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Autore: Mokuren    08/01/2009    2 recensioni
Sono passati sei anni dal tradimento di Sasuke e Konoha è nel bel mezzo di una guerra contro il Villaggio del Suono che potrebbe coinvolgere anche i villaggi vicini. Riusciranno Sakura, Naruto e Shikamaru a raggiungere Suna per chiedere aiuto? L'Akatsuki resterà semplicemente a guardare? E infine... Chi detiene veramente il potere a Oto?
*Storia sospesa*.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Altri, Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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7 giu 09 7. Ritorni



Non avrebbe retto ancora a lungo a quel ritmo, a quell’andatura insostenibile per un normale essere umano…
Si riposò per un istante, appoggiandosi tra i rami ombrosi di un albero che spiccava in particolar modo per la sua maestosità. Dopo parecchie ore di viaggio, la vegetazione di quella zona boschiva iniziava a essergli finalmente familiare. Un lieve sorriso amaro si dipinse sul suo volto, riconoscendo quella distesa di alberi che sembravano saturare lo spazio quasi a perdita d'occhio: “La foresta della morte”. E così era riuscito a tornare a "casa"…
Riprese la sua corsa senza perdere altro tempo: doveva fare in fretta, arrivare alle porte di Konoha prima che fosse troppo tardi, prima che lui si risvegliasse… Lo sharingan era attivo da troppo tempo e le ultime riserve di chakra lo stavano rapidamente abbandonando, scivolando via dal suo corpo come le gocce di pioggia che avevano ricominciato da poco a intorpidire il cielo.
Dopo tre anni popolati unicamente da incubi, aveva capito finalmente una cosa: finché ci sarebbe stato di mezzo quel maledetto sannin non avrebbe mai ottenuto la sua vendetta. Già, al Serpente semplicemente non interessava, preso com’era dai suoi giochi di potere, vendicarsi di Itachi Uchiha. Nonostante le mille, false, promesse che gli aveva rivolto, in realtà aveva sempre cercato di distoglierlo dal suo obiettivo, di allontanare i suoi pensieri dall’odiato fratello che si era macchiato di tutto quel sangue…
Aveva commesso un grave errore di valutazione e dopo tre anni era riuscito finalmente ad ammetterlo con se stesso, con la sua coscienza; o per lo meno con quello che ne era rimasto…
Continuò a correre furiosamente, riuscendo finalmente a intravedere la sagoma del portone d’ingresso del suo vecchio villaggio. Non avrebbe perso tempo con convenevoli o con inutili presentazioni. Avrebbe chiesto solo di parlare con il Quinto Hokage di Konoha, l’unica persona che forse avrebbe potuto aiutarlo, trovare una cura per quella cosa.
Naturalmente trovò il portone chiuso, sigillato. Del resto in tempo di guerra era la norma bloccare l’ingresso al villaggio a tutti gli ospiti inattesi o indesiderati. Già, proprio la guerra a cui aveva involontariamente dato il via... A quel pensiero strinse i pugni per una piccola frazione di secondo, con una forza tale da arrivare quasi a deturpare il biancore sempre più innaturale delle sue mani. Quante volte gli ordini di Orochimaru erano usciti dalle sue labbra senza che lui se ne rendesse conto? Non riusciva mai a ricordare nulla di quei momenti, quegli odiosi buchi neri nella sua memoria, eppure il mondo intorno a sé continuava a bruciare e consumarsi… E lui non poteva fare altro che trovarsi sempre in mezzo a tutte quelle macerie: vittima e carnefice al tempo stesso…
Si riscosse improvvisamente da quei pensieri, tornando alla maschera di glaciale compostezza che era solito indossare, con la consapevolezza che qualcosa non andava: era tutto troppo tranquillo, troppo facile…
Con tutta probabilità la sua posizione doveva essere già stata segnalata alla squadra assassina degli ANBU… Perché non erano ancora intervenuti? Si era aspettato di dover combattere prima di poter essere ascoltato, ma tutta quella calma lo stava innervosendo. Come se non bastasse, sapeva di avere ormai solo pochi secondi di autonomia, solo pochi attimi in cui essere ancora completamente se stesso.
All'improvviso, ormai a soli pochi metri da quella barriera, sentì l’inconfondibile rumore di alcuni passanti di legno che venivano rimossi e vide le due enormi ante spalancarsi lentamente…
Prima che lo sharingan si eclissasse del tutto per lasciare il posto al colore naturale delle sue iridi, intravide l’inconfondibile rosso di un occhio simile al suo. Un occhio insanguinato, venato da un velo di tristezza e rassegnazione, intento a fissarlo quasi con pietà….
Prima di sprofondare nel terreno fangoso ai suoi piedi, riuscì a cogliere solo una frase pronunciata da quelle labbra invisibili ma familiari: «Ti avevo detto che i vendicatori fanno sempre una brutta fine… Sasuke.»
Poi si perse nel buio più totale, lasciando che la sua coscienza si addormentasse, si perdesse nel vuoto, ignorando completamente se e come si sarebbe risvegliato… Come sempre.


*****


Mi aveva lasciata di nuovo sola. O forse sarebbe stato meglio dire che questo era quello che lui voleva farmi credere. Non ero così ingenua da credere a tutto quello che vedevo, o che non vedevo, con Itachi Uchiha nei paraggi.
Mi aveva portato in una stanza più grande, naturalmente ancora senza finestre. Mi aveva persino lasciato del cibo e dei vestiti ripiegati su una piccola branda addossata a una delle pareti: dei pantaloni e una casacca nera che, per come erano conformati, dovevano senz’altro essere stati confezionati per un corpo femminile. Non mi azzardai ad indagare ulteriormente, accontentandomi dei nuovi vestiti puliti e integri che mi erano stati miracolosamente concessi. Avevo scoperto anche un piccolo bagno comunicante con la stanza e dopo essermi assicurata del fatto che non sarei svenuta di nuovo, mi ero abbandonata a una lunga, magnifica, doccia per togliermi di dosso le tracce della battaglia e soprattutto disinfettare in qualche modo le mie ferite, fortunatamente solo superficiali. Il mio livello di chakra si era ormai quasi completamente ripristinato e, anche se ero ancora lontana dall'essere nelle mie condizioni ottimali, stavo indiscutibilmente meglio.
Non avevo la più pallida idea di quanto tempo potesse essere trascorso dalla mia “cattura”: potevano essere passate ore oppure giorni. La completa assenza di luce naturale era riuscita, com’era prevedibile, a stravolgere completamente la mia percezione del tempo. Le ore sembravano trascorrere al rallentatore, anche se questa sensazione svaniva di colpo quando ricevevo la visita del mio carceriere dai capelli scuri. Si tratteneva sempre pochissimo, senza dirmi una sola parola, solo per lasciarmi dell’acqua o del cibo. O per controllare lo stato del mio recupero fisico. Faceva la sua fugace apparizione e poi se ne andava. Anche se le sue visite duravano pochissimo, per il mio muscolo cardiaco sembravano durare molto di più… Già, sarebbe stato sciocco negare il fatto che la sua presenza mi disorientava. In un paio di occasioni ero quasi arrivata a trattenere il respiro in sua presenza… Era qualcosa di vagamente inquietante a cui non riuscivo ancora a dare un nome e che sfuggiva a tutti i miei tentativi di analisi, ma non potevo permettermi il lusso di lasciarmi confondere o distrarre… Avevo cose decisamente più importanti e vitali a cui pensare.
Era da parecchio che non si faceva vivo, almeno così mi sembrava, e mi sentivo sollevata e angosciata al tempo stesso. Mi costrinsi a ricordare tutta la storia recente di Konoha che avevo letto sui libri, compresa la tragica storia del clan Uchiha, per recuperare un po’ di sangue freddo e lucidità. Il ricordo delle letture agghiaccianti che avevo condotto negli archivi personali dell’Hokage riuscì a regalarmi dei momenti di sana razionalità.
Come se non bastasse, le mie ore continuavano a scorrere nell’apatia più totale: nella mia mente avevo ripassato per l’ennesima volta il discorso che avrei dovuto fare davanti al misterioso capo dell’Akatsuki, consapevole che al momento decisivo avrei senz’altro dimenticato ogni cosa e mi sarei ritrovata costretta a improvvisare. Già, l’avrei chiamata la mia memorabile “improvvisazione per la sopravvivenza”…
Un rumore improvviso, quello di una porta sbattuta violentemente, mi risvegliò di colpo da tutte quelle riflessioni, rivelando la figura dell’Uomo Squalo intento a fare, decisamente con poca grazia, irruzione nella stanza. Riuscii a non scompormi più di tanto, fingendo una precaria tranquillità di facciata.  Sembrava decisamente arrabbiato e ovviamente, come scoprii subito dopo, ce l’aveva proprio con me.
Mi fissò a lungo con un’espressione vagamente disgustata. Forse per lui vedere un prigioniero in buone condizioni di salute era un affronto semplicemente intollerabile. Già, dimenticavo: Hoshigaki, sebbene fosse un disertore ricercato, proveniva pur sempre dal Villaggio della Nebbia. Un villaggio che di certo non si era mai contraddistinto per le doti umane dei suoi abitanti…
«Vedo che hai ottime capacità di recupero. Vorrà dire che non mi sentirò troppo in colpa se tra poco ti spezzerò alcune ossa. Solo un paio, non agitarti troppo! Il problema è che… Vedi, mi sembri troppo in salute ora. Ti preferivo decisamente prima… » Aveva esclamato il suo delirante discorso con voce quasi allegra, come se stesse quasi scherzando… Balzai in piedi, mettendomi sulla difensiva. Diedi a quel colosso una veloce occhiata, notando con sollievo che non portava "Pelle di squalo" con sé. Ottimo. Sarebbe stata l’occasione perfetta per restituirgli parecchi dei lividi che mi aveva procurato.
«Non fare cose inutili, Kisame». Itachi Uchiha era apparso all’improvviso, avvolto da un’aura di potere quasi tangibile, questa volta con indosso il mantello nero a nuvole rosse simbolo della sua organizzazione. Stava bloccando il poderoso braccio di Hoshigaki con una mano sola, come se non gli stesse costando nessuno sforzo. Notai anche un’altra cosa: i suoi occhi splendevano dell’inquietante colore dello sharingan… Stava forse cercando di difendermi? Impossibile. Doveva esserci senz’altro un altro motivo.
«Andiamo, stavo solo scherzando… Volevo solo vedere la sua espressione impaurita. So bene quali sono gli ordini». Indietreggiò leggermente, liberandosi dalla sua presa senza battere ciglio, come se non fosse successo assolutamente nulla.
«Rallegrati kunoichi. Il nostro capo ha accettato d’incontrarti… Naturalmente se quello che gli dirai non lo interesserà o lo irriterà… Non devo certo ricordarti che non ci sarà un futuro roseo e felice per te, vero?» Incrociò le braccia, squadrandomi da capo a piedi con aria arrogante e soddisfatta. Si divertiva davvero un mondo a fare minacce… Chissà perché la cosa non mi stupiva affatto.
«Non è necessario», risposi tranquillamente cercando di rimanere impassibile. Non potevo permettermi di stare al suo gioco: perdere la pazienza sarebbe stato controproducente e inutile, visto che era esattamente quello che voleva. Inoltre ora riuscivo a controllare perfettamente i miei scoppi d’ira. Be', quasi alla perfezione...
«Quando?» Quella domanda, rivolta a Hoshigaki con tono vellutato e quasi annoiato, ovviamente catturò subito la mia attenzione.
«Domani… L’esecuzione si terrà domani… » Rise di gusto della propria uscita, abbandonando improvvisamente la stanza. Uchiha degnò il vuoto, lo spazio dove fino a un secondo prima si trovava il suo compagno, di un'occhiata di rimprovero. Impercettibile ma non del tutto invisibile.
«Hai sentito, tieniti pronta». Detto questo, anche lui svanì letteralmente nel nulla lasciandomi sola a contemplare le quattro pareti asettiche che mi circondavano, mentre l’eco delle sue ultime parole continuava a risuonare nella mia testa.
Una scarica d’adrenalina mi travolse, facendo irrigidire di colpo tutti i miei muscoli. Il mio cuore continuava a martellare furiosamente, incapace di rallentare.
Domani… Domani mi sarei giocata ogni cosa.




AVVISO IMPORTANTE
Dal prossimo capitolo sarò costretta a inserire l’avvertimento - Spoiler!-.
All’inizio non avevo pianificato questo piccolo dettaglio, ma scrivendo (ebbene sì, capitolo per capitolo ^__^) mi sono resa conto che, per delineare meglio alcuni personaggi, sarò costretta a fare alcuni cenni a tecniche e avvenimenti non ancora apparsi nell’edizione italiana del manga (l’avviso sarà da ritenersi doppiamente valido per chi non ha ancora letto il n. 40 del manga!).
Naturalmente questi riferimenti saranno completamente mescolati alla trama della mia What if (la mia storia si discosterà e, com’è abbastanza evidente, si sta già discostando, parecchio dall’originale), quindi chi riuscirà a capirci qualcosa otterrà tutta la mia sincera ammirazione…
Se siete tra quelli che seguono fedelmente solo l’edizione italiana, posso solo dire: mi dispiace...
Se invece piccole anticipazioni su qualche tecnica o sul background di qualche personaggio non vi disturbano troppo… Che dire? Meglio così!
A presto e grazie per aver letto tutto questo lungo, noioso ma doveroso avviso!

Note dell'autrice: per "l'incontro" (mi rivolgo in particolare a pein10, visto che ha fatto riferimento alla cosa nel suo commento allo scorso capitolo -a proposito: ti ringrazio:)!- non dovrai/dovrete aspettare ancora a lungo!
  
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