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Autore: Evans92    03/06/2015    2 recensioni
Alex è un musicista, vive a New York in un appartamento che divide con altri due ragazzi. Le sue giornate sono all'avventura e lui ama la sua vita così: senza regole, senza legami. Fino al giorno in cui conosce Dylan, collega e amico di suo padre.
Nonostante vengano da due mondi opposti e siano profondamente diversi tra loro si creerà un legame, che sconvolgerà tutto quello che credevano di sapere e che insegnerà ad entrambi cosa vuol dire vivere.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nonostante quello che diceva mia madre, la mia vita era perfetta. 
Per lei ero una specie di barbone destinato all'inferno prima dei 25 anni, ogni volta che veniva a trovarmi nel mio appartamento a New York la giornata finiva con lei in lacrime in salotto, e un fazzoletto sul volto per, testuale, "impedirle di prendere una di quelle malattie di noi poveracci".
Io la vedevo diversamente.
Per me andare a dormire alle 6 del mattino, svegliarmi alle quattro del pomeriggio e fare cena con una birra e un pacchetto di patatine non era poi così grave.
C'era di peggio.
Avrei potuto essere come mio fratello Simon e vivere la mia vita per compiacere mio padre, quello sarebbe stato un disastro. O avrei potuto fare come mia sorella Victoria e fidanzarmi a 10 anni con quello che sarebbe stato il mio futuro marito impedendomi così di conoscere gente e innamorarmi veramente, per finire a 24 anni ingabbiato in un matrimonio con un perfetto idiota di cui non m'importava assolutamente nulla, solo perché avere più di una relazione era "riprovevole". 
Io ero solo un musicista di 21 anni, che per non morire di fame lavorava come cameriere in un ristorante. Che si pagava da solo l'affitto e che viveva in un appartamento che divideva con due cari amici. 
Cosa c'era di sbagliato in ciò che facevo?
Mi alzavo e non sapevo chi avrei incontrato, chi avrei amato per 24 ore, se avrei suonato, se avrei lavorato, se a qualcuno sarebbe piaciuta la mia musica.
La mia vita era esaltante. Imprevedibile. Pura.
Senza legami e regole. 
Non m'importava dei miei genitori, del loro parere, del loro giudizio da impeccabile famiglia americana.
Cercavo di sentirli il meno possibile e così eravamo tutti più felici. Loro potevano fingere che io non esistessi, e io potevo ignorare di avere due genitori come loro. 
Per questo quando mia madre mi chiamò per invitarmi alla cena per la promozione di Simon rimasi a lungo scioccato. Alla fine accettai solo perché ero così sorpreso da non riuscire ad inventare in tempo una scusa credibile per rifiutare. Il "mamma mi hanno rapito gli alieni e lobotomizzato il cervello" l'avevo già usata tre volte, purtroppo.
Cosi decisi di andare solo per non sentirla piangere, di nuovo, certo di un'altra interminabile serata piena di cerimonie inutili e chiacchiere superflue, certo che avrei odiato ogni singolo istante nella casa che mi aveva visto nascere e crescere. 
Non sapevo, non potevo neanche lontanamente immaginare la realtà.
Non sapevo che quelle complicazioni che avevo sempre così profondamente odiato mi stavano aspettando, per sconvolgere per sempre la mia vita così perfetta. 
 
   
 
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