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Autore: Eles818    02/06/2015    3 recensioni
Tratto dalla storia:
James e Lily si guardarono inorriditi, mentre gli occhi del loro bambino diventavano due pozze scure e cominciava a piangere disperato, come un bambino non potrebbe mai fare.
Voldemort lo stava torturando e loro non sapevano cosa fare. Lily cominciò a piangere, pregando che la protezione che aveva fornito al figlio servisse a qualcosa.
E mentre pregava e piangeva, mentre il marito sussurrava incantesimi di protezione verso il figlio, tutto finì.

La famiglia Potter unita contro il primo ostacolo posto da Voldemort.
Primo libro della serie completamente rivisitato.
La storia di Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, come sarebbe potuta andare.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Harry Potter e la Pietra Filosofale

Secondo Capitolo 

 

 

1 Settembre 1991 – Kings Cross/Hogwarts

 

«Non posso credere che proprio oggi vi siate messi a fare gli idioti! Su mio marito non avevo dubbi, ma avevo ancora la falsa speranza che tu avessi preso qualcosa da me! »

Un turbinio di capelli rossi, crespi e privi di forma, sfrecciò fra la gente che si affollava quel giorno a Kings Cross. Un ragazzino di undici anni le stava dietro, ascoltandola a malapena e osservando i maghi che gli erano intorno. Gli occhi gli brillavano di determinazione e allegria, che a stento si poteva non notare.

«Scusaci mamma, ma non essere arrabbiata adesso. Avrai tre mesi per smaltire la rabbia. »

Il ragazzino le sorrise angelicamente, scrutandola con i suoi occhi identici a quelli della madre. Lei s’intenerì un po’ a quelle parole e assunse un cipiglio triste.

«Tesoro mio, fatti abbracciare. Mi stai abbandonando con quella furia di tuo padre, ti rendi conto?»

Harry rise sommessamente fra le braccia della madre, prendendo per vere le sue parole.

«Salutami ancora papà, ok? E anche zio Sir, zia Mary e zio Remus, ok?» mormorò lui, con voce roca.

Lily annuì dolcemente. «Mi raccomando, comportati bene. Ti faccio tenere d’occhio sai? Ricordati che Severus sarà il tuo professore di Pozioni. »

Harry storse il naso, avendolo in antipatia, in perfetta sintonia con suo padre. Lily scosse la testa alla sua espressione, ma non si lasciò abbattere.

«Comportati bene anche con lui, altrimenti nulla m’impedirà di mandarti una Strillettera in Sala Grande, chiaro?»

L’altro annuì. «Forte e chiaro. Dorea sarà già sul treno e mi avrà preso il posto. Adesso vado e la raggiungo, ciao mamma!»

L’abbracciò nuovamente e più forte di prima, e scappò via.

Salito sul treno, lo pervase un senso di euforia incredibile e un sorriso gli increspò le labbra.

Girovagò per un po’, ma dopo dieci minuti trovò l’amica da sola in uno scompartimento.

«Dor!»

Lei alzò lo sguardo e sorrise.

«Era ora! Ho scommesso tre galeoni con papà che saresti arrivati un minuto prima di partire!»

Harry alzò gli occhi al cielo. «Non mi sorprende. Chissà perché zio Sir ha fatto una capatina a casa nostra stamattina. Ti ha fatta vincere.»

Dorea annuì, pienamente consapevole di vincere sempre le sfide contro il padre per un buon motivo.

«Allora, sei pronto? Io non vedo l’ora di arrivare.» Battè le mani, felice.

«Assolutamente!» E scoppiò a ridere.

Subito la porta dello scompartimento si aprì, e una testa rossa vi fece capolino.

«Oh… Scusate, vi dispiace se mi siedo qui? Il treno è tutto occupato.»

«Ma certo che no! Siediti pure!» Dorea fece segnò sul posto accanto al suo e sorrise gentilmente, prontamente ricambiata.

«Io sono Ron. Ron Weasley.»

«Io Dorea. Dorea Black!»

«E io Harry Potter. Piacere di conoscerti.»

Ron, a sentire il nome del ragazzo, avvampò di botto.

«Quell’Harry Potter?»

Harry, dal canto suo, rise della sua espressione buffa. «Sì, quello lì. Ma non ricordo nulla, perciò non posso dirti niente di niente! »

Lo disse in modo talmente dispiaciuto che convinse Ron a non fare quel tipo di domande e spostare l’argomento su cose più leggere.

«Comunque i miei genitori mi hanno parlato molto dei tuoi. Mio padre lavora al Ministero e dice sempre che James Potter è un Auror veramente in gamba e che tua madre è una Pozionista formidabile. Testuali parole. »

Harry sorrise compiaciuto. «Anche i miei mi hanno parlato della tua famiglia sai? Tuo padre è uno forte a quanto ho sentito!»

Ron sorrise, annuendo timidamente. E continuarono a parlare così, a mangiare dolci e a ridere per ogni cosa.

Ron raccontò della sua famiglia, arrossendo un po’ facendo riferimento alle loro risorse economiche quasi inesistenti e ancora di più notando quanto fosse invece accettato dagli altri due.

Qualche ora dopo la porta si aprì, lasciando entrare una ragazzina dall’aspetto saccente e capelli crespi.

«Ciao! Avete visto un rospo? Un ragazzo di nome Neville l’ha perso. »

Gli altri tre fecero segno di no e la ragazzina sbuffò.

«Ma voi siete del mio anno giusto? Io sono Hermione. Hermione Granger. Piacere di conoscervi! Comunque vi consiglio di indossare le vostre divise, siamo quasi arrivati.» Parlò tutto d’un fiato, senza lasciare loro il tempo di replicare. Prima di andarsene, però, si riaffacciò alla soglia della porta e si rivolse a Ron. «Sei sporco sul naso, non te ne sei accorto? Proprio qui.» E gli fece segno, per poi chiudere la porta e andare via.

I tre si guardarono un attimo sconvolti e poi decisero di cambiarsi in fretta.

 

«Primo anno! Primo anno! Da questa parte! Primo anno! »

Un uomo molto più grosso del normale troneggiava sui piccoli che lo guardavano intimoriti e che erano raggruppati alla sua destra. L’omone, appena vide Harry e Dorea, diede loro un abbraccio stritolacostole e disse loro quanto gli fossero mancati.

I due si massaggiarono il petto appena li lasciò, ma ridevano entrambi felici.

Gli altri li guardavano intimoriti, ma alla fine salirono tutti sulle barchette e dimenticarono qualsiasi cosa alla vista di Hogwarts.

Non fiatava una mosca davanti l’imponenza del Castello, ma ogni cuore batteva più velocemente del normale a quella vista e gli occhi brillavano come fari.

La traversata sul lago fu troppo breve per i loro gusti, ma l’imminente Smistamento li distrasse nuovamente da tutto.

I primini fremevano mentre si avviavano verso la Sala Grande.

Ad attenderli in una stanzetta era una donna severa e composta, con i capelli tirati su con uno chignon. Dopo il suo breve discorso sulle varie Case e la sua momentanea assenza – inframmezzata dall’incontro con i fantasmi – i primini furono portati finalmente verso il luogo da cui proveniva un alto chiacchiericcio.

Quando varcarono la Sala Grande, tutti trattennero all’unisono il respiro.

Harry si guardò con determinazione attorno, con il cuore palpitante e mille indefinibili pensieri che lo spingevano a chiedersi le cose più impensabili. I suoi occhi smeraldini incontrarono quelli di Silente immediatamente, e poi si soffermò sugli altri insegnanti. Individuò subito Piton, l’amico di sua madre, ma quando il professore ricambiò il suo sguardo dovette rivolgere la sua attenzione alla professoressa McGranitt e al Cappello Parlante che intonava la sua filastrocca.

Lui e Ron si guardarono divertiti e leggermente pallidi, mentre Dorea sorrideva e sembrava la calma fatta persona.

Come sempre, pensò Harry.

Quando la McGranitt cominciò a chiamare gli studenti uno per uno, sentì un attimo di cedimento, ma si riprese immediatamente.

«Black, Dorea! »

La sua migliore amica avanzò sicura e si premette con impazienza il Cappello sulla testa.

«GRIFONDORO! »

Harry le fece un occhiolino, pensando a uno zio Sirius festante e a una zia Mary che scrollava il capo sospirando. Gli venne quasi da ridere.

«Bones, Susan! »

«TASSOROSSO! »

«Boot, Terry! »

«CORVONERO! »

«Brown, Lavanda! »

«GRIFONDORO! »

«Goyle, Gregory»

«SERPEVERDE! »

«Granger, Hermione! »

«GRIFONDORO! »

Harry perse il conto di tutti quelli che vennero dopo, sbuffando impaziente mentre attendeva il suo turno. Finalmente, dopo che “Paciock, Neville” venne smistato in Grifondoro, venne chiamato il suo nome e la Sala si zittì.

Si avvicinò con il cuore in gola e evitò di guardare i mille volti che lo osservavano attenti. Si pigiò il Cappello sulla testa e non vide più nulla.

«Mmm… Difficile, molto difficile. Vedo coraggio da vendere. E anche un cervello niente male. C’è talento, oh, accipicchia, sì… e un bel desiderio di mettersi alla prova. Molto interessante… allora dove ti metto? »

Harry si aggrappò forte ai bordi dello sgabello e pensò: “Non a Serpeverde, non a Serpeverde!”

«Non a Serpeverde, eh? Ne sei proprio così sicuro? Potresti diventare grande, sai: qui, nella tua testa, c’è di tutto, e Serpeverde di aiuterebbe sulla via della grandezza, su questo non c’è dubbio… No? Be’, se sei proprio così sicuro… meglio GRIFONDORO!» *

Un boato dal tavolo lo accolse al tavolo di Grifondoro, e lui, con il cuore più leggero, si sedette fra i suoi nuovi compagni, stringendo ogni mano tesa, ricambiando ogni sorriso di cortesia e ridendo al coro “Abbiamo Potter! Abbiamo Potter!” di quelli che capì essere i gemelli Weasley, fratelli di Ron.

Quando anche il suo nuovo amico venne accolto dall’applauso della sua nuova Casa e il tavolo si riempì di pietanze, non poté fare altro che festeggiare assieme ai suoi nuovi compagni.

Molto più rilassato e meno in ansia di quando aveva varcato la soglia del Castello, si fermò a osservare i ragazzini seduti accanto a lui.

Era sicuro che Dorea e lui sarebbero finiti in Grifondoro, sebbene il Cappello avesse dubitato di lui. D’altronde gl’importava ben poco.
Dorea era molto simile a lui. Testarda e sempre pronta a vivere assieme a lui nuove grandi avventure. Sapeva che non sarebbe stato diverso a Hogwarts, anzi.

Era la sua amica di sempre, l’altra metà di se stesso.

Osservò Ron, un ragazzo che incredibilmente era diventato all’istante suo amico. Provava una forte stima nei suoi confronti e sapeva che quello era l’inizio di qualcosa di più forte che una semplice conoscenza.

Gli altri compagni conosciuti quel giorno parlavano della loro famiglia, della loro vita, e così anche lui, imparando dettagli riguardanti le persone che gli sarebbero stati accanto per i sette anni a seguire. Tutti loro gli avevano fatto una buona impressione, chi più chi meno, ed era sicuro che Hogwarts sarebbe stato l’inizio di qualcosa di…bè, magico.





NdA:
Ciao a tutti!
Ecco il secondo capitolo di questa storia! :)
Spero vivamente che vi piaccia...
Abbiamo conosciuto un nuovo personaggio qui: Dorea Black!
Diciamo che è identica a come vorrei essere io, perciò non criticatemela troppo! :p
Ripeto le stesse cose che ho scritto nel primo capitolo... Se qualcuno vuole partecipare come personaggio può lasciare una recensione o mandarmi un messaggio privato inserendo questi parametri:
- Nome e cognome del personaggio:
- Descrizione fisica:
- Descrizione caratteriale:
- Ruolo nella storia:  (Questo sarà tutto da vedere da me, visto che ho un'idea ben precisa della trama)
Non sceglierò tutti i personaggi ma solo quelli che m'interessano di più. Inoltre, non usciranno tutti subito, ma mentre la storia progredisce!

Riguardo a questo capitolo:
* l'ho copiata esattamente dal vero Harry Potter e la Pietra Filosofale! Certe cose non si possono cambiare:)
Il capitolo è più lungo del precedente... Questo perchè c'è più da raccontare! Ovviamente ogni capitolo avrà lunghezza e tempo di aggiornamento variabili!
Detto questo, vi lascio un forte abbraccio.
Eles


ANTICIPAZIONI TERZO CAPITOLO:


Finirono di mangiare e andarono verso l’aula di Pozioni, la prima lezione assieme ai Serpeverde.
Rischiarono di perdersi ancora, ma alla fine arrivarono in orario. Videro quelli dell’altra Casa parlare tra loro, finché uno di loro si avvicinò, un biondino, platinato, con l’aria arcigna e sprezzante.

«Un’altra Black a Grifondoro. Vedo che tuo padre ha fatto un buon lavoro anche con te. Prima fa cadere in disgrazia la sua Casata e poi ne crea un’altra di Traditori del Sangue.»

  
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