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Autore: Morgana le fay    01/06/2015    4 recensioni
Ispirata al telefilm "le streghe dell'East End".
...
Heather Beauchamp è una strega. Si è trasferita nella remota Wawanakwa per scappare dal passato con le sue due figlie adolescenti. Ma sa che il passato torna sempre a chiedere il conto e che forse la sua maledizione non è la cosa più pericolosa nella sua famiglia.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Dawn, Gwen, Heather, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Capitolo tre: sogni e incubi.

 

Heather aprì gli occhi e seppe dov’era. Di nuovo in quel sogno. Dove cominciava la sua lenta discesa.

Aprì gli occhi e si ritrovò nella sé stessa di allora, si sollevò dal letto e gettò le sue coperte giù dal letto, spalancò le tende e la luce entrò prepotente facendole chiudere gli occhi per riaprirli pian piano abituandosi alla luce.

La stanza si illuminò all’istante rivelando la sua fastosità che sfiorava l’opulenza nei colori dei rossi: la stanza della sua infanzia. La corvina provò un forte senso di nostalgia.

Un lieve rumore dietro di lei la fece voltare.

“Sorella, buongiorno.” Dawn la chiamò dallo spiraglio nascosta dietro la porta i capelli di luce che brillavano portati in una treccia e gli occhi cielo enormi per lo stupore che seppe nascondere molto bene. Doveva trovare strano che Heather non si fosse ancora preparata. “Il lord nostro padre desidera la nostra presenza per colazione e nostra madre chiede di vederci prima dell’incontro.”

Heather assottigliò gli occhi, provocando dei brividi nella bionda. “Volevi dire TUA madre e MIO padre”

Prima che la ragazza potesse dire nulla “vattene. Sarò puntuale.”

Si diresse verso la sua toiletta e si osservò allo specchio: quindici anni. Aveva di nuovo quindici anni. Odiava davvero questo sogno.

Si allacciò il suo rubino al collo e con una mossa della mano apparve il suo abito. Un abito semplice che rispondeva alla moda del regno color verde giada. Passò la mano tra i lunghi capelli neri che cadevano sciolti, pregustando gli sguardi che avrebbe ricevuto. Solo le donne sposate li portavano sciolti.

Uscì dalla stanza e infondo al corridoio incontrò Dawn che la aspettava con un delicato abito di un adorabile lillà più consono ai suoi quattordici anni.

“Sorella.” Si mosse verso di lei leggera come una fata “la lady mia madre ci aspetta.”

Lo disse con leggerezza, precedendola, cosa che fece sorridere Heather. Il gattino spaurito aveva delle unghiette. Arrivate in un salottino mentre uno dei numerosi domestici-spiriti apriva loro la porta con un inchino.

“Figlie mie! Quale gioia!”

La vacc.. Ehm, matrigna esultò come fosse vero, che la sua gioia fosse autentica. Heather trattenne una espressione stizzita.

Blaineley mosse oziosamente le braccia indicando alle due delle sedie, senza scomodare il suo sedere dalla poltrona in cui giaceva mollemente. C’era da dire che era una bella donna: lunghi capelli biondo oro, viso grazioso –nonostante l’età, dovette ammettere Heather- e occhioni azzurri. Dawn le poteva anche assomigliare ma aveva una grazia che alla madre mancava totalmente –e anche la capacità di tacere al momento opportuno, pensò Heather-.

“Figliole, sono davvero felice siate qui! E’ una importante giornata oggi!” assottigliò lo sguardo e lo puntò su Heather senza celare la sua irritazione per la figlia acquisita così.. Così dannatamente arrogante. Lo sguardo fisso, malizioso e il sorriso fantasma di eterno scherno, era ciò che odiava. La figlia invece rimaneva sempre impassibile e nascondeva qualunque pensiero in modo migliore.

“Il lord vostro padre ha delle grandiosi notizie per voi!”

Entrambe le adolescenti annuirono.

“Sarà una giornata memorabile.”

Certo come no!

Heather si alzò senza attendere l’ordine, non le importava, quella donna non era sua madre. La donna che l’aveva partorita se ne era andata da troppo tempo. E lei non aveva voglia di sprecare tempo con quella stupida donna.

“Il lord mio padre ci attende.” Uscì dalla stanza rapidamente e si diresse verso il salone principale.

“Che ragazza maleducata!” sbuffò Blaineley. “tu sì che sei una brava bambina, invece, tesoro.”

Accarezzò la testa come ad un cucciolo. “tu sì che sai come comportarti. Non come tua sorella che ci ha lasciate per sposare quel signorotto di bassa lega. Ah! Ahimé! Anche tu presto mi lascerai.”

Dawn sollevò per la prima volta lo sguardo verso la madre. Non provava nulla per lei né l’amava né l’odiava e questo le era sembrato sbagliato per anni, finché aveva Bridgette cosa le importava.

La sorella maggiore era quella che l’aveva cresciuta ed amata, mentre la madre andava a feste e cercava “un nuovo papà per le sue piccoline”. E Dawn l’amava molto. La dolce Bridgette dai suoi lunghi capelli biondi così luminosi e gli occhi di mare che la proteggeva sempre e che l’aveva abbandonata a sé stessa, anzi peggio, con sua madre e una nuova famiglia di sconosciuti.

Oh, certo, era felice che la sorella si fosse innamorata e sposata con un uomo buono che l’amava davvero. Dawn aveva sempre rassicurato la sorella su questo.

I suoi poteri erano correlati ai legami e poteva vedere i fili che li collegavano, così stretti e saldi.. quasi la invidiava. Lei non li aveva mai visti tra i suoi.

“Andiamo andiamo, figlia. Il lord mio marito ci aspetta.” Le sorrise, in quel modo che la piccola odiava.

Seguì il passo ancheggiante di sua madre ed entrarono in sala per trovarla già occupata dal lord suo padre e Heather.

“Lord adorato marito mio. Mi hai aspettata per dare le notizie spero!” esclamò gioiosa Blaineley.

“Ma certo che no moglie.” Chris McLean le sorrise e la fece cenno di sedersi accanto a lei come ogni giorno. Heather stava perdendo la pazienza. Aveva già una mezza idea di cosa fosse la comunicazione un parte di lei ne era felice, ma la spazientiva la mancanza di conferme.

“Heather” si voltò verso la figlia e si notarono le loro somiglianze: i capelli neri, gli occhi scuri e la fossetta sul mento. “ormai hai quindici anni e ovviamente saprai si sono presentati in molti per la tua mano, il tuo sangue Beauchamp è una grande risorsa” la ragazza non disse nulla, sapeva che la madre era l’ultima di una delle più antiche famiglie, imparentata strettamente con la famiglia reale e che avrebbe potuto considerare i suoi appartenenti dei lontani cugini. Questo era l’unico motivo per cui non era ancora andata in sposa a nessuno –la legge vuole che la ragazza debba avere 14 anni-. “Abbiamo, la tua lady madre ed io, valutato a lungo e attentamente per il tuo bene quale fosse il migliore degli spasimanti” leggi: mi hanno venduta al miglior offerente, pensò Heather disprezzando il padre. Per una vita era cresciuta con la consapevolezza che avrei potuto fare –sposare- ciò che –chi- volevo, come tutte le Beauchamp erano donne al di sopra, grazie alle loro abilità e ai poteri così potenti, ma soprattutto libere. E ora il padre la vendeva.

Fu troppo per lei. “Chi è?” tagliò corto.

Sperava seriamente fosse la persona che amava. Era testardo sì, ma non avrebbe mai permesso andasse ad altri.

“Chi vorresti che fosse?” la voce di Chris era dolce “Puoi scegliere lo sai. Se non ti piace, non importa.”

Oh, la voce così dolce, una proposta così attraente e così.. falsa.

Non avrebbe mai rivelato chi desiderava, finire in uno dei giochetti del padre, quegli squallidi trucchetti per usarla come una pedina. Allora Heather fece la cosa che sapeva fare meglio, la cosa più importante le avesse lasciato il padre nel DNA: mentire.

“Chiunque il mio lord padre ritenga sia alla mia altezza..” disse dolce.

“Oh sei una brava figlia, sei..”

“E che io concordi sul fatto che lo sai davvero. Come il mio amato lord padre ha detto posso sempre rifiutarlo.” Accentò il sorriso. “Vero?”

Blaineley sussultò indignata dalla sua arroganza. Il che non fece che fortificarla.

Eccolo, il momento della verità. Padre e figlia si fissarono per pochi secondi che però parvero un secolo, finché.. “Ovviamente Heather.” Sentenziò il padre.

Ora il silenzio si fece strano. Come mai non le rivelava il nome?

Come le avesse letto nel pensiero le disse “Alla festa di stasera verrà ufficializzato tutto e lo saprai.”

Heather trattenne la rabbia. Bastardo! Così non avrebbe potuto rifiutarlo, senza uno scandalo.

“Certamente, mio lord padre.” Riuscì a dire. “Mi ritiro nelle mie stanze affinché possa prepararmi per tempo. Con permesso.”

Si alzò e camminò lenta fino la porta, ma una volta chiusa alle spalle iniziò a camminare sempre più in fretta fino a correre a perdifiato e scappare nel giardino di rose, invece di andare in camera sua.

Con un movimento della mano le rose dietro di lei la chiusero in una specie di gabbia e finalmente si lasciò cadere a terra –tutto con molta grazia-.

Cercò di riprendere il controllo con calma e respirò lentamente. Doveva pensare. E in fretta!

Se fosse riuscita a scoprire chi era il suo promesso sposo in anticipo avrebbe potuto fare in modo che lui cambiasse idea e anche in fretta. Con i suoi poteri poteva.

Ma suo padre non era idiota e sapeva non avrebbe avuto l’informazione né da lui né dalla matrigna, probabilmente chiedere a Dawn sarebbe stato inutile.

Ringoiò un ringhio di frustrazione e chiuse la mani a pugno per evitare di sprigionare poteri che avrebbero potuto fare danni e rivelare la sua rabbia.

Aveva bisogno di aiuto, ma da chi..?

Doveva davvero calmarsi.

“Sono io. Apri.” Una voce da fiori il roseto la fece sobbalzare e scattare in piedi e pulirsi il vestito dalle tracce di erba e terra.

“ecco.” Aprì un varco. “Entra.”

“Ciao Scarlett.”

Heather si sentiva infinitamente meglio vedendo l’amica –non l’avrebbe mai ammesso però-, era l’unica persona che conosceva ad essere intelligente e scaltra come lei.

I capelli rossi legati in uno chignon, gli occhiali più per sfizio che per vera necessità le nascondevano gli occhi verdi. Era piuttosto alta e con un bel fisico –nulla comparabile ad Heather stessa-.

“Sono arrivata appena ho potuto. Uno degli uccellini di Dawn mi ha detto di venire veloce che c’è una emergenza.”

“Si e lo è davvero.” Si annotò mentalmente di ringraziare Dawn più tardi. “Mio padre ha deciso di farmi sposare.”

La rossa si fermò davanti all’amica –o almeno questa era la definizione più vicina che aveva trovato per descriverla- e la squadrò. “Chi è lui? Immagino non il tuo caro Burromuerto.”

“Infatti!” Scarlett era l’unica a sapere della sua.. definiamola relazione con il ragazzo. “Non so chi sia.” Si morse le labbra. “Ha detto che lo conoscerò alla festa di stasera e sarà dichiarato il fidanzamento.”

“Quindi ti ha tolto il potere di poterlo rifiutare, visto lo scandalo che causeresti. Il lord tuo padre è astuto.”

“Non me lo ricordare.” Si passò le mani tra i capelli. “Cosa posso fare?”

“Sperare che sia chi vuoi?”

“E’ sarcasmo?”

“No, ma dovresti essere più tranquilla, il peggior partito è il mio.”

Heather osservò la ragazza mentre cercava di mantenere la calma. Poteva benissimo capire perché fosse così amareggiata. Nonostante Scarlett fosse un componente della famiglia reale –terza in successione al trono- l’avevano promessa in sposa ad uno degli esseri più ripugnanti di sempre: Max.

Un nanetto tracagnotto del taglio a scodella coi capelli viola.. Viola! E credeva di essere pure il più cattivo e il più bravo nei giochi di potere. Per la Dea, le era difficile non provare ribrezzo.

“Sul tuo non ci sono dubbi.” Si morse il labbro. “Siamo messe male.”

La rossa osservò l’amica per un momento molto seria poi distolse lo sguardo e lo appuntò su una delle rose sanguigne.

“Avrei..” iniziò lentamente “una specie di idea per aiutarti.” I suoi occhi verdi brillavano.

Oh, Heather le conosceva bene le idee di Scarlett, oh sì, e le piacevano.

“Sentiamo.”

Un suono spezzò le immagini.. la sveglia stava suonando.

Si sollevò dal letto e con un colpo fece tacere il rumore molesto. Si asciugò il sudore che le colava sul viso e tentava di contenere il terrore che serpeggiava in lei. Ricordare quel mondo non le piaceva, specie da quel dannato giorno. Le creava una strana bolla di ansia e irritabilità, come se non potesse controllare nulla di ciò che accadeva, perdere il controllo sulle cose. E lei lo odiava.

Il fatto che sua figlia fosse in carcere ora non la aiutava. Certo aveva passato solo questa notte e oggi avrebbe chiamato il giudice suo amico per poter fissare una cauzione al più presto.

Si sarebbe andato tutto bene.

Si vestì in fretta e furia, senza fare caso a cosa indossava – diversamente dal solito-, scese in cucina e trovò Dawn sveglia e intenta a preparare la colazione.

“Buongiorno sorella.”

Heather si chiese come mai si ostinasse a chiamarla così, ma decise di non commentare. “Buongiorno a te. Courtney?”

“Sta dormendo. Le ho dato uno dei miei tè e si è addormentata. La rilascieranno?”


“Si, entro oggi, lo spero. Contatterò un giudice di mia conoscenza e spero lui mi aiuti.”

Le piazzò un piatto con una fetta di torta sotto al naso e una tazza colma di caffè nero e senza guardarla continuò a parlare. “Non maledire lo sceriffo Nelson. Fa’ solo il suo lavoro.”

“Non pensavo di farlo.” Oh sì che invece ci aveva pensato e lo avrebbe fatto con estrema soddisfazione personale, ma ora doveva rinunciare. Se gli fosse capitata una disgrazia sarebbe stato chiaro agli occhi di Dawn che era colpa sua e magari avrebbe anche sciolto la sua maledizione.

“Bene.” Interruppe tutto ciò che faceva per voltarsi a guardarla sorseggiando uno dei suoi famosi tè. “senti sorella, perché non parli a Courtney e Gwen della magia?”

Il sapere dolce della torta si trasformò in acido nella sua bocca. “No. Se avranno una vita fuori dalle trame magiche avranno più possibilità di sopravvivere e non morire giovani. Non di nuovo!”

La bionda scosse il capo. “Ma questa volta ci sono altre forze in gioco. Sono potenti e tu ed io” calcando su queste parole “non bastiamo. Non puoi tenerle all’oscuro, potrebbero aiutare.”

“Ti ricordo che è proprio per questo che è successo tutto. Perché ho scioccamente deciso di lasciare loro il destino nella mani senza pensare che in questo mondo non funziona così!”

“Nemmeno nel nostro funzionava così!”

“Si, invece. Lì è il nostro posto! Che questo piccolo mondo senza magia sia maledetto e basta!”

“Oh sì, certo.” Il tono sarcastico, quasi rancoroso, di Dawn le era nuovo “Lì andava tutto bene a te solo perché sei una Beauchamp! Anche se considerando tutto non è andata poi così bene visto cosa è successo!”

Heather sentì la rabbia montarle dentro, ma una parte di lei sapeva che le accuse erano vere. Il suo egoismo l’aveva portata dove era ora. Anche se tardi per cambiare le carte in tavola.

“Sei tu che hai voluto fare la vittima sacrificale, io non te l’avevo chiesto. Mai!”

“Sì sì, mea culpa! Sono stata molto stupida all’epoca.” Represse le successive parole in un mugugno.

Erano una di fronte all’altra, l’alta corvina dallo sguardo fiero e la piccola fatina bionda dagli occhi gelidi.

“Non ho mai capito perché tu l’avessi fatto.”

Heather lo disse più a sé stessa che all’altra.

“Ti volevo bene. Ti consideravo davvero mia sorella.”

Un moto di amarezza investì la maggiore. Quante cose si cambierebbero se si potesse tornare indietro..

“E sei tornata per questo?”

Gli occhi azzurri erano ancora gelidi. “No, solo per pagare il mio debito.”

“Chiaramente.”

Il silenzio calò nella cucina gelida. Diverso mondo, ma le regola magiche valgono: i debiti si pagano sempre.

“Mamma? Zia Dawn? Eravate voi a gridare?”

Courtney entrò in stanza con l’aria di chi non aveva chiuso occhio e la sua pelle olivastra più pallida e malaticcia del solito. Stava accarezzando Dubh lentamente.

“Si, una piccola discussione. Niente di che.” Si risedette con grazia e prese a bere il suo caffè. “Tra poco vado a riprendere tua sorella.”

Dawn piazzò la colazione davanti agli occhi della nipote. “Mangia qualcosina, cara. Starai meglio. Hai dormito?”

“Si un po’, ma senza il tuo tè non avrei mai dormito.”

Annuì sorridendo. “Sono felice ti sia stato di aiuto.”

Heather nel frattempo si alzò. “Serve un passaggio?”

Courtney scosse il capo. “Non vado a scuola oggi.”

La frase fece gelare la madre. Da quando sua figlia, la perfettina, non voleva andare a scuola? E da quando?

“Come mai?”

Aprì la bocca, poi la richiuse e scrollò le spalle.

Heather decise di lasciar correre. Non era poi così male che stesse in casa, sarebbe stato più utile per proteggerla. Prima di uscire colse un paio di frasi solo..

“Non temere lo sceriffo non ha concesso ai giornali la storia di tua sorella. L’ha assicurato.”

Le si strinsero le labbra. “Non è per questo: non mi vergogno. Solo.. non so se posso affrontare tutto da sola. Senza Gwen.”

Anche questo era inaspettato. Erano davvero molto legate. Erano un genere di legame che non aveva mai sperimentato.

Salì in auto e partì senza remore e decisamente velocemente verso il luogo in cui abitava la persona che poteva aiutarla.

 

 

Gwen si svegliò di soprassalto e si guardò intorno disorientata. Il respiro si fece più affannoso quando si ritrovò di essere finita in prigione.

Era solo la cella nella stazione locale, ma la cosa la terrorizzava molto.

Come ci era finito un arma del delitto nel suo zaino. La cosa la spaventava. Stavano succedendo cose strane ultimamente e non le piaceva.

Lei e sua sorella in abiti ottocenteschi, quelle strane visioni di un posto diversi, un’epoca diversa.. era troppo strano. Persino per lei!

Poi la sensazione che provava a volte, quella scossa sotto pelle che le faceva muovere le mani da sole come se conoscessero già cosa fare.. Oh sì, questo era strano.

“Hei! Come sta la mia ragazza preferita?”

La testa di Gwen scattò su e sorrise lentamente.

“Duncan!”

“Non ti aspettavi una visita eh?!”

“Non esattamente. Pensavo che tuo padre ti avrebbe arrestato per qualche bravata che avresti combinato senza me.”

“Ma no ma no ragazza. Sono un bimbo grande ormai. Non ho bisogno che mi controlli.” Duncan si appoggiò alle sbarre con nonchalance.

“Pff come se mi ascoltassi mai!” fece ruotare gli occhi e incrociò le braccia.

“Hei!” scattò offeso “io ti ascolto sempre! Solo non considero cosa dici. E’ diverso!”

Gwen si portò una mano sulla fronte, reprimendo un sorriso.

Cosa avrebbe fatto senza il suo migliore amico? Certo, aveva sua sorella –che nonostante tutto avrebbe fatto di tutto per lei e le voleva davvero bene- e sua madre –avete presente nei documentari quando mostrano le mamme di qualche animale davvero pericolo? Sapete cosa fanno se attaccate uno dei cuccioli? Ecco, mia mamma!-, ma non era lo stesso.

Conosceva Duncan da quando erano piccoli e per anni avevano fatto dispetti e danni a destra e a manca a chiunque e grazie a mia mamma e suo padre l’abbiamo sempre fatta franca.

A volte era convinta di avere una specie di, uff, era patetico da dire, cotta per Duncan.

Ma sapeva che anche se fosse stato vero, cosa avrebbe potuto farci?

Non avrebbe mai rivelato nulla ad un ragazzo così. Aveva già visto cosa succedeva nelle relazioni di Duncan e non voleva che la sua andasse così.

O forse si sbagliava ed era solo un legame profondo tra loro, di quelli che acquisisci dopo anni di conoscenza l’uno dell’altra.

Gwen scosse la testa e sorrise. Ma questo le morì presto sulle labbra, ricordandosi dove fosse. Era accusata di omicidio, mica di qualcosa di leggero.

Chi poteva aver messo quel coltello nel suo zaino?

Chi la odiava tanto?

Ma soprattutto, quanto ci avrebbe messo a distruggerla?

 

 

 

Rieccomi dopo una vita a postare.

Grazie a tutti e scusate le mie tempistiche bibliche!

Per prima cosa sappiate che appariranno i personaggi di td all star.

Li adoro! Specie Scarlett nel caso non si fosse notato. Si insomma me la vedo come migliore amica di Heather.

Il mondo dove vivevano prima è liberamente ispirato a il trono di spade.

La trama è più fitta di quello che pare ora, ma non vi preoccupate, questa volta dovrei aggiornare presto.

Un bacio,

Momo

  
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