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Autore: Gohos    09/01/2009    7 recensioni
What if...Cosa sarebbe successo se Jasper, durante il diciottesimo compleanno di Bella fosse riuscito ad ucciderla?
Genere: Triste, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio Lithia del Sud, Fairyire, Fedev82 e Rapetta_Rock per le recensioni.
X _Sweet_: Ho Rimediato al tremendo errore di distrazione che avevo commesso...Non ci avevo nemmeno pensato a Volterra....





Non so per quanto tempo rimasi deistesa.
Probabilmente per un tempo imprecisato.
I miei occhi non percepivano nulla, l’oscurità permeava ogni cosa.
Davanti ai miei occhi scorrrevano le immagini dei miei ricordi, ricordi felici, ricordi di Jasper.
Il suo viso, ne felice ne arrabbiato, semplicemente il suo viso, galleggiava nei miei ricordi, davanti ai miei occhi.
Era colpa di Edward, colpa sua, perchè era dovuto ricorrere a uno scontro frontale? Sapeva che ne sarebbe uscito vincitore, sapeva che avrebbe ucciso Jasper, lo sapeva, eppure lo aveva fatto.
La rabbia rimpiazzò il dolore, che rimase come dolore di fondo nella mia mente. Maledissi Edward, che mi aveva portato via la mia vita. Maledissi Emmet e Rosalie, sempre pronti a criticare, che avevano spinto Jasper a quel suicidio. Maledissi Esme, che amava così tanto Edward da non essere riuscita a vedere quanto la sua furia omicida si fosse ingigantita. E maledissi Carlisle che anche essendosi reso conto di ciò che Edward provava e desiderava, non aveva fatto nulla.
Giurai che avrei avuto la mia vendetta. Li avrei uccisi tutti.
Erano passati decine e decine di anni da quando il mio corpo fu capace di piangere, ma per tutto il tempo non desiderai essere capace di altro. Volevo piangere, per far uscire quel dolore lacerante fuori da me, per riuscire a pensare lucidamente, perchè sapevo che se avessi continuato a soffrire così, sarei esplosa.
Non so per quanto tempo rimasi distesa, ma quando sentii il delizioso odore di sangue umano, la mia bocca fu inondata dal veleno e i muscoli si tesero, così dopo settimane e settimane nella quale rimasi distesa capii che la mia sete era cresciuta a dismisura, che non mi importava nulla di continuare la via dei traditori che avevano ucciso Jasper. Volevo il sangue di quell’uomo, e lo avrei avuto.
Mi alzai, pronta alla caccia. Non controllai nemmeno se ci fossero altri che potevano vedere quello che mi apprestavo a fare. Mi fiondai vero la fonte di quel dolce odore, entrai in un boschetto, e mano a mano che correvo verso l’estremità opposta sentivo l’odore avvicinarsi. Mi fermai a pochi metri dalla luce del sole, aspettai che una nuvola passegera oscurasse il sole, perchè io potessi mettere in atto il mio piano. Una volta che la luce del sole fu assente, uscii dal bosco, incamminandomi a velocità umana verso l’uomo che si apprestava a montare una tenda da campo.
«Scusi, mi sono persa in questi boschi, saprebbe dirmi in che direzione è Forks?» cercai di usare il tono di voce più dolce e sincero di cui fossi a disposizione. Funzionò a meraviglia.
Si avvicinò a me, esaminando i miei vestiti, che dopo essere stata scaraventata a terra numerose volte da Edward, e essere rimasta distesa nel fango per settimane, dovevano essere davvero luridi.
Una volta che fu arrivato a pochi passi da me chiese
«Da quanto tempo sei in questi boschi?» me lo domandavo anche io, poi continuò «Non sembri passartela bene, rimani qui, mangia qualcosa» non sapeva quanto aveva ragione.
«Credo di essermi persa quattro o cinque giorni fa» sgranò gli occhi. «Se non le dispiace accetto l’invito»
Il mio sorriso si trasformò in un ghigno, e la mia voce in un rugito cupo, ora che mi ero divertita, potevo anche passare all’atto finale.
Mi acquattai, e con un solo salto lo raggiunsi, gli fui sopra e con i miei denti aprii un varco nel suo collo fino alle sue vene, dove scorreva il prezioso sangue di cui avevo bisogno.
Dopo pochi minuti, sentii il grido di una donna, probabilmente la moglie, che teneva il figlio tra le braccia. Non ci pensai su, mi scagliai anche su di lei e sul bambino, il cui dolce sangue fu il dessert di quel macabro banchetto.
Una volta prosciugati interamente i loro copri finalmente fui sazia, così potei di nuovo cominciare a pensare lucidamente.
Sarei tornata a “casa”, avrei preso tutto ciò che mi serviva e poi me ne sarei andata. O almeno questo era il piano.
Corsi verso la casa, prevedei che se fossi entrata dalla finestra avrei avuto in vantaggio di circa un minuto, tempo più che sufficiente perchè io sbrigassi tutto quello che dovevo fare.
Non mi fermai quando vidi la casa a pochi metri da me, saltai, sfondando il vetro della finestra chiusa. Mi cambiai i vestiti, strappandomeli letteralmente di dosso, ne presi altri e li infilai nel borsone più capiente che trovai insieme a tutti i soldi che trovai. Mancava meno di mezzo minuto prima che Esme venisse a bussare alla porta, mi affrettai. Scrissi un biglietto, dove dicevo che me ne andavo, senza menzionarne i motivi.
Scesa dalla finestra andai verso il garage, non c’era nessuno, bene. Avevo intenzione di giocare un piccolo scherzo al mio caro “fratello” corsi verso la Volvo. Non fu un lavoro ben fatto, ma data la fretta mi accontentai di far somigliare la sua Volvo a un grissino finito sotto ad uno schiaccia-sassi. Poi presi la Mercedes di Carslisle, con essa sfrecciai fuori dal garage, su per il vialetto e in pochi minuti imboccai l’autostrada.
Avevo in mente di riservarle lo stesso trattamento che avevo usato con la Volvo, ma prima, seppur riluttante ad andarci con quel mezzo, dovevo allontanarmi il più possibile da loro.
Poi fui folgorata da una visione, che mi lasciò col fiato sospeso e un’idea in mente. Invertii la marcia e mi diressi verso la riserva di La Push sapendo perfettamente che così facendo avrei violato il patto sancito più di un secolo prima da Carlisle.
Mi fermai al limite del confine, scesi dall’auto e sbattei con vigore la portiera per richiuderla, se dovevo distruggerla tanto valeva cominciare subito.
Cercavo Sam, il licantropo. Lo cercai tra le mie visioni, cercando quella che sarebbe scomparsa. Ancora non mi spiego questo strano effetto, ma non riesco a vedere il futuro dei licantropi.
Alla fine seppi dove trovarlo, a lui non avrebbe fatto piacere, ma poi si sarebbe rifatto. Lo trovai con una ragazza con il viso sfregiato da tre lunghi solchi, appena mi vide s’irrigidì.
«Fermo, devo parlarti» non si rilassò, ma non mi aspettavo che lo facesse.
«Perchè dovrei accettare?» storse il naso quando inspirò. «Perchè ti porto notizie che giudicherai molto interessanti» i suoi occhi ebberò un lampo di interesse.
Ci allontanammo di qualche metro «Dammi un buon motivo per non farti a pezzi seduta stante» mormorò «Oh, te ne darò due, due ottimi motivi» presi fiato –storcendo il naso per l’odore- poi continuai «Tra poco, massimo tre mesi, e avrai un branco così numeroso che potrai abbattere tutti i vampiri che vorrai. Fidati di me, forse lo sai già, ma alcuni vampiri hanno dei sensi ulteriori, il mio è quello di vedere nel futuro, ma non sono qui per questo, o almeno non del tutto. Ti chiedo un favore personale, ti indicherò i ragazzi, e la ragazza, che faranno parte del tuo futuro branco, ma in cambio voglio che distruggiate i Cullen, tutti, nonappena io sarò andata via»
«Perchè dovrei risparmiarti, sei oltre il confine, inoltre le tue informazioni sono poco più che curiosità, potrei aspettare e procurarmele da me, ma ciò che mi incuriosisce è il motivo per cui mi stai consegnando la tua “famiglia”» testardo, gli stavo consegnando cinque vampiri su un piatto d’argento, ma voleva ancora anche il sesto.
«Diciamo che ho una gran voglia di vederli bruciare, ti basti sapere questo» nessuno gli aveva detto che la curiosità può uccidere?
«Quindi mi stai dando l’autorizzazione a far fuori i componenti della tua famiglia, e per farlo dovrei aspettare qualche mese» capiva al volo.
«Già, non mi interessa ne come ne quando» sogghignava immaginando quel momento
«Perfetto» le sue labbra si contrassero in un ampio sorriso.
Concluso il nostro accordo mi affrettai a tornare alla macchina, per poi partire per andare chissà dove.
  
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