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Autore: GillianIsBack    06/06/2015    1 recensioni
Minerva McGonagall, la venerabile preside di Hogwarts, è morta.
Potrà questo tragico evento riportare la magia nella vita di Hermione Granger, che dalla fine della guerra vive sempre più lontana ed isolata per sua scelta dal mondo magico?
Storia breve e concentrata su due scene specifiche, una per capitolo.
Non è femslash tra Hermione e Minerva.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, FemSlash | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Quando la Magia torna inaspettatamente

Dopo il sofferto divorzio con Ron, evento che aveva decretato cinque anni prima il definitivo allontanamento dal mondo magico della ora trentaquatrenne Hermione Granger, la giovane donna si era trasferita a vivere nella dependance di un’amica in un bel quartiere residenziale di Londra.

Di rientro dal lavoro quel pomeriggio aveva deciso di cogliere il sempre presente invito di Margret e Brittany per un tardo tè pomeridiano, ogni mattina infatti le due proprietarie di casa nonché amiche la invitavano per la sera mentre si incrociavano sul vialetto, ma solo raramente lei indulgeva per paura di arrecare troppo disturbo alle due sempre impegnate donne, che già avevano le loro giornate riempite dal crescere il figlio Harold e dalle carriere lavorative che stavano con ardore intraprendendo.

-Hermione che piacere!- disse Brittany mentre sfornava biscotti al burro e riprendeva il piccolo Harold che stava rincorrendo il gatto tra la cucina e il salotto –è un onore averti finalmente qui per il tè! E poi oggi è un giorno importante, vero Harold?

Il bambino si fermò e sorridendo scosse la testa, in quel momento Margret entrò in cucina e, dopo essersi guardata in giro, esclamò: -Ma ancora così siete? Andate a cambiarvi! Le sei stanno arrivando velocemente.. tic tac, tic tac.. e ciao Hermione, ma che piacere averti finalmente qui per il tè.

Hermione sorrise e salutò l’amica: -Maggie ma state aspettando qualcuno oppure i biscotti sono tutti per me?

-Stasera abbiamo un colloquio per una scuola secondaria per Harold, stiamo aspettando una certa professoressa.. amore come si chiamava?- urlò alla moglie che si trovava al piano di sopra con il figlio.

-Urstler? Urpel?- arrivarono una serie di risposte confuse ed in ogni caso tutte sbagliate. Le due donne sorrisero scambiandosi uno sguardo d’intesa.

-Maggie allora io vi lascio.- disse Hermione sentendosi subito di troppo.

-Oh no no! Non c’è nessuna ragione per cui tu te ne debba andare, anzi! Ci aiuterai a valutare la proposta formativa della scuola, dopotutto sei o non sei una donna di cultura?

La risposta di Hermione fu un sorriso rivolto all’etere in quanto tutto intorno a lei era in atto una danza di andirivieni, di sposta di qui e metti lì, di sistema quello e pulisci questo. Cinque minuti di ordinato caos e la casa era pronta ad accogliere l’ospite, il tavolo del soggiorno era imbandito per il tè con i biscotti appena sfornati e graziosamente disposti su un fine vassoio d’argento ed il bollitore sul fornello era pronto a sbuffare da un instante all’altro.

L’orologio a cucù, memorabilia di un viaggio tra le valli svizzere, iniziò a cantare l’ora posta alla mezza e contemporaneamente il campanello dell’ingresso suonò. L’ospite era arrivato.

Margret aprì la porta e fece entrare la professoressa di cui il nome era a tutti sconosciuto, o meglio dimenticato, e la fece accomodare in salotto dove gli altri si erano già spostati nell’attesa.

-Buonasera, si accomodi pure.- intercettò Brittany non appena le due varcarono la soglia della sala.

L’ospite si accomodò sulla poltrona che le era stata offerta e, dopo essersi sistemata la gonna ed aver accavallato educatamente le gambe, si guardò intorno. Nella sala c’era, oltre ai genitori ed al ragazzo, un’altra persona, ma la cosa che più la stupiva era che quella persona non le era affatto nuova, anzi.. ma con praticata abilità nascose dietro un’apparente impassibilità il proprio stupore.

Hermione dal canto suo aveva una strana sensazione di deja vù, non solo la sconosciuta le trasmetteva una strana famigliarità, ma tutto il contesto le ricordava qualcosa. Che Harold fosse…

-Vi ringrazio per la disponibilità che mi avete concordato nonostante il poco preavviso, come vi anticipavo nella lettera il mio nome è Morgana Urquart e sono qui per parlarvi di un’opportunità che vorrei proporre al vostro piccolo Harold. Posso parlare liberamente?

Margret, che si era seduta sul divano in fianco a Brittany tenendole la mano, rispose: -Certo, noi siamo Margret e Brittany Ryan, i genitori di Harold, mentre lei è la nostra carissima amica Hermione Granger, nonché madrina di nostro figlio, per cui qualsiasi decisione prendiamo in prima od in seconda battuta deve incontrare il suo giudizio.

Morgana si girò nuovamente verso la donna seduta vicino al camino e, rivolgendole uno sguardo intenso e fisso, disse: -Hermione Granger.. già. Come ho fatto a non capirlo prima? I capelli certo.. i capelli sono diversi, un nuovo taglio ed un nuovo colore..- concluse tra sé più che per gli altri.

-Ci conosciamo?- chiese Hermione incuriosita ed un po’ a disagio sotto lo sguardo inquisitore della donna. La osservò a dovere per cercar di ricordare dove poteva averla conosciuta: era sicuramente molto più alta di lei, sulla quarantina, fluenti capelli neri intrecciati lungo la schiena con qualche ciocca ribelle che incorniciava il volto dall’incarnato chiaro, il naso era dritto e severo mentre il colore degli occhi era impossibile da discernere dalla distanza a cui si trovava nonché dall’illuminazione soffusa ed ovattata della stanza.

-Si e no miss Granger, si e no.- fece una pausa e, dopo aver dato un ultimo sguardo in direzione di Hermione, si girò verso la famiglia seduta sul divano ed iniziò ad intavolare il discorso per cui aveva fatto tanta strada: -Posso parlare dunque liberamente, molto bene. Signor Ryan sono venuta qui per portarle l’invito di una scuola molto speciale a cui vengono accettati solo bambini speciali, come lei.

Hermione trasalì e si coprì la bocca con la mano, ovviamente attirò l’attenzione di tutti con il suo strano atteggiamento.

-Credo che miss Granger sappia di che scuola vi sto per parlare, visto e considerato che la frequentò anche lei..- ma senza attendere risposta proseguì –Il vostro Harold è un ragazzo molto speciale e di questo ve ne sarete già accorte, considerato che ci sono state infatti nel suo passato delle situazioni particolarmente peculiari.. per così dire.

Maggie si irrigidì e guardò di malocchio la sconosciuta che era entrata in casa loro a parlare delle stravaganze del figlio, particolarità che gli avevano anche macchiato la carriera scolastica con un’espulsione nel corso del quarto anno del ciclo primario. Ovviamente l’atteggiamento protettivo della donna non passò inosservato a Morgana che subito chiarì: -Signora Ryan non c’è motivo di preoccuparsi, vede la scuola in cui insegno non è come le altre scuole, noi insegniamo ai ragazzi a gestire ed utilizzare il dono che hanno. Harold ha una dote particolare, si chiama Magia.

-Cosa?- esclamarono in coro Maggie e Brit –Ma sta scherzando? Cos’è una candid camera? Mione?

Harold dal canto suo stava in silenzio seduto tra le due ora preoccupatissime mamme ed osservava la scena tra il divertito e l’incuriosito. Scuola di magia? Non gli sembrava vero!

-Vi prego miei signore, non è uno scherzo e cosa sarebbe una candid camera?- disse spiazzata Morgana rivolgendo uno sguardo inquisitore a Hermione, come a volerle chiedere delucidazioni ma subito ritornò in sé senza lasciare il tempo di replica e riprese il discorso da dove l’aveva lasciato: -Hogwarts è una rinomata scuola di magia e stregoneria ubicata in Scozia, l’accesso avviene solo su invito e per accedere è necessario avere il dono della magia e vostro figlio lo ha, ma non lo sa usare ed è per questo che negli anni ha, per così dire, causato tutti quei piccoli incidenti.

Harold per la prima volta parlò e lo fece per chiedere una prova di questa fantomatica magia, una testimonianza che avrebbe potuto convincere tutti. Morgana a questa richiesta sorrise, se lo aspettava e tutti i muggle prima o poi nel corso del colloquio di presentazione chiedevano una dimostrazione.

-Signor Ryan mi chieda qualcosa, cosa vuole che faccia?- chiese mentre estraeva dalla giacca la bacchetta. Cin contemporanea a Maggie e a Brit uscirono gli occhi dalle orbite, una bacchetta? Doveva per forza essere una burla ben orchestrata, tutta la situazione aveva il sapore dell’assurdo e del surreale.

-Non saprei, potresti far volare quell’uccellino di ceramica?- propose indicando una piccola statuetta appoggiata sulla mensola sopra al televisore.

-Si, mi sembra una buona idea.- e con un movimento preciso ed un incantesimo appena sussurrato l’uccellino prese vita ed iniziò a volare intorno al lampadario cinguettando.

-Oh mio dio!- esclamò Maggie portandosi una mano al cuore, Brit taceva e come imbambolata osservava il fringuello svolazzare sopra le loro teste. Anche Hermione era zittita e tutto un tratto pallida in volto, ovviamente i suoi erano altri motivi.

La conversazione si protrasse nel corso della cena, la famiglia Ryan fu introdotta al mondo magico e Morgana pazientemente aveva risposto ad ogni loro domanda con dedizione.

Erano ormai passate le dieci di sera quando Maggie accompagnò un super adrenalinico Harlod a letto, lasciando le altre tre donne in sala con la promessa di attenderla per gli ultimi chiarimenti. Morgana immaginava già la natura delle domande che le avrebbero posto in assenza del ragazzo e questo non la turbava affatto, certo non aveva mai avuto figli ma facilmente poteva immaginare quale misto di sentimenti e di insicurezze facevano capolino nelle vite dei genitori in certi particolari momenti di svolta nella vita della prole.

-Posso offrire dello scotch? Ottima bottiglia scozzese, single malt torbato.. insomma una chicca dalle Highlands..- propose Brittany mentre già si incamminava in direzione dell’armadio dei liquori.

-Come dire no ad un bicchiere di whisky- disse sorridendo Morgana, un filo di accento scozzese si era insinuato nella pronuncia fino a quel momento impeccabile nella dizione.

-Hermione?

Hermione, riavutasi della rêverie che l’aveva assorbita all’udire quella cadenza, rispose: -Brit doppio.. Lei mi conosce dunque? Cosa insegna a Hogwarts non lo ha ancora detto.

-No, ha ragione. Occupo da sei anni la cattedra di Difesa contro le arti oscure.

Brit trasalì e ripeté il nome della materia, ma che mondo era quello in cui stavano per mandare il loro amato figlio? Arti oscure?

-Non c’è ragione di preoccuparsi, il mondo magico è come il vostro mondo, ci sono i cattivi e ci sono i bravi. Tutto sta nell’essere preparati.. Vede la mia materia è assimilabile ad un corso di autodifesa, che non servirà mai nella vita ma è meglio conoscerla in caso di sfortunata sorte.

-Non che la cosa mi consoli ma ne vedo la logica.- affermò Brit che ora sedeva sul divano raggiunta nuovamente dalla compagna, la quale entrando nella stanza aveva acceso un ulteriore punto luce, avendo valutato che l’atmosfera era troppo ovattata ed intima per la situazione formale in cui di fatto si trovavano.

Hermione colse quest’occasione per guardare e studiare nuovamente la professoressa Urquart e quel che vide le fece cadere il bicchiere dalle mani, il tonfo del vetro attirò l’attenzione di tutti sulla donna che rimase immobile con la bocca socchiusa e lo sguardo fisso sull’altra strega. Con sforzò trovò la voce e, seppur tremante, riuscì a chiedere: -Vorrei vedere la sua bacchetta.

Morgana piegò leggermente il capo sulla sinistra e scrutando Hermione sfilò la bacchetta dalla giacca e, dopo aver riparato con un incantesimo il bicchiere ripristinandone forma e contenuto, passò la bacchetta alla donna che ora era in piedi davanti a lei alla distanza di un braccio.

Hermione prese la bacchetta con mano tremante e la girò più volte, quella forma, quel colore, quel cristallo.. –Abete con stringa di cuore di drago, nove pollici e mezzo, rigida..

Morgana non parlò, aspettò invece che fosse Hermione a proseguire poiché ben capiva che non era finito lì ciò che la donna voleva esternare. Dal canto loro Brit e Maggie stavano osservando la scena consce che qualcosa di strano stava accadendo: Mione così terribilmente sbilanciata non l’avevano mai vista.

-Adatta per la trasfigurazione.

Ancora una volta Morgana annuì in silenzio.

-Questa era la bacchetta di Minerva McGonagall, posso sentire la sua magia che ancora vibra al suo interno come se fosse ancora sua, come se lei non fosse morta e non avesse mai smesso di usarla.- le lacrime iniziarono a rigarle il volto mentre proseguiva nel suo monologo: -Come se quel giorno di mezzo autunno non fosse mai esistito, come se ancora vi fosse tempo per correggere gli errori del passato.

Morgana si alzò ed allungo la mano riprendendo la bacchetta che mollemente giaceva tra le mani di Hermione, con due dita alzò delicatamente il volto della donna fino a che i loro sguardi si incrociarono e disse: -Miss Granger lei è sempre stata un’acuta osservatrice.

Hermione era persa, il cuore le batteva in petto mentre il rinnovato dolore della perdita si riproponeva come un pugno nello stomaco, un dolore talmente grande da essere percepito come fisico. Anni di silenzi, anni di lontananza seguiti da anni di amarezza, rimorso e rammarico. Parole non dette bruciavano nella mente e prudevano sulla punta della lingua ora che ormai era troppo tardi.

-Perché la ha lei?

-Ora mi poni delle domande? Un vero peccato davvero che durante il corso del tuo primo anno a Hogwarts non mi abbia mai chiesto se attirare un troll di montagna fosse una bella idea..

-Non ho mai attirato io quel troll..- ma la risposta acida che stava per sputare si gelò così come il sangue fece nelle vene, riguardò quegli occhi verdi che la stavano guardando, che le stavano guardando l’anima, e sospirò con un filo di voce: -Minerva?

Morgana sorrise e senza parlare strinse in un abbraccio la giovane donna. Hermione fu avvolta dal profumo di lavanda, zenzero e pergamena. Il profumo di Minerva McGonagall.

-Ma come è possibile?- chiese con voce soffocata Hermione.

-Un piccolo pasticcio al Ministero durante un esperimento con un time turner.. Un segreto ben tenuto fino ad oggi.

-Quel gatto sul pino, il giorno del funerale eri tu?

Morgana sorrise e rispose: -Ovviamente, ho trascorso anni per diventare quella persona e non potevo mancare alla mia commemorazione funebre. Non è stato facile, nulla è facile in realtà. Ora sono solo Morgana Urquart, presentata al mondo come la figlia segreta della venerabile defunta preside McGonagall.

-Un nuovo inizio?

Morgana sorrise e rispose: -Lo può essere.

Hermione scoppiò in lacrime, per la prima volta dopo anni erano però lacrime di gioia e si lanciò al collo della sua amata professoressa ritrovata, quante cose voleva dirle, quanto il tempo da recuperare. Minerva sorrise e ricambiò l’abbraccio, tutto si sarebbe aspettata da quella visita tranne ciò che l’imprevedibilità del fato le aveva riservato.

D’un tratto Minerva si ricordò che non erano sole in quella stanza e, con un sorriso da grifondoro che sta per combinare una furbata, lanciò un complicato e selettivo incantesimo sulla memoria delle signore Ryan escludendo gli ultimi dieci minuti e creando un’uscita di scena ‘normale’ a conclusione della serata. Nascose poi sia lei sia Hermione dietro ad un confundus e materializzò con sé l’amica al cancello di Hogwarts, avevano molto di cui parlare, tempo da recuperare e segreti da confidare.

In quel mondo magico esistevano ancora magie capaci di stupire oltre ogni immaginazione, pensò felice Hermione mentre camminava lungo il sentiero che conduceva al castello di Hogwarts. Al suo fianco Minerva rifletteva lo stesso pensiero.

FIN

E da qui? Bè da qui sta a voi decidere quel che accadrà!

A volte quando una storia finisce se ne vorrebbe di più, ma a pensarci bene la parte più bella di un racconto è quel solletico che fa alla nostra immaginazione che non appena finisce si attiva ed incomincia a delinear possibili scenari, svolte e colpi di scena. Modifica, ricama e aggiunge o anche toglie e censura.

Bè, cosa sono infatti le fan fiction se non scampoli di idee con trame ed orditi tessuti da altri..

   
 
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