquillizzai. Alzai gli occhi, che fino ad allora erano stati bassi con fare interrogativo. Il professore mi invitò con un cenno a proseguire nella lettura.

"La seguente alunna, Gabrielle Stock, è invitata a terminare il master in comunicazione, intrapreso nell'anno 2013, con un soggiorno di 14 giorni presso Amsterdam (Paesi Bassi). L'alunna avrà modo di frequentare ed osservare le migliori scuole di dialettica, letteratura e storia europea e non. Il tutto sarà completamente gratuito, premiando così il più che soddisfacente lavoro esaurito dalla seguente."
 
Tutto ebbe di nuovo senso. Il suo ritorno, le sue parole, i suoi movimenti, eppure c'era qualcosa che in tutta quella chiarezza in me non tornava.
Rimasi con lo sguardo fisso e in silenzio su quel foglio per lunghi attimi, fin quando il professore lo strappò dalle mie mani.
"Allora? E' pronta per partire?"
"Quando?"
"Fra cinque giorni"
Sgranai gli occhi.
"Cosa c'è?"
"E' una data troppo vicina. Non sono pronta. Ho delle cose da fare e ho da.."
"Questo mese non ha esami, ho controllato di persona"
Mostrò un sorriso soddisfatto e ambiguo. Contorsi il viso in un' espressione di arresa e forte dubbio. 
"Sono quattordici giorni, cosa sarà mai"
Appoggiò una mano sul mio braccio e mi sorrise nuovamente, accostando il suo viso ai miei occhi. Credeva di averla vinta facilmente in quel modo, ma i miei pensieri furono irremovibili. Preso ormai dalla sconfitta si allontanò di qualche passo, mettendo ordine in quella ventiquattro ore che aveva abbandonato nella confusione.
"Comunque è costretta a farlo. Quindi non ci pensi su molto"
Il tono della sua voce cambiò in modo inquietante. Provocò nel mio cuore una nuova ansia, stranamente ancora maggiore della precedente.
"Io l'avevo avvertita dall'inizio. Il master termina con un viaggio ad Amsterdam. Mi sembra di esser stato piuttosto chiaro"
"Senza dubbio, ma la mia situazione ora è ben diversa"
"Cos'è cambiato, Gabrielle?"
"Tante cose"
"Cosa?"
Le parole sfuggivano nella mia mente e sulla mia bocca. Si perdevano nel caos dei suoi sguardi divoratori.
"Quando una ragazza trova un ragazzo è la fine. Mia cara Gabrielle, ma quanto siamo cambiate da quando nella nostra vita è apparso il signorino Tomlinson. Tutto bei capelli e niente cervello, tutto parole e nemmeno un'emozione. Provo quasi pena per lei, sa?"
La sua voce si fece isterica e assordante. Quella tipica voce da ragazzina viziata. Alex stava giocando ad un gioco in cui si sentiva il vincitore indiscusso, ma io la vittoria non gliela avrei mai concessa, e di questo lui non se ne preoccupava affatto. Con le sue convinzioni da essere spregevole qual'era a fargli da nebbia al cervello.
A quelle sue parole, dette con la più grande cattiveria che sia concessa agli esseri umani, il mio stomaco si contorse e si distese come una molla e il mio cuore si caricò di un mix potentissimo, dato dalla rabbia e dall'orgoglio che ribollivano incontrastate.
Azzardai istintivamente anch'io una risata. Scostai i capelli dietro le spalle e incrociai le braccia al petto.
"Ma chi le da' il permesso di parlarmi così?  Di parlare così del mio RAGAZZO? Sono convinta nessuno, quindi la prego di rimangiare tutto"
Per un attimo lo vidi in preda ad uno stato di oblio, ma la sua forza era quasi immensa.
"Certamente nessuno perché io mi reputo una persona libera e con tale libertà in grado di parlare di tutti a mio piacimento"
Pronunciò ogni singola parola con serietà, convinzione e schiettezza. 
Mi convinsi del fatto che quell'umano non aveva paura di niente e di nessuno, un vero osso duro per chiunque. Ma assolutamente non per me. 
Ero pronta a dargli contro di nuovo quando la suoneria del mio cellulare prese a risuonare furiosa in quell'aula vuota, colma solo di emozioni dure e repellenti. In modo del tutto indifferente presi a portarlo tra le mani. Il nome "Louis" illuminava lo schermo e immediatamente lo portai all'orecchio destro.
"Louis dimmi"
"Gabrielle, dove sei?"
"In università, sto risolvendo una cosa"
"Cosa?"
"Una cosa, non preoccu..."
Pensai che non ci fosse nulla che avrei dovuto nascondergli in quel momento e così proseguii nettamente le mie parole.
"C'è il professore Turner davanti a me, mi sta parlando del viaggio ad Amsterdam"
Guardai il volto di Alex; di pietra, non un minimo cambiamento lo aveva afferrato.
"Gabrielle, ma che cazzo stai dicendo?"
"Vuoi che te lo passi?"
"Arrivo subito"
E riattaccò all'istante.
Ma il mio viso cambiò. Si tramutò confusamente in gioia seguito da paura. Perché sapevo che a Louis le parole non sarebbero bastate, che lui nella diplomazia non ci crede.
"Cosa succede ora?"
Mi chiese Alex, annoiato.
"Non lo so"
Si girò, dandomi le spalle.
"Tornate pure a casa, Gabrielle. Hai le valigie da preparare"
Non risposi a quella che sembrava una provocazione, rimasi nei miei tormenti. Abbandonandomi in pensieri contorti e assurdi.
"Arrivederci signorina Stock"
Mi salutò con un silenzioso sguardo per poi muoversi rapido lontano.
Gli corsi dietro, cercando di evitare la solitudine di quel posto.
E tre sguardi fissi si incrociarono tra loro, tre sguardi esatti.
Non si perdevano, non si confondevano con quelli degli altri che li circondavano. Parlavano muti, con un linguaggio sconosciuto e apprezzato da pochi. I respiri erano le uniche cose che si separavano e distinguevano gli uni dagli altri. Alcuni talmente veloci da sembrare inesistenti, altri lenti e quasi fastidiosamente rumorosi. C'era la rabbia che lottava con la paura, c'era il dolore che lottava con l'appagamento e poi c'era la voglia di vincere con la temuta sconfitta. Queste si afferravano e si lasciavano, si sbranavano a vicenda, lasciando vivi ad entrambi lembi di forza ormai prossima a consumarsi. La mia posizione in quella battaglia rimase la stessa per un quantità di tempo incalcolabile. 
Louis decise di spezzare quel momento con una domanda fredda e rovente allo stesso tempo.
"Che ci fai di nuovi qui? Non ti è bastato il sangue dell'altra volta?"
Nel suo atteggiamento non notavo nulla di nuovo. Mi sembrava di vivere uno dei miei innumerevoli flashback a riguardo. Eppure la cosa riusciva a farmi terrore ogni volta.
Alex lo guardò calmo, sembrava spensierato e come sempre sicuro di sé.
"Louis perché sempre così maldestro? Dovevo risolvere una questione con Gabrielle, ti ricordo che sono sempre il suo professore di psicologia"
"Non mi sembrava più da molto tempo ormai"
"Cosa vuoi farci, chi non muore si rivede"
Un sorriso malizioso aleggiò sulle sue labbra rosse. Quell'espressione provocò ribrezzo in Louis che si accostò al corpo dell'altro.
"Non ti avvicinare mai più a Gabrielle, mi hai capito?"
Louis che era sembrato sempre tanto piccolo rispetto alla figura imponente di Alex, ora stava riscattando tutta la sua potenza. Quella che c'aveva dentro e che liberava di tanto in tanto. 
In quel gesto io non vidi soltanto coraggio, audacia, impudenza, ma anche amore.
Per me, per lui, ma soprattutto per noi. Per quel qualcosa che stavamo vivendo e che insieme avevamo creato. Lo sentii pronto a difenderci con quanta energia avesse in corpo, digrignando anche i denti se fosse stato necessario. 
Era quel tipo di amore che sognano un po' tutti.
Quello dove l'altro ti difende qualunque sia la questione, ti protegge qualunque sia la sua forza e ti circonda con il corpo, le braccia ma soprattutto con l'anima. E tu lo percepisci e lo difendi a tua volta, essendo sicuro che nulla sarà tanto grande da cambiare ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà. 
Un qualcosa che non ha inizio e né fine.
Questa forza l'aveva sentita anche Alex.
Tremavano le sue iridi, risplendevano di pura paura. Incapaci di controllare quella sensazione che non avevano mai provato prima.


- SPAZIO AUTRICE
Salve gente! ritardo imperdonabile, ma per l'ennesima volta è colpa della scuola. Sono sicura che sappiate meglio di me quanto sia dura in quest'ultimo periodo. Ok, il capitolo è partito da un'idea che sono riuscita a rielaborare (credo) più o meno bene. Louis che dimostra il suo amore in un gesto semplice ma intenso e Gabrielle che percepisce tutto. E' bellissimo, piango. Non ho altro da dire, lascio tutto a voi e vi aspetto al prossimo.
Un bacio.
-Manu 

p.s. il titolo e la citazione riprendono la canzone di Helsey - Is There Somewhere
 
- LOUIS -

 
  
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