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Autore: Meahb    07/01/2009    3 recensioni
Fino a che punto si spinge l’amicizia? Qual è la linea di confine tra amicizia e amore? E cosa succede quando il destino è convinto che due persone sono destinate a stare insieme, costi quel che costi?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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comeaway14

COME AWAY WITH ME


“Come away with me and we'll kiss
On a mountaintop
Come away with me
And I'll never stop loving you”
Norah Jones, ‘Come away with me’






Claire Colburn.
Ecco cosa aveva pensato, appena chiusa la comunicazione con Bee.
Claire Colburn.
Ed aveva combattuto contro l’esigenza di correre per le scale, infilarsi in macchina e guidare fino a casa sua.
Si era seduto per terra a gambe incrociate ed aveva respirato.
‘Respira’, gli aveva detto lei. E lui aveva respirato. Si era rilassato finché non aveva sentito il cuore rallentare i battiti.
Poi, era schizzato in camera da letto ed aveva spalancato le ante dell’armadio. Si era arrampicato fino alla mensola più alta e aveva preso tutte le scatole con le foto del passato. Quindi era tornato di nuovo in soggiorno, aveva acceso il computer e raccattato un cd vuoto dal tavolino.
Aveva agguantato una bella pila di fogli della stampante e li aveva gettati accanto alle scatole con le foto.
Era tornato di nuovo verso il computer e si era messo alla ricerca delle canzoni che voleva per quel momento. Una ricerca attenta, minuziosa, passando mentalmente in rassegna tutti i testi, tutte le parole più importanti, le frasi più significative.
Dopo aver selezionato almeno cento brani, aveva messo il disco a masterizzare e si era rivolto all’altra parte del piano.
Aveva aperto con cautela le scatole e si era messo a cercare tra quelle vecchie foto.
Sorridendo, commuovendosi, ridendo, digrignando i denti.
Aveva frugato con estatica riverenza tra quei ricordi fermati nel tempo, scegliendone alcuni, quelli più significativi.
Quelli che sentiva nello stomaco.
E aveva acciuffato un pennarello blu e si era messo a scrivere.
Sul primo foglio, aveva scritto per tutta la grandezza una frase.
Bee avrebbe sorriso, nel leggerla.
E quindi aveva preso a tagliare, incollare, scrivere ancora, e incollare ancora.
E poi aveva rilegato tutto con un nastro rosso, uno di quelli dei regali del matrimonio.
Non si soffermò troppo su quel pensiero.
Stava finalmente facendo qualcosa di grandioso per la sua vita.
Stava finalmente seguendo i suoi sogni impossibili.
Sorrise.
Chissà come l’avrebbe presa Bee…
Crogiolandosi nel pensiero, prese una penna nera e un foglio bianco.
E cominciò di nuovo a scrivere.
Così, senza una traccia da seguire, gettando su quel foglio ogni pensiero, ogni illusione, ogni sogno, ogni paura, ogni cosa che sentiva.
Quelle che sentiva nello stomaco.
Neanche giunto a cinque pagine fitte di parole si sentiva soddisfatto. Doveva ancora dire molto. Tanto. Troppo.
Tornò verso il computer e fece una veloce ricerca su internet.
Gettò un’occhiata all’orologio. Era passata un’ora e mezza.
Cercò di non badarci.
Avrebbe avuto tempo. Avrebbero avuto tempo. Ci doveva essere tempo per forza. Per loro due.
Inspirò ed espirò, quindi cominciò a leggere e a scrivere ancora.
Senza fretta, ma con urgenza.
L’urgenza di chi per troppo tempo ha tenuto i suoi veri sentimenti nella mente e non nel cuore.
L’urgenza di chi ha bisogno di condividere.

 

Bee si versò dell’altra tisana al finocchio.
Erano passate due ore e di Orlando neanche l’ombra.
Che ci avesse ripensato?
Sospirando si lasciò cadere sul divano. Il portatile acceso, le rimandò l’ultima parte del capitolo che stava scrivendo.
Lo lesse con una smorfia, non del tutto soddisfatta del risultato.
Non riusciva a sentire quella storia.
Non davvero.
Si sfiorò la pancia sospirando.
“La mamma non ha fatto un buon lavoro”, mormorò traendo a se il computer.
“La mamma dovrebbe semplicemente prendere le emozioni e trasformarle in parole”, con un gesto deciso cancellò tutto il lavoro, “Dovrebbe avere il coraggio di guardare in faccia i suoi sogni e scriverli e regalarli al mondo”, aprì un nuovo documento, “Tu meriti una mamma che non abbia paura di essere ciò che vuole essere e di desiderare ciò che vuole desiderare”, scrisse la prima frase in latino, “Una mamma che ha il coraggio di consegnare a tutti quelli che la amano, la stimano e la seguono, i suoi veri sogni. Non quelli che loro vorrebbero sognare”, sorrise, senza smettere di scrivere, “La mamma dovrebbe ammettere di aver una fottuta paura di questa tua vita che le cresce dentro, ma dovrebbe anche avere il coraggio di sussurrarti che non c’è niente nella sua esistenza, che abbia il tuo stesso valore”, bevve un po’ della tisana, “E dovrebbe anche dire al ginecologo che questa dannata tisana fa schifo, e che le nausee preferirebbe tenersele piuttosto che bere questo veleno”, fece una smorfia, “Quando sarai grande te lo racconterò questo momento. Il momento delle ciliegie”, ridacchiò, “Te lo racconterò proprio così, come il momento delle ciliegie. Erano anni che aspettavo un’epifania del genere e se ci sono riuscita è solo grazie al tuo arrivo”, si carezzò la pancia, “Non eri previsto ma eri sognato. Da sempre. Sei il frutto dell’amore più perfetto ed assoluto, ed il solo esserlo dovrebbe farti capire che sei speciale. Speciale come nessun altro”, cancellò una riga, quindi la riscrisse come se la sentiva. Alla faccia della grammatica. In fin dei conti era una scrittrice, poteva pur prendersela qualche libertà, no?, “Sai piccolino, non so mica come andrà a finire….Mi auguro che tu lì dentro sia abbastanza protetto dalla tempesta che presto si abbatterà su di noi”, sospirò.
E lei?
Lei sarebbe riuscita a proteggersi da quella tempesta?
Avrebbe avuto abbastanza forza?
Con un gesto nervoso guardò l’orologio.
Due ore e mezza.
Forse ci aveva ripensato sul serio. Magari si era reso conto che non poteva condividere con lei quello che stava accadendo. Magari non voleva essere parte di quel nuovo percorso.
Poteva biasimarlo, per questo?
Sbuffò, indispettita.
“E sai cosa vorrebbe la mamma, adesso?”, gettò un’occhiata alla finestra, “Vorrebbe che papà schiacciasse quel maledetto piede sull’acceleratore e si sbrigasse a venire”, mise il broncio, “Perché adesso la mamma ha un disperato bisogno di lui”.

 

A quelle parole, mormorate come una preghiera o un desiderio, il campanello squillò.
Il destino, l’attendeva sulla soglia.

 

Quando Orlando la vide, lasciò cadere per terra la sacca e una busta di carta rossa e l’abbracciò.
A Bee sembrò assurdamente di essere tornata a casa. Lì, in quelle braccia, con l’orecchio appoggiato su quel cuore che adesso batteva furioso, si sentiva in perfetta sintonia con il Tutto.
Lui le baciò una tempia e lei sorrise.
“Bee…”, sussurrò.
Lei lo guardò divertita, “Ti aspettavamo da più di due ore, Flow!”
Lui annuì, “Lo so, ma avevo delle cose da fare”, entrò nell’appartamento e prese a guardarsi intorno, “Hai impegni per i prossimi tre giorni?”
Bee fece una smorfia.
“Che intendi?”
Lui si voltò, sorridendole, “Dobbiamo parlare”, spiegò.
Lei ridacchiò, “Si, lo so…”
Orlando camminò verso di lei, quindi le prese le mani, “Bee dobbiamo parlare molto. Devo raccontarti delle cose. Devo spiegarti il discorso che ti ho fatto in caffetteria qualche settimana fa”, inclinò la testa da un lato, “E ho bisogno di tempo”.
“Tre giorni, Flow?”
Lui annuì, “Forza, non fare la difficile”, con una mano indicò la sacca, “Ti ho preso delle cose. Niente di che, lo stretto necessario”.
Bee lo guardò sconvolta, “Flow, cos’hai in mente?”
Lui ridacchiò, “Ti ricordi la navigata di condivisione?”
“Quindi?”
“Quindi noi, dato che la barca non ce l’abbiamo, ci facciamo un bel viaggio di condivisione in macchina” spiegò soddisfatto.
“Tu devi essere matto!”, rise lei, “Un viaggio di tre giorni per andare dove?”
“Non importa il dove, Bee. Importa come ci si arriva”, le fece l’occhiolino, “Non me lo hai insegnato tu?”
Abaigeal fece una smorfia, “A’ muirnìn comincio seriamente a pensare che tu prenda un po’ troppo alla lettera i miei insegnamenti”.
Orlando l’abbracciò di slancio, “Bee per favore. Vieni via con me tre giorni”.
Come resistere?, si domandò lei.
Sospirò, “Devo prendere alcune cose”, mormorò senza staccarsi da lui.
“Ci ho già pensato io”, disse lui indicando la sacca con un cenno del capo.
“Sono una donna incinta, devo osservare delle regole”, precisò.
Lui rise, con gli occhi chiusi, “Seguirò tutte le regole che vuoi se tu segui me, sùile gorma”.
Bee si slacciò dall’abbraccio, facendo un passo indietro per permettersi di guardarlo.
Aveva una strana luce negli occhi.
Una sfumatura che non gli aveva mai visto prima.
Ed era bello. Bello come non ricordava che fosse.
Succedeva così, dunque? Era questo quello che accadeva quando finalmente ammettevi con te stessa di essere innamorata? Non di amare, ma di essere innamorata. Di avere dentro quell’euforica emozione che accelera i battiti del cuore e spinge il sangue nelle vene.
“A cosa pensi?”, le domandò.
Bee sorrise, “Questa è una cosa da irresponsabili”, borbottò.
“Possiamo prenderci tre giorni di vacanza dalle responsabilità”, disse lui sorridendo.
Abaigeal guardò la busta rossa, “Cosa c’è lì?”
Orlando scosse la testa, “Vieni con me e lo scoprirai”.
Lei rise, “Non ti ho mai visto così intraprendente, Flow”, fece una smorfia, “E neanche così insistente”.
“Bee…è arrivato il momento dei conti”.
Lei non rispose, si limitò a guardarlo, cercando di intuire la sua espressione.
E per la prima volta da che lo conosceva, non riuscì a capire.
Ma non smise di guardarlo. Finchè, all’improvviso, sorrise.
Orlando sorrise a sua volta.
“Perché sorridi?”
Lei si avvicinò e lo baciò su una guancia, “Pensavo ad una cosa”, spiegò.
“Cosa?”
“Sono contenta di non essere morta prima di averti conosciuto!”, ridacchiò, “Mi sarei persa qualcosa di veramente incredibile!”
Lui l’abbracciò forte, sollevandola da terra, “Pronti?”, domandò.
“Partenza”, disse lei staccandosi e camminando verso la porta. Lo guardò con aria maliziosa, cosicché Orlando prese sacca e busta e la seguì. Abaigeal gli sorrise, quindi aprì la porta, “Via!”, disse poi.
Lui rise, e la trascinò letteralmente per le scale.




NDA

 
Donne!!! Buon Anno e Buona Epifania!!
Come regalino di fine feste e –spero- come consolazione per l’inizio della scuola, università, lavoro e quant’altro, vi lascio il nuovo capitolo!

Questa volta facciamo sul serio.

Ci stiamo lentamente avvicinando ad una svolta quasi epocale *amaranta si sfrega le mani alla Mr Burns*.

E naturalmente GRAZIE!!!

Grazie a Doddola per la recensione: sono contenta che la curiosità ti abbia spinto verso la mia storia e sono ancora più contenta che ti sia piaciuta. Spero che questo capitolo sia all’altezza delle tue aspettative.

Grazie alla mia dolcissima Bebe, continua a sfregarti le mani tesoro, il meglio sta per arrivare.

Grazie a Star per aver lasciato la sua storia in favore della lettura del capitolo precedente. Si Gioia, mi sono sentita onorata…e adesso non vedo l’ora di leggere quello che stai scrivendo. Sono curiosa anche io!!!

Grazie alle ragazze che mi hanno scritto in privato per i complimenti. Siete meravigliose, donne. E per rispondere a T. ‘…et nos cedamus amori’.

Detto questo, dato che sono sveglia come un pipistrello, continuo la correzione del capitolo successivo a questo.

Magari riesco a postarlo prima del fine settimana!

 

Un abbraccione a tutte!

Amaranta

  
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