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Autore: Ciribiricoccola    06/01/2009    0 recensioni
Un viaggio fantastico e surreale visto in chiave moderna e... soprattutto... con occhi ben diversi! Date pure una sbirciatina in questo paese delle Meraviglie...
Genere: Comico, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Danny Jones, Dougie Poynter, Harry Judd, Nuovo personaggio, Tom Fletcher
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'McClaire- She's the young, she's not alright'
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wonderland

Gentili lettrici e recensitrici, sto provando a immedesimarmi nel ruolo di "macchinetta- che- produce- capitoli- non- stop", perchè sono un pò in ritardo con gli aggiornamenti :P, scusatemi! 
Dopo aver aggiornato "Point of view" ieri... se vi siete intristiti per la drammaticità del capitolo... non vi resta che dare un'occhiata a questo capitolo, così vi rallegrate un pò!
Oggi vi porto in un centro estetico!

Ciry

SE BELLI SI VUOLE APPARIRE, UN POCHINO SI DEVE IMPAZZIRE!


Non riuscì a contare i secondi o i minuti che la separarono dall’atterraggio, ma urlò per tutto il tempo della caduta, con tutto il fiato che aveva in gola.

Per lo stupore.
Per l’angoscia.
Per la voglia di tornare a casa.
Per sfogarsi.

Davvero non ne poteva più, di stare in quella terra dimenticata da Dio, anzi, fuori dal mondo.
Voleva trovare l’uscita, all’istante.
Purificarsi, disintossicarsi dalle sensazioni provate in mezzo a tutti quei matti.

E fu così…
... che Clarissa cadde con un sordissimo FLOP in una pozza di… fango.

L’istinto le fece chiudere occhi e bocca immediatamente.
“E adesso dove sono?” si domandò, mentre cercava di emergere da qualche parte in superficie, procedendo a tastoni con le braccia e con le mani, che però non toccarono altro che il niente, il niente fangoso.

Miracolosamente, qualcuno accorse in suo aiuto.
Una mano incontrò il suo avambraccio in continuo movimento e lo afferrò saldamente, tirandolo fuori dalla melma assieme a tutto il resto del corpo, in un’unica, energica sferzata.

Clarissa venne catapultata dal fango fino a qualcosa di soffice e non osò aprire gli occhi finché non si convinse di essere sulla terraferma.
Con le iridi spalancate e a malapena pulite dal fango, si tirò su a sedere, si guardò intorno e cadde nello sconforto nel ritrovarsi nuovamente più piccola del dovuto.

Ancora una volta cinque centimetri.
Quel fango maledetto doveva averla ristretta come una lavatrice malfunzionante con un golfino di lana.

 
Non riuscì subito a capire dove si trovava, ma ebbe il tempo di guardarsi attorno per poi constatare che era finita in una sorta di oasi floreale, piena di colori pastello e profumi di varia natura; lei stessa se ne stava seduta sulla soffice corolla di una margherita e si vedeva circondata da svariate foglie dalla forma allungata, come se queste ultime fungessero da separé.

Pensierosa, la minuscola avventuriera mormorò: “Devo scendere da qui… ma non posso certo lanciarmi, mi romperò l’osso del collo…”

 
Cercando un qualsiasi appiglio con occhi ansiosi, Clarissa fu entusiasta di notare una bizzarra scala a forma di scivolo, composta da una foglia che stava proprio accanto alla margherita su cui lei era seduta.
Senza indugiare, raggiunse frettolosamente la foglia e ci scivolò sopra, arrivando poi a toccare con i piedini il terriccio umido; proprio da dov’era appena atterrata l’odore di fiori, di spezie e di strane fragranze, forse orientali, si fece più forte.
I fumi dei vari odori sembravano provenire da dietro le foglie che le occludevano la vista del resto del paesaggio.
Alzò gli occhi al cielo e, incamminandosi verso quelle “tende vegetali” per scostarle, pensò: “Cosa vuoi che sia? Al massimo sarà Harry con otto zampe o Tom con l’alter ego che fuoriesce dalla sua pancia sottoforma di grillo parlante…”.

Fu sufficiente spostare una sola grande foglia verde scuro e Clarissa sospirò, scuotendo la testa, ritrovandosi davanti uno spettacolo alquanto strano.

Un millepiedi azzurro le stava dando le spalle.
Aveva un asciugamano sul capo, sistemato a mò di turbante, ed era immerso placidamente nel fango.
Si guardava allo specchio e cantava “Keep your head still, I'll be your thrill, the night will go on, my little windmill… I’m just a gigolò, gigolò, gigolò… “
Fumava un narghilè e ne teneva la pipetta stretta in una delle sue mille zampe.

“Sembra un travestito questo qui, ma chi è?!” si chiese silenziosamente la ragazza, che cominciò ad avvicinarsi senza proferire parola per vedere in faccia quello strano essere, molto più grande rispetto a lei.
Il presunto bruco gay la anticipò voltandosi di scatto e tuonando: “Chi va là?!”

Lei si tappò di colpo la bocca con entrambe le mani e osservò ad occhi spalancati la faccia dell’animale, coperta da una maschera verde, probabilmente alle alghe, e da un paio di fette di cetrioli sugli occhi.
Solo allora venne allo scoperto anche un altro particolare.
Sul petto celestino, l’insetto aveva tatuata una galassia con tanto di astronave e lucertola.
Lo stesso tatuaggio di Dougie.

 
“Doug?” domandò a voce alta Clarissa, cercando di distinguere i lineamenti del bassista dietro la maschera di bellezza dell’enorme bruco.
“Che cos’è, una marca di lucido per scarpe?” fu la risposta, data in tono piuttosto seccato.

La ragazza, interdetta, tacque, aspettò pazientemente che l’insetto si liberasse almeno delle fette di cetriolo... e così fu: il grosso lepidottero gettò via con aria seccata entrambe e chinò il viso irritato verso la ragazza, chiedendole: “A quanto lo vendi?”
“Cosa?!” domandò lei a sua volta, allibita.
“Il lucido da scarpe!” continuò imperterrito l’insetto, avvicinandosi ancora di più a lei, che indietreggiò di un passo prima di ribattere: “Io non vendo proprio niente!”
“Neanche il tuo corpo?” insistette l’altro, facendola arrossire.
“Ma non dire stronzate!” lo aggredì lei, rifilandogli uno schiaffo sul naso e macchiandosi la mano di maschera alle alghe.

Il bruco si elevò in tutta la sua altezza (rispetto a Clarissa, si capisce) e sbottò: “Bè, tanto non lo avrei neanche voluto, sporca come sei!”

Detto questo, non lasciò neanche che la ragazza replicasse, bensì batté le prime due mani, quelle più vicine alla sua testa, e in un attimo Clarissa si ritrovò attorniata da due funghi porcini, una violetta e un filo d’erba; tutti trasportavano un oggetto, ma lei non fece in tempo ad identificarli tutti, poiché le fu gettata addosso una bacinella d’acqua gelata dal sottile filo d’erba, color verde mela e dagli atteggiamenti a dir poco stizzosi.

“Mai visto un cliente più sporconel nostro centro !” esclamò scandalizzato, rivolto ai “colleghi”.
“Cliente di che?!” gracidò Clarissa, scostandosi i capelli da davanti il viso.
“Centro di bellezza, razza di detrito, non ne hai mai sentito parlare? C’eri anche tu, a fare il bagno nei fanghi purificatori, anzi, a invadere il mio spazio! Mi stavo facendo restringere i pori, non so se mi spiego!” le spiegò sgarbatamente il bruco, ricominciando a fumare dal narghilè.
“Ah, quindi sei tu che… GIU’ LE MANI!” strillò l’altra, cercando di togliersi di dosso, senza successo, i due funghetti che la stavano spogliando, dopo essersi messo uno sopra l’altro, formando una buffa torre.
In quel momento, la violetta ebbe la decenza di coprire la scena con una larga foglia, così Clarissa ebbe modo di essere privata dei propri vestiti con la forza, sì, ma almeno senza lo sguardo di Dougie conciato da bruco addosso.

 
Terminata la Fase 1, la “doccia”, Clarissa passo alla Fase 2: l’asciugatura. 
Le lanciarono addosso un paio di foglie con cui si coprì immediatamente, imbarazzata da morire, e la fecero sedere su uno dei funghetti, affinché la violetta si occupasse dei suoi capelli.

“Come la pettino, signore?” chiese il fiore stancamente, rivolgendosi al Bruco, che ci pensò su per qualche istante per poi rispondere: “Come una studentessa. Liceale. Vogliosa”
“Ma vai a fare in culo!!!” tuonò la diretta interessata, scandendo distintamente le parole.
“Non posso, ho già un appuntamento tra mezz’ora, massaggio facciale” la liquidò l’altro, tornando a rivoltarsi compiaciuto nella fanghiglia.

Rimasta senza parole e sull’orlo dell’isteria, la poverina si lasciò acconciare i capelli e si limitò ad osservare, quasi insensibile, la gamma di abiti che l’altro funghetto e il filo d’erba le fecero sfilare davanti.
Erano tutti vestiti fatti di corteccia, foglie, petali o ragnatele.

“Voglio i miei vestiti, per favore!” li pregò davanti all’ennesimo vestito, esasperata.
“Vestitela come Pretty Woman!” ordinò il bruco, prima di riprendere a fumare per l’ennesima volta.
“No!!” protestò la ragazza, schizzando in piedi.

Grosso errore.

I funghetti le si pararono davanti in un lampo, di nuovo uno sopra l’altro, e le appiccicarono addosso un ammasso di petali di rosa e di tulipano nero.

“Ridatele le scarpe, non voglio che indossi i tacchi, non mi piacciono le donne più alte di me!” richiese nuovamente l’insetto.

La violetta obbedì e restituì le infradito alla legittima padrona, che ringhiò di rimando al bruco: “Sono alta cinque centimetri, non potrei superarti comunque!”.

 
Gli addetti alla toeletta della ragazza si dileguarono quasi disgustati dopo aver sentito la rabbia di Clarissa, e la ragazza ne approfittò per andare incontro a quel grande bruco snob che una volta era stato il suo grande amico Dougie Poynter.
Si arrampicò tra foglie e rametti, avvolta in un top fucsia (composto dai petali di rosa) e in una minigonna nera (composta dai petali di tulipano nero), prima di raggiungere quella piccola altura dove si trovava il bruco, immerso per metà nella pozza di fango.
Una volta sul ciglio di quella ripugnante “piscina”, si spostò all’indietro con fare infastidito le due treccine che la Violetta le aveva acconciato e tirò uno schiaffo al braccio del Bruco, che si girò svogliatamente a guardarla.

“Sei un grandissimo cafone!” lo rimproverò acidamente lei.
“Adesso sei decente…” ribatté l’altro, squadrandola e trascinandosi fuori dal fango, per poi strisciare sotto le corolle chiuse di una fila di campanule.
Dopo aver tirato una cordicella, i piccoli fiori si aprirono, ricoprendolo di acqua e ripulendolo dal fango, sia nel corpo che nel viso, dove ancora troneggiava la maschera alle alghe.

Fu allora che Clarissa poté finalmente distinguere con certezza assoluta il viso di Dougie, tutto blu.
La faccia lievemente imbronciata era la stessa.

“Ebbene, scendiamo!” la esortò l’insetto “Prendiamoci un drink e rilassiamoci!”

Clarissa scosse la testa, rassegnata, ma accettò l’invito di Dougie a farsi trasportare sulla sua schiena.

 

Si fermarono in alto, su una grande foglia sporgente da una pianta rampicante, che dava su un panorama che Clarissa si aspettava…
Fiori ovunque, prati sterminati e un cielo che si divertiva a cambiare colore ogni trenta secondi.
Animali mai visti in vita sua si rincorrevano, si tuffavano negli specchi d’acqua per poi riemergerne completamente diversi nell’aspetto.

“Vuoi un po’ di rugiada? Offre la casa...” le domandò Dougie, offrendole un bocciolo aperto che la ragazza rifiutò educatamente.
“No, grazie” gli rispose, per poi fissarlo in tutta la sua figura…

Era buffo, Dougie, in quella veste di insetto blu.
Fumatore di narghilè (non riusciva a credere che lo aveva portato con sé, sulla schiena! Doveva essere un fanatico!), strafottente, maniaco della cura del corpo e con un paio di scarpe diverso per ogni paio dei suoi mille piedi.

“Queste scarpe qua? Sono tue?” gli domandò, indicando due Snearkers consumate.
“Sì, le usavo quando facevo il maratoneta” rispose tranquillamente il bruco, che poi aggiunse: “Ogni paio di scarpe che indosso ha segnato la mia vita, in qualche modo! Tengo molto a queste cose! Sai, certe piccolezze costruiscono la tua personalità, non trovi?”
“Filosofo, come sempre…” pensò lei, mentre annuiva sorridendo.
“E così hai fatto anche il corridore…?” azzardò, dubbiosa.
“Certamente, ma mi sono ritirato un anno fa: vincevo troppe volte…” ribadì l’altro, fumando con fare annoiato.
“E queste qui…?” indicò Clarissa, attirata da un paio di tacchi a spillo fucsia, che l’insetto giustificò rispondendo: “Una fase chiusa della mia vita, una mera parentesi!!”
“Sei stato corridore e puttano trans?!” gli domandò lei, ridacchiando.
“Sì, va bene?!” rispose seccato l'altro, fulminandola con lo sguardo “E comunque adesso sono cambiato!!!”
“E come esattamente?!”

Il bruco Dougie, per tutta risposta, sputò delicatamente in fuori il fumo del suo narghilè…
Ne uscì la sagoma, rosa, di una donna…
Subito dietro, la sagoma di un uomo, celeste, piegò quella della donna a novanta gradi e cominciò ad oscillare avanti e indietro…

Clarissa arrossì e scosse la testa, borbottando: “Non ci credo…”
“Sono un pornodivo adesso… Contratto a tempo indeterminato, modestamente…” la informò Dougie, gongolando mentre aspirava ancora dalla pipetta.
La ragazza sospirò e affermò con sarcasmo: “I sogni si realizzano sempre, vero?”
“Bè, i miei sì… e, a proposito di questo…” insinuò Dougie, fumandole in faccia una nuvoletta color porpora “Tu non vuoi realizzare i tuoi?”
“E tu che ne sai dei miei sogni?” chiese lei, tossendo per il forte odore di fumo che le era entrato nel naso.
“Bè, io so cosa vogliono le donne…” rispose convinto il bruco, facendosi più vicino “A voi piace l’uomo forte ma gentile, rude ma sensibile, buffo ma intelligente, pacato ma focoso… Ebbene, io sono stato un corridore, un gigolò, so cos’è la vita di strada, ma anche la raffinatezza! E poi, ho fatto anche il tatuatore e il consulente matrimoniale, ho il mio lato artistico e sensibile da condividere… Infine… bè, sono un pornodivo… molto, molto dotato… forse anche troppo… e quindi, fanciulla, perché non…”
“Io avrei proprio voglia di mangiare qualcosa!!!” lo sovrastò con tono squillante la ragazza, sorridendogli come un’ipocrita.

Ma Dougie non afferrò l’umorismo della sua interlocutrice.

“Ma di solito, la fame viene agli uomini, e solo dopo un rapporto sessuale selvaggio e lungo ore e ore!” protestò, confuso.
“Mangio prima, così ho più energie per… giacere insieme a te. Mio caro” gli spiegò con infinita calma Clarissa, allargando il proprio sorriso.

Con fare perplesso, l’insetto l’accontentò e le offrì l’ennesima campanula che fungeva da coppetta…

“Cos’è?” domandò la ragazza, dopo aver assaggiato quella sorta di budino dal colore indefinibile.
“Un aperitivo. Paté di nettare!” le rispose l’altro, facendola rabbrividire per il disgusto.

Ma, subito dopo, fu lui a cambiare radicalmente espressione.

Difatti, si stupì non poco nel notare che Clarissa stava crescendo a dismisura, attimo dopo attimo, diventando in assoluto più grande di lui, che fu catapultato via dalla foglia della pianta su cui si stava rilassando.

La giovane si ritrovò seduta a terra, accanto a sé aveva la pianta rampicante per metà spezzata, vinta dal suo peso improvvisamente aumentato.
“Dov’è Doug?” si chiese, cercando il bruco in mezzo all’erbetta.
Lo trovò, tremante e piegato su se stesso, sotto una fogliolina, e lo sollevò, facendolo strillare come un’aquila.

“Smetterò di fumare!!!! Mi chiuderò in convento!!! Darò tutte le mie scarpe ai poveri!!! Pagherò il debito con il centro di bellezza!!!!” gridò lo sciagurato, cercando di divincolarsi dalle dita di Clarissa, che si mise a ridacchiare prima di rassicurarlo, dicendogli: “Ti lascio alla tua carriera di pornodivo, credo che un po’ di sesso non farebbe male alla violetta di prima … Mi sapresti dire, piccolo insetto insignificante, dove posso trovare una strada percorsa da esseri civili?”
“La tua maleducazione è pari alla tua grandezza!” la riprese Dougie, sputandole addosso del fumo giallo.
“E io non voglio dirti a cosa è pari il tuo uccello!” lo rimbeccò la ragazza, ignorando il fumo.

Scocciato, seppur timoroso di finire schiacciato, il bruco dette indicazioni a Clarissa, segnalandole un sentiero che si trovava a pochi minuti di cammino dalla Beauty Farm.
Lei lo ringraziò con tono insopportabilmente falso, ma ebbe pietà di lui: invece di lanciarlo lontano in mezzo a chissà quale sterpaglia, si limitò a farlo cadere giù, nella pozza di fango termale in cui lei stessa era precipitata poco prima d’incontrarlo.

 
“Un bruco che fa il pornodivo…” borbottò, mentre si stava lasciando alle spalle il grottesco paesaggio snobista in cui si era precedentemente imbattuta.
“E chi è il bruco? Dougie, ovvio!” aggiunse, allargando le braccia per sottolineare l’assurdità della situazione “Vorrei proprio vedere dove andrò a finire adesso, se seguo questo sentiero… Come minimo, quella faccia da culo mi ha indicato la strada per il cimitero!”

E con questi improperi nel cervello e nella bocca, la sventurata si ritrovò a camminare piano piano in un bosco dall’aspetto poco rassicurante e fin troppo ombroso…

 
≈0≈

 
Non sono mai stato più spensieratamente gioioso di adesso! Ho condiviso la mia felicità con un salice piangente e lui mi ha dimostrato la sua riconoscenza mettendosi a ridere!
Vado a cercare quella ragazza che mi ha aiutato! Le devo così tanto!!!

***

E ora, un pò di dettagli!

  • Il bruco Dougie canta due canzoni, rispettivamente "All the small things" dei Blink 182 e "Just a gigolò" dei Village people! No scopo di lucro!
  • Come saprete, il nome esteso di Dougie è DOUGLAS, nome che significa "Dai capelli scuri, moro"; ecco perché, quando Clarissa chiama il nome "Doug" al momento di incontrare il Bruco, lui chiede a sua volta se quello è il nome di una marca di lucido da scarpe, esistente anche nel colore "Testa di moro", vale a dire il marrone scuro :). Che ragionamento contorto, lo so.
  • Clarissa vestita da Pretty Woman è esattamente come Julia Roberts nelòla locandina dell'omonimo film, stivali di vernice a parte :). 
  • La carriera del pornodivo è un sogno nel cassetto di Dougie anche nella vita reale :D. Il bassista ha dichiarato più volte che se non avesse fatto il bassista nei McFly, sarebbe voluto diventare il Rocco Siffredi denoattri!!!
E con ciò... vi lascio! Al prossimo capitolo!
   
 
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