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Autore: xAcacia    04/06/2015    1 recensioni
Cassie sa una cosa che in pochi sanno: i vampiri esistono, e sono pericolosi.
È proprio dopo un attacco di vampiri che Cassie scoprirà di non essere una comune mortale, bensì una Whitesun: una ragazza che con un pugnale specifico può uccidere tutti i vampiri e i lupi mannari che vivono su questa terra.
Però ora deve pensare a salvarsi. Le notizie corrono veloci quando si parla di Whitesun e lei è in pericolo. Dovrà andare in un Istituto pieno di ragazzi che combattono i demoni. Là capirà che a volte le persone non sono così male e che si può avere una famiglia anche senza legami sanguigni.
Come se non bastasse scoprirà anche che l'amore può essere per sempre, perché esistono le anime gemelle e lei ha trovato la sua. Si chiama Jeremy, ma il loro è un rapporto molto strano. Sembra una battaglia senza fine quella che si fanno loro due, soprattutto perché lei ha sempre visto la semplicità nei ragazzi come una caratteristica bellissima e lui invece cerca sempre la bellezza esteriore nelle ragazze. Per non parlare poi di come, lo stesso destino che li ha fatti incontrare, cerchi continuamente di separarli, in un modo o nell'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 40
Cole 

Dopo varie ore mi alzo dal letto, arrabbiata, capendo che non riuscirò a dormire questa sera. Mi siedo sul ciglio della finestra chiusa e guardo fuori, soprappensiero. Siamo nel bel mezzo di una foresta, praticamente come nel nostro vecchio Istituto. Non riesco a dormire per troppi motivi, come per esempio quello che voglio tornare a Boston, o quello che devo assolutamente andare da Christian, o quello che devo cercare di capire Jeremy…
Aggrotto la fronte vedendo qualcosa di nero venire verso l’Istituto. Mi avvicino il più possibile alla finestra per cercare di capire cosa sia: uccelli? Mi alzo dal ciglio della finestra quando capisco che stanno veramente puntando l’Istituto. – Jeremy – lo chiamo ad alta voce.
– Cosa c’è? – chiede lui, ma in realtà sta ancora dormendo e questo mi manda ancora di più nel panico.
– Jeremy! – ripeto con un tono di voce più alto. Gli uccelli sbattono contro il muro invisibile dell’incantesimo, che protegge l’Istituto. Continuano così per un po’ e alcuni cadono a terra, morti, ma dopo riescono ad abbatterlo, così urlo il nome di Jeremy, ormai accanto al suo letto.
– Cosa…? – Ma non finisce la frase, perché il vetro della finestra si rompono. Lo butto a terra e subito dopo mi metto accanto a lui, proteggendomi la testa mentre gli uccelli ormai invadono la stanza. Qualcuno ci urla a tutti di rimanere a terra e di non muoverci. Cerco di non urlare, ma questi maledetti uccelli continuano a procurarmi graffi dappertutto. Jeremy invece urla come non mai, c’è calore attorno a me, quindi sicuramente starà urlando per provocare ancora più fiamme. Più fuoco per uccidere questi uccelli.
Qualcosa cade sopra di me scottandomi e subito dopo anche altre cose, tutte sono ancora in fiamme. Appena mi rendo conto di tutto inizio a urlare così forte che dopo poco tempo non riesco più a parlare, né urlare. Dopo un tempo indeterminato, Jeremy si alza e poi, prendendomi praticamente in braccio, mi alza. Mi guardo intorno, sicuramente sotto shock, e non vedo altro che cenere o uccelli corrosi dalle fiamme.
– Stai bene? – chiede Jeremy con il fiatone.
– Perché… – Sono costretta a fermarmi per non scoppiare a piangere. Sto tremando nonostante tutto il calore che emana la stanza. – Perché non ti sei svegliato? – sbotto quindi.
– Stavo dormendo, ecco perché! – esclama lui, ma senza alzare il tono di voce, come invece ho fatto io.
Qualcuno apre di scatto la porta, sussulto. – Tutti fuori dall’Istituto! – urla Josephine, ma tutti e due rimaniamo fermi, a guardarla, con gli occhi spalancati. – Ora! – tuona facendoci svegliare. Usciamo di corsa dalla stanza e attraversiamo il corridoio con i piedi scalzi. Io sono costretta a stare in punta di piedi per schivare ogni singolo uccello per non scottarmi o semplicemente perché non voglio toccarli, Jeremy invece è così abile che in qualche modo non li tocca ma va molto più veloce di me.
Una volta usciti il freddo mi ricorda che non stiamo più a Boston, ma a Toronto. Ho sempre odiato il freddo di Boston, e ora mi ritrovo in Canada. Mi guardo intorno, ma essendo bassa non riesco a vedere quasi nessuno. – Vedi qualcuno dei nostri? – chiedo quindi.
Jeremy continua a guardarsi intorno con gli occhi ridotti a fessura, poi annuisce. – Sì, vedo Allison, Isaac, Harry, Cody… – Si ferma e socchiude ancora di più gli occhi. – E basta.
Corro da Isaac e lascio Jeremy senza dirgli niente. – Isaac! – urlo io. Isaac si gira verso di me con gli occhi lucidi e spalancati, abbassa prima lo sguardo verso di me e poi verso Jeremy. – Dov’è Ivy?
– Sta… con Louis – risponde lui seriamente. Faccio per chiedergli di portarmi da loro, quando mi ferma. – Perché stai con Jeremy?
Mi giro per guardare Jeremy, che ci sta controllando da dove stavamo prima, e poi mi giro verso Isaac. – È una lunga storia, Isaac. Appena si sistemerà questo casino ti racconterò tutto.
– Ok. Ragazzi! – urla Louis, molto lontano da noi. – Gli Anziani stanno arrivando. Noi ora dobbiamo entrare, ma nessuno si azzardi a entrare nelle camere! Dobbiamo stare tutti nel salone dell’Istituto.
Entro senza aspettare nessuno, ma sento lo sguardo di Jeremy incollato su di me e con il suo anche quello di Isaac. I divani sono tutti occupati, faccio un sospiro cercando di non crollare, di non mollare tutto e andarmene da qua. Forse è meglio lasciar stare tutto, forse era meglio se mi fossi limitata a farmi soffiare quella polverina in faccia per dimenticare tutto, un’altra volta. Però quel vuoto che avevo dentro mi stava facendo impazzire. Adesso invece cosa sento? Paura? Sì, credo di sì. È vero? Sta per arrivare una guerra? E se sì, cosa succederà dopo di essa? Chi sopravvivrà? Chi perderò? No, tutto questo sarebbe troppo anche per un adulto. Forse la risposta è scappare. Scappare dai Cacciatori, scappare da tutti e rifarsi una vita. Una vita normale, una vita senza complicazioni soprannaturali.
Ma no, non voglio essere così. La paura non prenderà la meglio su di me. Sono un Cacciatrice e devo fare il mio lavoro. Ora che so la verità, posso solo andare avanti ed essere quello che sono.
– Non dovresti essere qua.
Sussulto sentendo una voce mai sentita. Mi ritrovo nella sala pranzo, alzo lo sguardo e vedo un ragazzo dai capelli neri e gli occhi di un verde tendente al nocciola. – Se è per questo nemmeno tu – rispondo quindi, fredda come non mai.
– Io abito qua da anni. Posso farlo – ribatte lui accennandomi un sorriso. Sta cercando di marcare il territorio come un cane, per caso?
– Ah, ecco! – esclamo ridendo. – Mi ricordi qualcuno…
Non faccio in tempo a girarmi per andarmene e tornare in salone, che me lo ritrovo davanti. – Chi? – mi chiede, divertito, facendo un mezzo sorriso.
– Nessuno – rispondo freddamente. C’è qualcosa in questo ragazzo che mi ricorda veramente Jeremy, ma non riesco a capire cosa e so che molto probabilmente sono ancora sotto shock, ma non mi fido di lui, anzi mi fa paura.
– Tranquilla, mica mordo – ribatte lui ridendo. Il suo sorriso, forse…
– Un ragazzo – mormoro, incerta. Con la coda dell’occhio cerco un qualche oggetto che posso usare per ferirlo, in caso di pericolo. Ma ci sono solo sedie e tavoli.
– Un ragazzo, eh? – chiede lui incrociando le braccia al petto, continua a guardarmi con quel mezzo sorrisetto. – E questo ragazzo ti piace?
Aggrotto la fronte e faccio un passo indietro, pronta a scappare. – Non capisco perché dovrei dirlo proprio a te – esclamo, irritata.
Ride per un po’ facendomi venire la pelle d’oca, ma non riesco a capire se è a causa di una cosa piacevole o meno. – Come ti chiami? – mi chiede avvicinandosi ancora di più a me.
Rimango a guardarlo per un po’ dritto negli occhi. – Jennifer – borbotto guardandolo dritto negli occhi per non fargli capire che sto mentendo.
Mi sorride. – Bel nome – esclamo.
Alzo le sopracciglia e faccio alcuni passi indietro. – Forse hai ragione: non dovrei essere qua – aggiungo, prima di prendere e andarmene dandogli le spalle. Sento i suoi occhi perforarmi, ma cerco di non pensarci e raggiungo gli altri in salone. Per fortuna non mi dice nient’altro e quando sono finalmente in salone mi sento un po’ meglio.
– Dov’eri? – chiede Jeremy venendo verso di me. Non gli rispondo e mi guardo attorno per cercare altri di noi. – Louis ha detto che…
– Lo so quello che ha detto Louis – ringhio guardandolo dritto negli occhi per fargli capire che si deve semplicemente stare zitto.
– C’è qualcosa che non va? – mi chiede. Quel ragazzo… Cos’hanno di uguale loro due? Sento una scossa provenire da un’altra mano, non quella di Jeremy, così mi giro verso quel qualcuno e incontro gli occhi spalancati del ragazzo di prima. Anche lui mi guarda allarmato e poi, senza dire niente, si allontana da me senza girarsi. – Che succede? – chiede Jeremy, perplesso.
– Quella scossa… – mormoro io guardando a terra, soprappensiero. Cerco di collegare quel ragazzo a qualcosa. Cerco di capirci qualcosa, ma più vado avanti e meno capisco.
– Cassie, mi stai spaventando – mi avvisa Jeremy, irritato.
Lo guardo dritto negli occhi, pensando. Eppure sono così diversi: Jeremy ha gli occhi celesti e i capelli castani; quel ragazzo invece ha gli occhi verdi e i capelli neri. Cosa c’entra con lui? Niente. Forse un po’ il sorriso… forse. Scuoto la testa capendo di starmi facendo troppi problemi. Jeremy è figlio unico! – Non è niente – rispondo quindi.
– Non sembra – ribatte Jeremy prendendomi il polso. Riesco a sentire la sua  pelle scottare. Rimaniamo un po’ così, a guardarci negli occhi e tutto d’un tratto mi rendo conto che il mio Jeremy è tornato. Ancora non ci avevo pensato, non bene. Non dopo tutto quello che era successo, tra Ivy e il volatile e gli uccelli. Insomma, come faccio a sapere la verità? Lo dovrei capire, ma adesso non è il momento giusta. Prima mi devo concentrare sul perché siamo tutti qua, in questo Istituto.
Tutte le voci si placano, una luce inizia a tremare proprio in mezzo al salone, alcuni ragazzi si allontanano da essa, che diventa sempre più luminosa, fino a quando si trasforma negli Anziani. – Louis Dempson e Josephine Falles… seguiteci – ordina il Quarto Anziano andando in sala pranzo. Entrambi annuiscono e li seguono, pronti a iniziare una riunione.
Dopo varie ore gli Anziani, Josephine e Louis escono dalla sala pranzo con delle borse sotto gli occhi, che ricordano vagamente delle ombre. – Allora – inizia il Terzo Anziano, – potete andare nei vostri dormitori. Ora sono apposto.
Guardo Jeremy, perplessa. – Su, ragazzi. Andate – ci sprona Josephine, con un tono che non promette niente di buono. È stanca, lo sono tutti quanti. Le diamo ascolto e iniziamo a salire con l’ascensore formando una fila.
– Aspettate – esclama il ragazzo che ho incontrato nella sala pranzo, mettendo un piede in mezzo alle porte dell’ascensore per non farlo chiudere. – ci sono anch’io – aggiunge con il suo solito mezzo sorriso stampato sulla faccia. I miei muscoli si contraggono quando lo vedo, prendo la mano di Jeremy. – Ci conosciamo? – chiede il ragazzo a Jeremy.
– No – risponde freddamente Jeremy, stringendo la mia mano.
– Che strano. Mi sembra di averti già visto da qualche parte – dice il ragazzo, per poi passare a guardare me. Mi guarda senza dire niente, così stringo ancora di più la mano di Jeremy, spaventata.
– Bé, ti sbagli – ribatte Jeremy, irritato. – Noi veniamo da Boston.
Il ragazzo annuisce continuano a guardarmi. Abbasso lo sguardo, ormai incapace di guardare un secondi in più quei suoi occhi. L’ascensore si ferma e le porte si aprono. – Ciao, Jennifer – mi saluta andandosene. La sua postura mi fa capire che non si vergogna di quello che è, anche quando trattengo il respiro.
– Jennifer? – chiede Jeremy guardandomi. Gli lascio la mano ed esco dall’ascensore senza aggiungere niente. Entro dentro la nostra camera e mi accorgo che le finestre sono più rotte, ma anzi sono state sostituite con altre finestre più resistenti. Jeremy mi segue e chiude la porta. – Che significa? Lo conosci quello?
– Non proprio – rispondo io, cercando di non ricominciare a pensare a tutti i dubbi che ho riguardo a loro due.
– Puoi spiegarti meglio? – chiede, ma io sbuffo e mi metto sotto le coperte facendo finta di niente. Ora sto iniziando ad avere sonno, così sonno che sento le mie palpebre già pesanti. – Mi hai sentito?
– Sì, ma non mi va di parlarne – borbotto da sotto le coperte. – Sono stanca. Voglio dormire.
– Bé, non è ora di dormire. Quel tipo è inquietante… E poi perché ti ha chiamata “Jennifer”?
– Perché io gli ho detto di chiamarmi Jennifer – rispondo io, stanca. Sbuffa, ma spero che sia l’unica cosa che intende fare, ma quando mi ritrovo senza coperte mi ricordo che Jeremy non me la darebbe mai vinta in questo modo. – Cosa?! – esclamo io.
– Mi puoi spiegare che sta succedendo? Stavi con lui in sala pranzo? Che è successo? Sei strana da quando sei ritornata da quella stanza.
Rimango in silenzio rimettendomi sdraiata, ma poco dopo il materasso diventa bollente, così spalanco gli occhi e lo vedo andare praticamente a fuoco. Mi alzo di scatto da esso. – Tu sei matto! – tuono io, arrabbiata.
– È un discorso importante! Non fare finta di non sentire! – esclama lui.
– Non c’è niente da spiegare! Sono andata là, lui mi ha detto che non potevo starci e così gli ho detto che non ci poteva stare nemmeno lui. Basta! – urlo, furiosa. – Ora mi fai dormire? – chiedo. Annuisce e così guardo il mio letto: non c’è più traccia di fumo, né niente. – Grazie – ringhio mettendomi giù, dopo aver preso le coperte dalle sue mano con poca delicatezza.
 
Faccio finta di non sentire la voce di Louis mentre bussa alla nostra porta, dicendoci che ci dobbiamo svegliare; ma quando apre la porta ed entra in camera è impossibile fingere. Mi siedo, pronta a vedere un Jeremy tutto assonnato, ma quando apro gli occhi non vedo nessuno, nemmeno Louis. – Jeremy? – lo chiamo, aggrottando la fronte. Mi alzo e vado in bagno per controllare, ma non è nemmeno dentro il bagno. Apro la porta e scendo insieme a tutti i ragazzi, guardando in mezzo a loro per trovare Jeremy, ma non è nemmeno là.
– Cerchi qualcuno?
Mi giro di scatto sentendo quella voce. Rimango in silenzio guardandolo negli occhi. Come può essere vero? Come può essere così… bello? Scuoto la testa, sto impazzendo. Questo ragazzo è pazzo, non dovrei avere niente a che fare con lui. – Veramente sì, quindi se non ti dispiace… – rispondo andandomene.
– Se cerchi il ragazzo di ieri sera, l’ho visto giù con una ragazza – aggiunge, riuscendo ad attirare la mia attenzione. Infatti mi fermo di scatto e mi giro verso di lui, che sorride. – Se vuoi ti ci posso portare – continua. Trattengo il respiro. Sì, il sorriso è uguale a quello di Jeremy. Avanza e così lo seguo. Scendiamo le scale dopo aver capito che l’ascensore non arriverà molto presto. – Quindi… quello è il tuo ragazzo?
– Non credo siano affari tuoi – rispondo io freddamente.
– Quindi non lo è – sogghigna lui. Lo guardo, un po’ arrabbiata e un po’ impressionata dalla sua bellezza. – E comunque, non li ho visti fare niente di ché… Non vorrei rovinare il vostro rapporto per niente – ribatte, ma quando strizzo gli occhi, poco convinta, aggiunge: – è vero! Non capisco. Perché ti sto così antipatico? Dopotutto nemmeno mi conosci.
Abbasso lo sguardo, imbarazzata, perché è vero, lui non conosce me e io non conosco lui. Insomma, che ha fatto alla fine? Niente. Ha semplicemente cercato di conoscermi, di essere carino, cosa che gli riesce benissimo per la cronaca. – Ok, mi chiamo Cassie – sbotto io, sentendomi in colpa.
Si gira verso di me. – Pensavo ti chiamassi Jennifer – borbotta lui, un po’ perplesso.
Faccio un sospiro. – Ho mentito.
– Ah – esclama lui guardando avanti. Sembra esserci rimasto male e questo mi fa sentire ancora più in colpa. – E perché? – chiede guardandomi.
– Non sapevo se fidarmi o no – ammetto guardandolo negli occhi. Solo adesso mi viene da pensare che non si può non fidarsi di questi occhi verdi. – Ma adesso che lo so… ti dico la verità.
Accenna un sorriso, che illumina anche gli occhi. – Ecco qua – esclama indicando la porta posizionata su uno dei muri della sala pranzo. – Li ho visti entrare qua dentro – continua, fa spallucce. – Non so. Mi dispiace.
Sorrido capendo che, in realtà, lui è l’esatto opposto di Jeremy. – Non fa niente. Grazie – rispondo io, per poi salutarlo con la mano. Faccio un respiro profondo e apro la porta. Ovviamente trovo Jeremy e una ragazza. Lui sta fermo, immobile, mentre lei continua a stuzzicarlo, toccandolo un po’ troppo. L’unica cosa che fa lui è sorridere, cosa che smette di fare quando capisce di essere stato beccato. Mi guarda scioccato, mentre io sono costretta a chiudere le mani in pugni per non andare là e ucciderlo. Sospiro sentendo il cuore contorcersi in un modo maledettamente doloroso. Chiudo la porta e mi giro, pronta a correre in camera  per non vomitare là, davanti a tutti.
Entro in camera con il fiatone, chiudo in fretta la porta dietro di me e corro verso il bagno. Sento il mio stomaco contorcersi e subito dopo tutti i miei muscoli si rilassano. Non c’è niente da rimettere. Mi siedo a terra e poso la testa sul muro freddo.
– Cassie – mi chiama Jeremy, ormai dentro la camera.
Sbuffo e mi sdraio per terra. – Sto bene – esclamo dopo un po’. Sento la porta aprirsi, così corro a chiuderla. Riuscirebbe benissimo ad aprirla anche con tutto il mio peso, ma per qualche motivo lascia stare.
– Cassie… non so cosa dire – mormora lui appoggiandosi alla porta.
Rimango in silenzio guardandomi allo specchio con la schiena appoggiata alla porta. – Non devi dirmi niente. Devi solo andartene – ribatto io. Non l’avrei più permesso: non avrei permesso più a nessuno di entrarmi nel cuore in questo modo. Mai più.
– Per piacere, fammi entrare – mormora lui, ma non gli rispondo, perché non so veramente cosa dirgli. Cosa mi vuole dire? Cosa potrebbe dirmi? Quello che ha fatto non ha senso. Perché dirmi tutte quelle cose carine se poi il giorno dopo lo ritrovo con un ghigno divertito mentre una ragazza ci prova in maniera scandalosa con lui? Quindi non gli rispondo.
– Cassie – mi chiama il ragazzo. – Va tutto bene? – chiede, un po’ incerto.
– Come…? – inizia Jeremy, ma si ferma quando apro la porta del bagno per andare ad aprire al ragazzo. Jeremy continua a guardarmi con la bocca spalancata. – Quando avete parlato? E come fa a sapere il tuo vero nome?
Non gli rispondo e mi limito solo ad aprire la porta e il ragazzo, di cui non so nemmeno il nome, alza lo sguardo su di me e sorride. – Scusami, non volevo disturbare, ma ti ho visto scappare su ed eri così bianca in faccia che mi sono preoccupato – dice guardando distrattamente Jeremy.
– Sto bene, ma grazie… per esserti preoccupato – ribatto io, un po’ in imbarazzo. Non riesco a capire molto, in questo momento, con lo sguardo di Jeremy incollato su di noi e il ragazzo che continua a sorridermi in modo dolce.
– Va bene – risponde lui lanciando un’ultima occhiata a Jeremy. Non sembra stargli molto simpativo, anzi forse non si fida e basta. – Allora io… me ne vado? – chiede guardandomi. Annuisco cercando di accennare un sorriso e così se ne va, un po’ riluttante.
Una volta chiusa la porta mi giro e deglutisco. Jeremy è ancora là, con gli occhi incollati su di me e non sembra molto contento. È veramente lui? E allora perché si comporta così? Non ha nessun diritto di guardarmi in quel modo, come se lo avessi appena tradito. – Cassie – inizia lui avvicinandosi a me, ma faccio un passo indietro, perché l’ultima cosa che voglio adesso è averlo vicino. – Mi dispiace – mormora guardandomi dritta negli occhi.
Scuoto la testa guardandolo, nonostante le lacrime agli occhi. – Non devi, non ti devi scusare. Dopotutto non stiamo insieme – borbotto io facendo spallucce e mettendo in mostra un bel sorriso falso.
– Lo so – risponde annuendo. – Lo so, ma è solo perché sta succedendo tutto questo… e io… – Si ferma alzando gli occhi al cielo. – Non so come spiegartelo. Ho sbaglio, poco fa, ma in realtà… io non volevo farlo. So che è una scusa stupida e quasi mi prenderei a pugni in faccia per questo, ma a volte torno a essere il ragazzo a cui non gli interessa niente. Il mio potere ha ancora una grande influenza su di me e a volte non provo più niente, di nuovo.
– Va bene – rispondo annuendo, anche se non è vero. Non sono più sicura che di voler continuare questa conversazione, né una presunta relazione con lui, quindi mi giro e me ne vado.
– Cassie – mi ferma lui prima che me ne vada. – Quel ragazzo… è pericoloso – aggiunge.
Scuoto la testa ridendo, incredula. – Ma con quale coraggio mi vieni a dire una cosa del genere? – gli chiedo prima di andarmene una volta per tutte.
 
Dopo circa un’ora decido di andare a mangiare anche se non ho molta fame, ma quando incontro Ivy anche quella poca fame che ho scompare del tutto. Sta parlando con Isaac e altri ragazzi e ogni tanto si mette a ridere. – Ivy! – urlo, non doveva uscire così forte, ma sono così felice che non m’interessa. Si gira verso di me e mi sorride dolcemente, così lascio il piatto da qualche parte e corro verso di lei, per poi buttarmi addosso a lei e allacciando le gambe alla sua vita. Scoppia a ridere stringendomi a lei e mi sento meglio. Molto meglio.
– Cassie Moonic – mi chiama Josephine, così sono costretta a distaccarmi da Ivy. – Ivy Dempson, ti dispiace? Dovrei parlare Cassie in privato – aggiunge guardando Ivy con uno sguardo serio ma rispettoso allo stesso tempo. Ivy annuisce e se ne va sorridendomi un po’ di meno. Sicuramente avrà già capito quello che mi vuole dire e a quanto pare non sembra una cosa molto incoraggiante. Mi giro verso Josephine, ancora più in ansia, pronta ad ascoltarla. – Ho notato un certo interesse in te da parte di Cole – inizia lei, ma quando mi vede confusa aggiunge: –  Sto parlando del ragazzo con gli occhi verdi. Cassie, devi stargli lontano.
Rido, ancora più nervosa. – E perché?
– Hai notato che non ha amici? – chiede lei abbassando il tono di voce. – C’è un motivo. È un manipolatore, Cassie. Ti farà credere di essere il ragazzo più buono del mondo, ma in realtà è l’oscurità in persona.
Rido ancora una volta. – Non… – inizio io, ma capisco che forse non è proprio una buona idea quella di chiedere informazioni su di lui dal momento che sembra essere in soggezione. – Va bene – rispondo quindi.
Mi mette una mano sulla spalla. – Non farlo, Cassie. È veramente pericoloso. Se non fosse una regola aiutare tutti i Cacciatori del mondo e portarli negli Istituti, l’avrei già cacciato da qua. Ma purtroppo non posso.
Sento la paura crescere sempre di più dentro di me. – Ma… come fa a saperlo?
– È arrivato qua quand’era molto piccolo, Cassie. Non aveva nemmeno un anno, l’avevano dato a un signore, un mago, e gli avevano detto di ucciderlo – risponde lei. – Ma il mago ci ha raccontato di non avercela fatta, soprattutto perché poteva essere una risorsa molto importante e non poteva uccidere un bambino, nonostante fosse un mago della luna.
Ormai sono con gli occhi spalancati da un po’ e il mio cuore va un po’ troppo veloce. – Ok. Va bene, cercherò di lasciarlo stare – rispondo, più intimorita che mai.
– Lo spero per te, Cassie – mormora lei prima di andarsene.
La guardo mentre se ne va, ma poi incontro lo sguardo del ragazzo, Cole, e sussulto. Da quanto tempo mi sta guardando? Sembra arrabbiato. Deglutisco guardandolo negli occhi. Ora forse riesco a vederla, l’oscurità; dritta nei suoi occhi.
 
Ormai è tardo pomeriggio e fino ad adesso sono riuscita a non parlare né con Cole, né con Jeremy, e ora che ci penso nemmeno con tutte le altre persone. Sembra che tutti ce l’abbiamo con me per qualche motivo, sembra che nessuno voglia parlarmi e tutte le altre persone che non conosco mi guardano come se stia per morire.
– Louis! – lo chiamo io appena lo vedo dopo un’intera giornata. Si ferma di scatto e mi aspetta mentre cerco di raggiungerlo. – Senti, ci sono novità su Christian?
– Ah, sì! Sta molto meglio, ma deve stare ancora a letto. Non ha grosse scottature, né molto gravi, saranno al massimo di secondo grado. È nella camera 116 se vuoi andare da lui.
Gli sorrido. – Grazie – mormoro prima di andare da Chris.
Rimango un po’ con Christian, scherzo un po’ con lui per farlo riprendere, a volte rimane in silenzio a guardare la parete dietro di me e pochi secondi scoppia a piangere, e sono costretta a sdraiarmi sul suo letto per consolarlo mentre lui inizia a singhiozzare in un modo così esagerato che quasi mi fa male. Mi dispiace vederlo in questo modo, so che deve essere stato un vero incubo per lui ritrovarsi dentro l’Istituto in fiamme, anch’io sarei molto scioccata, ma vedere il mio ometto in questo stato mi fa sentire ancora più in colpa.
Proprio quando si sembra essere calmato una volta per tutte, qualcuno bussa alla sua porta. – Chi è? – chiedo io.
La porta si apre e comprare Jeremy. – Ciao, Grande Uomo! – esclama lui sorridendogli. Chris si allontana un po’ da me per abbracciarlo e appena si distacca da Jeremy, quest’ultimo gli scompiglia un po’ i capelli, facendolo ridere. – Come stai?
– Bene – mente lui. – Le scottature stanno già molto meglio, in più mi hanno dato questa crema che devo mettere tutti i giorni.
Guardo la crema che sta sul comodino e mi rendo conto che è già quasi finita. – Vado a prendergliene altra – mormoro quindi guardando Jeremy, che annuisce guardando negli occhi e facendomi così venire le farfalle nello stomaco. Faccio un respiro profondo e me ne vado senza guardarlo più.
Dopo aver preso la crema in infermeria, inizio a sentire delle urla provenire dal salone. Mi guardo intorno, confusa: molte persone corrono da una parte all’altra, in preda al panico. Poi anche le persone del mio piano iniziano a correre, più spaventate che mai.
 – Che sta succedendo? – chiedo io prendendo una ragazza per le spalle, ma lei mi spinge a terra e solo là, per terra vicino le scale, riesco a vedere il mostro che si aggira nel salone. Trattengo il respiro guardandolo, non può essere vero… Non può.
Qualcuno mi prende il polso e in meno di due minuti mi ritrovo fuori dall’Istituto. Chiunque mi abbia preso non è una femmina e sono troppo preoccupare a guardare la creatura che continua a uccidere dei poveri ragazzi innocenti per guardare una sola caratteristica del ragazzo.
Mi ritrovo nel bosco e solo adesso mi rendo conto che il ragazzo è Cole. Cerco di farmi lasciare il polso, urlando di lasciarmi andare, ma sembra proprio non sentirmi. Ad un certo punto, quando ormai non riesco più nemmeno a vedere l’Istituto, mi lascia.
– Dobbiamo andarcene, Cassie – grida lui. – Ti devi fidare di me. Ne arriveranno altri! Prima il vostro Istituto, poi gli uccelli e ora questo mostro. Non finirà! Dobbiamo assolutamente andarcene.
Mi prende un’altra volta il polso e lo stringe un po’ più del dovuto, spaventandomi ancora di più. – Lasciami andare! Io ho Christian. Devo proteggerlo… e poi ci sono Jeremy, Ivy e Isaac! Devo andare da loro! – urlo io girandomi, ma non riesco più a vedere l’Istituto, vedo solo alberi. – Devo tornare indietro!
– Non possiamo! – tuona lui.
Lo guardo negli occhi fino a quando non lascia la presa, pensando che mi sia calmata, ma solo a quel punto inizio a correre più veloce che posso. Cerco di percepire il cuore di Jeremy, ma non ci riesco e non so il perché. Non può essere morto, credo che l’avrei sentito in qualche modo. Continuo a correre, ma proprio quando sto pensando di farcela, riesce a prendermi per i fianchi. Cerco di urlare, ma mi mette una mano davanti la bocca facendomi respirare a malapena.
– Non capisci che lo sto facendo per te? – urla lui. – Senti! – mi ordina girandomi verso di lui e prendendomi un’altra volta i polsi. – Senti le urla! Credi che loro stiano meglio di noi? No! Dobbiamo rimanere qua. Tra un po’ ci raggiungeranno tutti, vedrai. Non potranno fare nient’altro che questo.
– Rimanere qua?! – urlo io. – Ma come facciamo a rimanere in un bosco? Moriremo di sicuro! Non possiamo rimanere qua tutta la notte, Cole.
– Sì che possiamo! Io ho due spade – risponde lui porgendomene una. – Tu sei una brava Cacciatrice, lo dicono tutti. – Rimane in silenzio per un po’ a guardarmi negli occhi. – Lo sto facendo per te, Cassie. Nessun’altro. Per te. – Abbasso lo sguardo verso la spada e dopo un po’ la prendo. Fa un sospiro, sollevato. – Bene, ora… andiamo.
Appena si gira per inoltrarsi ancora di più nel bosco inizio a scappare un’altra volta, urlando come una matta. Spero che qualcuno mi senti, che mi aiuti. Urlo il nome di Jeremy, sperando che in qualche modo riesca a sentirmi. Adesso riesco a sentire il suo cuore, che si è fermato proprio nel momento in cui ho urlato il suo nome. – Jer… – continuo, ma sono costretta a fermarmi e trattenere il respiro, quando sento la lama fredda sfiorarmi il collo.
– Vuoi far spaventare gli animali? Così moriremo di fame – mormora lui sfiorando il mio orecchio destro con le sue labbra.
Rabbrividisco e chiudo gli occhi, spaventata. – Perché non mi lasci stare? – ringhio io con voce tremante.
Mi fa girare di scatto un’altra volta. – Perché dovrei? Siamo amici, giusto? – chiede, ed è questo il momento in cui mi rendo conto di quanto sia veramente matto. Josephine non scherzava, non scherzava per niente. – Cassie, per piacere. Ti devi fidare di me, nonostante tutto quello che ti ha detto Josephine. Ti posso proteggere, capito? – chiede e così annuisco. – Credimi – sussurra accarezzandomi. – Non ti farò del male. So che Josephine ti ha detto questo, ma non è vero; non è mia intenzione farti del male.
Non sembra arrabbiato, o almeno non con me. Perché dovrei avere paura di lui? Perché mi ha appena puntato una spada alla gola. Sì, ma lo sta facendo per me, lo sta facendo per farmi rimanere in vita. Ma a chi penserà a Christian? Jeremy. E chi penserà a Jeremy? È abbastanza grande per cavarsela da sola. Insomma, cosa sto cercando di fare? Scappare da chi? D qualcuno che mi vuole solo aiutare, ma di cui ho paura solo perché qualcuno mi ha detto che è pericoloso? Pure Jeremy lo è. Come può non esserlo? È oscuro, ma nessuno mi ha mai detto di stargli lontana, anzi.
Faccio un sospiro. – Va bene – rispondo, ma non sembra credermi. – Non scapperò… non di nuovo.
Sorride. – Bene – esclama prendendomi per mano, inizia ad avanzare e lo raggiungo anche se ogni tanto guardo indietro, perché una parte di me vorrebbe tornare indietro, da Jeremy, ma l’altra vuolee rimanere qua, con Cole. Non riesco a capire, sono così confusa… – Ferma! – mi ordina lui a bassa voce.
Sussulto e cerco di capire il motivo per cui ci siamo fermati. Davanti a noi c’è uno scoiattolo. – Non lo vorrai… – Ma non faccio in tempo a finire la frase che lo scoiattolo è già a terra, morto. Rimango a bocca aperta, un po’ perché era solo uno scoiattolo e un po’ perché l’ha ucciso con un coltello da non so quanti metri di distanza.
Lo prende e me lo fa vedere con un sorriso compiaciuto. – Ti presento la nostra cena – annuncia lui con ancora quel sorrisino stampato in faccia, mentre io riesco solo a pensare che quel povero animale aveva ancora un’intera vita davanti.
– Io non mangio – borbotto. – Non quello.
– Sei vegetariana, per caso? – chiede lui, serio.
Rimango in silenzio per un po’ con ancora lo stomaco sottosopra. – Forse – rispondo, incerta. – Dopo questo di sicuro! – sbotto poi alzando le mani al cielo.
Ride avvicinandosi a me con ancora lo scoiattolo in mano. – Dovremo sopravvivere in qualche modo, non credi? – chiede lui, ormai a pochi centimetri da me. Sto zitta guardandolo, ride. – Va bene, ti prenderò un po’ di erbe e ti farò… una specie d’insalata, credo – aggiunge poi iniziando ad avanzare.
– Come fai a sapere cosa non è e cosa è velenoso? – chiedo io cercando di tenere il passo.
– Diciamo che non mi piace stare nell’Istituto, così quando sono arrabbiato vengo qua e ci rimango per giorni – risponde lui facendo spallucce, come se fosse tutto normalissimo.
– Sei serio? – chiedo io, scettica, ma lui annuisce ridendo. – Ma perché proprio nei boschi? Voglio dire, ci sono così tanti posti dove andare.
– Solo qua mi sento bene – borbotta lui prendendo un po’ di legna da terra mentre continuiamo la conversazione. – Non c’è nessun umano. Nessuno che mi voglia dare fastidio. A volte incontro della creature strane, ma la maggior parte di loro mi guardano e scappano.
Aggrotto la fronte, ancora più confusa. – Scappano?
– Esatto, scappano – ripete lui continuando a ridere. Sbatto più volte le palpebre, incredula. – Ok – esclama sedendosi a terra. – Io direi di fare un bel fuoco qua – aggiunge posando la legna proprio davanti a noi. Le fiamme si innalzano senza bisogno di qualsiasi cosa per accendersi.
– Woah! – esclamo io andando indietro. – Ma… ma come hai fatto?
– Ho l’accendino? – risponde lui alzando l’arnese.
Aggrotto la fronte. – Ma… tu non l’hai acceso con l’accendino – ribatto io, impaurita. Non sono matta, non ha acceso il fuoco con quel maledetto accendino. E so che la maggior parte dei malati mentali dicono “non sono matto” ma io non lo sono! Forse sono solo stanca.
Ride. – E con cosa sennò? – chiede. – Con la mente? – chiede ridendo. – Sfortunatamente i miei poteri sono altri – borbotta guardando davanti a sé. E questo mi fa sentire molto meglio, perché almeno una cosa è sicura: lui e Jeremy non sono fratelli.
– E quali sono? – chiedo io sedendomi vicino a lui.
– In realtà non lo so, ma di certo non è quello del fuoco – risponde lui guardandomi con la coda dell’occhio. – Lo so, ho diciott’anni e non ho ancora uno schifoso potere. So che è strano… ma è così.
– Bé – borbotto io portandomi le gambe vicino al petto e posandoci sopra le braccia. – Guarda il lato positivo, più il potere arriva in ritardo e più è forte, no?
Mi sorride. – Sì, è vero – ribatte lui. – Hai freddo? – mi chiede.
Faccio un sospiro, combattuta. – Un po’ – rispondo. Mi mette un braccio sulle spalle e mi fa avvicinare a lui. È così caldo che sembra avere la febbre. – Stai bene? Sei troppo caldo… Hai la febbre?
– No, no – risponde lui ridendo. A quanto pare gli faccio veramente molto ridere. – Non so perché ma è da quando sono piccolo che emano così tanto calore – continua guardandomi negli occhi. – Non so perché – ripete, come per essere sicuro che io abbia capito. – Pensi che io sia strano, vero? – mi chiede sorridendo ancora di più.
Rido. – A me piacciono le cose strane – me ne esco io, cercando una scusa per non farlo stare male. La verità è che, come tutti gli esseri umani, ho un po’ paura delle cose strane. Accenna un sorriso e poi inizia a scuocere il povero scoiattolo.
Dopo aver mangiato spegne il suo e inizia ad arrampicarsi su un tronco di un albero. – Cosa… Cosa stai facendo? – chiedo io, perplessa.
– Dove hai intenzione di dormire? Per terra, dove tutti gli animali possono attaccarti? – chiede lui con la fronte aggrottata, come se fosse una cosa troppo scontata da doverla dire.
– Veramente sì – replico io. – Ho paura dell’altezza. Io dormo qua, tu se vuoi puoi arrampicarti e dormire sugli alberi. Non ho paura.
Mi guarda per un po’ e poi scende. – Va bene – mormora lui tra un sospiro e l’altro. – Allora dormiamo per terra. – Si avvicina e accende un’altra volta il fuoco con l’accendino (questa volta l’ho visto) e si siede scaldandosi un po’ le mani. – Vieni.
Mi fermo a guardarlo, confusa. Venire? Dove? Da lui? No. Voglio dire, è molto premuroso e dolce con me, ma io ho Jeremy e so che c’è per forza qualcosa tra me e Cole, sta succedendo qualcosa di veramente strano, ma Jeremy… è sempre stato lui. – Io… – borbotto io sedendomi più lontana da lui. – Mi sdraio qua.
Mi guarda perplesso per un po’, come per cercare il motivo sulla mia fronte, poi annuisce e ride. – Ah, capito! – esclama ridendo. – Jeremy, giusto?
– Come fai a sapere il suo nome? – chiedo sussultando.
– In molti parlano di voi – risponde lui facendo spallucce. – La Whitesun e la sua anima gemella… In molti dicono che non state bene insieme, che litigate spesso. Come mai?
– Ah, non lo chiedere a me! – esclamo io ridendo.
– Stai mentendo – ribatte lui freddamente. – Lo sento, stai mentendo. Sai benissimo il motivo per cui non state bene insieme.
Deglutisco, un po’ spaventata. – Non voglio parlare di questo – dico sdraiandomi. – Buonanotte – aggiungo, fredda quanto lui. Il mio tono è così freddo che sono quasi sicura al cento per cento che tra un po’ spunterà Jeremy solo per complimentarsi con me. Ma purtroppo non succede. Cole si sdraia e mi guarda con insistenza, ma per fortuna non mi dice niente.
 
 Angolo Autrice:
Lo so che è da un po' che non scrivo qua, ma oggi ne sento la necessità quindi...
Allora! Che ne pensate di Cole? Sono sicura che lo troverete tutti inquietante, ma forse esiste un "inquietante in modo positivo"? Non lo so, ma d'ora in poi sarà un personaggio molto presente nella storia e devo dire che sono molto felice di condividerlo finalmente con voi! E così anche l'ultimo personaggio che trovate nel logo della storia è stato rivelato!
Fatemi sapere cosa ne pensate, questo personaggio è veramente importante quindi vorrei davvero tanto sapere i vostri pareri.
Mi scuso per eventuali errori, ma ogni volta sono costretta a riscrivere il capitolo e quando vado a rileggerlo può succedere che non noti alcuni errori.
Un bacio e vi ringrazio per aver letto anche questo capitolo. 

 
  
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