Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: celeste98Love    04/06/2015    1 recensioni
Un incontro casuale, che cambierà la vita di due giovani.
Lui: Giovane conte di Cortemila, in cerca di una donna da sposare.
Lei: Giovane donna, ignara di essere cugina del conte di Cortemila.
Il destino li vuol far contrare, in una fredda e piovosa serata d'inverno.
Cosa succerderà, se i due giovani, s'innamorano l'uno dell'altro?
------------------------------------------------------------------------
Tratto dal testo:
''Povera cara: hai scoperto che pensare significa soffrire, che essere intelligenti, significa essere infelici. Peccato che ti sia sfuggito un terzo punto fondamentale: il dolore è il sale della vita e senza di esso non saremmo umani.''
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

      Serata al ballo.

 

Era una fredda mattina d’inverno.                                                              
No, non era una mattina come tante altre.                                               
C’era la neve sui tetti e sulle strade; una neve bagnata e fredda, che pian piano andava a sciogliersi.

A perdita d’occhio si estendevano bianche terre selvagge, colline innevate e cupi boschi silenziosi; all’orizzonte il cielo e la terra si univano. Il bianco delle nubi si miscelava a quello della neve, i riflessi di un pallido sole creavano bagliori argentati.
Poi d’improvviso tutto cambiava, la calma e l’immobilità mutavano, il tempo riprendeva a scorrere.                                                                    
Quel giorno, era il 23 marzo 1802.

Come vuole la tradizione, il ballo in maschera viene riproposto ogni anno al palazzo di corte. Ho sempre odiato le feste, soprattutto se mi ci dovevo recare da sola.
                                                                                                                        

La debole luce del sole faticava ad attraversare la finestra, lasciando la stanza quasi completamente al buio.                                                                                                             
Tutto sarebbe immerso nel silenzio più assoluto se non fosse per il cinguettio soave dei pettirossi, finche un rumore non squarcia l'aria primaverile.                                                                                                               
–Perdonatemi se arrivo così, all’improvviso.- si scusò la cameriera.                                                   
–Non ti preoccupare Caroline.-                                                                                    
-Vostra madre vi attende nel salone principale della casa.- mi informò.              
–Oh, vengo subito! E grazie ancora Caroline.- la cameriera chiuse la porta ed abbandonò la stanza.                 

Spostai piano le coperte, scoprendo il corpo, avvertendo immediatamente il freddo pungente attraversarmi la schiena, brividi che correvano veloci. Mi stiracchiai alzando le braccia, svegliando i muscoli ancora intorpiditi dal sonno; poggiai i piedi sul freddo pavimento di legno, avvertendo una nuova  scossa di brividi.

La stanza in questione aveva un enorme specchio ed un mobiletto con asciugamani in lino puliti, saponi artigianali alle erbe, pettini in legno o metallo e al centro una sorta di recipiente bello grande a forma di conchiglia.                                                                                                  
Lo riempii con acqua e mi bagnai il viso.                                                        
Mi pettinai con cura ed indossai un abito leggermente scollato, stretto in vita, con le maniche decorate in tulle e merletti.                                           

Tutti mi dicevano che ero una diciassettenne carina, ma io ero troppo abituata alle bellissime principesse dai lunghi capelli biondi delle fiabe, per giudicarmi “carina”.                                                                           
Sarà una cosa normale tra noi giovani adulti, no?                                              
Come ogni membro della mia famiglia ho grandi occhi blu mare. Accidenti, non credo di poter fare questo paragone: io non ho mai visto il mare!                                                                                                           
Ho i capelli biondi, come mia madre.                                                      
Infine, come ogni cittadino di questa città, la pelle chiara, tipica di chi vive tutto l’anno in un luogo dove il sole batte poco o niente.                                               

Raggiunsi di fretta mia madre, la quale mi accolse con un abbraccio.

-Cosa ti porta tanta gioia, madre?-

-Oh, Vittoria…non immagini cosa hai ricevuto!-                                                                

-Cosa, madre?- mi porse una scatola rossa. La aprii con curiosità ed al suo interno vi era racchiuso elegantissimo abito blu notte, con guanti bianchi, di raso, ed infine delle scarpette, caratterizzate da un cenno di tacco, permettere movimenti aggraziati.                                                                    

-Ma…è stupendo, madre.-

-Si… lo credo anche io.- rispose sorridente. –È da parte di tuo cugino, William.-

-Oh, William. È da tanto che non ricevo sue notizie…-

-Credo che ad egli farebbe piacere se tu indossassi quest’abito al ballo di stasera.-

-Certo, madre.-

La sera di quel giorno calò subito.

Ero già pronta. Avevo sistemato i capelli in uno chignon e truccato leggermente i miei occhi con del carboncino nero.

Poco dopo, una carrozza mi prelevò dal castello. Alla fine della strada, il cocchiere imboccò un sentiero alberato costeggiato da vigneti  a perdita d’occhio ancora spogli nel gelido inverno di quell’anno.

Non avevo ancora tolto il mio sguardo al di fuori del finestrino della carrozza. Avevo continuato a guardare il paesaggio con la mia solita aria sognante. Il cielo plumbeo tendente oramai al buio stava oscurando le campagne immergendo lo scenario in un tetro quadro dal sapore medievale.

Quando il cocchiere fermò i cavalli dinanzi il maestoso portico della tenuta, mi accorsi di quanto era maestoso quel palazzo.

Il maggiordomo della maestosa dimora, aprì la portiera della carrozza, aiutandomi a scendere dal mezzo, poi fece un inchino, in segno di reverenza.

Appena giunsi nel grande castello, l’ambasciatore di corde mi annunciò dicendo: -Madonna Vittoria Maria De Lurdox.-

Come un perfetto padrone di casa, il conte Ludwing, attendeva i suoi ospiti all’interno del salone. Come fulminata da una strana sensazione, mi guardai attorno, notando attentamente le varie figure che mi circondavano. Le recenti ristrutturazioni che aveva fatto apportare, avevano donato all’ampia sala un’immagine perfetta che ricordava i magnifici soffitti, le cappelle, i murali e le pale propriamente pennellati nelle dimore private e pubbliche dell’Italia artistica.

Lunghe braccia di cristallo si inarcavano tra i lampadari impreziosite da gocce di preziosi vetri di svariate forme e grandezze. Luci e colori riverberavano ovunque. La scalinata di marmo che conduceva al piano superiore, era stata tirata a lustro e sui corrimani laterali si allungavano veli di organza e dispersi qua e là petali di rosa profumati.

Gli orchestrali erano già sistemati sul pianerottolo della scalinata e melodie di violini echeggiavano ovunque presagendo ad una serata dai toni raffinati.

Entro poco, la sala si sarebbe riempita di coppie danzanti, di colori sfavillanti che si sarebbero rincorsi in danze e movimenti artistici.

Il cuore pulsava impetuoso, nel mio petto. Mi sentivo fuori luogo.

-Perdonate, Milady.- una voce alle mie spalle mi obbligò a voltarmi –Mi concedete l’onore di ballare con voi?- chiese.

Sotto la miriade di luci colorate che illuminavano la stanza, lontane anni luce dalla bellezza delle stelle, un uomo s’era avvicinato, inchinandosi e porgendomi la mano con la grazia e l’eleganza d’un nobile. Annuii, facendo apparire un lieve sorriso sulle mie labbra, mentre osservavo il giovane: principe nell’aspetto, dai biondi capelli raccolti in un codino, i suoi occhi, che la scrutavano da dietro una maschera scura, erano chiari ed affascinanti.

Mi sembra di aver già visto quest’uomo…

La musica accompagnava i nostri movimenti, come quelli di altre coppiette presenti nel salone. Dopo il silenzioso ballo, il giovane, mi accompagnò sul terrazzo, che affacciava sul giardino nell’elegante dimora.

Era tutto calmo e pacifico, con un lieve venticello a rinfrescare la serata e così, equilibrare la temperatura. Il buio della notte contrastava la luce delle stelle, equilibrando il rapporto tra cielo e terra. Perfino il silenzio veniva contrastato dal vociare delle persone all’interno della dimora, e dal frinire armonico dei grilli.

-Dite, Milady, qual è il vostro nome?-

-Vittoria Maria de Lurdox.-

-De Lurox ...- ripetè.

 

-Qual è invece il vostro nome, Monsieur.- Chiesi curiosa.

Ci furono lunghi attimi di silenzio prima che il giovane prendesse parola.

-Credo sia meglio non lo sappiate, Madonna Vittoria.- sentenziò –Spero non vi siate offesa.- Aggiunse.

-Oh, no.-

-Bene, credo sia meglio che vi accompagni nella vostra dimora.-

Nel frattempo una carrozza giunse al palazzo del conte Ludwing. Vi salii sopra assieme al giovane, dopo di che il cocchiere fece partire il mezzo.

Per quasi tutto il tragitto, non smisi di guardare al di fuori del finestrino della carrozza, fin quando la voce del giovane, attirò la mia attenzione.

-Quanto darei per vedere il vostro volto, Milady.- disse –Dovrà essere magnifico, data la vostra bellezza…- mi sorrise.

Oramai il giovane aveva tolto la maschera.

Aveva il viso chiaro e luminoso e gli occhi azzurri come il cielo.

Era una visione spettacolare per i miei occhi.

-La ringrazio Ser…- tolsi la maschera poggiandola delicatamente sulle mie gambe.

Sentivo il suo suo sguardo insistente sulle mie labbra.

Sentivo il suo respiro profondo.

Sentivo il suo profumo, così intenso da mandarmi in estasi.

Si stava pericolosamente avvicinando alle mie labbra.

In quel preciso istante, il cocchiere fermò la carrozza.

Trasalii sulla mia posizione.

-Le auguro una buonanotte, Ser.- scesi dal mezzo.

-Madonna Vittoria!-

Mi voltai verso quella voce –Si?-

L’affascinante giovane si avvicinò repentinamente al mio volto, talmente di fretta e talmente vicino che mi fece sussultare.

Il respiro di accelerò quando mi accorsi che la vicinanza fra i nostri visi e era nuovamente ristretta. Per un momento pensai che mi stesse per baciare, e invece mi prese la mano destra  per poi  posarci sopra un lieve bacio.

-Buonanotte, Madonna Vittoria.-

Sentii un leggero vuoto nel cuore mentre lo osservavo salire nella carrozza ed andare via.

Non sapevo darmi una spiegazione.

L’unica soluzione era quella di entrare in casa e dormire,  cercando si calmare l’ardente attesa del prossimo incontro.

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: celeste98Love