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Autore: kiara_star    08/01/2009    10 recensioni
I nostri eroi come ragazzi comuni in una realtà contemporanea. Fra cellulari, sbronze e tradimenti, affronteranno le piccole sfide di ogni giorno. (Pairing principale ZoroxSanji ma ci sono anche altri pairing) spero vi piaccia ^__^
Storia Incompleta
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Quel folle sentimento

 

- A lei signore – sorridente una ragazza dietro al bancone, gli porse le buste della spesa; Ace le prese ed uscì dal negozio. Dopo aver percorso qualche metro si sentì chiamare

- Signore, signore aspetti – si fermò e aspettò che la ragazza lo raggiungesse. Quando gli fu di fronte la moretta, poggiò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, poi si rialzò e si sistemò gli occhiali sul naso.
- Il resto, l’ha dimenticato – sospirò. Ace guardò il palmo della sua mano con i soldi e ridacchiò afferrandoli.
- Ah grazie. Mi spiace averla fatta correre fin qui per questo – le disse sorridendo. La giovane scosse la testa.
- Non si preoccupi è il mio lavoro... – poco dopo un uomo con due grossi sigari fra i denti li raggiunse.

- Che diamine combini Tashigi! Ti pare il modo di lasciare la cassa incustodita!? – richiamò senza pochi problemi la ragazza. Quest’ultima si inchinò scusandosi.

- Mi scusi capo, ma il signore aveva dimenticato il resto – Ace avvertì lo sguardo dell’uomo fulminarlo all’istante.
- Tsk... se uno è così distratto da dimenticarsi i suoi stessi soldi, non sono problemi nostri – mormorò mentre i suoi corti capelli argentei venivano smossi da una leggera folata di vento. Ace sorrise divertito incrociando le braccia sul petto.
- Beh, se tratta così i suoi clienti... mi sorprendo che ancora non abbia chiuso bottega – esclamò. L’uomo indurì il pugno dirigendosi a passo sicuro verso di lui. Immediatamente Tashigi lo afferrò per le imponenti spalle

- Signor Smoker si fermi la prego, non può picchiare un altro cliente! – bofonchiò mentre tentava di bloccarlo. Dopo aver soffiato rabbioso un po’ di fumo fra le labbra, l’uomo si fermò e abbassò il braccio senza smettere di pungere con lo sguardo il ragazzo.
- Tornatene in negozio – ordinò alla giovane.

- Ma capo...- Tashigi non riuscì a finire la frase, che gli occhi dell’uomo le ripeterono quell’ordine con più fermezza.

- Va bene, ma mi raccomando... si controlli – consigliò  prima di tornarsene dentro, lanciando un’occhiata preoccupata a quel povero ragazzo.
Ace intanto continuava a guardare divertito quello strano uomo; non aveva mai visto un bottegaio che avesse la stazza di un pugile e la delicatezza di uno scaricatore di porto (per essere gentili...)
- Non se la prenda con la sua commessa. L’ha detto anche lei, è colpa mia se...- l’uomo bloccò anche le parole di Ace.

- Taci moccioso... Te lo dico una volta sola e non te lo ripeterò più... – si avvicinò al ragazzo fermandosi solo quando i loro nasi quasi poterono sfiorarsi.

- Non giocare con me... non ti conviene – ringhiò soffiando il fumo sul viso di Ace. Dopo qualche colpo di tosse Ace tornò a sorridere.
- Ok... “capo” – non nascose un certo sarcasmo nelle sue parole. Chissà forse l’uomo non se ne accorse, oppure non volle accorgersene, fatto sta che indietreggiò annuendo soddisfatto.
- Ora si ragiona... – e studiando un’ ultima volta quel ragazzo, se ne tornò verso il negozio litigando contro un cliente che aveva parcheggiato l’auto davanti la porta del suo locale.
- Spostala idiota, prima che te la faccio rimorchiare... Mi hai sentito? Ehi è inutile che chiami la polizia... dove corri fermati!!! -
Ace scosse la testa sempre più divertito. “Ma come faceva un tipo del genere a gestire un supermarket?” pensò guardando l’uomo rincorrere minaccioso il povero cliente.

 

 

Lucci rientrò nel suo studio e ad aspettarlo, seduta su una poltrona, trovò la sua ragazza.
- Non mi risulta che avessimo un appuntamento – mormorò sedendosi dietro alla scrivania. Robin alzò lo sguardo verso di lui allungandogli delle carte.
- Cosa sono? – Lucci le prese dandogli un leggero sguardo. Era un contratto che aveva stipulato tempo fa con l’università in cui lavorava Robin.
- Che significa questo? – borbottò gettando le carte sulla scrivania. Robin sorrise scuotendo la testa.
- Mi sorprende che un tipo acuto come te non l’abbia ancora capito... significa che non vogliono più avere nulla  anche fare con la tua azienda. Sei stato fatto fuori – Lucci scattò in piedi sbattendo le mani sul tavolo. Anche Robin si alzò.
- Ho provato a farli ripensare, ma non hanno voluto sentire ragioni – la ragazza prese le carte dalla scrivania quando Lucci la fermò per un polso.
- Tu – ringhiò. Robin tirò via la mano sfuggendo a quella presa e guardandolo con disprezzo.
- Non prendertela con me, lo sanno tutti che le tue azioni sono in calo. Sei sul filo della bancarotta e non puoi farci niente – un forte schiaffo colpì il viso della ragazza. Portandosi una mano sulla guancia Robin tornò a guardare disgustata il ragazzo che serrava i denti respirando affannosamente.
- E solo questo che sai fare... Solo questo... – e lanciandogli un ultimo sguardo d’odio, uscì dallo studio sbattendo la porta.
Rimasto solo Lucci scaraventò a terra tutto ciò che c’era sulla scrivania con un grugnito rabbioso; I documenti, il computer, il telefono... la segretaria entrò nell’ufficio quando quel rumore attraversò la porta.
- Tutto bene signore? -
- Vattene! – le urlò furente Lucci, e la giovane chiuse la porta intimorita.
Maledizione, gli affari andavano sempre peggio: nessuna banca gli concedeva un prestito e ora anche questa batosta. L’università era l’unica fonte sicura, e ora aveva perso anche quella... che poteva fare ora? Suo padre non gli avrebbe perdonato un altro fallimento. Si sedette sulla poltrona affondando la testa fra le mani. Aveva provato in tutti i modi a tenere nascosto la situazione in rosso della sua azienda, ma ora non c’era più tempo; doveva trovare un modo per riprendersi, se non voleva finire col culo per terra. Prese il telefono dalla tasca
- Kaku vieni subito... no, non è successo nulla, solo sbrigati a venire – rimise il cellulare in tasca cercando di recuperare un po’ di calma. Non tutto era perso, c’era ancora l’incontro con Cutty Flam, e chissà che se questa non sarebbe stata la svolta decisiva per rimettersi in sesto.

 

 

- Sono a casa – annunciò Ace chiudendo la porta, ma non sentì la solita voce gasata di Rufy riceverlo. Poggiò le buste della spesa sul tavolo della cucina e iniziò a chiamare il fratello, senza ricevere alcuna riposta. Vide che c’erano diversi messaggi in segreteria e pensò che forse qualcuno era di Rufy.
- Rufy sono Kevin, senti domani passa da me che ti faccio leggere un manga troppo bello!!! Non mancare! – sospirando passò al messaggio successivo.
- Ciao fratellini  sono Makino... ehi Makino lascia parlare anche me! Ragazzi sono Shanks come butta? Noi siamo su una splendida barca alle Barbados, il mare è una favola  e ci sono dei pesci enormi! Pensate che alcuni sembrano degli strani incroci di bestie, ce ne è uno che... piantala con queste sciocchezze  Shanks! Uff... allora ragazzi statemi a sentire, io torno fra qualche settimana, mi raccomando non distruggete la casa e... Shanks lascia stare quell’affare!!!  Shanks!!! – fine messaggio. Ace si passò una mano sulla testa guardando il calendario e costatando che Makino aveva lasciato lo stesso messaggio anche diverso tempo prima. Va bè sembrava felice, quindi non aveva di che preoccuparsi anche se non vedeva l’ora di riabbracciarla. Il resto dei messaggi riguardava qualche vicino che si lamentava per gli schiamazzi notturni e Nami che litigava contro Rufy perché aveva dimenticato qualcosa, ma fu l’ultimo che catturò il suo interesse.
- Rufy sono Franky, senti sai dove possa essere finito Zoro? Sono due giorni che non torna  a casa e io... bè, non so più dove cercarlo. Ho provato a chiamarti sul cellulare ma non eri raggiungibile. Se sai qualcosa fammelo sapere. E mi raccomando, non dire nulla a Sanji... si preoccuperebbe inutilmente. Ciao -



- No Rufy! Ti ho detto che non mi va! – borbottava Sanji. Rufy sospirò e prese una palla dal cesto
- Andiamo è facile: basta che prendi la mira... carici il braccio e... tiri! – e lanciò la palla contro un manichino colpendolo alla testa, che si reclinò all’indietro.
- Complimenti signore... ecco il suo premio – l’uomo della bancarella gli allungò un piccolo peluche a forma di renna.
- Wow che carino! Ha pure un buffo cappellino rosa – ridacchiò il ragazzo guardando da ogni angolazione il premio. Sanji gli buttò un’ occhiata veloce e poi scosse la testa.
- Ma da quando le renne hanno il naso blu?... tsk, andiamo che sciocchezza...- e con le mani in tasca iniziò a camminare. Rufy gli andò dietro sospirando.
- E dai Sanji, io ti ho portato qui per farti divertire e tu sai solo lamentarti – borbottò tirando le orecchie della piccola renna. Sanji lo guardò con la coda dell’occhio. In fondo aveva ragione; certo il Luna Park non era il posto che faceva per lui, ma le sue buone intenzioni non erano in dubbio.
- Scusa Rufy... che ne dici di un po’ di zucchero filato per farmi perdonare? – gli occhi di Rufy si illuminarono come quelli di un bambino; eh già, a volte era davvero un bambino.

Si sedettero su una panchina e mentre il ragazzo divorava la stecca con la nuvola zuccherata che l’avvolgeva, Sanji si ritrovò a rigirare fra le mani il piccolo peluche. Certo era davvero buffo.
- Lo regalerai a Nami? – chiese. Rufy scosse la testa.
- Non dire sciocchezze...- esclamò. Sanji pensò che in effetti era vero, Nami era un po’ troppo grande per un peluche e poi era più il tipo da gradire gioielli e capi firmati.
- Lo terrò io! Mi piace troppo! – ridendo Rufy infranse tutte le ipotesi del biondo che si ritrovò a sorridere divertito. Meno male che c’era lui a tirarlo su di morale, anche se non poteva fare a meno di pensare a Zoro. Quasi temette di sognare quando sentì una voce avvicinarsi
- Ah sei qui – alzò gli occhi trovandosi davanti il volto ambrato del ragazzo.
- Zoro – sospirò alzandosi dalla panchina e guardando il ragazzo. In una mano teneva una bottiglia di birra, almeno così sembrava, mentre gli occhi erano nascosti dietro a delle lenti nere.
- Non pensavo di incontrarti qui – aggiunse Sanji sorridendo appena. Zoro fece una leggera risata per poi lanciandogli contro la bottiglia. Il vetro sfiorò i capelli biondi del ragazzo per poi schiantarsi verso l’albero alle sue spalle. Sanji rimase pietrificato da quel gesto mentre Rufy si era alzato dalla panchina.
- Zoro sei impazzito?! Volevi ucciderlo? – gli urlò. Di tutta risposta il ragazzo tornò a ridere.
- Ma guarda che bell’amico... ora lo difendi pure? Beh è normale, visto che si sbatte tuo fratello – Rufy si fiondò ad afferrarlo per il chiodo di pelle sbattendolo a terra. Solo quando gli fu così vicino, avvertì l’odore dell’alcol impregnargli anche i vestiti.
- Non dire cazzate Zoro – sibillò tenendolo fermo con le spalle a terra. Il ragazzo provò a toglierselo di dosso, ma nonostante l’aspetto magro, Rufy era davvero forte.

- Rufy non fare l’idiota... lasciami andare -
- E perché dovrei farlo? Così potresti rifiondarti a bere? – Zoro rise ancora.

- A bere....- mormorò allungando le braccia a terra. Rufy si fermò allentando la presa su di lui, quando si accorse che Zoro non faceva più resistenza.
- Ma che ti è preso...- sospirò. Il ragazzo a terra girò la testa dall’altra parte mentre dei passi si avvicinarono.
- Lasciaci soli - Rufy si voltò verso Sanji.

- Ma Sanji...-

- Tranquillo... lasciaci soli – cercando di fidarsi del suo amico, Rufy si alzò da dosso al ragazzo che però rimase steso a terra. Sanji gli fece segno di allontanarsi, e lui lo fece facendo allontanare anche le persone che avevano iniziato ad accalcarsi curiose attorno ai ragazzi.

- Non ho nulla da dirti – borbottò Zoro continuando a non muoversi da quella posizione. Sanji si sedette accanto a lui.

- Io si però..- sospirò. Zoro si morse un labbro chiedendosi perché non riusciva ad andarsene, forse era vero che aveva bevuto troppo.  

- Quello che ho fatto non lo posso cancellare, anche se lo vorrei... credimi lo vorrei tanto – il biondo si fermò un secondo quando sentì un nodo stringergli la gola. No, non poteva lasciarsi andare; non ora che aveva l’opportunità di dirgli quello che provava.
- Ace è stato importante per me, non lo nego, anzi forse è stata la persona più importante che abbia mai avuto... almeno finché non ti ho incontrato – si voltò verso il ragazzo, di cui poteva vedere solo la nuca, dato che il suo viso era rivolto dall’altra parte.
- Zoro io... io non so come dirtelo... cazzo sei l’unica cosa di tutta la mia vita di cui non potrei fare a meno. Sei l’unica persona che sia capace di farmi sentire così e io... io non riesco neanche a respirare se penso a quello che ti ho fatto.. sono stato un bastardo.. e tu forse... anzi sicuramente tu.. tu non meriti un coglione come me – per quanta forza si era fatto, non era riuscito ad impedire alle lacrime di scendere. Si spinse una mano sugli occhi cercando di contenere i singhiozzi.

La musica delle giostre risuonava nell’aria e camuffava, anzi nascondeva completamente, il pianto di Sanji. Il cielo rossastro del tramonto si mescolava con le luci festose che si riflettano nelle lenti nere di Zoro che strinse forte i denti. Faceva male quello che gli aveva fatto, ma faceva più male sentirlo piangere in quel modo. Perché? Perché il dolore di un’altra persona faceva scomparire all’istante il suo?
- Nella tasca della mia giacca... – le sue parole fecero voltare nuovamente Sanji verso il ragazzo.

- Nella tasca c’è una siringa con una dose di eroina – il biondo sgranò gli occhi piegandosi sul corpo del ragazzo e afferrandogli la maglia.
- Cazzo Zoro dimmi che non l’hai fatto? – i loro volti si incontrarono.

- Avanti dimmi che non l’hai fatto Zoro – urlava Sanji cercando di scuoterlo; inutilmente, perché le mani gli tremavano, così come la sua voce e come qualsiasi fibra del suo corpo. Lentamente Zoro si tolse gli occhiali che avevano celato fino ad allora due occhi rossi e gonfi.
- Prendila – gli disse senza mostrare emozioni. Le mani tremanti del ragazzo presero dal taschino della giacca una bustina.

- Questa è...- balbettò agitato. Zoro scosse la testa tornando a posare la nuca a terra e fissando il cielo

- Avrei voluto farlo. L’ho guardata  e riguardata mille volte... ma ogni volta che stringevo il pugno e avvicinavo l’ago alla mia vena... beh ti sembrerà ridicolo... ma pensavo a te – gli occhi di Sanji si posarono lucidi sul viso di Zoro.
- Mi dicevo, “se lo faccio Sanji che dirà...” – sorrise. Poi si coprì gli occhi con una mano mentre la voce tradì qualche singhiozzo
- Non sai quanto ho provato ad odiarti... cazzo c’ho provato davvero, ma non ci riesco... non riesco ad odiarti e questo mi fa sentire così.. così idiota – i denti di Sanji strinsero forte il suo labbro mentre le lacrime tornarono a bagnargli il volto. 

- Non posso perdonarti però.. non ora... ancora – la voce di Sanji spezzò le sue parole.
- Aspetterò... aspetterò finché vorrai. Aspetterò Zoro... non preoccuparti io.. io ti aspetterò...- lentamente Zoro tolse la mano dai suoi occhi per vedere il biondo stringere i denti e serrare gli occhi tentando inutilmente di fermare le lacrime che scendevano copiose sulle sue guance.

Si alzò da terra e quasi come non fosse stato il suo corpo, lo avvolse fra le braccia. Sanji sgranò gli occhi per poi afferragli le spalle e stringerlo forte.

- Ti amo più della mia vita – singhiozzò il biondo stringendolo sempre più forte.
- Non ce la faccio senza di te... mi manchi da morire... - Zoro sentì le lacrime del ragazzo bagnarlo. Avrebbe voluto dirgli quanto lo amava anche lui, ma c’era sempre quel dannato orgoglio che lo frenava, quel dannato orgoglio che era anche più forte del dolore stesso. Ma forse c’era qualcosa che riusciva a battere il suo orgoglio, ed era quando lo teneva fra le braccia ed il cuore gli batteva forte che lo capiva. Come in quel momento, in cui tutto il resto scompariva, e non c’era altro che quel folle sentimento che tanto aveva represso, ma che ora era l’unica cosa che aveva valore.
- Ti amo – un leggero sospiro, nulla di più. Due parole, che non avevano bisogno di altro.

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 


Che dire, ho adorato questo capitolo e spero di essere riuscita a trasmettervi le stesse emozioni che ho provato io scrivendolo  ^^

Come sempre non so come ringraziarvi per il vostro sostegno, siete veramente fantastici, ed io sono davvero onorata e lusingata per tutti i vostri complimenti
U///U  mi fate sempre commuovere T^T

Beh alla prossima gente, lo scontro Franky-Lucci si avvicina ^-*
Kiss kiss  Chiara

 

P.S. lo so che Smoker bottegaio è un po’ insolito, ma che dire, mi faceva troppo sorridere  l’idea XD

  
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