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Autore: pamina71    04/06/2015    16 recensioni
Un prigioniero da recuperare sulle Alpi e ricondurre a Parigi.
Un prigioniero che qualcuno non vuole far testimoniare.
Qualcuno disposto a tutto per eliminarlo.
Una storia di viaggio, letterale e metaforico.
Lungo la Francia, sulle Alpi, dentro se stessi.
Con la copertina disegnata dalla meravigliosa matita di Sabrina Sala.
Genere: Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Soldati della guardia metropolitana di Parigi, Sorelle Jarjeyes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
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8. A tentoni.

 

François giunse sul posto per primo, legò rapidamente il cavallo e si inoltrò nell'apertura mentre il sole moriva ad ovest. Vide, appena oltre la soglia, la rastrelliera con le lanterne rave1, ne prese una e dopo alcuni tentativi riuscì ad accenderla.

 

Alain e Gérard, dopo aver provveduto a medicare quest'ultimo, si prepararono ad una lunga attesa. Fuori discussione cavalcare in una notte così buia, quindi sapevano che sino all'alba non avrebbero avuto notizie degli altri tre.

 

Anche Oscar ed André arrivarono di lì a poco. Il sole era ormai tramontato, solo un poco di luce crepuscolare permetteva di vedere qualche contorno. Trovarono anch'essi le lanterne, decidendo di prenderne una sola. Si ad addentrarono nella miniera, alla ricerca del sicario e del soldato. André precedeva, con la lanterna nella mano sinistra, ed una Pistola nella desta. Oscar aveva invece sfoderato la spada.

Si trovavano in un cunicolo in discesa. Non si udiva alcun rumore, ad eccezione dei sassolini che scricchiavano sotto le loro suole, e del tenue sfrigolare della fiammella. Il debole chiarore non illuminava che un paio di passi oltre la lanterna. Più di una volta superarono dei passaggi laterali, dai quali arrivavano correnti d'aria gelida. La coscienza di essere in uno spaventoso dedalo buio si stava facendo macigno nelle loro coscienze. Senza avere idea dell'estensione della miniera, sapevano che avrebbero potuto perdervisi senza mai venire ritrovati.

Camminarono per un tempo indefinito. Dieci, cento, cinquecento passi? O mille? Il percorso non era lineare, curve e pieghe tracciavano una strada casuale, scavata da generazioni di piccole esplosioni causate dall'abattage au feu2. Incrociarono numerose gallerie laterali, videro anche dei piccoli laghi. Non lo sapevano, ma stavano procedendo sotto il letto del fiume, che talvolta allagava i pozzi e gli scavi.

Ad ogni nuova diramazione laterale, tendevano le orecchie per udire tracce del sicario, ma nulla. Solo il lento sgocciolio delle infiltrazioni, ed i propri respiri, pesanti in quell'aria greve. Dopo altro tempo trascorso nel cunicolo, udirono un leggero ansito. Ma non videro nulla. Avanzarono ancora più lentamente, cercando di far tacere i sassolini polverosi che tradivano i loro passi. La lampada illuminò una figura distesa. Era François, steso a terra con la spada caduta al fianco, la lanterna spenta ed un rivolo di sangue che colava da una tempia.

Gli si inginocchiarono accanto.

- Cosa é successo?

- L'ho visto, l'ho rincorso, ed abbiamo iniziato a combattere. Poi ho perso la lampada, non so se mi abbia spinto o se sono inciampato, comunque sono caduto ed ho battuto la testa. Ma non va troppo male.

Gli riaccesero la lanterna.

- Non so da che parte sia andato. Può essere davanti o dietro di noi...

- Noi non l'abbiamo superato od incontrato. - Disse André.

- Quindi dovrebbe essere avanti a noi, sempre che questi dannati cunicoli non si chiudano ad anello.

Riaccesero la lanterna di François, ma non avevano acqua per pulire la ferita, non grave, ma sporca di terra e polvere di quarzo.

Si trattava di prendere una decisione. Seguire il sicario, in quel labirinto, rischiando di perdersi, o tornare indietro e sparare di bloccargli l'uscita?

Discussero un poco sottovoce, soppesando rischi e vantaggi. Lo stato di François e l'assoluta ignoranza del luogo fecero propendere per il ritorno verso l'uscita.

Si incamminarono lentamente, Oscar davanti con la lampada, ed André che sorreggeva il compagno ferito, leggermente indietro. Ogni tanto si fermavano, con le orecchie ben tese in ascolto di eventuali rumori. Ma, a parte il loro fiato, sempre nulla. Eppure, mentre camminavano, ad André pareva di udire un suono di passi lontani. Si chiedeva se fosse un gioco di echi, o se qualcuno li stesse seguendo. Ma appena si fermavano, anche il rumore pareva tacere, quindi probabilmente i trattava davvero di un'eco.

Poi udirono un suono diverso. Ricordava il rumore dei grossi ciocchi nel camino della grande cucina della Caserma. Lontano, ma amplificato dal risuonare nelle gelide pareti di quarzite. Procedettero. Era senza dubbio il suono di legna che ardeva. Avevano visto in alcuni punti grosse cataste di legna, il cui scopo non avevano indagato.

Dopo una svolta verso sinistra, videro un chiarore provenire da un cunicolo distante una ventina di passi. Oscar sguainò la spada, André riprese la pistola, lasciando che François camminasse reggendosi alla parete.

Temevano un attacco diretto, nessuno di loro conosceva le tecniche di estrazione dell'argento.

Fecero ancora qualche passo. non videro nessuno.

Avanzarono un altro poco. L'uomo non si vedeva.

Si portarono quasi all'altezza del ramo laterale. Oscar guardò dentro. Non comprese esattamente cosa stava vedendo, ma l'istinto le disse che la cosa non era per nulla buona.

- Veloci, in fretta! Passiamo, passiamo! - Riuscì a dire con una voce stridula.

Erano appena passati, quando un cigolio della roccia annunciò l'irreparabile. Un grosso boato, e migliaia di frammenti di roccia appuntita uscirono volando dal cunicolo, scagliati contro la parete di fronte, e pronti a sfogare verso le due direzioni dello scavo principale.

Li colsero in pieno, come sassi aguzzi che li colpirono creando un dolore sordo, come schegge, che colpirono soprattutto il povero soldato già ferito, come polvere graffiante che urticava le mani ed il viso, li soffocò una farina che si insinuava in gola e negli occhi. L'onda d'urto aveva spento le loro lanterne.

 

Si costrinsero ad avanzare. A tentoni, per togliersi da quell'angolo di inferno il più in fretta possibile. Avrebbero riacceso dopo le lampade. Tossendo, inciampando ed imprecando, percorsero ancora un centinaio di passi. Poi, sulla destra notarono un'apertura, una specie di camera circolare, del diametro di una decina di passi. Entrarono e vi si accasciarono. Cercarono di pulirsi il viso, e di sputare via la polvere, lasciando che le lacrime lavassero gli occhi.

La divisa di François era tagliuzzata in più punti, le gambe erano piene di schegge. Sicuramente, tra i tre era quello messo peggio.

- Non possiamo restare qui.

André cercò a tentoni nelle tasche l'acciarino, recuperò una delle lampade, mentre la seconda si era rovesciata nella concitazione del momento ed aveva perso l'olio e la accese.

 

L'uomo uscì nella notte stellata. Quando udì il suono dell'esplosione, prese le redini del cavallo e si incamminò pazientemente verso il villaggio a valle. Troppo buio per cavalcare. Avrebbe scoperto l'indomani cosa fosse successo. Se sono morti, meglio, ho finito. Se no, comunque staranno per un bel po' a Briançon a leccarsi le ferite, e potrò agire indisturbato.

 

Cominciarono ad avanzare lungo un percorso che pareva essere quello da cui erano entrati. Largo, relativamente diritto, e con una pendenza verso l'alto. Camminarono per qualche centinaio di passi, per poi ritrovarsi in una specie di sala, tondeggiante, con il fondo coperto d'acqua. Una via senza uscita. Ripercorsero a ritroso il corridoio, videro alla loro destra una svolta che avevano tralasciato. Doveva essere quella, la via d'uscita. Dopo poche decine di passi, la via si fece tortuosa e capirono di aver sbagliato ancora.

E ancora. E ancora. Persero il senso del tempo. L'orientamento se n'era andato da un pezzo. Erano sfiniti. Dovevano uscire, respirare aria pulita, e trovare un sorso d'acqua.

Continuarono la marcia nell'oscurità. Dopo un tempo che a loro parve infinito, alla fine di un corridoio, videro un camino che saliva verso il cielo aperto. Una presa d'aria, alta e stretta. Non sarebbero riusciti ad arrampicarvicisi, ma forse avrebbero potuto spingere Oscar, la più leggera, verso l'apertura. E vi riuscirono.

Graffiandosi le mani, riuscì ad afferrare la roccia sopra di lei, ed a fare leva per spingersi fuori. Aria! Si guardò intorno. Non era lontana dall'ingresso principale, né dal punto dove avevano lasciato i cavalli. Corse alle selle e recuperò una corda, che fissò al montante della sella di César. La calò dall'apertura. Facendo indietreggiare cautamente il cavallo, riuscì ad issare il minuto e malconcio François, che si slegò la fune dalla vita e si sedette a terra ansimante.

Poi fu la volta di André, che ebbe maggiori difficoltà ad uscire dallo stretto rettangolo aperto nella roccia, strappandosi la divisa all'altezza della spalla sinistra. Si inginocchiò e si sedette sui talloni, alzando il capo verso il cielo.

Finalmente si trovavano tutti alla luce delle stelle ed al riparo degli Écrins. Mai l'aria era parsa più fresca e benedetta. Vicino all'ingresso, una piccola fonte in pietra, un semplice bacile con un getto in metallo curvato, li accolse quando vi immersero le mani, ed il viso, dando ristoro agli occhi infiammati.

Presi alcuni panni dalle bisacce, Oscar aiutò il soldato lentigginoso con la sua ferita alla fronte, e sulle mani. Poi pulì i tagli di André e lo aiutò a sciacquarsi gli occhi. Dopodiché lasciò che fosse lui ad aiutare il commilitone con i tagli sulle gambe, ritirandosi più in là.

Oramai erano sicuri che il sicario fosse via, non avendone più trovato il cavallo.

François non era in grado di cavalcare, doveva riposare almeno un poco. Nella bisaccia della sella del Comandante c'era un piccolo flacone contenente del laudano, e poterono darne una quindicina di gocce al ferito per permettergli di placare almeno in parte il dolore.

André propose di andare a riposare in una delle baracche della miniera, ma Oscar preferì inoltrarsi di qualche centinaio di passi nel bosco. Per fortuna, potavano contare su una delle lanterne. Non voleva dover dare spiegazioni, e non voleva che le informazioni su di loro viaggiassero troppo velocemente. Trovarono un angolo riparato, dove gli aghi caduti da tre grandi abeti rendevano il terreno morbido e profumato. Poggiarono a terra le coperte da sella, Oscar gettò il proprio mantello addosso al ferito e François sprofondò subito nel sonno artificiale dell'oppio.

Si stese su una delle altre coperte, ed André le si mise accanto, abbracciandola e coprendo entrambi con la sua cappa scura. In quella stretta rassicurante, finalmente Oscar riuscì a trovare un minimo di riposo in quella estenuante serata.

 

Più su, al bivio, Alain e Gérard erano tesi e preoccupati per la sorte dei loro tre compagni, e timorosi di un attacco verso di loro, così esposti. Si erano rifugiati in un piccolo gruppo di alberi giovani, ma non era un riparo sufficiente. Stabilirono degli stretti turni di guardia, e quella sera nessuno dei due ebbe delle crisi di sonno, tanta era la tensione che li mordeva alle viscere.

 

François si svegliò prima dell'alba, poiché gli effetti del laudano stavano scemando ed un dolore acuto gli stava trafiggendo parte della schiena e della coscia sinistra. Rimase per un momento disteso ad occhi chiusi, tentando di contrastare quel dolorosissimo risveglio. Percepì di essere disteso su una coperta, e di avere addosso qualcosa come un mantello.

Gli sovvennero alla memoria poco a poco l'inseguimento, le gallerie buie della miniera, l'esplosione, la fuga. Si diede dell'idiota. Aveva ceduto all'istinto e aveva inseguito quell'uomo che li seguiva da tempo. Aveva disobbedito agli ordini. Aveva messo in pericolo loro tre. Come uno stupido.

Aveva ceduto perché non sopportava più la paura di essere braccato come un capriolo, la paura di essere assalito in ogni momento...udire che il sicario si era avvicinato a tal punto da toccare i cavalli era stato troppo, aveva reagito malgrado se stesso. Non si era comportato come un buon soldato. Se il Comandante l'avesse punito sarebbe stato giusto..

Si sforzò di aprire gli occhi, e vide il cielo livido dell'alba attraverso i rami degli abeti. Cercò con gli occhi i compagni di quella nottata di terra e fuoco, e credette di essere ancora sotto l'effetto del medicinale. Il Comandante dormiva ad una decina di passi da lui, mentre André la serrava strettamente in un abbraccio protettivo, da cui il soldato distolse lo sguardo imbarazzato.

François pensò che tutto sommato non erano affari suoi. Tutti loro avevano amiche, fidanzate o amanti. Se ad André piaceva lei, che facesse pure. Non avrebbe mai denunciato qualcuno per una cosa del genere. C'era di finire sulla forca, per un'accusa di rapt de séduction.

Ricominciò a guardare il cielo che schiariva, finché sentì dei rumori provenire dai due compagni di viaggio, ed allora chiuse gli occhi per non far sapere di aver visto qualcosa che avrebbe potuto essere compromettente.

Solo dopo alcuni istanti, esordì in un: - Buongiorno - Roco e dolente.

- Come ti senti? - La voce di Oscar aveva un tono preoccupato, nel porgli una domanda.

- Non troppo male, ma abbastanza a pezzi, se devo essere sincero.

- Ce la fai a montare in sella?

- Dovrei...

-Ti do ancora un poco di laudano, non per farti dormire, solo per diminuire il dolore. Dovremmo essere a Briançon in meno di due ore, anche se ormai non ho più il coraggio di fare programmi.

Il soldato sorrise a quell'affermazione e accettò con gratitudine qualche goccia.

Montarono in sella e partirono. Erano affamati, poiché erano digiuni dalla sera prima, stanchi ed impolverati.

 

Dopo una mezz'oretta furono in vista di Gérard ed Alain, che vedendoli arrivare si affrettarono a preparare una colazione improvvisata. Solo quando furono più vicini si accorsero delle condizioni in cui erano, soprattutto François.

Mentre mangiavano, vennero ragguagliati sui dettagli.

 

Poi partirono. Ora la strada era tutta in salita, con il Pic du Mélézin che faceva la guardia ai viandanti. Una visione inusitata per quei cinque abitanti delle grandi pianure della Francia centrale. La città fortificata, piccola a loro giudizio, si estendeva su vari livelli, che parevano salire partendo dalle mura che comparvero loro di fronte. Entrarono in città dalla Porte d'Embrun mentre il campanile della collegiata suonava le dieci. Percorsero la via principale, anch'essa in salita, che tagliava la fortificazione da una porta all'altra, vicino alla quale si trovavano gli uffici amministrativi.

Mentre Oscar, accompagnata da André si recava dal delegato dell'Intendente3, il Conte di Beauvoisin, un esponente della piccola nobiltà locale, gli altri furono incaricati dei trovare una locanda pulita ed in posizione protetta, e di trovare un medico per François.

 

- Buongiorno, Generale. Ci sono notizie da parte di mio figlio?

- Caro Jarjayes, arrivate a proposito. E' giunto un rapporto fatto spedire tramite l'Intendente di Lione. Oscar ed i soldati, sono stati aggrediti un paio di volte, ma a quanto pare ne sono usciti egregiamente, senza nemmeno un graffio, ed addirittura arrestando il malintenzionato che dava loro la caccia. Malauguratamente, l'uomo pare sia morto in cella, senza poter testimoniare alcunché.

- Questo è una seccatura, ma mi compiaccio che mio figlio stia lavorando egregiamente.

- E fate bene ed esserne orgoglioso. - Concluse il Generale Bouillé.

Quindi si allontanò, tra la piccola folla che sempre animava i corridoi di Versailles.

- Posso conferire un momento con voi? - Gli chiese un aristocratico, alto e prestante, elegantemente abbigliato con un lussuoso giustacuore nero e oro.

 

 

 

 

 

 


1 Lampada ad olio lenticolare (rave): Costruita in ferro o in ottone con un contenitore dell’olio a sezione ellissoidale, di forma circolare oppure a stella con 8 o 16 punte. Un lungo gambo per portarla o appenderla. Molto diffusa in Francia.

2 Il lavoro procede mettendo del legno ed accendendo un fuoco. Dopo un quarto d'ora di combustione, nell'angolo riscaldato si raggiungono gli 800°, la roccia comincia ad esplodere (étonnement.). Sistema ingegnoso precedente l'invenzione della dinamite.

 

3Briancon era piccola, non aveva un Intendente proprio, ma dipendeva dalla Generalitè di Grenoble. era una Subdélégation. Non ho fonti sufficienti per sapere il nome del delegato.

   
 
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