Quando la Magia torna inaspettatamente
Dopo
il sofferto divorzio con Ron,
evento che aveva decretato cinque anni prima il definitivo
allontanamento dal
mondo magico della ora trentaquatrenne Hermione Granger, la giovane
donna si
era trasferita a vivere nella dependance di un’amica in un
bel quartiere
residenziale di Londra.
Di
rientro dal lavoro quel
pomeriggio aveva deciso di cogliere il sempre presente invito di
Margret e
Brittany per un tardo tè pomeridiano, ogni mattina infatti
le due proprietarie
di casa nonché amiche la invitavano per la sera mentre si
incrociavano sul
vialetto, ma solo raramente lei indulgeva per paura di arrecare troppo
disturbo
alle due sempre impegnate donne, che già avevano le loro
giornate riempite dal
crescere il figlio Harold e dalle carriere lavorative che stavano con
ardore
intraprendendo.
-Hermione
che piacere!- disse
Brittany mentre sfornava biscotti al burro e riprendeva il piccolo
Harold che
stava rincorrendo il gatto tra la cucina e il salotto
–è un onore averti
finalmente qui per il tè! E poi oggi è un giorno
importante, vero Harold?
Il
bambino si fermò e sorridendo
scosse la testa, in quel momento Margret entrò in cucina e,
dopo essersi guardata
in giro, esclamò: -Ma ancora così siete? Andate a
cambiarvi! Le sei stanno
arrivando velocemente.. tic tac, tic tac.. e ciao Hermione, ma che
piacere
averti finalmente qui per il tè.
Hermione
sorrise e salutò l’amica:
-Maggie ma state aspettando qualcuno oppure i biscotti sono tutti per
me?
-Stasera
abbiamo un colloquio per
una scuola secondaria per Harold, stiamo aspettando una certa
professoressa..
amore come si chiamava?- urlò alla moglie che si trovava al
piano di sopra con
il figlio.
-Urstler?
Urpel?- arrivarono una
serie di risposte confuse ed in ogni caso tutte sbagliate. Le due donne
sorrisero scambiandosi uno sguardo d’intesa.
-Maggie
allora io vi lascio.-
disse Hermione sentendosi subito di troppo.
-Oh
no no! Non c’è nessuna
ragione per cui tu te ne debba andare, anzi! Ci aiuterai a valutare la
proposta
formativa della scuola, dopotutto sei o non sei una donna di cultura?
La
risposta di Hermione fu un
sorriso rivolto all’etere in quanto tutto intorno a lei era
in atto una danza
di andirivieni, di sposta di qui e metti lì, di sistema
quello e pulisci
questo. Cinque minuti di ordinato caos e la casa era pronta ad
accogliere
l’ospite, il tavolo del soggiorno era imbandito per il
tè con i biscotti appena
sfornati e graziosamente disposti su un fine vassoio
d’argento ed il bollitore
sul fornello era pronto a sbuffare da un instante all’altro.
L’orologio
a cucù, memorabilia di
un viaggio tra le valli svizzere, iniziò a cantare
l’ora posta alla mezza e
contemporaneamente il campanello dell’ingresso
suonò. L’ospite era arrivato.
Margret
aprì la porta e fece
entrare la professoressa di cui il nome era a tutti sconosciuto, o
meglio
dimenticato, e la fece accomodare in salotto dove gli altri si erano
già
spostati nell’attesa.
-Buonasera,
si accomodi pure.-
intercettò Brittany non appena le due varcarono la soglia
della sala.
L’ospite
si accomodò sulla
poltrona che le era stata offerta e, dopo essersi sistemata la gonna ed
aver
accavallato educatamente le gambe, si guardò intorno. Nella
sala c’era, oltre
ai genitori ed al ragazzo, un’altra persona, ma la cosa che
più la stupiva era
che quella persona non le era affatto nuova, anzi.. ma con praticata
abilità
nascose dietro un’apparente impassibilità il
proprio stupore.
Hermione
dal canto suo aveva una
strana sensazione di deja vù, non solo la sconosciuta le
trasmetteva una strana
famigliarità, ma tutto il contesto le ricordava qualcosa.
Che Harold fosse…
-Vi
ringrazio per la
disponibilità che mi avete concordato nonostante il poco
preavviso, come vi
anticipavo nella lettera il mio nome è Morgana Urquart e
sono qui per parlarvi
di un’opportunità che vorrei proporre al vostro
piccolo Harold. Posso parlare
liberamente?
Margret,
che si era seduta sul
divano in fianco a Brittany tenendole la mano, rispose: -Certo, noi
siamo
Margret e Brittany Ryan, i genitori di Harold, mentre lei è
la nostra carissima
amica Hermione Granger, nonché madrina di nostro figlio, per
cui qualsiasi decisione
prendiamo in prima od in seconda battuta deve incontrare il suo
giudizio.
Morgana
si girò nuovamente verso
la donna seduta vicino al camino e, rivolgendole uno sguardo intenso e
fisso,
disse: -Hermione Granger.. già. Come ho fatto a non capirlo
prima? I capelli
certo.. i capelli sono diversi, un nuovo taglio ed un nuovo colore..-
concluse
tra sé più che per gli altri.
-Ci
conosciamo?- chiese Hermione
incuriosita ed un po’ a disagio sotto lo sguardo inquisitore
della donna. La
osservò a dovere per cercar di ricordare dove poteva averla
conosciuta: era sicuramente
molto più alta di lei, sulla quarantina, fluenti capelli
neri intrecciati lungo
la schiena con qualche ciocca ribelle che incorniciava il volto
dall’incarnato
chiaro, il naso era dritto e severo mentre il colore degli occhi era
impossibile da discernere dalla distanza a cui si trovava
nonché dall’illuminazione
soffusa ed ovattata della stanza.
-Si
e no miss Granger, si e no.-
fece una pausa e, dopo aver dato un ultimo sguardo in direzione di
Hermione, si
girò verso la famiglia seduta sul divano ed
iniziò ad intavolare il discorso
per cui aveva fatto tanta strada: -Posso parlare dunque liberamente,
molto
bene. Signor Ryan sono venuta qui per portarle l’invito di
una scuola molto
speciale a cui vengono accettati solo bambini speciali, come lei.
Hermione
trasalì e si coprì la
bocca con la mano, ovviamente attirò l’attenzione
di tutti con il suo strano
atteggiamento.
-Credo
che miss Granger sappia di
che scuola vi sto per parlare, visto e considerato che la
frequentò anche
lei..- ma senza attendere risposta proseguì –Il
vostro Harold è un ragazzo molto
speciale e di questo ve ne sarete già accorte, considerato
che ci sono state
infatti nel suo passato delle situazioni particolarmente peculiari..
per così
dire.
Maggie
si irrigidì e guardò di
malocchio la sconosciuta che era entrata in casa loro a parlare delle
stravaganze del figlio, particolarità che gli avevano anche
macchiato la
carriera scolastica con un’espulsione nel corso del quarto
anno del ciclo
primario. Ovviamente l’atteggiamento protettivo della donna
non passò
inosservato a Morgana che subito chiarì: -Signora Ryan non
c’è motivo di
preoccuparsi, vede la scuola in cui insegno non è come le
altre scuole, noi
insegniamo ai ragazzi a gestire ed utilizzare il dono che hanno. Harold
ha una
dote particolare, si chiama Magia.
-Cosa?-
esclamarono in coro Maggie
e Brit –Ma sta scherzando? Cos’è una
candid camera? Mione?
Harold
dal canto suo stava in
silenzio seduto tra le due ora preoccupatissime mamme ed osservava la
scena tra
il divertito e l’incuriosito. Scuola di magia? Non gli
sembrava vero!
-Vi
prego miei signore, non è uno
scherzo e cosa sarebbe una candid camera?- disse spiazzata Morgana
rivolgendo
uno sguardo inquisitore a Hermione, come a volerle chiedere
delucidazioni ma
subito ritornò in sé senza lasciare il tempo di
replica e riprese il discorso
da dove l’aveva lasciato: -Hogwarts è una rinomata
scuola di magia e
stregoneria ubicata in Scozia, l’accesso avviene solo su
invito e per accedere
è necessario avere il dono della magia e vostro figlio lo
ha, ma non lo sa
usare ed è per questo che negli anni ha, per così
dire, causato tutti quei
piccoli incidenti.
Harold
per la prima volta parlò e
lo fece per chiedere una prova di questa fantomatica magia, una
testimonianza
che avrebbe potuto convincere tutti. Morgana a questa richiesta
sorrise, se lo aspettava
e tutti i muggle prima o poi nel corso del colloquio di presentazione
chiedevano una dimostrazione.
-Signor
Ryan mi chieda qualcosa,
cosa vuole che faccia?- chiese mentre estraeva dalla giacca la
bacchetta. Cin contemporanea
a Maggie e a Brit uscirono gli occhi dalle orbite, una bacchetta?
Doveva per
forza essere una burla ben orchestrata, tutta la situazione aveva il
sapore
dell’assurdo e del surreale.
-Non
saprei, potresti far volare
quell’uccellino di ceramica?- propose indicando una piccola
statuetta
appoggiata sulla mensola sopra al televisore.
-Si,
mi sembra una buona idea.- e
con un movimento preciso ed un incantesimo appena sussurrato
l’uccellino prese
vita ed iniziò a volare intorno al lampadario cinguettando.
-Oh
mio dio!- esclamò Maggie
portandosi una mano al cuore, Brit taceva e come imbambolata osservava
il
fringuello svolazzare sopra le loro teste. Anche Hermione era zittita e
tutto
un tratto pallida in volto, ovviamente i suoi erano altri motivi.
La
conversazione si protrasse nel
corso della cena, la famiglia Ryan fu introdotta al mondo magico e
Morgana
pazientemente aveva risposto ad ogni loro domanda con dedizione.
Erano
ormai passate le dieci di
sera quando Maggie accompagnò un super adrenalinico Harlod a
letto, lasciando
le altre tre donne in sala con la promessa di attenderla per gli ultimi
chiarimenti. Morgana immaginava già la natura delle domande
che le avrebbero
posto in assenza del ragazzo e questo non la turbava affatto, certo non
aveva
mai avuto figli ma facilmente poteva immaginare quale misto di
sentimenti e di
insicurezze facevano capolino nelle vite dei genitori in certi
particolari
momenti di svolta nella vita della prole.
-Posso
offrire dello scotch?
Ottima bottiglia scozzese, single malt torbato.. insomma una chicca
dalle
Highlands..- propose Brittany mentre già si incamminava in
direzione
dell’armadio dei liquori.
-Come
dire no ad un bicchiere di
whisky- disse sorridendo Morgana, un filo di accento scozzese si era
insinuato
nella pronuncia fino a quel momento impeccabile nella dizione.
-Hermione?
Hermione,
riavutasi della rêverie
che l’aveva assorbita all’udire quella cadenza,
rispose: -Brit doppio.. Lei mi
conosce dunque? Cosa insegna a Hogwarts non lo ha ancora detto.
-No,
ha ragione. Occupo da sei
anni la cattedra di Difesa contro le arti oscure.
Brit
trasalì e ripeté il nome
della materia, ma che mondo era quello in cui stavano per mandare il
loro amato
figlio? Arti oscure?
-Non
c’è ragione di preoccuparsi,
il mondo magico è come il vostro mondo, ci sono i cattivi e
ci sono i bravi.
Tutto sta nell’essere preparati.. Vede la mia materia
è assimilabile ad un
corso di autodifesa, che non servirà mai nella vita ma
è meglio conoscerla in
caso di sfortunata sorte.
-Non
che la cosa mi consoli ma ne
vedo la logica.- affermò Brit che ora sedeva sul divano
raggiunta nuovamente
dalla compagna, la quale entrando nella stanza aveva acceso un
ulteriore punto luce,
avendo valutato che l’atmosfera era troppo ovattata ed intima
per la situazione
formale in cui di fatto si trovavano.
Hermione
colse quest’occasione
per guardare e studiare nuovamente la professoressa Urquart e quel che
vide le
fece cadere il bicchiere dalle mani, il tonfo del vetro
attirò l’attenzione di
tutti sulla donna che rimase immobile con la bocca socchiusa e lo
sguardo fisso
sull’altra strega. Con sforzò trovò la
voce e, seppur tremante, riuscì a
chiedere: -Vorrei vedere la sua bacchetta.
Morgana
piegò leggermente il capo
sulla sinistra e scrutando Hermione sfilò la bacchetta dalla
giacca e, dopo
aver riparato con un incantesimo il bicchiere ripristinandone forma e
contenuto, passò la bacchetta alla donna che ora era in
piedi davanti a lei
alla distanza di un braccio.
Hermione
prese la bacchetta con
mano tremante e la girò più volte, quella forma,
quel colore, quel cristallo..
–Abete con stringa di cuore di drago, nove pollici e mezzo,
rigida..
Morgana
non parlò, aspettò invece
che fosse Hermione a proseguire poiché ben capiva che non
era finito lì ciò che
la donna voleva esternare. Dal canto loro Brit e Maggie stavano
osservando la
scena consce che qualcosa di strano stava accadendo: Mione
così terribilmente
sbilanciata non l’avevano mai vista.
-Adatta
per la trasfigurazione.
Ancora
una volta Morgana annuì in
silenzio.
-Questa
era la bacchetta di
Minerva McGonagall, posso sentire la sua magia che ancora vibra al suo
interno
come se fosse ancora sua, come se lei non fosse morta e non avesse mai
smesso
di usarla.- le lacrime iniziarono a rigarle il volto mentre proseguiva
nel suo
monologo: -Come se quel giorno di mezzo autunno non fosse mai esistito,
come se
ancora vi fosse tempo per correggere gli errori del passato.
Morgana
si alzò ed allungo la
mano riprendendo la bacchetta che mollemente giaceva tra le mani di
Hermione,
con due dita alzò delicatamente il volto della donna fino a
che i loro sguardi
si incrociarono e disse: -Miss Granger lei è sempre stata
un’acuta
osservatrice.
Hermione
era persa, il cuore le
batteva in petto mentre il rinnovato dolore della perdita si
riproponeva come
un pugno nello stomaco, un dolore talmente grande da essere percepito
come
fisico. Anni di silenzi, anni di lontananza seguiti da anni di
amarezza,
rimorso e rammarico. Parole non dette bruciavano nella mente e
prudevano sulla
punta della lingua ora che ormai era troppo tardi.
-Perché
la ha lei?
-Ora
mi poni delle domande? Un
vero peccato davvero che durante il corso del tuo primo anno a Hogwarts
non mi
abbia mai chiesto se attirare un troll di montagna fosse una bella
idea..
-Non
ho mai attirato io quel
troll..- ma la risposta acida che stava per sputare si gelò
così come il sangue
fece nelle vene, riguardò quegli occhi verdi che la stavano
guardando, che le
stavano guardando l’anima, e sospirò con un filo
di voce: -Minerva?
Morgana
sorrise e senza parlare
strinse in un abbraccio la giovane donna. Hermione fu avvolta dal
profumo di
lavanda, zenzero e pergamena. Il profumo di Minerva McGonagall.
-Ma
come è possibile?- chiese con
voce soffocata Hermione.
-Un
piccolo pasticcio al
Ministero durante un esperimento con un time turner.. Un segreto ben
tenuto
fino ad oggi.
-Quel
gatto sul pino, il giorno
del funerale eri tu?
Morgana
sorrise e rispose:
-Ovviamente, ho trascorso anni per diventare quella persona e non
potevo
mancare alla mia commemorazione funebre. Non è stato facile,
nulla è facile in
realtà. Ora sono solo Morgana Urquart, presentata al mondo
come la figlia segreta
della venerabile defunta preside McGonagall.
-Un
nuovo inizio?
Morgana
sorrise e rispose: -Lo
può essere.
Hermione
scoppiò in lacrime, per
la prima volta dopo anni erano però lacrime di gioia e si
lanciò al collo della
sua amata professoressa ritrovata, quante cose voleva dirle, quanto il
tempo da
recuperare. Minerva sorrise e ricambiò
l’abbraccio, tutto si sarebbe aspettata
da quella visita tranne ciò che
l’imprevedibilità del fato le aveva riservato.
D’un
tratto Minerva si ricordò
che non erano sole in quella stanza e, con un sorriso da grifondoro che
sta per
combinare una furbata, lanciò un complicato e selettivo
incantesimo sulla
memoria delle signore Ryan escludendo gli ultimi dieci minuti e creando
un’uscita di scena ‘normale’ a
conclusione della serata. Nascose poi sia lei
sia Hermione dietro ad un confundus
e
materializzò con sé l’amica al cancello
di Hogwarts, avevano molto di cui
parlare, tempo da recuperare e segreti da confidare.
In
quel mondo magico esistevano
ancora magie capaci di stupire oltre ogni immaginazione,
pensò felice Hermione
mentre camminava lungo il sentiero che conduceva al castello di
Hogwarts. Al
suo fianco Minerva rifletteva lo stesso pensiero.
FIN
E
da qui? Bè da qui sta a voi
decidere quel che accadrà!
A
volte quando una storia finisce
se ne vorrebbe di più, ma a pensarci bene la parte
più bella di un racconto è
quel solletico che fa alla nostra immaginazione che non appena finisce
si
attiva ed incomincia a delinear possibili scenari, svolte e colpi di
scena.
Modifica, ricama e aggiunge o anche toglie e censura.
Bè,
cosa sono infatti le fan
fiction se non scampoli di idee con trame ed orditi tessuti da altri..