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Autore: Zomi    08/06/2015    4 recensioni
-Sai come si attraversa un lago ghiacciato?-
**Fanfiction partecipante alla Zonami Week indetta dal Midori Mikan**
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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** Fanfiction ideata da NaMi RoRoNoA e partecipante all’iniziativa
“Inventa la trama, noleggia l’autore” indetta dal Midori Mikan **



 
LAGO GHIACCIATO
 




Il lago ghiacciato dell’isola di Gray brillucicava sotto i deboli raggi di sole di mezzogiorno, che pigramente si affacciavano sulla pista ghiacciata solo per divertire i pirati che vi pattinavano.
I nove individui, più che mai diversi tra loro, si alternavano tra loro tra abili ballerini provetti, come il cuoco che ondeggiava sui pattini costruiti da Franky, piroettando tra Robin e Nami in cerca di attenzioni, ai più maldestri come il goffo capitano che non appena riusciva a trovare un equilibrio, precario, sulle lame di ferro, lo perdeva ruzzolando a terra.
-Sei un caso disperato...- si grattò la nuca scuotendo il capo Zoro, mentre Rufy cadeva nuovamente sul lago ghiacciato, ridacchiando divertito.
-Shishishi!! È divertente anche così!!!- sghignazzò passandosi un dito sotto il naso rosso di freddo, lasciandosi aiutare da Usopp nel rialzarsi, aggrappandosi alle spalle del cecchino sospirante nel vederlo ruzzolare a terra ancora una volta.
Zoro incrociò le braccia al  petto, sbuffando scocciato.
-Rufy!!!- richiamò il Nakama, facendogli sollevare il volto attraversato da un sorriso sghignazzante su di lui –Lo fai apposta?-
Rufy piegò il capo, reclinando anche il fidato cappello di paglia, sbattendo innocentemente le ciglia.
-Dipende…- borbottò arricciando le labbra.
L’ennesimo sbuffo uscì dalle labbra del verde, che scivolò rapido sul ghiaccio lasciando nelle mani del cecchino pinocchio quella patata bollente del loro capitano.
-Questo è ammutinamento!!!- gli urlò dietro Usopp, arrancando dietro al moro che sembrava divertirsi nel saltare con i pattini sul giacchio –Romperai tutto!! Affonderemo nelle acque ghiacciate e moriremo: no Rufyyyyy!!!-
Le labbra dello spadaccino si incresparono malignamente mentre pattinava sul lago, ignorando le proteste del cecchino e le urla di Chopper, entusiasta nell’unirsi al capitano nel saltare sul fine strato ghiacciato d’acqua.
Scosse il capo, iniziando a muio0versi con maggiore agilità in cerca i una testolina rossa ben precisa.
Girovagò lentamente e con le mani nelle tasche del piumino per un paio di minuti prima di individuarla e, ghignando strafottente, lanciarsi spedito verso di lei, frenando bruscamente con la lamina dei pattini, schizzandola di leggera brina ghiacciata.
Si, lo sapeva: atteggiamento da moccioso.
Ma farla innervosire, ammirare le sue guance gonfiarsi e arrossarsi, e quei begli occhi caramello incendiati di rabbia lo divertiva troppo per trattenersi dal punzecchiare la navigatrice.
-Ehi mocciosa- sghignazzò, scivolandole di lato –Che fai sul bordo del lago? Paura di scivolare?-
Le si accostò al fianco, sorridendo di sghembo e osservandola nel suo giubottino azzurro, le calze di lana lunghe fin sotto la gonna, rigorosamente corta anche se la neve li circondava, e il visino trincerato dietro una morbida e profumata sciarpa a scacchi.
Notò i capelli sciolti, i guanti neri e lo sguardo, un sguardo che non gli piacque affatto.
Spento, buio, perso in chissà che pensieri che rendevano silenziosa e distaccata Nami.
-Ehi- le sfiorò un braccio con il gomito, toccandola appena.
La vide distogliere gli occhi dal ghiaccio bianco su cui pattinava pigramente, accorgendosi appena di lui e lasciandosi sfuggire un sospiro profondo.
-Si?- sussurrò flebile.
Si fermo di scatto, squadrandola preoccupato.
Non era la solita Nami: non gli rispondeva acida per la rabbia, non ridacchiava monella, non lo fulminava per il suo scherzo e non sorrideva per quella bella giornata.
Qualcosa, qualcosa di fragile e precario ma sorprendentemente importante, sembrava essersi spezzato in lei.
La scrutò in volto, percependo nel suo sguardo di caramello freddo fisso su di lui una muta richiesta, che non riusciva a capire tradurre.
Lo fissava con i suoi grandi occhi in cerca di risposta, una risposta a tutte le domande che le tempestavano nel suo bel capo, ma lui era uno spadaccino, un buzzurro come lo chiamava spesso lei, e di risposte a domande non ne aveva.
Non a quelle domande che vedeva, intuiva, temeva di scorgere, nel suo sguardo liquido e bisognoso più che mai di certezze.
Non più giochi, non più fantasmi dietro gli pecchi o riflessi del sole, ma cose concrete, cose reali.
Cose che, poste sotto la luce del sole, si sarebbero sciolte dell’orgoglio che le circondava come ghiaccio al sole.
E a questo Zoro non si sentiva ancora pronto.
No, non ancora.
Era pericoloso, era…
-… Zoro…- lo chiamò piano, posando una mano guantata sul suo petto, dove il cuore del samurai sussultò facendolo deglutire pesantemente.
-Ti chiamo Robin- affermò serio e deciso, voltando il capo a cercare l’archeologa, intenta pochi metri indietro a sorridere soave per una super posa di Franky, troppo impegnato a dar sfoggio di sé per accorgersi di star svicolando all’indietro sui pattini.
Deglutì ancora, sporgendosi con il collo verso la coppia, aprendo bocca per chiamare la mora, ma nuovamente la voce leggera e incredibilmente fragile di Nami lo fermò.
-Ti prego- gli afferrò un polso con decisione, parlando con durezza e ricacciando indietro, nel profondo dello stomaco, le lacrime.
-Me lo devi- respirò profondamente, mantenendo gli occhi fissi su di lui –Dobbiamo parlare-
-Non sono bravo con le parole-
Frasi fatte, trite e ritrite che mille volte aveva usato per evitare quell’argomento, rinviando e sperando, scioccamente, che ad ignorarlo se ne sarebbe andato, continuando quel gioco perverso che li univa.
-Allora parlerò io- affermò decisa, liberandogli il polso.
Zoro inspirò dal naso, stringendo i pugni delle mani e annuendo.
Era così che doveva andare?
Davvero? Dannazione.
-Io…- esordì Nami, ma richiuse in fretta le labbra, sentendole improvvisamente secche e prive di parole.
Dov’era finito il suo bel discorso?
La promessa di non negare ancora l’argomento, di rinviarlo, di lasciarlo dormire per ancora un po’, come un animale, in attesa della fine del letargo?
Scosse il capo, facendo ondeggiare i ricci ramati, increspando le labbra con un amaro sorriso.
-Tu ed io siamo spavaldi- sorrise malinconica, abbassando lo sguardo a nascondere gli occhi umidi –Ci prendiamo in giro da mattina a sera: io ti chiamo buzzurro, ominide, alga di mare e ti ricatto con tutto ciò che voglio…- prese un respiro profondo, passandosi una mano tra i capelli, liberandosi la fronte dalla frangia.
-Tu mocciosa- sorrise debolmente –Strega, strozzina e arpia, e non ti ribelli mai nonostante basti un tuo dito per fermarmi-
Sentiva la testa scoppiarle, il freddo pungerle i piedi stretti nei pattini, i pensieri che le arroventavano il capo esplodere per quella possibilità di liberarsi da mille catene nata per caso.
-Siamo bravi a punzecchiarci, a usare le parole per farci arrabbiare e pungolarci: non ci serve più nemmeno un perché-
Sollevò di scatto gli occhi, puntandoli nell’iride nera di Zoro che, muto e silenzioso, l’ascoltava con le braccia tese lungo i fianchi.
-Non ci serve nemmeno più un pretesto per litigare…- deglutì, sentendo il cuore esploderle nel petto -… per cercarci sul ponte della Sunny…- le mani tremavano nei guanti -… per sederci vicino a tavola…- prese un respiro profondo -… per finire a letto insieme-
Lo vide trasalire, prendendo un respiro profondo e lungo, quasi lo aiutasse ad assimilare meglio le parole che chiamavano per nome quell’atto che ripetevano ormai ogni sera assieme nella cabina della cartografa, aggrovigliati nella stessa coperta e ansimanti nello stesso letto.
-Siamo spavaldi- continuò, mordendosi un labbro –Orgogliosi e spavaldi, non ci importa ciò che ci diciamo, non ci importa di ferirci a parole…- sollevò le mani, a sottolineare le sue parole -... tanto lo sappiamo chi leccherà le nostre ferite, no?-
-Mocciosa…- sussurrò -… io…-
-No- lo zittì –Tu non sei bravo con le parole- la voce ormai era rotta dal pianto, che ancora testarda tratteneva –Sei bravo a chiamarmi mocciosa, a prendermi in giro, a proteggermi e a venire a letto con me. Sei spavaldo in tutto questo ma…-
La voce le venne meno.
Non riusciva a continuare, a dire ad alta voce ciò che avrebbe cambiato tutto tra loro due.
Ma era necessario e, preso coraggio e perso un po’ di orgoglio, parlò.
-… ma non sei spavaldo quando è tempo di dirmi che mi ami-
La prima lacrima scese violenta e lacerante sulla guancia di Nami, tagliandola e arrossandola come una lama.
Zoro non riuscì a verla cadere a terra, il suo cuore, quel dannato, non avrebbe retto a vederla piangere per lui.
Per loro.
-Io ti amo- annaspò Nami –Te l’ho detto un mese fa e te lo ripeto oggi- si passò una mano guantata sul viso, asciugandolo.
-Ti ho detto che avrei aspettato, che mi andava bene che continuassimo ad andare a letto insieme nonostante io fossi sicura di ciò che provo e tu no: che mi andava bene tutto per te!!!- strinse i denti, per rabbia e orgoglio di donna ferita –Bhè, ho mentito-
Gli afferrò il piumino con entrambe le mani, strattonandolo per richiamare la sua attenzione.
-Hai capito?!?- urlò con il viso rigato di lacrime –Ho mentito: io non aspetto più!!!-
La fissò nei gradi occhi nocciola, colmi di lacrime e dolore, stanchi di aspettarlo.
-Dimmi che mi ami- iniziò a scuoterlo –Dimmi che quando siamo nel mio letto ad ansimare stiamo facendo l’amore e non sesso, dimmi che mi vuoi bene, che vuoi solo me…- prese fiato, deglutendo -… dimmelo, o io non aspetto più-
Pendeva dalle sue labbra mute, dal suo sguardo nero e profondo.
Sperava, pregava che ghignasse, che piegasse la sua sottile bocca in un sorriso sghembo, baciandola semplicemente a dimostrazione del sentimento che li legava, assicurandole che si, l’amava ed era ora di essere spavaldi in tutto, non solo nel litigare.
Ma Zoro non fece nulla di tutto ciò.
Nessun bacio, nessun ghigno.
Se ne stette fermo e immobile a fissarla negli occhi, zitto come era stato per tutto quel tempo, inerme e silenzioso.
Le mani di Nami tremarono nell’allentare la presa sul giubbotto dello spadaccino, le labbra morse a morte pur di trattenere altre dolorose lacrime. Solamente le gambe aiutarono la rossa a muoversi, incespicando sui pattini e scivolando, come le steli che piovevano dai suoi occhi sulle guance, sul ghiaccio.
Lo superò, rabbiosa e con il cuore spezzato.
Illusa, che stupida illusa era stata.
Davvero aveva creduto che lui, Roronoa Zoro, la ricambiasse?
Era solo una mocciosa per lui, una strega, una strozzina che lo ricattava, un’arpia che…
-Sai come si attraversa un lago ghiacciato?-
La presa di Zoro sul suo polso era forte, determinata, e il ghigno che le rivolgeva traboccava di strafottenza.
-Allora?- la imbeccò –Lo sai?-
-N-no- mugugnò, tirando su con il naso.
-A piccoli passi- sussurrò, muovendosi piano verso di lei, centimetro dopo centimetro, spiluccando i passi che li dividevano e avvolgendola, quando la raggiunse, con le sue braccia.
-Se corri, rischi di spezzare il ghiaccio- le scostò dal viso una ciocca di rame –Se vai troppo piano, non raggiungerai mia il centro-
Nami non capiva.
Che diamine centrava ora il lago ghiacciato con loro due?
-Zoro- scosse il capo -… non…-
-Ho corso su molti laghi ghiacciati- continuò lo spadaccino, stringendola forte a sé –Le mie cicatrici ne sono la prova. Con te…-
Sospirò, abbassando il capo fino a sfregare le loro fronti e a respirarle sulle labbra, scaldandola.
-… con te ho voluto rallentare… troppo, e ho rischiato di non raggiungerti e anzi, di perderti- posò appena le labbra su quelle della rossa, baciandola lievemente e assaggiandola con calma.
Era buona Nami, sapeva di mandarino e mare, era dolce e salata, addolciva e bruciava tutto in lui quando la baciava.
-Devi avere pazienza…- le sussurrò, staccandosi e lasciandola respirare -… devi accompagnarmi passo dopo passo, senza correre o rallentare- ghignò, vedendola sorridere di cuore, gli occhi asciutti e le labbra aperte in un sorriso.
-Devi accompagnarmi, essere spavalda con me- intensificò il suo abbraccio, accentuando il ghigno mentre manteneva fisso lo sguardo negli occhi di lei –Perché io non ti lascio, non ti lascerò mai: sei mia. Ma non devi lasciarmi nemmeno tu: io sono tuo-
Si abbassò nuovamente a baciarla, trovandola partecipe e meno timorosa rispetto al bacio precedente.
Le labbra si piegarono sulle sue, aprendosi e permettendo alle loro lingue di stringersi mentre le mai scivolavano tra i loro corpi, scaldandosi a vicenda.
Stava per infilare una mano sotto il giubbotto di Nami, quando lo scappellotto della rossa lo fece imprecare a denti stretti.
-È per avermi fatto patire le pene dell’inferno- lo informò con sguardo dardeggiante, prima di riprendere a baciarlo, mordendogli la bocca e infischiandosene se Sanji, dall’altro lato del lago, avanzava verso di loro sputando fiamme dalla bocca per ciò che vedeva.
-… e questo perché sei arrivato fin qui…- lo baciò a stampo sulle labbra, allacciando le mani sulla sua nuca -… al centro del lago ci arriveremo assieme: promesso-
Il ghigno che si aprì sulle labbra di Zoro assomigliava tanto ai sorrisi che le rivolgeva mentre facevano l’amore, e il bacio che le diede, seppur freddo, la scaldò in tutto il corpo.
 








ANGOLO DELL’AUTORE:
Non so se soddisfa appieno la richiesta, spero di si, come spero sia piaciuta a chi me l’ha richiesta, la mia dolce e “piccola” NaMi: spero ti piaccia e se no ti spedirò Deex per posta ^^. Buona Zonami Week <3
Zomi
P.S.: pubblicata alle 00.07, vale no?




Notte.
Mezza luna ombrata di nero da una nuvola grigia che corre nel cielo.
Un’ombra cammina bassa, radente al muro di mattoni di un logoro e vecchio edificio, nascondendo il viso dietro il bavero alzato dell’impermeabile bagnato e nero.
Trattenendo il fiato entra nel edificio, attorno a cui ha camminato per ore, incerto se entrarvi o meno.
Prende coraggio, entra socchiudendo appena la porta, scivolando fin sulla sedia libera ferma ad aspettarlo, unendosi al gruppetto fremente e stretto nei ranghi che borbotta al suo arrivo.
Un colpo di tosse, e il nostro eroe prende la parola.
-Eh, salve sono Fragolina00 e sono…- silenzio e panico tra i presenti per quella parola che può cambiare ogni cosa.
L’impermeabile si gonfia un po’, lasciando respirare il nuovo arrivato, che infine pronuncia la tanto sospirata frase -… e sono Zonamista!!!-
Un applauso esplode dal gruppo anonimo riunito, e gli impermeabili vengono lanciati nell’aria bagnata di lacrime di allegria, palloncini a forma di quarta spada e mandarini piovono giù dal soffitto, ballonzolando al suono della canzone della “Quarta Spada for ever in the Mikan” mentre le anonime zonamiste brindano con tequila al mandarino e adorando la statua del Rating Rosso Zonam…
E tu? Che aspetti a toglierti l’impermeabile e venire a presentarti?

 
Il Midori Mikan aspetta anche te!
 

 
   
 
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