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Autore: Love_in_London_night    01/06/2015    3 recensioni
Jared, Jade, Jamaica. L’iniziale è la stessa, è la combinazione a essere disastrosa.
Perché?
Perché in realtà oltre a loro due ci sono altre 18 persone, un presentatore e una crew con le telecamere pronte a seguirli durante il loro soggiorno.
Già, perché Jared, a causa dell’insistenza di Constance, si è trovato a partecipare al programma di MTV “Are you the one?”. Un reality dove i concorrenti devono cercare la loro anima gemella: se formeranno le 10 coppie esatte si porteranno a casa un milione di dollari da dividere tra loro. Non è un reality rose e fiori però, perché per trovare i match giusti si sacrificano i sentimenti nati tra le persone sbagliate. Tutto pur di trovare le coppie perfette.
E in un simile scenario cosa succederà a Jared, Jade e gli altri?
E poi c’è l’America: Tomo e Vicki seguono le puntate settimanali, lo stesso fanno Constance e Shannon, anche se quest’ultimo vorrebbe che al gruppo intimo si aggiungesse la sua ragazza Kirstina, detestata dalla madre.
Dieci settimane per capire chi possa essere l’anima gemella e non innamorarsi della persona sbagliata, due mesi e mezzo per seguire il resto dei Mars accomodati sul divano davanti alla TV.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7


Settima puntata



Decisero di affrontare subito dopo l’argomento delle coppie. Era stato Liam a sollevare il discorso quella volta, dicendo di confrontare la puntata di quella sera, con cinque accoppiamenti, a quella della terza settimana, dove i match giusti erano quattro.
Il problema era che una coppia era composta da Spencer e Daisy, ormai da due settimane in Luna di miele, e l’altra, a quel punto, erano abbastanza convinti si trattasse di Haylee e Dylan, per quanto non ci fosse la certezza.
«Vi immaginate se in queste sei puntate, per puro caso, abbiamo indovinato sempre coppie diverse e, dunque, avessimo azzeccato tutte e dieci le coppie in momenti diversi?» Intervenne Dakota a un certo punto, colta da un pensiero improvviso. Idea che gettò tutti nel panico.
«Però pensateci: Jade e Scott erano insieme in entrambe le serate e il numero di coppie era più alto». Fece notare Leigh con una punta di rammarico nella voce, quasi le costasse portare alla luce dei fatti qualcosa che riguardava Scott. In effetti stava imparando a conoscerlo e le piaceva parecchio. Come Jade, anche lei aveva diviso le sue giornate tra lui e Jared, e non riusciva a decidere tra i due, anche perché gli uomini in questione avevano la testa altrove, oltre che lì con lei.
«Vero, e se non sbaglio nella terza puntata Jared era con Olivia» aggiunse Larissa dopo averci pensato un po’. «Magari loro sono una coppia».
Gli altri la guardarono in modo strano, quasi quell’osservazione non fosse da lei e, in effetti, tutti pensavano che fosse quasi fuori luogo. Tutti tranne Olivia, che sorrise tra sé soddisfatta.
«Possibile» intervenne Drew. «C’è più possibilità sia Leighton allora, perché è stata in coppia con Jared sia la prima puntata che l’ultima, e se nella prima le coppie trovate sono state due, in quella di stasera sono state cinque. Quindi potrebbero essere anche loro».
La sua affermazione fece annuire gli altri mentre Jared ascoltava passivo. Era contento che nella casa il gruppo si fosse accorto che le dinamiche erano legate alle sue preferenze, doveva contare qualcosa, dato che se avesse scelto male qualcuno avrebbe notato qualcosa di strano e avrebbe evidenziato invece un rapporto più indicato, ma così non era stato. Forse, per la prima volta in vita sua, aveva iniziato a capire come ci si comportava in una relazione e quale donna scegliere.
Il problema per lui era vedere come la scelta di Jade fosse condivisa e compresa dagli stessi coinquilini che approvavano in modo indiretto le sue scelte in fatto di donne. Quel fatto lo infastidiva parecchio, non era detto che fossero loro una delle coppie giuste, se si fossero basati sui caratteri l’avrebbero capito al volo. Ma nessuno conosceva Jade come lui, né lui conosceva Scott come… beh, come qualsiasi altra persona nella casa, dato che avevano parlato spesso ma pur sempre in compagnia.
Si girò verso l’amica, pronto per grattarsi un occhio con l’indice per potersi poi confrontare sui risultati di quelle ridicole supposizioni, ma la trovò intenta a ridere con Scott di un qualcosa che sembrava solo loro.
La sua risata, educata ma sincera, che riusciva a mettere chiunque di buonumore perché era contagiosa senza essere sguaiata. Jared aveva imparato a conoscerla, ma doveva ammettere di non averne provocate molte, purtroppo, e di questo si dispiacque parecchio.
Abbassò il dito dall’occhio prima che lei potesse vederlo e cercasse un modo per entrare in contatto con lui. Non voleva essere l’interruzione del suo momento felice, al contrario si trovò a pensare di voler contribuire a esso, invidiando per la prima volta Scott.
Era così assorto nei propri pensieri che fu richiamato dai coinquilini.
«Jared, ehi?» Leighton gli mosse una mano davanti al viso.
«Tarzan, sei tra noi o il richiamo della foresta è troppo forte?» Lo prese in giro Liam. In effetti, nonostante a volte legasse i capelli, la barba di Jared aveva perso ogni forma logica e sembrava davvero un aborigeno cresciuto nella giungla. Sembrava aver assunto vita propria tanto era diventata folta e lunga.
«Qualcosa da ridire contro la mia barba?» Chiese con tono finto intimidatorio ai due interlocutori.
«No» rispose ironica lei. «A parte il fatto che mi domando come sia la tua faccia!» 
Leighton lo schernì bonariamente per non pensare a quanto avrebbe voluto provare su di sé la sensazione delle labbra sottili e ispide a causa proprio della barba. Non voleva esporsi troppo con lui, aveva paura di vederlo scappare e inoltre non era sicura di ciò che provava, c’era qualcosa che le diceva che poteva essere un’altra persona quella giusta per lei.
«A me piace!» Si giustificò il cantante accarezzandosi il mento con fare lacrimevole, quasi avesse voluto difenderla. «Ora è offesa. Se perderà morbidezza o volume verrò da te e mi vendicherò, stanne certa».
Risero, più intimi che mai, e Leighton pensò che una punizione da Jared l’avrebbe accettata più che volentieri, ma forse non era il caso di essere così sfacciata da dirglielo.


Jared, da qualche giorno, era di umore variabile. Ed era il primo a non sapere il perché. 
«Tutto bene?» Jade, apparsa al suo fianco con una delicatezza che lo fece sobbalzare perché intento a cercare di capire il suo umore nero, gli mise i capelli dietro l’orecchio prima di sedersi accanto a lui sul lettino e fissare l’acqua. «Sei strano».
Jared sorrise. L’aveva conosciuto per anni fuori da quel programma, l’aveva visto arrampicarsi sulle strutture di vari palchi, fare l’idiota con ogni intervistatore, vestirsi da donna e girare con i tacchi, e solo ora riusciva a considerarlo strano?
Anche lui in quei giorni si era accorto di essere diverso, strano, ma non pensava di essere riuscito a preoccupare Jade fino al punto di spingerla a essere diretta, più del solito. Adorava questo suo essere imprevedibile senza essere invadente, era una dote che poche persone possedevano e sapeva di essere stato fortunato ad avere incontrato una ragazza come lei. Aveva la netta sensazione che Jade sarebbe stata una di quelle persone che avrebbe continuato a frequentare anche al di fuori del programma. Sì, la immaginava a interagire con Shannon e Tomo, ma pure Jamie, Emma, Chloe e Babu. Riusciva a figurarla muoversi nella sua quotidianità.
«Lo sono sempre stato». Alzò solo un angolo della bocca nel tentativo di alleggerire il discorso. Non riusciva a esternarsi con lei a riguardo: non per cattiveria, ma più per confusione, non sapeva davvero dove sbattere la testa, e stare rinchiuso in casa e fare sempre le stesse cose non lo aiutava di certo, aveva bisogno di qualcosa che lo stimolasse. Di adrenalina.
Le circondò le spalle con un braccio, tanto che Jade appoggiò il viso vicino al suo collo, solleticandolo con il respiro. Jared, assorto nei suoi pensieri claustrofobici, iniziò a giocare con le punte dei capelli di Jade, trovando un po’ di ristoro. Arricciare le sue ciocche attorno all’indice era diventato un tic involontario che riusciva a placarlo nel profondo, era un modo per tenersi occupato e sfogare ciò che aveva dentro e non riusciva a interpretare. 
Un modo per rendere concreto il legame che li univa, quasi l’intreccio delle ciocche con le dita avesse potuto evitare che si allontanassero, non solo in senso fisico.
«Mh, ok, allora lo sei più del solito». Jade, premuta contro il busto di Jared, si godeva il tepore di quel contatto pensando che fosse il modo migliore di iniziare il mercoledì mattina. Le piaceva quando il cantante si prendeva cura di lei con quei piccoli gesti, riusciva a sentirsi importante per lui.
Jared le baciò la testa con fare protettivo, sospirando in maniera impercettibile alle sue parole.
Perché allora con Jade nelle vicinanze si sentiva così… normale?
Era bastata la sua vicinanza ad alleviare un po’ la pena, come se con lei nei paraggi fosse stata meno reale.
«Penso di essere un po’ stanco. O forse un po’ nostalgico» mormorò con le labbra sui capelli di lei dai riflessi ramati. «A volte capita, sono umano pure io, anche se non si direbbe».
Era un modo per ricordarlo più a se stesso che a lei, per quanto avesse il timore che Jade a volte tendesse a idealizzarlo troppo. E, doveva ammetterlo, l’idea lo atterriva, sperava che quello che le avesse mostrato fosse bastato a convincerla che lui non fosse perfetto, ma che comunque le andasse bene così come era, anche se aveva la sensazione di non essere all’altezza delle aspettative di lei.
«Sei l’anello mancante tra l’uomo e la perfezione, lo sappiamo. Te lo ripeti ogni giorno!» Lo prese in giro Jade per cercare di farlo ridere. Lo vedeva per la prima volta smarrito, e avrebbe fatto di tutto per renderlo di nuovo sereno. «Comunque ti capisco. A volte mi è mancata casa, la normalità… ma mi piace stare qui».
Strinse la maglietta di Jared nella mano che aveva appoggiato sul suo petto quasi fosse stata la timida imitazione di un abbraccio, la verità era che sapeva che prima o poi tutto quello sarebbe finito, Jade aveva soltanto paura di vederlo scomparire prima del previsto, l’idea riusciva a terrorizzarla.
Avrebbe smesso di conoscerlo, di respirarlo e di viverlo a ogni ora della giornata. Sapeva sarebbe stato impossibile dimenticarlo e far finta di non averlo mai incontrato, ma doveva farci l’abitudine, perché di lì a tre settimane sarebbe successo, la loro lontananza sarebbe diventata reale. 
«La verità è che ho paura del dopo. Dopo vuol dire aver fatto una scelta, scoprire chi è la propria anima gemella… non so se sono pronta per questo, ho come il presentimento che tutto ciò che mi riguarda sarà un enorme buco nell’acqua. Niente corrisponderà ai miei desideri».
Un dopo in cui lui non ci sarebbe stato, ecco il punto in cui i suoi sogni si sarebbero infranti, lui, ma non aveva il coraggio di dirglielo. 
Jared strinse il braccio attorno alle spalle di lei per paura di vederla cadere in pezzi e le fece tenerezza, perché riusciva a capire alla perfezione come si stava sentendo, Jade era riuscita a descrivere il senso di inquietudine che lui provava e a cui non riusciva a dare un nome.
Appoggiò la guancia sulla sua testa nel tentativo di farle capire che non voleva che se ne andasse, era una presenza preziosa da cui avrebbe fatto fatica a separarsi.
«Ma non ero io quello strano? Pensavo di dover essere la persona che aveva bisogno di sfogarsi tra noi due… per fortuna!» Aveva sentito un qualcosa di umido nell’incavo del collo all’altezza degli occhi di Jade, e si sentì in difetto. Ecco l’effetto che riusciva a farle: lui non la faceva ridere, la portava alle lacrime, e non riusciva a sopportarlo. «Comunque penso che potremo essere in due disastri, se vado avanti di questo passo…»
«Il problema, Jared, è che tu anche quando combini un casino crei arte, io no. Io porto scompiglio e, di solito, mi faccio male».
Sul fatto che portasse scompiglio Jared non aveva il minimo dubbio, perché l’aveva sperimentato sulla sua pelle. Jade aveva la stessa dolcezza di un fiore di ciliegio che abbandonava il proprio ramo per vorticare con grazia davanti gli occhi dei fortunati spettatori e giacere in mezzo ad altri come lei. Come poteva dimenticare una cosa così unica e sconvolgente? 
La sua delicatezza era così struggente da diventare la sua forza, e solo uno stupido non si sarebbe accorto di uno spettacolo simile. 
O forse solo un pazzo.
«Jade! La produzione mi ha fornito delle forbici! Vuoi venire a vedere?» Haylee la richiamò dalla balconata del piano superiore, decidendo che quei due ne avevano avuto abbastanza del loro momento intimo dato che, a suo avviso, se non avevano capito nulla in sette settimane di permanenza nella casa, di certo non potevano capire tutto in cinque minuti.
Jared guardò Jade confuso, così lei spiegò il motivo di quel richiamo: «Annah. Haylee si sta annoiando e l’ha convinta a provare un altro taglio corto, più sbarazzino di quello che ha. Si è fatta dare gli strumenti del mestiere e vuole mettersi all’opera. Io non voglio saperne niente, ma sono curiosa di vederla all’opera, giusto per capire se mi piace come taglia i capelli. Gliel’ho detto così ora mi stressa!»
«Chi sono io per trattenerti a parte il tuo cantante preferito e tuo amico?» La prese in giro con finta aria di sufficienza nel tentativo di farle pesare quella che poteva parere un’offesa.
«Sei sicuro di stare bene?» 
«Sono stato peggio, è una cosa passeggera. Me la sono cavata finora e me la caverò anche adesso, ma grazie». La tranquillizzò prima di avere la certezza che l’avrebbe lasciato in balìa dei propri pensieri, di nuovo, senza giungere a una qualche conclusione, ancora una volta.
Jade lo abbracciò gettandogli le braccia al collo per poi stampargli un bacio sulla guancia.
«Spero tu l’abbia sentito attraverso quello strato di peluche che hai in faccia». Si alzò prima di attendere risposta, ma per lei sarebbe stato difficile interpretare un silenzio simile.
Sì, l’aveva sentito. L’aveva percepito così bene da sentire male, ma non era riuscito a capire il perché.


Dopo poco era sopraggiunto il vero interesse delle sue ricerche, perché quello che lo corrodeva dentro era un dubbio: Jade era sincera con lui in ogni cosa? Jared non le si era avvicinato con le intenzioni più oneste di quel mondo, ma aveva imparato ad apprezzarla e quindi, per dimostrarle la propria gratitudine, l’aveva ripagata con la più totale sincerità; il dubbio che lei non avesse agito allo stesso modo lo dilaniava.
Purtroppo c’era un unico modo per scoprire la verità, e c’era solo una persona in grado di raccontargliela.
L’essere umano che si aggirava attorno alla piscina alla ricerca di Jade, che aveva notato sul terrazzino della camera insieme alle altre ragazze.
Scott era a sua disposizione, solo e con le difese abbassate, ma Jared era in dubbio se porgli o meno la domanda, questo perché non era sicuro di voler conoscere la verità.
«Scott, ciao. Le ragazze sono di sopra» iniziò Jared incerto, non era sicuro di come agire, né di volerlo davvero fare. «Una specie di pigiama party anticipato».
Erano le undici del mattino, ma per loro, ancora con i pigiami addosso o un abbigliamento più casalingo che da spiaggia, sembrava davvero la sera di una festa per sole donne dove gli interessi principali erano gli smalti, i capelli e i gossip.
Scott gli sorrise in segno di gratitudine. «Vedo, grazie. Meglio restarne fuori, vero?»
«Decisamente, non si sa mai dove possa finire il Tampax di riserva!» 
Gli piaceva parlare di cose da donna con una certa confidenza, erano piccole cose che aveva imparato durante la sua interpretazione di Rayon, consigli pervenuti da donne e di cui lui aveva fatto tesoro, così aveva scoperto i mille utilizzi alternativi – collegati a una vendetta – di un Tampax.
«Posso farti una domanda?»
E ancora non era sicuro di esplorare sul serio quel percorso. Si trovava bene in quella situazione e lo spaventava l’idea di dover cambiare, ma c’era quel bisogno di conoscere il più possibile il pensiero di Jade che lo tormentava e non lo faceva sentire sereno.
Scott parve sorpreso da quella domanda, ma accettò lo stesso la proposta di Jared.
«Certo! Anche se dovrei essere io a farne più di una a te. Chiederti qualche trucco da usare con le ragazze. Sei peggio di una calamita, ma non c’è bisogno che te lo dica io».
Vedeva la bellezza di Jared, solo uno particolarmente stupido e invidioso avrebbe potuto negare una cosa simile; ma era anche convinto che il cantante non sarebbe stato meno affascinante se l’aspetto fosse stato diverso e meno gradevole. Era proprio la sua persona ad attrarre tanto: i suoi modi di fare, il modo con cui si approcciava agli altri e di vivere la vita; era una cosa innata che non dipendeva dal suo aspetto fisico e nessuno avrebbe potuto levargli, anche perché aveva imparato ad affinare le proprie armi con l’esperienza, quindi risultava letale.
«È colpa soltanto dello sguardo magnetico, giuro!» Rispose Jared divertito. Scott non era male come voleva credere, e lo sapeva benissimo, ma c’erano troppi conflitti di interesse tra loro. Eppure era conscio che temerlo voleva dire che considerarlo alla propria altezza, o che lui era alla sua portata, e la cosa non gli andava proprio giù. «Volevo chiederti…»
Il momento della verità. Aveva bisogno di qualche secondo per capire se continuare o meno e, in caso, come intavolare il discorso per farsi capire senza approfondire troppo l’argomento dando modo di far intendere quanto poco sapesse e quanto invece Scott fosse avvantaggiato.
Stava per aprire bocca, incerto, ma qualcosa glielo impedì.
«Ragazzi, è ora di farsi trovare fuori di casa, dovete fare la sfida!» Uno della produzione li richiamò, all’appello mancavano solo loro e pochi altri ritardatari, dovevano dirigersi in spiaggia.
Jared, colto in contropiede, non seppe se maledire o ringraziare il tecnico per il perfetto tempismo con cui si era presentato.
Annuì in silenzio per poi tornare a fissare Scott con uno sguardo confuso.
«Ok, grazie» rispose il tatuatore con un sorriso gentile e rassicurante prima di tornare a focalizzarsi su Jared. «Dicevi?»
«No, niente di importante, meglio andare». 
Per sottolineare il concetto aveva deciso di alzarsi, così lo aspettò accanto al lettino, in piedi.
«Cosa ne dici se ne parliamo con più calma? Quando te la senti». Gli propose Scott con fare conciliante mentre iniziava a camminare al suo fianco.
Jared sorrise, in apparenza rilassato, per poi dirigersi davanti al patio della villa. «Mi sembra un’ottima idea».
Ma cosa gli era passato per la testa?


Arrivarono alla spiaggia dove c’era Ryan ad attenderli, una cerata come pavimento, otto corde appese a un’asta con dei piccoli cerchi in legno sul fondo che pendevano, e degli strani tubi sopra ognuna di esse.
«Ogni coppia dovrà appendersi a una fune. Uno di voi si dovrà avvinghiare, e il partner dovrà tenersi all’altro. Non male, vero?»
Jared, istintivamente, si portò accanto a Olivia. Aveva bisogno di evadere dalla routine della casa e ossigenare il cervello, sentiva la necessità di non pensare e buttarsi a capofitto in qualche esperienza nuova, perché le fughe d’amore offrivano sempre avventure insolite, ed era convinto che Olivia sarebbe stata la spalla perfetta per non pensare a niente e fare qualche cazzata.
«Se uno dei due molla, e quindi cade, sarete eliminati». Fino a lì era semplice, un po’ di resistenza fisica e il gioco era fatto. Peccato che tutti i ragazzi della casa fossero messi abbastanza bene a muscolatura, anche se Dylan, a causa di un incidente tempo addietro che gli aveva danneggiato il muscolo della coscia destra, avrebbe faticato molto più degli altri.
«Il partner che sceglierete sarà, ovviamente, la persona che – in caso di vittoria – verrà con voi nella cabina della verità, prestate attenzione alla vostra metà». Continuò Ryan mentre loro si mettevano insieme ancor prima di fagli finire la frase, ormai conoscevano le dinamiche del programma.
Li invitò a prendere posto e a reggersi come meglio credevano, con i ragazzi che si sperticavano in ostentazioni della loro forza. C’era chi aveva sostenuto di poter star così tutto il giorno e altri che l’avevano definito una passeggiata, cosa che fece ridere Ryan.
«Forse è giunta l’ora di fare uno step in più» disse divertito ai concorrenti. «Quindi verrete cosparsi con del lubrificante sexy per complicare un po’ le cose».
Nessuno fece in tempo a replicare o a mostrare sorpresa che vennero ricoperti da del liquido estremamente unto, cosa che rese molto più difficile rimanere aggrappati a una fune, anche se sul fondo c’era un piccolo appoggio per i piedi.
Jared, spinto dalla voglia di voler scappare dalla verità che lo stava opprimendo e non lo faceva respirare a dovere, mise da parte i propositi fatti dopo la prima puntata e mostrò la sua competitività accompagnata, dalla prestanza, sfoderando un fascio di muscoli che non aveva nulla da invidiare a quelli dei più allenati e con meno anni di lui lì dentro.
«Ricordate, solo le tre coppie che resisteranno di più vinceranno la fuga d’amore». Ricordò loro il presentatore prima di godersi la scena.
Fu così che, dopo approcci più o meno diretti, mosse esplicite, cadute e baci da vietare ai minori, sulle corde restarono Mark e Leighton, Jared e Olivia e Nick e Mia.
«Bene ragazzi, voi tre siete i vincitori di un bel giro nell’oceano per provare il paracadutismo ascensionale, dopo vi verrà offerta una cena sulla spiaggia prima di rientrare in casa. Divertitevi, noi ci vediamo sabato».
Lasciò le coppie vincitrici a festeggiare e le altre a pensare sul da farsi.
«Abbiamo vinto!» canticchiò al settimo cielo Olivia mentre si gettava al collo di Jared per baciargli appena l’angolo delle labbra.
«Per fortuna noi no» mormorò invece Jade, lasciando perplesso Scott. «Soffro il mal di mare»
Nel metterle un braccio sulle spalle per avvicinarla a sé rise divertito, in una complicità che gli altri due non sembravano ancora aver trovato.


«Sono contenta» sussurrò felice Olivia a Larissa mentre piegava le proprie cose pulite per sistemarle nei cassetti a sua disposizione. Stava approfittando del tempo dedicato di solito dai coinquilini alla palestra e alla piscina per sfruttare la calma della casa e parlare con l’amica. «Ma ora ho bisogno del tuo aiuto» 
«Io? E perché?» Larissa, seduta sul letto, ascoltava Olivia con rinnovato interesse, non capiva cosa c’entrasse lei con tutto quello.
«Devi convincere la casa a votare per un’altra coppia da mandare nella cabina della verità, non posso permettere che la maggioranza voti me e Jared». La personal stylist aveva parlato in modo risoluto, senza la minima ombra di incertezza.
Larissa non capiva il suo atteggiamento, lei avrebbe voluto vincere una sfida per correre nella cabina della verità e fare un po’ di chiarezza: non riusciva a capire se la persona per lei fosse Mark o invece si trattasse di Liam, avrebbe desiderato con tutto il cuore un aiuto per sapere di non sbagliare e rimanere coinvolta con la persona sbagliata.
Anche Haylee – appoggiata al muro della camera appena fuori dalla porta perché le serviva una maglietta asciutta – non riusciva a comprendere il ragionamento di Olivia, così decise di fermarsi lì per scoprire il più possibile.
«Vedi» cominciò con fare cospiratorio e ironico Ols, ben attenta a tenere la voce a un livello basso. «È da quando sono entrata che ho messo gli occhi su Jared, ma è dalla terza settimana che abbiamo iniziato a flirtare, ora non voglio che tutto questo tempo vada sprecato»
«Spiegati meglio. Anche perché se fossi in te arrivata a questo punto farei di tutto per finire nella cabina della verità con lui, no?» Larissa era confusa e Olivia, contenta di essere al centro dell’attenzione, era ben lieta di poterle spiegare ciò che le passava per la testa.
«No. Sai, ho grandi progetti. Jared sarebbe il salto di qualità che penso di meritare». Fece una pausa teatrale per lasciare che le sue parole venissero comprese al meglio. «È un tipo che non si fa tanti scrupoli, come abbiamo visto con Mia durante la prima settimana. Se entrassimo in cabina e scoprissimo di non essere anime gemelle, quindi, mi lascerebbe perdere nel giro di mezzo minuto, perché sono consapevole che un mese di alti e bassi, con esperienze piacevoli condivise anche con altre ragazze, non fanno testo. Non abbiamo usato la stanza del sesso, non gli ho dato nulla di memorabile o qualcosa in più rispetto alle altre».
Si fermò per mettere insieme le idee vedendo lo sguardo perso dell’altra.
«Non ti seguo»
«Se votano un’altra coppia e noi continuiamo a pensare di essere un match perfetto, senza però averne conferma, Jared si focalizzerà su di me, al massimo su quella suora mancata di Leighton, ma è l’unica possibilità che ho di tenermelo stretto e sperare che le cose tra noi continuino anche fuori». Trasse le somme mentre finiva di sistemare i propri vestiti. «Io non voglio accontentarmi dei ragazzini che hanno inserito in questo programma».
Non che le dispiacessero, ma in confronto a Jared ai suoi occhi sfiguravano.
«Beh» controbatté Larissa dopo essere arrossita. «Sono ragazzi interessanti. E sono anche belli».
La mente corse a Mark e a Liam, e i loro pensieri non la lasciarono certo indifferente. Forse non erano famosi, ma non avevano niente da invidiare a uno come Jared ai suoi occhi.
«Sì, qualcuno che si salva c’è» ammise Olivia ridendo. «Ma io voglio il meglio. E il meglio, qui dentro come fuori, è Jared. Sono entrata nel programma per avere successo, per farmi pubblicità, e Jared ha da offrirmi tutto quello che cerco, oltre a essere sistemato economicamente e a essere bello. È una persona interessante, mi piace questo suo lato. Non posso chiedere di meglio, sarei stupida a farmi sfuggire un’occasione simile».
Le sembrava il ragionamento più naturale del mondo, ogni ragazza al suo posto avrebbe agito allo stesso modo, solo che non l’avrebbero mai ammesso perché non erano arrivate fino a quel punto con Jared. Ogni persona sana di mente avrebbe fatto qualsiasi cosa per non perdere il vantaggio acquisito.
«Non vorrei sembrarti stronza, so che abbiamo legato…» Larissa si morse il labbro inferiore, in dubbio se continuare o meno. «Ma perché dovrei aiutarti?»
«Andiamo! Non lo vedi? Tu sei come me, sei destinata a grandi cose. Lascia perdere questi ragazzini. Se io stessi con Jared potrei presentarti un sacco di uomini interessanti». Olivia le si avvicinò per guardarla negli occhi e sfoderare la sua espressione più positiva e carica di aspettative, doveva convincerla. «Ti piace un attore? Te lo potrò presentare. Sei bella e intelligente, per te non sarebbe un problema farlo tuo».
Lo pensava davvero. Forse Larissa non era lungimirante come lei, ma aveva tutte le carte in tavola per sfondare. Magari, quando Olivia fosse riuscita a lanciare la sua linea di abiti, l’amica avrebbe potuto far parte del suo staff e aiutarla nell’organizzazione.
«Non so, non mi sento molto a mio agio a mentire agli altri. Ci sono in gioco anche i miei, di soldi, e la mia felicità».
L’idea la allettava, ma la realtà presentata dal gioco non era poi così brutta come la dipingeva l’altra. Ogni ragazzo lì dentro avrebbe potuto essere un degno partner, anche se lei era indecisa tra due uomini che potevano anche non essere la sua anima gemella.
«Vedi, è questo il punto: non ti sto chiedendo di mentire, ma di posticipare il momento della scelta di Jared. Non dico che non debba trovare l’anima gemella, nel caso non fossi io, ma che si interessi a me oltre il suo match perfetto». Aveva un paio di idee a riguardo, perché era abbastanza sicura di non essere la metà di Jared sulla carta, per certi versi erano troppo simili e per altri non si prendevano per nulla, non c’era la chimica che lui aveva con altre persone dentro la casa. «Questo non complica le cose al gruppo, le agevola a me».
Si fermò davanti a Larissa con le braccia incrociate per attendere la sua risposta.
«Ok». Accettò a malincuore l’amica, volendo dimostrarle che a lei ci teneva e che forse meritava un po’ di fiducia nonostante la cosa non le sembrasse corretta. «Lo farò. Ti aiuterò».
Olivia la abbracciò e la ringraziò con uno slancio di soddisfazione che non aveva mai mostrato in tutte quelle settimane di permanenza.
Haylee abbandonò tutti gli intenti di cercare una maglietta asciutta con cui coprirsi e si diresse verso le scale prima di essere scoperta. Su esse incontrò Dylan, andato a controllare che fine avesse fatto perché non tornava più, ma frenò l’entusiasmo del ragazzo sul nascere, invitandolo a fare silenzio.
«Cosa c’è?» Chiese lui sottovoce. 
«Andiamo nella stanza del sesso, ti dirò tutto, ma abbiamo bisogno di riservatezza». Haylee, senza aspettare risposta, lo trascinò nell’unica stanza con un letto matrimoniale soltanto al suo interno. Si era detta che se le due ragazze in questione li avessero sorpresi non avrebbero pensato a un ascolto involontario della loro conversazione, ma a una coppia che non vedeva l’ora di godersi un po’ la tranquillità di una casa che si era spostata all’esterno per sfruttare il caldo.
«Non c’era certo bisogno di una scusa per convincermi» rispose Dylan ridendo, ben felice di assecondare la ragazza, ma Haylee lo incenerì con lo sguardo per fargli capire che doveva davvero parlargli.
«Ok, scherzavo» disse lui nel chiudere la porta. «Ti ascolto».
Così Haylee, con un livello di voce quasi impercettibile, raccontò quello che aveva appena sentito.
«Sul serio?» Dylan non poteva credere alle sue orecchie. Capiva la strategia, ma se strettamente collegata al gioco, non per i propri fini egoistici. Non vincere era una delle opzioni dato che dipendeva da loro trovare i match perfetti, ma intralciare il programma per idee utopistiche era da sciocchi.
Sì, Dylan riteneva impossibile che fosse Olivia il match di Jared e dubitava allo stesso modo che lui potesse interessarsi a lei oltre il lato fisico. Olivia era convinta di offrire più di quanto in realtà avesse da dare, non era un biglietto da visita accattivante con cui presentarsi a qualcuno che, al contrario di lei, aveva mille talenti e conosceva tantissime cose.
«Non avrei motivo di mentire». Haylee, stremata dopo quel lungo e approfondito discorso, si sentì offesa per essere messa in dubbio con una tale facilità.
«Lo so, mi fido di te. Ma sono sconvolto, non pensavo si potesse arrivare a tanto»
«Lei può». Insistette la ragazza scansando i capelli dal viso con fare nervoso. Quella questione non le piaceva per nulla, soprattutto perché la metteva in una posizione scomoda.
«Come pensi di agire?» Dylan, conoscendo bene Haylee, l’aveva fatta sdraiare per poi coccolarla e sentire i muscoli lasciarsi andare mentre pensava al da farsi.
Solo dopo un paio di minuti si decise a parlare.
«Lo dirò a Jade. Per quanto con Jared mi trovi bene non ho un rapporto così intimo da potergli confessare una cosa simile, non mi crederebbe, penserebbe a qualche mio piano per portarlo da me, magari. Se fosse Jade a dirglielo sarebbe diverso, perché lui si fida di entrambe, ma penso che abbia una più alta considerazione di una sua amica che di una che non ha mai nascosto le proprie ambizioni riguardo al programma».
Espirò. Non era felice di coinvolgere Jade e di complicarle la vita, ma sapeva di non avere la confidenza necessaria per rivolgersi a Jared. Era conscia di doversi fare i fatti propri, eppure non era giusto che ci fosse qualcuno preso in giro in modo così plateale, soprattutto se era un uomo che meritava il meglio. Nonostante Jared fosse una persona che comunemente veniva considerata una celebrità, all’interno della casa era visto – da chi riusciva andare oltre la facciata – come un uomo interessante e dai mille talenti che, al pari loro, cercava la persona giusta per sé.
«Non so se sia la cosa giusta, ma io agirei nel tuo stesso modo». Convenne Dylan dopo averle baciato la fronte, avendo fatto un ragionamento simile a quello di lei per quanto non si fossero scambiati opinioni e conclusioni a riguardo.
«Mi aspetteranno momenti infernali, non so come potrà prenderla Jade» 
«Non sottovalutarla». La riprese lui mentre piano si lasciava andare al sonno.
«Non la sto sottovalutando, sto prendendo in considerazione il coinvolgimento che lei stessa vuole rifiutare».
Haylee chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal respiro pesante e cadenzato di lui, facendosi prendere dal sonno poco dopo.


Haylee aveva deciso di affrontare il discorso mentre le tre coppie erano in fuga d’amore, giusto per evitare la presenza di Olivia in casa e di contenere la reazione di Jade. Dopo un lungo ragionamento aveva pensato di agire la mattina nella speranza di arginare qualsiasi piano di Larissa lungo la giornata.
«Ciao» esordì Haylee raggiungendola in cucina per colazione, avevano ancora la faccia assonnata, ma i pensieri della rossa vorticavano in testa al punto da costringerla a parlare. «So che è uno dei peccati mortali parlare la mattina e pretendere risposta prima di mezzogiorno, ma appena finiamo di abbuffarci come se fosse il nostro ultimo pasto, possiamo parlare?»
Jade, visibilmente sorpresa da quelle parole sparate a raffica, alzò un sopracciglio mentre masticava un waffle. Non era da Haylee essere così loquace la mattina, era come lei e preferiva rintanarsi dietro un silenzio confuso e sacro fino alle dieci circa, momento in cui sembrava accettabile iniziare a interagire con il genere umano, quindi doveva esserci qualcosa che non andava.
«Certo, che problema c’è?» disse dopo aver deglutito di fretta il boccone. No, quella mattina non era iniziata bene per nulla.
«Mhf» rispose Haylee agitata, tanto da prendere lei stessa un pancake e non dover dare una vera risposta.«Affunto».
Era meglio riempirsi la bocca per evitare un qualsiasi dialogo preventivo, non era pronta a rovinarsi la colazione.
Dopo aver finito di mangiare si diressero in un angolo appartato della casa per poter affrontare la discussione.
«Avanti, spara. Cosa c’è che non va?» Jade non aveva perso tempo, aveva aspettato giusto il tempo di sedersi accanto all’angolo della vetrata che si affacciava sulla piscina per poterle poi rivolgere la domanda.
«Perché dovrebbe esserci qualcosa che non va?!» Anche Haylee, però, sapeva di non essere risultata convincente. 
«Ah, riprova» la ammonì l’amica con un sorriso divertito. «Magari perché hai fatto il discorso più lungo della tua vita prima di aver mangiato e assunto caffè? Senza contare che ti sei pure giustificata».
Era vero, si conoscevano da un paio di mesi scarsi, ma la frequentazione assidua a cui le aveva portate la convivenza aveva permesso loro di comprendersi a fondo e in poco tempo.
«Ok, allora vediamo di partire dall’inizio…» Aveva provato a essere specifica e sintetica, ma ogni dettaglio o frase improvvisa che riusciva a ricordare sembrava di vitale importanza per far apparire il discorso sensato e completo, così era riuscita a fare una gran confusione senza dare informazioni importanti.
«Facciamo così». La interruppe Jade, che aveva capito il discorso generale, ma doveva ancora apprendere appieno ogni sfumatura per capire l’entità del danno e farsi prendere dal panico nella giusta maniera. «Prova a essere il più sintetica possibile senza tralasciare i fatti principali»
«Ok.Tentiamoci». Haylee espirò per schiarire e racimolare le idee nella maniera più chiara possibile. «Olivia ha chiesto a Larissa di convincere la maggioranza di noi rimasti qui a votare una coppia diversa da quella formata da lei e Jared, questo perché così lui non scopre se lei è il suo match perfetto o meno, e può interessarsi a lei fino alla fine del programma,  così Olivia può sperare di farlo innamorare di lei… alla faccia del match perfetto. Ha parlato di non voler intralciare i soldi, il gioco e la vincita, ma sa benissimo che se dovesse avere Jared vincerebbe molto più di cinquantamila dollari».
Sì, era abbastanza soddisfatta di quel riassunto così asciutto e preciso.
«Che grandissima… stronza!» Non riusciva a credere che una persona, per quanto ambiziosa, potesse arrivare a tanto. Avrebbe anche avuto un termine più specifico per descriverla, ma era convinta che una simile persona non meritasse di essere rappresentata in un qualsiasi modo che riuscisse a definirla, né ci teneva ad abbassarsi al suo livello.
«Te l’ha mai detto nessuno che sei troppo buona e che per donne simili esistono termini tecnici più specifici? Alcuni lo considerano anche un lavoro… il più vecchio del mondo, per intenderci».
Haylee era divertita dalla reazione di Jade, tanto che si concesse una battuta per smorzare il peso della confessione e del suo contenuto.
«Non voglio abbassarmi al suo livello, non merita nemmeno una descrizione una simile persona». Jade scacciò il pensiero con la mano, quasi Olivia fosse nei dintorni e avesse potuto allontanarla da sé.
«Quindi cosa si fa? Come agiamo?» Haylee era curiosa di capire come avrebbe voluto agire Jade. Le lasciò il tempo di pensarci a dovere, tanto che l’altra le rispose dopo un bel po’ di minuti, tempo che le era servito per assorbire la notizia e studiare un piano di attacco.
«Beh, senza sollevare polveroni direi di sabotare le argomentazioni di Larissa e la coppia su cui punterà… noi faremo leva su Jared e Olivia». Era una delle poche cose che aveva pensato a riguardo. Neutralizzare il piano di Olivia alla base sembrava l’unica via possibile da percorrere. Se avessero reso vano l’intento della stilista non avrebbero dovuto ricorrere ad altro, e le sembrava la cosa migliore non dover per forza raccontare ciò che lei aveva progettato a tutto il gruppo e, soprattutto, a Jared.
«E per il resto?» Haylee non era soddisfatta della sua risposta, non poteva credere che Jade passasse sopra un simile atteggiamento senza pensare di agire nei confronti del suo amico all’interno della casa.
«Quale resto?»
«Jared!» rispose ovvia. «Non pensi che debba sapere che qualcuno ha tramato alle sue spalle?»
Sperava davvero che Haylee non sollevasse la questione, perché era davvero difficile pensare di intromettersi nelle scelte di una persona come Jared.
«Forse, non so. Penso anche che, però, non vorrebbe che qualcuno interferisse con la sua vita, tanto che dei vari rapporti qua dentro non parliamo mai. È l’unico argomento che non affrontiamo».
Jade era conscia che ci fosse un motivo preciso se non avevano mai parlato entrambi in modo approfondito dei rapporti lì dentro. Oltre a una specie di rispetto reciproco c’era la voglia che l’altro non si permettesse di intromettersi e dare giudizi su quello che uno aveva deciso, sapendo di incorrere in un parere che differiva dal proprio.
«Cosa vorresti dire?» 
«Penso che Jared sia grande e vaccinato, sappia bene o male di che pasta sia fatta Olivia, non è là fuori indifeso. Credo, dunque, che al momento non gli dirò nulla. Vediamo come vanno le cose dopo la cabina della verità e la serata delle coppie, poi decido cosa fare a riguardo».
Jade pensava che quella fosse la scelta migliore. Non voleva sembrargli gelosa o l’amica morbosa che si permettesse di mettere bocca su cose che non la riguardavano, Jared non era troppo permaloso, ma un simile intervento era sicura che l’avrebbe innervosito parecchio, tanto che non si sarebbe fatto molti scrupoli a metterla al proprio posto ricordandole che – dopotutto – era solo una stupida fan.
Forse era egoista, ma non voleva compromettere il proprio rapporto con Jared per via di Olivia, a modo suo l’altra avrebbe ottenuto quello che voleva, perché se Jared fosse rimasto senza appoggio nella casa avrebbe dovuto ricorrere a qualcun’altra, e Olivia sembrava più avvantaggiata di Leighton al momento.
«Secondo me sbagli».
Haylee non riusciva  a capire perché Jade fosse così restia a raccontare a Jared la verità, quando era chiaro che fosse l’unica in dovere di farlo. O, perlomeno, che avesse il legame necessario per essere presa in seria considerazione.
«Se io fossi al suo posto e mi sentissi dire certe cose non la prenderei bene, penserei che la gente non mi ritenga in grado di giudicare e che, magari, vogliano rovinarmi i piani per interesse personale. Potrebbe essere comunque una tattica. Il discorso, quindi, diventerebbe controproducente perché mi avvicinerei ancora di più alla persona interessata».
Jade era furiosa per le intenzioni di Olivia, ma era una cosa così complicata che non riusciva a capire come gestirla. Sperava inoltre che il suo piano fallisse in modo da evitare litigate inutili, perché sapeva che se Olivia fosse riuscita a passarla liscia quella settimana, la cosa le sarebbe sfuggita di mano e sarebbe intervenuta in qualche modo.
«Noi ragioniamo così perché siamo donne, lui è un uomo»
«Ma è un uomo atipico». Le ricordò Jade.
«Hai preso la tua decisione?» Haylee durante il discorso aveva elaborato una teoria a riguardo. «Non è che…» 
Si morse un labbro, timorosa di esporsi.
«Che cosa?» Jade la invitò a continuare.
«Beh… magari hai paura di perdere Jared. Magari se finissero lui e Olivia in cabina e si scoprisse che sono un match perfetto dovresti rinunciare a lui. Se, invece, ci finissero Mark e Leighton e si scopre che sono una coppia tu avresti, come dire… via libera con Scott, e lei non rientrerebbe tra le attenzioni di Jared, che dedicherebbe più attenzioni a te».
Jade cercò di mantenere l’autocontrollo. Sapeva che Haylee non voleva offenderla e difatti non era arrabbiata con lei, ma si sentiva in colpa per aver pensato anche solo per un attimo ai risvolti di quelle possibili scelte. E, doveva ammetterlo, pensare di perdere Jared la terrorizzava,  ma vedere sparire una delle ragazze che gli occupavano tempo era sembrata una scelta accettabile, salvo poi ricordarsi che stava parlando di Leigh, la ragazza con cui aveva instaurato un rapporto di amicizia oltre che con Haylee, quindi aveva scacciato i pensieri a riguardo e ragionare a mente lucida.
Si costrinse ad assumere un tono incolore e non mostrare la colpevolezza che provava davanti a quelle insinuazioni fondate, anche se di poco.
«Se devo essere sincera non avevo pensato a tutte queste implicazioni. Ho pensato come prima cosa al suo bene» disse con tono neutro per farle capire che non c’era alcuna accusa e per non mostrare quanto le sue parole avessero fatto centro in realtà. Le dispiaceva non essere sincera, ma voleva tutelarsi un minimo senza perdere la dignità agli occhi del mondo. «E poi se Leighton fosse il match di Mark, Jared si concentrerebbe su Olivia, e non penso gli gioverebbe, anche perché non credo sia il suo match. È più possibile lo sia Leigh».
Anche perché se non fosse stata Leigh la sua metà perfetta, non aveva idea di chi potesse essere. L’idea che fosse Olivia era inconcepibile ai suoi occhi.
«Non volevo giudicarti». Si scusò l’altra. «Io al tuo posto forse avrei agito come te, ma per gelosia, non per altruismo. Ti ammiro Jade, sei fantastica. La tua anima gemella sarà fortunata».
Jade sorrise, il nodo che le stringeva la gola era formato dalla codardia e dalle bugie che sembravano essersi annidate proprio lì per far sì che lei soffocasse tra le proprie colpe. La guardò con occhi lucidi e cercò di cambiare discorso.
«Facciamo così: vediamo come finisce la cerimonia di accoppiamento, poi vediamo come agire. Se il piano di Olivia va a buon fine lo sveliamo a tutti, ok? Non è giusto che la passi liscia».
Vide l’amica annuire soddisfatta del compromesso, ma Jade sperava che la gente fosse in grado di ragionare con la propria testa e di non dover ricorrere a questa mossa per arrivare alla verità, non voleva arrivare a tanto e creare tensioni in casa, né avere problemi con Jared.


Peccato che non fu così. 
Larissa era stata brava a spingere sulla coppia formata da Leighton e Mark, soprattutto perché lui sembrava confuso sulla ragazza e necessitava di chiarezza a riguardo.
Haylee e Jade ogni volta in cui sollevavano l’argomento facevano leva sull’accanimento che certi ragazzi provavano nei confronti di Jared, ma nemmeno quello sembrava fare presa, convinti ormai che lui e olivia fossero un match perfetto e non ci fosse bisogno di mandarli in cabina per confermare la cosa, un po’ come era capitato con Dylan e Haylee. Larissa era riuscita a far passare l’aspetto in secondo piano, sottolineando quanto i dubbi di Mark mettessero a repentaglio le dinamiche e le strategie del gioco, scombinando troppe coppie in un equilibrio precario.
Non erano sicure del risultato della cosa, ma Jade e Haylee avevano la sensazione di aver fallito, e la cosa venne confermata sabato sera durante la presenza di Ryan in casa, presente per annunciare la coppia da mandare nella cabina della verità, scelta che era ricaduta su Mark e Leighton.
Dopo il solito rituale si era rivelato un NO MATCH come preventivato dalle due amiche, ma il risultato non fece desistere la maggior parte della casa dal credere Olivia e Jared una coppia perfetta, lasciando le ragazze in questione e Dylan alquanto confusi.


«Gliel’ho detto anche in fuga d’amore che quella barba ormai è fuori controllo, non si capisce dove abbia la faccia». La serata era continuata tra il compiacimento di Olivia, la tensione di Larissa per i suoi sensi di colpa e lo sgomento degli unici tre che conoscevano la realtà dietro quelle reazioni.
«Ma che problema avete con la mia barba? A me piace». Jared si rivolse alla ragazza che aveva sottolineato con una certa soddisfazione il fatto che avessero instaurato un ottimo feeling e agli altri che, all’affermazione di lei, avevano annuito convinti.
«Beh, in effetti è… troppa. Sembri un amish». Leighton aveva risposto senza paura di passare per quella che sputava sentenze senza curarsi dell’effetto che avevano. La barba di Jared era esagerata ed era un peccato che si nascondesse dietro quel groviglio senza forma.
«Tu cosa ne pensi?» Si rivolse a Jade per capire il da farsi. Era da due settimane che la gente lo stressava con quella storia, voleva avere il parere di una persona a lui vicina che, di solito, lo sosteneva.
Jade ne fu stupita, non era la prima volta che cercava il suo appoggio, ma volere il suo parere in modo diretto era una novità.
«In effetti assomiglia a un nido, non è che c’è un nuovo ecosistema lì dentro? Magari c’è una piccola rondine e nemmeno te ne sei accorto. Per fortuna sei ambasciatore del WWF!» Lo prese in giro per sdrammatizzare.
«Dici che dovrei tagliarla?» Era la prima volta che chiedeva il parere di qualcuno, soprattutto quello specifico di Jade, come se la sua decisione potesse influire sulla scelta.
Si sentiva potente per la prima volta nei confronti di Jared ed era una sensazione strana, perché di solito era sempre stato il contrario, era lui a esercitare il proprio fascino su di lei. C’era qualcosa di diverso in quella situazione che la faceva sentire confusa. 
«A me piace la barba, ma più corta. Io ti consiglierei di accorciarla di un bel po’». Ricordava il periodo dei vari awards all’inizio dell’anno e aveva amato quel look, specialmente quello sfoggiato agli Independent. Lei lo preferiva così. Aveva un debole per la barba, ma quella dalla parvenza sfatta di sette od otto giorni, non di mesi.
Jared sembrava pensare su come agire, prima di rivolgerle di nuovo parola.
«Ti va di darmi una mano?»
Lei spalancò gli occhi già grandi, e così fecero gli altri presenti. Perché tra tutti proprio lei?
Sapeva che era una questione di fiducia, ma era la prima volta che si affidava a Jade in modo così esplicito e totalizzante, e la fece sentire spaesata.
Annuì senza ricorrere alla voce, ancora con l’espressione spaurita, per il terrore che tutto potesse finire.
Jared le porse una mano e lei la prese, prima di guidarla verso il bagno.
Leighton fece una battuta a Jade seguita poi a ruota da Scott, cosa che la fece ridere di cuore, e Jared si rabbuiò un poco, aumentando la velocità con cui attraversarono la casa fino al piano superiore.
C’era qualcosa di strano nel sorriso di Jade che lo rendeva imperfetto ma unico, tanto che durante il tragitto si ritrovò a guardarla di soppiatto nel tentativo di non essere visto.
Jade stessa non era perfetta, ma il suo modo di sorridere aveva un qualcosa di rassicurante che riusciva a mettere a proprio agio senza che la gente se ne accorgesse, ed era così anche per lui, si sentiva capito con un solo gesto. Era una bella sensazione.
Il suono che emetteva – composto ma comunque cristallino, tanto che arrivava più a fondo di quanto Jade pensasse – era una musica che Jared non era in grado di riprodurre, era una melodia così intima a cui non sarebbe riuscito a dar voce, nonostante l’avesse cercata per una vita intera; la musicalità che aveva sempre in testa e che non riusciva mai a tradurre in suono.
Si era rabbuiato perché ancora una volta non era lui il fautore di quel gesto così rigenerante e liberatorio per Jade, lui riusciva solo a farla piangere, a deluderla e a farla preoccupare. 
Ascoltare per l’ennesima volta la risata di Jade gli aveva aperto gli occhi: l’aveva sentita ridere tante volte, ma a suscitarla non era mai stato lui, quasi sempre Scott. La constatazione lo tramortì. Voleva essere anche lui partecipe di quella felicità, far parte delle cose positive di lei come Jade faceva parte delle proprie, non voleva essere uno qualsiasi per lei.
Arrivarono in bagno dove, turbato, armeggiò con il rasoio elettrico e poi si sedette sulla tazza per permetterle di lavorare su di sé nel miglior modo possibile. Forse non la faceva ridere, ma era stato felice di proporle una simile cosa, Jade avrebbe capito fino a che punto si fidava di lei, che gli si mise davanti per iniziare ad accorciare la barba con difficoltà perché aveva sempre i capelli davanti agli occhi.
Esasperata, porse la macchinetta a Jared e prese il laccio dei capelli che portava al polso per farsi uno chignon sulla testa. Libera da ogni intralcio riprese il rasoio e iniziò il proprio lavoro con attenzione e timore mentre lei e Jared parlavano di ogni argomento che passasse loro per la mente, quasi fossero rintanati nel loro posto segreto al limitare del giardino.
Era bello passare il tempo così, in due, senza preoccuparsi di essere sempre all’altezza. Era tutto spontaneo e non si sentivano giudicati. Jared si sentiva solo un uomo e Jade solo una ragazza, non il cantante e la fan, oppure gli amici. Era un clima rilassato che li spingeva con i visi vicini mentre si scambiavano pareri e battute.
«Finalmente si vede il bel visino che tenevi nascosto lì sotto» disse Jade, soddisfatta del proprio lavoro dato che sembrava uniforme e ben fatto. Poi si accorse di ciò che aveva detto e si mise una mano sulla bocca spalancata per la gaffe. Era arrossita quasi fosse stato un segreto inconfessabile.
Jared la guardò con un sopracciglio alzato e un’espressione sfrontata. Sapeva di essere bello, ma sentirselo dire da una persona così parca in fatto di complimenti come Jade era una bella soddisfazione.
«Ho un bel viso?!»
«Beh, penso che tu sia al corrente della cosa». Cercò di salvarsi con una frase di circostanza e un tono insofferente, ma non era abile come Jared a uscire facilmente da ogni situazione, le mancava l’esperienza.
Jared si stupì. Le sorrise e, per la prima volta, pensò a quanto fosse bello instaurare un feeling diverso con Jade, quasi la vedesse davvero soltanto in quel momento.
Aveva quel modo di chiudersi in se stessa che gli faceva capire quanto si sentisse fuori posto, come se non fosse all’altezza, ma Jade era bella e non aveva nulla da invidiare a lui o a qualche altra ragazza della casa. Jared capì che gran parte del problema l’aveva creato lui e si dispiacque per essere, ancora una volta, fonte della sofferenza di lei.
Con Jade sembrava in grado di non combinarne una giusta, e non era da lui sbagliare con le donne. Riusciva sempre a spiazzarlo.
«Ma mi piace sentirmelo dire». Da te, pensò poi. Si alzò per guardarsi allo specchio e controllare le guance, ben sfoltite rispetto a prima, e la fissò tramite lo specchio. «Dunque, è così?»
Era impossibile sfuggire a quello sguardo, anche se racchiuso in un riflesso. Gli occhi di Jared erano diretti e in grado di disarmare chiunque, soprattutto una persona che si presentava già arresa e senza armi per contrastarlo. Era mancanza di paura nei confronti di Jared quella, perché solo una persona che si fidava di lui si sarebbe esposta a quel modo, e lo sapevano entrambi.
Una fiducia che dopo settimane sembrava totalmente ricambiata.
«Sì Jared, hai un bel viso e non solo. Ma la barba era esagerata. Tra quella e i capelli davanti alla faccia era veramente impossibile scorgerlo e accorgersene». Sospirò Jade dopo qualche istante di silenzio, come se quell’ammissione le fosse costata più del dovuto. Non le piaceva esternare quello che pensava su Jared, aveva paura di dire qualcosa di sbagliato o di fraintendibile. «Dovresti tenerli legati più spesso, stai molto bene e ti valorizza».
Era un peccato che Jared si ostinasse a coprire il volto in quel modo, era così luminoso quando si mostrava in maniera naturale. Bastava solo accorciare la barba, ma Jade – non contenta di quella nuova soluzione – aveva proposto una cosa in più perché sapeva quanto osservarlo non sarebbe mai stato abbastanza per un occhio femminile, e approfittarne era la soluzione migliore.
Ma Jared era distratto da altro al momento.
E non solo.
Perché Jade sembrava essere l’unica a rendersi conto che di Jared c’era ben altro oltre l’aspetto o ciò che mostrava come attore e cantante. Era un uomo con tanti pregi quanti difetti, eppure Jade non sembrava spaventata dalla sua complessità, era come se l’avesse scoperto e accettato così com’era, e Jared non ci era davvero abituato.
Jade era libera di essere se stessa al di fuori di ogni strategia, preconcetto o idealizzazione, al contrario di Jared, perché la gente aveva delle aspettative su di lui e in qualche modo il cantante si sentiva in dovere di rispettarle, senza comunque tradirsi. Un dare ciò che volevano fino al punto in cui lui era davvero così, un compromesso accettabile per risultare trasparente e convincente. Jade invece se ne fregava di compiacere gli altri, e lui adorava quel suo lato che aveva imparato a conoscere durante la permanenza nel programma. Lei riusciva a tirare fuori il meglio di lui, la sua parte più normale che lo rappresentava, che corrispondeva a quella più creativa che lo definiva davvero.
Era riuscita a incastrare ogni suo pezzo senza che Jared se ne rendesse conto. 
In silenzio era davvero grato a Jade per quella cosa, sapeva che li avrebbe uniti ben oltre il programma in un modo che gli altri lì dentro non avrebbero potuto mai comprendere.
«Tu invece dovresti lasciarli sciolti». Le disse dopo essersi ripreso dai propri pensieri, con voce roca e strascicata, quasi fosse stato strappato dal sonno. Per sottolineare il concetto le levò il laccio attorno allo chignon e una cascata castana ricadde sulle spalle. «Sei più… te stessa con i capelli liberi di andare dove preferiscono. Hai un fascino particolare».
Jade divenne rossa. Jared qualche settimana prima aveva parlato dei suoi capelli, una fissazione, ma ora era tutto diverso. Non avrebbe saputo dire perché, ma lo sentiva, lo percepiva. Jared non voleva essere pericoloso, solo se stesso. Aveva abbandonato quella sfumatura maliziosa a discapito di un tono più dolce e difficoltoso da affrontare per entrambi, sembrava quasi volesse aprirsi e mostrarsi per come era davvero, svelando anche le proprie debolezze.
C’era la voglia di piacere proprio per i difetti che uno portava con sé più che per i pregi che dovevano distrarre gli altri.
«Grazie». Jade aveva deciso di essere essenziale come quel momento per non rovinare l’atmosfera così diversa che si era creata tra loro. 
«Amo i tuoi capelli». Jared sembrava incapace di controllarsi. Voleva rendere Jade partecipe dei propri pensieri per farle capire quanto facesse parte di tutto quello, di lui, anche se nemmeno lui riusciva a capire quanto e in che modo. «È come se, in un certo senso, facessero parte di te».
La mano destra aveva iniziato a giocare con il laccio che le aveva rubato, mentre con la sinistra continuava a torturarle le punte, attorcigliando le lunghezze attorno all’indice e a volte pettinandoli con le dita.
Un sorriso indifeso non abbandonò mai le sue labbra, come se fosse stato uno stimolo involontario della situazione, di loro, così al di fuori da ogni contesto.
«È una cosa che ci accomuna». Jared alzò un solo angolo della bocca, quasi le avesse rivelato un segreto.
Salì ad accarezzarle le guance accaldate prima sospirare e fermare quella tortura per entrambi. 
«Penso che seguirò il tuo consiglio». E così dicendo si legò i capelli con l’elastico di lei in una crocchia disordinata. «Grazie per avermi saputo aiutare».
Non era stato del tutto sincero, perché stava per uscire da quel bagno più confuso di prima e impaurito dal potere che, involontariamente, Jade aveva su di lui. In qualche modo gli era stata comunque utile, anche se non era stata chiara. Non che se lo aspettasse, dato che era lui quello smarrito. 
«Mi piace aprirti gli occhi su ciò che non hai saputo vedere». 
Jade accennò un sorriso e tentò di inghiottire il nodo alla gola, il pianto strozzato di chi forse aveva detto troppo dopo settimane passate a cercare di non sbagliare mai.
Non aspettò risposta e uscì dal bagno come se niente fosse, facendo finta di non aver visto un cambiamento in Jared, né tantomeno di essersi mostrata per quella che era davvero.


Jade, dopo quell’episodio, era arrivata alla cerimonia di accoppiamento senza dare più credito a nessuno nella giornata di domenica. Aveva evitato volontariamente Jared perché temeva potesse tornare sull’argomento e volere chiarimenti, ed era girata alla larga anche da Scott, lasciandogli il tempo di approfondire il rapporto con Leighton. Lei aveva bisogno di quell’ultima e di Haylee, di una compagnia femminile che non le facesse pensare al motivo per cui si era chiusa in casa. Era sempre più convinta che l’amore non facesse per lei, aveva bisogno di una pausa.
Si era decisa a tirarsi a lucido per sé stessa e non per qualcuno in particolare in casa, così aveva infilato una tuta elegante intera che lasciava la schiena scoperta, accompagnata da sandali dalla fantasia floreale. Voleva sentirsi donna e l’effetto era riuscito dato che aveva catalizzato su di sé gran parte delle attenzioni.
Ryan aveva fatto accomodare le ragazze sui divanetti insieme alle coppie perfette e gli uomini in piedi, pronti per essere chiamati a scegliere la propria anima gemella della serata.
A iniziare era stato Nick che, abbastanza sicuro, aveva chiamato Mia. Dopo l’interesse iniziale della ragazza per Jared sembrava aver accettato di buon grado le attenzioni del primo, e sembravano aver trovato una certa solidità.
Simon scelse Jade, condizionato da un discorso precedente fatto con Drew che, con molto raziocinio, aveva insinuato il dubbio che magari la seconda coppia giusta della prima puntata potessero essere loro e non Dylan e Haylee, che vennero dopo di loro.
Liam chiamò Taylor, Scott si accaparrò Leighton per fare uno sgarbo a Jared, il quale scelse di nuovo Olivia, anche se tutti sapevano quanto volesse dare un’opportunità all’altra.
Mark scelse Larissa e infine Drew rimase con Dakota. Una cerimonia che era corsa tra una scelta e l’altra nonostante le sorprese di alcuni del gruppo, cosa che non li scoraggiò. Erano positivi e sicuri di potercela fare, quello era materiale su cui lavorare in futuro.
Le luci dello studio si spensero per lasciare posto a quelle dei fari che si proiettavano nella notte mentre Ryan parlava per introdurre il momento.
Due fasci si accesero subito a causa dei due match perfetti che avevano trovato nel corso delle settimane precedenti, portando così i ragazzi a invocare il terzo, che non tardò ad arrivare.
Esultarono contenti per poi iniziare a chiamare il quarto, pronto a illuminarsi e a non deludere le lo speranze.
I concorrenti impazzirono nel vedere le luci che si illuminavano, cominciavano a credere davvero di essere sulla strada giusta, tanto che un quinto fascio si stagliò nel cielo giamaicano e li fece esplodere di gioia, salvo riportarli alla realtà subito dopo, quando le luci si riaccesero in studio mentre i fasci si spegnevano.
Un coro indignato e contrariato si sollevò dal gruppo di ragazzi coinvolti, certi che potessero essere di più le coppie azzeccate.
«Ancora cinque coppie e avete ancora tre tentativi a disposizione. Difficile, ma ce la potete fare, avete i mezzi su cui lavorare. Aggiustate il tiro e il milione di dollari è vostro». Riassunse Ryan per dare loro un po’ di fiducia. Non era il momento di mollare, bastava davvero poco per sistemare la situazione.
Li guardò rientrare in casa e si domandò cosa sarebbe successo, era sicuro che la gioia dimostrata poco prima sarebbe durata poco, qualcuno aveva urgenza di dire qualcosa al gruppo, e il suo camminare concitato in testa alla fila di rientro in casa non lasciava presagire nulla di buono.


 

*



«Quella tr…» Esordì Vicki rossa in volto e concitata.
«Ah». La ammonì Tomo con un dito, frenando il turpiloquio imminente.
«Quella put…» Ci riprovò lei con scarsi risultati.
«Ah ah». Il marito ci provava gusto a intercettare ogni becero tentativo di lei per dare sfogo alla propria indignazione.
«Quella zoccola!» Finì Vicki sovrastando l’ennesimo avvertimento di lui, stufa di doversi contenere quando sentiva di dover dire come stavano le cose.
Ora si sentiva meglio.
«Vicki!» Tomo finse di essere oltraggiato da quel linguaggio, ma la verità era che vedere la moglie così indignata lo divertita. In effetti anche lui era scioccato e perplesso per il comportamento di Olivia, ma doveva dire che la componente femminile di Vicki rendeva le reazioni esagerate e, quindi, ridicole.
Si divertiva un mondo a prenderla in giro.
«Oh andiamo Tomo, non mi sono risparmiata nemmeno con la ragazza di Shannon, non vedo perché trattenermi con un elemento simile» rispose indicando la televisione mentre passavano i titoli di coda del programma. «Non la sto insultando, la sto solo definendo!»
«Lo sai che non mi è mai piaciuto che ti rivolgessi a Kirstina in quei termini». Non era carino etichettare una ragazza solo per come si poneva, anche se, doveva ammetterlo, era difficile dare credito a Kirstina visti i suoi comportamenti nei riguardi di Shannon. Per quanto l’amico non volesse un legame definitivo meritava di sicuro di meglio.
Era sì una bella ragazza, ma altamente costruita. Shannon meritava qualcuna di più semplice, una donna che si dedicasse a lui perché le piaceva la persona con cui aveva a che fare, non che badasse alla posizione che Shannon ricopriva nel mondo. L’esatto l’opposto di quello che era Kirstina.
«Ma anche tu sai quanto sia vero!» Lo riprese Vicki quasi gli avesse letto nel pensiero.
«Tra l’altro, settimana scorsa Shannon l’ha lasciata». Le diede la notizia come se nulla fosse, mentre scriveva ai fratelli per organizzare una cena di famiglia.
«Davvero?» Vicki scosse la testa, sbalordita. Poi assimilò del tutto la notizia, e si girò verso il marito con gli occhi fuori dalle orbite. «Cioè, cosa? Vuoi dirmi che ha piantato Kirstina e tu non me l’hai detto?!» 
Non poteva crederci. Aspettava quel momento più di Constance e Tomo non le diceva nulla?
«Scusa, mi sono dimenticato». Minimizzò lui, imperterrito a scrivere messaggi sul touchscreen e parlare con la propria famiglia.
«Mi sono dimenticato un paio di palle! È una cosa importante». Vicki stava perdendo la testa. Tra la puntata e la notizia si sentiva sovraccarica di informazioni.
«Ah sì? E io che pensavo fossero fatti suoi». La prese in giro il marito.
«Lo sarebbero se non riguardasse Shannon. Insomma, per la prima volta ha dimostrato di avere una maturità consona alla sua età e tu non mi dici nulla? Come minimo dobbiamo festeggiare!»
Ok, forse era un po’ esagerata, ma la cosa non poteva passare senza che nessuno facesse qualcosa a riguardo.
«E come?» Tomo la guardò stranito, sua moglie sembrava posseduta da un’eccitazione fuori dal normale, ma sapeva che era l’effetto del gossip su una donna e nemmeno Vicki ne era immune.
«Non lo so…» Minimizzò lei con un gesto ampio della mano. «Una torta gelato, un nuovo cucciolo di cane»
«E io che speravo di festeggiare in puro Shannon style per onorare la sua memoria!» Rise Tomo nel tentativo di distrarla da quella conversazione assurda.
«Come funzionerebbero questi festeggiamenti?» Sembrava interessata.
«Sesso finché non cede ogni muscolo di tua conoscenza. E non». Alzò solo un angolo della bocca. Non voleva essere malizioso, ma il pensiero di una simile attività lo deliziò e non poco. Aveva risposto per gioco, ma l’idea non era poi così malvagia, era sicuro che l’amico interessato avrebbe gradito quel modo di rendergli omaggio.
Eppure Vicki non sembrava dello stesso avviso.
«Beh, avrebbe avuto senso, ma tu non mi hai dato una notizia simile, quindi niente sesso». Poggiò i piedi contro la coscia del marito per spingerlo ad alzarsi dal divano, cosa che avvenne dopo che ogni resistenza di lui si era dimostrata vana. «Sciò, ora vai a prendere la vaschetta di gelato nel freezer. Scegli il gusto che più ti aggrada, è il massimo che stasera ti posso concedere».
Tomo si avviò verso la cucina borbottando qualcosa per poi elaborare un piano d’attacco. Il gelato sarebbe stata la sua arma di riconquista.


 

*



«Mio Dio, non pensavo che la gente potesse arrivare a tanto!» Constance era oltre l’indignazione, questo perché era veramente sconvolta dall’atteggiamento di Olivia. Era squallido che usasse il figlio in quel modo e non riusciva a capire come potesse sostenere, in poche parole, di provare un interesse sincero quando in realtà era pura convenienza. Sapeva quanto Jared potesse essere bello, ma era molto di più oltre il suo aspetto, e una persona che non se ne rendeva conto non meritava niente da lui.
Ecco perché ce l’aveva sempre avuta con Kirstina, le aveva dato la stessa impressione. Peccato che a confronto sembrasse una ragazza perdutamente innamorata e devota.
«Il brutto è che ci siamo abituati». Shannon sospirò dopo averle risposto. Capitava spesso che la gente si avvicinasse loro per trarne un qualsiasi vantaggio, come pubblicità, fama o qualche beneficio che nemmeno riuscivano a percepire, ma avevano imparato anche a difendersi, o così credeva.
Kirstina aveva cercato pubblicità, ma poi la relazione sembrava essere andata oltre. Nel momento in cui si era reso conto del contrario aveva deciso di troncare tutto.
Ma a renderlo pensieroso era stato l’ultimo atteggiamento di Jared nei confronti di Jade. Si era comportato con delicatezza, quasi si fosse accorto di quanto preziosa potesse essere la persona che aveva davanti. Di solito era malizioso e strafottente, invece era stato spontaneo e quasi remissivo, per colpire e piacere e non per giocare. Se agiva così doveva avere un certo interesse in ciò che Jade gli mostrava, ma era difficile da ammettere anche per lui, perché odiava confessare di aver dato giudizi sbagliati. Detestava quando il suo sesto senso gli faceva fare errori di valutazione.
«Puoi dirci giuro». Constance rispose con la testa alla ragazza del figlio, pensando che i fratelli in quel momento si trovassero in una situazione più simile di quanto avesse immaginato. Poi si rese conto di quanto fosse stata esplicita e decise di fare un passo indietro, non voleva irritarlo. «Scusa, non volevo. Sono stata inopportuna».
Shannon annuì senza alzare lo sguardo dal cellulare, stava sentendo Wayne e Travis per mettersi d’accordo per vari incontri: uno di piacere e uno di lavoro.
«L’ho lasciata» disse senza staccare gli occhi dallo schermo mentre schiacciava le lettere con decisione.
«Cosa?» Constance si girò di scatto verso di lui, scioccata dalla notizia.
Doveva aver sentito male, per forza.
«Settimana scorsa. Non aveva più senso che stessimo insieme». Non aveva il coraggio di guardarla in faccia, non se la sentiva di essere giudicato dalla madre né di vedere sul volto l’espressione compiaciuta di chi sapeva già come sarebbe andata a finire
«Spero non sia per colpa mia. Voglio solo la tua felicità». Ne era convinta. Per quanto non la amasse per niente, non voleva che Shannon mettesse fine alla relazione per il capriccio di una non più giovane donna. Non voleva certo intromettersi nelle scelte del figlio, soprattutto se lo rendevano felice.
«E io me la sono presa. L’ho fatto perché lo sentivo, non era un obbligo nei tuoi confronti». Incrociò lo sguardo con quello della madre e vide soltanto moltissima preoccupazione, cosa che lo spiazzò. Niente soddisfazione, niente malizia o sguardi che significavano “Te l’avevo detto. Lo sapevo”, solo preoccupazione per lui nella speranza che avesse fatto la cosa giusta. Si sentì stupido per aver temuto il giudizio dell’unica donna in grado di amarlo in ogni situazione, senza mai criticarlo.
«Sei sicuro?» Constance si morse un labbro nel timore di essere parte integrante della scelta.
«Certo. L’ho fatto per me» rispose lui prima di metterle un braccio dietro le spalle per abbracciarla. «E per non rovinarmi troppo la piazza, come potevo perdermi oltre tutte le occasioni là fuori?»
Constance alzò gli occhi al cielo ma era soddisfatta, vedeva in Shannon una pace che prima non aveva affatto. Era sereno, non lo sembrava soltanto.
«E poi era giusto che in famiglia ci fosse un’arrivista soltanto, no? Fuori Kirstina dentro Olivia». La prese in giro indicando lo schermo.
«Ti prego, non dirlo due volte. Smetto di preoccuparmi per un figlio e devo iniziare a farlo con l’altro!» Ridacchiò più leggera sulla spalla di lui.
«È il peso di una mamma che ha due figli maledettamente belli» 
«E modesti». Concluse la madre tra le risate generali, pensando che Jared avrebbe avuto un modo per uscirne velocemente, e sperava che Jade fosse una parte importante del tutto.
«Soprattutto».





 
Eccomi people!
Vi sono mancata? *schiva i pomodori*
In realtà non ho finito il 9, ma sono a buon punto e conto di riprenderlo appena avrò finito di guardare la 5x08 che ho caricato prima di rispondere alle recensioni. Sono brava, no?
Ma veniamo a questo capitolo...
Cosa ne pensate? Vi aspettavate un simile risvolto? Ecco, da tutta la questione si svilupperanno i fatti del capitolo 8 e 9, per quello volevo pubblicarli con una certa frequenza.
Come vedete Jared ha trovato il modo di scoprire la verità sulla risposta di Jade, ma all'ultimo si è tirato indietro, capendo che non sarebbe stato giusto. Cosa pensate a riguardo?
PS: I gusti di Jade, specialmente quando parla di Jared agli Independent Awards, sono i miei gusti... Ho un debole per Jared con quel look, devo divulgare il verbo e ficcare la cosa in ogni posto che mi capiti a tiro.
So che ci sono pochi momenti tra Jade e Jared, ma recupereremo con il capitolo 8, ve lo prometto.
Però, c'è un però... avete notato che qualcosa in lui, o in tutti e due, sta cambiando?
Ricordate inoltre un paio di cose se volete venire a cercarmi a casa, ovvero:
a) siamo solo all'inizio
b) mi volete bene (?) almeno quanto io ne voglio a voi, e che se mi ammazzate non saprete come finirà la storia.
In effetti la pausa è servita non per scrivere i capitoli, ma per costruirmi una trincea. Per settimana prossima ho preparato il un nascondiglio, per il nove passo al bunker.
Detto questo mi ritiro e vi saluto, ringraziandovi per l'affetto che provate per la storia e i personaggi, sono contentissima :3
Vi lascio il link al gruppo per info e aggiornamenti: Love Doses.
A lunedì, Xo, Cris.
   
 
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