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Autore: Diemmeci    04/06/2015    4 recensioni
Il mondo va avanti anche quando sembra essersi fermato, smette di ruotare per centinaia di migliaia di motivi diversi, variando da persona a persona, e all'improvviso, quando meno te lo aspetti, riprende a girare grazie ad una persona che ti travolge completamente.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Quindici


Il martedì mattina mi svegliai con serenità perché ero consapevole, in cuor mio, che l’esame sarebbe andato bene. Ero pronta, avevo studiato duramente per affrontare quest’ultima prova.
«Buongiorno» dissi, facendo il mio ingresso in cucina.
Jennifer fece un cenno col capo. «Buongiorno a te».
Mi sedetti alla solita sedia ed iniziai a sorseggiare il mio amato caffè, elencando velocemente nella mia mente gli argomenti che avrei presentato due ore più tardi, come era mio solito fare. Era diventata un’abitudine ormai e Jennifer lo sapeva bene, infatti rimase in silenzio finché non notò la mia espressione rilassarsi.
«Non ti ho mai vista così tranquilla prima di un esame» parlò, guardandomi come se fossi un’aliena.
Mi strinsi nelle spalle. «Te l’ho detto, mi sento pronta» abbozzai un sorriso. «Com’è andata ieri sera con Michael, a proposito?»
«Bene» rispose. «Mi manca già, ma ha promesso di tornare a trovarmi al più presto e ovviamente farò un salto a Leeds anche io non appena sarò tornata da Ennis».
«Ottimo».
Lei annuì, informandomi che saremmo dovute uscire di casa mezz’ora più tardi.
E così un’ora prima dell’imminente esame ci trovavamo all’interno della biblioteca dell’università, circondate da persone che, proprio come noi, erano intente a ripassare il proprio materiale.
«Il tuo cellulare sta vibrando» mi avvertì Jennifer. «Non capisco come tu non possa sentirlo».
Risi piano, perché le sue parole erano vere: mi accorgevo raramente se il mio cellulare vibrava. Lo tirai fuori dalla tasca posteriore dei jeans, sbloccandolo per poi selezionare la casella dei messaggi. Sbarrai gli occhi quando lessi il mittente del messaggio, sconcertata.
Fu inevitabile tornare con la mente al giorno precedente, nel preciso istante in cui avevo chiuso la porta in faccia a James, decisa ad non ascoltare le sue parole. Pensavo che non avrei avuto più contatti con lui, ma ecco qui un messaggio da parte sua.
Mi decisi a leggerlo soltanto dieci minuti più tardi.

Buona fortuna per l’esame.
Non ho dubbi che lo supererai in bellezza.
J.


Lo lessi altre tre volte, scuotendo il capo di tanto in tanto. Non aveva alcun senso scrivermi qualcosa del genere, non dopo aver rifiutato insistentemente di ascoltare ciò per cui era venuto ieri a casa mia. Non dopo quello che aveva fatto, vale a dire illudermi e mentirmi spudoratamente.
Avvertii un nodo alla bocca dello stomaco.
«Tutto bene?» Mi chiese Jennifer, che aveva notato il mio improvviso cambio d’umore.
«Sì, non preoccuparti».
«Rose, conosco quello sguardo» la mia amica insistette. «Chi era al telefono?»
«James» dissi in un sussurro. «Mi ha augurato buona fortuna per l’esame».
Jennifer alzò un sopracciglio, sorpresa quanto me. «Hai intenzione di rispondere?»
«No» risposi di getto. «Cioè, non lo so. Dovrei, secondo te?»
Lei si morse un labbro, improvvisamente colta da un pensiero.
«Cosa c’è?»
«Posso essere sincera?»
Annuii.
«Secondo me la questione non è se rispondere o meno al suo messaggio» disse «ma piuttosto ascoltare ciò che ha da dire».
Sospirai, scuotendo il capo. «Non cambierebbe nulla».
«Forse no, forse sì »Jen si strinse nelle spalle. «Quello che so per certo è che te ne pentirai fra qualche tempo, se continuerai ad evitare il discorso».
«Non lo so» ammisi. «Mi da il voltastomaco il pensiero che mi abbia usata per sostituire un’altra ragazza».
«Questo non puoi saperlo».
«Non posso sapere neanche il contrario» ribattei.
«Continuando ad evitarlo non conoscerai mai la verità» Jennifer chiuse il discorso, scuotendo il capo in modo contrariato prima di tornare a concentrarsi sui propri appunti.
Sospirai, poggiando la schiena alla sedia.
Non puoi vivere di rimpianti.
Mi tornarono in mente le parole di Jennifer, che pronunciava spesso ormai, e pensai alle varie scelte che avrei potuto prendere. La prima, quella più scontata ed ovvia per me, era quella di lasciar passare del tempo e dimenticare quello che c’era stato. La seconda, che non avevo mai preso in considerazione per nessuno, era quella di incontrare James, facendo quindi un passo avanti invece che dieci indietro, ed affrontare la questione una volta per tutte.
Feci un lungo respiro, decisa sul da farsi.
O quasi.

«Non riesco a crederci» Jennifer mi abbracciò per la terza volta nell’arco di un minuto, sfoggiando un sorriso smagliante. «Ce l’abbiamo fatta».
Non riuscivo a smettere di sorridere, ero profondamente orgogliosa di me stessa e della mia migliore amica. Eravamo riuscite a concludere il secondo anno di università meglio di quanto avessimo mai potuto sperare ed era un’enorme soddisfazione per entrambe.
«Dobbiamo assolutamente festeggiare» dichiarai.
Jennifer sbuffò. «Dobbiamo rimandare».
Ricordai solo allora che sarebbe partita, quindi avremmo dovuto rimandare i festeggiamenti al suo rientro. «Lo avevo dimenticato».
Lei rise.
«Saranno sette lunghi giorni» borbottai.
«Vedrai che passeranno in fretta».
Roteai gli occhi, suscitando un’altra risata da parte di Jennifer. «Uhm, lo spero».
Tornammo a casa poco dopo, parlando continuamente dell’esame appena affrontato e anche dell’intero e lungo intenso anno di università. Mi sembrava irreale il fatto di avere finalmente a disposizione del tempo per rilassarmi, senza avere il pensiero fisso di dover studiare per prepararmi per un esame. Ma era così adesso e non potevo essere più sollevata.

L’esame è andato benissimo.
R.


Inviai un messaggio a mia madre, che avrebbe fatto leggere anche a mio padre, per informarla dell’esito finale.
Non dovetti attendere molto prima di ricevere una risposta.

Sapevamo che saresti andata alla grande.
Siamo fieri di te, tesoro.
J&R.


Risi quando mi resi conto della firma lasciata alla fine del messaggio, scuotendo il capo, dopodiché buttai il cellulare sul letto per raggiungere Jennifer in camera sua.
«Stai infilando nella valigia tutto il tuo guardaroba» constatai, notando la marea di vestiti che aveva intenzione di portare ad Ennis.
Jen si sedette alla fine del letto, evitando di guardarmi negli occhi. Sospirò pesantemente.
«Ehi» mi sistemai al suo fianco. «Qualcosa non va?»
«Ho una paura folle di affrontare i miei genitori» ammise dopo alcuni istanti, rivolgendo finalmente lo sguardo nella mia direzione. «Da una parte credo che sia inutile tornare sul discorso e tentare di fargli comprendere le mie ragioni riguardo la scelta di studiare a Londra, perché conosco perfettamente il loro pensiero».
Non diedi a vedere la mia tristezza, che in quel momento si stava impadronendo di me, nel vedere la mia migliore amica così scossa e dubbiosa. «Non è inutile» dissi subito. «Tu devi parlargli perché dopo due anni è ora che accettino la tua scelta».
«Non lo faranno».
«Forse sì, invece» dissi. «Affrontali, confrontatevi, soprattutto, e tenta di fargli comprendere tue motivazioni».
«Ci ho provato tante di quelle volte che ho perso il conto, Rose» mormorò, sconsolata.
«Continua ad insistere».
«Ci proverò».
Avvolsi le sue spalle con un braccio. «Non arrenderti, prima o poi capiranno».
Lei annuì, facendo finalmente comparire un sorriso. Nell’arco di un minuto si riprese, infatti cominciò a parlare allegramente dei vestiti che pensava di portare con sé.
Jennifer era sempre stata così: mostrava raramente le proprie debolezze e, anche dopo averlo fatto, riusciva a tornare la solita ragazza, quella che da fuori appariva forte e senza insicurezze.
«Mi stai ascoltando?» Mi sventolò una mano di fronte al viso.
«Uhm, sì» mentii.
Si lasciò scappare una risata. «So che non mi hai ascoltata» disse.
Abbozzai un sorriso colpevole.
«Non so cosa portare di vestiti» riassunse  brevemente, sbuffando scocciata. «In fin dei conti sono soltanto sette giorni, che passerò esclusivamente in compagnia della famiglia, perciò potrei anche evitare di portare abiti eleganti».
«Porta qualcosa di elegante, non si sa mai» le suggerii.
«Uhm» lei annuì «hai ragione».
«Per il resto direi che possano bastare dei semplici capi che indossi ogni giorno» dissi.
«Sì, direi proprio di sì» Jennifer sorrise e stavolta fu lei a circondarmi le spalle con un braccio, rivolgendomi uno sguardo carico d’intensità. «Cosa farei senza di te, Rosalie Mills?»

Tornai a casa dopo aver accompagnato Jennifer all’aereo porto – in taxi, ovviamente – e sbuffai immediatamente per il noioso silenzio che mi circondava.
Mi ero preparata mentalmente all’assenza della mia amica, ma supposi che sarebbe stato più difficile di quanto avessi immaginato. Erano passati soltanto alcuni minuti e già avrei preferito non trovarmi lì.
Da sola.
Accessi la televisione e alzai il volume in modo da riempire l’ambiente circostante, sentendomi un po’ più sollevata, per poi buttarmi di peso sul divano. Afferrai il cellulare dalla tasca dei jeans ed inviai un messaggio a Jennifer, informandola di quanto già sentissi la sua mancanza.
Prima però di chiudere la casella dei messaggi, la mia attenzione ricadde su un nome: James.
Roteai gli occhi, leggendo ciò che mi aveva scritto la mattina e il messaggio che avevo lasciato in sospeso io. Avevo paura di inviarlo, non sapevo se fosse la giusta decisione.
Decidi di dare retta al mio istinto e cliccai su invio.

Dobbiamo parlare.
R.


 
* * *
Buonasera :)
Il capitolo è abbastanza corto, lo so, ma vorrei solo dire che in fin dei conti la lunghezza dei capitoli non è poi così rilevante. Il contenuto lo è, a parer mio, e spero che anche voi la vediate come me.
A ogni modo, Rosalie e Jennifer hanno affrontato l’ultimo esame e sono finalmente libere. E i nostri ragazzi, James e Michael, hanno fatto rientro a Leeds. Spero di non deludere le vostre aspettative su ciò che avverrà, sapete che la vostra opinione è importantissima :)
Aspetto di conoscere i vostri pareri.
A presto, spero.


Diemmeci
 
  
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