Fanfic su artisti musicali > R5 (family band)
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Autore: ItsJustLuly    04/06/2015    3 recensioni
"6 mesi, California, Sole, Musica, Amici, Ragazzi, Amore". Nella vita non sempre succede quello che ti aspetti. A volte c'è da prenderla così come capita e cercare di renderla migliore. Ma ricorda, tutto succede per un motivo ben preciso.
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Lea's POV

Finalmente iniziarono le vacanze di natale. Molti tornarono a casa per festeggiare con i familiari, noi avevamo speso quasi tutto per andare a recuperare Cristine a Miami e quindi avevamo deciso di passare le vacanze al campus. Ogni anno la scuola organizzava una festa a tema e si passava Natale tutti assieme, per non sentirsi soli in mancanza di tutta la familgia.

Da quando Riker aveva accettato la presenza di Alexa, noi ragazze avevamo legato molto. Ogni venerdì sera uscivamo per una serata tra donne mentre i ragazzi andavano a bersi qualcosa o restavano in stanza a giocare a Call of Duty oppure a Fifa.
Quella sera avevo deciso di portare le ragazze in un locale che frequentavo l'anno prima. Era piccolino, in un quartiere di periferia, ma l'atmosfera era piacevole.

"Sapete, ho l'impressione che Ellington mi stia nascondendo qualcosa. È da un po' di giorni che ha una certa aria furtiva. Non posso più toccare o spostare niente in camere che inizia a sudare freddo". Iniziò a raccontarci Rydel.

"Hmm mi chiedo cosa avrà in mente questa volta. Se non sbaglio l'ultima volta che si comportò così era per la sorpresa del vostro mesiversario?" Disse Cristine ricordando la scena.

Lui le preparò un tavolo per due in palesta con tanto di manto di palloncini disteso a terra e altri a forma di cuore che svolazzavano in aria. Diciamo anche al ragazzo piaceva fare le cose in grande.

Volevo aggiungere un commento pure io quando all'improvviso mi si spezzò il fiato alla vista di un ragazzo in fondo alla sala. Era un omone grande più di un armadio a tre ante; era il mio ex, Steve. Dopo qualche mese di relazione si rivelò essere un maniaco possessivo ed abusivo e non ci pensai due volte a mollarlo, anche se non era così semplice. Dovetti denunciarlo un paio di volte prima che la smettesse di perseguitarmi.

L'ansia del rivederlo mi stava soffocando quindi con tutta fretta dissi alle ragazze di andarcene il prima possibile. Peccato che Steve non esce mai da solo. Con lui ci sono sempre dei scagnozzi al suo servizio. A quanto pare suo padre faceva parte di qualche vincolo mafioso o qualcosa del genere, non accettavano sconfitte e delusioni, io per lui ero entrambe. Corremmo fuori dal locale più in fretta possibile ma una mano mi prese per un polso.

"Hey dolcezza! Dove te ne vai così presto eh?" Disse uno dei tre ragazzi che erano con Steve.

Di conseguenza Cristine, Rydel ed Alexa fecero il gravissimo errore di voltasi e guardare. Gli altri due uomini le bloccarono la strada spingendole dopo di me in un furgone dai vetri oscurati. Ci legarono i polsi dietro la schiena, ci tapparono la bocca con dello scotch. Il viaggio in macchina sembrava infinito. L'ansia si percepiva nell'aria. Speravo che alle altre non avrebbero fatto niente, in fin dei conti, è me che quel mostro voleva, ma non potevo dire lo stesso dei tre cagnolini da guardia che lo seguivano ovunque.

All'improvviso la macchina frenò e aprirono la porta tirandoci fuori con violenza. Eccoci davanti la villa in cui abitava lui.
Una donnaccia che puzzava di alcool e sigari cubani, vestita da prostituta da bordello inizio 1900 mi separò dalle altre ragazze per portarmi in una stanza al piano superiore. Le lacrime che avevano iniziato a rigarmi il viso già da fuori il locale non avevano ancora smesso di scorrere. Lei mi guardava con aria scocciata ma mi compativa.

"Okey ho collabori ho devo farlo con le forze. Mettiti questo" mi disse lanciandomi addosso un completino da burlesque che non lasciava per niente spazio all'immaginazione. Io lo guardai innorridita.

"Te lo ripeto un ultima volta. O fai tu o mi costringi a mettertelo con le forze. A Steve non piace aspettare e se succede se la prende con noi quindi muoviti!" Iniziò ad urlarmi contro.

Io non ero in grado di reagire. Ogni muscolo nel mio corpo sembrava essere bloccato all'idea di cosa stava per succedermi. Ciò che mi fece reagire era una schiffo datomi dalla donna davanti a me.

"Okey. Okey ora mi cambio. Ora mi- per favore non puoi lasciarmi andare li". La implorai in ginocchio.

"Stai zitta! Se disobbesidisci a Steve quello ammazza noi. Quindi muoti a vestirti o sarà di me che dovrai aver paura". Mi minacciò con una sorta di frustino in mano. Mi cambiai il più veloce possibile. Mai in vita mia mi ero sentita cosi a disagio.

Compiaciuta la signora mi portò in una stanza da letto. Ero sola, ma per poco. Steve entro sbattendo la porta dietro di se e chiudendola a chiave, buttandola fuori dalla finestra. Non c'era via di fuga. Io inorridita indietreggiai finché non si annullò lo spazio tra me e la parete più lontana.

"Lea! Zuccherino ma da quanto tempo! Dio dolcezza sei uno schianto" Affermò gurdandomi da testa ai piedi.

"Ammettilo che ti sono mancato" gli spuntò un sorrisetto sul viso che era da schiaffi.

"Neanche nel più lontano dei tuoi sogni" sputai. Ero disgustata.

"Hey dai, non fare così. Bambolina ma lo sai che io ti voglio bene. Io, ti voglio". L'ultimo pezzo me lo sussurrò nell'orecchio.

Io cercai di spingerlo ma per una persona bassina come me era impossible porre resistenza a uno così.
Con totale facilità mi prese e mi buttò sul letto. Quasi come riflesso naturale mi dimenai per carcare di fuggire.

"Stai- Stai ferma! Eh, no no no. Cosi non ci siamo proprio" La sua faccia si trasformò in quella di un folle.

Con una sola mano riusci a mobilizzare entrambe le mie braccia e tutto il mio corpo era bloccato dal peso del suo. Da un comodino tirò fuori due manette con cui mi legò al letto. Ora non avevo assultamente nessuna chance.
Scoppiai in un pianto isterico.

"Su su dai dolcezza non fare così. So che se sei emozionanta ma contieniti un po'. Sei cosi cambiata da quando stavamo insieme. Aspetta che ti ricordi com'era". Detto questo mi infilò la lingua gola.

Le sue mani che toccavano tutto il mio piccolo corpo.
Tutto ciò a cui riuscivo a pensare era Rocky; sembrava ormai così distante, dopo questa notte probabilmente non sarei più riuscita a guardarlo in faccia.

I miei occhi erano rimasti chiusi tutto questo tempo, e forse era meglio se non li riaprivo. L'immagine di Steve ormai completamente nudo davanti a me mi fece sbiancare. Era arrivato il momento a cui temevo di più. Lui mi tolse quel poco di intimo nero che avevo addosso. Era su di me, sentii un fortissimo rumore come qualcosa rompersi. Steve si voltò un attimo ed ad un tratto sentii il suo peso togliersi dal mio corpo.

"Brutto stronzo figlio di puttana" e vari insulti arrivavano da parte di qualcuno che pareva lo stesse picchiando.

I miei occhi ancora appannati dalle lacrime non mi permisero di capire chi fosse. Dopo qualche minuto sentii altre persone entrare nella stanza.

"Wooah woah fratello basta, piantala così lo ammazzi. Ehi! Fermati, non è cosciente. Può bastare! Cazzo non lo devi uccidere."

"Lea! Lea oddio stai bene?" Voci femminili si avvicinarono a me e mi slegarono dalle manette.

Qualcuno mi infilò una lagra maglietta, probabilmente trovata nell'armadio che c'era nel corridoio, appena fuori la stanza; da quanto era grande li faceva da vestito. In non so quanti mi aiutarono ad alzarmi finché qualcuno non mi prese in braccio.

"Va bene. Va tutto bene. Ora ci sono io". Era la voce di Rocky. Non riuscì a dire niente che persi i sensi.



A/N
OKEY avete tutti i diritti di odiarmi, insultarmi visto che sono sparita per ben sei mesi e me ne esco con un capitolo così insignificante T-T
Ma hey! Non credo mi abbiano bocciata, e sono ufficialmente in vacanza! E se esiste qualcuno ancora interessato a questa storia forse riuscirò a finirla ♡
Vi voglio bene xx - Lalu
  
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