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Autore: StewyT    07/06/2015    3 recensioni
“Fiorellino? Fare la doccia da soli non ha più senso. Vieni qui, avanti”
“Un attimo, Magnus. Sto cercando quel maledetto aggeggio”
“Cosa?” urlò Magnus dal bagno.
“Il mio maledetto cellulare”
“Prendi il mio. È nel primo cassetto del mio comodino. Fa presto, su!”.
Provò a cercare il suo nel primo cassetto del comodino.
Com'è che si dice? Quando meno te lo aspetti il destino colpisce.
Alec trovò il cellulare nel cassetto, ma anche una lettere indirizzata proprio ad 'Alexander Gideon Lightwood'.
Prese la busta avorio con le mani che gli tremavano; la scrittura era quella di Magnus indubbiamente, quindi non poteva essere niente di male.
“Hai fatto?” urlò il ragazzo dal bagno.
“Un minuto e arrivo”
Era giusto o meno impicciarsi dei fatti di Magnus? Non lo era, lo aveva capito da tempo ma quella busta aveva sopra il suo nome quindi era suo diritto e dovere leggere il suo contenuto!
Si sedette sul letto -che si sarebbe ovviamente macchiato d'oro e blu – e aprì la bustina con le mani che gli remavano come non mai.
"Caro Alexander..."
Missing Moment Città del fuoco Celeste-Destino. Ultimo capitolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Perchè forte come la morte è l'amore.


 
Tutta colpa di Magnus.
Missing Moment Città di cenere Capitolo 4

«Hai qualcosa sul collo» osservò.
La mano di Alec guizzò alla gola. «Che cosa?»
«Sembra il segno di un morso» disse Jace. «Ma che cosa hai fatto fuori tutta la notte?»
«Niente.» Rosso come un peperone, la mano ancora serrata sul collo, Alec si avviò lungo il corridoio, seguito da Jace. «Ho fatto una passeggiata nel parco. Ho cercato di chiarirmi le idee.»
«E ti sei imbattuto in un vampiro?»
«Cosa? No! Sono caduto.»
«Sul collo?»


Aveva evitato Jace per gran parte della mattinata, scappando di qui e di lì, uscendo a fare commissioni, leggendo scartoffie che normalmente gli facevano venire il voltastomaco, lucidando così tante spade angeliche che nessuno nell'istituto avrebbe avuto bisogno di farlo per i prossimi cento anni. Aveva persino dovuto mangiare una delle schifezze preparate da Iz per pranzo perché era l'unica cosa che era riuscito a prendere dal bancone della cucina prima che Jace entrasse! Si poteva vivere così? La risposta era una: no.
E tutto a causa di un... succhiotto!
Quella notte non aveva dormito per niente, e il sonno iniziava a farsi sentire; Alec si trascinava per il corridoio dell'istituto verso la sala allenamenti, dove sperava di non incontrare Jace, ma ovviamente dove poteva essere se non lì? Quando aveva dei problemi si rifugiava sempre in sala per sfogarsi prendendo a pugni un sacco o lanciando spade al muro, il biondo. Alec sospirò e spinse leggermente la porta, entrò con il suo arco nella sala illuminata dalla parete di finestre e salutò il suo Parabatai con un cenno, sperava che non parlandogli, e dandogli poco conto l'altro non avrebbe fatto allusioni al suo 'morso' ma evidentemente non sarebbe mai andata a finire in quel modo.
Si avviò verso un piccolo mobile dove erano riposte alcune scorte di frecce, e iniziò a prenderne qualcuna. Gli piaceva sfogare il nervosismo infilzando quell'enorme sacco rosso oppure la parete di legno con le proprie frecce.
«Alec?» Jace lo chiamò, e Alec pregò in aramaico che non continuasse come pensava.
«Sì?»
«Tutto okay? Sei...strano»
«Sono stanco». No, gliela stava servendo proprio su un piatto d'oro, altro che d'argento.
«Già. Non hai dormito stanotte, no?».
Scosse la testa e si passò una mano sugli occhi.
«Come mai?»
«Ero nervoso»
«Spero che dopo la passeggiata questo nervosismo sia scomparso..» ridacchiò malizioso e Alec si girò per non mostrargli le labbra contratte in una smorfia di rabbia.
«Già» sospirò e si avvicinò al sacco.
«Alec?»
«Sì?» voltò il capo verso Jace, ma sarebbe stato meglio non farlo.
«Ti va un corpo a corpo?» lo guardò con aria di sfida, sfilò via la sua maglietta e gli sorrise. Alec arrossì tremendamente e provò a tenere gli occhi lontano dal fisico scolpito di Jace. 'Pensa ad altro, pensa ad altro' continuava a ripetersi. Aveva avanti solo il... suo Parabatai!
«Oh avanti, di cosa hai paura? Non ti farò troppo male, promesso!» disse guardando l'espressione sul suo viso.
Alec si morse il labbro inferiore e si girò di nuovo verso il sacco. Improvvisamente gli era sembrato più sexy e invitante di sempre, sembrava dicesse 'Avanti Alexander, affonda le tue frecce nella mia morbidissima pelle rossa; distruggi tutte le piume che mi compongono!' e non gli sembrava per niente giusto non degnare di attenzione quel povero sacco!
«Uhm preferirei tirare un po' con l'arco» sussurrò massaggiandosi le tempie.
«Oh, avanti, di cosa hai paura?!»
«Di cosa potrei mai avere paura?» chiese voltandosi verso Jace. Se c'era una cosa che gli faceva rabbia, in quegli ultimi giorni, quella era l'arroganza di Jace nelle frecciatine che gli lanciava.
«Puoi tenere la maglia» disse ridacchiando. Alec alzò un sopracciglio.
«Avanti Alexander so che hai paura che io possa vedere altri di quei... segni. Ma so che sei caduto stanotte, quando sei uscito per schiarirti le idee, quindi non c'è da preoccuparsi»
«Non mi preoccupo. Esercitati col sacco, dopo quando avrò finito con il mio arco faremo tutti i corpo a corpo che vuoi»
«È un invito, Alexander Lightwood?»
Alec arrossì e si girò verso il sacco; sì, ad occhio è croce era della sua stessa tonalità.
«No, Jontahan Wayland. O forse dovrei chiamarti Morgenstern?».
Quando voleva anche il tenero Alec riusciva a risultare cattivo. Stava imparando! Il ghigno dal viso di Jace scomparve, ma sarebbe ricomparso presto.
Il cacciatore dagli occhi blu impugnò il proprio arco; era così leggero e bello da sembrargli un'estensione del proprio braccio. Si fidava quasi di più dell'arco e delle sue frecce.
Prese una freccia, guardò il cuscino, si concentrò.
Cuore, cervello, gambe, torace... cosa?
Cuore!
Puntò verso il c entro della figura, dove il sacco presentava un cerchietto nero, chiuse un occhio e quando fu certo di aver preso perfettamente la mira scoccò la prima freccia che andò esattamente dove aveva deciso. Sorrise soddisfatto.
Sentì una presenza alle proprie spalle ma non si mosse; forse ignorando Jace sarebbe scomparso.
«Bel tiro, complimenti»
«Hai già finito di esercitarti?»
«Non mi serve mica esercitarmi? Ti sconfiggerei comunque a corpo a corpo, soprattutto adesso che sei acciaccato...»
«Per fortuna che noi cacciatori abbiamo te!» rispose a tono occhi blu.
«Già. Come fareste in questo istituto senza di me? Iz ai fornelli, tu che inciampi nei tuoi stessi piedi... Poveri voi!» il biondo sorrise beffardo, mentre il bruno sospirava; aveva una grande pazienza, e menomale!
Prese un'altra freccia e puntò verso il collo, lì doveva aveva quel morso.
Maledetto Magnus! Benedette le sue labbra!
Scoccò la freccia e questa si ficcò proprio dove aveva stabilito.
Sospirò e prese una nuova freccia.
«Oh guarda, hai scoccato proprio nel punto in cui ti sei fatto male»
«Già» sbuffò Alec.
Puntò verso il cervello, dopo; quanto avrebbe voluto spegnere quello di Jace per un solo minuto. Proprio nell'esatto momento in cui lasciò andare la freccia Jace pronunciò un simpaticissimo
«Ti fa male? Guardalo! Povero il mio Parabatai» che lo fece sbandare; la freccia si ficcò nel pannello di legno sopra la figura alta un metro e ottanta.
«No» sbuffò. Prese un'altra freccia e la diresse di nuovo verso l'alto; nuovamente Jace lo interruppe.
«Vuoi che ti faccia un iratze per eliminare tutti i dolori della caduta?»
Altro che dolori della caduta! Se avesse continuato così Jace si sarebbe dovuto far curare da un fratello silente!
Un'altra freccia, un'altra battuta deficiente.
«Che poi quante capriole hai fatto per avere un livido SUL COLLO?»
«Oh per l'Angelo Jace!» Alec si girò verso il Parabatai e lo guardò con odio. «Puoi smetterla e farmi esercitate in pace?»
«Dovresti esercitarti a camminare, piuttosto che a scoccare frecce; questo lo sai fare!»
«Ti uccido» soffiò il bruno. Jace alzò un sopracciglio e quando l'altro alzò l'arco verso di lui iniziò ad arretrare leggermente.
Alec era uno di grande pazienza, ma quel giorno sembrava averla persa tutta, o forse era Jace ad essere più impossibile del solito. Gli occhi azzurri del ragazzo fiammeggiavano di rabbia, ma erano anche divertiti: sarebbe stato carino vedere Jace correre per tutta la camera in preda all'ansia per un inseguimento di anatre e frecce.
«Fai attenzione a non colpirmi al collo. Non voglio anche io un livido lì»
«Jace smettila» l'arco di Alec si spostò da terra e arrivò all'altezza del cervello dell'altro «Te lo spappolo. Ti distruggo il cervello»
«E poi cosa dirai? Che abbiamo combattuto, ti ho dato un morso sul collo e tu per punizione mi hai ucciso?» sorrise sghembo.
«No, dirò che ti ho ucciso e basta»
«E come la mettiamo con il tuo collo?».
Alec non ci vide più; era insopportabile!
Puntò verso la spalla del biondo, e scoccò; la freccia lo colpì di striscio, causandogli solo un graffio profondo qualche millimetro, e attaccandolo al muro. Ridacchiò mentre il più giovane sbottava. «Sei impazzito? Potevi farmi male! Hai sbattuto anche la testa durante la caduta!!?»
«Già» quella volta toccò ad Alexander ridacchiare.
«Se non ti ho fatto del male io potrebbero farlo delle anatre, fa attenzione» gli fece un occhiolino e si avvicinò verso la porta, rubò le chiavi ed uscì;
«Quack» sussurrò chiudendo poi la porta, e Jace, a chiave.
«Alexander!» urlò l'altro «Apri immediatamente»
«Oppure mi dai un morso? Divertiti, Jace».
Alec se ne andò gongolando e ridacchiando verso la propria camera.
Il nervosismo però restava; avrebbe dovuto cantarne quattro a Magnus. Sapeva che non voleva che nessuno sapesse di quella relazione e lui sembrava fregarsene. Avrebbero parlato, e avrebbe troncato la relazione sul nascere. No, non lo avrebbe fatto; gli piaceva troppo.
Fece una lenta doccia rilassante, e l'acqua scendeva così calda e lenta sulle proprie spalle da calmarlo e renderlo improvvisamente felice.
Si vestì velocemente, con le prime cose che trovò, e corse velocemente verso l'ascensore che si richiuse non appena arrivò Jace. Sorrise felice, una volta al sicuro, e ancora di più quando fu fuori dalla porta dell'istituto.
In dieci minuti si ritrovò a bussare alla porta di Magnus.
«Chi osa-»
«Sono Alec» lo interruppe lui.
Quando era vicino a quello stregone cambiava radicalmente, possibile?
Aspettò qualche secondo, sentì un click, e poi la porta si aprì, lasciando ad Alec la possibilità di guardare un bellissimo Magnus in pantaloni di pelle nera – aderenti come una seconda pelle- maglia bianca con scollo a v decorato di glitter, e labbra lucide che lo invitavano a baciarlo.
Era ormai un po' che si frequentavano, e dal loro primo appuntamento non poteva più fare a meno che vederlo e baciarlo. Gli sorrise e il suo cuore fece una capriola quando Magnus ricambiò e lo fece accomodare.
Si guardò attorno: tutto era cambiato dal giorno prima. C'era una grossa e voluminosa tenda color oro a nascondere la finestra, un enorme divano stile persiano di oro con qualche dettaglio in rosso pompeiano, regnava nella stanza, e un piccolo tavolino di vetro sul quale erano poggiati una caraffa ed una tazzina di argento gli faceva compagnia.
«Tutto in oro?» chiese chiudendosi dietro la porta.
«Come i miei occhi» affermò Magnus ridacchiando.
'No' pensò l'altro 'i tuoi occhi sono più belli'.
«Allora che fai, non ti togli la giacca?» chiese lo stregone fissandolo.
Non si sarebbe dovuto sentire in imbarazzo, dopo essere stato visto senza maglia più di una volta, eppure Alec si sentiva strano ogni volta che entrava a casa di Magnus; il tutto solo per i primi cinque minuti, poi iniziava a sciogliersi e si sentiva nuovamente come la prima notte in cui era stato da lui.
«Come è andata la giornata?» chiese il cacciatore posando la giacca su un appendiabito nero. Lo stregone sussurrò un 'bene' che venne subito dopo soffocato dalle labbra dell'altro. Ecco, bastava guardare le sue labbra, ad Alec, per uscire di testa e avere voglia di stargli sempre più vicino.
Lo avvicinò di più a sé poggiando una mano tra i suoi capelli, l'altra alla base della sua schiena per far aderire i propri bacini. Gli piaceva quella sensazione: aveva un grosso falò in petto che bruciava, bruciava, bruciava tanto e lo faceva sentire bene.
«Non mia spettavo che mi avresti salutato così ma mi piace. A cosa devo tutto questo calore?» chiese Magnus ridacchiando; Alec mise il muso e scosse la testa.
«Sono arrabbiato con te»
«Davvero? Ti prego, arrabbiati più spesso». Sul viso dello stregone aleggiava un'espressione felice e allo stesso tempo maliziosa; su quella dell'altro invece c'era un mezzo sorrisetto imbarazzato.
«E perché saresti arrabbiato con me, fiorellino?» aveva preso quell'orribile abitudine di chiamarlo con quell'orribile nomignolo che non faceva altro che imbarazzarlo orribilmente.
Il cacciatore lo oltrepassò e andò a sedersi sul grosso divano oro, dove fu raggiunto prima da Presidente Miao – che a quanto pareva lo apprezzava a tal punto da fiondarsi su di lui non appena lo vedeva- e poi dal suo magnifico padrone.
Fiorellino prese tra le braccia il piccolo batuffolo di pelo e lo accarezzò sorridendogli; quando Magnus glielo tolse dalle mani, per sussurrargli un 'concentrati e dimmi quello che volevi dirmi' l'altro lo guardò contrariato.
«Vuoi sapere davvero? Guarda!» si girò e gli mostrò il succhiotto sul collo, una bella chiazza tra il rosso e il violo che regnava su uno sfondo bianco latte. Magnus ridacchiò soddisfatto; gli piaceva incredibilmente baciare il suo collo, per non parlare di quanto fosse bello lasciarci sopra dei segni.
«Un.. succhiotto? Chi ha osato?» si morse il labbro inferiore per non scoppiare a ridergli in faccia, cosa che fece arrabbiare ancora di più Alec.
«Tu! Tu hai osato. Magnus perché?»
«Io...?»
«Con chi credi che io faccia queste cose? Mi vedo solo con te e solo tu mi hai baciato. Non osare dire che non sei stato tu! Lo hai fatto ieri, ne sono certo, certissimo. Perché? Per l'angelo sapevi che-» lo stregone lo interruppe.
«Stop. Ti preferivo quando l'unica cosa che dicevi era 'oh'. Molto più stimolante!»
«Magnus!»
«Fiorellino so perfettamente di averti fatto questo bellissimo succhiotto. Ti dona tantissimo!».
Il povero cacciatore sbuffò, ma il suo nervosismo si placò per qualche secondo quando l'altro sfiorò il suo collo con la punta delle dita; una scarica di energia gli attraversò la colonna vertebrale.
«Sei sexy così. Mi sa che ti riempirò tutto di piccoli e adorabili succhiotti che ti renderanno ancora più bello e sexy»
«Che odio» sbuffò Alexander alzandosi in piedi; aveva proprio voglia di andare via. «Ho passato un pomeriggio orribile a farmi prendere per il culo da Jace per sentirmi dire che con i succhiotti sono più sexy?»
«Jace ti ha preso per il culo? In che senso? Quel biondino mi sta sempre più antipatico!» Magnus il malizioso ridacchiò, e Alec, che qualche segno di doppiosenso stava iniziando a coglierlo, si sentì ancora più preso in giro.
«Ho dovuto sopportarlo tutto il santo pomeriggio perché... perché ieri non ho saputo inventarmi una scusa migliore di 'sono caduto'; ho dovuto fare tutte cose che odio, questa mattina, per evitarlo, ho dovuto mangiare della schifosa zuppa di Iz e tu... ho sbagliato a venire. Ci vediamo» sbottò nervoso, allontanandosi; Magnus lo tirò dietro, e lo fece ricadere sul divano.
«Avanti Fiorellino, calmati, mh? Va tutto bene»
«No che non va tutto bene!»
«Sì, invece. Cosa ti ha disturbato tanto di Jace?» la sua voce si era fatta più calda e comprensiva; Alec si sentì leggermente tanto stupido per come aveva reagito, e per l'infinitesima volta da quando era nato, si maledì mentalmente.
«Continuava a mandarmi frecciatine stupide e non mi ha fatto esercitare per niente. Ha detto centinaia di cose idiote e.. sono stanco. Non dormo da ieri». Lo stregone accarezzò le guance del giovane, e gli fece poggiare la testa sulle proprie gambe «Adesso ti faccio rilassare un po', ti va? Così appena torni a casa ti addormenti e domani ti risvegli felice?» gli sorrise, e per una volta quello sulle sue labbra sembrava un sorriso dolce, condiscendente, calmo, per niente furbo.
«Mhm» sussurrò Alexander che già stava iniziando a rilassarsi sotto il tocco delle mani calde di Magnus che sfioravano dolcemente la sua fronte, la sua testa, e poi il suo viso, il suo collo, e sembravano volerlo plasmare – e ci stavano proprio riuscendo!
Lo Stregone non riusciva a capacitarsi di quello che gli faceva provare quel ragazzino dai capelli neri e gli occhi blu; cose che mai nessuno gli aveva fatto sentire. Ogni suo sguardo gli faceva tremare le ossa, ogni sorriso faceva ballare di gioia il suo cuore, ogni bacio accendeva un fuoco in tutto il suo corpo. Possibile che un ragazzo di diciotto anni potesse fargli quello? Dopo tutti quegli anni? E tutte quelle persone?
«Magnus?» sussurrò Alec; i loro occhi si scontrarono per un tempo indefinito. Blu nell'oro. Scaglie azzurrine e nere contro scaglie verdi e nere. La perfezione.
Aprì la bocca per rispondere, ma non né uscì niente; aveva troppo voglia di baciare il ragazzo. Ci stava provando e ci stava riuscendo: ce la stava facendo a lasciargli i suoi spazi, a non baciarlo troppo – se non voleva – a non coccolarlo troppo, ma era difficile, troppo difficile, per un come lui che si trovava avanti uno come il Lightwood.
«Magnus?» sussurrò di nuovo il giovane, e quella volta il Sommo non riuscì a trattenersi: si abbassò verso di lui e lasciò che le loro labbra si scontrassero prima dolcemente, per poi approfondire il bacio a stampo con un po' di foga in più.
Alec che fino a quel momento era stato davvero vicino all'abbattimento più totale – quei massaggini gli stavano facendo venire ancora più sonno! - si svegliò improvvisamente. Non aveva mai baciato nessuno, eppure sapeva che chiunque avesse baciato non lo avrebbe fatto come Magnus, o meglio, non lo avrebbe fatto stare come faceva lui.
Intrecciò una mano nei capelli pieni di glitter dello Stregone e lo attirò più vicino a lui; i loro occhi facevano l'amore mentre le loro labbra si baciavano, ed era bellissimo: la sensazione più bella che Alec avesse mai provato in vita sua, così un piccolo sfioramento di labbra si era trasformato in un bacio caldo, pieno, appassionato, e loro due si erano ritrovati senza fiato per qualche secondo. Ne era assolutamente valsa la pena.
«Mi piaci» sussurrò Magnus al suo orecchio. Alec fu nuovamente percorso da un brivido, si alzò sorridendo.
«A me piacciono i tuoi baci» disse, avvicinandosi di nuovo a lui. Difficilmente avrebbe fatto il primo passo, ma quello che aveva fatto gli somigliava molto, quindi l'altro non se lo fece ripetere due volte, e lo baciò nuovamente. Quella volta erano occhi negli occhi, gambe contro gambe, mani contro mani, denti contro denti, cacciatore contro stregone.
Se fosse stato un round chi avrebbe vinto? Chi si sarebbe arreso per primo. Quella sera però nessuno dei due lo avrebbe fatto, né tanto meno voleva farlo. Con una certa urgenza il più grande tra i due si strinse alle spalle – sode, muscolose e dure come tanto piacevano a lui! - dell'altro, e sorrise quando le loro lingue si scontrarono per la centesima volta. Il suo Fiorellino aveva un sapore così dolce, fresco e buono!
Alec allacciò le mani dietro il suo collo, come se non volesse permettergli via di scampo, e si beò di quelle carezze e quelle attenzioni così dolci, che neanche si accorse quando Magnus con un movimento lento lo fece adagiare sul divano, e si mise a carponi su di lui; gli lasciò un ultimo bacio sulle labbra, poi le lasciò per dedicarsi al suo collo, alla sua gola, ai suoi addominali, e ops, c'era quella maglia nera in più che proprio dava fastidio. Gli sarebbe piaciuta tanto toglierla per poter vedere il fisico perfetto del ragazzo che necessitava di essere visto e lodato!
Si fermò un secondo per osservare l'espressione di piacere sul suo viso, e gli scappò un sorriso; se dei baci e delle carezze lo facevano stare così bene, cosa avrebbe fatto quello che Magnus aveva in serbo per lui?
Tornò a giocare con la sua mascella e il suo collo, mentre l'altro vagava con le mani su per il suo collo ed i capelli.
Altri baci, scie di fuoco, sospiri incandescenti, altra voglia di vedere Alec senza maglia, ma soprattutto di vederlo libero da qualsiasi vincolo e forma di timidezza.
Magnus si sollevò leggermente e lo guardò negli occhi, poi come a dargli il permesso l'altro gli sorrise, e si alzò per arrivare nuovamente a toccare le sue labbra. Si sfiorarono ancora, si baciarono ancora, come due affamati.
Mentre si baciavano e le loro anime si allacciavano in qualche modo mistico, Alec strinse le mani attorno al bacino di Magnus, e lui si strinse alla sua maglia solo per toglierla, falla volare via e bearsi dello spettacolo: pelle bianca e candida macchiata solo da qualche runa qui e lì, riusciva a riconoscere la Runa Angelica, la Parabatai; la guardò per bene. Quanto era fortunato Jace ad averlo vicino!
Occhi blu gli sorrise, e lo riportò sulla terra dandogli un pizzicotto sotto al mento; Magnus allora sorridendo si catapultò di nuovo sul suo collo, e gli lasciò un altro succhiotto. Quel biondo maledetto e chiunque altro avrebbe dovuto sapere che quel ragazzo perfetto con occhi blu e capelli neri era il suo.
«No, ti prego, M-» ma la sua voce fu smorzata sul nascere da un piccolo gemito che nacque dalla gola e morì nella bocca dell'altro.
«Di cosa mi preghi, Alexander?» chiese l'altro, dopo averlo baciato; adorava quelle guanciotte rosse che facevano risaltare ancora di più i suoi occhi.
«Di cosa?» sussurrò al suo orecchio prima di mordere leggermente il lobo «Farò tutto quello che desideri. Di cosa mi preghi?» sussurrò ancora.
Alec si sentiva andare a fuoco. Tutta quella situazione stava andando oltre. Non andava bene! Lo baciò di nuovo. Magari stava davvero sfociando in qualcosa di cui aveva paura in quel momento, ma aveva bisogno ancora delle sue labbra. Magnus spinse il bacino verso il suo, e Alec si lasciò scappare un altro versetto roco.
I loro corpi erano intrecciati, uniti da un filo sottile, che non sia se fosse quello del destino o dell'amore.
Presidente Miao passò per caso sotto al divano, e scappò via subito, come se stando lì potesse interrompere un magico momento di intimità ed in effetti così sarebbe stato.
Altri baci dopo, e succhiotti in più, entrambi davvero non ce la facevano più; era troppo difficile tutto quello da sopportare. Magnus era insofferente, Alec si sentiva scoppiare. Lo baciò ancora, però; baciare quelle labbra piene e calde lo aiutavano a risolvere tutti i suoi problemi, era certo che lo avrebbe aiutato anche con quel problema, eppure riuscì solo a fargli venire ancora più volte di disfarsi dei pantaloni.
Infilò le mani sotto la maglia bianca di Magnus, toccò la sua pelle morbida e calda, sfiorò la pelle d'oca che lui stesso stava provocando, ispezionò quell'addome senza ombelico, e poi si ritrovò al confine con i pantaloni.
Arrossì incredibilmente, ma in quel momento non era lui a governare il proprio corpo; cervello e muscoli si erano scollegati, e quella cosa di sicuro non poteva che piacere a Magnus che fu decisamente stupito quando sentì le mani del ragazzo sfiorare l'attaccatura dei propri pantaloni, e poi il bottone, e poi la cerniere, e poi un modo per staccarli, che proprio non c'era. Avrebbe iniziato ad odiare quei pantaloni di pelle che riusciva a mettere e togliere solo con la magia, o litri di olio; in più le mani di occhi blu tremavano, e non riuscivano a fare quello che dovevano!
Si allontanò leggermente dalle sue labbra «Fiorellino ti serve una mano?» sussurrò al suo orecchio; Alec come se si fosse appena svegliato da un sogno spalancò gli occhi, e allontanò leggermente le mani dalle sue cosce, quasi mezze nude. Baciò ancora le labbra di Magnus e poi si allontanò leggermente. Stavano correndo troppo, d'altronde era poco tempo che uscivano assieme, o meglio, poco per arrivare a quello. Per lui era troppo presto e lo Stregone se ne accorse dai suoi movimenti che erano, improvvisamente, diventati più timidi; si morse un labbro e si allontanò leggermente, lasciandogli lo spazio per alzarsi e rimettersi la maglia; si infilò la parte dei pantaloni caduta, andò alla ricerca della t-shirt di Alec, che trovò sul comodino, e poi si sedette al suo fianco.
«Scusa» sussurrò Alec. Così come era iniziato tutto era finito, e Magnus aveva bisogno di una decina di docce fredde.
«Non devi scusarti» la sua voce era più dura e allo stesso tempo più incrinata. Aveva proprio bisogno di quelle docce.
«Non odiarmi» si sentiva così in colpa.
«Capisco se non ti senti pronto»
«È che.. io, tu... i-Jace-io.. Oh» buttò la testa tra le mani: pensare e parlare di Jace in quel momento non era stata la scelta più azzeccata e appropriata da fare.
«Tu non puoi farlo per Jace? Non puoi lasciarti andare perché non vuoi dimenticarlo?»
«Non è per questo»
«E allora?»
«È presto. Non ce la faccio»
«Capisco» no, forse non capiva proprio bene; se c'era l'attrazione fisica e l'alchimia che c'era tra i loro corpi, perché dovevano tirarsi indietro solo per... paura?
«È meglio se vado»
«Sì» annuì Magnus, sperando di trovare pace.
Alec si alzò e prese la propria giacca; la serata non era propriamente andata come desiderava, ma non c'era da lametnarsi anche perché ogni serata con Magnus era speciale e perfetta di suo.
«Grazie» gli sorrise e l'altro non riuscì a non ricambiare «Ci sentiamo?»
«Certo» Annuì Magnus, ma lui non lo avrebbe ricihiamato per un po'. Doveva capire cosa provava, quel ragazzo; non poteva baciare lui e pensare a Jace......
«Buonanotte»
«Buonanotte fiorellino» gli diede un bacio a stampo sulle labbra e poi si richiuse la porta alle spalle, facendo accomodare la noia al posto prima occupato da Alec; bella serata si sarebbe prospettata!
Si rifugiò in bagno dove tra doccia calda e fredda riuscì a tornare umanamente presentabile, mentre invece non appena il cacciatore tornò a casa, corse dritto in camera sua, e si lasciò andare ai sogni.
Sognò Magnus Bane, quella notte, e sarebbe stata una delle tante!

 

Spazio autrice.
Probabilmente starete pensando che dovrei uscire di più e smetterla di scrivere questa cagatine... avete ragione!
Sono stressata a causa della scuola, e questo è l'unico modo che ho per sfogare, però forse ecco.. dovrei tenere le mie sclerate per me, soprattutto se sono scritte a questo ora...
È che il mio povero cervello non può sopportare tutto questo da solo, capitelo!
No, scherzi a parte, vi prego non denunciatemi!
Ehm.. ho sempre provato ad immaginare la reazione di Jace a quel succhiotto, per me non è mai finita con quell'
«Okay, non importa. E su che cosa avevi bisogno di chiarirti le idee?».
Quindi... per me è finita bene o male così lol
Mi sono sentita in colpa per aver mandato in bianco Magnus ma penso che per Alec fosse davvero presto per quello.
Mi sono sentita anche in colpa a scrivere un obrobrio simile, ma mi sono divertita un mondo quindi spero che almeno un pochino vi divertiate anche voi :3

Sarei tanto felice se mi faceste sapere cosa ne pensate :3
Adios.

StewyT~

 
  
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