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Autore: Euachkatzl    05/06/2015    3 recensioni
“Avevi un'amica a cui hanno fatto del male?” azzardò un'ipotesi; avrebbe voluto dirne un'altra, quella che gli sembrava la più probabile, ma non ne aveva il coraggio nemmeno lui.
“No” rispose Amelia, con la voce sempre più debole. Tutta quella situazione non le piaceva.
“Hanno fatto del male a te?” chiese Brian, tentando di sembrare il più calmo possibile, quando in realtà gli tremavano le ginocchia: aveva paura. Aveva paura perché aveva capito cosa era successo ad Amelia, e non sapeva come gestire la cosa; non sapeva se cavarle le rispose di bocca o aspettare che lei si sciogliesse, anche a costo di attendere anni.
La ragazza respirò profondamente e alzò lo sguardo.
“No” rispose nuovamente, tentando di liberarsi dalla presa di Brian con uno scossone, ma senza successo: il ragazzo continuava a tenerle stretti i polsi. Amelia stava iniziando ad andare in panico.
“Dimmelo” le ordinò, perché nonostante la compassione che provava iniziava a spazientirsi: lui voleva aiutarla, e lei nemmeno provava a parlare.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Morgana incrociò le braccia al petto e inclinò la testa, valutando se il cartellone che avevano appena esposto fosse banale o fin troppo appariscente. Dal modo in cui i passanti guardavano Morgana, probabilmente era lei quella fin troppo appariscente, nei suoi pantaloncini corti e nella sua maglietta striminzita, sporca di vernice. Decise che sì, il cartellone era effettivamente mediocre e che lei e Amelia avrebbero potuto fare di meglio, sfruttando la tavolozza dei colori. Staccò il cartello dal muro e lo riportò all'interno del locale. Sentì una fulminata arrivarle dal palco, dove Amelia continuava a spostare amplificatori e bauli vari da un punto all'altro, senza un ordine logico.

"Il cartellone fa schifo" si lamentò Morgana, salendo con agilità sulle piattaforme di legno che erano state poste per collegare i vari banconi e formare un paloscenico discretamente grande. L'architettura di quel locale, del loro locale, era parecchio strana, e non era stato affatto facile spiegare ad un architetto il progetto che Amelia aveva ideato durante i suoi pomeriggi, quando era ancora a Salem, impegnata a studiare e sognare cosa avrebbe fatto quando avrebbe finito la scuola.
Il posto era effettivamente parecchio complesso, soprattutto a causa di quel palco che nessun essere umano sano di mente si sarebbe mai immaginato: varcata la porta d'ingresso, si scendevano alcuni gradini e si notava, verso la fine della stanza, una struttura circolare sopraelevata di circa un metro e mezzo, che lasciava uno spazio da entrambi i lati, per permettere alla gente di passare e dirigersi dietro al palcoscenico, dove si trovava il bancone del bar. Nulla di strano, fin qui: la vera particolarità del locale si notava salendo una delle strette scale che correvano lungo le pareti e osservando la sala dall'alto di un terrazzino. Da lì, si poteva notare il complicato gioco dei banconi, disposti in modo da formare un pentacolo rovesciato. Sulla parte posteriore, verso il fondo del locale, si trovava la curva più grande, che era stata allestita a bar. La parte anteriore veniva invece utilizzata per gli spettacoli, per far ballare le ragazze o per le esibizioni dei gruppi che talvolta suonavano lì. Quando camminare sulle strette passerelle che componevano i bracci delle stelle diventava scomodo per l'esibizione programmata, vi venivano appoggiate delle piattaforme di legno, in modo da formare un palcoscenico vero e proprio. Il progetto era stato partorito dalla mente di Amelia, che ne andava particolarmente fiera.

"Sì, probabilmente è troppo colorato rispetto al resto del locale. Sembra che stiamo pubblicizzando Woodstock" ammise Amelia, sedendosi sconfortata su un amplificatore.
Morgana guardò la ragazza negli occhi, attendendo la sua solita idea geniale. Di solito, tra loro funzionava così: Morgana sparava pensate assurde e irrealizzabili e Amelia trovava il modo di trasformarle in realtà, modificandole e adattandole alle esigenze.
Amelia sospirò e si passò una mano sul viso, stanca di tutto il lavoro che lei e Morgana dovevano fare da sole, dato che avevano speso fino all'ultimo dollaro nella ristrutturazione del locale e non potevano permettersi dei dipendenti veri e propri, ma solo qualche amico che si offriva di aiutarle ogni tanto.
"Io ci aggiungerei più nero, poi le scritte le fai di un bordeaux un attimo più chiaro, che altrimenti non si legge nulla" propose Amelia.
Non che ci fossero poi molti altri colori tra i quali scegliere: tutto il locale era arredato utilizzando solo ed esclusivamente quelle due tinte, il nero e il bordeaux. Non era certo la cosa più allegra del mondo, ma non era quello l'intento: in fondo, che colori ci si poteva aspettare per un bordello, seppur sapientemente mascherato dietro ad un normale locale di spettacoli e concerti live?
Morgana annuì, scese dal palco con un balzo e raccolse da terra la tavolozza dei colori. Apportò qualche modifica al cartellone e tornò ad appenderlo fuori, osservando soddisfatta le parole che risaltavano sullo sfondo nero: Pentacle's first night. Le venne di nuovo la pelle d'oca al pensiero che di lì a poche ore il suo sogno sarebbe diventato realtà, e che finalmente il locale che aveva sempre sognato avrebbe aperto.

Un paio di braccia le circondarono la vita, spaventandola.
"Sei pronta?" le chiese ridendo Brian, il suo migliore amico dai tempi dell'asilo. Lei sciolse l'abbraccio e gli diede un pugno ben assestato su un braccio, che a lui sembrò più una carezza.
"No, sono in ansia perché siamo in ritardo con tutto e stiamo ancora aspettando qualcuno che venga ad aiutarci" lo rimproverò Morgana. Brian sarebbe dovuto essere lì già da un bel pezzo, insieme agli altri ragazzi che ancora non si vedevano. Lui si grattò la testa imbarazzato, dicendo timidamente, come scusa: "Siamo andati a prendere l'alcool"
"L'alcool" ripeté Morgana, incrociando le braccia al petto e battendo il piede sul marciapiede grigio. "Noi abbiamo montato un palco da sole e voi siete andati a prendere l'alcool, quando sapete benissimo che ne abbiamo una stanza piena, sul retro"
"Già, la stanza dell'alcool" continuò Brian, sempre più imbarazzato, facendo preoccupare non poco Morgana. Tutto quell'imbarazzo non era nello stile di Brian. Gli appoggiò delicatamente le mani sulle spalle e portò i suoi occhi nocciola vicinissimi a quelli del ragazzo, che la scrutavano inquieti.
"Che cazzo avete fatto?" chiese, scandendo attentamente ogni singola parola.
"Come iniziare..." tentò di temporeggiare Brian, soppesando le parole e creando nella sua mente il miglior discorso possibile per giustificare l'enorme cazzata che avevano fatto lui e i suoi amici la sera prima. "Dunque, diciamo che Matt potrebbe essere riuscito a prendere le chiavi dal cappotto di Amelia, ieri mentre eravamo a casa vostra... E magari io e gli altri siamo scesi al Pentacle e abbiamo preso qualcosa, giusto per festeggiare in anticipo l'apertura..."
Morgana abbassò la testa, sconfortata: che cosa doveva fare con quel gruppo di teste di cazzo che si ritrovava per amici?
"Quanto?" chiese soltanto, preparandosi al peggio.
"Cinque vodke lisce, due Jack Daniel's e tre bottiglie di rum" disse tutto d'un fiato Brian, nella speranza che Morgana non capisse, data la velocità delle parole. "Ed è caduto lo scaffale dove avevate messo tutta la vodka alla frutta" aggiunse sottovoce.
"Ventidue bottiglie" Morgana alzò di nuovo la testa e guardò severa Brian. "In cinque minuti, siete riusciti a rompere ventidue cazzo di bottiglie"
"Tre minuti" la corresse Brian. Morgana decise che aveva sentito abbastanza e rientrò nel locale a passo spedito, sperando che i ragazzi recuperassero davvero tutto l'alcool che avevano mandato al diavolo la sera prima. E sperando anche che arrivassero in tempo per dar loro una mano prima che iniziasse ad arrivare gente.
Brian salutò Amelia a gran voce, ottenendo di rimando un sorriso e un 'ciao' appena sussurrato. Amelia era incredibilmente timida, e il più delle volte tutti i ragazzi si chiedevano che ci trovasse una ragazza come Morgana in una tipa come lei. Morgana era il sogno erotico per eccellenza della maggior parte di Huntington Beach, sia dei ragazzi che delle ragazze. Gambe lunghe e affusolate, pelle abbronzata, capelli lunghi e scuri che le ricadevano morbidi sulla schiena, un fisico magro e tonico, frutto di continui allenamenti e continue rinunce. Dall'altra parte c'era Amelia, la pallida e triste Amelia. A differenza di Morgana, la tipica californiana, Amelia veniva dal Massachusetts, dalla fredda, gelata e inquietante Salem. La pelle, l'atteggiamento e l'umore di Amelia rispecchiavano perfettamente il suo paese d'origine: una carnagione chiara, incapace di abbronzarsi nonostante il sole perenne ad Huntington Beach, una personalità introversa e, in certi casi, anche un po' perversa, e un umore sempre sotto i tacchi. Quella era Amelia, e Morgana, per qualche ragione particolare, aveva deciso di innamorarsene e portarla con sé in California.
"Ma voi parlate mai?" chiese Brian per l'ennesima volta. Morgana alzò gli occhi al cielo e per l'ennesima volta gli ripeté che non c'era bisogno di parlare ventiquattr'ore al giorno con una persona, per amarla. Brian fece spallucce, si arrampicò su una scala a pioli appoggiata ad un muro e iniziò a dare ordini a Morgana su come sistemare le luci. Amelia stava intanto finendo di cucire le pesanti tende nere che avrebbero poi appeso lungo le pareti e agli ingressi di determinate stanze, che per il momento sarebbero dovute restare nascoste.

Se qualcuno fosse entrato nel locale in quel momento, avrebbe potuto sentire la tensione prenderlo e tenerlo stretto come se si fosse trovato in una bolla d'ansia: l'atmosfera era pesantissima, e nessun essere umano sarebbe stato in grado di reggerla per troppo tempo. Nemmeno le ragazze sembravano sopportarla bene; nemmeno Amelia, sempre impassibile, che ora stava cercando di rilassarsi uscendo a fumare una sigaretta ogni dieci minuti.
"Lo sai che se continui così muori di cancro prima di stasera?" la colse di sorpresa Morgana, anche lei alla ricerca di un po' di sollievo nel giardino sul retro dell'edificio.
Amelia fece spallucce. "Non sono sicura di voler arrivare a stasera" sussurrò, ammettendo quello che stavano provando tutti: la grande ansia prima di un grande passo.
Morgana le avvolse un braccio attorno alle spalle e la attirò a sé, stampandole un bacio sulla fronte.
"Tu non devi aver paura di nulla" mormorò, nonostante nemmeno lei fosse convinta appieno di quello che stava dicendo "Sia noi che i ragazzi abbiamo lavorato sodo e stasera sarà la notte più figa della nostra vita"
Amelia guardò Morgana negli occhi, ancora insicura sul credere o no alle parole della ragazza. La baciò dolcemente sulle labbra. 
"Questo è l'inizio di tutto" concluse Morgana, per poi darle un altro bacio e tornare dentro, dato che i ragazzi erano arrivati e li sentiva già fare casino. Sentì anche qualcosa rompersi e la voce di Jimmy piuttosto alterata lanciare insulti a santi vari, e pregò intensamente che non fosse nulla di importante per la serata.
Vetri di bottiglia giacevano a terra, sparsi in mezzo a un liquido marroncino che si espandeva in una pozza sempre più larga. Morgana alzò lo sguardo verso Jimmy, rimproverandolo silenziosamente.
"Lo sai che la liquirizia è la mia preferita" gli ricordò la ragazza. Lui annuì mestamente e, a testa bassa, si diresse a prendere una delle scope appoggiate al muro. Morgana si passò una mano tra i capelli e sorrise nel vedere Amelia tornare dentro: da quel momento sarebbe stata lei a dare gli ordini, dato che era lei quella che solitamente aveva la mente lucida per poter organizzare tutto, mentre Morgana sclerava e andava fuori di testa in preda all'angoscia.
"Grande capo, ci dia gli ordini" la accolse Matt, improvvisando un saluto militare e guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Amelia, che squadrò tutti prima di iniziare a dirigere i lavori. Distribuì i compiti in parti più o meno eque, lasciando Jimmy lontano dalle bottiglie e Brian lontano da Morgana: anche se ormai erano passati anni da quando erano stati insieme, Amelia restava gelosa del rapporto che i due erano riusciti ad ottenere; avrebbe ucciso per riuscire a sentirsi così con Morgana, per riuscire a capirla anche solo guardandola, per sapere esattamente cosa fare in ogni situazione. 

Morgana, piegata a sistemare gli ultimi cavi sotto la console di fronte al palco, sentì un paio di braccia avvolgerla e un bacio leggero e caldo appoggiarsi sulla sua spalla. Sorrise nel riconoscere i modi dolci di Amelia e si rialzò, continuando a darle le spalle.
"E' tutto a posto" urlò in modo sbrigativo ai ragazzi sul palco, già con gli strumenti in mano, pronti a provare il suono. Voleva chiudere in fretta i preparativi per dedicarsi completamente alla sua ragazza, che a quanto pareva aveva un improvviso bisogno di attenzioni. Si voltò verso di lei e la baciò dolcemente, poi appoggiò la sua fronte contro quella di Amelia e la scrutò attentamente negli occhi. Gli occhi verdi di Amelia erano un libro aperto, per chi aveva la pazienza di imparare a leggerlo. Se la ragazza parlava poco, era perché i suoi occhi esprimevano più di quanto fosse necessario. Si poteva capire qualsiasi sua sensazione, smascherare ogni sua bugia. In quel momento, gli occhi di Amelia brillavano alla prospettiva di quello che sarebbe successo di lì a poco. Si baciarono nuovamente, ma vennero bruscamente interrotte da Brian, che faceva notare che la sua chitarra non suonava come dovuto per colpa di Morgana e della sua incapacità di collegare un paio di cavi.
"Gli amplificatori vanno accesi, prima di suonare" rispose a tono Amelia, che sapeva tirare fuori la lingua per le questioni che le stavano particolarmente a cuore. Come ad esempio il sesso con la sua ragazza, che non sarebbe stato rovinato da un idiota che non notava nemmeno la spia spenta di un amplificatore grande quanto un armadio. Amelia prese per mano Morgana e la accompagnò sul retro dell'edificio, dal quale partivano le scale che portavano al piano superiore, al loro appartamento.
"Dove stiamo andando?" la bloccò Morgana, stringendole più forte la mano.
"A casa" balbettò Amelia, non capendo cosa volesse fare la sua ragazza. Ovvio che stavano andando a casa, dove sarebbero potute andare? Morgana le accarezzò le guance e, sussurrando, le ricordò che c'erano molti angoli bui nel Pentacle che dovevano ancora provare.
"Come la stanza cremisi" suggerì infine, lasciando perplessa Amelia.
"Non avevo idea di inaugurarla così, sinceramente"
L'espressione di Morgana tradì una lieve delusione, ma si riprese subito quando una nuova idea sfiorò la sua mente.
"E se lo facessimo direttamente dietro al palco?"
"Dietro il bancone del bar?"
Morgana si passò la lingua sul labbro superiore, segno che stava per spararne una delle sue.
"Sopra il bancone del bar, mentre i ragazzi suonano a mezzo metro da noi"
Amelia sorrise: a volte si sentiva semplicemente disarmata di fronte alle idee che venivano a Morgana. Si sentì trascinare di nuovo dentro al locale e sentì i ragazzi che suonavano, Brian che urlava 'cazzo' ad ogni nota sbagliata e Matt che tentava di non andare in paranoia quando non riusciva ad intonarsi al primo colpo.
Amelia si sedette sul bancone nero e lucido e aprì le gambe con ben poco pudore, strappando una risatina a Morgana.
"L'altro giorno sostenevi di essere una principessa" le ricordò, avvicinandosi al suo viso e lasciando scorrere la mano sul suo interno coscia. Amelia la baciò con foga, accarezzandole le guance e sospirando pesantemente quando la mano di Morgana andò a sfiorare il suo punto più sensibile.
"Niente coccole oggi?" le chiese, giusto per temporeggiare e impedire a Morgana di farla eccitare in cinque minuti.
"No" si sentì rispondere "Oggi ho idea di farti urlare talmente forte da riuscire a sentirti sopra il casino che Jimmy sta facendo con la batteria"

"Cazzo" gridò ancora una volta Brian, rendendosi conto di aver sbagliato l'assolo per l'ennesima volta.
"Non puoi pretendere di farlo tutto perfettamente" gli ricordò Zacky, che stava approfittando della pausa per mangiare qualcosa.
"Cazzo, sì invece. Non so se tu ci tieni ad essere una merda, ma io voglio farle bene le cose" iniziò a scaldarsi Brian, prontamente fermato da Matt, ormai abituato alle sue crisi di nervi e perfettamente in grado di gestirle.
"Proviamola di nuovo" si limitò a dire il cantante, riportando la calma tra tutti.
Brian sbagliò di nuovo la stessa, benedetta nota, e ovviamente partì un 'cazzo' senza troppe cerimonie.
"Cazzo" gli fece coro una voce femminile, acuta e soffocata, seguita da un sospiro roco. I cinque ragazzi alzarono la testa in contemporanea, guardandosi intorno e cercando di capire da dove provenisse quella voce e, soprattutto, perché fosse partito quell'urletto roco. Qualcuno ci arrivò subito (Brian e la sua mente perversa in primis), a qualcuno servì più tempo, ma tutti capirono cosa stava succedendo appena dietro la parete di legno che separava il palcoscenico dalla zona del bar. La silenziosa domanda che tutti si posero all'unisono fu 'Posso andare a guardare?' e la velocissima, unanime risposta fu 'Sì, cazzo'. Posarono gli strumenti a terra, attenti a non attirare l'attenzione delle ragazze su di loro. Se avessero scoperto cosa avevano intenzione di fare, li avrebbero cacciati a calci in culo dal locale in meno di trenta secondi.
Saltarono tutti e cinque giù dal palco, con Brian e Matt a guidare la comitiva e gli altri a seguirli. Zacky, per ultimo, leggermente incerto sul da farsi, tirava la maglietta di Johnny, cercando di convincerlo che forse non era una buona idea.

Appena voltato l'angolo, Brian sussultò nel trovarsi di fronte Morgana, vestita, con le braccia incrociate al petto, ferma a guardare il gruppo in modo severo.
"Cercavate qualcosa?" domandò, nascondendo in quella domanda una serie di commenti su quanto fossero stati stupidi anche solo a sperare di riuscire a intravedere lei e Amelia fare sesso. Farlo in luoghi pubblici era uno dei loro passatempi preferiti, e con il tempo avevano escogitato metodi che Brian e gli altri non potevano nemmeno immaginare.
I ragazzi si guardarono, capendo di essere stati scoperti di brutto.
"Cercavamo... un bicchiere d'acqua" tentò di inventarsi una scusa Matt. Gli altri annuirono, confermando che erano ore che suonavano e che ormai avevano sete. Morgana annuì, aprendo l'acqua del rubinetto e riempiendo cinque bicchieri d'acqua. Li pose davanti ai ragazzi, per poi andare alla console, dove Amelia era impegnata a capire come manovrare le luci.

Quando finalmente le ragazze riuscirono a capire a quale riflettore corrispondesse ogni manopola e ogni maledetta levetta, un paio di vocette squillanti entrarono nel locale e salutarono allegramente tutti. Erano due ragazze dell'età di Morgana, che a giudicare dai vestiti dovevano essere appena uscite da sotto qualche ponte. Tutto in loro pareva sciatto e messo a caso pure a Jimmy, che non aveva una grande esperienza in fatto di moda; dalle converse vissute che portavano ai piedi, al discutibile cappello viola di una delle due. Nessun indumento stava bene con l'altro; sembrava avessero frugato in un bidone per la raccolta di vestiti per i poveri e avessero indossato la prima cosa che avevano trovato.
Morgana corse incontro alle ragazze, abbracciandole felice come non mai. Le fece sfilare davanti ad Amelia, che sorrise timidamente alle due, e si fermò quando arrivò appena sotto al palco.
"Ragazzi, queste sono le nostre ballerine per stasera" annunciò felice Morgana, lasciando a bocca aperta tutti, sia i ragazzi che Amelia, che squadrava le due tizie senza concepire con che criterio Morgana le avesse scelte. Avevano parlato delle ballerine migliaia di volte. E avevano pure preso una decisione: per un primo periodo non ci sarebbero state affatto, e il Pentacle sarebbe stato un innocente locale di musica live e alcool venduto a poco. Le loro ballerine non avrebbero solo mosso un po' il culo, per quello sarebbe bastata Morgana, le loro ballerine avrebbero avuto compiti molto più impegnativi di una semplice serata passata a ballare attorno a un palo. Loro sarebbero state la maggior fonte di guadagno del locale, il segreto meglio nascosto ma meglio conosciuto di Huntington Beach e circondario.

Amelia si avvicinò silenziosamente a Morgana e la trascinò via, chiedendole in malo modo qualche spiegazione quando furono in un luogo più appartato.
"Ci ho ripensato" fu la semplice risposta di Morgana alla filippica che Amelia le aveva appena rifilato.
"Non puoi ripensarci così dal nulla. Immaginati i clienti che vengono stasera e pensano che li faremo scopare con quelle due"
Morgana rise di gusto alla spiegazione disordinata della ragazza, le appoggiò le mani sulle spalle e la spinse a sedersi su una sedia poco distante.
"Tu devi tranquillizzarti" le sussurrò, portando i loro visi più vicini. Amelia deglutì.
"Non farle ballare. Vai tu, piuttosto"
"E se invece ci andassi tu, sul palco?"
Amelia strabuzzò gli occhi: come poteva Morgana anche solo proporre un'idea del genere? Lei non ballava. Lei non cantava. Lei non si faceva notare, passava silenziosamente davanti agli occhi di tutti, senza attirare l'attenzione su di sé. L'esatto contrario di Morgana, che riusciva a dare spettacolo anche solo passeggiando sul marciapiede, e che in fatto di palcoscenici era la più indicata per salirvi.
"Ma dai i numeri?" la rimproverò Amelia, alzandosi di scatto e sentendo Morgana ridere, mentre si avviava nuovamente nella sala principale per mandare fuori a calci in culo quelle due tizie che non avrebbe lasciato salire sul suo palco per nessuna ragione al mondo.

Nel vedere Amelia arrivare di gran carriera, i ragazzi si guardarono l'un l'altro e ognuno prese posto comodamente, chi sulle assi di legno e chi su un amplificatore, pronti a godersi una lotta tra donne. Partirono un paio di scommesse sul fatto che sarebbe volata qualche sberla.
"Voi stasera non ballate" disse Amelia, con un tono risoluto che non ammetteva repliche.
"Noi siamo state chiamate apposta per ballare" ribatté una, che si beccò una fulminata.
"Voi stasera non ballate. Voi non appoggerete mai nemmeno un piede su quel palco, al massimo se ci salirete sarà per pulirlo dopo una festa" ribadì il concetto Amelia, continuando a guardare fisse le ragazze, che sbuffarono, incapaci di trovare una rispostaccia.
Morgana arrivò in volata dal fondo del locale per tentare di salvare la situazione proprio mentre le ragazze se ne stavano andando.
"State al bar stasera" urlò per fermarle. Le due tizie si guardarono e annuirono.
"Però ci paghi" aggiunse una. L'espressione di Morgana divenne sorpresa, indecisa se quello fosse uno scherzo o la ragazza stesse parlando sul serio.
"Noi volevamo ballare e invece tu ci chiudi dietro al bar, dove nessuno ci vede. Vogliamo essere pagate"
"Fuori" chiuse il discorso Morgana, piuttosto alterata, voltandosi con le mani tra i capelli, riflettendo su come sarebbe riuscita a trovare due ballerine in meno di due ore. Guardò Amelia, che fece spallucce, a confermarle che per le ballerine avrebbero dovuto attendere che il locale spalancasse tutte le sue porte e si mostrasse per quello che effettivamente era.
"Il vostro amico che deve controllare tutto viene, vero?" domandò Morgana ai ragazzi, furiosa come non mai. Il mix di agitazione, ansia e imprevisti vari la stava facendo uscire di testa.
Matt annuì, intimidito.
"Spero che non venga anche a lui l'idea di farsi pagare, altrimenti ci sto io a prendere a calci in culo quelli che fanno casino stasera"
Amelia soppresse una risatina e uscì a fumare l'ennesima sigaretta della giornata, seguita a ruota da Brian, che più che altro necessitava di un po' d'aria fresca e di luce, dato il buio perenne che aleggiava nel locale.

"Quindi nessuno sculetterà attorno a noi stasera?" chiese, fingendo di essere deluso. Amelia fece spallucce.
"A sculettare basti tu" rispose, guardando gli alberi morti e spogli che affollavano il giardino e riflettendo sulle modifiche che avrebbero apportato per l'estate.
"Perché invece non sali tu, a sculettare?"
Amelia spostò lo sguardo su Brian, dedicandogli una lunga, scocciata occhiata.
"Non vado via solo perché mi dispiace lasciare la sigaretta a metà" commentò, e considerando chiuso l'argomento tornò a guardare il prato. Brian alzò le mani in segno di resa e finirono di fumare tranquillamente e in silenzio. Un silenzio teso e imbarazzato, ma poco importava ad Amelia, che in certi giorni si sentiva una cinica zitella, impertinente e acida. E quello era uno di quei giorni.
"Dov'è Morgana?" fece capolino Zacky dalla porta, chiedendo una sigaretta e una corda di sol in aggiunta.
"E' a prepararsi" rispose Amelia, porgendogli il pacchetto "La corda a che ti serve?"
Zacky si grattò la testa, indeciso se dire o no quello che era appena successo. Brian stava già iniziando a sudare freddo a causa di quella pausa troppo lunga: se Zacky avesse fatto saltare una corda della sua chitarra, l'avrebbe detto senza problemi. Quel lungo silenzio aveva fatto passare per la mente di Brian il dubbio che si fossero messi a giocherellare con la sua preziosa Gibson bianca, Gibson che nessuno avrebbe dovuto prendere in mano mai e poi mai. Zacky si trovò gli occhi di Brian puntati addosso, e questo non fece altro che rendere ancora più complicata la spiegazione. Decise di omettere il fatto che anche una mano di vernice bianca sarebbe stata utile, o perlomeno un qualcosa per coprire una vistosa macchia scura che spiccava sul colore candido dello strumento.
"Che cosa avete fatto?" chiese Brian scandendo con cura le parole. Zacky iniziava a sudare freddo, e la situazione precipitò quando, dall'interno del locale, si sentì Morgana urlare ai ragazzi che dovevano smetterla di rompere le cose o si sarebbe ritrovata il locale raso al suolo entro sera.

Brian corse all'interno e quasi si sentì mancare il terreno sotto ai piedi quando vide la sua chitarra a terra, con strisce che rigavano il bianco candido e il manico leggermente piegato all'insù. Si sentì posare la mano sulla spalla da Zacky.
"La corda di sol era una scusa per prepararti, probabilmente ci serviranno tutte e sei"
"Facciamo che la corda di sol te la prendo così ti ci puoi impiccare" concluse sottovoce Brian. Morgana lo guardava da sopra il palco, incapace di trovare le parole per consolarlo. Quella chitarra ce l'aveva da quando aveva iniziato a suonare l'elettrica. Si era preso un amplificatore, un cavo e quella Gibson, dopo aver passato mesi a racimolare i soldi in un modo o nell'altro. Non aveva mai permesso a nessuno di toccarla, nemmeno ai suoi migliori amici, ed era da quando aveva tredici anni che ripeteva che avrebbe usato lei al suo primo concerto, così come all'ultimo. Invece, la chitarra giaceva ora inutilizzabile sul pavimento, con le corde allentate e i graffi che la rigavano.

Quando Amelia tornò dentro, le parve di trovarsi di fronte alla scena di un delitto, con Brian seduto a terra e Morgana che tentava di consolarlo, davanti ad una chitarra rotta. Probabilmente qualcuno l'aveva accidentalmente fatta volare giù dal palco. Si guardò intorno e vide Zacky, solo, in un angolino buio del locale, in rispettoso silenzio del lutto che Brian stava vivendo.
Matt si avvicinò alla chitarra rotta e la osservò un po', zitto.
"Hai visto che si può riparare, vero?"
"Non me ne frega un cazzo se si può riparare" rispose Brian a denti stretti, tentando di reprimere tutta la rabbia che aveva per non saltare addosso a Zacky "Io devo suonare con quella tra due ore. Sono anni che dico che inizierò a suonare con questa chitarra, e che quando sarò vecchio suonerò ancora con questa chitarra. Lo vuoi capire?"
Tutti stettero in silenzio. Ad Amelia la situazione parve un po' ridicola, in fondo di buone chitarre ce n'erano a migliaia, ma rispettò il silenzio e l'atmosfera sempre più pesante che andava creandosi nell'aria. Non c'era una cosa che andasse giusta, quel pomeriggio. Le venne da chiedersi come sarebbe andata la serata, dato cosa stava succedendo in quel momento, ma preferì scacciare il pensiero e dedicarsi a risolvere il problema. Si accucciò davanti a Brian e represse con tutte le sue forze una risata, nel vedere che aveva gli occhi lucidi.
"Abbiamo capito che per stasera dovrai rinunciare alla Gibson" iniziò, soppesando attentamente tutte le parole. Morgana fermò Brian, che stava per scattare addosso ad Amelia.
"Quindi" continuò la ragazza "Ora mandiamo Zacky a cercarne un'altra, visto che è stato lui a combinare il casino, e oggi suoni con quella. Domani penseremo a cercare di riparare la Gibson"
"Ma io dovevo suonare quella" continuò a lamentarsi Brian. Amelia si alzò, seccata, facendo capire che effettivamente la sua era l'unica soluzione fattibile, e con un'occhiataccia mandò Zacky alla ricerca di un qualsiasi strumento che avrebbe potuto salvare la serata. Anche un ukulele a due corde sarebbe andato bene, tanto Brian sarebbe riuscito a tirarci fuori qualcosa. Odiava ammetterlo, avrebbe fatto di tutto per togliergli qualsiasi soddisfazione, ma Brian era fottutamente bravo a suonare.

Brian raccolse la chitarra da terra come se fosse stata una preziosa reliquia che al minimo scossone avrebbe potuto rompersi in mille pezzi, e la ripose nella custodia nera. Dopo averla messa al sicuro con la massima cura, si fece accompagnare da Morgana nell'appartamento al piano di sopra e lì la chiuse in un armadio, ben protetta da un muro di vestiti delle ragazze.
"E' abbastanza?" chiese Morgana, pentendosi della battutina in seguito all'occhiata fredda che Brian le rivolse.

Quando tornarono giù, Amelia stava armeggiando con le luci, muovendole a destra e a sinistra, affascinata. Matt, in trance, si era fissato su un riflettore e continuava a seguirlo con lo sguardo, come fanno i gattini quando si punta una lucina sul pavimento. Il tutto sembrò ridicolo a Morgana, che ordinò di tornare al lavoro: c'erano ancora parecchie cose da fare, e rimanevano loro soltanto un paio d'ore per sbrigare tutto.

Zacky tornò un'ora e mezza dopo, quando ormai l'ansia era a mille e tutti avevano già dato per scontato una sua fuga in Messico per scampare alla rabbia di Brian. Con lui, arrivò un ragazzone sui due metri, ben piantato e dalla faccia alquanto minacciosa, e la custodia nera di una chitarra elettrica. L'aveva trovata. Non importava come, se aveva speso i fondi che i suoi gli avevano riservato per il college o se l'aveva rubata: l'importante era che, nel momento in cui tutti iniziavano a disperare, quella chitarra era arrivata come manna dal cielo. Brian corse incontro a Zacky, gli strappò la custodia dalle mani e con trepidazione l'aprì. Un gruppetto di gente incuriosita si creò attorno al ragazzo, accovacciato per terra.
"E' a righe. Dove cazzo l'hai trovata una chitarra a righe, in una discarica?" domandò seccato Brian. Zacky si incazzò non poco, dato che aveva passato oltre un'ora a vagare per Huntington cercando una soluzione e un'altra mezz'ora a tentare di convincere un amico di un amico di suo cugino a lasciargli la chitarra.
"E' solo per stasera, basta che suoni e siamo a cavallo" chiuse il discorso Amelia, ponendo fine alla discussione tra Brian e Zacky prima che degenerasse. Brian sospirò seccato e salì sul palco a collegare la chitarra all'amplificatore. Avevano mezz'ora per provare prima che aprissero le porte e l'ansia ormai provocava scintille nell'aria. Provato il primo accordo, Brian si lasciò scappare un'imprecazione senza troppi fronzoli, notando solo in quel momento che le corde erano disposte a caso.
"Scusa ma che ci faceva con la chitarra, il tizio che te l'ha prestata?" sussurrò Jimmy a Zacky, anche se, date le continue imprecazioni di Brian, avrebbe potuto benissimo urlarlo e nessuno l'avrebbe comunque sentito.
"Mio cugino mi ha detto che faceva roba sperimentale..."
"Cioè smontava le chitarre e le suonava?"
"Lui ha detto solo sperimentale" si giustificò Zacky. Prese la chitarra dalle mani di Brian, che stava per lanciarla contro la parete, e cambiò in fretta le corde, tentando di metterci il meno possibile.

"Ho sentito che avete recuperato una chitarra" cinguettò Morgana tutta felice, di ritorno dall'appartamento, dove da più di un'ora era impegnata a prepararsi. Tutti si voltarono verso di lei, e il pensiero che passò nelle loro menti fu qualcosa di indefinito, tra lo stupito perché quella ragazza era fottutamente bella, al divertito di Brian, che dalla faccia sembrava dire 'Io quella gnocca me la sono portata a letto', all'orgoglioso di Amelia che diceva 'Io me la porto a letto ancora oggi'.
Morgana camminava con passo veloce su un paio di trampoli che aggiungevano quindici centimetri buoni al suo metro e settanta; le gambe lunghe erano fasciate strette in un paio di pantaloni di pelle nera e lucida. Il commento di Brian su quei pantaloni fu "Ti fisseranno tutti il culo" e la pronta risposta di Morgana fu "Dio mi ha donato questo culo e devo mettere in mostra le opere del nostro Signore". Il tutto era completato da un corsetto nero, con dei laccetti sul retro che Amelia pregustava già di sciogliere finita la serata. I capelli scuri di Morgana erano legati in una coda di cavallo, per mettere in risalto il retro del corsetto strettissimo. Amelia si chiese come facesse a respirare dentro quel coso angusto e soffocante.
Morgana si avvicinò alla sua ragazza e le stampò un plateale bacio sulle labbra, lasciando che Amelia si pavoneggiasse davanti a tutti perché quell'essere bellissimo era suo e di nessun altro.
"Tu non ti prepari?" si sentì chiedere.
"A me bastano dieci minuti" rispose, prima di uscire dal retro e salire la stretta scala che conduceva all'appartamento.
"Ma ci respiri, lì dentro?" volle informarsi Matt, chiedendosi mentalmente come avesse fatto ad infilarsi quell'indumento decisamente troppo stretto per un essere umano. Morgana ridacchiò, rassicurando che sì, respirava e godeva di ottima salute anche se dentro uno strumento di tortura.

Un improvviso assolo interruppe la spiegazione di Morgana su come era riuscita ad indossare il corsetto: Brian era finalmente riuscito a regolarsi con la chitarra, e a loro restavano solo venti minuti per provare. Tutti i ragazzi salirono sul palco, con un misto di ansia e adrenalina nelle vene, mentre Morgana si diresse verso il ragazzone che avrebbe aiutato lei e Amelia a mantenere un po' d'ordine, anche se non si aspettavano chissà quale folla.
"Tu controlli un po' in giro" gli spiegò semplicemente "Se sali quelle scale laterali arrivi sul terrazzino; per stasera non ci va nessuno, quindi lì puoi essere da solo e puoi vedere bene più o meno tutto quanto"
Il ragazzone annuì, continuando a guardarsi intorno e a cercare di orientarsi in quella sala che gli pareva più strana ogni minuto che passava. Porte grandi e nere, tende scure e archi chiusi da semplici catenelle punteggiavano le pareti. Apparentemente, quelle porte sembravano non portare da nessuna parte; qualcuno, entrando lì per la prima volta, avrebbe detto che erano dipinte, e che le tende nascondevano nient'altro che muri.
"Ma quelle porte?" volle informarsi il ragazzo.
"Quelle porte sono tutte chiuse" spiegò Morgana "E lo devono rimanere. Se becchi qualcuno che tenta di entrare in una stanza o in una delle gallerie, hai il permesso di cacciarlo a calci in culo"

Detto questo, Morgana annunciò ai ragazzi di finire di provare e andò verso le porte, che aprì con una mossa plateale. Un piccolo gruppetto di gente si era già formato davanti all'entrata, grazie soprattutto alla pubblicità che erano riusciti a fare in giro per Huntington e all'infinito giro di amici che i ragazzi avevano. Ogni amico a sua volta portava un amico, che chiedeva ad un amico se gli andava di venire, e quest'ultimo amico magari portava la sua ragazza, ed ecco fatto il mare di gente che ognuno avrebbe voluto nel proprio locale.
Morgana sorrise a tutti e lasciò il ragazzone alla porta, mentre lei si dirigeva verso il palco. Non controllò nemmeno se Amelia fosse già arrivata al bar: conoscendola, aveva probabilmente impiegato cinque minuti per prepararsi ed era già scesa, pronta e in ansia per quando le porte sarebbero state aperte. Morgana salì sul palco, afferrando la mano che Matt le porgeva, e arrivata davanti al microfono attese qualche minuto in modo che la gente si sistemasse in giro per la sala. Notò con un po' di sorpresa che di gente ce n'era parecchia, nonostante l'imponente massa di locali che facevano concorrenza al piccolo e neonato Pentacle.
Con un cenno della mano, Morgana diede ordine a Brian di iniziare a strimpellare qualcosa, qualsiasi cosa, bastava attirare l'attenzione della folla che si era radunata e già cominciava a parlottare. Tutti si voltarono verso il palco quando Brian partì con un assolo che nessuno si sarebbe aspettato, nemmeno Morgana: gli aveva detto di strimpellare qualcosa, non di imitare Slash.

"Signore e signori" disse Morgana con un largo sorriso e le lacrime agli occhi "Benvenuti al Pentacle" 

 

  
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