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Autore: Madam Morgana    08/06/2015    8 recensioni
In una generazione all'avanguardia, il futuro dipende solo dalla tecnologia, ed alla famiglia Walker è appena arrivata la Scatola.
Quella che attendevano da tempo, quella che rivoluzionerà la loro vita.
Tutti sono entusiasti, eccetto la loro primogenita: Amira.
Perchè a lei, Ottocentodiciannove, non piace proprio, ed il fatto che i suoi fratelli abbiano deciso di dargli un nome diverso non l'entusiasma affatto.
I suoi occhi sono azzurri, la sua pelle perfettamente bianca, i capelli troppo biondi.
Non vuole avercelo per casa. Non osa immaginarsi la vita, da ora in poi, con lui tra i piedi.
Non osa immaginarsi la vita, d'ora in avanti, con un robot in giro per casa.
Dal testo:
«E' bellissimo papà!» esclama Edward, aggrappandosi alla gamba dell'androide.
«E' spaventoso» è l'unica cosa che riesce a dire Amira, guardando l'umanoide davanti a lei. Certo, è bello e questo non lo può escludere, ma la somiglianza ad un vero essere umano la spaventa tantissimo. Con quei capelli finti e biondi, le palpebre chiuse ed il bottoncino rosso sul lato sinistro del petto.
Genere: Malinconico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mancanze.

Amira si fa largo tra l'orda scalpitante di studenti, riesce a superare l'atrio, poi si dirige verso gli armadietti.
Sospira, poi sorride, perché Calum sta cercando – forse invano – di aprire il suo stipo che sembra fare i capricci. Molte volte ha detto che l'avrebbe sistemata, quella dannata anta cigolante, ma ancora non l'ha fatto.
E lei ride, perché infondo il moro è un amico perfetto, eccezionale. Lui c'è sempre stato quando il resto del mondo le ha voltato le spalle, anche quando l'amore con Josh è cambiato, lui è rimasto per lenire i suoi dolori, per renderle la vita più facile da essere vissuta. Si sente triste, Amira, a guardare Calum e nascondergli quel segreto.
Eppure per qualche ragione a lei ignota sa di star facendo la cosa giusta, perché non può dirgli che lei e Luke si sono baciati.
E non può dirgli che, forse l'è piaciuto. Non può dirgli che ne ha voluto ancora, avara di bacie carezze date con sentimento, diverse da quelle che riceveva senza aver nessun scopo di sesso, di squallido sesso.
Amira guarda Calum, mentre sente gli occhi annacquarsi, cerca di scacciare le lacrime, si morde l'interno guancia e poi avanza verso il suo amico, stringendo al petto una pigna di libri.
«Fa i capricci oggi?» chiede, riferendosi all'armadietto. E Calum si volta, con quel sorriso che forse il Sole invidia.
Stringe le spalle ed annuisce, poggiandosi poi all'anta, incrociando le braccia al petto. C'è che non ha dimenticato lo strano comportamento di Amira, tuttavia al momento non vuole pensarci perché tanto sa che prima o poi tutti i nodi verranno al pettine.
«A quanto pare sì, ciao Ammy» e le schiocca un bacio umido sulla guancia di porcellana, poi la stringe perché adora manifestare tutto l'amore e l'affetto che prova per lei.
Ed Amira ricambia l'abbraccio; la giornata non sarebbe potuta cominciare meglio di così, perdendosi tra le braccia del suo migliore amico con la consapevolezza che tutto è perfetto insieme a lui, il legame dell'amicizia è alla base della vita.
«Oggi abbiamo l'ora di letteratura insieme, vero?» eppure Calum ha smesso di ascoltarla nel momento in cui è entrato Michael, facendosi largo tra gli studenti, con quell'aria da spavaldo e quella cazzo di Chestfield tra le labbra. Sembra così diverso dal Michael di ieri notte, quando l'ha chiamato alle tre del mattino per dirgli che gli manca.
Amira poggia la mano pallida sul braccio dell'amico, cercando di avere nuovamente la sua attenzione, senza però riuscirci, e quando si volta per vedere cosa distrae così tanto il moro non ci vuole credere.
Insomma lei lo sa, che lui e Michael ormai non sono più amici, ma il fuoco che consuma le iridi del suo amico sembrano voler dire altro.
«Cosa c'è che non va, Calum?» sussurra, riponendo i libri che non serviranno nell'armadietto.
E Calum fa lo stesso, tornando in se, china il capo apre l'anta dello stipo e fruga al suo interno «Ieri mi ha chiamato Michael» le confessa.
«E?» cerca di invogliarlo a continuare il discorso, lei, che ha sempre detestato le frasi a metà. Sa che c'è dell'altro, altrimenti Calum non sarebbe così giù.
«Ed erano le tre del mattino, mi ha chiamato per... » si morde le labbra, poggia la testa all'anta e chiude gli occhi. Non sa perché, eppure non riesce a parlarne, nemmeno con Amira che non ha mai conosciuto segreti con lui.
«Calum, parla, cosa c'è che non va?» ringhia, perché presume che Clifford abbia fatto qualche casino, e di certo non glielo perdonerebbe mai. Calum è sacro per lei, anche perché nessuno si è mai preso cura di lei come ha fatto lui.
Stringe i pugni, ingoia un nodo di rabbia e poi fissa con occhi furenti l'amico, che ha scelto il mutismo come miglior risposta.
E Calum scuote il capo, si stringe nelle spalle e va via, perché questa volta non riesce a parlarne, non così facilmente.
Non riesce a dirle che anche a lui, Michael manca da morire.

La decisione è stata presa di petto, perché altro non poteva fare.
Amira arriverà tardi a lezione, ma la cosa non sembra turbarla. Sa dove trovarlo, perché l'ha visto lì con Josh ed i suoi amici, tante volte.
Avanza verso il corridoio, arrivando quasi alla sua fine. In un aula dimenticata da tutti, i ragazzi solitari se ne stanno rinchiusi a rollarsi canne e fumare in tranquillità, prima era un'aula comune per tutti, poi però Michael ed i suoi amici ne hanno preso possesso.
Amira ne è certa, è lì che si trova quel pallone gonfiato di Michael.
Non appena è giunta alla fine del corridoio, non ode nulla. La stanza ha la porta socchiusa ma da essa non proviene nessun rumore. Titubante e non del tutto sicura che quella volta ci sia qualcuno, poggia la mano sul legno tamburato della porta, la spinge ed avanza.
La sorpresa di non scorgere tutti è tanta, Michael – però – è lì. Seduto su di una cattedra assai vecchia, scorticata agli angoli di entrambe le parti.
Sbatte i piedi sul compensato, forse non seguendo nessun ritmo. Sta fumando, ma per Amira non è una novità vederlo fumare.
Incrocia le braccia al petto, perché lui ancora non l'ha notata, avvolto nel suo grigiore di pensieri. Tossicchia a causa dell'alone scuro ed allora Michael la sente, si volta, le sorride beffardo e poi torna a guardare fuori dalla finestra lontana. «Ciao bambolina, non ti hanno detto che questo non è un posto per delle ragazzine come te?»
Amira prega il cielo di darle forza a sufficienza per non sferrare un pugno a quello stupido, si liscia i capelli con fare nervoso e poi avanza fino ad arrivare vicino a lui, «Cosa hai fatto a Calum? Ha detto che l'hai chiamato! Beh, sai cosa? Non è lo stesso stamattina, è triste, spento, chiuso, mi evita ed è tutta colpa tua Clifford! Devi lasciarlo in pace, intesi?» ma Michael non la sopporta un minuto di più, mosso dall'ira stringe il suo polso tra le dita, fino a che Amira riesce a comprendere che il sangue stia trovando qualche ostacolo nel passare fluente.
Deglutisce, e fissa per la prima volta Michael negli occhi. Il suo sguardo è diverso, non più da pervertito maniaco, né da beffardo egocentrico. E' più un'occhiata colma d'odio, e per la prima volta, lei ha davvero paura.
«Ora mi stai a sentire, Ammy. Intesi? Calum ed io eravamo due inseparabili amici, poi si è unito a noi quello stronzo del tuo ex, siamo diventati... o meglio, eravamo diventati un trio perfetto fino a quando il tuo fidanzato non ha deciso di ficcare il cazzo nel buco di un'altra ragazza, ed allora Calum se l'è data a gambe perché non voleva vederti soffrire, non voleva mancarti di rispetto. Ma sai che c'è, Ammy? Che a me manca, non sei tu la sua unica amica, cazzo! Non sei la sola che tiene a lui! E sapere che l'ho perso per una cosa che non ho fatto mi da fastidio» poi le lascia il polso, sente gli occhi annacquarsi di nuovo, proprio come la notte precedente, ma non piangerà. Non davanti Amira, che intanto ha deciso di massaggiarsi il polso dolente.
E lei non sa che dire, perché per la prima volta prova compassione per Michael, ora intento a cercare l'ennesima sigaretta con fare nervoso. Vorrebbe esprimersi, ma risulterebbe inappropriata visto le circostanze. Si morde le labbra, fissa la punta delle sue scarpe e poi sospira, gli occhi bruciano, le prime lacrime che – prepotentemente – vogliono rigarle il viso.
E c'è che, forse, Amira piangerà per entrambi.
Per Michael che continua a nascondere il vero carattere, per lei che non sa mettere a freno la lingua, e per Calum che, probabilmente, anche lui sente la mancanza di un amico come Clifford.
«La lezione sta per cominciare, non vorrai destare sospetti, Ammy» sbotta il ragazzo, quasi come se volesse rimanere da solo. Tutto ciò fa comprendere ad Amira che, sul serio, è sofferente, malinconico, un Michael che stenta a riconoscere.
Silenziosamente decide di andar via, non rubandogli altro tempo. C'è che la solitudine fa capire tante cose, mette al proprio posto cocci di un vaso caduto a causa di un impetuoso vento, e lei lo lascerà riflettere.

«Dove sei stata?» la rimbecca Calum, con un sussurro che spera sia abbastanza udibile. C'è che odia dover coprire Ammy, perché non sa mai cosa dire, e spesso si sente a disagio perché, diamine, suda così tanto quando è costretto a dire bugie.
Dal canto di Amira si guarda intorno, tutti l'osservano come esterrefatti, dal canto della professoressa, invece, nota solo un sospiro accennato.
La saluta cordiale, e poi torna a spiegare la lezione con tranquillità.
«Avevo una cosa importante da fare, ma perché mi guardano così?» in fondo, chiedere è lecito, perché Amira non è mai stata la classica ragazza da urlo, in grado di far girare la testa a tutti.
Ed è allora che Calum diventa paonazzo, mordicchia il tappo della penna Bic ed inchioda lo sguardo sulla pagina a quadretti del quaderno, già del tutto scritta.
«Calum? Parla!» continua lei, considerando che l'amico non sembra voler introdurre l'argomento.
«Okay, magari ho esagerato ma... sono stato costretto Ammy, giuro! E poi non sono un bravo bugiardo, lo sai, insomma ho dovuto dire alla professoressa che, ecco sì – un attacco di mal di stomaco» ed Amira diventa bordeaux.
Con fare nervoso si passa una ciocca corvina dietro l'orecchio, cerca di reprimere l'ira mentre sente un vociferare sgradevole dietro lei, probabilmente la stanno già deridendo.
Diavolo, Calum Hood fa così schifo a mentire, pensa. Senza contare che la scusa del mal-di- stomaco è davvero orrenda.
Chissà cosa pensano i compagni di lei, adesso, magari immaginandosela seduta sul tazzone del water.
«Ti odio Calum!» lo rimbrotta, anche se alla fine non lo pensa davvero.
E l'amico non può non ridere, perché forse anche lui si stava immaginando Ammy con i-problemi-di-stomaco.
E' buffo, ma alla fine lei non riesce ad avercela con lui, scuote il capo, sta per dirgli l'ennesimo “ti odio” quando la Lewis li riprende, e “alla prossima la spedisco io, in bagno, signorina Walker, ma a suon di calci! E con una nota che la porterà dal preside” quel rimprovero ad Amira basta per farle chiudere quella stramaledettissima boccaccia.
I compagni tornano a ridere, poi tutto tace e lei vorrebbe solo sparire sotto terra, stupido Calum Hood!
Per fortuna, il tempo sembra passare velocemente, e lei ne è lieta. Esulta nel momento in cui la campanella trilla forte, facendo rimbombare il suono all'interno del suo padiglione auricolare.
Afferra le cose dal sottobanco, seguita da Calum, e poi insieme escono dall'aula, mescolandosi perfettamente all'orda di studenti impazziti.
Calum si guarda intorno, perché sa bene che anche Michael, ormai, ha letteratura con loro, eppure quella mattina non si è presentato, sebbene l'abbia visto entrare a scuola.
Si morde le labbra con fare nervoso, mentre – distrattamente – segue Amira intenta a dirigersi al bar. Probabilmente prenderanno lo stesso frappè di sempre, ci saranno le stesse persone, gli stessi gruppi e quasi certamente Michael sarà insieme alla sua cricca.
Alla cricca di cui, un tempo, anche lui ne faceva parte.
Entrano nella piccola stanza già piena zeppa di studenti, a stento riescono ad avvicinarsi al bancone e, dopo l'ennesima indecisione di Amira sul cosa prendere, optano per gli stessi frullati di sempre.
Fragola per lei, menta per lui
Riescono a trovare un tavolino libero, uno di quelli verdi traslucidi, in abbinamento con le sedie in plastica.
Amira gira la cannuccia più volte, mentre fissa Calum che, con fare assente, succhia la menta dalla cannuccia.
Sembra pensieroso, ed ancora non ha proferito parola. Ed è strano, considerando la sua parlantina repentina.
E' preoccupata, Amira, che non ha mai visto il moro così di cattivo umore, soffia dentro la cannuccia, mentre il frappè comincia a presentare le prime bolle che, scoppiettanti, riprendono il ragazzo dal suo stato di trance.
«A cosa stai pensando?» gli chiede, pur sapendo che probabilmente lui non parlerà. E non ci sono mai stati segreti, tra loro, ma capisce che se non vuole parlarne, è per una buona ragione.
Di fatti questi continua a bere il suo frappè alla menta, guardandosi intorno. Amira non demorde, torna a succhiare il contenuto del suo e si stringe nelle spalle, «Ho parlato a Michael, oggi – spiega, mentre Calum smette di bere il suo frullato, incrocia le braccia al petto e la guarda con occhi di chi vuole saperne di più – manchi anche a lui, terribilmente» perché è inutile mentirgli, e poi lei non mentirebbe mai su cose così importanti.
L'amico scrolla le spalle, si morde le labbra fino ad avvertire un retrogusto metallico e poi torna a bere, facendo scivolare la menta lungo la sua trachea «Beh, non dovevi. Io e lui non siamo più amici» ma Amira sa che non è così. Perché Calum smette di vivere, di sorridere, di sentirsi Calum Hood, il ragazzo positivo di sempre, quando dice quelle cose.
E sa che l'amicizia tra lui e Michael non è finita ma, bensì, è destinata a fiorire. E le dispiace, perché inconsapevolmente la colpa è sua. Sua e di Josh soltanto.
«Non è vero, non dovresti mentire a te stesso. Smettila di essere forte, smettila di fingerti forte quando lo sai bene che ti manca, perché nasconderlo così?» ed allora Calum sbotta, si alza dal tavolo, poggia le banconote su di esso e guarda Amira con cipiglio severo.
C'è che su tutto si può discutere, ma sull'argomento amicizia, più in particolare, su Michael e lui, proprio non è il caso.
Stringe i pugni, fino a far sbiancare le nocche «Ma che ne capisci tu? Io l'ho fatto solo per te! Non potevo rimanergli amico sapendo che nella sua banda c'era anche il tuo ragazzo che, ehi, ha preferito infilare il cazzo nel buco di un'altra ragazza» sputa. Gli occhi di Amira si annacquano, iridi traslucide che fissano la figura sfocata del bicchiere ora semi pieno.
C'è che ancora le fanno male i ricordi, e non desidera riviverli.
Non in quel modo così brusco e cruento di cui Calum Hood ha sempre avuto paura a manifestare. E' sempre stato così gentile, lui, e sentirlo parlare in quel modo l'amareggia terribilmente.
Afferra lo zaino da terra, poggia le monete sul piattino e poi esce, perché a lei non importa se Calum le ha pagato anche il suo frappè, non vuole i suoi soldi.
E considerando che la lezione è finita, non ha altro motivo per rimanere a scuola, o al bar che dir si voglia.
Uscendo scontra Michael Clifford, ma poco importa in quel momento.
China il capo, e corre via. Vuole solo tornare a casa.

A casa, Eleonor sta cucinando la torta alle fragole, ed Amira se ne rende conto quando, aprendo la porta, un profumo dolciastro le invade le narici.
L'investe completamente, solleticandole il viso quasi come fossero due mani gentili a sfiorarla.
Sospira, sfila le scarpe e le ripone vicino all'uscio, poi poggia lo zaino accanto e si avvia in cucina, non prima di aver appeso la giacca nell'appendiabiti.
«Ciao, mamma» e le schiocca un bacio sulla guancia, mentre fissa con quanta attenzione la donna stia preparando l'impasto.
Dall'altra parte della penisola, Luke è intento a tagliuzzare le fragole in modo simmetrico. Probabilmente ancora non si è accorto di Amira, visto ch'è entrata in maniera silenziosa.
Gli si avvicina piano, poggiando poi una mano sul suo viso, «Luke...» sussurra, quasi come se avesse paura di intaccare il suo lavoro.
L'automa volta di poco il capo, smette di tagliuzzare le fragole e poi sbatte le palpebre due volte, con fare pur sempre meccanico ma che, Amira, ormai ha imparato ad apprezzare.
«Miss...» sussurra, poi osa fissarle le labbra, così invitanti e rossastre. Forse più invitanti delle fragole che sta tagliando.
Lei sorride, si alza in punta di piedi e, maldestramente, riesce ad arrivare alla guancia fresca di lui. Gli schiocca un bacio, non curandosi di Eleonor che, astutamente, si è goduta la scena.
«Stai aiutando mia madre?» chiede, e lui annuisce perché alla fine rimane pur sempre progettato per svariati scopi.
«Madam voleva preparare una torta alle fragole, perché pare che sia la preferita della Miss» ed allora Amira sorride, perché forse quello doveva rimanere un segreto, ma infondo Luke non è stato progettato per dire bugie, per mantenere segreti.
Nonostante continui a nasconderne uno davvero grosso, come del bacio, ad esempio.
«Adoro la torta alle fragole» spiega, incastrando lo sguardo in quello ceruleo di Luke, che, in realtà, ha già scansionato le sensazioni di Amira.
E l'avverte, quel senso di tristezza, sgomento e turbazione. Vorrebbe chiederle cosa succede, ma ha imparato a saper rispettare gli umani, ad attendere che questi si confidino.
Le sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre il colore delle guance di lei tendono sul cremisi. «m'impegnerò per fare al meglio il mio lavoro, Miss»
«Siete molto amici, vedo» constata Eleonor, che ricordava l'astio di Amira, fino a qualche giorno fa. E' che non si capacita di come siano potuti diventare così amici in poco tempo.
Amira, allora, torna in se, si allontana da Luke e poi va verso sua madre, ancora intenta a perfezionare l'impasto.
«Beh, le cose cambiano, no, mamma?» ed Eleonor è d'accordo sulla deduzione di Amira, forse.
«Già, cambiano» sussurra, forse un po' troppo pensierosa. C'è che Amira non è mai stata dolce con tutti, solo con Calum e, ai tempi delle ceneri, con Josh dapprima fidanzati.
Mai si sarebbe immaginata tutta quella gentilezza riguardo ad un'automa che, tecnicamente, non è nemmeno umano.
«Vado a fare i compiti, mi mandi Luke con una fetta di torta, poi?» chiede, con occhi luccicanti e grandi, forse un po' per intenerire sua madre che, sorridendo, accetta.
Alla fine conosce Amira e sa bene quale carte gioca quando le serve qualcosa, senza contare che i suoi grandi occhi smeraldini intenerirebbero anche un serial killer. Che piccola demonietta!
E quando ormai la torta è stata ultimata, con tanto di cottura che ha reso la crosta friabile e croccante, ne taglia una fetta generosa, la lascia scivolare in un piattino di ceramica e spedisce Luke in camera di Amira, tornando ai fornelli.
Dal canto dell'automa, ormai, ha imparato le buone maniere. Picchia le nocche sul legno tamburato della porta ed attende risposta.
«Avanti» anche se, in fondo, Amira lo stava già aspettando da un po'.
L'altro entra nella stanza s'inchina formale ed è allora che lei scuote il capo, sbuffando di poco. Si alza dal letto indirizzandosi verso lui, gli afferra il piattino dalle mani e «Non dovresti più inchinarti, visto le circostanze» china il capo, mentre sente il rossore delle guance propagarsi lungo tutto il viso, fino alla punta delle orecchie.
Luke poggia l'indice sul mento di lei, costringendola ad alzare lo sguardo per fissarlo.
I loro occhi che s'incontrano di nuovo, la consapevolezza che quegli attimi fugaci, di un tenero amore, sono sbagliati.
«Miss, lei è così bella» sussurra, avvicinandosi di poco, mentre il respiro di Amira s'infrange piano sulle labbra dell'altro. Si lecca le proprie, con fare invitante, e Luke la guarda mentre avverte i sensori collidersi tra loro, quasi come se stesse fondendo qualcosa, al suo interno.
E non resiste, giura che la sua lucidità sia andata a puttane, un attimo dopo le labbra della ragazza vengono catturate dalle sue, in un bacio passionale di chi, probabilmente, non stava aspettando altro.
Che poi ad Amira non importasse granché della torta, lui l'ha capito bene.
Si studiano entrambi, mentre le lingue guizzano velocemente, Amira attorciglia tra le dita una ciocca di capelli sintetici tra le dita, mentre sente il cuore andare all'impazzata, dimenticandosi del dolore che Calum le ha inflitto prima, al bar della scuola.
Smettono solo quando a lei manca il respiro. Poi entrambi si stendono a letto, ed Amira si rannicchia nel grande petto di Luke, mentre questi, ormai, ha imparato a dare gli abbracci.
«Oggi ho litigato con Calum, sai?» gli confida, e Luke la sta a sentire, perché a lui importa tutto, della sua piccola padroncina.
«Davvero?» e lei annuisce. Si morde le labbra con fare assente, intanto che continua a farsi piccola in quel petto grande.
«Sì, comunque credo che sia agitato per Michael, era suo amico prima. Ma da quando Josh mi ha tradita, lui ha preferito lasciare la sua comitiva per non farmi un torto. Ecco io l'ho trovata carina, come cosa, ma Calum adesso non sta bene. Ha bisogno del suo amico, capisci cosa voglio dire?» e per quanto lui non sia stato programmato per comprendere i rapporti degli umani, ha capito quello che Amira gli ha spiegato.
Sfiora una guancia di lei, facendo piccoli cerchietti immaginari sulla sua gota rosata. «Sì, capisco, Miss. Credo che dovrebbero parlare, i due»
E lei annuisce, perché la pensa proprio come lui, «Ho provato a parlare con Calum, ma appena ho tentato di approcciarmi con quest'argomento mi ha cominciato a dire cose abbastanza sgradevoli, e così sono andata via.»
Eppure Luke ha smesso di ascoltarla da un bel po', ora, intento a fissare il movimento delle labbra ad ogni parola enunciata. Amira se ne rende conto solo quando, non udendo la sua voce, è costretta a richiamarlo. «Lukey?»
«Miss, devo dirle una cosa» sussurra, e poi cattura le sue labbra con fare gentile ma, al contempo, possessivo. Perché non sopporterebbe vedere Amira con un umano.
«Cosa c'è, Luke?» lo guarda negli occhi, il cuore che fa le capriole non appena il bacio cessa.
«Non sopporterei di vederla con un altro umano» e quello le fa capire che Luke è speciale, nonostante ormai lo pensi da tempo.
Sorride, gli carezza le gote e poi si avvicina per catturargli le labbra ancora una volta.
Amira e Luke si baciano, ancora ed ancora.
Non glielo dice, ma lei lo sa. Sa bene che non riuscirebbe a baciare un umano. Non ci riuscirebbe proprio, ed il motivo è semplice.

 

SBAAAAAAAAAM
 
 
Oltre che logorroica, ora Morgana è diventata anche ritardataria. Scusatela ç___ç
Hola bimbi miei belli! Come state? Spero bene! Io sto morendo di caldo, giuro!
A mia discolpa posso dire che, in questo periodo sono a corto di idee, e francamente
do anche la colpa al caldo, sigh! Comunque, a parte questo, spero che il capitolo vi sia
piaciuto anche perché, come avrete ben visto, posto sempre in ritardo ormai a causa
della carenza di idee.
Comunque, bando alle ciance.
Amira scopre, così, che a Michael manca Calum, terribilmente. Calum, invece, scappa
che proprio non vuole dire ad Ammy che anche a lui, il suo amico, gli manca da morire.
Poi c'è Luke, che, timidamente, rivela alla sua padroncina che, sì, non sopporterebbe di
vederla con un altro umano.
Spero nei vostri più dolci pareri, e prendetemi a pomodori in faccia se il capitolo non è bello
davvero mi scuso, ma le idee vanno a farsi fottere per ora.
Un bacione e grazie per essere arrivate sin qui.

Madam Morgana.
 
   
 
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