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Autore: ItachiUchiha01    03/06/2015    2 recensioni
-Mi stai sfidando per caso? Mi sembri Gai!- sbottò Yamato, mettendosi seduto sul futon a gambe incrociate e braccia conserte. Kakashi, dal canto suo, non l'aveva mai visto così nervoso: ghignò da sotto la maschera, avvicinandosi all'amico.
-Voglio vedere se ci riesci... Tenzo.- eccolo, aveva iniziato a chiamarlo per nome; sapeva perfettamente che odiava assere chiamato per nome.
-E non mi chiamare così!!-
-Certo, Tenzo.-
-E VA BENE!! Lo farò, hai finito di rompermi?!-
-Probabilmente no...- Yamato sospirò, sollevato nel sentire che l'altro non lo chiamava più "Tenzo", limitandosi ad una frase. Ma subito dopo, Kakashi scattò veloce come un felino verso la porta, e nell'atto di scappare urlò:-...Tenzo!!-
Genere: Demenziale, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Un po' tutti, Yamato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Erano passati due giorni e ancora nessuno sapeva niente della loro storia, anche se le loro scappatelle giornaliere durante le missioni erano più che evidenti.

Era una ventosa e calda notte d'agosto, il sole era già tramontato da parecchio, e sugli alberi saltavano con scatto felino Kakashi Hatake, Tenzo Yamato, Gai Maito e Aoba Yamashiro. Missione di livello S, importantissima.

-Credo sia meglio se ci dividiamo!- urlò Kakashi sovrastando il rumore delle fronde degli alberi che si muovevano, scortate dal sospiro prepotente del vento. Non seppe decidersi se prendere Tenzo o no: alla fine scelse Aoba, in fondo era un ragazzo promettente e gli serviva parecchio. Aveva un buon potenziale.

Tenzo ci rimase male, ma non per questo si lasciò sopraffare dalle emozioni. Anzi, seguì Gai senza una parola.

-Allora, Yamato, dove ci accampiamo per la notte?- chiese Gai facendo qualche capriola qua e là sui rami.

Tenzo, senza guardarlo, rispose automaticamente:-Qui vicino. C'è uno spiazzo di terra che fa al caso nostro. Ormai dovrebbe mancare poco...-

Fu presto detto: arrivarono pochi minuti dopo.

Tenzo fece per sedersi, ma si ricordò troppo tardi che gli facevano ancora male le natiche. Infatti a metà seduta prese un crampo a cascò per terra su una roccia.

-AHIA CAZZO!-

Gai si girò di scatto, trovando il compagno intento a massaggiarsi le chiappe, e scoppiò a ridere. Solo dopo gli chiese cosa fosse successo. Tenzo ci pensò su: non poteva certo rispondergli che era andato a letto con Kakashi! Così, si inventò qualcosa e sparò la prima balla che gli era passata per la mente:-No, è che... beh, l'altro giorno... sono caduto su uno scoglio...-

“CADUTO SU UNO SCOGLIO?! Ma potevo inventarmi qualcosa di più verosimile?!” si disse subito dopo, anche se, riuscì a dedurre, Gai ci aveva creduto. E per fortuna!

-Senti...- chiese il Ninja Verde di Konoha subito dopo, -Sapresti dirmi qual è il punto debole di Kakashi? Sai, voglio batterlo!-

Tenzo rise debolmente, non si sarebbe mai aspettato domande del genere da uno come Gai. -Vedi, Gai... Kakashi è...- e per poco non disse “bellissimo” -È una persona estremamente sensibile e legata ad alcune tragedie del suo passato, come la morte di suo padre... mi ha... mi ha detto anche che... che è disposto a morire per salvare i suoi compagni di squadra... perché, lo sai bene anche tu, nel mondo ninja, chi non rispetta le regole e le leggi è considerato feccia. Ma chi vede la vittima, ma non l'aiuta, è feccia della peggior specie.- aveva usato le parole della sua metà e ne era soddisfatto. Condividevano quel pensiero e lo custodivano come fosse oro. -E inoltre legge libri inappropriati.- concluse con un sorrisetto beffardo.

-Questo lo sapevo!- rise Gai alzando il pugno. -Mi impegnerò a fondo per riuscire a battere Kakashi! YAA!!-

Quell'urlo lo fece alzare in piedi: poi le gambe cedettero e Tenzo si ritrovò di nuovo con le natiche sulla stramaledetta pietra.

-MERDA, GAI!-

-Oh, scusa!-

-SCUSA UN CAVOLO, MI FA UN MALE CANE, MALEDIZIONE!!-

-E dai, non farcela lunga...-

-NO, NON PUOI CAPIRE!!-

-Certo che posso, sarò cascato anch'io con le chiappe sugli scogli, no?-

Continuarono a discorsi del genere per un buon quarto d'ora, e si fermarono solo quando, dai cespugli, scorsero il luccichio dell'iride nera di Kakashi, che andò verso di loro sganasciandosi dalle risate.

-AHAHA!! MIO DIO NON HO MAI RISO COSÌ TANTO, AHAHA!!- rise, piegandosi in due e stringendosi la pancia.

Tenzo gli scoccò un'occhiataccia che nessuno si sarebbe mai sognato, mentre Gai, in tutta la sua indifferenza, stava a guardare, con le mani sui fianchi.

-Taci, Hatake. O devo rinfacciare ai bambini ciò che leggi?- lo rimbeccò Yamato.

-Non osare. Piuttosto. Gai, abbiamo cambiato. Adesso tu sei con Aoba. È poco distante da qui, lo troverai sicuramente.-

Alla fine aveva deciso di non allontanarsi da lui. Tenzo rimase sorpreso da ciò che l'Hatake aveva voluto fare: non voleva esporsi troppo, e quell'improvviso cambiamento avrebbe potuto indurre gli altri a pensarci su. E se fossero arrivati alla conclusione giusta? E se lo avessero raccontato in giro? E se Tsunade lo avesse saputo? La sua testa vorticava di domande, di “E se...?” e tuttavia non riusciva a trovare risposta.

Gai si era allontanato da tempo ormai, e lui se ne stava così, appoggiato sul tronco di un albero, a braccia conserte, evitando di sedersi, mentre Kakashi cercava un posticino comodo dove dormire la notte, magari per tutti e due.

-Ma ti ho fatto davvero così male?- avvertì la voce dell'albino da sopra di lui. Evidentemente si era arrampicato sui rami.

-Sì, brutto bastardo. Non riesco a piegarmi da quanto mi fa male.-

-Il linguaggio, Tenzo.-

-Parla quello che ha urlato “ma porca puttana” per il Villaggio l'altra sera.-

-Ero eccitato.-

-Non è una buona motivazione.-

Appena finì la frase, Kakashi gli apparve davanti al viso; era a testa in giù, attaccato coi piedi a un ramo a circa un metro e settanta sopra la testa di Tenzo. Lo guardò intensamente e sorrise con gli occhi, trattenendosi dal baciarlo: se si fosse sbilanciato di poco sarebbe irrimediabilmente caduto, e si sarebbe fatto male. Tenzo, imbarazzato, scostò lo sguardo da una parte, facendo finta di osservare l'erba muoversi al vento.

-Guardami.- ordinò Kakashi al compagno, che lievemente lo guardò, concedendogli un mezzo sorriso. Si girò del tutto e gli abbassò lentamente la maschera, scoprendo la sua identità. Riuscì a baciarlo anche in quella posizione, scomoda per entrambi.

Un minuto e sarebbe scoccata la mezzanotte.

I rintocchi si sentivano anche dalla boscaglia. Eppure si erano allontanati parecchio da Konoha.

O forse erano solo i battiti dei loro cuori?

Dodicesimo rintocco. Nuovo giorno. 10 agosto.

-Buon compleanno, Tenzo...- soffiò Kakashi nella bocca del compagno. Scese dall'albero: quella notte sarebbe stato lui a piegarsi al suo volere, lo sapeva. E bene, anche. Appena fu nella posizione di poterlo guardare per il verso giusto, lo baciò di nuovo, intrecciando la sua lingua con quella dell'altro. E soffiò di nuovo, fra le sue labbra, una frase, una delle più dolci che gli vorticavano in testa:-Sai, credo che quel che rimane non detto, fra noi due, sia il miglior regalo che ti possa fare.-

-Sono un anno più vicino alla morte e vieni a dirmi certe cose?-

-E non dire così... non sei vecchio.-

-Ma tu sì- ghignò Tenzo, tra un bacio e un altro.

-Vuoi essere picchiato per caso?-

-Uh, tremo di paura!-

-Pessimo sarcasmo.-

-Sul serio non mi hai regalato nulla?-

-Niente che sia fatto di materiale inanimato.-

E Tenzo capì. Capì subito cosa gli aveva regalato Kakashi. Gli si concedeva per quella notte, così che avrebbe condiviso un po' del suo dolore e del piacere che due giorni prima aveva provato.

E l'avevano fatto, l'avevano fatto senza parlarsi, non c'era bisogno di parole. Si capivano a sguardi, a sorrisi. A occhiatacce. Kakashi aveva di tanto in tanto chiuso gli occhi, morso il labbro inferiore, aggrappandosi all'erba, strappandola poco per volta, sotto il peso di Tenzo che, gemendo, lo sovrastava, le loro gambe intrecciate, il corpo dell'albino scosso da fremiti momentanei, le dita che accarezzavano le guance, i capelli, il naso, il collo, le mani che premevano sulla pelle.

Paradiso.

E ci fu il momento in cui ripetevano i loro nomi all'infinito, Kakashi, Tenzo, Kakashi, Tenzo... e il momento in cui tutto finì. Finisce tutto prima o poi...

-Ehi...- mormorò Tenzo, mentre, completamente vestiti, si abbracciavano. -Grazie...-

-Ma ti pare!-

-No, davvero. Mi hai donato il tuo corpo... e sono felice.-

-Sei felice perché domattina mi sveglierò con un dolore lancinante alle chiappe?-

-Esattamente.-

-Sadico di merda, stronzo coglione approfittatore di culi.-

Tenzo rise a quella definizione, anche se Kakashi restò serio e aggiunse:-No sul serio, ti approfitti delle mie natiche? Ma sei bastardo!-

-Guarda che tu non sei da meno.-

Kakashi sbuffò, facendo alzare un ciuffo bianco dalla fronte. Lo baciò sui capelli, e sorrise. -Buonanotte, Tenzo...-

E ci pensò bene, Kakashi, a come svegliarlo il mattino dopo. Avrebbe tanto voluto che due parole saltassero fuori, quel famoso “Ti amo” che non aveva detto mai a nessuno. Non ce l'avrebbe mai fatta. Ed era meglio così, nessuno avrebbe buttato giù il loro strano amore. Correre troppo non sarebbe stato giusto.

 

-Uh!- borbottò il moro non appena fu sveglio. Di nuovo, la fitta si fece sentire, solo più lieve. Gemette di dolore, massaggiandosi i glutei. Il ricordo della sera prima lo fece sorridere.

-Ti sei svegliato...- mormorò Kakashi, la voce profonda e dolcissima. -Grazie a te adesso non so più da che parte girarmi e non mi posso alzare.-

-Beh, prego!- e appoggiò le labbra sulle sue, il Bacio del Buongiorno era finalmente arrivato. Avvertì le guance tingersi di rosso e diventare calde, ma poco importava. Tanto, Kakashi era abituato a vederlo arrossire.

-Ancora auguri, caro il mio vecchietto.-

-Pff, aspetta di arrivare a settembre e sarai tu il vecchietto.-

Si alzarono, radunarono le loro cose e si incamminarono dai compagni.

La missione era appena iniziata.

Avrebbero trovato tempo per le effusioni più tardi.

 

 

La missione era andata a buon fine: il nemico era stato sconfitto, ed erano tornati verso sera. Si erano diretti verso un pub, tutti e quattro, con l'intenzione di festeggiare duplicemente: non solo per la loro vittoria, ma anche per il compleanno di Tenzo che, non amando i festeggiamenti per la ricorrenza “ricordiamo a Yamato che è di un anno più vicino alla morte” aveva trovato mille scuse per lasciar perdere.

Inutile dire che stava perdendo: i suoi compagni volevano festeggiare ad ogni costo.

-No, davvero, ragazzi, non serve festeg...- cercò di giustificarsi il moro. Ricevette una sonora – e dolorosa - pacca sulla schiena da parte di Gai. -Ahia, Gai!-

-E non fare il bambino!- ribatté Gai in tutta risposta.

-Non ricominciate per favore.- disse Kakashi, rassegnato. Ma lo sapeva che non lo avrebbero ascoltato per niente.

-No, Gai, mi hai fatto male cazzo!-

-Ecco, lo sapevo.-

-Kakashi non ti intromettere tu!-

-Appunto, Senpai, silenzio! Gai, per poco non mi spaccavi la spina dorsale!-

-EEEH! ESAGERATO!-

Aoba li prese entrambi per il collo e li alzò da terra. -Ragazzi. Basta.- sillabò infuriato. Se erano arrivati a urtare la pazienza di Aoba, allora avevano veramente esagerato con i litigi. Difatti si zittirono subito: e il silenzio regnò sul gruppo di Jonin mentre entravano nel pub.

Si sedettero al primo tavolo che trovarono (Kakashi urlò di dolore appena le sue onorevoli chiappette toccarono il legno della sedia, ma gli altri non lo considerarono più di tanto), ordinarono due bottiglie di saké e iniziarono la battaglia dei brindisi assurdi: chi a Yamato, chi alla morte dei mercenari di Alba, chi a questo e chi a quell'altro. Erano ubriachi fradici – tutti, nessuno escluso – quando l'ultima goccia fu consumata.

-Merda, hic! Potevate... hic! Prendere qualcosa di più leggero?- chiese Aoba immerso nei singhiozzi.

-Saremmo così anche se avessimo preso qualcosa di più leggero.- sentenziò Kakashi che, a quanto pareva, era quello più sobrio (questo dovuto alle serate che passava con Jiraiya Sama, quelle particolari in cui parlavano di cose non molto caste, spesso comprese nel contenuto della saga di Icha Icha).

-Ma guardalo, hic! E bevi! Hic!- lo spronò Gai, porgendogli la bottiglia vuota.

-È finito.- disse semplicemente l'albino, con le guance rosse post-saké. La sbronza aveva iniziato a farsi sentire. Il suo corpo era tutto uno scombussolamento: come se fosse passato un uragano dalla sua testa, o un incendio nel suo stomaco, eppure si sforzava di mantenere la lucidità. Ci riuscì, ma per poco tempo: giusto per andare a casa sua con Tenzo a spalle, che gli urlava:-LASCIAMI! METTIMI GIÙ!- la voce impastata dall'alcol e le guancie più rosse di una ciliegia. -EHIII!!-

-Tenzo, sei ubriaco. Calmati e non urlarmi nelle orecchie.-

-MA CI GUARDANO TUTTIIIIH!!-

-Non c'è nessuno a parte noi.-

-I LAMPIONI CI GUARDANO!!-

-Ten, non ho parole.-

-KAKASHII!!- iniziò a scalciare.

-Fermo, mi fai cadere, maledizione!-

E Tenzo si fermò, in uno stato di dormiveglia, appoggiando la testa sulla spalla del fidanzato. Non era in grado di pensare, la sua mente non lavorava più. Era un essere irrazionale. Un animale. Sì, un gattino per l'esattezza, che faceva le fusa sulla spalla del padrone, gli occhi chiusi e un sorriso debole stampato in faccia.

Kakashi spostò lo sguardo, e lo vide. Quasi si commosse a vedere il volto del suo Tenzo, quel sorrisino felice, le ciglia folte e scure che accarezzavano la pelle, l'espressione rilassata. Paradiso, assolutamente paradiso.

-Ten... siamo arrivati.- mormorò, sussultando quando il compagno aprì gli occhi e sbatté più volte le palpebre, ancora in stato di sonnolenza. Il saké lo faceva impazzire. Borbottò qualcosa che Kakashi non riuscì a sentire, ed entrarono in casa di Tenzo: la più vicina al pub. Avrebbero sicuramente vomitato o quella sera o il mattino dopo.

Tenzo, non riuscendo a reggersi in piedi, si abbandonò sul letto: ormai non sentiva più dolore, voleva solo dormire, dormire dodici ore filate, sognare, svegliarsi per vomitare e addormentarsi, e sognare di nuovo...

Notte monotona, un unico sogno: Kakashi.

-Senpai?- chiese Tenzo, nella speranza di ricevere un “Sì?”. Ma non ci fu risposta. E allora si precipitò nel bagno, aprendo la porta e facendola sbattere rumorosamente sul muro, non preoccupandosi se si erano formate crepe o meno. Lo trovò appoggiato al muro, vicino al gabinetto; le braccia a stringersi convulsamente l'addome, gli occhi chiusi, la mascherina abbassata, la testa buttata all'indietro e i capelli, già disordinati di loro, cadevano giù. Tenzo anche da ubriaco riuscì ad acquistare quel poco di ragione che gli bastava per far alzare il fidanzato e aiutarlo a vomitare. Non che fosse una delle sue attività preferite, ma se c'era da aiutare...

Kakashi avvertì il tocco freddo della mano di Tenzo sulla fronte, e non ebbe il tempo di ringraziarlo che tutto quel che aveva dentro si rovesciò nel gabinetto: di certo non avrebbe mai voluto vomitare davanti al suo ragazzo, ma non era riuscito a trattenersi. Tutto quello che aveva nello stomaco andò perduto nelle fogne.

-Ten, scusa, non...- e un altro conato lo costrinse a piegarsi. Finiva sempre così, ogni volta che si ubriacava stava mezz'ora sul gabinetto, a vomitare.

Sempre così.

-Kakashi, stai fermo, ti sporchi.-

Un fastidioso odore di putrefazione riempì il bagno in pochi secondi. Dei bicchieri che l'albino si era scolato non rimase più nulla, aveva lo stomaco totalmente libero e una gran fame, che si svelò nonappena un gorgoglio, proveniente dalla pancia dell'Hatake, riempì il silenzio.

Tenzo rise, lui non sentiva di dover vomitare. Non vomitava mai, anche se si beveva una fiasca di saké. Era una delle sue tante stranezze.

-Hai fame?- chiese il moro, sorridendo.

-Un po'- risposte automaticamente l'altro.

-Nel senso di poco o nel senso “potrei mangiarmi anche un elefante”?-

-Il secondo.-

-E allora mangiamo!- non sembrava nemmeno ubriaco dalla naturalezza con cui aveva pronunciato le ultime frasi.

Tenzo andò a cercare qualcosa in cucina, mentre Kakashi si soffermò sulla finestra. La aprì, per godersi l'odore della notte entrargli nelle narici, quella freschezza unica, il profumo delle foglie mischiato a quello dei fiori, la menta, l'erba.

Mangiarono, accontentandosi di quel che c'era e non curandosi dell'orario.

-Dormiamo adesso, eh?- fece Tenzo stiracchiandosi e lasciandosi cadere a peso morto sul letto. Coprì entrambi, ma si fermò, colpito da un forte attacco di emicrania dovuta all'eccesso di alcol, che passò subito. -Kakashi-

-Mh...?- l'altro si stava addormentando.

-Guarda che bello, fuori.-

Kakashi si girò verso la finestra, osservando il cielo. Il Monte degli Hokage spiccava nella notte, sebbene non fosse illuminato. Il paesaggio era soffice, accarezzato lievemente dalla luce della falce di luna. Il respiro lieve del vento faceva danzare le fronde degli alberi, che si intonavano ai suoni e alle azioni di quella notte bellissima; il verso di un gufo, le risate lontane e sommesse dei ninja di ritorno dalle loro missioni, il miagolio di un gatto, il rumore dei panni stesi ad asciugare che svolazzano, le luci delle case che piano piano si spengono, e rimaneva quel buio scuro trapuntato di stelle, e la luna, alta nel cielo, sempre più luminosa.

Era come se quella notte così perfetta fosse stata creata solo per loro, per creare l'atmosfera giusta, quelle fatidiche parole che nessuno dei due aveva avuto il coraggio di proferire.

-Senpai, io...- si azzardò a dire Tenzo, che però cascò dal sonno prima di poter esternare i propri sentimenti.

Ma Kakashi aveva capito. Aveva capito perfettamente cosa il Kohai intendeva dire.

Lo strinse a sé, adagiandolo contro il suo petto, e gli lasciò un bacio leggero sulla fronte. -Anch'io, Tenzo... anch'io.-

 

 

Sakura si svegliò a malavoglia, le urla della madre che le rimbombavano nelle orecchie e la luce del sole che le torturava la vista. Si stropicciò gli occhi e piano piano si alzò, guardandosi direttamente nel riflesso del vetro della finestra.

-Che mostro- disse a se stessa, osservandosi i capelli spettinati.

Dopo una battaglia all'ultimo sangue con i nidi di rondine che le si erano formati nel cumulo roseo dei suoi capelli (hem hem) si vestì velocemente, scese le scale a corsa, come ogni mattina, prendendo un biscotto dal piatto di suo padre – il quale si portò una mano sulla fronte – e correndo come una forsennata verso casa di Naruto.

Bussò così forte che il biondo scattò giù dal letto come una molla, maledicendo se stesso per essere un inguaribile dormiglione.

-NARUTO!! SVEGLIATI, TESTA QUADRA!!- le urla di Sakura, attutite di poco dal legno della porta, gli entrarono violentemente nelle orecchie.

Si vestì e in un secondo si ritrovò davanti una Sakura con i vestiti messi alla meno peggio e due occhiaie violacee sotto gli occhi che mettevano paura solo a guardarle.

-Notte insonne, eh?- chiese Naruto dopo averla salutata. Sakura annuì col respiro pesante, e si rabbuiò subito. Aveva passato la maggior parte della notte a piangere, per... per lui.

Per Sasuke.

-Andiamo dal Capitano?- Naruto preferì cambiare argomento.

-Sì! Gli ho fatto un regalo, guarda!-

-Uh! Cos'è??-

-Una piantina!-

Naruto sorrise; regalo azzeccato per Yamato. Infondo, a uno come lui, come potevano non piacere le piante?

Si avviarono a casa di Tenzo – che stava ancora dormendo – sorridendo apertamente, cercando di immaginarsi la sua reazione al regalo. Ma sì, l'avrebbe gradito.

 

BUM BUM BUM BUM BUM.

Tenzo si svegliò di soprassalto, udendo quello sbattere del catenaccio sulla porta che tanto lo infastidiva. Aveva un forte mal di testa, ma la sbronza ormai era passata, e questo era un bene, o avrebbe vomitato di fronte a tutti. Scosse il compagno, beatamente addormentato sul letto, intimandogli di vestirsi, e si sistemò.

Intanto lo sbattere era aumentato.

-ARRIVO SUBITO, UN ATTIMO!-

Kakashi gli baciò una tempia per poi tirarsi su la mascherina, e sorrise allegro. -Ma buongiorno.- disse solo, in tutto quel macello non aveva potuto ringraziarlo di averlo aiutato la sera prima. Lo avrebbe fatto dopo, con calma.

-Buongiorno a te.- sorrise il moro, dandogli un buffetto su una guancia. -Vado ad aprire.-

Aprì la porta e si ritrovò davanti Naruto e Sakura – quest'ultima si era sistemata i vestiti per bene – che sorridevano con un mazzo di fiori raccolti chissà dove in mano. Girasoli. I suoi preferiti. -TANTI AUGURI, CAPITANO YAMATO!!- urlarono allegramente, facendolo cascare all'indietro. -Siamo un po' in ritardo, ma fa lo stesso, vero?- chiese Sakura con un bel sorriso stampato in volto.

-Ahah, ma non dovevate, davvero...- disse Tenzo, imbarazzato.

-Ma tu guarda un po' chi c'è. Non si saluta il Maestro?- fece Kakashi sbucando da dietro il moro, sempre sorridendo apertamente – ma loro non lo potevano vedere -.

-Maestro! Che fa qui?- chiese Naruto stupito.

-Niente di che... ero passato a salutare.- non poteva dirgli di aver dormito tutta la notte abbracciato al loro Capitano, no?

Entrarono in casa, Tenzo aprì tutte le finestre per far entrare quella poca luce che c'era fuori. Dovettero fare un percorso a ostacoli tra i vestiti per riuscire ad arrivare in salotto, e il moro si scusò del disordine immane che si era formato negli ultimi giorni.

Kakashi e Yamato sederono accanto, davanti a Sakura e Naruto.

Tirarono fuori il pacco dove stava la piantina e lo spinsero verso le braccia di Tenzo, che arrossì, felice del regalo. -Sul serio, non dovevate disturbarvi...-

Ma lo aprì comunque; il suo sguardo si illuminò quando si ritrovò davanti a sé un Bonsai piccolo e tenerello (così aveva pensato). Se lo rigirò tra le mani, ammirandolo in tutta la sua bellezza. -Ragazzi...- momento di suspance totale -Mi piace tantissimo! È così carino!-

Kakashi sorrise da sotto la maschera, reggendosi la testa con una mano, con l'occhio socchiuso e lo sguardo che si era addolcito in due secondi, manco fosse stato immerso nello zucchero. Era incredibile quanto fosse bello il fidanzato in quel momento, quell'espressione innocente e felice come quella di un bambino, il sorriso ampio, le mani che tenevano amorevolmente il vaso da sotto, accarezzando il terriccio dai buchi.

-Sono felice che le piaccia, Capitano!- rise Naruto grattandosi la testa.

Sakura, dal canto suo, si era persa nell'espressione del Maestro, chiedendosi il perché di quello sguardo stomachevolmente dolce. Avrebbe voluto sommergerlo di domande, ma non gli sembrava proprio il caso. Non l'avrebbe messo in imbarazzo davanti a loro.

“Dopo, con calma” si disse abbozzando un sorrisetto.

Uscirono tutti e quattro, intenti a farsi un giro per il Villaggio. Quella mattina, il sole era oscurato da una spessa coltre di nubi grigie che non promettevano nulla di buono e il vento soffiava rabbioso, incanalandosi nei vicoli e formando dei mini cicloni che sollevavano le foglie da terra, facendole danzare sul posto, in cerchio.

Non che fosse una giornata delle più belle, ma si divertivano molto.

Passeggiavano per un prato, nel bel mezzo di una foresta – Yamato era in estasi – quando sentirono un rumore strano, come qualcosa di viscido che viene strisciato a terra.

E tutti scoppiarono a ridere, vedendo che Tenzo aveva appena pestato una cacca di tali proporzioni epiche, che si era sporcato tutta la suola della scarpa.

Arrossì fino alla punta delle orecchie, rimanendo fermo sul posto con i pugni serrati, mentre gli altri si spanciavano dalle risate – Kakashi soprattutto – stringendosi la pancia dolorante.

-BEH?!- urlò il moro nonappena le acque si furono calmate.

-ODDIO, DOVEVA VEDERE LA SUA FACCIA!! AHAHAHA!!- rise ancora Naruto, cascando per terra.

-TESTA QUADRA, CALMATI!- urlò Sakura tirandogli un pugno in testa.

 

Avete presente la pioggia d'agosto, quelle gocce grandissime che sembra di perforino la pelle, l'aria pesante e il caldo afoso?

Quella era la pioggia che li aveva colpiti così, tutto di un colpo, bagnandoli dalla testa ai piedi. I capelli di Kakashi cascavano giù da quanto erano impregnati d'acqua, e gli altri non erano da meno. I vestiti si appiccicavano alla pelle, nelle scarpe i c'era di tutto, e inoltre quelle di Tenzo erano ancora sporche.

Una merda, in poche parole.

-BEH GRAZIE DEL REGALO!- urlò il moro prima di rintanarsi in casa sua. Kakashi non l'aveva seguito, era corso via, forse perché, preso dalla preoccupazione, voleva finirsi il libro senza essere disturbato.

La pioggia era diminuita di poco, ma i lampi squarciavano il cielo, prepotenti. I tuoni li seguivano, con quel botto assordante che faceva male.

Kakashi aprì frettolosamente la porta, sbattendosela dietro. Tirò un sospiro di sollievo, l'atmosfera di casa lo rilassava. Corse in bagno, mettendosi un asciugamano sui capelli a mo' di turbante. Un brivido gli percorse la schiena nuda, forse per il freddo. Si vestì, indossando una maglia troppo larga che utilizzava come pigiama, lasciando le gambe libere. Si sedette sul letto, scalciando un po', nel silenzio totale.

Afferrò il libro, abbandonato sul cuscino.

-Allora... vediamo, dov'ero rimasto?-

Divorò letteralmente cinque capitoli in due ore, finché non si addormentò con il naso tra le pagine, mentre là fuori splendeva la luna.

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Angolino di Itachi:

ED ECCOMI DI NUOVO DAL MIO FIDATISSIMO POPOLO DEL PROSCIUTTO!! Ascoltando canzoni a caso ("Fukkai funkai moi no o kani, mayoi kou ka meda no motsune, iino senkai tekami o motte, yonu no ya kakanita to mitsuku" almeno credo, sono andata a orecchio, non uccidetemii)
Kakashi: ANCORA?! Non ti è bastato l'altro capitolo eh?
Io: Rassegnati, amore u.u
Kakashi: Amore?
Tenzo: Io l'ho perdonata
Kakashi: Tenzo no TT-TT
Itachi: WE!
Io: Itachi portami via con te, tra due settimane ho gli esami scritti :3
Itachi: *la prende in braccio* vieni
Io: SIIII
E fu così che non andai a fare gli esami, con la scusante "Itachi Uchiha mi ha rapita"
Ok, basta seghe mentali, sto sclerando HAHAHA. MUORO.

Ho bisogno di aiuto. Devo essere ricoverata al più presto.

Recensite se vi va e continuate a seguire o vi trasformerete in una frittata :3

Un bacione a tutti! :*

-Itachi
 

   
 
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