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Autore: FrecciaJones    02/06/2015    0 recensioni
Questo primo capitolo vi piace? No? Vi siete annoiati o al contrario siete fatti prendere dalla storia?
In ogni caso, Ditemi la vostra! Lasciatemi un commento ... qualsiasi! e buona lettura
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non potevo ancora sapere dove quell’amicizia ci avrebbe portati, ma di una cosa ero certa, Nicki non poteva più rimanere in quella sudicia pensione, non in quelle condizioni. 

Prima di tutto ci organizzammo per preparare la fuga. Passai a prenderlo all’alba servendomi dell’aiuto di Giulio, un tizio con cui uscivo. Gli spiegai che avevo bisogno una mano d’aiuto per aiutare un amico con il trasloco, e non disse una parola, anzi, fu molto gentile e disponibile, anche quando gli dissi di passare munito di macchina alle quattro del mattino, prima dell’alba. Giulio non era proprio una mente brillante e, quando capì cosa stavamo facendo, era ormai troppo tardi: era coinvolto. Dopo il fuggifuggi, non si fece più sentire, nemmeno per una tazza di caffè.

Il letto gonfiabile che mamma mi aveva comprato con lo scopo di usufruirne tutte le volte che sarebbe venuta a trovarmi, nonostante le mie prime titubanze, alla fine si dimostrò essere utile. Durante i primi giorni di convivenza ci scambiavamo poche parole con Nicki, eravamo terribilmente impacciati, eppure già complici. D’altronde non potevo fare altrimenti. Avrei forse dovuto mandarlo via dopo tutto quello che era successo? Come avrei potuto mai fare una cosa del genere? E lui? Nonostante avesse avuto molte volte l’intenzione di farlo, non poteva di certo sparire nel nulla dopo tutto quello che stavo facendo. E inoltre, anche volendo, non sapeva dove andare. 

Passarono circa dieci giorni, quando una sera si presentò per cena con due buste della spesa piene di roba. Si offrì di cucinare la cena per tutti, contento di essere finalmente utile a qualcosa. Stese un rotolo di pasta sfoglia che condì con mascarpone e pancetta, poi mise a bollire l’acqua in pentola lasciando a noi la possibilità di scegliere tra pasta o risotto e, infine, apparecchiò la tavola con tovaglioli di carta colorati, candele e del buon vino comprati apposta per l’occasione. Nonostante fosse tutto buonissimo io non riuscii a gustarmi la cena fino in fondo, avevo paura di chiedere quale fosse provenienza di quei soldi o come se li fosse procurati. Dopo tutto, continuavo a ripetermi, Nicki rimaneva pur sempre un estraneo per me.
Si chiacchierò di tutto durante la cena ma, a dispetto dei miei finti sorrisi, io rimasi assente per tutto il tempo. Mi ero messa in una situazione molto più grande di me e non sapevo come uscirne, volevo solo piangere, prendere il telefono e chiamare mamma. Ad un certo punto pensai di alzarmi in piedi davanti a tutti ed urlare alle ragazze che quello che credevano fosse un mio amico di infanzia in realtà era uno sconosciuto che probabilmente si era prostituito per pagare quel cibo. Forse avrebbero preso loro in mano la situazione, si sarebbero talmente indignate (alcune forse addirittura spaventate) che non sarebbe più stato necessario prendere una posizione con Nicki, lo avrebbe capito da solo che era arrivato il momento di andarsene. Ma quella scenata avrebbe rotto gli equilibri della casa, io sarei passata per una bugiarda e, probabilmente, come Nicki, sfrattata dal tetto in cui aveva vissuto. 

                ‹‹ Dove hai preso i soldi per la cena ? ›› domandai senza troppi giri di parole quando le ragazze si andarono a letto dopo la cena.

                ‹‹ Non da dove pensi te … ›› disse infastidito. Ed immediatamente il silenzio più assoluto. Poi un sospiro ed infine una parola  ‹‹ Scusa ››.

                ‹‹ Per cosa Nicki? ››

                ‹‹ Tu mi hai accolto a braccia aperte senza chiedere niente in cambio e io non posso agire facendo tutto di testa mia … ››

                ‹‹ Non capisco dove tu voglia arrivare ›› dissi io interrompendolo, ma in realtà volevo solo indispettirlo.

                ‹‹ Voglio dire che ti devo delle spiegazioni ›› .

                ‹‹ Non devi se non vuoi ›› Mi vergogno adesso,  ma in quel momento speravo che lui si innervosisse per il mio tono e che questo fosse causa di una discussione. Solo in questo modo avrei avuto finalmente la coscienza apposto e una scusa valida per mandarlo via. 

                ‹‹ No, non devo, hai ragione …  ma voglio ›› rispose guardandomi negli occhi. Occhi disarmanti che, non so se sono per tutti uno specchio dell’anima, ma sicuramente lo erano della sua.

                ‹‹ Dimmi allora ›› .

                ‹‹ Ho fatto amicizia con la portinaia del palazzo, la Signora Roberta, credeva fossi il tuo fidanzato, e io gliel’ho lasciato credere per non destare sospetti. Un giorno l’aiutai a caricare in macchina una sedia a rotelle e lei, senza che io le chiedessi niente al riguardo, mi disse che era del marito. Mi disse anche che stava cercando da un po’ una persona che l’aiutasse a prendersi cura di lui, soprattutto adesso che con l’età e gli acciacchi stava diventando sempre più difficile metterlo a letto la sera o lavarlo la mattina, così mi sono offerto di farlo io ›› mi sentivo così misera per aver solo pensato quelle cose, tanto che non riuscivo più a guardarlo negli occhi.
                ‹‹ Adesso sono io a doverti delle scuse ›› aggiunsi io a bassa voce quasi mortificata.

                ‹‹ No! Tu non mi devi assolutamente niente ›› rispose intransigente lui ‹‹ tu mi hai salvato Anna, io ti devo tutto, sono io quello in debito con te, lo sarò sempre ›› . 

Avevo la sensazione di essermi cacciata in un guaio, soprattutto perché non sapevo cosa aspettarmi da quella smisurata devozione. E la verità è che non lo potevo sapere fin quando non avrei lasciato che le cose prendessero una loro forma, che si sistemassero a loro modo. Fino ad allora avevo fatto così, avevo seguito il mio istinto, mi ero fidata delle mie sensazioni e avevo lasciato a destino, coincidenze e fortuna il lavoro duro, e la cosa aveva pure funzionato. 

Certo, la vita ci porta altrove, ma in fondo non ci allontaniamo mai troppo dalle storie dei protagonisti di quei film visti o libri letti che abbiamo amato. E così, quando arriva un colpo di scena, ci convinciamo del fatto che è solo finito un capitolo e che presto ne comincerà un altro. Nicki era il mio colpo di scena, e una delle cose più belle che ho imparato vivendo al suo fianco è che bisognerebbe sempre vivere come in uno di quei libri che non ci stancheremmo mai di leggere, smettere di cercare altro e concentrarsi su ciò che si vuole veramente. Nella vita, però, tutto assume delle sembianze diverse, e ci si adatta facilmente, tanto che fa quasi paura scoprire quanto, a volte, sia confortevole essere codardi, mentire a se stessi e smettere di sfidare il coraggio. 

 
  
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