COME AWAY WITH ME
“Come away with me
and we'll kiss
On a mountaintop
Come away with me
And I'll never stop loving you”
Ecco cosa aveva pensato,
appena chiusa la comunicazione con Bee.
Claire Colburn.
Ed aveva combattuto contro
l’esigenza di correre per le scale, infilarsi in macchina e guidare fino a casa
sua.
Si era seduto per terra a
gambe incrociate ed aveva respirato.
‘Respira’, gli aveva detto
lei. E lui aveva respirato. Si era rilassato finché non aveva sentito il cuore
rallentare i battiti.
Poi, era schizzato in
camera da letto ed aveva spalancato le ante dell’armadio. Si era arrampicato
fino alla mensola più alta e aveva preso tutte le scatole con le foto del
passato. Quindi era tornato di nuovo in soggiorno, aveva acceso il computer e raccattato un cd vuoto dal tavolino.
Aveva agguantato una bella
pila di fogli della stampante e li aveva gettati accanto alle scatole con le
foto.
Era tornato di nuovo verso
il computer e si era messo alla ricerca delle canzoni che voleva per quel
momento. Una ricerca attenta, minuziosa, passando mentalmente in rassegna tutti
i testi, tutte le parole più importanti, le frasi più significative.
Dopo aver selezionato
almeno cento brani, aveva messo il disco a masterizzare e si era rivolto
all’altra parte del piano.
Aveva aperto con cautela
le scatole e si era messo a cercare tra quelle vecchie foto.
Sorridendo, commuovendosi,
ridendo, digrignando i denti.
Aveva frugato con estatica
riverenza tra quei ricordi fermati nel tempo, scegliendone alcuni, quelli più
significativi.
Quelli che sentiva nello stomaco.
E aveva acciuffato un
pennarello blu e si era messo a scrivere.
Sul primo foglio, aveva
scritto per tutta la grandezza una frase.
Bee avrebbe sorriso, nel
leggerla.
E quindi aveva preso a
tagliare, incollare, scrivere ancora, e incollare ancora.
E poi aveva rilegato tutto
con un nastro rosso, uno di quelli dei regali del matrimonio.
Non si soffermò troppo su
quel pensiero.
Stava finalmente facendo
qualcosa di grandioso per la sua vita.
Stava finalmente seguendo
i suoi sogni impossibili.
Sorrise.
Chissà come l’avrebbe
presa Bee…
Crogiolandosi nel
pensiero, prese una penna nera e un foglio bianco.
E cominciò di nuovo a
scrivere.
Così, senza una traccia da
seguire, gettando su quel foglio ogni pensiero, ogni illusione, ogni sogno,
ogni paura, ogni cosa che sentiva.
Quelle che sentiva nello
stomaco.
Neanche giunto a cinque
pagine fitte di parole si sentiva soddisfatto. Doveva ancora dire molto. Tanto.
Troppo.
Tornò verso il computer e
fece una veloce ricerca su internet.
Gettò un’occhiata
all’orologio. Era passata un’ora e mezza.
Cercò di non badarci.
Avrebbe avuto tempo. Avrebbero avuto tempo. Ci doveva essere
tempo per forza. Per loro due.
Inspirò ed espirò, quindi
cominciò a leggere e a scrivere ancora.
Senza fretta, ma con
urgenza.
L’urgenza di chi per
troppo tempo ha tenuto i suoi veri sentimenti nella mente e non nel cuore.
L’urgenza di chi ha
bisogno di condividere.
Erano passate due ore e di
Orlando neanche l’ombra.
Che ci avesse ripensato?
Sospirando si lasciò
cadere sul divano. Il portatile acceso, le rimandò l’ultima parte del capitolo
che stava scrivendo.
Lo lesse con una smorfia,
non del tutto soddisfatta del risultato.
Non riusciva a sentire quella storia.
Non davvero.
Si sfiorò la pancia
sospirando.
“La mamma non ha fatto un
buon lavoro”, mormorò traendo a se il computer.
“La mamma dovrebbe
semplicemente prendere le emozioni e trasformarle in parole”, con un gesto
deciso cancellò tutto il lavoro, “Dovrebbe avere il coraggio di guardare in
faccia i suoi sogni e scriverli e regalarli al mondo”, aprì un nuovo documento,
“Tu meriti una mamma che non abbia paura di essere ciò che vuole essere e di
desiderare ciò che vuole desiderare”, scrisse la prima frase in latino, “Una
mamma che ha il coraggio di consegnare a tutti quelli che la amano, la stimano
e la seguono, i suoi veri sogni. Non quelli che loro vorrebbero sognare”,
sorrise, senza smettere di scrivere, “La mamma dovrebbe ammettere di aver una
fottuta paura di questa tua vita che le cresce dentro, ma dovrebbe anche avere
il coraggio di sussurrarti che non c’è niente nella sua esistenza, che abbia il
tuo stesso valore”, bevve un po’ della tisana, “E dovrebbe anche dire al
ginecologo che questa dannata tisana fa schifo, e che le nausee preferirebbe
tenersele piuttosto che bere questo veleno”, fece una smorfia, “Quando sarai
grande te lo racconterò questo momento. Il
momento delle ciliegie”, ridacchiò, “Te lo racconterò proprio così, come il
momento delle ciliegie. Erano anni che aspettavo un’epifania del genere e se ci
sono riuscita è solo grazie al tuo arrivo”, si carezzò la pancia, “Non eri
previsto ma eri sognato. Da sempre. Sei il frutto dell’amore più perfetto ed
assoluto, ed il solo esserlo dovrebbe farti capire che sei speciale. Speciale
come nessun altro”, cancellò una riga, quindi la riscrisse come se la sentiva.
Alla faccia della grammatica. In fin dei conti era una scrittrice, poteva pur
prendersela qualche libertà, no?, “Sai piccolino, non so mica come andrà a
finire….Mi auguro che tu lì dentro sia abbastanza protetto dalla tempesta che
presto si abbatterà su di noi”, sospirò.
E lei?
Lei sarebbe riuscita a
proteggersi da quella tempesta?
Avrebbe avuto abbastanza
forza?
Con un gesto nervoso
guardò l’orologio.
Due ore e mezza.
Forse ci aveva ripensato
sul serio. Magari si era reso conto che non poteva condividere con lei quello
che stava accadendo. Magari non voleva essere parte di quel nuovo percorso.
Poteva biasimarlo, per
questo?
Sbuffò, indispettita.
“E sai cosa vorrebbe la
mamma, adesso?”, gettò un’occhiata alla finestra, “Vorrebbe che papà
schiacciasse quel maledetto piede sull’acceleratore e si sbrigasse a venire”,
mise il broncio, “Perché adesso la mamma
ha un disperato bisogno di lui”.
Il destino, l’attendeva
sulla soglia.
Quando Orlando la vide,
lasciò cadere per terra la sacca e una busta di carta rossa e l’abbracciò.
A Bee sembrò assurdamente
di essere tornata a casa. Lì, in quelle braccia, con l’orecchio appoggiato su
quel cuore che adesso batteva furioso, si sentiva in perfetta sintonia con il
Tutto.
Lui le baciò una tempia e
lei sorrise.
“Bee…”, sussurrò.
Lei lo guardò divertita,
“Ti aspettavamo da più di due ore,
Flow!”
Lui annuì, “Lo so, ma
avevo delle cose da fare”, entrò nell’appartamento e prese a guardarsi intorno,
“Hai impegni per i prossimi tre giorni?”
Bee fece una smorfia.
“Che intendi?”
Lui si voltò,
sorridendole, “Dobbiamo parlare”, spiegò.
Lei ridacchiò, “Si, lo
so…”
Orlando camminò verso di
lei, quindi le prese le mani, “Bee dobbiamo parlare molto. Devo raccontarti
delle cose. Devo spiegarti il discorso che ti ho fatto in caffetteria qualche
settimana fa”, inclinò la testa da un lato, “E ho bisogno di tempo”.
“Tre giorni, Flow?”
Lui annuì, “Forza, non
fare la difficile”, con una mano indicò la sacca, “Ti ho preso delle cose.
Niente di che, lo stretto necessario”.
Bee lo guardò sconvolta,
“Flow, cos’hai in mente?”
Lui ridacchiò, “Ti ricordi
la navigata di condivisione?”
“Quindi?”
“Quindi noi, dato che la
barca non ce l’abbiamo, ci facciamo un bel viaggio di condivisione in macchina”
spiegò soddisfatto.
“Tu devi essere matto!”,
rise lei, “Un viaggio di tre giorni per andare dove?”
“Non importa il dove, Bee.
Importa come ci si arriva”, le fece l’occhiolino, “Non me lo hai insegnato tu?”
Abaigeal fece una smorfia,
“A’ muirnìn comincio seriamente a
pensare che tu prenda un po’ troppo alla lettera i miei insegnamenti”.
Orlando l’abbracciò di
slancio, “Bee per favore. Vieni via con me tre giorni”.
Come resistere?, si
domandò lei.
Sospirò, “Devo prendere
alcune cose”, mormorò senza staccarsi da lui.
“Ci ho già pensato io”,
disse lui indicando la sacca con un cenno del capo.
“Sono una donna incinta,
devo osservare delle regole”, precisò.
Lui rise, con gli occhi
chiusi, “Seguirò tutte le regole che vuoi se tu segui me, sùile gorma”.
Bee si slacciò
dall’abbraccio, facendo un passo indietro per permettersi di guardarlo.
Aveva una strana luce
negli occhi.
Una sfumatura che non gli
aveva mai visto prima.
Ed era bello. Bello come
non ricordava che fosse.
Succedeva così, dunque?
Era questo quello che accadeva quando finalmente ammettevi con te stessa di
essere innamorata? Non di amare, ma di essere innamorata. Di avere dentro quell’euforica
emozione che accelera i battiti del cuore e spinge il sangue nelle vene.
“A cosa pensi?”, le
domandò.
Bee sorrise, “Questa è una
cosa da irresponsabili”, borbottò.
“Possiamo prenderci tre
giorni di vacanza dalle responsabilità”, disse lui sorridendo.
Abaigeal guardò la busta
rossa, “Cosa c’è lì?”
Orlando scosse la testa,
“Vieni con me e lo scoprirai”.
Lei rise, “Non ti ho mai
visto così intraprendente, Flow”, fece una smorfia, “E neanche così
insistente”.
“Bee…è arrivato il momento
dei conti”.
Lei non rispose, si limitò
a guardarlo, cercando di intuire la sua espressione.
E per la prima volta da
che lo conosceva, non riuscì a capire.
Ma non smise di guardarlo.
Finchè, all’improvviso, sorrise.
Orlando sorrise a sua
volta.
“Perché sorridi?”
Lei si avvicinò e lo baciò
su una guancia, “Pensavo ad una cosa”, spiegò.
“Cosa?”
“Sono contenta di non
essere morta prima di averti conosciuto!”, ridacchiò, “Mi sarei persa qualcosa
di veramente incredibile!”
Lui l’abbracciò forte,
sollevandola da terra, “Pronti?”, domandò.
“Partenza”, disse lei staccandosi
e camminando verso la porta. Lo guardò con aria maliziosa, cosicché Orlando
prese sacca e busta e la seguì. Abaigeal gli sorrise, quindi aprì la porta,
“Via!”, disse poi.
Lui rise, e la trascinò
letteralmente per le scale.
Donne!!!
Buon Anno e Buona Epifania!!
Come
regalino di fine feste e –spero- come consolazione per l’inizio della scuola,
università, lavoro e quant’altro, vi lascio il nuovo capitolo!
Questa volta
facciamo sul serio.
Ci stiamo
lentamente avvicinando ad una svolta quasi epocale *amaranta si sfrega le mani
alla Mr Burns*.
E
naturalmente GRAZIE!!!
Grazie a
Doddola per la recensione: sono contenta che la curiosità ti abbia spinto verso
la mia storia e sono ancora più contenta che ti sia piaciuta. Spero che questo
capitolo sia all’altezza delle tue aspettative.
Grazie alla
mia dolcissima Bebe, continua a sfregarti le mani tesoro, il meglio sta per arrivare.
Grazie a
Star per aver lasciato la sua storia in favore della lettura del capitolo
precedente. Si Gioia, mi sono sentita onorata…e adesso non vedo l’ora di
leggere quello che stai scrivendo. Sono curiosa anche io!!!
Grazie alle
ragazze che mi hanno scritto in privato per i complimenti. Siete meravigliose,
donne. E per rispondere a T. ‘…et nos cedamus amori’.
Detto
questo, dato che sono sveglia come un pipistrello, continuo la correzione del
capitolo successivo a questo.
Magari
riesco a postarlo prima del fine settimana!
Un
abbraccione a tutte!
Amaranta