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Autore: Yvaine0    30/05/2015    3 recensioni
Questa è la storia di qualcuno che, semplicemente, è distratto; di qualcuno che è disattento e di qualcun altro che invece è fin troppo premuroso. È la storia di chi parla troppo, di chi nuota troppo veloce, di chi ha paura di parlare e di chi, invece, dice sempre le cose come stanno. È la storia di come la disattenzione di qualcuno può portare alla sofferenza di un altro e a volte, di conseguenza, alla nostra. È la storia di errori di distrazione notati un po' in ritardo, ma mai troppo. È la storia di chi ama, di chi ascolta e di chi parla, di chi sbaglia e di chi corregge, di scelte giuste ed errate. È la storia di Michael e Shae-Lee, di Calum, di Debbie, di Ashton, River e Luke.
«River sta con Luke. Ma allora perché sembra avere una cotta per Ashton?»
«È complicato».
«Allora spiegamelo».
«Ho un'idea migliore. Perché non mi spieghi perché Debbie ce l'ha tanto con me».
«Perché sei troppo distratto e non ti accorgi di come stanno le cose».
Michael si acciglia. Questo cosa dovrebbe significare? «E come stanno le cose?»
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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11.
 
 
Esattamente quattrocentosettanta anni fa Nicolò Copernico dimostrava tramite calcoli matematici il moto eliocentrico del sistema solare; esso presupponeva che, al contrario di ciò di cui l'intera popolazione mondiale del tempo era fermamente convinta, era la terra a girare attorno al sole e non il contrario. Lavorò alla sua teoria per anni, ma l'opera fu pubblicata dopo la sua morte per evitare di riscontrare problemi, poiché contrastava l'opinione diffusa – in particolare quella della Chiesa; il tutto assicurato da un prefazione che assicurava la totale illegittimità dell'eliocentrismo, preso in considerazione solo come modello pratico.
Quando circa una generazione dopo Galileo Galilei tentò di dimostrare la validità della teoria copernicana tramite dimostrazioni logiche e matematiche, nonostante si valesse dello stesso espediente di ipotesi, venne condannato dall'istituzione ecclesiastica e costretto all'abiura, ovvero alla negazione pubblica di tutte le teorie e gli studi a cui aveva aveva dedicato la vita e per cui aveva sacrificato la vista e la salute.
Ora, la domanda è una: perché al mondo stava tanto stretta la teoria eliocentrica? Al di là degli interessi economici di chi sull'astrologia ci campava, e proprio non poteva accettare che il signor Galilei disturbasse la proficua armonia del sistema tolemaico, ciò che turbava la stabilità umana era la notizia che, dopo aver vissuto migliaia di anni con la convinzione di avere l'universo ai propri piedi, tutto d'un tratto ci si ritrovava ad essere solamente umili vassalli di un altro astro. L'uomo si ritrovò a dover fronteggiare un'improvvisa e radicale inversione di gravità: dalla Terra al Sole.
Chi non si troverebbe spiazzato e ferito dalla consapevolezza di aver vissuto tutta la propria vita nella menzogna? Nello scoprire che le cose sono sempre state differenti da come ci si aspettava?
La prima, naturale, reazione è un deciso rifiuto: no, la teoria copernicana è la più grossa sciocchezza che abbia mai sentito! La si denigra anche, magari, si cerca di sminuire quello che in realtà consideriamo uno shock.
La seconda, altrettanto naturale, reazione è il dubbio: e se invece fosse davvero la terra a girare attorno al sole? E se per tutto questo l'avessi pensata in maniera diversa solo perché l'essere il centro dell'universo mi sembrava inconsciamente più facile? E se quelle prove che i signori Copernico e Galilei mi forniscono non fossero poi così assurde?
E poi, da ultima, arriva la conferma: ebbene sì, non posso più negarlo, avevano ragione loro. Sì, l'universo non gira attorno a questo centro di gravità, ma ad un altro. La conferma porta confusione, crisi, disperati tentativi di adattamento. L'accettazione, quando avviene, arriva dopo diverso tempo, dopo lunghe riflessioni e sforzi. Dopo di essa, è tutta questione di ricominciare da capo e ambientarsi in quel mondo che non è poi cambiato così tanto, paradossalmente: si continua a camminare diritti sul terreno, il senso di orientamento non vien meno e l'acqua scorre in maniera non diversamente dai tempi del geocentrismo.
 
«Ho sempre pensato che ti piacesse Luke».
«Ma cosa dici?» River è improvvisamente accaldata; con gli occhi sgranati e le labbra dischiuse non riesce a credere che la sua amica sia seria. Perché una persona dovrebbe pensare una cosa del genere?
È un venerdì sera e le ragazze sono sedute in circolo sul tappeto di casa Loveday a mangiare gelato alla frutta; il gioco che stanno facendo si chiama “Ciò che non ti ho mai detto” ed è più che altro una prova reciproca di estrema fiducia, perché secondo la sorella di Shae-Lee la sincerità è il modo migliore per far crescere un'amicizia solida, mentre Debbie, con una mano premuta sulla fronte e il viso basso per nascondere l'espressione d'esasperazione, pensa che l'essere “naif” dev'essere una caratteristica di tutta la famiglia Anning. Durante il primo turno di gioco tutti si sono mantenuti su toni bassi e poco seri, ma poi – bam! – ecco che Shae-Lee ha sganciato la bomba senza il minimo preavviso. Un attimo River le confessava di essersi innamorata della sua coperta a fiori e quello dopo si sentiva dire ciò che tutti pensavano di lei: che avesse una cotta per Luke Hemmings.
Ed ora sta arrossendo sempre di più, come se al rossore delle sue guance non potesse esserci limite, mentre fa saltare lo sguardo da un'amica all'altra, sempre più preoccupata nel passare dal sorriso allegro di una all'espressione nascosta dell'altra – che Debbie sia gelosa?
«No, assolutamente» si affretta ad assicurare per paura di dare vita a qualche tensione – in questo momento ha bisogno di tutto fuorché che Deborah sia gelosa di lei, tiene troppo alla sua amicizia anche solo per pensare di causarle dolore. «Luke è il mio m-migliore amico, siamo cresciuti insieme. Siamo praticamente fratelli».
«Praticamente» ripete Debbie in tono contenuto, alzando finalmente lo sguardo su di lei. La bomba ormai è scoppiata, perché non provare a dare una spinta a questa coppia impacciata?
River trattiene il fiato, spaventata dalla durezza con cui l'altra ha parlato. Scuote energicamente il capo per negare quell'eventualità: «Davvero, no. Io... A-Ashton... » balbetta, poi si interrompe boccheggiando, perché pensare a lui ancora un po' le fa male e c'è qualcosa che le sta mandando del tutto in pappa il cervello, ma non sa di cosa si tratti.
Shae-Lee sgrana gli occhi, sorpresa dal panico con cui River sta reagendo alla sua rivelazione. «Oh, Riv» la richiama in tono premuroso e dispiaciuto; «non ci sarebbe nulla di male. Luke è un bel ragazzo, è gentile e simpatico. Un po' timido, ma non con te, vero? Con te è diverso che con tutti gli altri».
A lei sembra di andare a fuoco. Sente lo sguardo di Debbie bruciarle la pelle, le insinuazioni di Shae-Lee infiltrarsi roventi nel suo cervello, mentre il ricordo di Ashton contribuisce ad annebbiarle la mente. Si rende conto di star avendo una reazione esagerata ad una minuscola affermazione come quella, buttata lì per gioco, quasi priva di importanza, ma... ma? Ma ha paura. Ha paura che Deborah ci rimanga male, ha paura di rovinare il loro rapporto o di allontanarla da Luke – senza motivo, oltre tutto, perché a lei Luke non piace e non le è mai piaciuto, non in quel senso per lo meno. Vorrebbe essere in grado di calmarsi e mettersi a ridere; ci prova, ma ciò che esce dalle sue labbra è un pigolio smorzato accompagnato da una smorfia, mentre gli occhi le diventano lucidi. È puro panico quello che si sta impossessando di lei.
Shae-Lee la osserva con una certa preoccupazione in viso, senza capire il perché di quell'improvviso impaccio. Le avvicina il barattolo di gelato, invitandola a prenderne un po' per schiarirsi le idee, mentre Debbie, per evitarle ulteriore pressione, distoglie lo sguardo interrogandosi sullo stesso quesito: cosa le sta succedendo?
Poi d'improvviso, dopo diverse cucchiaiate di gelato e l'intera “Happy” di Pharrel Williams passata su MTV, River riprende il controllo di se stessa, quindi scoppia a ridere, mentre pensa a come fare chiarezza sul proprio comportamento. Nemmeno lei sa con certezza cosa le sia preso, ma in qualche modo sente di doversi giustificare: «Scusate, credo sia il caldo» mente, ma non del tutto, perché per quanto la riguarda l'alta temperatura potrebbe essere una delle motivazioni del suo breve delirio; «mi mancava l'aria». Poi decide di tornare all'argomento iniziale, giusto per mettere in chiaro le cose: «Ci consideriamo fratelli. Nessuno di noi ha mai pensato all'altro in quel senso e mai succederà» conclude; ha parlato con calma e sicurezza, tanta che si sente soddisfatta di essere stata così convincente.
Shae-Lee però non sembra impressionata da quelle affermazioni. «Non lo so, Riv. Ne sei proprio sicura? A me lui sembra molto attaccato a te».
«Siamo molto uniti» conferma lei annuendo, senza lasciarsi scoraggiare; «viene sempre da me a chiedere consigli sulle ragazze» aggiunge, mentre il suo sguardo viene automaticamente calamitato nella direzione di Debbie, della quale non riesce però a decifrare l'espressione distaccata.
«E quando è successo l'ultima volta?» chiede questa, sicura che la risposta segnerà un punto a favore della teoria che lei e Shae-Lee sostengono: Luke non ha che lei in testa.
River arrossisce un po', di nuovo, ma non perde la lucidità mentre risponde: «Non molti giorni fa», il tono di voce leggermente più fioco rispetto a poco prima.
A quelle parole Debbie capisce, capisce che River è a conoscenza degli assurdi tentativi di Luke di uscire con lei, magari ne è anche l'artefice, e ha voglia di urlare. Perché? Perché le persone devono complicare le cose, quando normalmente sarebbero così semplici? Perché devono metterla in mezzo, a rovinare un'amicizia meravigliosa che potrebbe facilmente essere qualcosa di più e rendere tutti più felici? Socchiude gli occhi e fa un respiro profondo, cercando di non perdere la calma. Tutto può risolversi, si ripete, niente è perduto. Almeno per ora. Quando li riapre incontra lo sguardo preoccupato di River fisso su di lei e non può fare a meno di sentirsi in colpa. Tutto d'un tratto non le sembra più il caso di continuare quella conversazione che si sta rivelando molto più difficile del previsto, quindi «Tocca a me!» esclama, scervellandosi poi per trovare una confessione da fare.
«Visto che siamo in argomento, Shae, detesto quando ti fai la piastra ai capelli. E anche tu, River: avete dei capelli così belli, perché rovinarli?»
 
È sabato pomeriggio e l'aria da zombie di River fa quasi paura, come le dice Luke, mentre fissa il vuoto seduta su una delle sedie di paglia del giardino. Sul piccolo tavolino che li separa regna sovrano un disordine di foglia bianchi, scritti, appallottolati, spiegazzati e scarabocchiati, fermati sulla superficie da telefoni cellulari, bicchieri, bottiglie e qualche sassolino per evitare che una folata di vento li porti via. Towner, il loro cane, dorme steso a pancia in su a qualche metro da loro e, ogni volta che Luke inizia a cantare, lui nel sonno agita la zampa posteriore e mugola piano.
«Ti implora di smettere» lo prende in giro River, mentre, dopo essersi ripresa dalla sua breve trance, scorre distrattamente alcune delle frasi che hanno annotato su carta. Stanno cercando di lavorare al testo di una nuova canzone: Luke ha già scritto tutta la musica, ma con le parole non è mai stato bravo quanto River, motivo per cui è corso da lei in cerca di aiuto, come tante altre volte prima d'oggi.
Luke ride e scuote il capo, senza degnarsi di rispondere a quella pacata provocazione. Poche cose lo rendono sereno come lo scrivere musica assieme a River. Suonare coi ragazzi è sempre estremamente divertente, certo, ma lavorarci con lei porta le canzoni ad un livello del tutto diverso di intimità. Nessuno, nemmeno Calum, lo conosce bene come River, nessuno meglio di lei può aiutarlo a mettere su carta i propri pensieri, a trovare le parole giuste per esprimerli e incastrarli tra le note.
Solo che lei oggi sembra distratta, mentre lui le parla di questo sentimento che non riesce ad arginare nonostante abbia provato in tanti modi a sublimarlo: non sono valsi a niente i rifiuti, i chiari segni di interesse per altri ragazzi, nulla; lui si trova sempre a lottare contro se stesso per eliminare una certa ragazza dai suoi pensieri, ma è tutto inutile perché, banalmente, lei non si muove da lì.
Ma River non lo ascolta, del tutto sorda com'è sempre stata ai sentimenti di Luke nei suoi confronti.
La verità è che, anche se lui non lo immagina nemmeno, lei questa notte non ha chiuso occhio. Ha passato ore ed ore a rigirarsi sotto le coperte, senza riuscire a togliersi dalla mente le insinuazioni di Shae-Lee, i comportamenti di Debbie, la propria reazione spropositata; ha pensato a Luke, al loro indissolubile legame, a tutti gli abbracci, ai baci sulle guance, alle carezze, al continuo supporto reciproco, dell'affetto smisurato che li legava e a come tutto ciò fosse estremamente fraintendibile agli occhi di chi non conosceva il loro rapporto fino in fondo. Poi ha pensato a quella sensazione di fastidio che aveva provato mentre lei e Calum aspettavano che Luke tornasse al tavolo con le bibite, guardandolo mentre chiacchierava con Debbie come se fossero amici da una vita. Ha pensato all'inconfondibile gelosia provata quando li ha visti parlare in confidenza per la prima volta, ha pensato alla sensazione di rifiuto e abbandono provata nel momento in cui lui le ha confessato di voler chiedere a Debbie di uscire. Ha pensato a lui e a tutti i motivi per cui sarebbe stato lecito le piacesse, alla penuria di ragione per cui non avrebbe dovuto.
E ora è qui e sente il cuore pesante mentre ascolta le parole del suo migliore amico, riferite senza ombra di dubbio ai suoi sentimenti per un'altra, e odia non poter far niente se non accettare la realtà dei fatti e andare avanti: Luke è innamorato di Debbie e River non ha nemmeno il diritto di starci male, perché loro due non sono mai stati niente. Insomma, non in quel senso.
Non si è mai considerata una mente particolarmente brillante, ma è in grado di capire quale sia il problema quando una gelosia così forte, abbinata a quell'insopportabile senso di inadeguatezza, ti attanaglia anima e corpo al pensiero dei sentimenti del tuo migliore amico per un'altra ragazza. Solo che ancora non è pronta ad ammetterlo, non vuole. Non riesce a crederci – come ci è finita in quella situazione? Come possono i sentimenti che prova per Luke aver cambiato direzione senza che lei se ne accorgesse? Che casino.
E mentre pensa a tutto ciò, non si accorge dell'espressione accigliata di Luke, che la fissa in paziente attesa di una risposta a chissà quale domanda da ormai qualche minuto. Più che infastidito, sta iniziando a preoccuparsi per la sua totale assenza mentale di quel giorno: che sia successo qualcosa?
«Riv, va tutto bene?» le chiede, e nel farlo le posa una mano sull'avambraccio, per essere sicuro di richiamare la sua attenzione. Lei a quel contatto sobbalza, arrossisce, si tira indietro e lo guarda in modo così spaventato che lui non può fare a meno di scoppiare a ridere forte: «Scusa! Ti ho fatto paura?» È così buffa!
Lei boccheggia prima di riuscire a rispondere un imbarazzato «Scusa tu, ho dormito poco stanotte» a mo' di giustificazione.
Luke scrolla le spalle e le sorride raggiante; «Dormi a occhi aperti?»
«Sì, più o meno...»
«Ora ti sveglio io!»
Prima ancora che River possa metabolizzare quell'esclamazione, Luke è già in piedi e, circumnavigato il tavolino, le sta facendo il solletico sui fianchi. La ragazza sobbalza, emette un gridolino di sorpresa e protesta, poi comincia a divincolarsi tra risate che contagiano anche Luke. Si agita tanto che rischia di cadere dalla sedia, ma i riflessi insospettabilmente pronti del ragazzo le impediscono di finire col sedere nell'erba: le afferra saldamente i fianchi, senza smettere di ridere. «Che combini, Riv?» la prende in giro, mentre le restituisce una posizione stabile: «Vuoi ucciderti?»
Sotterrarmi, lo corregge lei mentalmente. Alzando lo sguardo trova i suoi occhi azzurri a poca distanza dai propri, i loro volti sono così vicini come lo sono stati tante altre volte, ma tutto d'un tratto quella vicinanza assume un significato diverso. Lo fissa con gli occhi sgranati e l'aria smarrita, un mezzo sorriso ancora sulle labbra, mentre pensa a quanto vorrebbe che in quel momento succedesse qualcosa che li spingesse ad avvicinarsi di più. Continua a guardarlo, pupille nelle pupille, guance rosse e silenzio assoluto. Poi lo sguardo di Luke scorre verso il basso, fino alle sue labbra, e River trattiene il fiato.
 
*
 
A Michael sudano le mani. Gli sudano tantissimo e vorrebbe davvero che fosse l'unica parte del suo corpo a rilasciare dosi eccessive di liquidi di scarto, ma la verità è che la sua maglietta azzurra – che ha scelto secondo il suggerimento di River, per cui mette in risalto i suoi occhi – ha due vaste macchie blu scuro che partono dalla cucitura sotto alle braccia e si estendono disgustose sia verso le maniche che in direzione dei fianchi.
«Cavolo, Mikey, fai schifo» si dice guardandosi allo specchio nel bagno. Si è appena lavato le mani per la dodicesima volta nell'ultima ora e vorrebbe che smettessero di essere sempre così sudate. «Andiamo, calmati amico. Sei forte. Te la caverai».
È il primo sabato sera da mesi, ormai, in cui i 5 Seconds of Summer non lavorano al Denim Pub e, come se questa eventualità non fosse abbastanza fortunata, il signore e la signora Clifford sono partiti per festeggiare il loro anniversario con una breve vacanza. Michael arrossisce ricordando il momento in cui ha sorpreso suo padre a soppesare due confezioni di preservativi, per poi vedersene consegnare una: «Mi raccomando, Mikey» gli aveva detto. Ancora non sa decidere se lo abbia più imbarazzato quel regalo inaspettato o il fatto che suo padre abbia messo la seconda confezione in valigia.
A guardarsi ora, con gli occhi sgranati, i capelli di nuovo biondi – su imposizione della signora Clifford –, le mani già sudate e le ascelle pezzate, si sente molto più sfigato di quanto non gli sia mai successo negli ultimi anni – e lui è uno che di momenti no ne ha passati tanti.
È tutto il pomeriggio che i messaggi di Ashton lo incitano ad arrivare al sodo con Shae-Lee: quando gli ricapiterà un'occasione simile? Saranno a casa da soli, River lo ha aiutato a preparare una cenetta se non coi fiocchi almeno decente. Tutto sembra perfetto, eppure lui è nervoso come mai in vita sua. Ci sono così tante cose che potrebbero andare storte che non sa nemmeno dove iniziare a preoccuparsi e questo non fa che mettergli ancora più ansia in corpo. È così teso che pensa che forse sia il caso di rinunciare. Non che voglia, per carità – il cielo solo sa quante volte abbia fantasticato su quel momento e su tutti i momenti del genere che sarebbero venuti in seguito–, ma ora che sta per accadere è semplicemente terrorizzato. Eccitato, sì, ma terrorizzato. Si sente inopportuno e incapace; non ha avuto molte esperienze in campo sessuale e, be', quelle che ha avuto non sono finite nel migliore dei modi, come Ashton ha avuto la sensibilità di ricordargli: la prima volta è stata troppo breve (e lei ha avuto la gentile idea di raccontarlo a tutti i loro amici comuni), la seconda è stata interrotta dall'arrivo dei genitori (brutti, bruttissimi ricordi) e la terza con la ragazza che gli vomitava sui piedi. Dopo una collezione di disastri come quella, come puà illudersi che oggi possa andare bene? Che sfigato.
Sospira nel tentativo di sentirsi un po' meglio, ma l'aria che scende nei polmoni non porta con sé alcun sollievo. Ancora prima che possa ritentare, il suono del campanello annuncia l'arrivo di Shae-Lee e lui per poco non collassa. Recuperando non si sa bene da dove un po' di sangue freddo, si affretta verso la camera, sfila la maglietta sudata lungo il corridoio e, ancora avviluppato al suo interno con i gomiti alzati, manca l'apertura della porta centrando in pieno lo stipite. Di testa. Geme forte di dolore, ma non ha tempo per fermarsi ad imprecare: lancia la maglietta sporca sotto il letto e indossa la prima che trova, sperando che sia pulita ma senza avere il tempo di accertarsene. Sistema in fretta e furia i capelli e fa per uscire dalla camera, ma il suo sguardo viene calamitato dalle bustine colorate dei preservativi che fanno capolino dal cassetto aperto del comodino. Deglutisce a fatica e lo chiude con stizza, per poi correre all'ingresso.
Shae-Lee questa sera è bellissima, bellissima come lo è sempre. Ha gli occhi un poco truccati, le guance arrossate e quel suo sorriso allegro che lo contagia ogni volta; indossa un vestitino blu a fiori che gli ricorda una frase che ha sentito dire da Ashton («Il bello di quanto mettono i vestiti è che a sfilarli ci metti un attimo e a volte non ce n'è nemmeno bisogno!»). Arrossisce e scuote il capo per allontanare quel pensiero – come se non fosse già abbastanza in imbarazzo!
«Hey!» si decide infine a salutarla; nel farlo si appoggia allo stipite, perché nei film i ragazzi lo fanno sempre, ma poi si sente un idiota e torna dritto a scompigliarsi i capelli.
«Ciao!» cinguetta lei, poi alza un braccio per mostrargli la busta di plastica che sta reggendo: «Ho portato una crostata. Avevo portato anche la panna montata, ma Debbie mi ha costretto a lasciarla a casa – sei allergico ai latticini?» gli domanda.
«N-no!» Michael arrossisce di più al solo pensiero che Debbie abbia intuito i suoi piani per la serata. È così scontato, si chiede, che un invito a cena senza la supervisione di genitori porti sesso? Non che l'idea non gli piaccia, al contrario; ha solo il terrore di combinare qualche guaio. È così nervoso che potrebbe implodere da un momento all'altro. «Grazie» borbotta, poi strofina le mani sui jeans per asciugare quel maledetto sudore.
«Oh! Mickey, ma sei ferito!» constata la ragazza in tono acuto, facendolo sobbalzare per la sorpresa; un momento la sta guardando interrogativo, già dimentico del suo incontro ravvicinato con lo stipite della porta di camera sua, e quello dopo Shae-Lee lo sta trascinando dentro casa per mano, borbottando apprensiva qualcosa a proposito di bende, pronto soccorso e punti di sutura.
 
Nonostante sia serata libera, qualcuno si presenta comunque al Denim Pub alle nove in punto. Si potrebbe dire che la compagnia dei nostalgici del pub è più o meno quella di sempre, ma forse sarebbe più onesto dire che l'unico a non aver dato buca a Calum è stato Luke. «Perché sei l'unico buon amico che ho» commenta il primo con fare piccato, facendo roteare una lattina di Coca-Cola ancora chiusa sul tavolino; «altrimenti col cavolo che Michael e Ashton – marca i loro nomi, pronunciati per intero, con particolare enfasi per sottolineare il totale disprezzo nei loro confronti; – avrebbero preferito uscire con delle ragazze piuttosto che con noi».
Luke sogghigna e scuote pacifico il capo: non condivide la frustrazione dell'amico; certo, sì, gli avrebbe fatto piacere trascorrere una serata tutti insieme, anche solo per staccare la spina dopo l'ennessima stancante settimana di scuola, ma anche la compagnia di Calum da solo non gli dispiace. Specie perché ha un po' la testa tra le nuvole negli ultimi giorni, è combattuto tra pensieri e sentimenti diversi, intrichi insolubili di problemi che da solo non è proprio in grado di risolvere, ma forse lui potrà essergli di qualche aiuto.
«River non si sentiva bene» si sente comunque in dovere di specificare, perché l'ultima cosa che vuole è che qualcuno se la prenda con lei.
«Lo so, lo so, mi ha avvisato» taglia corto Calum esibendosi in una smorfia infastidita; «ma che razza di amici sono quelli che ci abbandonano per delle ragazze?»
Luke non risponde – “Amici innamorati” vorrebbe dire –, ma in ogni caso non pare che l'altro si aspetti che lo faccia. Anzi, continua a parlare, mentre un sorrisetto vittorioso gli increspa le labbra: «Comunque non verrò lasciato indietro ancora per molto. La prossima volta sarò io a darvi buca – sai la novità?»
Quale novità? si chiede l'altro, ma anche questa volta tace, perché sa che la risposta arriverà da sé: «Debbie Melvin ha finalmente accettato di uscire con me!»
Bang!
Luke rimane a bocca aperta.
A Calum viene da ridere nel vedere la sua espressione sconcertata, ma continua a parlare, recitando a memoria la versione dei fatti che Deborah gli ha imposto, aggiungendo comunque qualche particolare che sa che la farà infuriare – «Ha cercato di trascinarmi in uno sgabuzzino con qualche doppio fine, ma sono un uomo tutto d'un pezzo, io, non potrei mai approfittarne».
Luke lo sta ascoltando solo a metà, confuso: vorrebbe poter dire nella sua testa sta succedendo il finimondo, che la felicità per il suo amico sta combattendo con la delusione per la propria sconfitta, che un uragano sta stravolgendo l'equilibrio dei suoi pensieri, ma la verità è che niente di tutto ciò sta accadendo; non prova sentimenti contrastanti, non prova nemmeno gelosia, non prova assolutamente nulla. È solo vagamente divertito dall'espressione entusiasta di Calum e dai quei piccoli dettagli che è certo Debbie smentirà non appena lui troverà il coraggio di chiederle la sua versione dei fatti. Nel momento stesso in cui lo pensa, però, si rende conto che non lo farà: non ha più voglia di parlare con Deborah, non ha voglia di ascoltare Calum, non ha voglia nemmeno di sopportare quel fastidioso ronzio nella sua testa, che vuole a tutti i costi ricordargli River e quello che è successo qualche pomeriggio prima.
Vorrebbe dirsi abbastanza maturo da preferire la felicità di qualcuno che ama alla propria, ma non Luke è più onesto di così e sa benissimo in lui di quell'altruismo non c'è traccia – quante ragazze che gli piacciono dovrà lasciare ai propri amici, ancora?
Annaspa qualche istante in cerca d'aria, sentendosi soffocare, prima di fermare una cameriera e chiederle di portargli qualcosa di forte, sperando che lei chiuda un occhio sulla sua minore età solo perché fa parte della band del locale. Lei gli strizza l'occhio e si dirige verso il bancone, mentre Luke cerca di non vomitare.
Calum e Debbie usciranno insieme? Be', vaffanculo.
 
 
 
Ore: 2:14 AM
A: Cal(lMeMaybe), Asht(upid)on, L(ove)uke, Riv ♥
“Serata perfetta: due punti di sutura al sopracciglio, cena da buttare e sono sudato come un maiale. Mikey 1 – Sfiga 10k”
 
Ore: 2:18 AM
Da: Riv ♥
“Mikey, cos'è successo?? Ti sei fatto male? ”
 
Ore: 2:19 AM
A: Riv ♥
“Ho sbattuto contro la porta, Shae ha voluto portarmi al pronto soccorso. Sono uno sfigato.”
 
Ore: 2:21 AM
Da: Riv ♥
“Le piaci anche per questo. ;) La prossima volta andrà meglio, vedrai. Buonanotte <3”
 
 
Ore: 2:25 AM
Da: Cal(lMeMaybe)
“HAHAHAHA ti amo, sfigato del mio cuore! <3”
 
Ore: 2:26 AM
A: Cal(lMeMaybe)
“Vaffanculo, amore mio <3”
 
 
Ore: 2:47 AM
Da: L(ove)uke
“Serata di merda per entrambi, eh?”
 
Ore: 2:50 AM
A: L(ove)uke
“Fratello <3 domani sei a pranzo da me. Starò dormendo, ma tu suona.”
 
Ore: 2:53 AM
Da: L(ove)uke
“Come se fosse la prima volta che mi attacco al campanello alle due del pomeriggio nel tentativo di svegliarti! Ahaha A domani!”
 
 
Ore: 8:37 AM
Da: Shae <3
“Grazie per la serata insolita. Forse trascorrere un appuntamento in fila al pronto soccorso non è proprio l'ideale, ma in fin dei conti è stato divertente. Sono stata davvero bene. xx
PS: Avevo ragione io alla fine: ti servivano i punti!”
 
 
Ore: 11.57 AM
Da: Asht(upid)on
“E il piccolo Mickey va in bianco anche questa volta! Mi fai morire! Hahaha”



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Salve! Inizio col chiedere scusa per il trattato di fisica-letteratura all'inizio del capitolo ahahaha l'ho scritto poco dopo aver dato l'esame di Letteratura Italiana su Galileo, quindi capirete che ero in fase. Non so se si capisce -- spero di sì --, ma lo il cambiamento di gravità si riferisce a River, che tutto d'un tratto, quando glielo sbattono in faccia, inizia a capire che forse i suoi sentimenti per Luke non sono quelli che credeva, che magari Shae-Lee ha ragione. Il suo panico, se ve lo state chiedendo, è giustificato soprattutto dal terrore di intaccare la serenità di Debbie (anche se, noi lo sappiamo e lei no, Debbie non è interessata a Luke in quel senso). 
Non mi fa impazzire come è uscita l'introspezione di Luke, ma non sono riuscita a far meglio di così questa volta. Diciamo pure che non ha affatto reagito alla rivelazione: sul momento non ha provato assolutamente nulla, subito dopo ha cercato di soffocare la frustrazione nell'alcol.
Ora ammetto un mio grosso errore: non ricordo se Luke, Calum e River siano maggiorenni in questa storia, ma sono abbastanza convinta di no. In caso invece lo fossero, mi scuso tanto, ma è passato molto tempo da quando l'ho cominciata e inizio ad avere qualche vuoto di memoria. In compenso vi posso dire che secondo la mia scaletta mancano due capitoli alla fine, ma è probabile che la cosa cambi perché: a) in due capitoli non potrei risolvere al meglio i problemi che sono sorti; b) ho sviluppato un finale alternativo (ma che comunque odierete e) che forse sostituirò a quello strabanale che avevo previsto; c) Michael in questo capitolo sarebbe dovuto andare in buca, MA mi divertiva troppo il pensiero di lasciarlo a bocca asciutta, per cui mi tocca spostare questo momento in un altro capitolo. XD A modo mio gli voglio bene, giuro. Per dimostrarvelo, vi faccio vedere questo (sentite libere di giudicarmi ahahaha).
Spero che il capitolo non sia malaccio e che non vi siate tutti stancati di aspettare. 
Vi abbraccio, con la promessa di tornare il prima possibile! ♥
Mich
  
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