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Autore: Keep_Running    28/05/2015    4 recensioni
Helena Jessica Waston, ventidue anni, giornalista.
Sarah Gwendaline Parker, ventidue anni, antropologa.
Ashton Irwin, ventitrè anni, fotografo e regista.
Calum Hood, ventidue anni, medico.
Blekking Williams, ventun anni, musicologa.
Michael Clifford, ventitrè anni, linguista.
Luke Hemmings, ventun anni, artista.
Sette ragazzi, un viaggio in giro per l'Europa, e neanche una straccio di cosa in comune.
Riusciranno ad arrivare alla tanto lontana meta di Helsinki o rimarranno nella fredda stabilità di Londra?
Nessuno lo sa, nè tanto meno i diretti interessanti.
Forse solo il vecchio preside amante delle cravatte colorate, ci aveva capito qualcosa.
Ma solo forse.
[STORIA UFFICIALMENTE SOSPESA]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sei




‘ Considerazioni personali sulla Francia?

“Baguette e baschi”
- Michael

“Credono di essere migliori di noi per la loro ‘erre’ moscia? Non scherziamo”
- Helena

“Solo a me sembrano tutti trans?”
- Calum

“Mi odiano perché sono italiana. Tanto li abbiamo vinti noi i mondiali del 2006, sfigati”
- Blekking

“Gnocche”
- Ashton

“Beh, ha tanti formaggi”
- Sarah

“Troppi francesi”
- Luke '
 
 


Blekking
 
La Mistery Machine non aveva passato la dogana per cambiare paese, e lei sembrava davvero l’unica ad essersene accorta. La cosa in realtà la spaventava parecchio: quasi sicuramente sarebbero finiti nella prigione francese entro poche ore – davvero la mensa era pulita come dicevano?
Comunque, era infastidita da tutto ciò. Anche perché sperava in una crisi di nervi di uno dei suoi amichetti, ma evidentemente i francesi erano troppo stupidi per poter notare una Mistery Machine.
Insomma, roba di tutti i giorni no?
La Mistery Machine aveva passato un’intera notte in una proprietà privata.
La Mistery Machine era esattamente il genere di macchina che affitterebbero i pedofili per attirare i bambini.
Niente di strano allora.
E non era solo infastidita, ma anche incazzata.
Perché quella mattina, un certo Luke Hemmings non era proprio riuscito a placare la sua indole canterina.
Così, con un falsetto più inquietante di Saw l’Enigmista, aveva canato tutto il Best Hits dei Queen.
E ‘Davvero sta cercando di imitare gli acuti di Freddie Mercury in quel modo?’
Già odiava la mattina, ci mancava solo un ragazzetto fastidioso.
Come se non bastasse, non era solo infastidita e incazzata, ma persino affamata.
Perché sempre quella mattina, Michael le aveva rubato la colazione cucinata con tanto amore da lei stessa per sé stessa – troppo narcisistico, dite?
E la piccola Sarah, evidentemente troppo entusiasta per captare le emozioni altrui, aveva cercato in tutti i modi di intavolare una conversazione con lei, ignorando il fatto che Blekking non parla la mattina, se non un’ora dopo il risveglio. E ciò la faceva sentire violata.
Perciò, ricapitolando: si sentiva infastidita, incazzata, affamata e violata.
Dimenticato qualcosa?
Ah sì, giusto, in quel momento stava ridendo in faccia ad Ashton.
Perché Blek poteva incazzarsi quanto voleva, odiare col profondo del cuore e pensare pure all’omicidio, ma proprio non ce la faceva a tenere il broncio per più di due ore.
‘Secondo te ho pure voglia di ricordarmi di non parlarti, di ignorarti e di guardarti male tutto il tempo? Ho cose più importanti da fare, tipo niente’, aveva detto.
E ancora una volta, era apparsa come quella strana del gruppo.
Ma poi Michael le aveva dato il cinque, proprio mentre si sedeva al suo fianco nel treno, e lei si era sentita davvero potente.
Forse, a farla sentire così bene, non era solo il ragazzo colorato al suo fianco, ma anche Ashton.
La febbre di Parigi aveva colpito anche lui.
Continuava infatti a cantare strane parole in una lingua sconosciuta (più probabilmente inventata), battendo le mani sui sedili.
E lei davvero non se la sentiva di interrompere quell’esibizione, anche per i commenti ammirati della rossa che fissava Ash quasi rapita. ‘E’ il suo modo di esprimersi’, le aveva detto.
E Blek aveva preferito non rovinare i suoi, di sogni, e non dirle che in realtà Ashton cercava di imitare l’accento francese per fare l’idiota.
Michael all’inizio aveva addirittura cercato di insegnargli qualche parola, tanto per non far sembrare l’amico riccio un terrorista islamico, nel caso si fosse perso – possibilità ben realizzabile.
Ma Ashton era divertente mentre ballava e cantava. Con il suo fervido lessico (ovvero salut, oui, e voulez-vous patè?) aveva creato un motivetto davvero orecchiabile.
Certo, la pronuncia non era delle migliori, ma almeno aveva passato la fase iniziale di ‘alleato dell’isis’ e si era evoluto in ‘turista ignorante’.
Michael andava piuttosto fiero dei miglioramenti dell’allievo.
“Con questo viaggio in treno stiamo spendendo 50£ a testa. Non vi sentite in colpa?”
E ‘Ah giusto, c’è anche lei’
Chi poteva essere se non quella dannata biondina? Sapeva che sarebbe stato difficile sopportarla, fin dalla prima volta in cui la vide. Lei, con i suoi tailleur, riusciva a rendersi odiosa persino solo all’apparenza.
E ce ne voleva, per una senza pregiudizi come Blek.
Se anche quella volta le sue previsioni erano corrette, lei ed Helena si sarebbero sempre odiate.
Al diavolo le grandi dicerie che tanto amavano ripetersi di ‘faremo tutti amicizia’, ‘diventeremo la nuova cricca di Dawson Creek’, citazioni censurate messe nero su bianco solo per voi.
Comunque, alla fine aveva delle previsioni su ognuno di loro.
Michael, l’aveva ormai inquadrato come l’amico con cui andare ai concerti.
Ashton quello con cui cantare.
Sarah quella da chiamare in caso di mestruazioni improvvise.
Calum quello da bullizzare. Ma con affetto, chiaramente.
Luke… non l’aveva ancora ben inquadrato. E per la prima volta in tutta la sua vita, non le interessava neanche.
“Ragazzi, mi faccio un giro”, la rossa era talmente su di giri che proprio non era riuscita a stare ferma per tutto il viaggio. Aveva cercato pure di instaurare una conversazione con Blekking – di nuovo, ‘proprio non capisce questa, eh?’ -  ma la ragazza pur di evitarla si era addirittura unita al canto satanico di Ashton.
Luke le aveva fatto un video incriminante, ovviamente.
E solo allora la ragazza si accorse di avere almeno un milione di motivi per odiarlo.
Perché non lo odiava?
“Non dare confidenza agli sconosciuti”, le disse, tanto per sembrare attenta a quello che le stava succedendo attorno.
Non che fosse chissà che cosa: Michael dormiva praticamente addosso a Luke, il quale era almeno mezz’ora che cercava di spostarlo per andare in bagno – e a Blek piaceva tanto vederlo in quella scomoda situazione.
Ashton sembrava particolarmente ispirato, così come Helena che non la finiva di scrivere al suo note-book.
Come faceva a muovere le dita così velocemente?
Calum invece aveva cambiato vagone perché ‘Questo è troppo sporco’
Che li stesse evitando? Molto probabile, in effetti.
“Ragazzi, stavo pensando…”, cominciò Luke. Dalla prospettiva in Blek e dalla posizione oscena di Mchael, sembrava che i capelli verdi di quest’ultimo costituissero i baffi del biondo.
‘Ah, che cesso’, ridacchiò mentalmente.
“Non ce ne importa niente”, lo interruppe subito Helena, senza neanche guardarlo in faccia.
‘Beh, almeno sembra lei la stronza e non io’.
“Ash…”, richiamò l’attenzione dell’amico, ma il caro e vecchio Ashton era troppo occupato a trovare un ritmo che si addicesse alla sua nuova hit.
“Zitto Luke”, lo riprese.
Continuò a battere sui sedili, andando avanti in una strada davvero interessante.
Però, senso del ritmo niente male’
“Blekking… almeno tu, ti prego”
E davvero, la ragazza avrebbe pagato oro per vedere quello stronzo canterino mattiniero pregare per le sue misere attenzioni. Ebbene, trovarselo davanti proprio in quel momento fu una vera emozione.
Gli lanciò un’occhiata finta disinteressata – come poteva essere davvero disinteressata davanti ad un Luke Hemmings così vulnerabile?
“Non parlo con i castrati”, lo rimbeccò lei.
Sapeva perfettamente che lui avesse capito l’analogia, e sapeva perfettamente che fosse a conoscenza del suo odio verso il suo falsetto.
“Smettila di fare la preziosa e ascoltami, so che non sei più arrabbiata con me”
‘Hai portato tu gli Oreo in treno, come faccio ad essere ancora arrabbiata?’
Ma non l’avrebbe mai ammesso.
“Sì invece”, perseverò.
Così come aveva fatto suo padre, il padre di suo padre, e quello prima di lui ancora.
Ce le avete presente quelle grandi citazioni che i piccoli bambini si ricordano, dei grandi genitori?
Ecco, una volta la sua amichetta Meredith, era riuscita a prendere il suo primo Ottimo in educazione fisica e le aveva detto ‘Come dice sempre mio padre, credi in te stesso e ce la farai!’.
E diamine, quanto aveva desiderato una grande citazione di stile anche per la sua famiglia. Così, cominciò ad ascoltare le cazzate di suo padre.
Cosa ne uscì fuori? Non si ricordava le parole esatte, ma doveva essere una cosa tipo ‘Non importa quanto sia nel torto, nega fino alla morte’.
E sì, che consiglio di merda, in ventun’anni di vita le aveva portato solo problemi più grandi ma cavolo quanto era divertente.
E in onore della sua famiglia, continuò anche quella volta.
“No invece”
“Ti posso assicurare che è proprio così”
“Quanto sei pallosa”
E la finì di parlarle.
Era un consiglio di merda, certo, ma avere sempre l’ultima parola era una vera e propria passione.
Ridacchiò da sola.
‘Datti una rilassata Blek, ti diverti con poco eh?’
Poi un dubbio, che la fece girare nuovamente verso Luke – ci era davvero rimasto male per il fatto di essere stato ignorato dal mondo.
“Ehi ma… - cominciò – non hai lasciato il camper nel campeggio abusivo di stamattina, vero?”
Era una domanda stupida, lo sapeva. E non perché lasciare una macchina del genere in un posto del genere fosse da ritardati, ma perché sapeva che Luke fosse ritardato.
E per onorare le sue nobili origini, aveva lasciato il camper lì.
Il panico nei suoi occhi ne fu la conferma.
E anche la sua bocca spalancata – peni invisibili?
Pure lo scatto improvviso che fece il suo capo, per prestare la sua completa attenzione a Blekking.
Tanto che persino il Michael col sonno di ferro si svegliò, e “Ehi…”, protestò, guardando male Luke.
Ma lui lo ignorò, e parlò nuovamente alla ragazza.
“Tu non dici niente a loro e nessuno saprà mai della sparizione di tutti i succhi di frutta per mano tua”
“Ma io non ho rubato i succhi di frutta”, disse confusa.
‘Questo è strano forte, oh’
“Io lo so, tu lo sai, ma gli altri?”
E allora scoppiò a ridere, perché davvero pensava di poter competere con una come Blekking?
Tesoro, ho più parenti io di tutta la popolazione dell’Irlanda: vuoi davvero giocare ai ricatti?”
‘Principiante’, pensò, quando Luke la principessina la guardò ancora più terrorizzato.
Quel magnifico momento di vittoria fu rovinato dalla portiera del vagone che si aprì di scatto – tutta quella enfasi?
Si ritrovarono davanti tre facce inaspettatamente, tanto che persino Ashton uscì dalla trance in cui era entrato circa tre ore prima.
Due le conoscevano bene: la faccia entusiasta di Sarah e quella terrorizzata di Calum.
La terza era quella che faceva più paura, ma mai quanto la divisa che indossava.
E chi se lo aspettava un controllore in treno?
Non sicuramente una viaggiatrice abusiva come Blekking.
E ‘Oh merda, ora mi butto dal finestrino’
“Biglietti per favore”, che accento inglese di merda.
Era già pronta a sfidare le leggi della fisica quando una Helena più scazzata del solito lanciò ad ognuno di loro un’occhiata di sufficienza.
Poi, come la salvatrice divina, tirò fuori dalla sua borsa ben sette biglietti. Tutti regolari, tutti oblitterati.
‘Quindi diceva sul serio quando parlava delle 50£’
Per un attimo la amò.
Ma solo per un attimo, giuro.
Perché poi lei aprì la bocca. E “Coglioni”, disse.
Così tornò la solita vecchia stronzetta, così come il mondo tornò a girare correttamente.
E la piccola ciurma si ritrovò ad affrontare gli altri due visi ricchi di emozioni.
“Chi ammazza il ragno del binario qui affiano?”, chiese Calum.
Blekking si meravigliò di non aver sentito nessun urlo disumano risalente al momento in cui il ragazzo-fifone aveva trovato il ragno nella sua stessa stanza – che stesse facendo progressi?
Eppure, tutti lo ignorarono. E Sarah si sentì in dovere di parlare.
“Ragazzi, ho conosciuto un vecchio troppo simpatico che vuole portare noi belle ragazze a casa sua! Allora, chi mi segue? È nella periferia di Parigi, non possiamo perderci questa occasione”
Ci fu un attimo di silenzio puro all’interno del vagone, nessuno sentiva neanche più il rumore delle rotaie.
Poi Ashton prese un braccio di Sarah, chiuse di colpo la porta, e si preoccupò pure di fare da guardia.
“Ti avevo detto di non dare confidenza a nessuno”, la sgridò Blek.
Nessuno aggiunse altro.
‘Benvenuti a Parigi, ragazzi’, pensò.
E prima regola infranta.
A quando le altre?
 
***
 
 
Parigi.
La città dell’amore.
Ma anche la città dell’acqua più costosa dell’oro, delle commesse fastidiose e dei barboni.
Più di tutto il resto, però, era la città della Torre Eiffel.
In tutti i film dalla trama apocalittica, infatti, c’era almeno uno spezzone dedicato alla distruzione della famosa Torre, come se fosse un bene inestimabile.
Ebbene, averla davanti agli occhi faceva un certo effetto.
Ma non a Blek.
Lei continuava a guardarla confusa, e ‘Ma è solo una massa di ferraglia’, pensò.
Tuttavia non disse niente, perché di uno scontro frontale all’ultimo sangue con la rossa per aver insultato la sua città preferita, non ne aveva proprio voglia.
“Allora, che ne pensate?” chiese sempre lei, con le lacrime agli occhi.
Letteralmente con le lacrime agli occhi.
Aveva passato i primi cinque minuti a piangere come un’idiota davanti alla Torre, perché ‘E’ davvero troppo emozionante’, diceva.
I suoi compagni si erano limitati ad allontanarsi leggermente da lei per evitare di essere associati all’unica pazza in lacrime nel centro di parigi.
Certo, non si erano fatti un’ottima reputazione. Ed erano in Francia da quanto tempo? Meno di ventiquattr’ore sicuramente, comunque.
“E’ tipo fantastica! Ce, insomma, è tipo enorme! Cioè, guardatela!”
Sì, Ashton era felice. E i movimenti delle sue braccia avevano rischiato di fare un occhio nero a tutti loro un paio di volte, circa.
“Boh”, rispose Luke. E che apatia.
“E’ okay”, cercò di sistemare la situazione Michael. Senza impegnarsi più di tanto.
“Un altro po’ di vento e l’antenna si stacca ammazzandoci tutti”, le constatazioni scientifiche di Calum erano sempre una dolcezza per le orecchie.
E poiché Helena sembrava troppo occupata a cercare campo col cellulare, Blekking si sentì in dovere di sistemare la situazione.
Si schiarì la voce “Mh… sì.”
Non ci riuscì.
‘Faccio schifo, Cristo’
“Saliamoci, ragazzi!”, urlò Ashton.
In mancanza di un leader decente, si trovarono costretti a seguirlo, tutti.
La disperazione gioca brutti scherzi.
Ma mai quanto l’evidente ritardo mentale di Ashton Irwin.
 

Primo Piano.
“Non c’è nessuno perché è giovedì”, spiegò loro il riccio, come se davvero qualcuno avesse chiesto qualcosa.
Ma era mercoledì.
Secondo piano.
“Seguitemi, conosco una scorciatoia”, continuò.
Ma non era vero.
Terzo piano.
“Se passiamo di qui possiamo ammirare meglio il tramonto”
Altra cazzata. Che poi, era mezzogiorno.
Quarto piano.
“Come potete ammirar… oh cazzo
Fu quella la prima cosa intelligente che disse.
Era la seconda volta che si trovavano davanti delle guardie francesi, e se possibile erano ancora più terrorizzati della prima volta – altro che sviluppo di anticorpi.
E sì, forse qualche domanda se la sarebbero dovuti fare.
Anche un semplice ‘Perché cazzo stiamo seguendo Ashton’ sarebbe bastato.
E invece… erano un branco di idioti.
E trovarsi davanti ben cinque guardie francesi armate, faceva un certo effetto certo.
Sapeva che un viaggio in giro per l’Europa sarebbe stato pieno di sorprese, ma non si aspettava sicuramente una cosa del genere.
“Li abbiamo trovati”, disse uno di loro, con una radio della polizia in mano.
‘Porca troia’, pensò.
Ed era quasi sicura di non essere l’unica ad averlo pensato.
Michael aveva salvato Calum dal suo suicidio in preda al panico – era sempre il più lucido anche in quelle situazioni.
Sarah aveva ricominciato a piangere – la Torre Eiffel doveva piacerle proprio tanto.
Helena era disperata. Non lo faceva trasparire, certo, ma i suoi occhi urlavano il panico che annebbiava il suo animo in quanto avrebbe rovinato la sua perfetta fedina penale.
Luke, invece, era pietrificato.
Letteralmente.
‘Ma respira almeno?’
Stava per andare a controllare quando “Ehi! Non ti muovere!”, urlò sempre la stessa guardia.
Blekking sbuffò, alzando le mani – perché sì, era l’unica che poteva scazzarsi persino in quelle situazioni.
L’unica idiota che si divertiva a guardare le reazioni dei suoi compagni davanti a delle guardie straniere armate, al posto di pensare alla sua incolumità.
“Stupidi inglesi…” disse con disprezzo il moro al fianco del capo.
E allora si sentì davvero in dovere di replicare, perché lei non sarebbe mai stata una stupida inglese.
“Ehi! Sono italiana!”, replicò. Forse non era esattamente nella posizione giusta per replicare, ma il suo onore italiano si faceva sentire sempre nei momenti meno opportuni. E nei mondiali di calcio.
“Stupidi italiani!” la beffeggiò ancora lui, quella volta con più cattiveria.
“Lurido bast…”
“Dio, noi non siamo italiani! Vi prego, non fate di tutta un’erba un fascio!”, la fermò Helena, più spinta dalla sua dignità di pura inglese che dal desiderio di salvare Blek.
“Sono confuso”, disse una guardia.
“Un italiano, un asiatico… ma quanti siete?”, chiese un’altra ancora.
“E nessuno si caga mai l’australiano”, sussurrò Luke.
“Io non sono asiatico!”, urlò Calum, i preda al panico.
E all’improvviso tutti lo fissarono in silenzio. Calum si voleva solo sotterrare, ma “Sono kiwi”, spiegò loro.
Così, tutte le guardie scoppiarono in una fragorosa risata.
E anche Blekking.
Anche se forse non avrebbe dovuto.
“No Calum, non sei un kiwi. Sei una persona. Ripeti insieme a me, per-so-na”
“Vaffanculo Bl…”
“Sono confuso”, ripetette sempre la stessa guardia.
E allora che ritardato, dai.
“Mi sembra evidente – intervenne Ashton, riprendendosi di colpo dallo shock iniziale – che ne dite se scendiamo tutti a mangiarci un gelato?”
‘Scappa Ashton. Scappa dalla mia ira funesta, perché non arriverai mai vivo ad Helsinki dopo questa’
“Certo! A che gusto lo volete?”
Il capo, di nuovo, si divertiva a fare ironia su di lui.
“Credo che vaniglia e cioccolato vada bene a tutti”, quella volta fu Luke a dire cazzate.
‘Avrà mai fine tutto questo?’
“Bene, ve li portiamo in cella”
‘Cazzo. Cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo. Cazzo? Cazzo. Forse cazzo sarà il nostro per sempr… concentrazione, Blek!’
“COSA”, urlò Calum. E ‘oddio, ha parlato’, avrebbe pensato in una situazione diversa.
Ma non lo era, quindi non disse niente.
“Avete sentito bene. Prendeteli”
Come se fossero intenzionati a scappare, poi.
Blekking era quasi sicura che l’avesse detto solo per poter pronunciare la parola ‘prendeteli’.
Effettivamente faceva un certo effetto.
‘Stupidi francesi’.
Poi sentì il freddo metallo delle manette serrarle i polsi.
E si sentì molto Calum, in quel momento.
 
 
***
 
 
1, 2, 3…
Un sospiro di Sarah.
Uno sbuffo di Michael.
Un calcio alla sbarre di Luke.
Calum fa un verso strano.
E poi ancora.
1, 2, 3…
Un sospiro di Sarah.
Uno sbuffo di Michael.
Un calcio alla sbarre di Luke.
Calum fa un verso strano.
I suoi amici – amici? Sul serio? – continuavano così da tutte e quattro le ore in cui erano rimasti chiusi in quella sporca cella. Non avevano pranzato, e Blek sentiva un certo languorino.
Oh, al diavolo il languorino, stava per mangiare uno di loro.
E se la legge del più forte era vera, Calum sarebbe stata la sua prima vittima.
Anche perché i versi strani che continuava a fare davano a Blekking un certo senso di inquietudine.
Blekking si sdraiò nell’unica brandina presente.
1, 2, 3…
Un sospiro di Sarah.
Uno sbuffo di Michael.
Un calcio alla sbarre di Luke.
Calum fa un verso strano.
‘Che noia’
E forse non era quello che si doveva pensare nella propria prima giornata in carcere, ma Blek non poteva fare a meno di annoiarsi a morte.
E nessuno sembrava essere in vena di giocare a pollicione.
“Mettete la depressione, inglesini”
Finalmente una voce. Finalmente, anche se apparteneva sempre a quel capo stronzo.
Di colpo, tutti i suoi compagni si alzarono. Simultaneamente.
Il che visto da un occhio estraneo come il suo, era stato piuttosto divertente.
Ma non rise.
Poteva essere divertita e terrorizzata allo stesso tempo? Perché era esattamente come si sentiva da quattro ore a quella parte. Togliendo la parte della noia, chiaramente.
Cercando di non far notare il suo ritardo, si alzò anche lei.
L’uomo, grosso e alto, li guardava con un certo schifo.
Li squadrava dall’alto al basso, come a volerli psicanalizzare.
Quando arrivò a Blekking, la ragazza si sentì morire.
Non che temesse un giudizio negativo, per carità, ma per il semplice fatto che un’occhiata così gelante non l’aveva mai vista da nessuno, figuriamoci riceverla.
Per un secondo, il suo cuore smise di battere.
Poi Luke le calpestò il piede.
“Aia, coglione!”, gli disse.
E allora fanculo la paura, Luke riusciva sempre a farla incazzare.
“Coglione io? Ma se continui a battere il piede come un’ossessa?”
E merda, era vero. E tutti gli occhi erano puntati verso di lei.
Ancora merda.
Il suo piede non voleva proprio stare fermo.
Tripla merda.
“Sei l’italiana, vero?”, commentò l’uomo, senza abbandonare la sua espressione schifata.
‘Oh ma andiamo, almeno fai finta di non odiarmi’
Annuì.
“Ci avrei scommesso”
Cosa volesse dire con quello, preferì non chiederlo.
“Allora ragazzi, ricapitoliamo: siete entrati nella Torre Eiffel con lavori in corso, oltrepassando tutti gli avvertimenti, avete evitato sapientemente la dogana, avete parcheggiato in una proprietà privata e uno di voi è italiano. Cosa avete da dire a vostra discolpa?”
C’erano delle cose da specificare, però: di avvertimenti, nella torre Eiffel, non ce n’erano; la dogana chissà dov’era, altro che organizzazione francese; e poi avevano parcheggiato in una proprietà privata perché, andiamo, davvero non c’era nessuna agevolazione per le Mistery Machine? Che ingiustizia!
“Uno di noi è italiano”, replicò Blekking, con un tono di voce più minaccioso del voluto.
E sì, in quella situazione era piuttosto ironico.
Ashton le tappò la bocca bloccandola da dietro – che poi, lui poteva avere voce in capitolo? – e parlò al posto suo.
“Ehm… sì insomma, ci dispiace”
Wow, che discorso incredibile.
Si sarebbe beccato gli insulti peggiori da ognuno dei suoi compagni, ma sembravano tutti troppo occupati a morire dentro. Peccato.
La guardia, al contrario, gli rise in faccia.
Una risata vera, grassa come un obeso, con tanto di lacrime incontrollabili.
Se le asciugò con la mano destra circa due minuti buoni dopo, cercando di calmarsi.
Beh, almeno erano simpatici.
“Che ragazzini”, li prese in giro. Ancora una volta. “Una signora ha pagato la cauzione. Seguitemi, siete liberi. Potrete ritirare il mezzo fra due giorni. E ora fuori di qui”
Qui, bisogna aprire una piccola parentesi.
C’è un momento, nella vita di una persona in cui le circostanze esterne la portano a pensare al passato. E non si parla della prima caduta in bicicletta o del primo pesce rosso. Si parla di tutti i rimpianti, tutti gli errori, tutte le paure della vita di una persona.
E solitamente, quando si arriva ad un livello tale di pressione psicologica, si decide di cambiare tutto della propria vita, diventando migliori.
E dato che la vita le aveva dato una seconda chance – stava parlando come uno de ‘Le ali della libertà’ – forse quello sarebbe stato il suo momento speciale della vita.
Eppure, quando uscì di prigione insieme ai suoi amici – ancora stranamente in silenzio – non pensò affatto di cambiare vita, anzi.
Si mise a ballare, mettendo in mostra le sue incredibili capacità di ballerina.
Poi si accorse di non avere la musica.
Così cominciò a cantare il motivetto inventato da Ashton quella mattina in treno.
E dio, erano passate poche ore ma sembravano anni e anni lì dentro.
Si unì anche Ashton, non potette farne a meno.
E poi anche Sarah e Luke. E Calum, Michael, persino Helena, seppur con più contenimento.
Ne avevano di tempo nella vita per pentirsi delle loro cazzate.
“Che ritardati”, disse il Grande Capo.
Ma stava sorridendo, Blekking l’aveva visto, e l’avrebbe ricordato sempre in quel modo.
Almeno era meno inquietante.
“Uh sì! Balliamo tutti insieme, così vi voglio”
Il party improvvisato finì al suono di quella nuova voce. Non si conoscevano da così tanto bene, certo, ma certo sapevano distinguere le loro voci da quelle di sconosciuti.
E sicuramente quella voce roca, vecchia, poco femminile ma sicuramente appartenente ad una donna, non era di nessuno di loro.
E allora seguirono la fonte, senza più nessuna musichetta originale in sottofondo – che brutto silenzio.
Per Blekking fu un attimo, e davvero temette un infarto – non poteva permetterselo, sapeva che Calum sarebbe finito peggio di lei se fosse accaduto ciò.
Ebbene, proprio dietro di lei, una vecchia grassa con delle trecce più grigie di un cadavere, fissava tutti loro con un grande sorriso.
Ok, avrà avuto circa sessant’anni, ma gliene avrebbe dato almeno ottanta.
Poi, con il suo lungo abito marrone chiaro sembrava più una contadina che altro.
‘Deve essere la nostra salvatrice’, ragionò Blekking.
Perché davvero, non riusciva a spiegarsi in altri modi la sua presenza.
Sicuramente non era una della gang del Grande Capo, troppo bizzarra per degli omoni come loro.
Aveva un sorriso enorme, poi.
Non che le persone con un grande sorriso non potessero essere amici di poliziotti ma… sì insomma, avete capito.
Aveva un sorriso enorme e basta.
E Blekking urlò.
Perché era davvero, ma davvero inquietante.
“Sei una ragazza intraprendente”, rise la vecchia.
E ‘Che cazzo c’entra?’, pensò. Ma non si azzardò a chiedere spiegazioni.
Pensò che non doveva essere francese: parlava l’inglese perfettamente in un accento perfettamente londinese.
Ma perché li aveva liberati?
Helena, per la prima volta in tutto il viaggio, decise di farsi avanti.
Forse anche lei si era arresa davanti alla totale incompetenza dei suoi compagni sui rapporti umani.
Si schiarì la voce “Salve signora”, la salutò.
La donna le sorrise, e Blekking si allontanò ancora un pochino, raggiungendo il fianco di Luke.
Voleva allontanarsi dalla vecchia il più possibile.
“Al mio tre scappiamo”, le sussurrò il ragazzo all’orecchio.
E lei lo stava per mandare a fanculo, quando Helena continuò.
“Io sono Helena. Loro sono, rispettivamente, Ashton, Sarah, Calum, Luke e Blekking”
“Helena, Ashton, Sarah, Calum, Luke e Blekking, chiaro”, ripetette, senza abbandonare il suo sorriso sereno.
‘Come cavolo fa a ricordarsi tutti i nomi al primo colpo?’
Quasi la odiò per quello. Perché lei impiegava ere a ricordarsi anche solo due nomi di persone che vedeva tutti i giorni, e anche i nomi dei suoi compagni di viaggio erano stati una sfida.
Lei invece li sapeva dopo dieci secondi.
Che ingiustizie.
“Ecco signora, ha pagato lei la cauzione?”, chiese ancora Helena.
Vista da un occhio esterno, poteva sembrare pure una cara ragazza. E Blekking non dubitava che senza di loro lo fosse davvero. Doveva sentirsi forse fortunata a vedere il vero animo della ragazza? La vera stronzetta che c’era in lei?
“Sì, l’ho pagata io”
‘Se non la smette di sorridere la picchio’
Ma Blekking era troppo pigra per farlo.
“Perché?”, disse quella volta Ashton. Certo, era stato zitto per troppo tempo.
“Perché dovete trovare l’equilibrio all’interno del vostro gruppo, e io sono qui per aiutarvi
‘Ah.’
“Giusto”, le diede ragione Sarah. Ed ebbe pure il coraggio di metterle una mano sulle spalle, guardando il resto del gruppo soddisfatta.
Sarebbero diventate migliori amiche e avrebbero avuto quella vecchia tra i piedi per molto tempo, Blekking se lo sentiva.
“Ora seguitemi”, la seguirono.
“Ti prego non seguiamola”, le sussurrò Luke, trattenendola per il braccio destro.
Lei lo guardò sofferente. Era difficile, ma sapevano quello che dovevano fare.
“Dobbiamo andare, Luke”, la lasciò andare.
“Hai ragione, Blekking”
Non si dissero altro, si limitarono a seguire il resto del gruppo.
“Voglio morire”, sentì Calum dire, prima che svenisse proprio davanti ai loro occhi.
Effettivamente, aveva resistito anche troppo.
“Chi lo raccoglie?”, chiese allora.
Perché a cercare un medico, si sarebbero solo messi a ridere per il colmo.
“Ci penso io”, lo trascinò Ashton.
Erano ufficialmente nella merda.
 
***
 
 
La casa della Vecchia, che poi si è rivelata chiamarsi Clara, era nella periferia di Parigi. Ma non la periferia di Parigi di tossici stupratori dove abitava l’amico nel treno di Sarah, ma una periferia carina.
Diciamo pure periferia di merda, tanto per rendere le cose ben chiare.
Sembrava un paesino a parte, e la casa seguiva alla perfezione lo stile rustico del paesaggio.
C’era più legno lì dentro che nella foresta amazzonica, inoltre era pieno di quadri di Picasso.
“Porca vacca”, aveva detto Luke che, a quanto pareva, apprezzava parecchio Picasso – lei lo odiava.
Dopo essersi beccato le prese in giro di Michael perché  ‘Amico, porca vacca non lo dicono più neanche i seienni’, cominciò ad osservare con interesse ogni quadro.
Nel mentre, la donna era occupata in cucina per preparare loro del thè, Blekking non l’avrebbe bevuto – e se fosse avvelenato?
D’altronde non aveva voluto aiuto in cucina, e Blek faceva fatica a fidarsi delle vecchie che pagavano persone senza conoscerle.
Come faceva poi a sapere che erano un gruppo con qualche incomprensione?
“Vi avevo osservati, alla Torre Eiffel”, aveva confessato loro durante il viaggio “Vi avevamo notati tutti: gli unici pazzi che avevano osato salire sulla Torre”, ma non disse altro.
Calum aveva impiegato un po’ a svegliarsi, anche perché nessuno l’aveva calcolato più di tanto. ‘Si riprenderà presto’, si erano detti. Poi finirono la loro partita a Monopoli e capirono che qualcosa non andava proprio.
Il vero problema arrivò quando si svegliò e cominciò ad urlare come una femminuccia frasi tipo ‘Aiutatemi, sono stato rapito!’ e altre cose imbarazzanti che lo avrebbero perseguitato fino alla fine del viaggio.
E in quel momento, erano seduti tutti per terra nell’enorme tappeto del salotto.
Proprio dietro di loro, un divano ad L di pelle che ispirava tante cose a Blekking.
Ma gli ordini della vecchia erano stati ben chiari: ‘Mettevi in cerchio, per terra’.
Nessuna spiegazione, solo parole.
E già si trovavano a casa sua, non volevano sicuramente stuzzicare ulteriormente la sua buon’anima.
“Bene ragazzi”
Tutti avevano le loro tazze di thè ai loro piedi, compresa Blekking. Dopo il primo sorso però, aveva già deciso che le faceva schifo e che non l’avrebbe toccato mai più. Così fece.
“Sarah, cara, mettiti al centro del cerchio”
Lei ubbidì immediatamente, lasciando la tazza al suo posto.
‘Se sono tipo riti satanici scappo, giuro’, si disse Blek.
Era ormai sera, il tramonto era passato da poco e Clara non aveva acceso la luce.
Sembrava lo scenario perfetto per quel genere di cose.
“Ora ognuno di voi, uno alla volta, dirà cosa non sopporta di Sarah”
A quelle parole, se prima nessuno stava cagando più di tanto la vecchia, tutta l’attenzione fu puntata su di lei. Insulti gratis, c’era forse qualcosa di meglio?
“Che idiozia”, commentò Helena. Aveva forse già abbandonato il profilo di brava ragazza?
“E’ molto costruttivo”, spiegò pazientemente la vecchia. Poi puntò il suo sguardo rugoso – poteva uno sguardo essere rugoso? – verso Blek, e le fece segno di iniziare.
‘Oh bene, la bastardata iniziale a me. Che bellezza’
“Ehm, sì – vai così Blekking – insomma…”, come faceva a non distruggere il cuore di quella ragazza?
“Blekking è confusa”
“Sì, talmente confusa da colpirsi da sola. Luke, se vuoi giocare ai pokemon puoi raggiungere l’asilo qui a fianco”
Non avrebbe mai ammesso il fato che anche lei giocasse ancora i Pokemon.
E si accorse troppo tardi di essere sembrata fin troppo acida, tanto che per un attimo se ne pentì pure.
Ma durò poco, perché Luke Hemmings forniva sempre milioni di motivi per essere odiato.
“Disse quella con le mutande della Superchicche”
E come cazzo faceva a sap…
“Secondo me Sarah è troppo sensibile”, li interruppe Calum.
E sì, li ignorò alla grande, cosa che fece ridacchiare Blek.
E ancora una volta si dimenticò di dover rimanere incazzata con Luke – pazienza.
“Oh… uhm… va bene”
Nonostante il tono calmo della rossa, sapeva che non l’aveva presa tanto bene. Non che fosse un genio della psicologia sempre consapevole del vero stato d’animo delle persone, ma il fatto che Sarah fosse diventata tutto d’un tratto più triste e distaccata la fece riflettere.
‘E così la dolce ragazza è anche una permalosa coi fiocchi?’
“Sei permalosa”, disse allora, senza pensarci un secondo di più.
La ragazza, quella volta, non disse niente. Che non volesse essere tradita col suo tono di voce vacante?
Ashton, forse intuendo la situazione, prese parola.
“No, non è vero, sei solo molto sensibile”
“SENSIBILE. Sì, è chiaro, va bene?!”
‘E’ molto meglio di quando mi immaginassi’, ridacchiò mentalmente Blek.
“Luke, se le dici che è sensibile ti rendo gli Oreo”, sussurrò allora all’orecchio dell’amico.
“Tu mi hai preso cosa?!”
“Sei iper… iper- qualcosa. Sì insomma, avete capito?”
‘No Michael. Non abbiamo capito’
Ma Blekking annuì. Helena, invece, sbuffò infastidita.
“Il tuo lessico è emozionante Cliffordsi sistemò un ciuffo dietro l’orecchio, e – Sei tanto appiccicosa da risultare quasi irreale”, disse senza paura.
E sì, Blekking un po’ la ammirava per quello. Sempre che fosse un pregio: delle volte stare zitti e far finta di niente era molto più difficile.
Wow Helena. Sei una vera e propria stronzetta”, si espresse Luke.
A quanto pareva lui non sembrava apprezzare tanto questo lato sincero della bionda, tanto che le lanciò pure un’occhiataccia “Perché non vai tu in mezzo al cerchio a beccarti i nostri insulti, allora?”
Detto fatto.
Helena, sentendosi minacciata dal biondo, non ci pensò più di tanto e prese immediatamente il posto della rossa. Sarah, da parte sua, cercò di non farsi beccare mentre piangeva.
‘Oh ma andiamo…’
“Qui ci si diverte”, e Blekking si sfrego le mani, come una vera mosca.
O un genio del male, stava ancora decidendo.
“Sei una stronza”, le disse Luke.
“Talmente detestabile da non essere nemmeno considerabile una persona”, continuò Blek.
“E la tua fissazione con il lavoro è maniacale”, riprese Ashton.
“Ogni volta che ti vedo mi viene voglia di vomitare. Non so se mi spiego” sì Calum, ti spieghi.
“Sei troppo sincera”, Sarah.
Lo so che i tuoi capelli sono tinti”
‘Che Gran Finale, Clifford’, ridacchiò.
La finta bionda, che si era sentita dire tutte quelle brutte cose senza battere ciglio, fissava tutti i suoi compagni con un odio tale da mettere inquietudine persino a Blekking, che di sguardi d’odio di nutriva.
Eppure non disse niente. Non espresse con una sola parola la sua rabbia, e la cosa sembrò infastidire un po’ tutti. Non che fosse una patita delle polemiche – solo un po’, dai – ma le sarebbe piaciuto litigare.
“Bene. È il tuo turno, Blekking”
‘Oh merda’
Non era tanto spaventata, okay.
Non le interessava più di tanto quello che pensavano di lei, okay.
Ma stare in mezzo ad un cerchio circondata da persone che la avrebbero insultata di lì a poco, non la rasserenava tanto.
Ok, non la rasserenava per niente.
E stare in mezzo a quel cerchio era una vera e propria merda.
Così, guardò la vecchietta, e lei ricambiò.
Sorrise a Blekking.
Ma Blekking aveva capito che dietro quel sorriso si nascondeva un sadismo inarrestabile.
Perché far fare e dei ragazzini di merda quella pratica abominevole, era da sadici.
Mosse la testa, senza fare un segno a qualcuno in particolare, tanto per indicare loro che fosse pronta alle bombe.
‘Non ti insulteranno mai peggio di tua nonna quando non finisci la pasta’, si consolò.
“La tua presenza è fastidiosa” cominciò Helena. Prevedibile “Sei fastidiosa per quello che dici, quello che fai, per la tua brutta faccia e per la tua presunzione. Detesto vederti fare qualsiasi cosa. E poi sei una rompi-coglioni che neanche Calum ti raggiunge, delle volte”
L’insulto in più dedicato a Calum la fece distrarre da tutto il resto dedicato solo ed esclusivamente a lei.
Ma tanto era Helena. Nessuno ascoltava Helena.
“Sei davvero troppo polemica – la riprese Ashton – delle volte devi semplicemente capire che devi stare zitta. Ma no, non lo capisci”
E ouch, detto da Ashton sì, faceva un certo effetto.
E sembrò capire l’atteggiamento di Helena prima, perché neanche lei se la sentiva di dire qualcosa.
Faceva proprio schifo.
E poi Luke la stava fissando in modo strano, e lei odiava essere fissata in quel modo.
Fu proprio lui a prendere parola, e “Sei una grandissima esibizionista. Ma pensi di essere una ragazzetta normale qualunque, recitando da tale. Ma sei un’egocentrica di merda”
E Blekking lo sapeva, nel profondo.
Anche se odiava essere fissata, odiava attirare l’attenzione vestendosi in modo provocante, e odiava pure le grandi dichiarazioni di fronte ad un pubblico, lei viveva di attenzioni.
L’aveva capitola prima volta che aveva fatto un saggio di violoncello.
Certo, aveva solo sei anni, ma il fatto che tutti fossero zitti e stessero fissando solo lei, la faceva sentire più importante di loro.
Sbagliato? Forse.
Ma le era piaciuto talmente tanto.
E le piaceva anche essere ascoltata da tante persone, e farle ridere tutte.
Le piaceva un sacco.
Ma non pensava di essere un’egocentrica di merda.
“Odi davvero troppe cose”, Sarah interruppe il suo flusso di pensieri.
Grazie al cielo. “Ogni volta che apri bocca stai sempre a dire ‘odio quello’, ‘odio quell’altro’, e dieci secondi dopo ti metti a ridere per qualche cazzata. Rilassati”
‘Detto da te, rossa, fa solo ridere’
Ridacchiò.
E oh, aveva ragione Sarah, okay.
“Sei menefreghista quasi quanto me. Quasi, eh, quindi non montarti la testa”
Ridacchiò alle parole di Mike, ma non fece a meno di pensare ‘Ne manca solo uno Blek, uno solo e poi potrai tornare nel cerchio’.
Quanto faceva schifo.
Era quasi tentata di chiedere pure a quella vecchiaccia di partecipare.
La li aveva tipo salvati, e non le sembrava opportuno. Già.
“Tratti tutti di merda”, disse semplicemente Calum.
E ancora una volta, Blekking si sorprese.
Per cosa si sorprese?
Non ci volle pensare neanche lei. Perché aveva finito il giro e perché voleva solo tornare nel cerchio.
E che merda, allora.
“Vado io”, disse subito Luke. Aveva ancora gli occhi fissi sulla figura di Blekking, e la cosa le dava parecchio fastidio.
“Oh, grandioso Hemmings” disse subito Michael, ridacchiando “Sei un barone del cazzo
“Ancora?”, ridacchiò lui. Quella storia non era stata dimenticata proprio da nessuno, in realtà.
“Sei completamente inutile. La persona più inutile di tutti i tempi”, disse Helena, senza scrupoli.
Era persino diventata più stronza di prima – possibile?
Anche il biondo scelse il silenzio, per quella pratica.
“Ti comporti come un bambino di cinque anni, ma sei persino più fastidioso”, rincarò la dose proprio Blekking. In realtà voleva fargliela pagare per prima. Perché sentirsi dire quelle cose da lui, l’aveva fatta davvero incazzare.
Ma non ci sarebbe riuscita, lei.
Perché sì, i divertiva a prendere in giro le debolezze altrui, ma in modo stupido ed innocuo.
Lei non era affatto cattiva, e non sarebbe mai riuscita ad esserlo.  
“Il tuo piercing fa schifo”, disse invece Calum.
“Sul serio Cal? Ancora? Perché non insulti mai quello di Mike?”
“Wo, uno alla volta Hemmings, uno alla volta. Non immischiarmi nei tuoi loschi affari”
Uno alla volta, uno alla volta, uno alla volta per carità…”, canticchiò Ashton.
E la sua fissazione per Il Barbiere di Siviglia era imbarazzante.
“Comunque sei un coglione”, disse a spettacolino finito.
“Cosa?”, chiese spiegazioni Helena “Devi motivare”
“Non ci sono altre parole per definirlo”, si giustificò.
“Però è vero – gli diede ragione Mike – a volte ho una voglia inarrestabile di prenderlo a schiaffi e…”
“Ragazzi, un insulto a testa. Uno solo. Dateci un taglio”, cercò di proteggersi il biondo.
“La principessina ha detto basta, ragazzi”, ridacchiò Ashton.
E allora andarono avanti.
“Sei troppo alto”
‘No Sarah, devi distruggere i suoi sentimenti, non aumentare il suo ego’
“Uhm, ok. Ashton, tocca a te”
Il riccio prese il suo posto, sorridendo davvero troppo.
Come faceva a sorridere anche in quelle situazioni?
“Sei inopportuno”, dissi allora.
“Rumoroso”
“Fastidioso in ogni azione e parola”
“Urli troppo”
“Non ti pettini mai”
“Canti di merda”
Ashton li guardò ammirato e “Wow, è stato veloce”
Ridacchiò e riprese il suo posto. Era proprio inattaccabile quel ragazzo.
“Ok, vado io”
Calum si alzò, prima che Michael potesse prendere il suo posto.
Blekking ci sarebbe andata piano, con lui.
Davvero non le andava che svenisse di nuovo.
“Okay”, gli sorrise Mike, che evidentemente non aveva proprio voglia di alzarsi.
“Metti ansia solo a guardarti, Calum”, incominciò subito lei.
Aveva paura che qualcuno gliela rubasse.
“Ehm… scusa?”, tentò. Ma provocò solo le loro risate.
“Sei talmente sociopatico da fare concorrenza a tutti gli sfigati qui”, rise ancora Luke.
“Passerei la giornata a schiaffeggiarti”, disse invece Helena.
Calum aveva chiuso gli occhi, e non sembrava neanche ascoltarli. Davvero li temeva così tanto?
Dio Santo.
“Sicuro di non essere as…”
Sì, Sarah. Sicuro”
‘Cal tira fuori gli artigli, wow’
“Sei il medico più inutile della storia”
E lì, tutti capirono che Luke avesse proprio esagerato. Anche perché lo sguardo di Cal esprimeva così tanto dolore che quasi a Blekking venne voglia di consolarlo.
E allora se ne andò, senza dire niente.
Nessuno si azzardò a fermarlo, ma neanche a seguirlo.
Un silenzio imbarazzante, davvero molto imbarazzante, scese su di loro.
E a Mike non piacevano quei silenzi, ormai era noto a tutti.
Soprattutto se lui non aveva ancora avuto il suo momento di gloria.
Così si mise al centro del cerchio, sorridendo – più per mettere allegria al gruppo che per la sua sete di insulti.
“Sei menefreghista”, fu sempre Blekking la prima a parlare.
Michael rise “Originale, Williams”, la ragazza sbuffò.
“Sei indifferente”, continuò Ashton.
“E sei pure incurante”
“La finite di trovare sinonimi di ‘menefreghismo’ per favore?”, rise ancora Michael.
“Io ne ho uno carino, indolente!”, disse Luke con una certa fierezza nel tono di voce.
‘Che idiota’, ma ridacchiò anche lei.
Perché lui era Luke Hemmings, e lei Blekking Williams, e le cose sarebbero sempre andate in quel modo.
“Qualcuno ha mangiato un dizionario?”, lo prese in giro Ash.
“Qualcuno ha guardato sul dizionario”, spiegò Helena.
“Dovevi stare zitta Helena!”
Mike li guardò sorridendo.
“Dai forza, vediamo cosa tirerà fuori Helena dal suo incredibile lessico da giornalista”
Lo guardò di striscio, e “Hai dei capelli di merda”
Tutti risero.
Anche la vecchia.
“Bene, ora a letto”, disse proprio lei.
Non avevano mangiato, ma nessuno se ne accorse.
Era stata davvero una lunga giornata, e allora “Buonanotte”, dissero tutti.
Andarono a letto.
 

La sistemazione di Blekking era davvero orribile. La vecchia aveva deciso di tenere i suoi cuccioli tutti nella stessa stanza, probabilmente per non farli sentire soli.
Ebbene, erano in quattro in un letto matrimoniale. E lei stava per cadere.
Quell’immagine esprimeva perfettamente la storia della sua vita, riflettè.
Troppe persone, troppo poco spazio, e lei in bilico.
‘Che pensieri filosofici’, pensò.
Ma davvero non riusciva a dormire.
Non con un Luke Hemmings spiaccicato sulla sua schiena che continuava a fissarla. Perché poi, se nonostante fossero davvero gli unici svegli, non le aveva ancora rivolto la parola?
Il fatto che non riuscisse a capire le dava parecchio fastidio.
Ma non sarebbe di sicura stata lei a parlare per prima.
Perché poi, avrebbe dovuto?
Ma perché no?
E la vera domanda era: perché ce l’aveva con lui?
Sì, ce l’aveva con lui.
Tutti le avevano detto brutte cose, davvero tutti.
Ma solo la sua l’aveva fatta incazzare così tanto.
E avercelo attaccato al culo non era proprio una meraviglia.
“Scusami”
Quasi saltò dal letto, quando sentì quelle parole – quasi eh, non poteva permettersi di perdere il posto.
Eppure, non si girò.
L’aveva sussurrato talmente piano che temeva se lo fosse immaginato.
Anche perché Luke Hemmings non aveva proprio niente di cui scusarsi, giusto?
Eppure, il braccio che le cinse la vita era il suo, e anche il respiro sul suo collo era suo.
E persino la sua bocca sul suo orecchio, era il suo.
Il cuore di Blekking fece un piccolo salto – non le piaceva stare così in intimità con le persone, in realtà.
Ma non si azzardò a spostarlo. E ancora, perché?
“Scusami”, ripetette.
Quella volta il suo tono fu ben più chiaro, per la sua vicinanza.
“Perché?”, chiese allora Blekking.
Lui, forse, aveva capito più Blekking di Blekking stessa.
“Blek…”, le sussurrò ancora. E il suo nome pronunciato da lui, in quella situazione, era quasi una droga.
‘Ripetilo, ti prego’
“Blek…” sembrò leggerle la mente “Lo sai vero che sei la mia persona preferita?”
‘Persona preferita eh, Hemmings?’
Sorrise, Blekking.
Perché si era sentita dire insulti, belle parole, ‘ti odio’ e persino ‘ti amo’.
Ma quello…
Quello era wow.
Così accarezzò il braccio di Luke, ancora attaccato a lei.
E riuscì finalmente a prendere sonno, con il battito di lui a scacciare i suoi incubi.
“Buonanotte, Blekking”
Ma lei non sentì niente.
Neanche il bacio sulla tempia che ne seguì.





Angolo autrice

Ehm, sì beh, sono tonrata. Un po' in ritardo certo, ma ehi, sono tornata. Scusatemi vi prego, ma mi sto ammazzando di studio ((((non è vero))) e boh.
Cooomunque, scrivere su Blekking è stato davvero divertente, e sì, è stato pure facile.
In questo capitolo incominciano i veri casini, con Clara, prigioni e altre brutte cose.
Chiaramente, è solo l'inizio.
Progetto tanti casini che neanche vi immaginate - troppo cattiva?
Grazie mille per la lettura, spero lasciate un commento per dire cosa ne pensate della storia.
Grazie ancora, a presto :)

 
  
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