Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: sophie97    02/06/2015    3 recensioni
“Si vive solo due volte: una volta quando si nasce e una volta quando si guarda la morte in faccia.” (Ian Fleming).
Una verità rimasta celata per troppo tempo; un’amicizia forse perduta per sempre; un gioco mortale che non lascia scampo.
Seguito di “Vittima Innocente”, è consigliabile ma non necessario aver seguito la prima parte.
Buona lettura!
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ben Jager, Hartmut Freund, Kim Kruger, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Be’, che aspetti? Rispondi!» esclamò Semir, sentendo il cuore accelerare ad ogni squillo del cellulare.
Tom annuì lievemente e, senza togliere nemmeno per un istante lo sguardo dalla strada, aprì la comunicazione e impostò il vivavoce.
Le note della risata malvagia che ormai entrambi conoscevano fin troppo bene si diffusero nell’abitacolo dell’auto, creando improvvisamente un’atmosfera densa di tensione.
«E così, i due sbirri di nuovo insieme eh? La coppia d’oro!» rise Gehlen, prendendosi gioco dei due uomini.
Semir si impose di stare calmo nonostante avesse i nervi a fior di pelle, e si decise a parlare solo quando capì che l’ex collega accanto a lui non sembrava aver intenzione di proferire parola.
«Gehlen, basta con questa storia. Ti devi vendicare di me, non di Ben, dimmi dov’è l’antidoto.».
«Ma proprio per questo mi accanisco sul ragazzo, Gerkhan... dove sarebbe altrimenti il divertimento? Se ti uccidessi adesso non soffriresti abbastanza.».
«Dov’è l’antidoto?» ripeté il turco con voce ferma, nonostante le mani gli tremassero terribilmente.
«Quanta fretta, ispettore... prima dovrà giocare con me.».
Una tenaglia si serrò intorno alla gola di Semir. Giocare con lui? Ancora?
«Cosa... cosa vuoi dire...».
«Ho preparato un altro giochetto, Gerkhan. Considerando che hai risposto al cellulare di Kranich, immagino che voi due vi troviate vicini in questo momento, quindi ascoltatemi bene.».
Gehlen fece una pausa e i due uomini in macchina immaginarono il suo ghigno soddisfatto mentre si accingeva ad esporre un altro dei suoi giochi mortali.
«Voglio la vecchia squadra al completo.» disse poi, semplicemente.
«La vecchia squadra?» domandò Tom, intervenendo per la prima volta nella conversazione.
«Esatto.» confermò il criminale «La vecchia squadra, quella dei tempi in cui tu ed io, Kranich, siamo morti. Voglio il commissario di allora, la segretaria di allora, gli ispettori di allora e quello scienziato da strapazzo che lavora ancora con voi. Vi voglio tutti insieme.».
«Gehlen, alcune di quelle persone se ne sono andate.» obiettò Semir, mascherando il dolore che una fitta alla ferita gli aveva appena provocato.
«Gerkhan, niente squadra, niente antidoto. Entro le sei di stamattina dovrete essere tutti insieme e io mi farò vivo. Avete sette ore, dopo di che ve ne resteranno circa ventotto per salvare Jager. Tutto chiaro?».
«Gehlen, ascolta...» provò a rispondere Tom, ma l’uomo dall’altro capo del telefono aveva già riattaccato.

Tom accostò in una piazzola parallela all’autostrada e tirò giù il finestrino posteriore dell’auto per lasciare che nell’abitacolo entrasse un po’ d’aria.
Semir, accanto a lui, si prese la testa tra le mani cercando di riordinare le idee che gli affollavano la mente creando una grande confusione «Ci deve essere un modo per arrivare a quel maledetto antidoto e a Gehlen...» sussurrò.
«Assecondandolo.» fece Tom appoggiando i gomiti sul volante.
«Tom... non ho idea di dove sia la Engelhardt, non vedo Petra da anni e anni, Otto è morto... mi spieghi come facciamo a portargli quello che vuole? Le cose sono un po’ cambiate in otto anni, in caso non te ne fossi accorto.».
«Me ne sono accorto, certo, ma la Engelhardt mi ha sempre tenuto informato su tutto. Credi che in tutto questo tempo me ne sia fregato totalmente del comando, dei colleghi, di te?».
«Io non credo niente, so solo che in questo momento ho accanto a me una persona che dovrebbe essere morta e che se non fosse stato per te probabilmente adesso Ben starebbe bene!» replicò Semir trattenendo a stento le lacrime, che minacciavano troppo spesso di presentarsi per la rabbia, la paura, il dolore.
«Senti Semir, tra una cosa e l’altra non ti ho ancora spiegato come stanno le cose, d’altra parte è passato sì e no un giorno e mezzo da quando ci siamo incontrati, e prima non eri in condizioni di ascoltarmi.» cominciò Tom, fissando il turco negli occhi e parlando con un tono che non avrebbe ammesso repliche «Io ho finto di essere morto per sette anni e mezzo, per proteggere te, chiaro? Perché la Engelhardt mi aveva spiegato che per me e per chi mi conosceva sarebbe stato un rischio, ma solo quando ha detto il tuo nome io mi sono deciso ad accettare la sua proposta. Ho vissuto in un paesino sperduto, senza contatti con nessuno, tornando solo di tanto in tanto a Colonia per vedere, sempre di nascosto, come stavi tu, come stava mia sorella, come stavate voi. Poi la Engelhardt si è dimessa e io ho cominciato ad avere molte meno notizie. Ho pensato milioni di volte di farmi vivo, ma lo ammetto, avevo paura... paura di tutto. Poi, finalmente presi una decisione definitiva: sarei riemerso dal mondo dei morti e sarei tornato a vivere un’esistenza normale, dato che tra l’altro dopo così tanto tempo il rischio si era notevolmente ridotto. Presi questa decisione una notte di tre mesi fa, ma esattamente la mattina seguente venni rapito da Gehlen, che scoprii essere ancora vivo come me. Non so come diavolo avesse fatto a trovarmi, so solo che mi tenne chiuso in una stanza per tre mesi, aspettando di attuare la sua vendetta. All’epoca Gehlen lavorava per Hoffman, il Giaguaro, ma quando la questione con lui è terminata perché tu lo avevi arrestato, solo allora Erik ha deciso di venire allo scoperto. Vi ha fatto fare il percorso, tu sei stato ferito, Ben è stato avvelenato, e io mi sento in colpa già da solo, non c’è bisogno che tu mi dica che è merito mio se il tuo collega adesso è in bilico tra la vita e la morte. Vorrei solo che sapessi che tutto questo non era per nulla quello che avevo immaginato.».
Tom si fermò per riprendere fiato, aspettando la reazione dell’ex collega, che una volta terminato di ascoltare si voltò dall’altra parte sfuggendo al suo sguardo.
Gli attimi di silenzio che seguirono sembrarono interminabili, interrotti solo dal ticchettio delle lancette dell’orologio da polso di Tom, che ora segnavano le 23.12.
Semir sembrò voler ignorare il discorso dell’altro uomo.
«Andiamo, dobbiamo riunire la squadra.» mormorò, continuando a non guardarlo.

Una serie di capitoli soft, ma tranquilli che poi l’azione ricomincia. Grazie sempre a chi mi segue e in particolare a Chiara, Maty, Furia, Tinta e Miki che continuano a recensire.
Un bacione!
Sophie :D

  
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