Capitolo tre:
sogni e incubi.
Heather aprì gli occhi e seppe dov’era. Di nuovo
in quel
sogno. Dove cominciava la sua lenta discesa.
Aprì gli occhi e si ritrovò nella sé stessa di
allora, si
sollevò dal letto e gettò le sue coperte giù dal letto, spalancò le
tende e la
luce entrò prepotente facendole chiudere gli occhi per riaprirli pian
piano
abituandosi alla luce.
La stanza si illuminò all’istante rivelando la sua
fastosità
che sfiorava l’opulenza nei colori dei rossi: la stanza della sua
infanzia. La
corvina provò un forte senso di nostalgia.
Un lieve rumore dietro di lei la fece voltare.
“Sorella, buongiorno.” Dawn la chiamò dallo
spiraglio
nascosta dietro la porta i capelli di luce che brillavano portati in
una
treccia e gli occhi cielo enormi per lo stupore che seppe nascondere
molto
bene. Doveva trovare strano che Heather non si fosse ancora preparata.
“Il lord
nostro padre desidera la nostra presenza per colazione e nostra madre
chiede di
vederci prima dell’incontro.”
Heather assottigliò gli occhi, provocando dei
brividi nella
bionda. “Volevi dire TUA madre e MIO padre”
Prima che la ragazza potesse dire nulla “vattene.
Sarò
puntuale.”
Si diresse verso la sua toiletta e si osservò allo
specchio:
quindici anni. Aveva di nuovo quindici anni. Odiava davvero questo
sogno.
Si allacciò il suo rubino al collo e con una mossa
della
mano apparve il suo abito. Un abito semplice che rispondeva alla moda
del regno
color verde giada. Passò la mano tra i lunghi capelli neri che cadevano
sciolti, pregustando gli sguardi che avrebbe ricevuto. Solo le donne
sposate li
portavano sciolti.
Uscì dalla stanza e infondo al corridoio incontrò
Dawn che
la aspettava con un delicato abito di un adorabile lillà più consono ai
suoi
quattordici anni.
“Sorella.” Si mosse verso di lei leggera come una
fata “la
lady mia madre ci aspetta.”
Lo disse con leggerezza, precedendola, cosa che
fece
sorridere Heather. Il gattino spaurito aveva delle unghiette. Arrivate
in un
salottino mentre uno dei numerosi domestici-spiriti apriva loro la
porta con un
inchino.
“Figlie mie! Quale gioia!”
La vacc.. Ehm, matrigna esultò come fosse vero,
che la sua
gioia fosse autentica. Heather trattenne una espressione stizzita.
Blaineley mosse oziosamente le braccia indicando
alle due
delle sedie, senza scomodare il suo sedere dalla poltrona in cui
giaceva
mollemente. C’era da dire che era una bella donna: lunghi capelli
biondo oro,
viso grazioso –nonostante l’età, dovette ammettere Heather- e occhioni
azzurri.
Dawn le poteva anche assomigliare ma aveva una grazia che alla madre
mancava
totalmente –e anche la capacità di tacere al momento opportuno, pensò
Heather-.
“Figliole, sono davvero felice siate qui! E’ una
importante
giornata oggi!” assottigliò lo sguardo e lo puntò su Heather senza
celare la sua
irritazione per la figlia acquisita così.. Così dannatamente arrogante.
Lo
sguardo fisso, malizioso e il sorriso fantasma di eterno scherno, era
ciò che
odiava. La figlia invece rimaneva sempre impassibile e nascondeva
qualunque
pensiero in modo migliore.
“Il lord vostro padre ha delle grandiosi notizie
per voi!”
Entrambe le adolescenti annuirono.
“Sarà una giornata memorabile.”
Certo come no!
Heather si alzò senza attendere l’ordine, non le
importava,
quella donna non era sua madre. La donna che l’aveva partorita se ne
era andata
da troppo tempo. E lei non aveva voglia di sprecare tempo con quella
stupida
donna.
“Il lord mio padre ci attende.” Uscì dalla stanza
rapidamente e si diresse verso il salone principale.
“Che ragazza maleducata!” sbuffò Blaineley. “tu sì
che sei
una brava bambina, invece, tesoro.”
Accarezzò la testa come ad un cucciolo. “tu sì che
sai come
comportarti. Non come tua sorella che ci ha lasciate per sposare quel
signorotto di bassa lega. Ah! Ahimé! Anche tu presto mi lascerai.”
Dawn sollevò per la prima volta lo sguardo verso
la madre.
Non provava nulla per lei né l’amava né l’odiava e questo le era
sembrato
sbagliato per anni, finché aveva Bridgette cosa le importava.
La sorella maggiore era quella che l’aveva
cresciuta ed
amata, mentre la madre andava a feste e cercava “un nuovo papà per le
sue
piccoline”. E Dawn l’amava molto. La dolce Bridgette dai suoi lunghi
capelli
biondi così luminosi e gli occhi di mare che la proteggeva sempre e che
l’aveva
abbandonata a sé stessa, anzi peggio, con sua madre e una nuova
famiglia di
sconosciuti.
Oh, certo, era felice che la sorella si fosse
innamorata e
sposata con un uomo buono che l’amava davvero. Dawn aveva sempre
rassicurato la
sorella su questo.
I suoi poteri erano correlati ai legami e poteva
vedere i
fili che li collegavano, così stretti e saldi.. quasi la invidiava. Lei
non li
aveva mai visti tra i suoi.
“Andiamo andiamo, figlia. Il lord mio marito ci
aspetta.” Le
sorrise, in quel modo che la piccola odiava.
Seguì il passo ancheggiante di sua madre ed
entrarono in
sala per trovarla già occupata dal lord suo padre e Heather.
“Lord adorato marito mio. Mi hai aspettata per
dare le
notizie spero!” esclamò gioiosa Blaineley.
“Ma certo che no moglie.” Chris McLean le sorrise
e la fece
cenno di sedersi accanto a lei come ogni giorno. Heather stava perdendo
la
pazienza. Aveva già una mezza idea di cosa fosse la comunicazione un
parte di
lei ne era felice, ma la spazientiva la mancanza di conferme.
“Heather” si voltò verso la figlia e si notarono
le loro
somiglianze: i capelli neri, gli occhi scuri e la fossetta sul mento.
“ormai hai
quindici anni e ovviamente saprai si sono presentati in molti per la
tua mano,
il tuo sangue Beauchamp è una grande risorsa” la ragazza non disse
nulla,
sapeva che la madre era l’ultima di una delle più antiche famiglie,
imparentata
strettamente con la famiglia reale e che avrebbe potuto considerare i
suoi appartenenti
dei lontani cugini. Questo era l’unico motivo per cui non era ancora
andata in
sposa a nessuno –la legge vuole che la ragazza debba avere 14 anni-.
“Abbiamo,
la tua lady madre ed io, valutato a lungo e attentamente per il tuo
bene quale
fosse il migliore degli spasimanti” leggi: mi hanno venduta al miglior
offerente,
pensò Heather disprezzando il padre. Per una vita era cresciuta con la
consapevolezza che avrei potuto fare –sposare- ciò che –chi- volevo,
come tutte
le Beauchamp erano donne al di sopra, grazie alle loro abilità e ai
poteri così
potenti, ma soprattutto libere. E ora il padre la vendeva.
Fu troppo per lei. “Chi è?” tagliò corto.
Sperava seriamente fosse la persona che amava. Era
testardo
sì, ma non avrebbe mai permesso andasse ad altri.
“Chi vorresti che fosse?” la voce di Chris era
dolce “Puoi
scegliere lo sai. Se non ti piace, non importa.”
Oh, la voce così dolce, una proposta così
attraente e così..
falsa.
Non avrebbe mai rivelato chi desiderava, finire in
uno dei
giochetti del padre, quegli squallidi trucchetti per usarla come una
pedina.
Allora Heather fece la cosa che sapeva fare meglio, la cosa più
importante le
avesse lasciato il padre nel DNA: mentire.
“Chiunque il mio lord padre ritenga sia alla mia
altezza..”
disse dolce.
“Oh sei una brava figlia, sei..”
“E che io concordi sul fatto che lo sai davvero.
Come il mio
amato lord padre ha detto posso sempre rifiutarlo.” Accentò il sorriso.
“Vero?”
Blaineley sussultò indignata dalla sua arroganza.
Il che non
fece che fortificarla.
Eccolo, il momento della verità. Padre e figlia si
fissarono
per pochi secondi che però parvero un secolo, finché.. “Ovviamente
Heather.”
Sentenziò il padre.
Ora il silenzio si fece strano. Come mai non le
rivelava il
nome?
Come le avesse letto nel pensiero le disse “Alla
festa di
stasera verrà ufficializzato tutto e lo saprai.”
Heather trattenne la rabbia. Bastardo! Così non
avrebbe
potuto rifiutarlo, senza uno scandalo.
“Certamente, mio lord padre.” Riuscì a dire. “Mi
ritiro
nelle mie stanze affinché possa prepararmi per tempo. Con permesso.”
Si alzò e camminò lenta fino la porta, ma una
volta chiusa
alle spalle iniziò a camminare sempre più in fretta fino a correre a
perdifiato
e scappare nel giardino di rose, invece di andare in camera sua.
Con un movimento della mano le rose dietro di lei
la
chiusero in una specie di gabbia e finalmente si lasciò cadere a terra
–tutto
con molta grazia-.
Cercò di riprendere il controllo con calma e
respirò
lentamente. Doveva pensare. E in fretta!
Se fosse riuscita a scoprire chi era il suo
promesso sposo
in anticipo avrebbe potuto fare in modo che lui cambiasse idea e anche
in
fretta. Con i suoi poteri poteva.
Ma suo padre non era idiota e sapeva non avrebbe
avuto
l’informazione né da lui né dalla matrigna, probabilmente chiedere a
Dawn
sarebbe stato inutile.
Ringoiò un ringhio di frustrazione e chiuse la
mani a pugno
per evitare di sprigionare poteri che avrebbero potuto fare danni e
rivelare la
sua rabbia.
Aveva bisogno di aiuto, ma da chi..?
Doveva davvero calmarsi.
“Sono io. Apri.” Una voce da fiori il roseto la
fece
sobbalzare e scattare in piedi e pulirsi il vestito dalle tracce di
erba e
terra.
“ecco.” Aprì un varco. “Entra.”
“Ciao Scarlett.”
Heather si sentiva infinitamente meglio vedendo
l’amica –non
l’avrebbe mai ammesso però-, era l’unica persona che conosceva ad
essere intelligente
e scaltra come lei.
I capelli rossi legati in uno chignon, gli
occhiali più per
sfizio che per vera necessità le nascondevano gli occhi verdi. Era
piuttosto
alta e con un bel fisico –nulla comparabile ad Heather stessa-.
“Sono arrivata appena ho potuto. Uno degli
uccellini di Dawn
mi ha detto di venire veloce che c’è una emergenza.”
“Si e lo è davvero.” Si annotò mentalmente di
ringraziare
Dawn più tardi. “Mio padre ha deciso di farmi sposare.”
La rossa si fermò davanti all’amica –o almeno
questa era la
definizione più vicina che aveva trovato per descriverla- e la squadrò.
“Chi è
lui? Immagino non il tuo caro Burromuerto.”
“Infatti!” Scarlett era l’unica a sapere della
sua..
definiamola relazione con il ragazzo. “Non so chi sia.” Si morse le
labbra. “Ha
detto che lo conoscerò alla festa di stasera e sarà dichiarato il
fidanzamento.”
“Quindi ti ha tolto il potere di poterlo
rifiutare, visto lo
scandalo che causeresti. Il lord tuo padre è astuto.”
“Non me lo ricordare.” Si passò le mani tra i
capelli. “Cosa
posso fare?”
“Sperare che sia chi vuoi?”
“E’ sarcasmo?”
“No, ma dovresti essere più tranquilla, il peggior
partito è
il mio.”
Heather osservò la ragazza mentre cercava di
mantenere la
calma. Poteva benissimo capire perché fosse così amareggiata.
Nonostante
Scarlett fosse un componente della famiglia reale –terza in successione
al
trono- l’avevano promessa in sposa ad uno degli esseri più ripugnanti
di
sempre: Max.
Un nanetto
tracagnotto del taglio a scodella coi capelli viola.. Viola! E credeva
di
essere pure il più cattivo e il più bravo nei giochi di potere. Per la
Dea, le
era difficile non provare ribrezzo.
“Sul tuo non ci sono dubbi.” Si morse il labbro.
“Siamo
messe male.”
La rossa osservò l’amica per un momento molto
seria poi
distolse lo sguardo e lo appuntò su una delle rose sanguigne.
“Avrei..” iniziò lentamente “una specie di idea
per
aiutarti.” I suoi occhi verdi brillavano.
Oh, Heather le conosceva bene le idee di Scarlett,
oh sì, e
le piacevano.
“Sentiamo.”
Un suono spezzò le immagini.. la sveglia stava
suonando.
Si sollevò dal letto e con un colpo fece tacere il
rumore
molesto. Si asciugò il sudore che le colava sul viso e tentava di
contenere il
terrore che serpeggiava in lei. Ricordare quel mondo non le piaceva,
specie da
quel dannato giorno. Le creava una strana bolla di ansia e
irritabilità, come
se non potesse controllare nulla di ciò che accadeva, perdere il
controllo
sulle cose. E lei lo odiava.
Il fatto che sua figlia fosse in carcere ora non
la aiutava.
Certo aveva passato solo questa notte e oggi avrebbe chiamato il
giudice suo
amico per poter fissare una cauzione al più presto.
Si sarebbe andato tutto bene.
Si vestì in fretta e furia, senza fare caso a cosa
indossava
– diversamente dal solito-, scese in cucina e trovò Dawn sveglia e
intenta a
preparare la colazione.
“Buongiorno sorella.”
Heather si chiese come mai si ostinasse a
chiamarla così, ma
decise di non commentare. “Buongiorno a te. Courtney?”
“Sta dormendo. Le ho dato uno dei miei tè e si è
addormentata. La rilascieranno?”
“Si, entro oggi, lo spero. Contatterò un giudice di mia conoscenza e
spero lui
mi aiuti.”
Le piazzò un piatto con una fetta di torta sotto
al naso e
una tazza colma di caffè nero e senza guardarla continuò a parlare.
“Non
maledire lo sceriffo Nelson. Fa’ solo il suo lavoro.”
“Non pensavo di farlo.” Oh sì che invece ci aveva
pensato e
lo avrebbe fatto con estrema soddisfazione personale, ma ora doveva
rinunciare.
Se gli fosse capitata una disgrazia sarebbe stato chiaro agli occhi di
Dawn che
era colpa sua e magari avrebbe anche sciolto la sua maledizione.
“Bene.” Interruppe tutto ciò che faceva per
voltarsi a
guardarla sorseggiando uno dei suoi famosi tè. “senti sorella, perché
non parli
a Courtney e Gwen della magia?”
Il sapere dolce della torta si trasformò in acido
nella sua
bocca. “No. Se avranno una vita fuori dalle trame magiche avranno più
possibilità di sopravvivere e non morire giovani. Non di nuovo!”
La bionda scosse il capo. “Ma questa volta ci sono
altre
forze in gioco. Sono potenti e tu ed io” calcando su queste parole “non
bastiamo. Non puoi tenerle all’oscuro, potrebbero aiutare.”
“Ti ricordo che è proprio per questo che è
successo tutto.
Perché ho scioccamente deciso di lasciare loro il destino nella mani
senza
pensare che in questo mondo non funziona così!”
“Nemmeno nel nostro funzionava così!”
“Si, invece. Lì è il nostro posto! Che questo
piccolo mondo
senza magia sia maledetto e basta!”
“Oh sì, certo.” Il tono sarcastico, quasi
rancoroso, di Dawn
le era nuovo “Lì andava tutto bene a te solo perché sei una Beauchamp!
Anche se
considerando tutto non è andata poi così bene visto cosa è successo!”
Heather sentì la rabbia montarle dentro, ma una
parte di lei
sapeva che le accuse erano vere. Il suo egoismo l’aveva portata dove
era ora.
Anche se tardi per cambiare le carte in tavola.
“Sei tu che hai voluto fare la vittima
sacrificale, io non
te l’avevo chiesto. Mai!”
“Sì sì, mea culpa! Sono stata molto stupida
all’epoca.”
Represse le successive parole in un mugugno.
Erano una di fronte all’altra, l’alta corvina
dallo sguardo
fiero e la piccola fatina bionda dagli occhi gelidi.
“Non ho mai capito perché tu l’avessi fatto.”
Heather lo disse più a sé stessa che all’altra.
“Ti volevo bene. Ti consideravo davvero mia
sorella.”
Un moto di amarezza investì la maggiore. Quante
cose si
cambierebbero se si potesse tornare indietro..
“E sei tornata per questo?”
Gli occhi azzurri erano ancora gelidi. “No, solo
per pagare
il mio debito.”
“Chiaramente.”
Il silenzio calò nella cucina gelida. Diverso
mondo, ma le
regola magiche valgono: i debiti si pagano sempre.
“Mamma? Zia Dawn? Eravate voi a gridare?”
Courtney entrò in stanza con l’aria di chi non
aveva chiuso
occhio e la sua pelle olivastra più pallida e malaticcia del solito.
Stava
accarezzando Dubh lentamente.
“Si, una piccola discussione. Niente di che.” Si
risedette
con grazia e prese a bere il suo caffè. “Tra poco vado a riprendere tua
sorella.”
Dawn piazzò la colazione davanti agli occhi della
nipote.
“Mangia qualcosina, cara. Starai meglio. Hai dormito?”
“Si un po’, ma senza il tuo tè non avrei mai
dormito.”
Annuì sorridendo. “Sono felice ti sia stato di
aiuto.”
Heather nel frattempo si alzò. “Serve un
passaggio?”
Courtney scosse il capo. “Non vado a scuola oggi.”
La frase fece gelare la madre. Da quando sua
figlia, la
perfettina, non voleva andare a scuola? E da quando?
“Come mai?”
Aprì la bocca, poi la richiuse e scrollò le spalle.
Heather decise di lasciar correre. Non era poi
così male che
stesse in casa, sarebbe stato più utile per proteggerla. Prima di
uscire colse
un paio di frasi solo..
“Non temere lo sceriffo non ha concesso ai
giornali la
storia di tua sorella. L’ha assicurato.”
Le si strinsero le labbra. “Non è per questo: non
mi
vergogno. Solo.. non so se posso affrontare tutto da sola. Senza Gwen.”
Anche questo era inaspettato. Erano davvero molto
legate.
Erano un genere di legame che non aveva mai sperimentato.
Salì in auto e partì senza remore e decisamente
velocemente
verso il luogo in cui abitava la persona che poteva aiutarla.
Gwen si svegliò di soprassalto e si guardò intorno
disorientata. Il respiro si fece più affannoso quando si ritrovò di
essere
finita in prigione.
Era solo la cella nella stazione locale, ma la
cosa la
terrorizzava molto.
Come ci era finito un arma del delitto nel suo
zaino. La
cosa la spaventava. Stavano succedendo cose strane ultimamente e non le
piaceva.
Lei e sua sorella in abiti ottocenteschi, quelle
strane
visioni di un posto diversi, un’epoca diversa.. era troppo strano.
Persino per
lei!
Poi la sensazione che provava a volte, quella
scossa sotto
pelle che le faceva muovere le mani da sole come se conoscessero già
cosa
fare.. Oh sì, questo era strano.
“Hei! Come sta la mia ragazza preferita?”
La testa di Gwen scattò su e sorrise lentamente.
“Duncan!”
“Non ti aspettavi una visita eh?!”
“Non esattamente. Pensavo che tuo padre ti avrebbe
arrestato
per qualche bravata che avresti combinato senza me.”
“Ma no ma no ragazza. Sono un bimbo grande ormai.
Non ho
bisogno che mi controlli.” Duncan si appoggiò alle sbarre con
nonchalance.
“Pff come se mi ascoltassi mai!” fece ruotare gli
occhi e
incrociò le braccia.
“Hei!” scattò offeso “io ti ascolto sempre! Solo
non
considero cosa dici. E’ diverso!”
Gwen si portò una mano sulla fronte, reprimendo un
sorriso.
Cosa avrebbe fatto senza il suo migliore amico?
Certo, aveva
sua sorella –che nonostante tutto avrebbe fatto di tutto per lei e le
voleva
davvero bene- e sua madre –avete presente nei documentari quando
mostrano le
mamme di qualche animale davvero pericolo? Sapete cosa fanno se
attaccate uno
dei cuccioli? Ecco, mia mamma!-, ma non era lo stesso.
Conosceva Duncan da quando erano piccoli e per
anni avevano
fatto dispetti e danni a destra e a manca a chiunque e grazie a mia
mamma e suo
padre l’abbiamo sempre fatta franca.
A volte era convinta di avere una specie di, uff,
era
patetico da dire, cotta per Duncan.
Ma sapeva che anche se fosse stato vero, cosa
avrebbe potuto
farci?
Non avrebbe mai rivelato nulla ad un ragazzo così.
Aveva già
visto cosa succedeva nelle relazioni di Duncan e non voleva che la sua
andasse
così.
O forse si sbagliava ed era solo un legame
profondo tra
loro, di quelli che acquisisci dopo anni di conoscenza l’uno dell’altra.
Gwen scosse la testa e sorrise. Ma questo le morì
presto
sulle labbra, ricordandosi dove fosse. Era accusata di omicidio, mica
di
qualcosa di leggero.
Chi poteva aver messo quel coltello nel suo zaino?
Chi la odiava tanto?
Ma soprattutto, quanto ci avrebbe messo a
distruggerla?
Rieccomi dopo
una vita a postare.
Grazie a tutti e
scusate le mie tempistiche bibliche!
Per prima cosa
sappiate che appariranno i personaggi di td
all star.
Li adoro! Specie
Scarlett nel caso non si fosse notato. Si insomma
me la vedo come migliore amica di Heather.
Il mondo dove
vivevano prima è liberamente ispirato a il
trono di spade.
La trama è più
fitta di quello che pare ora, ma non vi
preoccupate, questa volta dovrei aggiornare presto.
Un bacio,
Momo