Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nox93    02/06/2015    8 recensioni
Questa è una ff ambientata dopo il 7°. Voldemort è caduto e dopo la sua sconfitta Harry scompare nel nulla senza lasciare traccia di se. Ora 7 anni dopo il male è sul punto di tornare. Qualcuno sta cercando di prendere il posto del Signore Oscuro ricreando il suo esercito per riuscire a raggiungere il proprio obiettivo. Per questo motivo qualcuno sarà costretto a fare ritorno per cambiare la situazione.
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E venne l’alba



 
 
 
 
 
Harry Potter stava camminando rapidamente per i corridoi vuoti e silenziosi della scuola. Solo e con la mente affollata di pensieri, il giovane si stava dirigendo verso la sua meta. L’indomani sarebbe scoppiata una guerra che avrebbe deciso il destino del mondo. Il moro questo lo sapeva fin troppo bene, sapeva che questa volta non c’era in gioco solo il potere e il controllo come nella guerra contro il Signore Oscuro. No, questa volta c’era in ballo la sopravvivenza di tutti o l’estinzione. L’Ombra non avrebbe avuto pietà, non ne conosceva nemmeno il significato.
 
Lui e Merlino avevano elaborato un piano. Un idea su come fermare tutto questo basata su un intuizione di Merlino. Il Principe degli Incantatori credeva di aver capito come poter sconfiggere questo antico male e aveva trasmesso al Prescelto le conoscenze necessarie per mettere il tutto in pratica. Fiorenzo, il centauro, li aveva definiti folli e forse era proprio quello che erano, due folli visionari. Tuttavia Harry sapeva bene che non sarebbe bastato il solo piano o la sola fortuna, sapeva di avere bisogno anche di qualcos’altro.
 
Mentre camminava, il cuore del leader di Veritas era oppresso da un peso. Durante il suo viaggio di reclutamento era giunto ad una conclusione, una conclusione ovvia a cui chiunque sarebbe giunto, ma che lo aveva lasciato con un peso addosso. Il giovane aveva compreso che c’era ancora un tassello a mancare, c’era ancora una cosa che doveva fare per poter accrescere a pieno le sue possibilità di vittoria. Era il modo in cui avrebbe dovuto ottenere quel qualcosa che lo angustiava. Ora, il giovane ex grifondoro, si stava dirigendo verso la sola persona che avrebbe potuto alleviare i suoi pensieri e le sue preoccupazioni permettendogli di completare il puzzle. O almeno era ciò che il moro sperava ardentemente.
 
Il grifone arrivò davanti alla statua del gargoyle che proteggeva l’ingresso all’ufficio del preside. Appena lo vide, senza nemmeno bisogno della parola d’ordine, la statua si fece da parte rivelando la piccola scala a chiocciola che saliva. Harry non perse tempo e iniziò rapidamente la salita verso l’ufficio. La McGranitt era nell’accampamento ad aiutare ad organizzare tutto nei minimi particolari perciò il moro sapeva bene che l’ufficio sarebbe stato vuoto e che lui avrebbe potuto parlare con chi cercava.
 
Appena arrivato davanti alla porta non perse tempo, spalancò l’uscio attirando l’attenzione dei soli esseri “viventi” in quella stanza: i ritratti dei presidi. Per un attimo ci fu silenzio, un attimo in cui il giovane e i ritratti si scrutarono silenziosamente. Poi Harry individuò le due persone, o meglio la persona, con cui voleva parlare e finalmente si decise ad aprire bocca.
 
-Sparite.-disse semplicemente il giovane.
 
-Come prego?- domandò il ritratto di Armando Dippet dall’alto della sua cornice.
 
-Tutti i presidi, tranne Severus Piton e Albus Silente, abbandonino subito il loro ritratto in questa stanza.-ripeté serio e fermo nella voce.
 
-Come osi tu dire a noi cosa fare?!-iniziò Phineas Nigellus dalla sua cornice.-Solo la Preside può darci ordini!! Noi non rispondiamo a nessun altro, mettitelo bene in testa!!!-terminò poi alzando la voce.
 
Harry puntò lo sguardo sul ritratto, uno sguardo glaciale e furente che fece zittire immediatamente l’ex preside.
 
-Se non volete ubbidire a me allora magari lo farete ad una mia minaccia. Giuro che brucerò ogni singolo ritratto che si rifiuterà di andarsene.-affermò serio fissando Nigellus.-Vedremo quanto avrete da sbraitare quando sarete ridotti in cenere. Suppongo che nel suo caso, la scuola non risentirà minimamente dell’accaduto, professor Nigellus!-terminò poi. Il ritratto, sebbene impaurito dalla minaccia, si mostrò fiero e sprezzante.
 
-Ah…tutte menzogne! Non oseresti, non ne avresti il coraggio!!-A quelle parole la mano di Harry corse alla bacchetta, pronto per incenerirlo, quando una voce interruppe i suoi propositi.
 
-Phineas, ti suggerisco caldamente di non mettere alla prova le parole di Harry…Potresti non avere il tempo di pentirtene credo.-A parlare era stato Albus Silente, con la sua solita voce tranquilla e pacata ma che trasmetteva solennità e verità.
 
-Potter è molte cose, ma non è il tipo d’uomo che fa vuote minacce. Suggerirei pertanto a tutti voi di farvi un giro per Hogwarts…e di farlo di gran fretta.-esordì Severus Piton mettendo, se possibile ancora più paura agli altri quadri.-Se così non farete…beh… è stato un piacere conoscervi! Addio.-terminò poi mostrando un piccolo sorriso compiaciuto per la frase appena detta. A quel punto i ritratti, all’unisono, decisero di comune accordo che fosse meglio ascoltare le parole dei due ex presidi e scomparirono dalle loro cornici.
 
Harry a quel punto si avvicinò alla scrivania e si sedette sulla poltrona della McGranitt, la sedia del preside. Una volta seduto diede un occhiata all’ufficio. Era cambiato molto in sette anni, era molto più sobrio e ordinato rispetto a come Harry lo ricordava ai tempi di Silente.
 
-Lo preferivo come era una volta.-ammise il moro continuando ad osservare lo studio.-Era molto più…interessante.-Harry ricordava perfettamente la miriade di oggetti stipati in quello studio, alcuni magici, altri babbani, ma tutti oggetti molto interessanti e curiosi.
 
-Anche io! Tuttavia Minerva è più…diciamo…classica. Non aveva mai apprezzato particolarmente il mio disordine. Quando è salita in carica ha fatto, come si suol dire, “piazza pulita” di tutti i miei oggetti, che sono stati stipati da qualche parte credo.-Harry sorrise.
 
-Non si sta male dietro questa scrivania.-commentò l’ex grifondoro seduto al posto che spettava al Preside.
 
-Pensi ad un lavoro per il dopo guerra Potter?- domandò Piton con il solito tono sarcastico. Harry ridacchiò.
 
-Ahhh proprio no. Un posto dietro una scrivania non fa per me credo…-esclamò il giovane.-…inoltre ci sono forti possibilità che io non veda la fine di questo conflitto.-disse tranquillamente. A quella frase Piton sgranò gli occhi mentre Silente sorrise affranto.
 
-Minerva ci ha informati. Il nuovo nemico sembra infinitamente più pericoloso di Voldemort…il che è incredibile e terrificante allo stesso tempo…in più c’è anche l’Ombra a creare ulteriore timore. Ore buie queste.-commentò Silente mesto. Piton annuì silenzioso nella sua cornice.
 
-Professore, lei conosceva Smirnov?- domandò Harry a Silente.
 
-Di fama. Quando ero giovane e ancora amico di Gellert, lui mi aveva parlato qualche volta di Sergei. Mi disse che era un mago potente, uno con cui è meglio non incrociare la bacchetta. Aggiunse anche che era un uomo con delle idee molto chiare e particolari, in alcuni casi, mi spiegò Grindelwald, queste idee sembravano un po’ estreme anche per lui. Il che è tutto dire considerato poi cosa divenne Gellert. In seguito seppi che era diventato professore di Durmstrang. Domandai qualche informazione a Karkaroff quando ci incontrammo per il Torneo Tremaghi. Lui mi raccontò che Smirnov era un uomo riservato e poco socievole. Era poco propenso al dibattito e al contatto con il suo prossimo. Insegnava solo perché era costretto a fare qualcosa per mantenersi, ma sembrava sempre stare architettando altro. Igor mi riportò anche una cosa curiosa. Smirnov fece richiesta di un laboratorio privato in cui poter lavorare al preside precedente ed ottenne tale concessione. Da quel momento l’uomo passò gran parte del suo tempo a lavorare nel suo laboratorio, uscendo solo per lezioni e pasti. Quando chiesti a Karkaroff su cosa stesse lavorando, lui disse che nessuno lo sapeva, aveva protetto la stanza con potenti scudi difensivi, difficilmente superabili. L’accesso al suo laboratorio era proibito. Seppi inseguito che dopo il ritorno di Ridlle, si era dato alla macchia, svanendo nel nulla.-
 
-Potente, asociale, astuto, probabilmente geniale e con un idea tutta sua di come debbano essere il mondo e quindi la società. Un bel personaggio…-commentò facendosi pensieroso.
 
-Si, diciamo che forse Tom al suo confronto era di…come posso dire?...larghe vedute a quanto ho potuto capire. Smirnov ritiene i babbani, i nati babbani con poteri, e anche i mezzosangue delle oscenità del nostro mondo. Il suo obiettivo è quindi quello “epurare” la società da questo male, per questo cerca il potere dell’Ombra. Crede che con esso nessuno potrà più contrastare i suoi piani.-spiegò l’uomo lisciandosi la lunga barba bianca.
 
-Come può un uomo così intelligente non capire che l’Ombra non si può controllare? È inconcepibile.-
 
-A volte Harry, siamo talmente tanto concentrati dal raggiungere il nostro obiettivo che non ci rendiamo conto delle cose più ovvie. La mente di Smirnov è offuscata da anni, ossessionata. Nella sua genialità egli è diventato un folle. E i folli, ragazzo mio, quasi sempre sono ignari di esserlo.- Harry annuì silenziosamente passandosi una mano sugli occhi.
 
-Potter…da quanto mi è sembrato di capire dalle tue parole e da quello che Minerva ci ha detto, sembra che tu abbia un piano di cui però tutti sono all’oscuro. Vuoi renderci partecipi delle tue intenzioni?- domandò Piton, che finalmente era intervenuto nella conversazione. Harry alzò lo sguardo puntandolo sul suo ex professore di Pozioni.
 
-Mi spiace ma no. Ciò che voglio fare resta tra me e Merlino. So solo che per avere una possibilità di vittoria, per avere una possibilità di prevalere, devo essere più di questo.- disse indicando se stesso. Entrambi gli uomini nei quadri aggrottarono la fronte e sul loro viso comparve un espressione interrogativa. Silente tuttavia, anche se confuso, sembrava forse aver intuito dove il giovane volesse andare a parare.
 
-Che intendi dire Potter? Spiegati.- chiese Piton incuriosito.
 
-Se voglio vincere devo essere al mio meglio. Io sono potente, ma devo essere imbattibile. La mia magia è travolgente, ma deve essere inarrestabile. Dopo questi anni di lontananza, io sono considerato incredibilmente letale, ma questa volta devo essere altamente distruttivo.- Piton continuava a non capire, ma Albus Silente aveva perfettamente compreso di cosa il ragazzo avesse bisogno e del perché fosse lì.
 
-Suppongo quindi…-iniziò il’ex preside con la sua solita voce solenne.-…che tu sia qui per chiedermi qualcosa, vero Harry?- domandò Silente sorridendo divertito e osservando il giovane mago davanti a lui attraverso i suoi occhiali a mezzaluna. Harry sorrise al suo maestro di vita.
 
-Come sempre lei previene i miei pensieri. Si esatto.-ammise il giovane osservando negli occhi l’ex preside. Verde speranza e blu cielo si scontrarono in quello scontro di sguardi. I due si capirono al volo. In tutto questo Piton continuava a non capire.
 
-Signore io…- ma non fece in tempo a terminare la frase che l’ex preside lo interruppe con un gesto della mano. L’uomo sorrise amabilmente, nei suoi occhi si poteva chiaramente scorgere l’orgoglio che provava nel vedere cosa il suo allievo prediletto era diventato.
 
-Fai ciò che devi Harry. Mi fido ciecamente di te.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le parole spesso sono sopravvalutate. Non sempre è necessario parlare, chiarire, fare lunghi discorsi per esprimere ciò che si pensa o si prova. A volte basta un sorriso, uno sguardo, un gesto. Questo Harry Potter lo sapeva bene, lo aveva capito da anni ormai eppure rimaneva sempre sorpreso da quanto si potesse dire senza emettere suono.
 
Quando il giovane era entrato nell’ufficio del preside,  lo aveva fatto con un peso nel cuore per ciò che avrebbe voluto fare. Quando ne era uscito, quel peso era come svanito ed era stato sostituito, se non da un senso di serenità, almeno da una certa sicurezza interiore. Tra lui e Silente non erano servite parole, il preside aveva subito capito quali pensieri affollassero la mente del suo vecchio allievo e l’uomo era subito riuscito a spazzarli via con una frase e un sorriso. Ora Harry Potter sapeva bene cosa doveva fare.
 
Mentre il giovane leader di Veritas scendeva le scale per dirigersi al parco, comprese di avere bisogno di qualcuno accanto mentre faceva ciò che si era prefissato, non poteva farlo da solo. Il suo pensiero andò subito verso la persona che lo aveva sempre accompagnato nei suoi momenti bui, almeno fino a che lui non aveva deciso di allontanarsi. Harry Potter comprese che, ancora una volta, aveva bisogno di Hermione Granger.
 
Una volta raggiunto il parco, con il fresco pungente della notte, Harry si mise subito alla ricerca della persona per lui più importante. Mentre vagabondava per l’accampamento, continuando a salutare tutti quelli che lo fermavano, il moro incappò in altri due suoi grandi amici: Jenny Scott e Nikolai Morozov.
 
I due mercenari erano seduti vicini, attorno ad un fuoco, mentre sistemavano il loro equipaggiamento per il giorno seguente. Quando Harry si avvinò attirando la loro attenzione, subito Jenny scattò in piedi per correre ad abbracciarlo, cosa che prima non aveva potuto fare. Anche Nikolai si alzò e, dopo avergli fatto l’occhiolino, lo salutò con una salda e robusta stretta di mano.
 
- È bello vederti tutto intero Boss.-esclamò il russo tornando a sedersi e sorridendo all’amico. Jenny rise e si risedette accanto a lui.
 
-Sono contento anche io di esserlo devo dire.-ribatté Harry decidendo di fermarsi un attimo con loro e accomodandosi di fronte ai due.-Allora…come ve la passate?- A quella domanda Nikolai fece cenno verso Jenny e con uno sguardo eloquente fece capire che lei aveva qualche problema.
 
La rossa era una ragazza forte, energica e con una spiccata mancanza dell’istinto di sopravvivenza, che di norma porta a non fare cose troppo folli e a preservare se stessi. Tuttavia una guerra come quella che si sarebbe combattuta l’indomani, era riuscita a scuotere anche un animo così forte e tenace.
 
-Cosa ti preoccupa Jenny?- domandò il giovane cercando il suo sguardo. La ragazza aveva abbasato il capo basso e gli occhi puntati sul fuoco.
 
-Non possiamo vincere domani, vero? Draco mi ha detto un po’ di numeri…anche se sei arrivato con tutta questa gente, l’esercito di Necros è molto più grande….e poi c’è quest’Ombra…se la libera…-ma non terminò la frase. Harry sapeva bene che gli stessi dubbi affollavano anche la mente del russo e di tutti gli altri combattenti.
 
-Si è vero. Non siamo favoriti Jenny, questo non lo nego.-iniziò il giovane.-Ma ti dirò una cosa…non lo eravamo nemmeno sette anni fa. All’epoca eravamo molti meno che adesso…rasentavamo il centinaio. Il nemico ci surclassava e inoltre, quando la guerra è iniziata, Tom “fottuto” Riddle era ancora immortale. Nessuno avrebbe mai puntato qualcosa sulla nostra vittoria, nemmeno io. Abbiamo combattuto, dovevamo farlo e abbiamo vinto…sorprendentemente e contro ogni probabilità abbiamo vinto. Ho imparato che spesso nella vita le cose vanno male, è innegabile questo, ma non tutto quello che può andare male va per forza così. Ad esempio prendi la guerra di Troia…I troiani erano molti meno dei greci, erano dati per sconfitti, eppure sono riusciti a resistere contro l’imponente esercito di Agamennone.-
 
-Si ma poi i greci sono entrati nella città e hanno massacrato tutti i cittadini di Troia.-puntualizzò Nikolai con una mano sotto il mento che gli donava una posa riflessiva, simile a quella del Pensatore di Rodin. Harry gli lanciò un occhiata fulminante.
 
-Grazie dell’aiuto Nikolai! Ma da che parte stai?!-esclamò Harry lanciando con forza addosso all’amico un mantello abbandonato vicino a lui.
 
-Scusa capo!-disse il russo dispiaciuto accorgendosi di aver parlato senza pensare. Harry si alzò e si avvicinò alla rossa, inginocchiandosi davanti a lei.
 
-Il punto è, Jenny, che hai ragione.-iniziò sollevandole il mento e osservandola negli occhi.-Noi siamo nettamente sfavoriti e le probabilità di perdere sono elevate, molto elevate.- un espressione affranta comparve sul viso della ragazza.-Ma credi che in qualche modo questo mi possa fermare?- disse serio ma al contempo tranquillo e rilassato, elargendo anche un sorriso all’amica.-Fidati di me. Io non permetterò che noi si perda questa guerra. Non succederà.- Jenny a quelle parole parve riscuotersi e tranquillizzarsi. Anche Harry Potter, esattamente come Luna Lovegodd, possedeva un dono: ridare speranza alle persone.
 
-Combatteremo insieme come sempre?- domandò guardando prima Harry e poi Nikolai. Il russo annuì e cinse con il braccio le spalle della giovane. Harry sorrise vedendo i suoi due amici insieme.
 
-No Jenny…Vinceremo insieme come sempre!-esclamò convinto stringendo forte le spalle di entrambi. I due annuirono convinti. A quel punto Harry si alzò.
 
-Avete visto Hermione?- domandò ai due.
 
-Si poco fa. Ha detto una cosa strana. Ha detto che sarebbe andata a fare un “tuffo nel passato”. Non saprei dirti dov’è andata.-rispose Nikolai alzando le spalle. Harry sapeva benissimo invece dov’era. Salutò i due amici e si diresse verso l’ingresso del castello.
 
Il moro aveva capito perfettamente cosa la sua ragazza volesse dire con l’espressione “tuffo nel passato”. Ormai la conosceva troppo bene per non sapere a cosa si riferisse.
 
Infatti la trovò esattamente dove sapeva che l’avrebbe trovata. La riccia se ne stava tranquillamente seduta per terra, appoggiata al divano rosso della Sala Comune dei Grifondoro, con le mani strette attorno alle ginocchia e lo sguardo fisso sul fuocherello del camino. “Un tuffo nel passato” per loro due, significava tornare a casa, dove avevano trascorso la propria giovinezza.
 
-Ehi, ti ho trovata!-esordì il moro attirando la sua attenzione. La riccia parve riscuotersi dal suo stato di trance e puntò lo sguardo su di lui sorridendo.
 
-Ehi…sei sparito dopo aver parlato con Fiorenzo.-disse la giovane mentre lui si sedeva accanto a lei con le spalle poggiate al divanetto che per così tanti anni li aveva accompagnati in quella stanza.
 
-Avevo delle cose da fare…persone con cui parlare….dubbi che andavano risolti.-spiegò lui alzando le spalle e fissando il fuocherello.
 
-Vuoi dividere questi dubbi con me?-domandò la giovane curiosa e al contempo preoccupata per lui.
 
-C’è una cosa che devo fare e vorrei che tu venissi con me.-disse Harry senza staccare gli occhi dal camino.-Ma c’è tempo, possiamo aspettare l’alba.-La ragazza annuì lentamente. Tra i due calò il silenzio per un po’ fino a che non fu Hermione di nuovo a parlare.
 
-Sai a volte vorrei poter tornare indietro.-esclamò nostalgica guardando la stanza.-A quando passavamo le ore qui a chiacchierare, o nei corridoi a correre da una lezione all’altra, o nel parco sotto il nostro albero. A volte vorrei tornare a quando le nostre vite erano ancora normali.-
 
-E quando mai le nostre vite sono state normali Herm?-esclamò Harry sorridendo amaramente.-Abbiamo scoperto di essere dei maghi ad undici anni e da quel momento tutto è cambiato. Da quel momento siamo stati sempre e costantemente sul filo del rasoio, ad un passo dalla morte fin dal primo anno qui. Abbiamo dei ricordi di una vita normale anche se effettivamente le nostre non sono mai state esistenze tranquille…principalmente per causa mia.-aggiunse infine.
 
-Oh ma dai non è vero. La guerra era inevitabile, l’avremmo comunque combattuta.-ribatté Hermione.
 
-La guerra si, ma i pericoli che abbiamo corso durante gli anni qui erano in qualche modo legati sempre a me. Forse i primi anni tranquilli nel mondo magico tu li hai vissuti proprio quando me ne sono andato.- Hermione rise di gusto a sentire quella frase.
 
-Che c’è da ridere?-domandò Harry sorpreso.
 
-Il grande Harry Potter, il bambino sopravvissuto, il Prescelto, l’Eroe del Mondo Magico e ora anche causa di ogni male.-esclamò la ragazza ridendo ancora. Quando smise lo guardò amorevolmente negli occhi, gli passò una mano dietro la testa accarezzandogli il collo.-Sei uno stupido Harry, non scambierei la tranquillità con nessuno dei ricordi che ho…nessuno.-esclamò sorridendogli.-Sai hai ragione, questi anni in cui sei stato lontano sono stati i più sereni che ho vissuto da quando avevo dieci anni, ma sono stati anche i più vuoti…e i più noiosi. Perciò…grazie di essere tornato Harry.-terminò poi baciandolo. Il giovane non seppe cosa replicare perciò rispose al bacio e stette in silenzio.
 
Quando i due si staccarono, Hermione passò il suo braccio sotto quello di Harry e poggiò la testa sulla sua spalla. Rimasero per un po’ così, vicini e stretti l’uno all’altro. Chiunque li avesse visti in quel momento, li avrebbe scambiati per una coppia normale, una classica coppia di fidanzati che passa la serata insieme, ma loro erano ben altro. Erano, ognuno a modo suo, due leggende del mondo. Incredibili, sensazionali e per certi versi impareggiabili che però necessitavano dell’altro per essere completi. Due facce della stessa medaglia, insieme erano più forti che mai.
 
Il lungo silenzio che ci fu tra i due fu interrotto nuovamente dalla riccia che, senza staccarsi dal “fidanzato, decise di porre una domanda che aveva in testa da un po’.
 
-Tu hai in mente qualcosa di folle vero?- iniziò Hermione.- Te l’ho letto negli occhi quando sei tornato dal tuo “incontro” con Merlino, ma ho deciso di non indagare perché non ne avevo la certezza. Tuttavia prima Fiorenzo ha detto quella cosa  sul tuo “piano”…-continuò la giovane. Harry rimase in silenzio, osservando la grifona con la coda dell’occhio.-Non ti chiederò di cosa si tratta, se avessi voluto dirmelo me lo avresti detto. So anche che è pericoloso, altrimenti non manterresti il segreto ma ne parleresti e so anche altrettanto bene che sei l’unico che probabilmente può farlo perché…beh perché sei tu!-concluse semplicemente sorridendo e alzando le spalle.
 
-Sai proprio tutto…-fu la sola cosa che riuscì a dire Harry. Dopo tutti quegli anni ancora rimaneva sorpreso di come Hermione riuscisse a capirlo.
 
-Ovvio, sono la strega migliore della mia generazione!-si pavoneggiò lei sarcastica. Poi si spostò dalla sua posizione mettendosi in ginocchio di fianco ad Harry e con le mani gli spostò il viso in modo che lui la guardasse negli occhi.Gli occhi oro della riccia si incontrarono con quelli verdi del moro.- Ti chiedo solo questo…qualunque cosa sia…è la sola opzione che abbiamo?-
 
-Si.-rispose semplicemente Harry. Hermione lesse la verità nei suoi occhi e annuì. Nei suoi occhi si poteva chiaramente vedere la tristezza e la malinconia. Tuttavia, stranamente, la ragazza sorrise.
 
-Okay…va bene…-esclamò mentre gli occhi le diventavano lucidi, cosa che andava molto in contrasto con il suo sorriso.-Promettimi solo che farai tutto il possibile per tornare vivo okay?-
 
-Lo prometto.-rispose Harry abbracciandola. Dopo i due si rimisero nella posizione precedente, con Hermione poggiata sulla spalla del moro.
 
-Ora…raccontami cosa hai fatto in queste settimane. Dove sei stato?-domandò la giovane, ancora con gli occhi leggermente lucidi e la voce un po’ traballante.
 
-Ehi domani dobbiamo combattere una guerra! Non potremmo salire nei dormitori, trovarci un letto, fare sesso e poi dormire un po’? Credo di meritarmi un po’ di amore e un po’ di riposo!- chiese il giovane ridacchiando e prendendola in giro. Per tutta risposta Hermione gli tirò una gomitate nel costato.
 
-Ahia! Ehi non vorrai mettere fuori combattimento il Salvatore del Mondo Magico vero?-
 
-Vorrai dire lo Scemo del Mondo Magico!- esclamò facendogli la linguaccia. Harry rise massaggiandosi il fianco. Poi i suoi occhi intercettarono un bagliore provenire dalla finestra. Il sole stava per sorgere.
 
-Hai detto che devo fare tutto il possibile per tornare vivo, vero?- domandò osservando il cielo scuro illuminarsi piano piano attraverso il vetro.
 
-Si esatto.-rispose Hermione seria. Harry allora si voltò e la guardò negli occhi.
 
-Allora devi accompagnarmi in un posto.-
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
I due ex grifondoro avevano attraversato rapidamente tutto il castello e successivamente l’accampamento. Ora si stavano dirigendo verso il lago che iniziava ad essere illuminato dal sole che stava sorgendo. Non si poteva ancora scorgere ad occhio nudo il disco solare, ma i primi raggi cominciavano a comparire da dietro la collina donando al lago e all’ambiente circostante un aura magica.
 
Harry non aveva voluto rivelare ad Hermione dove fossero diretti, aveva semplicemente detto di avere bisogno di lei e la giovane non aveva fatto domande. Procedeva tranquilla accanto al moro, in attesa di scoprire quale fosse la loro meta.
 
Quando avevano attraversato l’accampamento, erano accorsi in molti a salutarli e a far sentire loro quanto fosse grande il loro supporto. Hermione si sorprendeva sempre di quanto Harry riuscisse a infondere coraggio nel suo prossimo. Ora vedeva tutti quegli sconosciuti accorsi ad aiutare il moro e pensò che loro erano l’unica testimonianza che si poteva avere di quegli anni in esilio del giovane. Quello era Harry Potter, ovunque andasse riusciva a toccare, senza rendersene conto, l’esistenza delle persone e cambiare la loro vita in meglio. Il fatto che fossero corsi, senza battere ciglio, a combattere una guerra solo perché lui lo aveva domandato, era la prova di ciò.
 
Quando furono ormai vicini al Lago Nero, Hermione capì dove erano diretti. In lontananza la giovane ex grifondoro riusciva perfettamente a scorgere l’oggetto verso cui stava puntando Harry: una tomba bianca. Quando furono vicini al luogo in cui riposava Albus Silente, Harry si arrestò e la giovane si portò al suo fianco. Rimasero in silenzio per un po’, fermi in piedi davanti alla tomba. L’unico suono che si sentiva era il cinguettio di qualche uccelletto nascosto tra gli alberi, per il resto era calma, una calma quasi innaturale. Hermione attese pazientemente a fianco ad Harry, fino a che il moro non si decise a rompere quel silenzio.
 
-Ti chiederai come mai siamo qui.-esclamò il giovane piano continuando a fissare la tomba. La riccia annuì silenziosamente spostando lo sguardo su Harry.-Se voglio avere delle possibilià…sia contro Necros che contro l’Ombra…potrebbero non bastare la mie abilità particolare…-disse riferendosi al fumo.-…ho bisogno di essere al mio meglio. Di essere l’Harry più potente che posso essere…-continuò poi. Sembrava che volesse girare attorno al punto, senza però toccarlo davvero.-…ho compreso presto quindi che per esserlo avevo bisogno di una cosa. Per esserlo mi occorre…-
 
-…la Bacchetta…-concluse Hermione per lui spostando anche lei lo sguardo sulla tomba.-…ti serve la Bacchetta di Sambuco che è…-non riuscì a terminare la frase.
 
-…nascosta nella sua tomba…si….-terminò Harry serio e calmo.
 
-Credevo che la tua nuova bacchetta, l’esperimento di Gregorovitch, fosse potente come quella..?-osservò Hermione ricordando le parole che il moro aveva pronunciato quando le aveva mostrato la sua nuova bacchetta.
 
-La bacchetta di Ebano è potente si…ma non è al suo livello. Come ho detto, la Bacchetta di Sambuco, la Stecca della Morte, è implacabile, distruttiva, feroce. È quello che mi serve questa volta..solo questa volta.-disse Harry, più a se stesso che alla ragazza.
 
-Quindi tu stai per…-
 
-Si…-rispose Harry semplicemente.-…sai prima ho parlato con lui…con il suo ritratto per meglio dire.-si corresse. A quelle parole la riccia puntò di nuovo lo sguardo su Harry.-…tu e lui avete una cosa in comune, riuscite a leggermi nella mente. Sapete sempre quello che penso.- osservò il giovane mentre sul suo volto compariva un sorriso triste.-Ha compreso quali fossero i miei pensieri e i miei timori ancora prima che avessi tempo di parlare…sai cosa mi ha detto dopo?- Hermione negò con la testa.
 
-“ Fai ciò che devi Harry. Mi fido ciecamente di te.” E lo ha detto con il sorriso sulle labbra e il suo solito sguardo pieno d’amore e orgoglio.- Alla giovane vennero gli occhi lucidi. Senza aspettare oltre Harry si avvicinò alla tomba di marmo bianco. Poggiò una mano sulla lastra bianca che ricopriva il sepolcro e si inginocchio, in segno di rispetto. Hermione osservava la scena in silenzio, con le lacrime che cominciavano a scorrere sul suo viso.
 
Dopo qualche minuto, Harry si rialzò e spostò la mano al centro della lastra. Mormorò qualche parola che Hermione non capì e lentamente, quasi con solennità, la copertura del sarcofago iniziò a sollevarsi. Harry era l’unico al mondo a poter aprire quella tomba, l’aveva sigillata lui con potenti incantesimi prima di scomparire nel nulla, in modo che la bacchetta fosse al sicuro.
 
All’interno del sepolcro giaceva il corpo di Albus Silente, il più grande preside che Hogwarts avesse mai avuto e maestro di vita del Salvatore del Mondo Magico. Il corpo dell’uomo era ancora perfettamente conservato grazie ad alcuni potenti incantesimi. Ad Harry sembrava quasi che l’uomo dormisse, nella più totale serenità e beatitudine. Gli occhi verdi del moro caddero sul motivo per il quale lui stava facendo ciò. La Bacchetta di Sambuco, giaceva inerme sul petto del preside, stretta tra le sue mani giunte. Senza osare toccarla, Harry fece un movimento con la mano richiamando a se la Stecca della Morte. La bacchetta, molto lentamente e con grande fluidità, scivolò via dalla presa delle mani di Albus Silente e si levò a mezz’aria abbandonando il luogo di riposo dell’uomo. Il moro decise di non prenderla ma lasciò lì a volteggiare.
 
Invece puntò di nuovo lo sguardo sull’uomo che più di tutti gli aveva insegnato di più sulla vita e su come andasse vissuta.
 
-Mi hai detto che ti fidi di me. Di questo ti sarò eternamente grato. Ti chiedo di perdonarmi per questo affronto. Tu hai sempre fatto tutto in nome del bene superiore…anche questo è in nome di quello.-disse piano il giovane.-Perdonami se puoi e…grazie.-terminò poi. Surrussò qualche parola e lentamente il sarcofago si richiuse e la tomba si risigillò, tornando ad essere un luogo di riposo inviolabile.
 
Lentamente Harry si voltò, anche lui con alcune lacrime che scendevano dal suo volto e fissò negli occhi Hermione. La giovane non aveva smesso di piangere e lo osservava in silenzio.
 
Il moro si asciugò le lacrime e spostò lo sguardo sull’oggetto che lo aveva portato fino a lì. La Bacchetta di Sambuco levitava a mezz’aria a pochi centimetri da lui. Harry continuò a osservarla in silenzio senza però alzare la mano per prenderla. Era come se, nonostante tutto, ne fosse profondamente spaventato. Se ne stava lì in piedi, senza muovere un muscolo.
 
Hermione capì perfettamente i pensieri del ragazzo. Anche lei si asciugò le lacrime dal volto e si avvicinò lentamente e con piccoli passi ad Harry. Quando gli fu a fianco, la sola cosa che fece fu prendergli la mano e stringerla forte. Il moro spostò lo sguardo su di lei e i loro occhi si incontrarono, la riccia annuì decisa senza emettere parola.
 
Anche Harry annuì lentamente e tornò a fissare la bacchetta. Piano piano sollevò la mano destra e con estrema lentezza, finalmente, afferrò la bacchetta.
 
Proprio in quel momento il sole comparve da dietro la collina. I suoi raggi inondarono con la propria luce e il proprio calore l’intera pianura e il lago. Arrivarono a colpire anche il bianco sepolcro vicino a loro che risplendette come un faro nel buio.
 
All’improvviso si alzò un potente vento caldo che iniziò a vorticare attorno al Prescelto spingendo Hermione all’indietro e allontanandola. Quando la Bacchetta si riunì al braccio di Harry, lui e la Stecca della Morte diventarono un tutt’uno. Ci fu un enorme scarica di magia che scosse il terreno e rilasciò un’ onda di luce d’orata che investì tutto ciò che incontrava per metri e metri. La giovane Grifondoro osservò esterrefatta la scena che gli si parava davanti. Davanti a lei Harry sembrava che risplendesse di luce propria, sembrava qualcosa di più di un semplice uomo. Il potere della bacchetta, unito alla sua potenza magica e al suo “fumo”, aveva dato vita ad una combinazione micidiale. La magia sgorgava potente dall’unione del Prescelto e della bacchetta, una combinazione letale per chiunque.
 
E venne l’alba, e la Bacchetta si riunì al suo Padrone.




Angolo dell'Autore: E rieccoci! Incredibile, due capitoli a meno di una settimana l'uno dall'altro! Ahah chiedo scusa a tutti quelli che aspettavano l'altra storia ma questo week end non ho avuto tempo di scrivere il capitolo e dato che questo era già praticamente fatto, tranne qualche parte, ho deciso di finire prima questo e di spostare quandi l'altro ai prossimi giorni! Ma bando alle ciance e parliamo del capitolo...dunque qui non succede moltissimo ma ciò che succede è importante! Dal prossimo capitolo la guerra inizierà e vedremo come andranno le cose! Non ho molto altro da dire, attendo i vostri pareri! Aggiungo anche un grazie perché sono arrivato a 100 recensioni per questa storia e sono stra contento di questa cosa! Grazie a tutti! Alla prossima gente!
 
 
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nox93