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Autore: uomi_hime    06/06/2015    1 recensioni
[ storia ad OC ] [ Ho tutti gli OC necessari, grazie a chi ha partecipato :)] [Prossimo aggiornamento: 1 luglio]
 
La Namimori organizza uno scambio di studenti con una scuola di Tokyo, dando la possibilità a 7 studenti di passare 6 mesi nella capitale del Giappone. Dopo una lunga attesa, gli alunni scelti sono, a sorpresa di tutti, Dame-Tsuna e la sua stramba compagnia, con ovviamente lo zampino di un certo assassino professionista. Dopo aver convinto Hibari a lasciare il suo adorato comitato disciplinare nelle mani di Kusakabe e della sua banda, i ragazzi partono, inconsapevoli di ciò che li aspetta nella capitale.
 
Perché un antico nemico trama nell’ombra, ed è deciso a distruggere per sempre la famiglia Vongola. Con l’aiuto dei nuovi amici, riusciranno Tsuna e i suoi Guardiani a sconfiggere la nuova minaccia?
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 7
 
Italia, 3 giorni dopo
 
Quando Ozora aprì gli occhi, la prima cosa che notò fu un cielo terso come pochi ne aveva visti. Si tirò a sedere, e rimase sorpreso nel notare l’assenza delle ferite che si era procurato nei combattimenti alla villa. Si guardò intorno confuso: si trovava in un’immensa radura, circondata da una foresta a lui stranamente familiare. Fu allora che la realizzazione lo colpì, e quasi volle prendersi a pizze in faccia: ovvio che conoscesse quel luogo, visto che ci era praticamente cresciuto.
 
-Ti ricordi quando venivate qui a giocare?- chiese una voce dietro di lui, facendolo girare di scatto: a parlare era stata una ragazza di quasi sedici anni, i capelli neri ricci che le ricadevano liberi sulla schiena e gli occhi color lavanda che lo fissavano allegri. Ozora era incredulo, la bocca spalancata dallo stupore.
-Li…lian?- sussurrò, non credendo ai propri occhi. Era impossibile, ma la ragazza davanti a lui era senza dubbio la maggiore dei Sarti, esattamente come se la ricordava.
Lilian sorrise, il vestito bianco che ondeggiava al vento.
-Ne è passato di tempo, Ozora- lo salutò, cominciando ad avvicinarsi.
-Ma… ma come…?- balbettò il ragazzo.
-Non lo so- lo bloccò lei –Ma sono qui, e tanto mi basta-
Ozora sospirò, massaggiandosi le tempie
-Ok ma… ‘qui’ dove? Che posto è questo?- chiese, guardandosi intorno. Prima che si svegliasse si trovava nelle foreste dell’Abruzzo, come era possibile che fosse finito tutto d’un botto nel nord delle Marche, dove un tempo sorgeva la villa della famiglia Sarti?
La ragazza chiuse gli occhi, alla ricerca di una risposta plausibile.
-È solo un ipotesi- cominciò –Ma… credo che questo sia il tuo subconscio, o qualcosa del genere-
Ozora spalancò gli occhi, sorpreso.
-Cosa te lo fa pensare?- domandò, con un sopracciglio alzato.
-Ti ricordi cosa è accaduto dopo la fuga dalla villa?-
Il ragazzo si grattò il mento, tentando di fare mente locale.
-Siamo usciti subito prima dell’esplosione, e…- si bloccò di colpo, i ricordi che pian piano riaffioravano.
-E sono svenuto…- completò, abbassando lo sguardo –Sono…morto?-
-Non credo- lo rassicurò Lilian, sorridendo leggermente –Ma se siamo riusciti a incontrarci vuol dire che ci sei andato molto vicino-
Ozora strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche.
-Sto di nuovo creando problemi a Tsuki…- sussurrò, la rabbia e il senso d’impotenza che prendevano il sopravvento: non voleva esserle di peso, ma sembrava che l’unica cosa di cui fosse capace era farla preoccupare.
Lilian sorrise, incrociando le braccia al petto.
-Devi voler veramente molto bene alla mia sorellina se lei resta il tuo unico pensiero anche ad un passo dalla morte- constatò, alzando divertita un sopracciglio.
Ozora arrossì di botto, prendendo a balbettare confusamente: non che si vergognasse dei suoi sentimenti… li aveva accettati già da tempo, ma per riuscire a mantenere la calma quando essi venivano tirati in ballo aveva bisogno di una luuunga preparazione psicologica - e il fatto che a rinfacciarglieli fosse stata proprio la sua clamorosa prima cotta non aiutava per niente.
-E datti una calmata, che sembri prossimo a un infarto!- lo prese in giro la mora, scoppiando a ridere –Se può aiutare, sappi che approvo totalmente: non avrei potuto sperare in una persona migliore per Tsuki- rivelò, facendogli l’occhiolino mentre il diretto interessato tentava di calmarsi.
-Approvo un po’ meno la scelta di Sora, ma purtroppo non posso farci molto- aggiunse poi, sospirando leggermente. Ozora le lanciò un’occhiata interrogativa, chiedendo spiegazioni, ma non fece in tempo ad aprire bocca che il paesaggio attorno a lui cominciò a mutare, sfumando sempre di più.
-A quanto pare il tempo a nostra disposizione sta finendo- intuì Lilian, mentre la sua figura si faceva sempre più sfocata e tremolante –Ti affido mia sorella, Ozora Arashinoame. Prenditi cura di lei-
Un sorriso, e le tenebre avvolsero Ozora.
 
 
 
Beep. Beep.
 
Il suono intermittente dei macchinari fu la prima cosa che Ozora percepì, mentre pian piano riprendeva  il controllo del suo corpo: sentiva le palpebre pesanti, gli arti erano tutti intorpiditi e aveva qualcosa infilato nel braccio destro –probabilmente una flebo. Aprì piano gli occhi, cominciando a scandagliare la stanza: tutto attorno a lui era bianco, e l’odore acre dei medicinali permeava l’aria. Girò lentamente il viso a sinistra, e si ritrovò a sorridere dolcemente: Tsuki dormiva beata accanto al suo letto, la testa appoggiata sul bordo del materasso e la mano che sfiorava la sua; il suo viso era rilassato e l’espressione serena, tanto da farla sembrare una bambina.
 
“Chissà cosa sta sognando…” si chiese, accarezzandole piano i lunghi capelli corvini. Ma, per quanto il su tocco fosse leggero, la ragazza si mosse leggermente, cominciando ad aprire gli occhi.
-Ma cosa…?- mormorò, ancora intontita dal sonno. Si guardò attorno, tentando di identificare cosa l’avesse svegliata, e si pietrificò non appena incrociò lo sguardo sereno di Ozora.
-O…zora…?- sussurrò incredula, le lacrime che cominciavano a premere agli angoli degli occhi.
-Ciao Tsuki-
E bastò quel sorriso – quello stesso sorriso che le faceva battere il cuore ogni volta, e che aveva creduto perduto per sempre - a far crollare completamente la giovane, che scoppiò a piangere aggrappata al petto del ragazzo.
Pianse come mai aveva fatto prima: lasciò che il dolore, la paura, il sollievo prendessero il sopravvento, lacrime trattenute per anni che finalmente trovavano una via d’uscita. Perché erano liberi, i fantasmi del passato erano stati debellati per l’eternità e non sarebbero mai più tornati per distruggere quella pace per cui avevano così tanto lottato.
Ozora si limitò a stringerla, rassicurandola con parole dolci e carezze lungo la schiena.
-Credevo di averti perso per sempre…- sussurrò Tsuki dopo un po’, quando i singhiozzi si fecero più radi.
-Te l’avevo promesso, no? Non ti libererai di me così facilmente- commentò il ragazzo, sorridendo sghembo e stringendole le mani gelide.
-Ozora, le tue mani sono così calde…- mormorò la mora, socchiudendo gli occhi. Il quindicenne sorrise, ricordando una vecchia leggenda popolare che la madre gli aveva raccontato.
-Sai Tsuki- cominciò, abbassando lo sguardo sulle loro mani intrecciate –c’è una leggenda secondo la quale la temperatura delle mani rispecchia la personalità. Chi ha le mani fredde, come le tue, è una persona introversa e solitaria- strinse la presa, lasciando che il calore delle proprie mani fluisse verso quelle di Tsuki –Mentre chi ha le mani calde è una persona allegra e solare- i loro visi si avvicinarono, le loro labbra a pochi centimetri di distanza –Ed è compito proprio di questi ultimi scaldare il cuore gelido degli altri-1
 
E la baciò.
Fu un bacio dolce come pochi, pieno dell’amore che entrambi per tanto tempo avevano celato. Il dolore, la paura dell’abbandono gli avevano sempre impedito di fare quel piccolo passo avanti per tornare ad essere felici; ma ora che era tutto finito, erano finalmente liberi di essere sé stessi e di stare assieme nel modo che più desideravano.
-Ti amo- sussurrarono in coro una volta che si furono staccati, per poi scoppiare a ridere in contemporanea.
-Siamo due idioti, vero?- chiese Tsuki, sempre sorridendo.
-Decisamente- concordò Ozora, stringendole la mano –Permettimi di rimediare-
Avvicinò nuovamente i loro visi, ma il rumore improvviso della porta che veniva spalancata li bloccò - e fece quasi venire un coccolone ad entrambi, ma questi son dettagli.
-Ozora sei viv…?!-
-INUZUKI FERMOOO!-
Shoichi si bloccò sulla soglia in evidente imbarazzo.
-Ah. Mi sa che siamo di troppo…-
-Scusateeeee! Ho cercato di fermarlo ma non ho fatto in tempo!- li supplicò Sayaka, placcando il biondo –È un cretino, perdonatelo!-
-Ehi!-
-But don’t worry!- li rassicurò la rossa, sfoggiando un perfetto accento americano -Ci dileguiamo very very nearly almost at the speed of light! Bye!-
E si dileguò, trascinando via il povero Shoichi.
I due ragazzi rimasero in silenzio, uno perché troppo sconvolto dalla scena a cui aveva appena assistito e l’altra perché troppo impegnata a farsi un facepalm mentale per l’idiozia dei suoi compagni.
-Tsuki…-
-Si?-
-Non dirmi che…-
-Ah-ah…-
I due si guardarono, per poi sospirare in sincrono.
-Poveri noi…-2
 
***

-Il tuo caffè-
Shoichi alzò lo sguardo, incrociando le iridi di smeraldo di Sayaka.
-Ti ringrazio- borbottò, prendendo la tazza bollente dalle mani della compagna e bevendone un lungo sorso.
-Sono felice che quei due si siano finalmente chiariti. Meritano un po’ di felicità dopo tutto quello che hanno passato- sussurrò la ragazza, fissando il soffitto.
-Sono due idioti- sentenziò Shochi, alzando le spalle –Era praticamente ovvio ciò che provavano l’uno per l’altra, eppure entrambi hanno deliberatamente ignorato i segnali, troppo spaventati per fare anche solo un passo-
-Insensibile- fece Sayaka, lanciandogli un’occhiataccia. Stettero in silenzio per un po’, attendendo che qualcuno uscisse dalla stanza di fronte per dar loro notizie: la rossa aveva trascinato via il diciassettenne dalla camera di Ozora con la scusa –fondata-  che il medico voleva parlargli delle condizioni di Nikki; ed ora erano lì, seduti su quelle sedie scomodissime nel corridoio davanti alla camera della minore degli Inuzuki.
-Se vuoi restare da solo me ne vado…- disse Sayaka dopo un po’.
-No, resta pure- sussurrò Shoichi –Nikki è la tua migliore amica, no?-
La ragazza si lasciò scappare un piccolo sorriso, grata, per poi rimanere in silenzio. E in silenziò rimasero, mentre la testa del biondo continuava a formulare le peggiori ipotesi per giustificare tutto quel tempo di attesa.
-Avrei tanto voluto essere io ad ucciderlo…- sibilò tra i denti.
-Smettila di rimuginarci sopra- sentenziò Sayaka –Ormai è morto-
-Come fai ad essere così calma, Kuronomori?-
Lui stava bollendo di rabbia.
-Non sono per niente calma. Sto cercando di vedere il lato positivo della cosa-
Ed eccola, la Sayaka che pochi conoscevano: calma, riflessiva e dal sangue freddo. Shoichi quasi non la riconobbe.
-Pensi che a me non faccia rabbia quello che Giman ha fatto a tutti noi? Ha aizzato Ozora contro Tsuki, sapendo benissimo che lei non si sarebbe difesa. Ha rapito Nikki, forse con l’intenzione di riportarla a casa con la forza. Ha ferito Gokudera solo perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ha rapito dei nostri amici, ferito Sora e costretto tutti noi ad imparare a combattere per salvarli. Pensi che non mi faccia arrabbiare tutto questo?- concluse la ragazza, tirando indietro il ciuffo di capelli e fermandolo sulla nuca con una pinzetta.
-Però siamo ancora tutti qui- continuò –Nikki è al sicuro, Gokudera e Sora sono vivi per miracolo, Giman è morto, Ozora è salvo e Tsuki più tranquilla- sospirò -Sai… quando ho visto Nikki al sicuro tra le tue braccia mi sono ritrovata a pensare a mia sorella Minori. Voglio proteggerla come lei ha protetto me per tutti questi anni-
Shoichi la ascoltava in silenzio, sorpreso dalle sue parole.
-E poi, abbiamo scoperto lati nascosti di ognuno di noi!- esclamò –Abbiamo scoperto che Rei ha una doppia personalità da pazzo maniaco assassino e che mi deve stare a 20 km di distanza- e Shoichi rise –Che Sora è più figo di Gandalf il Grigio-
-Chi?-
-Ossignore ignoranza dilagante! Vatti subito a leggere Tolkien, reietto!- strillò la rossa –DICEVO- esclamò poi, ricomponendosi .
-Ho anche scoperto che, sotto questa corazza da teppista rissoso- e batté le nocche contro il petto di Inuzuki –Si nasconde un ragazzo dal cuore d’oro, che ha fatto tanto per proteggere sua sorella-
Shoichi sgranò gli occhi, sorpreso dalle affermazioni di Sayaka e dal sorriso che le illuminò il viso.
-Questi sono i lati postivi della storia. Per questo sembro così calma- concluse, rilassandosi sulla sedia.
In quel momento, un infermiera entrò nella stanza di Nikki.
Nikki…
I pensieri di Shoichi vennero interrotti da una carezza gentile sul dorso della mano.
-Stai tranquillo- sussurrò Sayaka, cercando di sorridere nonostante la stanchezza e la preoccupazione per la sua migliore amica –Nikki è forte. È tua sorella dopotutto!-
Shoichi annuì e la ringraziò. Nonostante l’aria da dura, anche Sayaka era una ragazza sensibile
La rossa si riappoggiò con la schiena al muro e chiuse gli occhi.
Poco dopo Inuzuki sentì un piccolo peso contro la spalla destra: Sayaka si era addormentata e ora dormiva beata usando la sua spalla come cuscino. Sorrise, intenerito dalla scena.
In quell’istante un’infermiera attirò l’attenzione di Shoichi.
-Sta dormendo, è fuori pericolo- disse –È un po’ denutrita, ma nel complesso non è nulla di grave-
E se ne andò, lasciandolo da solo. Si rilassò sulla sedia, sollevato. Spostò lo sguardo alla sua destra e sorrise.
-Grazie-
Sussurrò. Poi appoggiò la testa contro quella di Sayaka e si addormentò.
 
***

Rise sorrideva tranquilla, sorseggiando il suo adorato tè al mirtillo. Era appena passata davanti la camera di Ozora, per controllare le sue condizioni, ma quando aveva visto le mani intrecciate dei due si era subito dileguata, felice per la sua migliore amica: si meritava un po’ di felicità dopo tutto quello che aveva passato.
E ora vagava per i corridoi dell’ospedale, tè in mano e un’aura di pura felicità a circondarla.
-Kufufufu, come mai così allegra Kunderise?-
Ecco, felicità infranta.
-Piantala ananas, lo sai che odio quel soprannome- borbottò senza scomporsi. Mukuro si materializzò davanti a lei, il solito sorrisetto strafottente stampato in faccia.
-Che vuoi?- gli chiese, bevendo l’ultimo sorso di tè.
-Nulla- rispose lui, alzando le spalle –Mi annoiavo…-
-E ovviamente vieni a rompere le scatole a me, grazie- brontolò Rise.
-Eri l’unica!- esclamò la Nebbia –Nagi e gli altri Vongola sono con Tsunayoshi  e Cavallone a parlare con la preside, mentre i tuoi compagni o sono persone da cui stare alla larga o sono tutti spariti. E Sayaka…-
Rise sapeva quanto Sayaka fosse la “vittima” preferita degli scherzi di Mukuro –ancora tremava per la furia che era sfociata in lei il giorno del suo primo allenamento- e il fatto che il ragazzo evitasse di disturbarla la inquietò non poco.
-Sayaka?- lo incitò.
-Diciamo che è meglio lasciarla in pace, ecco- brontolò Mukuro –Sarò masochista, ma ci tengo alla vita…-
Rise preferì non indagare.
-Va bene, va bene: ti credo. Ti va una tazza di tè?- chiese sospirando.
-Certamente Kundrise!-
-Chiamami ancora così e ti infilo un coltello in un occhio. Al diavolo te e i tuoi sei Cammini- ribattè lei minacciosa. Mukuro sorrise tranquillo, una nota di divertimento negli occhi eterocromi.
Quella ragazza era davvero interessante3.
 
***

Rin si massaggiò il collo, scacciando anche le ultime tracce di sonno dal suo corpo.
I muscoli le dolevano a causa della posizione in cui aveva dormito (quella sedia di plastica non era il massimo della comodità), e aveva ormai perso la sensibilità alle gambe.
Lanciò uno sguardo al letto accanto a lei, liberando un lungo sospiro. Gokudera dormiva tranquillo, il petto coperto di bende che si alzava e abbassava ritmicamente e il “bip” regolare dei macchinari che lo monitoravano che riempiva la stanza. Neanche lei sapeva perché fosse rimasta lì tutto quel tempo, in fondo i suoi rapporti con il dinamitardo non erano così stretti: certo, lo ammirava, ma la cosa finiva lì. Avevano parlato troppo poco per potersi considerare amici, e non avevano combattuto abbastanza assieme per potersi considerare “compagni d’armi”. Tuttavia, sentiva di dover rimanere, visto che in un certo senso glielo doveva: lui l’aveva portata in infermeria quando si era ubriacata il primo giorno di allenamento (e ancora si dava dell’imbecille per quello. Possibile che l’agitazione le avesse dato così tanto alla testa?), per cui lei era lì solo per ripagare il suo debito. Solo per quello, non c’erano altre motivazioni.
Si stiracchiò, soddisfatta della spiegazione che si era data, e prese dal tavolino il termos del caffè che Tsuna le aveva procurato. Forse doveva rivalutare la sua opinione su di lui.
-Che ci fai tu qui?-
Ci mancò poco che sputasse il caffè dallo spavento.
La Tempesta continuò a fissarla, un sopracciglio alzato.
-Ma vuoi farmi prendere un infarto o cosa?- sbraitò Rin tra un colpo di tosse e l’altro.
-Non mi hai risposto-
La ragazza distolse lo sguardo, schioccando la lingua il un verso di stizza.
-Passavo di qua e sono entrata per controllare che non fossi schiattato senza dire niente a nessuno- brontolò.
Gokudera le lanciò uno sguardo scettico, ma si era appena svegliato e la morfina con cui l’avevano imbottito non lo rendeva di certo più lucido, per cui decise di lasciar perdere. Almeno per il momento.
-Vabbeh. Adesso passami una tazza di caffè, che devo darmi una svegliata-
 
***

Quando Rei aprì gli occhi, la prima cosa che sentì fu un’imprecazione di quelle forti, seguita da un tonfo sordo e un grugnito di disapprovazione.
-Ospedale di merda… !- brontolò Suzume dal letto accanto al suo, osservando truce il libro che aveva appena lanciato a terra.
-Non credo che lanciare a terra oggetti migliorerà la tua situazione, Akuira- constatò il moro, alzando un sopracciglio. La bionda si girò di scatto, gli occhi verdi che incrociarono subito quelli blu e annoiati dell’altro.
-Kusanagy!- strillò, portandosi una mano sul cuore –Mi hai spaventata, cazzo! Non farlo mai più!- minacciò, lanciandogli uno sguardo assassino.
Il ragazzo alzò le spalle noncurante, recuperando dal comodino il suo cubo di Rubik e cominciando a farci vagare le dita.
-Che ci fai qui, comunque? Da quel che vedo non hai ferite gravi, e non mi pare ti manchino le energie-
-Secondo quegli idioti il risveglio improvviso delle mie Fiamme potrebbe aver causato una specie di shock al mio fisico- spiegò la ragazza, incrociando le braccia al petto e sbuffando infastidita –Di conseguenza, hanno ritenuto opportuno segregarmi in una stanza fino a nuovo ordine-
-E, sfiga delle sfighe, come compagno di stanza ti sono capitato io- completò per lei Rei, senza alzare lo sguardo dalle proprie mani all’opera. La sua presa si fece però più ferrea, tradendo il suo vero stato d’animo.
-E perché scusa?- chiese però Suzume, lasciando di stucco il diciassettenne.
-Tu… non hai paura di me?- sussurrò stupito, fissandola con un sopracciglio alzato.
-Il bastardo maniaco ha intenzione di uscire entro tempi brevi?-
Il moro ci mise qualche secondo a capire ce si stava riferendo a Kuroi. Scosse la testa in segno di diniego.
–Hai intenzione di farmi fuori per aver disturbato il tuo sonno o per qualsiasi altro arcano motivo?-
Negò di nuovo, non capendo dove l’altra volesse andare a parare.
–E allora perché dovrei aver paura, di grazia?-
E Rei capì.
In effetti il discorso della ragazza non faceva una piega, doveva concederglielo. La sua reazione fu l’ultima che Suzume si aspettava: sorrise, socchiudendo gli occhi e poggiando il cubo sul letto. Era bello mentre sorrideva, ad Akuira questo non era sfuggito. Arrossì quasi subito, distogliendo velocemente lo sguardo.
-Sei strana, lo sai?-
E la bionda scattò in piedi all’istante.
-Ehi!-
 
***

Lara percepì subito la lenta litania che riempiva lo spazio attorno a lei, assieme a quello strano calore che si irradiava sul suo fianco.
Cosa era successo?
Ricordava molto poco di ciò che era accaduto dopo l’esplosione della villa: solo un forte dolore al fianco, le forze che l’abbandonavano e poi il nulla. Era stata colpita da qualche detrito? O era forse possibile che qualche nemico sopravvissuto fosse riuscito a prenderla alle spalle?
“Devo svegliarmi… “ decise.
Lottò contro il senso di intorpidimento e si sforzò di aprire gli occhi, la litania che si faceva sempre più forte e chiara.
Una forte luce le invertì le pupille, costringendola a sbattere le palpebre un paio di volte prima di riuscire a distinguere almeno i contorni di ciò che la circondava: la sua stanza d’ospedale era semplice e piccola, una flebo le forniva i liquidi di cui aveva bisogno e alcuni macchinari accanto al letto monitoravano i suoi parametri vitali.
Una leggera pressione sul fianco sinistro la distolse dai suoi pensieri, facendole spostare lo sguardo: Sora era seduto su una sedia accanto al suo letto, gli occhi chiusi e le mani sul suo fianco, circondate da uno strano alone giallo. Mormorava una strana canzone, probabilmente in italiano, ed essa sembrava alimentare la luce attorno ai suoi arti4.
-Durante il combattimento contro Umi sei rimasta ferita gravemente- disse all’improvviso il quindicenne, facendo sobbalzare la rossa –Ma eri talmente piena d’adrenalina che non ti sei accorta di niente- sorrise, socchiudendo gli occhi –E infatti appena siamo usciti e ti sei rilassata, sei crollata all’istante- incrociò i suoi occhi blu con quelli di ghiaccio della ragazza –Hai perso un sacco di sangue. Probabilmente se non ti avessi soccorsa subito saresti morta-
L’espressione della giovane non cambiò.
-Non ti ho chiesto di spiegarmelo-
Sora si si lasci scappare un sorriso divertito, ridacchiando leggermente.
-Ma volevi saperlo, no?- ribatté, senza smettere di sorridere.
Ecco cosa Lara odiava più di lui: quell’atteggiamento ingenuo, quei sorrisi sempre gentili che riusciva a dispensare a chiunque senza riserva alcuna. La facevano imbestialire.
-Hai finito?- chiese acida, riferendosi alle mani del ragazzo ancora poggiate su suoi fianchi.
-Ah! S-si, scusa- si agitò il più piccolo, arrossendo leggermente: si scansò, ma il movimento fu troppo brusco e cadde lungo disteso a terra.
-Ahio…- sussurrò, massaggiandosi la parte lesa. La ragazza continuò ad osservarlo, lo sguardo affilato dl fastidio e un sopracciglio alzato.
-S-se non ti serve a-altro, io andrei-
Si inchinò, per poi fuggire velocemente dalla stanza.
“Prima fa il figo e poi balbetta… chi lo capisce è bravo”
 
***

-Papà, ti ho già detto di no!- sbottò per l’ennesima volta Ayane, stringendo convulsamente il cellulare tra le dita.
“Ayane, cerca di ragionare…”
-Mi dispiace, ma lo sai che non mi interessa ereditare l’azienda di famiglia. Non era stato già deciso di affidarla a mio cugino?-
“Non sbagli”
-E allora perché?- chiese la ragazza, stanca di quella discussione: non avrebbe cambiato idea, qualsiasi cosa avesse detto suo padre.
“Il lavoro mi tiene lontano da casa sempre più spesso. Se tu accettassi potremmo passare più tempo assieme e allora-“
-Non pensi sia un po’ troppo tardi per una cosa del genere?- sussurrò la castana, lo sguardo basso e una chiara nota di risentimento nella voce –Per anni hai fatto il menefreghista, ignorandomi. È tardi per provare a rimediare-
L’uomo dall’altro capo del telefono non rispose.
-E comunque, la mia risposta resta no. Non ora che qui hanno bisogno di me-
“È per questo che l’altra sera hai preso uno dei miei elicotteri?”
Ayane sussultò, cominciando a sudare freddo.
-C-come…?-
“Sono i miei elicotteri, Ayane. È normale che venga informato de loro spostamenti, soprattutto se è mia figlia a necessitarne uno”
La sedicenne sospirò sconfitta, sperando che il padre non chiedesse troppe spiegazioni.
-Scusa…-
“Non ti chiederò perché tu ti sia recata in Italia così all’improvviso, anche perché sospetto che non me lo dirai. Solo… la prossima volta non fare le cose di nascosto. Ti chiedo solo questo”
Alla Tempesta scappò un sorrisetto al percepire l’agitazione nella voce del padre: almeno si preoccupava ancora per lei.
-D’accordo-
“Piuttosto, vorrei che ragionassi un altro po’ sulla mia proposta prima di darmi una risposta definitiva. Puoi farlo?”
-… va bene. Ma non credo che cambierò idea- concesse, arrendendosi alla testardaggine dell’uomo.
“Grazie. Ci sentiamo presto”
-Ciao-
Ayane attaccò, per poi lasciar scivolare il cellulare nella tasca posteriore dei jeans. Si appoggiò alla ringhiera del terrazzo, il vento che le scompigliava i lunghi capelli castani e le sollevava leggermente la maglietta, lasciando intravedere le bende che le fasciavano un po’ tutto il corpo. Sospirò, alzando gli occhi al cielo.
“Mamma… cosa devo fare”
Non ricordava molto della madre, morta quando lei era ancora piccola, ma suo padre - quelle poche volte che parlava di lei - la descriveva sempre come una donna forte e coraggiosa, che fino all’ultimo aveva combattuto quella maledetta malattia che poi se l’era portata via. Quanto avrebbe voluto averla lì con lei in quel momento.
-Ayane, Ayane!-
La ragazza si girò di scatto, tentando di identificare chi l’avesse chiamata. Sussultò quando si ritrovò a pochi centimetri dal naso una palla di piume gialla, ma si rilassò qualche istante dopo.
-Hibird! Cavolo, mi hai spaventata- esclamò, cominciando ad accarezzare l’uccellino. Il canarino cinguettò, godendosi le carezze che la sedicenne gli stava facendo.
“Sta tentando di tirarmi su di morale…!” realizzò Ayane, per poi sorridere intenerita.
-Grazie piccoletto- sussurrò grata –Sei molto gentile. Al contrario di quell’insopportabile del tuo padrone-
Ciò che la castana non sapeva era che il diretto interessato si trovava a pochi metri da lei, nascosto dietro ad un muro, e che aveva sentito ogni parola.
Kyoya stava dormendo quando la ragazza era arrivata, svegliandolo col suo tono concitato mentre litigava col padre al telefono. Prese i suoi tonfa, pronto per morderla a morte, ma  l’arrivo improvviso di un SUV nero distrasse entrambi da ciò che stavano facendo - o che si stavano accingendo a fare, nel caso di Hibari. Ayane si affacciò, ma tutto ciò che riuscì a scorgere fu un uomo dalla capigliatura bionda entrare nell’edifico scortato da un manipolo di uomini in nero.
-Ma cosa…?-
 
***

-E questo è tutto…- concluse Haru, riprendendo fiato.
Shin, che l’aveva ascoltata in silenzio per tutta la durata del racconto, si accasciò sulla sedia passandosi una mano sulla faccia.
-Se non l’avessi visto con i miei occhi non ci crederei…- ammise, tentando di metabolizzare tutte le informazioni. La ragazza gli aveva appena raccontato tutto quello che sapeva sui Vongola e sulle Fiamme, senza tralasciare nessun particolare. Il ragazzo non aveva fiatato per tutta la durata del discorso, e anche ora faceva fatica a fare una qualsiasi considerazione.
-Ricordami di non sottovalutare mai quel tonno ambulante- fece alla fine in castano, ghignando leggermente –Da come lo descrivi sembra molto più forte di quel che appare-
Il viso di Haru si illuminò, mentre i suoi occhi si facevano sognanti.
-Hai ragione, Tsuna-san è così forte! E quando combatte sembra quasi un principe!-
Shin strinse i pugni, una rabbia improvvisa che prendeva il controllo del suo corpo. La ragazza non si accorse del cambiamento, troppo presa ad elogiare il Decimo Vongola per notare alcunché.
-Tsk- sputò il sedicenne, infilandosi le mani in tasca in un gesto di stizza –Tsuna-san di qua, Tsuna-san di là… ma non pensi ad altro?- sbottò, lasciando perplessa la mora.
-Kaname…-san?-
-Sai che ti dico? La prossima volta le ferite fattele curare dal tuo adorato boss!-
E se ne andò, sbattendo la porta con la gelosia che gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Haru fissò incredula la sedia dove era seduto il ragazzo fino a pochi secondi prima.
-Kaname-san… non hai capito proprio niente- sussurrò, mentre una lacrima solitaria le bagnava la guancia.
Fu il trambusto fuori dalla stanza a distrarla, portandola ad asciugarsi velocemente gli occhi lucidi con il dorso della mano.
“Cosa sta succedendo?”
 
***

Quando Tsuna aprì la porta, il quadretto che gli si parò davanti lo fece sorridere intenerito: Nikki era seduta sul suo letto, la schiena poggiata su dei cuscini e il fratello che aveva poggiato un braccio attorno alle sue spalle mentre le faceva il solletico; Sayaka osservava la scena con un ghigno stampato in faccia, e la bionda rideva a crepapelle, le lacrime agli angoli degli occhi.
-Sawada-kun!- esclamò Nikki non appena lo notò. Gli altri due alzarono lo sguardo, leggermente preoccupati.
-È successo qualcosa?- chiese la rossa, sperando in una risposta negativa che il giovane futuro boss si prodigò subito a fornirle.
-Volevo solo sincerarmi delle condizioni di Nikki- spiegò –Ma vedo che l’energia non le manca, quindi non credo ci sia di che preoccuparsi-
-Se lo capissero anche quei bastardi in camice sarebbe perfetto- borbottò la quindicenne, incrociando le braccia al petto.
Shoichi sospirò, e Tsuna gli lanciò uno sguardo da ‘punto interrogativo grosso quanto una casa’.
-Ha paura degli aghi- disse, mentre la sorella gonfiava le guance indispettita –Ha cacciato a calci in culo le ultime due infermiere che hanno tentato di farle un’iniezione. E dovevi sentire l’urlo che ha cacciato quando, svegliandosi, si è accorta della flebo!- ghignò, ricordando la scena.
 Sayaka sospirò affranta.
-Inuzuki, linguaggio- disse, mentre il ragazzo la fissava confuso.
-Fammi indovinare. Un’altra delle tue citazioni random?-
-Esattamente- rispose Nikki –Più precisamente ha citato Capitain America in Avengers: age of Ultron5- e battè il cinque all’amica, scoppiando a ridere subito dopo.
Tsuna ridacchiò, mentre Shoichi prendeva a testate il materasso mormorando ‘Perché a me?’ oppure ‘Che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?’.
A distrarli fu il rumore della porta che veniva aperta con violenza, mentre faceva il suo trionfale ingresso - alias spiaccicandosi a terra senza ritegno alcuno - un Dino Cavallone con un fiatone da far invidia ad un vecchietto con l’asma che ha appena corso 100 metri contro Bolt.
-Tsuna- esalò, tentando di rialzarsi –Abbiamo un problema. Un grosso problema-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  1. –contiene anche i punti 2 e 3, solo che non sapevo come segnalarlo quindi LOL- Solo per avvisarvi che, se volete torturare-trucidare-ridurreinstellinefilanti qualcuno, la colpa è tutta da affibbiare alla Maki u.u si, sono sempre i risultati di scleri di due idiote fangirl su whatsapp. STFU. (Più precisamente: del primo punto mi ha fornito la leggenda –anche se in un altro contesto che ora non dico che altrimenti sarebbe spoiler-, del secondo la parte-sclero di Sho e Sayaka –LOL, sto ancora rotolando-, e del terzo… più o meno tre quarti della conversazione tra l’ananas e Rise, visto che io ero entrata nel pallone con loro due -.- e il dialogo precedente tra Sayaka e Shoichi, frutto di uno dei nostri precedenti scleri. MA IL RESTO MI APPARTIENE BITCHES *la sopprimono*)

    Maki: POTETE ANCHE UCCIDERMI. Solo, se evitaste di annegarmi/bruciarmi viva ve ne sarei grata. Mi sanno di morte dolorosa, innit. Per il resto… bazooka? Bombe a mano? Veleni? Padelle? Bring it on ^^ *scrive testamento*

     
  2.  Vedi sopra
     
  3. Vedi sopra 2, la vendetta (HELP sono senza speranza alcuna)

    Maki: . . . . *se ne va rassegnata*

     
  4. Allora, little momento di spiegation (VIVA L’INGLESE MACCHERONICO FAKYEAH-): Sora, per attivare le diverse fiamme che possiede utilizza delle canzoni in latino (Lara lo identifica come probabile italiano, visto che non conosce nessuna delle due lingue e quindi fondamentalmente spara a caso). Non chiedete il perché, ma faceva figo. Sono una per ogni fiamma, più una per attivarle tutte e sette (praticamente la usa solo quando deve liberare Kuroi –NO TI PREGO QUEL TIZIO MI INQUIETA ARGH- o deve sigillare qualche rompicoglioni –ma non lo fa mai perché lui è buono inside ^^-).

    Maki: Sora è un coso carino e coccoloso. Non farebbe del male a una mosca.

    Maki: …credo.

     
  5. AJDNVDJVJKVMDMVKDVN STONY BOTTE RUSSI FIGHI E NAT E BRUCE CHE AMOREGGIANO SENZA RITEGNO ALCUNO adoro quel film (soprattutto per la Stony. Quella al primo posto) (VI HO FATTO DEGLI SPOILER ASSURDI MUAHAHAHAHAHAH)

    Maki: *ignora gli spoiler sopprimendo gli istinti omicidi verso la Gelatina* Ignorate le citazioni random di Sayaka. Non lo fa apposta… Le viene naturale.
 
 
 
 
 
 
~Little corner~
I’M BACK!
In ritardo, ma eccomi qui u.u chiedo perdono, ma ho avuto qualche problema di tipo amministrativo col poco tempo libero che ho ^^’
Prima di commentare il capitolo, piccola premessa obbligatoria: subito dopo l’esplosione della villa, appena la tensione si è sciolta sono svenuti praticamente in contemporanea Ozora, il polpo e Lara (insieme a Rei che era addormentato già da prima). Viste le condizioni dei belli addormentati, li hanno portati in tutta fretta in un ospedale italiano, ricoverando poi tutti quanti per sicurezza. Quasi tutti sono stati dimessi quasi subito, e sono rimasti ad aspettare il risveglio dei loro compagni (pucci loro).
Detto questo. UNA DELLE MIE OTP FINALMENTE INSIEME OOOOOOH YEAAAAAAH *mette gli occhiali da sole e appare sullo sfondo Miami* sto fangirlando male. Aiuto. *le tirano una padellata in testa* amo Ozo e Tsuki, non si nota? Sono bellissimi, dolcissimi e pucciosissimi, tipo mamma Suga e papà Daichi in Haikyuu *^* (chi non lo conosce è una persona cattiva. Andate a leggerlo\vederlo, reietti!)[semicit. Sayaka NdMaki] (un giorno ci scriverò un cross-over. State attenti). E gli altri? Parliamo degli altri? Sono tutti bellissimi, non ho altro da aggiungere (tranne che ho la paura assassina di andare OOC. ARGH-). E POI IL CLIFFHANGER (si scrive così? Boh.)[sì, si scrive così NdMaki]. Mi sento una persona potente ohohohohohohohoh. Alcuni capiranno cosa accade, altri no, altri sanno già e si devono stare zitti, ma saprete tutto nel prossimo attesissimo –ma anche no- capitolo!
See yay~
 
uomi_hime
 
 
 
 
 
La beta prolissa-più-prolissa-che-mai(?!).
Oh, gioia.
Oh, gaudio.
Oh, giubilo.
La dolcezza.
Il fluff.
LE OTP.
*nuota a dorso in un mare di fluff* [*affoga nel fluff* ndMarta]

*si ricompone* Scusate, Hetalia ha ucciso i pochi neuroni sopravvissuti. E la crush per quel figo di Prussia mi ha fatta definitivamente partire per la tangente
*sventola striscione ‘SAVE PRUSSIA’* [PRUSSIA DEVE ESSERE SALVATO! Cambiamo la storia gente u.u ndMarta]
. . . . . . .
Okay, ehm…
Partiamo dal fondo, facciamo gli alternativi.
OMG IL CLIFFHANGER HO ODIATO TANTISSIMO QUESTO FINALE PERCHÉ SO COSA SUCCEDE *si strappa i capelli*
Oh mi Signùr [dialetto piemontese]
A parte questo… ricordatevi di questo finale, perché è probabile che presto o tardi [più tardi che presto] avrete una strana sensazione di deja-vu. Non dico altro, perché sento già il bazooka della Gelatina puntato alla testa ah ah ah ah. [Gelatina sa. E Gelatina già ride. ndMarta]
Passiamo alle OTP. Che sono tantissime. E ci sono TUTTE, anche quelle che daranno più problemi e ne passeranno di tutti i colori prima di mettersi insieme *fissa due a caso*  Sapete che parlo anche di voi, vero?
MammaTsuki e PapàOzo [cit. Haikyuu! – se non lo conoscete, sappiate che vi troverete una Maki armata di padella e istinti omicidi da fare invidia a Hibachin sotto il letto ^^] parliamone. Sono bellissimi, mioddio, mi sciolgo. La leggenda è capitata tipo a fagiuolo(?), non so come ringraziare la mia amica per avermela detta. [Facciamole una statua. ndMarta]
Sugli altri ho poco da dire. Sono tutti stupendi, io boh.
 
Beh: alla prossima, siore&siori, se volete sapere cosa succederà. Intanto, non odiate la Gelatina e mangiatevi un bel gelato come faccio io *affonda cucchiaino nella coppetta di gelato al limone*
Adios!
Maki
 
 
P.S.: Che angolo prolisso lungo e sclerotico…
P.P.S.: PWAHAHAHAHAHAHAH DIVAGO DIBBRUTTO PINDARO MI FA UN BAFFO >_<
   
 
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