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Autore: milla4    31/05/2015    1 recensioni
E se Hansel e Gretel non fossero i due bambini spauriti, persi nel bosco che tutti conosciamo? E se invece fossero due ragazzi soli, ma uniti dalla tragedia per sopravvivere ad un mondo pieno di squali?
Storia partecipante al contest "Di immagini e trame" indetto da gnarly sul forum di Efp
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il buio penetrava nella stanza, neanche la luna veniva a consolarlo. Adam era disteso sul letto aspettando la mattina della partenza, non era riuscito a prendere sonno e in cuor suo sapeva che nemmeno Deva stava dormendo.
Pensava e aspettava, mille ricordi lo tenevano sveglio, non voleva dormire, perdendosi così l’ultima notte nella sua casa.
Sapeva che non sarebbe più tornato, quel collegio sarebbe stato la sua nuova dimora, Margaret glielo aveva accennato dopo cena, le vacanze le avrebbero passate lì, non avrebbero mai più piede in quella casa. Tutto era stato già programmato, niente si poteva cambiare.
Sarebbero andati insieme, ma poi separati:  lei nel reparto femminile e lui in quello maschile.
Lei, che lo aveva sempre protetto, salvandolo da commenti dei bambini, dalle occhiate malevole delle dell loro madri, non sarebbe stata più con lui….
I pensieri scorrevano talmente impetuosi che non si accorse che la mattina era giunta. Il sole entrò nella stanza, ma non riuscì a scaldarlo con i suoi dolci raggi.
 Come un automa, Adam si alzò, si vestì e presi i pochi bagagli preparati la sera precedente, uscì dalla camera senza voltarsi indietro.
 
Deva era già pronta per uscire, le valigie accanto a lei sulla porta d’ingresso, non parlarono quando si incontrarono, non ce n’era bisogno.
Albert Florence li aspettava vicino alla macchina, lo sguardo pieno di apprensione- Ragazzi, mi dispiace… vorrei tenervi con me ma la situazione è grave, non credo di riuscire più a occuparmi di voi e…- Deva non lo lasciò finire, prese le valigie, le caricò nel portabagagli e si sedettedentro la macchina. Adam fece lo stesso. Erano troppo arrabbiati per poter anche solo parlare. Albert lo sapeva, non era giusto, ma li stava cacciando lo stesso.
 
Partirono.  Non fu un viaggio allegro, nella macchina un silenzio  come di morte li accompagnò, nessuno voleva parlare.
 
Non fecero soste, neanche per mangiare, Natalia aveva preparato dei panini, cosicché arrivarono prima del tramonto.
Albert spense la macchina – Ragazzi, ora dovremo proseguire a piedi- I ragazzi annuirono, poi presero ognuno il proprio bagaglio e camminarono dietro la loro guida. Un’immensa radura si aprì di fronte a loro, non avevano mai visto una così grande quantità di alberi, di animali, di vita.
Erano tanto estasiati quanto tristi lo furono alla vista della loro nuova casa: un enorme maniero in evidente stato di decadenza.
Era quasi buio quando arrivarono, ma certamente questo non impedì loro di vedere le mura scrostrate, le finestre con le grate appuntite, ma  soprattutto la mancanza di vita che quel luogo emanava.
Una piccola donna si avvicinò con passo svelto – Voi siete i ragazzi Florence nevvero? La signora Margaret mi ha già avvertito di tutto… Ho fatto preparare le vostre camere…Ah, che cara donna, quella!- Per un attimo sembrò essersi persa nei suoi pensieri, quando - Io sono la signorina Carpe, insegnante di letteratura inglese e coordinatrice delle matricole, vi prego di seguirmi- cosi si rigirò e cominciò a camminare.
-Bene, credo che sia ora si separarci…- Albert non sapeva cosa dire ai suoi due figlioli, tutto sembrava talmente scontato… Fortunatamente fu Deva a prendere l’iniziativa cominciando a seguire la donna.
Adam era più titubante, lo guardò con gli occhi tristi per l’ennesimo abbandono, ma non emise un suono, poco dopo raggiunse la sorella.
 
 
Niente avrebbe potuto prepararli a quello spettacolo: muffa, polvere e scarafaggi si annidavano in ogni angolo di quell’enorme magione, ogni mobile era coperto di sporcizia, sembrava che nessuno mai li avesse toccati.
La signorina Carpe era di fronte a loro, li scrutava con severità - So tutto di voi. So che siete dei piccoli delinquenti e che la Signora Margaret vi ha spediti qui per cercare di farvi rigare dritto. Bene questo è il posto giusto- Fissò Deva- Tu, Sali le scale poi gira a sinistra, li sarà il dormitorio delle ragazze.  Comincia a salire, io intanto accompagnò tuo fratello-
Non era una domanda quella, non attendeva una replica. Semplicemente fece cenno ad Adam di seguirla. Lui lo fece.
Deva, nel frattempo, aveva raccolto i suoi bagagli e si era incamminata verso il dormitorio delle ragazze. Non provava più nulla, era morta dentro. Persino il fatto che Adam non l’avesse nemmeno salutata prima di andarsene, l’aveva toccata. Ormai sentiva che niente sarebbe migliorato, quindi si aspettava solo il peggio dalla vita.
Era arrivata di fronte alla porta. Stava per entrare quando una mano le si posò sulla spalla.
Riconobbe il tocco e sorrise.
 
 
 
Erano fuori al buoi, in un posto  sconosciuto, infido e maleodorante, ma insieme e questo era quello che contava. – Non credo di resistere qui… da sola… Tra poco dovremo rientrare- La voce di Deva era incrinata per il pianto a cui si era lasciata andare per la prima volta dopo anni, la sua maschera di forza era stata frantumataì, ora era lei quella in difficoltà. Adam per nulla scoraggiato le sussurrò poche parole, ma di grande effetto - Torniamo a casa-. Lei non rispose.
Le prese la mano e la guidò fin dentro il bosco.
Erano riusciti a non farsi scoprire uscendo di nascosto, non poteva perdere quell’occasione.
Cominciò a correre, Deva lo seguiva senza domandarsi perché, sembrava che Adam non avesse una meta precisa ma non le importava, voleva solo andarsene.
Pian piano che avanzavano si rese conto che il fratello non stava semplicemente correndo, stava seguendo un tragitto tracciato da lui stesso. Piccoli sassolini bianchi si rincorrevano l’uno dopo l’altro a distanza di pochi metri, dando loro possibilità di non rimanere intrappolati in quella selva oscura.
 
Dopo circa un’ora sbucarono nello stesso luogo dove il padre aveva precedentemente lasciato l’auto. Ora il posto era vuoto.
 - Ok, ho dei soldi in tasca… Chiamiamo un taxi…!- Deva, come svegliatasi da una trance, decise di prendere in mano lei la situazione. Raggiunse una cabina telefonica li vicino, compose il numero e dopo aver parlato con l’operatore, raggiunse il fratello.
Strana situazione la loro, dei fuggitivi da una prigione immeritata.
 Erano vicini dopo un giorno intero di indifferenza, loro che vivevano in simbiosi, si erano evitati pe un giorno intero.
 
Il taxi arrivò e l’autista non fece domande, avevano pagato con solerzia lasciando una grande mancia. Non gli interessava la vita di due sconosciuti.
Si addormentarono e solo a pochi metri dalla loro vecchia casa si svegliarono.
 
Scesero dalla vettura e sorridenti entrarono in casa.
Margaret, avvisata dalla domestica, li raggiunse poco dopo  e li fulminò con lo sguardo- Cosa ci fate voi qui?- Era furiosa, i suoi capelli perfettamente cotonati la facevano sembrare un leone pronto per l’attacco finale alla sua preda – Ho chiesto cosa fate qui?- -Siamo tornati per rimanere- Poche semplice parole uscite dalla bocca di Deva la fecero quasi impazzire dalla rabbia, ma poi improvvisamente si calmò - Vi avevo sottovalutato… bene, stasera potrete rimanere qui ma domani rientrerete al collegio e non ritornerete mai e poi mai più, è una promessa-  
   
 
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