Anime & Manga > Bleach
Segui la storia  |       
Autore: Memi J    07/01/2009    4 recensioni
Il pensiero di non rivederla più lo affliggeva, il fatto di non vederla in continuazione gironzolare per la casa lo straziava, non sentire i suoi rimproveri lo addolorava, non averla sempre al suo fianco gli lacerava il cuore. La sua mancanza lo uccideva.
One Shot composta da due brevi capitoli. [Post Soul Society Arc]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
But the rain dried by white moon;

Si gira e si rigira nel letto. Cerca di pensare a qualcosa che lo distragga. Tenta, invano, di trovare una posizione comoda che gli permetta di addormentarsi. Smuove le grige coperte, le allonana dal suo corpo accaldato, le spinge lontano dai suoi piedi, sperando che cadano dal letto.
Niente da fare, non riesce a dormire. Accende la TV su un canale a casaccio, spera in qualche modo di trovare un film o un programma talmente noioso da prendere sonno all'istante: ma, poco diversamente dalle sue aspettative, non fa altro che premere tasti in continuazione su quel povero telecomando che, neanche quindici secondi dopo, finisce per terra, scaraventato sul pavimento con nervosismo. Si avvicina come un lampo alla finestra, la apre con un filo di violenza, butta fuori la testa.

In questo momento mi piacerebbe suicidarmi. Dannazione.
Ma ti sei visto, Kurosaki Ichigo? Dico, ti sei guardato allo specchio? No. Hai ragione, non ne avresti il coraggio.
Ti vomiteresti addosso.
Sei ridotto a uno straccio. Sei quasi peggio di Kon, che non fa altro che lamentarsi dalla mattina alla sera.

L'anta dell'armadio si aprì bruscamente, ed il rumore provocato distolse Ichigo dai suoi pensieri, portandolo forzatamente alla realtà. Per un attimo, gli si illuminarono gli occhi: nelle sue iridi apparve una luce di speranza.
-Cavolo, Ichigo! Potresti finirla, per favore?! Non riesco a dormire, maledizione! Già non prendo sonno perchè continuo a pensare alla Nee-san, se tu continui, in più, a fare casino, chi diavolo vuoi che riesca a dormire?!
In quel momento, avrebbe voluto picchiare Kon. Non sapeva neppure lui per quale insensato motivo, forse solamente perchè, preso dalla disperazione, il peluche ora dormiva in quell'armadio. Quell'armadio che fino a poco prima era suo. Quell'armadio che poco prima rappresentava il posto dove lei dormiva. Forse il fatto che ora in quell'armadio ci fosse Kon al suo posto, lo irritava terribilmente. Sta di fatto che, quel maledetto peluche, aveva mandato in frantumi le sue illusioni.

Cosa diavolo stavi sperando, eh, Ichigo? Stavi sperando forse che da quell'armadio sarebbe uscita lei?
Speravi forse che sarebbe stata lei a rimproverarti, dicendoti che non riusciva a prendere sonno a causa tua?
Speravi forse, che ci sarebbe stata lei, dentro quell'armadio,
a giocherellare con quel maledetto dispositivo-cerca-hollow-irritante?

Il ragazzo dai capelli arancioni distolse lo sguardo dal guardaroba, cercando di non dare peso alle parole di Kon, e tornò a fissare il vuoto fuori dalla finestra. Il cielo era cupo, quella notte. Non c'era neppure una stella. E neanche la Luna. Se ci fosse stata, sarebbe stato ancora più male e la sua mente sarebbe stata ancora più sconvolta dallo stesso pensiero. La Luna era una delle principali cose che gli ricordavano Rukia.

Sei un cretino, Ichigo. Guardati.
Fai pena.

Il giorno seguente era una domenica. Una domenica di settembre. Mancavano pochi giorno all'inizio delle lezioni: l'inizio del terzo anno al Liceo.
Ichigo si alzò dal letto in tarda mattinata, svegliato - come sempre - dalle lamentele acute di Kon. Stava diventando insopportabile, anche quel peluche. Non sapeva come, ma, a quanto pare, alla fine era riuscito ad addormentarsi. Si stropicciò un poco gli occhi, li sentiva gonfi e irritati.
Non aveva dormito bene, forse. Erano notti su notti che non dormiva, tormentato sempre dagli stessi pensieri.

Forse lei non tornerà mai più, Ichigo.
Forse è il caso che ti rassegni.

Era come se qualcosa lo stesse inghiottendo dall'interno. Ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, ogni notte che passava: quel sentimento lo torturava in continuazione. Il pensiero di non rivederla più lo affliggeva, il fatto di non vederla in continuazione gironzolare per la casa lo straziava, non sentire i suoi rimproveri lo addolorava, non averla sempre al suo fianco gli lacerava il cuore. La sua mancanza lo uccideva.
Sul tardo pomeriggio, il ragazzo uscì per una passeggiata. I suoi piedi si muovevano da soli: sapeva dove andare, aveva una meta ben precisa. Vi giunse dopo poco tempo, ritrovandosi davanti l'enorme - impossibile da non riconoscere - scritta "Urahara Store". Si avvicinò alla porta d'ingresso. Il suo braccio si sollevò inconsciamente, ma prima di sfiorare la maniglia si bloccò all'improvviso. Abbassò il capo, chiuse gli occhi, degrigò i denti e strinse i pugni. Voltandosi di scatto, attraversò il cortile dell'emporio e imboccò la via del ritorno a casa.

Sei un idiota, Kurosaki Ichigo. Tutti i santissimi giorni si ripete la stessa storia.
Vieni qua, fai per aprire la porta dell'emporio, poi ci ripensi, giri i tacchi e torni indietro.

Più ci pensava, più si malediva e si insultava da solo. Urahara, da una finestra, aveva osservato tutta la scena. E non solo quel giorno. Dopotutto, Ichigo non era bravo a controllare il suo reiatsu, non lo era mai stato. Per questo, ogni volta che si avvicinava al magazzino, il negoziante avvertiva la sua presenza. Anche lui si accorse che tutti i giorni, Ichigo Kurosaki si fermava, nell'intento di fare chissà cosa, davanti alla porta d'ingresso, ma qualcosa lo spingeva sempre a voltarsi e tornare indietro. Il sedicenne correva, correva via con un'aria malinconica e distaccata dalla realtà.

Ma che cosa volevo fare? Sono giorni, ormai, che si ripete la stessa solfa.
Voglio così tanto rivederla? Così disperatamente da andare al negozio di Urahara per pregarlo di aprire un portale per
la Soul Society? Che gran cazzata. Ecco, perchè ogni volta torno indietro.
Perchè so che è una cazzata, quella di tornare nella Soul Society per rivederla.
Mi immagino la scena:
"Cosa diavolo ci fai, qui, Ichigo?!", mi chiederebbe lei.
Ed io, come un cretino, che cosa gli risponderei? "Perchè avevo voglia di farmi un giro"?
Sì, perchè, giustamente, sta per ricominciare il terzo anno e io vado alla Soul Society per una vacanza.
Mi sembra ovvio, no?
Maledetto idiota.

Mentre pensava a queste idiozie, si era seduto su un prato, in riva al fiume. Le sue braccia abbracciavano le ginocchia flesse, e teneva la testa abbassata. Ormai era pieno pomeriggio, ed anche se splendeva il sole, dentro di lui era in corso una terribile tempesta di fulmini. Caos.
Piegò la schiena, abbassandosi sempre di più. Il suo capo giunse a toccare le ginocchia, vicine al suo petto. Passarono interminabili minuti. Avrebbe volentieri urlato per sfogare la sua irrequietezza - o forse l'agonia di sentirsi soli -, ma si trattenne dal farlo. Mentre soffriva in silenzio, gli sembrò di sentire dei passi avvicinarsi a lui. Non alzò la testa, rimase nella stessa posizione angosciata. Chiunque fosse stata quella figura, non avrebbe dovuto vedere il suo malinconico sguardo da idiota.

"Cosa diavolo ci fai qui, Ichigo?".
Una voce conosciuta lo stava chiamando. Una voce decisa, forte ma dolcissima nello stesso tempo. Una voce che desiderava sentire.

Oh, no, maledizione. Ancora lo stesso pensiero di prima?
Perchè continua a venirmi in mente la sua voce? Più la sento, e più ho voglia di sentirla.
Se continuo a pensarci, sto male. E più sto male, più provo il desiderio di vederla. Così non va bene.

"Ti ho chiesto cosa ci fai qui, Ichigo!".
Sempre più vicina, sempre più decisa.
Maledizione maledizione maledizione maledizione.
Basta, Ichigo. Prenditi a pugni, colpisci qualcosa con la testa, fai quello che vuoi ma fa' qualcosa.
La sua voce mi rimbomba nella testa. E nella mia mente, continuo a vedere la sua immagine,
dappertutto, su ogni cosa. Come se una sua fotografia fosse stampata su ogni singolo oggetto.

"Ehi, Ichigo! Sto parlando con te, stolto!".
Un pugno dritto in testa. Ichigo lo sentì forte e chiaro, la sua nuca doleva come non lo faceva da un po'. In un certo senso, gli mancava essere colpito così violentemente. Ma prima di voltarsi, i suoi pensieri si soffermarono sull'ultima parola pronunciata da quell'ombra. Stolto.
Ichigo spalancò gli occhi, le iridi tremolanti. Ma, ancora, non accennò a voltarsi. La figura - piuttosto irritata - gli si avvicinò ancor di più, chinandosi alla sua altezza. Il biondo sentì una mano appoggiarsi pesante sulla sua nuca, le dita si impigliarono nei capelli arancioni, parole assordanti gli mandarono in fumo il cervello confuso.
"Ehi! Sei diventato sordo, Ichigo?!".
Non ci credeva. Non poteva essere davvero lei, quella che aveva di fronte agli occhi. Riuscì a malapena a parlare.
"R...Rukia...".
"Ma che bravo! Ti ricordi il mio nome!" disse sarcastica, sedendosi accanto al ragazzo su quel morbido manto verde.
"Che diavolo ti prende, Ichigo? Mi fissi come se fossero anni che non ci vediamo...".
Non aveva tutti i torti. Non erano passati molti giorni, dall'ultima volta che si erano visti, ma ad Ichigo pareva essere trascorsa un'eternità. Le ore passate a pensare a lei erano così laceranti da sembrare eterne.
"E'...un sogno, questo...?".
Non passarono neppure tre secondi, ed Ichigo si ritrovò con cinque dita rosse stampate in viso.
"No, ma se non ti svegli subito diventerà un incubo!".
Istintivamente, Ichigo posò una mano sulla sua guancia arrossata. La verità era che non sapeva proprio cosa dire.

Sei un perfetto idiota, Ichigo.
Non volevo così tanto rivederla? Ho passato giorni infernali, sperando che arrivasse un momento del genere.
Stavo morendo soffocato dall'agonia di non vederla, e adesso che ce l'ho davanti, sono qua, fermo immobile
come un cretino di prima classe. Me lo sono meritato, lo schiaffo. Ma cosa le dico?

Guardò Rukia negli occhi. E lei, dopo aver ritirato la mano con lui lo aveva schiaffeggiato, distolse lo sguardo, amareggiata.
"Beh...non c'è che dire...una bellissima accoglienza, ne sono davvero felice".
Tra le ultime parole, il ragazzo percepì un lieve tremolio nella sua voce.
"Scusami, io...è che...non lo so, io...".
Diglielo. Diglielo, maledizione! Diglielo, quanto hai sofferto.
Dille quanto hai desiderato rivederla, dille quanto l'hai pensata, dille qualcosa!
Diglielo, in tre parole.

Rukia lo ascoltava guardandolo, ma lui distolse lo sguardo, puntando ai suoi piedi. Dopo tanto tempo, non riusciva a reggere contro quelle bellissime iridi blu. Negli occhi della ragazza apparve un filo di delusione, nel vedere che Ichigo non aveva avuto la reazione che si aspettava, nel rivederla di nuovo in carne ed ossa al suo fianco.
"...Mi sei mancata, Rukia".
Oooh, l'hai detto. Ce l'hai fatta, Ichigo.
Perfetto, ora aspettati un gran bel pugno in testa.
...O nello stomaco, è indifferente.

Come si aspettava, Rukia era già pronta ad alzare una mano, fulminea come sempre. Diversamente da quanto aveva previsto, però, il suo palmo e le sue dita non si chiusero a pugno.
Ok, è uno schiaffo.

Il sedicenne serrò le palpebre con forza, strizzando gli occhi e aspettando che la sua guancia bruciasse dal dolore. Ma sul suo viso si posò una mano calda, leggera e delicata come una piuma. Ichigo aprì leggermente gli occhi, e il ritrovarsi il volto di Rukia a pochi centimetri bastò a farlo andare a fuoco. La voce flebile di Rukia lo rassicurò, mentre con la sua mano sfiorò incerto quella della mora, ancora posata sulla sua guancia.
"Potevi dirlo prima, scemo". Le sue labbra si piegarono in un lieve, ma felice sorriso.
"Scusa...bentornata, Rukia". Sorrisero entrambi, e rimasero così per qualche secondo, prima di accorgersi che erano entrambi imbarazzati. Fu Rukia a spezzare il silenzio e l'imbarazzo, alzandosi bruscamente in piedi e afferrando a malo modo il braccio di Ichigo, che si lasciò sfuggire un acuto "Dannata!".
"Ehi, dannazione, mollami! Che diavolo fai?!"
"Torniamo a casa, mi sembra ovvio!"
"Torniamo?"
"Sei proprio diventato sordo, allora". Rukia si bloccò per un attimo, abbandonando il braccio di Ichigo.
"Per quanto...resterai?"
"Uhm...non lo so. Tanto?"
"Tanto?!"
"Probabilmente. Lassù ci si annoia, qua invece ho qualcuno da prendere in giro, o da picchiare quando non ho nulla da fare".
Ichigo dovette riflettere un po' sulle sue parole, prima di contrattaccare.
"Tu brutta..." ma non fece in tempo a concludere la frase, che già Rukia correva davanti a lui, allontanandosi sempre di più.
"Facciamo a chi arriva prima, Fragolino?" gridava da lontano, con tutto il fiato che aveva in gola.
"Col cavolo! Vieni qua, maledetta nana!" ed iniziarono a correre, uno dietro l'altro, su uno sfondo dipinto con le tonalità del tramonto.

E' spuntato un raggio di sole, dietro quelle nuvole.
E la pioggia si è fermata.











Solito mini-spazio rompiballe òwò:

SalveH, quanto tempo ò___ò. Ok, parliamo di cose serie.
Non mi piace çwç. Non chiedetemi il motivo xD. Cioè, la prima parte mi garba abbastanza,
anche perchè (lo ammetto) mi sono davvero divertita a descrivere un Ichigo totalmente
disperato per la mancanza di Rukia XDDD. Ecco, forse è questo il punto. Non vorrei che
Ichigo sia finito troppo OOC, con questi pensieri che lo torturavano. Ma non penso, in fondo
sappiamo quanto si deprimerebbe Fragolino se dovesse dire addio a Rukia (basta guardare
Fade to Black +___+). In ogni caso, spero sia piaciuta almeno un po'! Bye Bye!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: Memi J