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Autore: Suicide Crown    09/06/2015    2 recensioni
Ma ciaoooooooooo!!! Sono sempre io, Rin-chaaaaaaan!!!
Chi sarà quella ragazza che ha incontrato Kanato in quel parco solitario?? Chi sarà quella ragazza ricoperta di bende e con un' occhio solo? Chi sarà quella ragazza dal passato misterioso?? Ha un collegamento con i Mukami?? Chi lo sa...
Buona lettura e... vi prego di non uccidervi dopo aver letto questa storia perchè fa schifo!! :D
Genere: Dark, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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- Ce li hai presente i Mukami? - e il viso di lei venne rigato dalle lacrime. Lacrime di dolore, di sofferenza rigavano quel volto stanco.
- Cosa?... Non so di cosa tu stia parlando!! -  con un soffio scaraventò Enji a terra, facendole sbattere la testa sul suolo bagnato dalla pioggia. Kanato la fulminò con un occhiata, mentre lei cercava di alzarsi ridacchiando. Poi cominciò a dire, sempre in tono cantilenante:
- Non dirmi che non sai nulla, sciocchino!! Vuoi la prova? - con un balzo si avvicinò a lui, i centimetri che li dividevano erano diventati nulli. Enji cominciò a sfilarsi la benda dal collo, lasciando intravedere due buchi, due canini affondati nel suo fragile collo. Kanato rimase sorpreso non appena vide la ferita che le aveva inflisso uno dei Mukami, la seconda famiglia di vampiri che lui e i suoi fratelli conoscevano bene.
- Ecco!! Contento adesso? Hai capito perchè mi trovo in questo stato!?- disse lei, avvicinando sempre di più il suo viso a quello del vampiro.
- Non so di cosa tu stia parlando!!!- Kanato cominciò a strattonarla per le spalle, provocandole un rossore nel punto in qui lui teneva salda la presa.
- Allora ti pongo un' ultima domanda: chi sei tu? - il viso di lei si contrasse in una smorfia lasciva, mentre Kanato era come ipnotizzato da quella domanda.
- un... vampiro. Per questo dovresti starmi alla larga se non vuoi che anche io perfori il tuo collo!!! - la sua voce risuonò pazza, inquietante e strana alle orecchie di lei. Enji, in tutta risposta, scoppiò in una risata che echeggiò in tutto il parco.
- Sì, certo!!!- e sparirono in una nuvola di fumo.

Si teletrasportarono dentro un grande salone decorato con marmo lucido e arredato nei minimi particolari. Kanato conosceva bene quel posto: era il salone d' ingresso della Villa Mukami, quel posto e quella famiglia da lui odiata. Enji cominciò a girare lentamente su se stessa, come se stesse ballando qualcosa, canticchiando allegramente. Kanato rimase allibito a guardare la scena piuttosto strana. Non aveva mai visto una ragazza come lei, strana e uguale a lui in tutti i minimi particolari. Kanato continuava a guardarla, quando un gemito provenire dal lato del salone lo fece riscuotere. Si girò in direzione della voce e vide una figura sdraiata sul divano in velluto di colore lilla. Kanato, rivolgendo uno sguardo a Teddy, cominciò a parlargli. La sua voce era poco più di un sussurro.
- Neh, Teddy. Andiamo a controllare? - il ragazzo allora, si diresse verso il divano dove vi era la figura, e questo era uno dei Mukami, più precisamente Azusa. Era il vampiro che lui odiava profondamente: odiava il fatto che si tagliasse da solo per piacere, solo per vedere il sangue, la cosa da lui amata. Odiava il fatto che desse un nome alle bende che avvolgevano le sue braccia graffiate e doloranti. Quando il vampiro si svegliò e cominciò ad inquadrare Kanato che lo guardava minaccioso con Teddy stretto tra le braccia, cominciò ad incurvare le sue labbra in un accenno di sorriso.
- Kanato-kun, che ci fai qui? - disse Azusa con sguardo interrogativo. Kanato allora, minaccioso, cominciò a puntare un dito contro la giovane , che stava ancora ballando e canticchiando.
- Bhè, chiedilo a lei!!- disse lui, alzando la voce in modo da farsi sentire. Enji allora, guardò in direzione di Kanato e, in tutta risposta, cominciò a sorridergli. Subito dopo Kanato si ritrovò faccia a faccia con Enji che gli accarezzò la guancia. Per un attimo ebbe la sensazione che le sue mani tremassero, poi si riscosse non appena rivolse la parola ad Azusa.
- Buonasera, Azusa-kun. Hai dormito bene? - lui la guardò con disprezzo, cosa che Kanato non riusciva a spiegarsi. I suoi fratelli guardavano Yui con malizia e divertimento negli occhi, mentre lei veniva disprezzata. Azusa cominciò a guardare la ragazza, squadrandola da capo a piedi. Infine aggiunse:
- Sei bagnata. Così allagherai il pavimento. Esci fuori, non ti voglio tra i piedi!! - disse Azusa, volgendo uno sguardo verso la porta, e un lampo squarciò il cielo. Enji allora, guardò Azusa, rivolgendogli un sorriso lascivo prima di sparire nella nuvola di fumo.
Kanato, rivolgendosi a Teddy, cominciò a parlargli con voce cantilenante.
- Neh, Teddy. Cosa sta succedendo? Dovremmo andarcene? - disse, sorridendo. Stavano per dirigersi verso la porta, quando Azusa si teletrasporto davanti a lui, bloccandogli il passaggio.
- Aspetta, Kanato-kun. Dobbiamo parlare - e si teletrasportarono nella sala del tè, la stanza dove vennero accolti la prima volta i Sakamaki. Si sedettero nel solito tavolo in cristallo, le sedie anch' esse del medesimo materiale. Un minuto di silenzio li avvolse, passandolo guardandosi negli occhi l' un l' altro. Poi fu Kanato a spezzare il silenzio.
- dimmi chi è lei. Esigo una risposta - Kanato strinse a sè Teddy, mentre Azusa sobbalzò al tono freddo e duro del vampiro.
- E va bene. Ma sappi che potresti rimanere sconvolto - cominciò a stuzzicarlo lui. Kanato, in tutta risposta, esclamò:
- Parla! - e Azusa cominciò a raccontare.
- 10 anni fa scoppiò un incendio vicino il confine di Tokyo. Passai di lì per caso, stavo facendo una passeggiata per schiarirmi le idee. Mi girai alla mia sinistra e vidii quella villa che stava bruciando. Si vedeva solo fuoco, e delle persone che gridavano terrorizzate. Io rimasi lì, a guardare le fiamme per lunghi e inetrminabili istanti. Non li aiutai, non spettava a me farlo. Dopo dieci minuti arrivarono i pompieri che spensero il fuoco in un secondo... ma niente da fare, centinaia di persone morirono in quell' incendio. Non sapevo niente di quella villa, non l' avevo mai vista. Seppi solo che i residenti avevano il cognome di Asahina - Azusa fece una breve pausa, prima di ricominciare.
- Dopo l' accaduto, la zona della tragedia venne transennata, cosicchè nessuno potesse entrarci. Ma mi era sorto un dubbio: e se qualcuno fosse rimasto vivo? Entrando nel luogo del delitto potevo anche ottenere delle informazioni in più. Non sapevo perchè, ma quello che era accaduto mi incuriosiva. Così, in una notte gelida e buia, sorpassai la transenna ed entrai in quel che rimaneva della villa. Mentre camminavo, calpestai molti cristalli. Forse erano i resti dei lampadari, oppure semplicemente di un tavolo da sala molto costoso. Camminai a lungo, quella villa era immensa, fino a che non entrai dentro una stanza: essa aveva le pareti di un colore viola scuro, rovinato dalle fiamme. Vi erano diversi residui sparsi per terra: gioielli, scatole di cartone, nastri per capelli. Ma c'era una cosa che mi attirava - Azusa deglutì, poi continuò.
- C'era una foto che mi attirava particolarmente. Era deposta sotto tante macerie, ma la cosa strana è che era ancora intatta, non vi era nessuna bruciatura. La esaminai bene: raffigurava una donna alta e magra. Essa aveva dei lunghi capelli biondi raccolti in una crocchia ben sistemata, e un paio di occhi blu come il cielo, il  suo volto serio e distaccato. Accanto a lei vi era un' uomo che poteva avere una trentina d'anni. Esso era praticamente uguale alla donna raffigurata accanto a lui, solo che aveva i capelli più corti. E in mezzo a loro vi era una bambina: 14 anni, non di più. Capelli argentati e lunghi che le davano un tocco di mistero, e due occhi azzurri, profondi e penetranti. Sorrideva e teneva le mani alle due perone accanto a lei. Rimasi come ipnotizzato quando la vidii, non riuscivo a spiegarmi la mia reazione - Kanato ebbe un sussulto, e Azusa se ne accorse.
- L' ambiente lì stava diventando piuttosto lugubre, e sentivo delle voci e delle luci di torce che camminavano verso la casa. Così, senza pensarci un' attimo nascosi dentro la camicia della divisa la foto e mi incamminai verso la porta del retro per uscire. Ma qualcosa mi bloccò: d' un tratto una mano gelida mi accarezzò la guancia, facendomi sobbalzare. Subito mi venne in mente un accaduto che avvenne quando io ero piccolo. Era come un flashback, non riuscivo a spiegarmi perfettamente cosa fosse. Ho visto solo una donna, mia madre, che era seduta su una sedia e guardava oltre la finestra con sguardo assente. Così, io gli venni incontro per abbracciarla... ma lei mi respinse, scaraventandomi a terra. Quando finì il flahback, senti le lacrime che mi rigavano il volto. Lei mi guardò sorridendomi, quasi in modo lascivo. Subito dopo cominciai ad odiare quel sorriso, quella ragazzina. Essa ruppe il silenzio, dicendomi che se l' avessi portata con me lei mi avrebbe dato una possibilità per rivedere i miei genitori e ucciderli. E quindi vendicarmi di tutto il male che mi avevano inflisso. E la ragazzina di cui sto parlando... è Enji, colei che ti ha portato qui - Kanato cominciò a guardarlo dritto negli occhi, e Azusa disse, rispondendo alla domanda nella sua mente.
- sto dicendo la verità - e subito la porta sì aprì con uno scricchiolio, facendo sobbalzare i presenti. Entrò Enji che, con un balzo, si sedette anche lei con loro, e li guardò con sguardo lascivo.
- avanti, che aspettate? Perchè avete smetto? Continua, Azusa-kun - e il silenzio calò nella stanza.
   
 
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