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Autore: Nuel    01/06/2015    4 recensioni
Morte, lo spartiacque tra chi rimane e chi va oltre.
→ Gli episodi della raccolta sono indipendenti l'uno dall'altro e non seguono un ordine cronologico.
♣ "Daphne camminava a piedi scalzi tra le stelle" si è classificata seconda al contest "A couple, a situation" indetto da Elisaherm sul forum di EFP.
♣ "Comitato d'Accoglienza per Defunti" si è classificata prima al "King's Cross~Flash Contest" indetto da Sarah.H sul forum di EFP.
♣ "Refrain dell'edera rossa" si è classificata quarta al contest "Age gap" indetto da Matilde di Shabran sul forum di EFP.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Questa fanfiction si è classificata seconda al contest "A couple, a situation" indetto da Elisaherm sul forum di EFP.
La coppia scelta è: Daphne x Blaise
Le situazioni scelte sono:

26. La storia è quasi del tutto ambientata in un sogno/incubo/illusione. 

7. Lui si dichiara, ma lei è presa di sprovvista e non sapendo come reagire scappa. 

Rating: arancione

Genere: Angst, Horror

Note: AU/What if?
 
 
Daphne camminava a piedi scalzi tra le stelle


Il cielo sottosopra s'illuminava dopo ogni tuono. Le stelle scappate s'erano rifugiate a terra, diventando fate e lingue di fuoco agitate dal vento.
    Le fronde si disperavano, i capelli vorticavano impazziti mentre rideva, voltandosi indietro.
    Nessuno l'inseguiva.
    Camminava in punta di piedi; il vento voleva farle smarrire la strada. Invero, Daphne ricordava e non ricordava dove fosse la casetta in cui Blaise l'aspettava da un tempo indefinito.
    Quella mattina o forse quella prima, aveva sentito dire che era già trascorso un anno.  Doveva sbrigarsi, perché Blaise aveva detto che l'avrebbe aspettata fino al tramonto, ma lei sapeva che aveva atteso tre giorni. Immaginava stesse preparando il tè, frattanto, anche senza tazzine per servirlo.
    Iniziavano a cadere gocce di pioggia bollente e densa, le sentiva sulle braccia e sotto i piedi. Sollevò lo sguardo al cielo, correndo alla cieca, pestando fiammelle, scottando le piante dei piedi, riempiendosi di cera.
    Le fate avevano ali consumate, pungenti come aghi e filo spinato.
    «Blaise!» chiamò con voce cantilenante, da sposa, da bambina. Il fragore d'un tuono la zittì e l'attimo dopo un lampo illuminò la dimora senza tempo. Una parte di lei ricordava che il lampo avrebbe dovuto precedere il tuono, ma era quella parte che ormai taceva.
    Quella mattina era uscita quando faceva ancora buio. Intorno a lei cavallette verdi con cui aveva diviso i banchi di scuola lasciavano il castello prima che cominciasse lo scontro.
    Pansy aveva detto qualcosa.
    Grosse rane le aspettavano per banchettare con loro e lei s'era fermata per guardare indietro.
    Quella mattina o forse quella prima, Blaise le aveva chiesto qualcosa: «Quando avremo finito la scuola, vuoi sposarmi, Daphne?», ma se n'era scordata. Ricordava, però, di essere scappata.
    Poco prima che la battaglia iniziasse o poco dopo, aveva ricordato di dovergli rispondere: avrebbe voluto dirgli mille volte sì. Perciò doveva trovarlo, anche se Hogwarts si sbriciolava mentre stelle cadenti volavano sulle loro teste, verdi Avada Kedavra.
    Era stato allora che il cielo aveva cominciato a cadere.
    Aveva sentito la voce di Blaise, braccia che la circondavano e la sollevavano da terra.
    Anche lei aveva cominciato a cadere.
    Le braccia di Blaise erano diventate rigide e fredde e le era mancato il respiro quando lui aveva smesso di respirare. Invero, lei respirava ancora, piano piano, per non farsi sentire.
    Poi era arrivata quella mattina o forse quella prima, il rumore di ossa infrante somigliava a quello di alberi divelti e lei era fata, fiamma e stella caduta.
    Aveva infine raggiunto il bosco di due cipressi. Ondeggiavano le cime al suono del vento: falangi martellanti sulle tegole e affilare d'una falce. Sperava d'essere puntuale per il tè.
    «Blaise?» chiamò, attraversando la trama intessuta dai ragni per donarle un velo da sposa.
    La polvere giaceva tra fiori marciti e legno scomposto donde occhieggiava lo sposo. Scure ossa sporgevano come rami spezzati e Daphne gli s'inginocchiò accanto, stringendo nella mano il radio esposto.
    «Scusa il ritardo, Blaise. Sapevo che mi avresti aspettato». Ricambiò il sorriso di denti bianchi che illuminava il cranio.
    Quella mattina o forse quella dopo, qualcuno sarebbe andato a prenderla di nuovo.
    
[Parole: 500]
 

_____†_____



Note:
- il “tempo”, nella storia, sembra andare a ritroso (prima il tuono e poi il lampo; prima la sposa e poi la bambina), come è invertito il cielo: durante il temporale le stelle sono coperte dalle nubi, ma Daphne cammina “tra le stelle cadute”, ovvero i lumini accesi del cimitero.
I termini temporali “Quella mattina o forse quella prima”;  “Quella mattina”; “Quella mattina o forse quella dopo” indicano tre momenti distinti: il primo si riferisce ad un indistinto passato in cui si svolgono le regolari attività scolastiche e Blaise chiede a Daphne di sposarlo.
Il secondo, invece, è un momento preciso: il giorno della battaglia di Hogwarts. In quel giorno Pansy ha detto qualcosa, che però Daphne non ricorda, mentre ricorda cosa le ha detto Blaise, i Serpeverde, le cavallette, hanno lasciato la scuola e lei si è fermata per cercare Blaise e rispondergli. In quel momento il tempo di Daphne si ferma e, in una sorta di delirio oniroide comincia a scorrere al contrario.
Il terzo momento è quello in cui si svolge la storia: la mattina (o la sera) in cui lei è uscita per recarsi nel cimitero. Nel momento in cui si ricongiunge a Blaise il tempo riprende a scorrere in avanti, verso un futuro in cui qualcuno di indistinto, in quanto privo di importanza nel suo delirio, verrà a prenderla per ricondurla a casa.
- “Blaise aveva detto che l'avrebbe aspettata fino al tramonto, ma lei sapeva che aveva atteso tre giorni”: le parole di Blaise si scontrano con il rito della veglia che, nella tradizioni cattolica, dura tre giorni.
- “Immaginava stesse preparando il tè, frattanto, anche senza tazzine per servirlo”: i morti che banchettano sono un'immagine cultuale comune a molte tradizioni antiche, ma altrettanto comune è quella del defunto che agogna il cibo dei vivi e che non può più consumare, per questo il tè, tipicamente inglese, viene preparato, anche se non può essere bevuto.
- Cavallette verdi e grosse rane: gli studenti Serpeverde che vennero fatti uscire dal castello prima dello scontro, giovani e quindi agili e scattanti come cavallette, che però sono cibo per le rane, i genitori Mangiamorte che sono pronti a sacrificare anche i figli per i propri scopi.
- “il rumore di ossa infrante somigliava a quello di alberi divelti”: le braccia di Blaise erano diventate rigide, Daphne associa lo scricchiolio degli arti che i suoi soccorritori devono aver forzato per liberarla dall'abbraccio al rumore degli alberi sradicati nella notte dai giganti.
- “il bosco di due cipressi”: due alberi non fanno un bosco, ma possono essere piantati davanti ad una casetta mortuaria (la “dimora senza tempo”, poiché eterna); i cipressi fanno parte dell'iconografia tradizionale del cimitero.
- “falangi martellanti sulle tegole e affilare d'una falce”: la pioggia diventa il tamburellare delle dita e il vento sibila sinistro come il suono della falce della Morte.
- il radio: osso dell'avambraccio.

Questa è la mia prima flash fic... ho scritto in modo molto diverso da quello a cui sono abituata e quindi... consideratelo un esperiemento! ^^ Se trovate che sia riuscito, seguitemi sulla mia pagina FB! ^^
   
 
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