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Autore: LadySissi    06/06/2015    2 recensioni
Al bordo di una piccola piscina, su una sedia a sdraio a righe bianche e blu, una ragazza con un caschetto di capelli bruni, un costume vintage e grandi occhiali da sole leggeva con aria svogliata. Pansy Parkinson sbuffava, scorrendo rapida le notizie del Profeta e sorseggiando il suo the al limone.
Era già la fine di agosto: mancavano quattro giorni all'inizio di settembre, alla riapertura della scuola ed al suo quinto anno.
(George/Pansy)
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cho Chang, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, George Weasley, Pansy Parkinson | Coppie: Cho/Harry, Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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NOTA AUTORE: Ciao carissimi lettori, come va? Oggi, vi dirò, io sono un po' stravolta. Sono reduce dal mio (ennesimo) saggio di danza di ieri sera. Attualmente sono molto soddisfatta perché è andata alla grande, ma anche un po' malinconica perché un altro spettacolo è passato ed un altro anno è finito. E voi come state?
Poche parole su questo capitolo: mi sono divertita da morire a scriverlo, riguarda una parte dei libri che adoro, e spero tanto che piaccia anche a voi.


(Da “Firework”, di Katy Perry)

Ti senti mai come una borsa di plastica,

oscillante al vento, volendo ricominciare?

...ti senti mai come se fossi già sepolto?

Urli da 6 piedi sotto terra,

ma nessuno sembra sentir niente.

 

Questa volta, purtroppo, era davvero finita. Il tradimento di Marietta e le assurde giustificazioni di Cho avevano fatto irritare Harry ancora di più. Egli si sentiva profondamente deluso dalla ragazza: in fondo, Marietta aveva tradito tutti, lei compresa, e lei si ostinava a dire che si era trattato di un errore come tanti. Forse era davvero un egoista: lei, sicuramente, in quel momento, lo stava pensando. Non era stato capace di starle vicino in un momento difficile e di sostenerla come avrebbe voluto. Ma non era neanche del tutto colpa sua, né di Cho. Il problema era molto più profondo: quei sentimenti che entrambi si erano illusi di provare sembravano svaniti nel nulla. Già non gli sembrava più vero di aver camminato con lei sotto la neve il giorno di San Valentino e di aver passato quegli imbarazzanti momenti nel caffé con lei. Ma perché l'aveva fatto? Che cosa gli era sfuggito, ancora una volta?

Aveva solo bisogno di qualcuno che gli potesse stare vicino...qualcuno diverso dai suoi amici, che si aspettavano anche troppo da lui e, a volte, gli stavano vicino in modo oppressivo. A volte, per quanto ad Harry costasse ammetterlo, si sentiva solo in mezzo a loro due. Sembrava che un filo invisibile li legasse, entrambi, e che lasciasse fuori lui. Ma era probabile che fosse solo l'infanzia più serena di entrambi e la consapevolezza di un diverso destino. Sia lui che Cho avevano passato dei brutti momenti, e l'avevano fatto insieme. Ma, certo, questo non era, né sarebbe bastato ad unirli più profondamente...! Ci sarebbe voluto qualcos'altro. Qualcosa che, Harry ne era certo, egli non aveva ancora afferrato. Magari non mancava molto... chi l'avrebbe mai detto! Intanto, però, lui si sarebbe sentito di nuovo solo, con una lotta contro la Umbridge da portare a termine e sempre più dubbi, paure e sogni inquietanti.

 

Sai che c'è ancora una chance per te,

perché c'è una scintilla per te,

devi solo accendere la luce e lasciarla brillare,

...solo riempi la notte, come il 4 luglio.

 

Quella serata sembrava promettere bene: in cielo non c'era una nuvola e si vedevano perfino le stelle. La primavera era nell'aria, persino in Scozia. Si poteva sentire un profumo di erbe aromatiche, e la pioggia del giorno prima ne aveva reso l'odore più intenso. Su una panchina del cortile, Daphne e Blaise si stavano riservando un momento per sé. La biondina aveva l'aria un po' preoccupata e si stava sfogando con il ragazzo.

“Vedi, non so come potrà andare. Anche se io e mia sorella non abbiamo questo gran rapporto, non posso fare a meno di pensarla. È piccola... è appena al terzo anno!”

“Ehi, smettila! Non mi sembra che tu fossi proprio un angioletto, due anni fa... ti divertivi già parecchio con feste e quant'altro!”
“...ma è proprio questo il punto! Lei non è mai stata estroversa come me e papà. Lei è più simile a mamma, è riservata e anche un tipo un po' all'antica. Per questo non mi spiego come abbia potuto scegliere uno come Malfoy...!”

“Dai, Daph, calmati. Per quanto io non sia mai stato granché in confidenza con lui, sai meglio di noi che le sue frequentazioni si riducono a noi, i suoi due scimmioni e qualche altro compagno di Casa. È meno testa calda di quel che potrebbe sembrare. È un po' volubile e indeciso, questo sì, te lo concedo: ma non è detto che debba essere un difetto, se a tua sorella piace.”
“...Come parli bene, eh!! Mi hai quasi convinto, sai?”

“Eeeh, modestamente! Sai di esserti fidanzata con un incantatore, vero?!?”
“Purtroppo sì” concordò Daphne, baciandolo. “ E comunque sai, il punto è che deve avermi impressionato vedere come Pansy ha sofferto, anche se la loro è stata una normalissima storia, e non ha avuto neanche un epilogo proprio tragico: hanno tentato di rimanere amici. Beh, ci stavano riuscendo, fino a poco fa.”
“Sì, ho saputo della loro lite. Io, per quanto mi riguarda, sto dalla parte di Pansy. Lui si meritava ogni parola.”
“Già... anche se stento a credere che lei abbia fatto tutto questo per difendere Weasley!”
“...e perché mai? Io non mi stupirei. Okay, lui è eccentrico, immaturo, casinista... e anche un po' pezzente e malvestito, volendo dirla tutta. Ma le tiene testa e la fa sorridere, ed è quello di cui ha bisogno, no?”
“Sempre più saggio, amore mio!” lo prese in giro la ragazza.

“Bene, benone. Adesso che abbiamo parlato un po' ti senti più tranquilla o...”
BOOM!!

I due ragazzi urlarono in contemporanea, quindi si guardarono, pieni di spavento. Che era successo? Una bomba era scoppiata all'interno della scuola?

Tre secondi dopo, ebbero la risposta, quando videro tre girandole d'oro roteare in cielo e poi fondersi in una fontana violetta, che scese illuminando tutta la Torre di Astronomia.

“...Fuochi d'Artificio?!?”
 

“Wow, Fuochi d'Artificio, pensa un po'...” fu l'ironico commento della professoressa McGranitt, ancora seduta in Sala Grande, con la sua tazza di caffé lungo ed i suoi biscotti allo zenzero. “Non ci vuole molto a capire di chi sia stata l'idea. Tu che ne dici, Filius?” chiese al professore di Incantesimi, seduto accanto a lei. “Mah... i gemelli Weasley?!?” rispose quello, ridendo.

“Che cosa facciamo con la Umbridge, Minerva?” chiese la professoressa Sprite, seduta di fronte. “Ma che domande” rispose lei. “Mi sembra naturale, no? Niente.”

 

Pansy era paralizzata ed in preda al panico. Era di ritorno da una delle sue ronde come Prefetto, quando aveva sentito quel rumore tremendo. Che cos'era esploso? Il pavimento aveva tremato. Si affacciò alla finestra e vide dei lampi di luce; si avvicinò per vedere meglio, ma, in quel momento, si sentì chiamare. “Ah-ah! Ecco dov'eri!”
George, con un sorrisone che era, come minimo, sospetto, camminava verso di lei come se niente fosse. “Che c'è da sorridere?!? Mi è venuto un colpo!! Ma che succede?!?” “Eh Pansyna” rispose lui “guarda meglio fuori dalla finestra!”

Pansy si sporse e vide, con chiarezza, moltissimi fuochi d'artificio che riempivano il cielo. Voltandosi, vide che un drago fiammeggiante stava percorrendo il corridoio a velocità spaventosa. Urlò spaventata, e si calmò solo quando vide che il drago si era arrotolato formando una palla argentea che poi si era dissolta.

“Avete fatto esplodere le vostre scorte nel castello?”
“Beh, perché no?”
Perché no?!?” gli fece eco Pansy, furibonda. Quel cretino doveva sempre farla preoccupare. “E per quale arcano motivo avresti fatto tutto questo?”
“Per fare una sorpresa a te, tesoro mio!” le rispose George con la migliore faccia da schiaffi del suo repertorio.

“Ah, che carino. Però non ti credo. In realtà...?”
“In realtà, questa è la fase Uno del piano contro la megera. Te ne avevo già parlato!”
“Sì, ok. È che non mi aspettavo questo, ecco.”
E, inaspettatamente, scoppiò a ridere.

“Guardala, guarda il Prefettino! Non riesci più a smettere di ridere, eh?!? Dai, vieni con me! Festa nella nostra Sala preferita, ricordi?!?”

 

perché baby, sei un fuoco d'artificio

vieni, mostra loro il tuo valore

falli dire “oh, oh” mentre attraversi il cielo

è sempre stato dentro di te

ora è tempo di mostrarlo

 

Inutile dire che l'arrivo di George con Pansy fu accolto da una serie di schiamazzi che resero la festa, se possibile, ancora più casinista. Chiaramente il segreto su chi fosse stato l'autore di un così memorabile scherzo era durato poco più di tre secondi. Serpeggiava un'allegria generale, come non si vedeva da quando Silente aveva lasciato la scuola. Ed era proprio il caso che la festa iniziasse.

 

Molte ore dopo, quando ormai tutti gli studenti, dopo essersi complimentati con i gemelli ed essersi scatenati nelle danze, avevano preso la strada del Dormitorio, Pansy e George erano rimasti soli nella Sala Comune di Serpeverde. Ormai la ragazza non si preoccupava più delle occhiate stupite e dei risolini che le era capitato di udire; e poi, a quell'ora non c'era più nessuno.

“Eeeh, che serata meravigliosa” commentò George, sdraiandosi su un divanetto.

“Già, per una volta sono d'accordo” rispose la ragazza.

“Ti confiderò una cosa” disse il ragazzo, sorridendole “se io e Fred abbiamo veramente fortuna con i nostri Tiri Vispi, ci piacerebbe fare un viaggio da qualche parte... che ne so, qualcosa di avventuroso e non troppo vicino! Con la nostra famiglia non siamo mai usciti dall'Inghilterra, a parte quella volta in Egitto!”
“Davvero? Che bella idea! E dove vi piacerebbe andare?”
“Mah...è tutto un sogno, però... sarebbe forte l'America babbana. Sembra spettacolare! Tu ci sei stata?”
“No, in realtà anche io sono rimasta in Europa. Ho visto l'Italia, poi Parigi e la Francia, la Germania e...nient'altro, ad essere sinceri. Come vedi, neanche io ho girato tantissimo!”
“Se potessi scegliere un posto qualunque dove fare un viaggio, cosa vorresti vedere in questo momento?”
“...Mi cogli un po' impreparata, sai?” disse Pansy, dubbiosa.

“Dai! Non dirmi che non fantastichi mai sull'andartene via da questa landa grigia e nebbiosa!”

“Ma a me piace questa landa grigia e nebbiosa! Per me è sempre difficile lasciare un posto dove sono abituata a vivere. Anche se poi in viaggio mi diverto, lo ammetto.”
“E quindi, che cosa potrebbe piacerti più di questa piovosa, erbosa e tanto amata Scozia?” la prese in giro lui.

“...Mah...Barcellona?” ammise infine Pansy, con titubanza. “Non per altro” si affrettò ad aggiungere “ma credo perché me l'ha messo in testa Daphne. Sai, mi ha fatto una testa tanta con le costruzioni colorate di Barcellona, e l'architettura rivoluzionaria... sai che lei vive per queste cose!”

“...Ma dai? Daphne, la tua migliore amica? Quella che va in giro per la scuola in decolleté e guarda con aria schifata ogni ragazzo con la divisa in disordine... in privato si macchia le mani con matita e china?”
“Sei libero di non crederci, però è così!”
“Pazzesco! ...Barcellona, dunque, eh?”
“Ma non solo! Diciamo la Spagna in generale, ecco. Dev'essere un posto affascinante... e caldo, ancora di più dell'Italia! Sai che l'ideatore della Cattedrale di Siviglia probabilmente era un Mago che si era nascosto tra i babbani per sfuggire alle persecuzioni alla magia del Medioevo? … Me l'ha raccontato...”
“...Daphne, che domande!” concluse lui, ridendo.

 

Parlarono ancora un po' sui divanetti, finché Pansy, tutto d'un tratto, sentì un'improvvisa stanchezza. Chiuse gli occhi un po' e, come previsto, si assopì quasi subito... e, tre secondi dopo, si sentì tirare per le gambe.

“Eddai! Lasciami dormire!” mormorò in direzione del ragazzo.

“Che cosa? Tu sei qui con me e dormi?!?” le rispose George, con un tono fintamente offeso che lei conosceva fin troppo bene.

“Beh... ripensandoci, credo che prenderti un po' a cuscinate mi farebbe stare meglio!” disse la ragazza, cominciando a colpire George con il cuscino verde che, fino a un momento prima, stava sotto la sua testa.

“Ahi! Ahi! Ahi! Mi fai male...! Guarda che se non la smetti sarò costretto a farti il solletico!”
“No!!” si spaventò Pansy. Temeva il solletico quasi più di ogni altra cosa. Cominciò a correre per la stanza, salendo e scendendo dalle poltroncine e rovesciandone metà, ovviamente inseguita dal suo ragazzo, che faceva il triplo del baccano che faceva lei. Per sommo di sfortuna, inciampò nel tappeto, e, tempo mezzo secondo, si ritrovò addosso il ragazzo, con tutto il suo dolce peso, che le faceva il solletico.

“Ahahah!! No smettila! Dai!” cercò di ribellarsi Pansy, colpendolo di nuovo con il cuscino.

“...Bene, bene. Ci divertiamo qua, a quanto pare.” Il tono gelido di quelle parole fece scendere una valanga ghiacciata sulla schiena di Pansy. Lei sapeva a chi apparteneva quella voce.

Con una candela in mano, una lunga veste nera, i capelli sul viso e uno sguardo ancora più tempestoso e inferocito del solito, il professor Piton stava immobile sulla porta. Pansy ci mise un attimo a realizzare che se ne stava sdraiata a terra nella sua Sala Comune, con un Grifondoro, in una posizione imbarazzante, tutta avvolta nel tappeto e con in mano un cuscino. Complimenti, Prefetto!

“Professore, non si preoccupi! Stiamo benissimo!” disse George, in un disperato quanto inutile tentativo di far ridere il docente più severo e serioso di tutto il mondo.

“Vedo, Weasley” gli rispose Piton, con un tono che faceva quasi paura. “Anche troppo. Cinquanta punti in meno per il fatto che non sei nella tua Casa, per schiamazzi notturni e per la tua arroganza che peggiora di giorno in giorno. E dieci punti in meno a te, Parkinson, per esserti prestata alle iniziative del tuo degno compagno. Adesso aria! Se tra cinque minuti vi trovo ancora qui, finirete in punizione per un mese!!”

Quindi, lanciato un ultimo sguardo di disprezzo in direzione della camicia sgualcita di George, il professore si allontanò.

“Wow, non è andata poi così male, no?” commentò il ragazzo. “Non mi ha messo in punizione! Beh, chiaramente perché c'eri tu. Voi Serpi siete i suoi cocchi!”
“Oh, ma piantala!” gli fece eco Pansy. “E comunque sarà meglio che tu te ne vada davvero.”
“Ogni tuo desiderio è un'ordine, Pansyna. Fammi sapere poi quando ci troviamo per rifarlo!”
“Ooh, detto così sembra quasi una cosa porno, sai?”
“Ma lo è, mia cara! Ammettilo, che ci hai pensato!”
“...beh, con Piton che ci guarda, poi...il mio ideale di sogno erotico! Buonanotte, Weasley!” rispose la ragazza andando in Dormitorio. Senza riuscire a smettere di ridere, ovvio.

 

  
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