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Autore: Mue    10/06/2015    1 recensioni
«Ehi, Folletto Saputello!»
Ecco come nei corridoi di Hogwarts il divino James Sirius Potter apostrofa Emily Hale, Corvonero, anonima, impacciata e senz'altra dote -se dote si può chiamare- che non un'estrema bibliofilia.
Sarebbe un episodio di potteriana impertinenza come tanti altri che Emily è costretta a subire se Stuart Dunneth, suo misantropo e ambiguo compagno di classe, non si trovasse per caso nei paraggi.
Emily, ligia alle regole, timida all'ennesima potenza e avversa a qualsiasi tipo di azione eroica, ancora non sa che questo incontro la coinvolgerà nel vischioso mistero che avvolge il ragazzo e sarà costretta, suo malgrado, a dare fondo a tutte le sue risorse per risolvere quello che, da giallo inquietante, potrebbe rivelarsi invece una storia dell'orrore delle peggiori. E i Potter, con le loro smanie di protagonismo, ovviamente non possono stare molto lontani.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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Lo so, sono imperdonabile. Sono scomparsa per non so nemmeno io quanto a storia quasi conclusa abbandonadovi così, sul più bello. Dovrei fornire un bel po' di giustificazioni ma dato che sono convinta che siate ancora su queste pagine per sapere come andrà a finire la storia e non per leggere le mie disavventure, mi limito a scusarmi dal più profondo del cuore e lasciarvi al capitolo.
Spero che non vi siate dimenticati di Emily, Stuart, Drilla, Al e gli altri e che li seguirete sull'isola con almeno una parte della loro emozione.
Un grazie enorme a chi ancora mi leggerà e specialmente a chi vorrà lasciarmi una sua opinione.
 

XIX. L'isola



 

Due ore dopo Emily scivolò su per le scale, di ritorno dai sotterranei. Sperava con tutto il cuore che Al e Drilla la stessero aspettando al dormitorio di Corvonero, perché cercarli per la scuola a quell’ora era il modo più sicuro per farsi scoprire e punire da Quebec.
Quando giunse ai piedi della scala a chiocciola della torre vide che, per una volta nella vita, le sue preghiere erano state esaudite: Al e Drilla erano seduti sulle scale, nell’oscurità, palesemente irrequieti.
Non appena Drilla la vide, balzò in piedi.
«Emily! Dove diavolo sei stata?», sbottò. «Ti rendi conto che Stuart morirà da un momento all’altro se non ci sbrighiamo?»
«Sì, lo so. Tenete, presto.»
La nebbia fuori era così fitta che anche se quella sera era luna piena nessuna luce riusciva a penetrare attraverso i vetri piombati delle finestre, e Al e Drilla non riuscirono inizialmente a distinguere quello che lei aveva in mano e stava tendendo loro.
«Che cos’è?»
«Una pozione. Ce n’è abbastanza per tutti e due. Bevete un sorso, presto!», li incitò Emily.
«Ma…», obbiettò Al.
«Vi fidate di me?», chiese Emily impaziente.
Drilla e Al annuirono senza esitazione.
«Allora fate come vi dico.»
Al obbedì, svitò il tappo e mandò giù un lungo sorso. Drilla fece altrettanto, non senza trattenere una smorfia disgustata. «Ma è amarissimo!»
«Non ho avuto tempo di infilarci dentro lo zucchero», si scusò Emily. «Drilla, Al ti ha spiegato…»
«Certo che me lo ha detto! E fosse stato per me sarei già su quell’isola a sistemare quella stregaccia! Dobbiamo aspettare che Stuart tiri le cuoia o possiamo avviarci, ora che ci hai affibbiato quella schifezza, qualunque cosa fosse?»
Emily annuì seria. «Muoviamoci.» Non avrebbe mai creduto che quelle parole potessero provenire proprio dalla sua bocca, perché andare a caccia di una strega vecchia di millenni e pericolosa era proprio l’ultima cosa che desiderava. Invece il suo corpo, come mosso da una volontà propria, si avviò nel corridoio buio, affiancato da Drilla e Al.
«Cos’è che ci hai fato bere?», sussurrò Drilla mentre, prima di svoltare un angolo, Al si affacciava a controllare che non ci fosse nessuno.
Emily stava torturando un lembo della sua manica dal nervosismo. «Una cosa che potrebbe salvarci dalla strega…se ho ragione. Se ho torto…»
Si zittì mentre scendevano giù per la grande scalinata di pietra della Sala d’Ingresso e sgusciavano fuori dal portone. Il parco era invisibile, permeato da uno strato densissimo di nebbia umida che penetrò loro fino dentro le ossa. Era un tempo spettrale.
Un tempo da streghe, pensò rabbrividendo Emily.
Raggiunsero la banchina dove erano ancorate le barche della scuola.
«E adesso?», domandò Drilla nervosa. «Io non so guidare una barca.»
«Basta dirle la direzione che si vuole e si muove da sola», spiegò Emily avvicinandosi alla prima.
Dopo la sua clamorosa caduta in acqua il novembre passato, quando Jamie l’aveva salvata, aveva promesso a se stessa di non salire mai più su uno di quegli affari nemmeno se trascinata a forza. E invece adesso lo stava per fare di sua spontanea volontà.
Si sporse e con incertezza mise il piede nella barca, che oscillò subito paurosamente. Emily esitò.
Al, accanto a lei, sorrise e le tese una mano cavallerescamente. «Prego.»
«Grazie», disse Emily aggrappandosi ad essa terrorizzata.
Drilla sbuffò. «Andiamo, muovetevi, non c’è bisogno di fare tutte queste scene per salire su uno stupido pezzo di legno!»
Al sorrise affabile e tese la mano anche a lei. «Ti dà fastidio?»
Drilla, sbalordita, dopo un momento accettò l’aiuto. «Grazie», disse rigida.
Al ed Emily si scambiarono un’occhiata eloquente e sorrisero. Ecco l’unico modo per far tacere Drilla: metterla in imbarazzo con una gentilezza.
«Avanti!», ordinò Emily, e la barca si mosse attraverso al nebbia, sfiorando l’acqua dolcemente.
Rimasero in un silenzio teso per diversi minuti, ma dalla nebbia non emerse nulla, né luci strane, né sagome di isole incantate.
«Emily, sei sicura di saper ritrovare l'isola?», chiese Al dopo un po’, irrequieto.
Emily si morse il labbro, indecisa. No, non ne era per niente sicura, ma sperava… Poi, prima che potesse aprire la bocca per rispondere, vide qualcosa nell’oscurità: una luminescenza quasi invisibile che vibrava nella notte.
«Eccola», mormorò rivolta più a se stesa che agli altri due.
Al e Drilla si voltarono di scatto e la videro. Ammutolirono mentre la luce si faceva sempre più intensa. Prima che se ne rendessero conto, immersi nella nebbia com’erano, la barca scivolò sul fango della riva con un tonfo leggero. Emily si aggrappò allarmata ai bordi.
«Siamo arrivati», disse Drilla in tono asciutto. Si sentiva distintamente il nervosismo nella sua voce.
Riluttanti, scesero tutti e tre dalla barca, ora diventata un rifugio sicuro contro quell’isola minacciosa. Nessuno ebbe il bisogno di ricordare agli altri di estrarre la bacchetta: ce l’avevano già tutti in mano.
Al, il più coraggioso, si inoltrò per primo nell’entroterra. La luce si faceva via via più intensa, molto di più di quella del passaggio segreto, e cambiava lentamente colore. Emily sapeva ormai qual’era la fonte di essa. Rabbrividì ripensando alla camera sotterranea dov’era stata con Ravenscar. Quella volta era abbandonata, ma ora…
Gli alberi, attorno a loro, si stagliavano di tanto in tanto quando la nebbia diradava in alcuni punti: erano tutti foltissimi e molto scuri ed emanavano una strana aura misteriosa, che incuteva timore e ribrezzo.
Corruzione, pensò Emily. Era questo a cui si erano lasciate andare le streghe della tribù. E la più potente…
Al si bloccò all’improvviso davanti a lei. Emily per poco non andò a sbatterci contro. Lui si voltò con un’espressione che non aveva bisogno di parole per esprimersi. Emily, tremante, si alzò sulle punte e guardò oltre la sua spalla. E vide la radura.
La nebbia che c’era tutto attorno si era spalancata all’improvviso, e rivelava un incavo roccioso in mezzo agli alberi, circolare e irregolare, come un anfiteatro naturale, piatto sul fondo e molto largo. Nel centro di esso un'unica, piccola conca emanava una luce forte, rossa come il sangue. E, nella radura, c’era qualcuno.
Emily, Al e Drilla rimasero a bocca aperta. Perché ciò che videro non fu una strega orrenda e deforme, né una donna bellissima e ammaliatrice. Quella che c’era lì, intenta a fissare il pozzo, avvolta in un vestito un po’ consunto, di un blu cobalto intenso, e i capelli rossi, evidenziati ancora di più dalla luce che la circondava, era solo una ragazza. Non doveva avere più di due o tre anni più di loro tre.
Non si era accorta di loro. Continuava a guardare l’acqua con un’aria un po’ malinconica, quasi triste. Al esitò un attimo, poi si fece avanti. Emily avrebbe voluto urlargli di non farlo, ma non fece in tempo a impedirglielo. Entrò nella radura. E la ragazza sconosciuta alzò lo sguardo e lo vide.
«Oh», fece. Aveva una voce un po’ fievole, bassa. «Salve.»
Al rivolse uno sguardo perplesso a Emily e Drilla, che l’avevano seguito nella conca per un riflesso istintivo, ma nessuna delle due parlò. Così si voltò di nuovo verso la sconosciuta. «Salve.»
Lei li osservò uno ad uno, con un’espressione curiosa, in silenzio.
Poiché non si decideva a parlare lo fece Al, schiarendosi la voce. «Scusa ma…chi sei tu?»
Lei lo fissò, come se fosse sorpresa di quella domanda. «Chi sono? Io abito qui. Chi siete voi piuttosto?»
Al stava per rispondere, ma Emily lo bloccò con un calcio in uno stinco. Lui non capì l’avvertimento e fece un’espressione interrogativa.
Emily, sebbene tremasse di paura, si fece avanti e guardò negli occhi la ragazza. «Chi sei?»
Lei sorrise confusa. «Insomma, siete qui in casa mia e mi fate anche domande insistenti? Te l’ho detto, abito qui.»
«Voglio sapere il tuo nome», ribatté Emily.
L’altra assunse un’espressione spaventata. «Se me lo chiedi con quel tono così egoista non te lo dirò. Perché siete venuti qui a disturbarmi sulla mia isola? Che cosa volete?»
«Che lasci Stuart in vita», rispose subito Emily. Stava sudando freddo.
Era certa che quella ragazza era la strega. Non poteva essere altrimenti: nessun altro essere umano sarebbe vissuto su un’isola simile se non una creatura mutante.
La ragazza spalancò gli occhi grandi. «E chi è Stuart?»
«Lo sai benissimo», replicò Emily cercando di non far tremare la voce.
Al le posò una mano sulla spalla. «Emily, forse non…»
Emily girò la testa solo di pochi centimetri, continuando a guardare la ragazza con la coda dell’occhio. Non sapeva ancora cos’avrebbe fatto contro di loro.
«Al, ti fidi di me?», gli chiese mormorando per la seconda volta quella sera.
Al annuì impercettibilmente.
Emily, sollevata, tornò alla sconosciuta. «Tu sai chi è Stuart, vero?», ribadì con forza.
La ragazza inclinò il capo da una parte. «Perché mi stai chiedendo una cosa simile?»
Emily cambiò bruscamente domanda. «Quanti anni hai?»
L’altra sorrise. «E questo che cosa c'entra ora?»
«Sei umana?»
Lei scrollò le spalle. «Sono stufa di sentirmi fare così tante domande, non risponderò.»
«Sei umana?», ripeté imperterrita Emily.
L’altra non rispose, imbronciata, ed Emily sentì il sospetto che avvertiva da quando l’aveva vista rafforzarsi. «Allora?»
L’altra rise e si voltò dall’altra parte, verso il pozzo.
Così non andava: doveva trovare un modo per farla confessare. Serviva un’esca. Guardò di striscio Drilla, poi Al, e le venne in mente cosa fare. Ma sarebbe stato rischioso. Molto rischioso.
«Siamo due di Corvonero e uno di Grifondoro», disse ad alta voce.
Per la prima volta, la ragazza sembrò interessarsi a loro. Li scrutò tutti e tre e i suoi occhi si fermarono su Al. Sorrise, e stavolta nel suo viso apparve qualcosa di strano, di vagamente inquietante. Qualcosa di malvagio.
«Davvero?», domandò candidamente.
«E vogliamo fare un Patto con te.»
L’altra continuò a sorridere innocente. «Di che cosa stai parlando, scusa?»
Emily sorrise. Ora era sicura, avrebbe funzionato. «Uno di noi in cambio di Stuart.»
Al e Drilla trasalirono e la fissarono inorriditi.
«Ma che diavolo…?», cominciò Drilla.
Emily non le badò, lanciò uno sguardo implorante ad Al, che sbatté gli occhi, confuso.
Fidati di me!, pregò Emily con tutte le sue forze, desiderando di potergli comunicare quelle parole con il pensiero. «Lui è un Grifondoro. In cambio di Stuart. Una vendetta per le streghe che sono morte per mano di Godric.»
Drilla ammutolì, incredula. Al rimase zitto, un’espressione incomprensibile gli si era dipinta sul volto. Emily non si accorse di nessuno dei due. Guardava la ragazza, in attesa della sua reazione.
Quella dapprima rimase con la stessa espressione ingenua, poi, all’improvviso, cambiò e la maschera di innocenza cadde. Il suo sorriso si allargò da un orecchio all’altro, crudele, bramoso.
«Dici sul serio, ragazzina?», domandò con una voce del tutto diversa da prima, aspra e rauca.
Il tempo sembrò fermarsi, come se fosse anche lui in attesa della risposta di Emily. E lei, lentamente, sorrise a sua volta.
«Sì.»

   
 
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