Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: BELIEBER_G    07/06/2015    1 recensioni
Egli chiuse immediatamente la porta, fin che non si udì un urlo femminile che gridava il suo nome. Rimasta intrappolata in casa, c’era Emily. Non era la sorella di nessuno, era un’orfana che avevano adottato qualche tempo prima, avendo pietà di lei. Peter sgranò gli occhi e corse di nuovo dentro, notando che la ragazza era intrappolata nella sua camera. Il ragazzo tentò di sfondare la porta prima con la spalla ed infine con il piede, con successo. Raccolse la sua amica e la portò velocemente dentro il rifugio, sana e salva, anche se un pò tremolante dalla paura. Emily doveva a Peter la sua vita.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Peter Pevensie, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Bondage
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Vi fu tempo in cui facevi domande perché cercavi risposte, ed eri felice quando le ottenevi. Torna bambino: chiedi ancora.
-C.S. Lewis.
 
Dopo un po’ di strada, i tre giunsero ad una casetta dove il camino era già acceso. Il fauno batté gli zoccoli a terra per togliere la neve e poi si mise a fare il tè. Le due ragazze si sedettero sulle due poltrone davanti al fuoco, godendosi quel mancato calduccio. “Emily, conosci qualche ninna nanna di Narnia?” chiese la creatura, prendendo una scatola da sotto la sedia. “Scusa, ma no.” Rispose la ragazza, sorseggiando dalla tazza. “Meglio così! Ve ne farò sentire una.” Il signor. Tumnus estrasse un flauto con solo due fori ed iniziò a suonarlo, mentre Emily si soffermò a guardare il fuoco. Improvvisamente, vide la figura di quattro fauni che danzavano intorno al fuoco: per un momento si spaventò e guardò il fauno, ma che la incitò a continuare a guardare. Emily rimise gli occhi su quei fauni che ballavano e preso si trasformarono in cavalli, che correvano veloci come il vento. La ragazza non riuscì più a sbattere le palpebre, come se si stesse addormentando e la tazza le cadde dalla mano. A quel punto, apparve la grossa testa di un leone, che ruggì forte e spaventò il fauno, che interruppe la musica. Emily riaprì gli occhi dopo un po’: tutto era calmo e il camino spento. Si guardò attorno e notò, dalla finestra, che si era fatto tardi. “Lucy, dobbiamo andare.” Disse, alzandosi dalla poltrona. “Non potete.” Sussurrò Tumnus, che era sdraiato in un angolo. “Perché no?” domandò Emily, aggrottando le sopracciglia. “Sono un fauno davvero cattivo.” Commentò l’altro,versando qualche lacrima. “Ma no. Siete un fauno buonissimo. Che cosa avete fatto per dire questo?” continuò Lucy, che prese il proprio fazzoletto per asciugargli le lacrime. “Non parlo di quello che ho fatto Lucy Pevensie, ma di qualcosa che sto per fare.” Spiegò il fauno. “E cosa stai per fare?” chiese la ragazza più grande, iniziando a tremare. “Io sto per rapirvi.” Singhiozzò la creatura. Ad Emily venne istintivamente di prendere Lucy ed avvicinarla a se per proteggerla. “E’ la strega bianca! E’ per questo che è sempre inverno. Lei ha dato un ordine: chiunque incontri un figlio di Adamo ed Eva deve consegnarlo per forza a lei.” Disse velocemente egli. “Ma tu non saresti in grado di farlo…” disse Lucy, tristemente. Allora il fauno smise di piangere e corse insieme alle due ragazze, coraggiosamente, a dove le aveva incontrate. Emily corse subito fuori l’armadio, mentre Lucy rimase con le mani unite a quelle di Tumnus, che ogni tanto versava altre lacrime. “Non piangere, grazie per averci aiutato.” Disse Lucy, asciugandogli il viso e poi porgendogli il proprio fazzoletto. “Serve più a te.”
 
Emily corse velocemente fuori dalla stanza vuota e si accorse che Peter stava ancora contando. Quanto erano state via realmente? Quando voltò l’angolo del corridoio, Peter le venne addosso, facendola battere contro il muro.
“Ehi, ti ho trovata!” disse Peter, sorridendo. “Già, non ho fatto in tempo a trovare un buon nascondiglio.” Continuò lei, non sapendo se dirgli o no di quello che era successo, mantenendo però il sorriso. Il ragazzo gli mise la mano sulla guancia e sembrava intenzionato a poggiare le labbra su quelle di lei, fin che non udì la voce della più piccola delle sorelle. “Sono qui! Sono salva! Eccomi qua!” gridò Lucy, andando verso Peter. “Zitta, sta arrivando.” Sussurrò Edmund, nascosto dietro una tenda e che dopo esser stato visto, sbuffò. “Credo tu non abbia capito il meccanismo del gioco Lu.” Commentò Peter. Comparve anche Susan, l’unica ad non esser stata trovata. “Allora, ho vinto io?” domandò lei. “Non credo che Lucy voglia più giocare.” Disse Peter, guardando strano la sorella. “Ma…Sono stata via per delle ore.” Sussurrò Lucy.
 
Tutti i fratelli che non erano stati con Lucy, analizzarono l’armadio in cui lei diceva di essere entrata. Susan guardò dentro e vide solamente cappotti. “Lucy, qui i soli alberi sono quelli usati per fare l’armadio.” Disse Susan. “Ma Emily è venuta con me!” esclamò Lucy. “Tu le credi?” domandò Peter ad Emily. “Ero con lei.” Rispose la ragazza. “Anche io le credo, non vi ho parlato dei campi da calcio negli armadietti del bagno?” continuò Edmund, sarcastico. “Edmund, ma vuoi piantarla?!” lo sgridò il più grande. “Ma smettila tu! Credi di essere papà, ma non lo sei!” urlò l’altro, andandosene dalla stanza. “Complimenti, lo hai preso per il verso giusto.” Commentò Susan, che seguì il fratello. Lucy fu triste che nessuno l’avesse creduta e si strinse ad Emily. “Scusa Em, ma adesso basta con i giochi.” Disse infine Peter. Emily tentò di reprimere le lacrime e poi afferrò la mano di Lucy, portandola al letto.
  
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