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Autore: Malvagiuo    03/06/2015    1 recensioni
La morte di Roigkal val'Rundor precipita la valle di Askold in una situazione drammatica. L'inverno grava ancora sulle tribù del nord, che contano sul ritorno della loro divinità, Grijndir, per sopravvivere. Solo la possente Bestia del Mare, infatti, può spezzare l'immensa banchisa di ghiaccio che congela le acque di Askold, aprendo la via dell'oceano e della salvezza. Due uomini si disputano la successione, e con essa il dovere di richiamare Grijndir dalle profondità degli abissi. Da una parte il suo unico figlio, Volgrim, giovane e temerario, che dovrà convincere la sua gente a vederlo non più come ragazzo ma come uomo. Dall'altra, Iorig, fratello di Roigkal e zio di Volgrim, guerriero ambiguo e dalle mille risorse, i cui reali propositi costituiscono un mistero per chiunque.
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Iorig spostò il proprio peso da un piede all’altro. Sentì il ghiaccio immobile sotto di lui, compatto come roccia. Lo scricchiolio era provocato dallo strato di neve che ricopriva la calotta. Il vento soffiava forte, scompigliandogli i capelli e sollevando i lembi del suo mantello. Fissò l’orizzonte con gli occhi socchiusi. Ovunque era bianco e grigio. Lontano, una coltre di nubi oscurava il cielo, foriera di una tormenta. Alle sue spalle, Askoldir e le montagne. Iorig non sapeva quale delle due cose fosse lo spettacolo più tetro.

Algwi il Boscaiolo e altri dieci uomini si unirono al resto del popolo.

«Avete fatto quello che vi ho ordinato?»

«Certo» disse Algwi. «Sono andati, dal primo all’ultimo.»

Iorig annuì. Non aveva senso lasciare gli schiavi in vita. Non si poteva badare a loro durante il viaggio; d’altro canto, lasciarli in balia del freddo e della fame non era una scelta gradita a Iorig. Un uomo deve morire per mano di un uomo, come diceva suo fratello.

Il popolo era pronto. Volgrim non era tornato, ma Iorig val’Rundor non sapeva che cosa provare. Suo nipote era lontano, chissà dove. Aveva abbandonato la sua gente: la sua era stata vigliaccheria o saggezza? Iorig non lo sapeva, e tutto sommato preferiva così. A tormentarlo era qualcos’altro: la consapevolezza che non lo avrebbe più rivisto. Forse, in quel preciso momento Volgrim si trovava sepolto in una tomba di ghiaccio, oppure era finito vittima dei lupi che infestavano i valichi. C’era una parte di lui che non sopportava quel pensiero. Non lo aveva mai voluto morto, rifletté. La sua unica speranza era stata quella che si facesse da parte. Per quanto l’ombra del suo destino lo avrebbe perseguitato? Forse per sempre. Ma avrebbe potuto fare qualcosa per impedirlo?

“No” pensò con decisione. “Non potevo fare nulla. Volgrim ha scelto la sua strada.”

Iorig scosse il capo. Era tempo di marciare. Sollevò il corno e soffiò con tutto il fiato che aveva nel petto. Il suono rimbombò per tutta la valle, annunciando la fine di Askoldir.

 
***
 
Volgrim non aveva proferito parola, dopo la breve conversazione con Kalig. E non perché la donna fosse ripiombata in un sonno così simile alla morte. La mente dell’askarl era inondata da un torrente di pensieri e domande apparentemente senza fine. Seduto accanto al focolare acceso, incurante delle ombre rosse danzanti sulle pareti, il suo sguardo fisso non abbandonava la figura addormentata a pochi passi da lui.

Chi è questa donna?, si domandava. Perché vuole raggiungere Askoldir?

Ma rimuginare su quelle domande non serviva a nulla. La risposta sfuggiva alla sua intuizione, per quanto la cercasse.

Devo portarla al villaggio, risolse. Se tornerà in sesto, potrà parlare e spiegare ogni cosa. Anche la natura del suo potere.

Il suo potere, sì. Le fiamme che aveva visto brillavano ancora davanti ai suoi occhi, un fuoco nitido e splendente, qualcosa che non aveva mai visto. Il calore, poi! Un bruciore così intenso, Volgrim lo aveva percepito anche a distanza. Ripensandoci, stentava a credere che Kalig fosse sopravvissuta alla furia devastatrice da lei stessa emanata. Che cosa avrebbe potuto causare quel fuoco ai ghiacci della valle? Li avrebbe sciolti, sommergendola. Era un pericolo concreto, che andava considerato. Un motivo in più per portare Kalig lontana dai valichi, al villaggio.

E una volta lì, Volgrim avrebbe saputo cosa fare.

Un grande progetto andava delineandosi nella sua mente, i dettagli si facevano più precisi a ogni ora.

Aveva per le mani un potere che mai nessuno, né suo padre né gli avi del popolo di Grijndir, aveva posseduto. Possibilità infinite si dispiegavano di fronte a lui, che ne intravedeva le potenzialità.

Il fuoco di Kalig avrebbe aperto una breccia nel mare ghiacciato. Il fuoco avrebbe distrutto il regno glaciale e immobile di Grijndir, facendo sorgere dalle sue ceneri un nuovo dio.

Il dilemma più interessante, per Volgrim, era stabilire chi avrebbe dovuto ricoprirne il ruolo.

 
***
 
Volgrim sapeva di dover partire il prima possibile. Ebbe uno straordinario colpo di fortuna pochi giorni prima della partenza: a caccia, riuscì ad abbattere un cervo delle nevi. Oltre alla preziosa carne che li avrebbe ristorati nel viaggio di ritorno, Volgrim apprezzò la pelle dell’animale, abbastanza grande da potervi ricavare un mantello con cui ricoprire Kalig, che era rimasta priva di indumenti. La donna era piccola e gracile, non avrebbe avuto difficoltà a trasportarla sulle spalle, anche per lunghi tratti, fino al villaggio.

Volgrim non aveva né gli strumenti né il tempo per produrre una pelliccia durevole. Entro pochi giorni la pelle del cervo si sarebbe disgregata, ma non importava: Askoldir non era così distante, sarebbe arrivato in tempo prima che Kalig fosse esposta al gelo. Impiegò un giorno intero per strappare la pelle al cervo e per ripulirla. Quando fu pronta, non esitò ad avvolgervi Kalig e a legarne i lembi attorno al proprio corpo. L’avrebbe trasportata come un bambino in fasce, aiutandosi con un bastone per mantenere l’equilibrio.

L’alba del mattino dopo partì. La bufera di neve era cessata, ma il freddo era tale da raggiungere le ossa. Volgrim si augurò che Kalig fosse abbastanza in forze da sopportare quel viaggio. Era resistita fin allora, dopotutto. Affondò i piedi nella neve fresca e procedette lungo quello che una volta era il sentiero, costellato da alberi scheletrici e fronde di arbusti, i cui rami spuntavano dalla coltre bianca come dita appuntite. D’un tratto, qualcosa di inaspettato colpì la sua attenzione: un suono scosse il silenzio di morte che regnava nell’aria circostante. Dopo alcuni istanti di incertezza, fu sicuro di riconoscerlo. Era il corno di Askoldir. Il suo urlo si era propagato fino alla montagna. Chi poteva averlo suonato, e perché? C’erano tante ragioni per farlo, comprese Volgrim, ma non gliene venne in mente nessuna che gli permettesse di interpretarlo in maniera positiva. Una sola cosa era certa: doveva fare ritorno al più presto.

Volgrim avanzava più speditamente che poteva, ma il cammino era davvero arduo. La neve era un impiccio costante, ogni passo gli costava un’enorme fatica. Verso mezzogiorno si ritrovò spossato, e d’un tratto Kalig non era più così leggera. Il sole dominava la volta celeste, che era apparsa nitida in uno squarcio tra le nubi bianche che opprimevano il cielo. Quello era il momento più caldo della giornata, l’unico in cui avrebbero potuto bivaccare all’aperto. Volgrim depose Kalig sul soffice manto ghiacciato e tentò di accendere un fuoco. Si rese conto presto che era un’impresa impossibile: ogni pezzetto di legno in cui si imbatteva era fradicio fino al midollo, non avrebbe mai trovato sterpaglie o erba secca lì intorno. Per riscaldarsi aveva solo il proprio fiato.

“Se non raggiungiamo Askoldir entro sera, non sopravvivremo” pensò Volgrim.

C’era ancora molta strada da fare. Da una parte, era stata una follia allontanarsi così tanto dal villaggio. La vergogna, il terrore per le conseguenze delle proprie azioni lo avevano spinto laggiù, nell’inconscio desiderio di trovare una morte rapida e indolore. In quel momento di lucida disperazione, Volgrim sapeva di non avere alcuna via di fuga: il suo prestigio, già incrinato dal fallimento dei suoi riti sacrificali, sarebbe stato definitivamente distrutto una volta scoperto l’assassinio di Bjorik. Eppure, era stata proprio quella colpa a permettergli di incrociare la strada di Kalig. La fuga verso la morte gli aveva riservato, invece di un’anonima fine tra i ghiacci, un’insperata opportunità di rinascita. Un simile incontro non poteva essere frutto del caso, il suo destino non era quello di morire in disgrazia in mezzo alle montagne, da reietto. Un dio vigilava su di lui, guidando il corso degli eventi. Chi fosse, non aveva importanza. La sola cosa che contasse, per Volgrim, era continuare a godere del suo favore.

 
***
 
Nel pomeriggio il sole svanì. Una fitta ombra ricoprì le montagne, il tenue tepore che li aveva riscaldati fino ad allora scomparve del tutto, come se non fosse esistito. Il gelo tornò a insinuarsi nei vestiti e sulla pelle di Volgrim, facendolo rabbrividire. I suoi muscoli cominciarono a irrigidirsi per il freddo e per lo sforzo, ma non poteva cedere. Doveva mancare poco, ormai. Una notte all’aperto li avrebbe uccisi entrambi. Kalig era rimasta incosciente tutto il tempo, ma in quelle ultime ore prima che il sole calasse aprì gli occhi e mormorò qualcosa di incomprensibile alle orecchie di Volgrim. Lui se ne accorse. Tentò di parlarle, per aiutarla a rimanere desta.

«Come ti senti? Riesci a rimanere sveglia?»

Kalig biascicò qualcosa che Volgrim non comprese, ma l’askarl non si perse d’animo. Anche se vaneggiava, quelle parole erano la testimonianza che la ragazza lottava, si sforzava con tutta se stessa di rimanere viva.

«Askoldir. Siamo quasi ad Askoldir.»

Quel nome ebbe un effetto straordinario su di lei. I suoi occhi si spalancarono, brillando di una luce vivida, intensa. La nebbia scomparve completamente dal suo sguardo, la sua presa si fece più forte.

«Askoldir...» mormorò Kalig, a voce bassa ma chiara.

«Sì. È là che stiamo andando.»

Le dita di lei affondarono nella pelliccia di Volgrim, sfiorando la carne. La sua forza stava tornando, notò con piacere l’askarl. Recuperava energie, migliorava a vista d’occhio. In lei c’era qualcosa di davvero straordinario. Nessun uomo si sarebbe ripreso così in fretta da ferite come le sue, eppure la donna pareva risentirne appena dopo soli due giorni. Cos’era a renderla tanto forte?

 
***
 
L’ululato portato dal vento gli raggelò il sangue nelle vene. La luce del giorno era pallida, ma lontano, contro la vetta delle montagne, si intravedeva il rosso scarlatto del sole al tramonto. Il terreno si era fatto più accidentato. Volgrim aveva scelto una strada più rapida per raggiungere la valle, passando per il fianco scosceso della montagna. Il freddo della notte che incombeva non era più il pericolo da temere. Un secondo ululato riecheggiò nell’aria tersa, costringendo Volgrim ad arrestarsi per guardarsi intorno.

I lupi non si vedevano da nessuna parte. C’era solo bianco intorno a loro, cosparso dal nero dei longilinei tronchi di abete che li circondavano. Volgrim cominciò ad ansimare, in parte per la stanchezza, in parte per l’angoscia che a poco a poco si impadroniva del suo cuore.

“Così vicini...” pensò. “Così vicini alla meta, e rischia di finire tutto così.”

Richiamò forza alle braccia, che in quel momento reggevano le gambe di Kalig. Risollevò il corpo della ragazza, la testa di lei sporse leggermente sulla spalla sinistra di Volgrim. Poi prese a correre. Non gli importava di perdere l’equilibrio e di cadere. Aveva fatto troppa strada per permettere che tutto finisse così.

La sua andatura non era molto svelta, ma si sforzò di aumentarla. Una fitta nuvola di vapore continuava a esalare dalla sua bocca, assieme a un abbondante fiotto di saliva che colava dalle labbra. Il cuore batteva all’impazzata, martellandogli il petto e accecandolo di dolore. I muscoli delle braccia e delle gambe erano a pezzi, stremati dalla battaglia contro la neve e contro il tempo. Volgrim sentiva il sangue scorrere a fatica nelle sue vene, quasi fosse ridotto in polvere. Voleva bere, ma non poteva fermarsi.

Kalig non dava segni di vita.


 
   
 
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