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Autore: suni    09/01/2009    16 recensioni
La guerra si è felicemente conclusa ma sono ugualmente tempi difficili, a Konoha. Soprattutto per un certo Signor Arroganza afflitto da una serata con sorpresa…horror, un attacco di gelosia e una buona dose di testardaggine. A peggiorare il tutto, ovviamente, ci pensa lui: l’amico.
Quinta classificata al contest "Oops! Beccati!" indetto da Urdi.
Genere: Romantico, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Cretini e cretinate

Bene, bene.

Eccomi qui con una cazz storiella fresca fresca…si fa per dire. Scritta booh tempo fa per il simpatico contest indetto da UrdiOops! Beccati!” e classificatasi quinta. Perché mai Urdi non mi abbia cacciata a pedate senza nemmeno impedirmi di partecipare, vista la stupidità del pezzo, è mistero destinato a rimanere insoluto e dimostrazione concreta della sua profonda magnanimità.

Qui preciso inoltre che ho scoperto un mio possibile errore sfuggito anche agli attenti occhi della giudice – un colpo di fortuna piovutomi per grazia ricevuta – ma essendo io fessa onesta lo correggo. Lo specifico perchè sul forum è stata citata la frase in quell'altra versione. Avevo messo un ninjutsu laddove temo dovesse esserci un genjutsu, visto che di illusioni si tratta. Poi Sasuke mi ha picchiata a sangue, ovviamente.

Ringrazio ancora sentitamente Urdi e mando un abbraccio alle altre partecipanti.

Buona lettura.

suni

 

 

 

 

 

 

 

Di cretini, sabbia e carciofi

 

 

 

 

 

Sono ancora esterrefatto, ma comincio a pensare che forse avrei potuto intuirlo. In effetti passano un sacco di tempo insieme, quei due, ultimamente.

Però sono due uomini, il che rende tutto ripugnante e, beh, scusate tanto se sono un ingenuo. Se nella mia dabbenaggine ho pensato che il fatto di avermi seguito da un angolo all’altro del pianeta per anni, ripetendo il mio nome come un nastro rotto – tanto che, ancora adesso, capita di sentire il nome Sasuke seguito da qualche protesta sul genere “Uzumaki, è tornato, piantala di chiamarlo!” – significasse qualcosa. A quanto pare mi sono sbagliato, ed io detesto sbagliarmi.

Certo, nessuno più di me sa che la vita è piena di sorprese. Pensavo, però, che dopo il momento che dimenticherei volentieri, potendolo, del “come sarebbe a dire che mio fratello non voleva uccidere tutta la famiglia?” avrei potuto trascorrere il resto della mia esistenza nella placida certezza che una sorpresa più sorpresa di così fosse impossibile. Ero abbastanza sicuro di questa cosa, e per essere schietto ne ero anche sollevato.

Perché non è stato un gran bel momento, quello.

Non lo era stato nemmeno trovare tutti morti al ritorno dall’accademia, la sera del massacro.

D’accordo. Sarò un tipo noioso, banale, poco adattabile e quel che vi pare, ma decisamente non mi piacciono le sorprese. Non mi piacciono e non voglio averne. Se mai desidererò dare di nuovo una scossa alla mia vita, introdurre ancora nelle mie giornate l’elemento di brivido dello sconcerto, lo farò sapere apertamente al momento opportuno. Fino allora, vorrei davvero evitare imprevisti del destino di qualunque sorta. E tanto più dopo questo.

Che momento imbarazzante. Soltanto Naruto avrebbe potuto trascinarmi in una circostanza in cui farmi sentire tanto indubbiamente fuori posto, io che al contrario di lui sono sempre perfettamente padrone di me e della situazione. Se ripenso che quei due cretini mi hanno visto lì come un salame mentre facevano le loro porcate, con la bocca aperta come un forno e gli occhi a tanto così da cascarmi fuori dalle orbite, da quanto erano sgranati, mi vien voglia di dar loro fuoco.

Dovevo essere bianco come un cencio.

Forse ora vomiterò.

Non riesco a smettere di ripensarci.

Mi sembra ancora di vedere le sue mani che – bleargh. E la sua lingua che – yeuch. E il suo…oh, che schifo. È assolutamente una cosa rivoltante. Mi vergogno anche perché la mia immagine ne risentirà sicuramente, quando questa storia si verrà a sapere, e si verrà a sapere di certo perché Naruto non è un campione mondiale di malizia e accortezza. Cioè, io sono il migliore amico di quello lì. Non gli bastava essere un jinchuuriki, portarsi a spasso un demone come se niente fosse e nemmeno essere irrimediabilmente idiota.

No, ci mancava questo. Con quel mostriciattolo, poi.

Cioè, quando inseguiva me dimostrava almeno di avere un ottimo senso del bello, senza dubbio. Era un filino ossessionato e c’era un che di morboso nella sua incapacità di accettare il fallimento, ma per lo meno inseguiva un tizio veramente fico. È già qualcosa, trattandosi di lui.

Ma ora.

Che schifo.

Vorrei vedere chiunque fosse stato nei miei panni. Io sono una persona pacata e con un certo autocontrollo, come tutti sanno, quindi mi sono trattenuto e non sono nemmeno scoppiato a piangere – sarei stato pienamente giustificato, perché era una scena raccapricciante – ma non so se qualcuno con meno forza interiore avrebbe saputo reagire con altrettanta compostezza.

Insomma, non sono nemmeno svenuto.

Non che io svenga spesso – non sono una donnicciola – ma in questo caso specifico sarebbe stato più che comprensibile. Capitano veramente tutte a me.

Ma in fondo mi sta bene, così imparo a farmi venire certe idee cretine.

Con la definizione di idee cretine mi riferisco alla geniale pensata di presentarmi a casa Uzumaki a un’ora inconsulta come le undici di sera. Avevo il presentimento che non fosse una risoluzione troppo furba, ma dovevo parlare con Naruto. Di cosa dovessi effettivamente renderlo partecipe è un dettaglio completamente privo dì importanza, tanto più adesso.

Giuro che questa me la paga. Non mi sono mai sentito tanto ridicolo in vita mia, ed io odio sentirmi ridicolo. In compenso amo vendicarmi, cosa che farò al più presto e con immenso piacere, per una volta. E se il sensei ricomincia con la storia che la vendetta non porta da nessuna parte e non serve a niente, giuro che quel suo sharingan trapiantato glielo faccio ingoiare.

Lo so che Kakashi non c’entra niente, ma non importa. È tutto consequenziale.

È tutta una dannata macchinazione architettata per tirarmi scemo; un’altra, che già c’era stata quella storia di Madara che mi prendeva per il naso e Danzou – che bruci all’inferno – e compagnia bella, ma questa qui è ancora peggio. È un intero villaggio che, di nuovo, mi fa credere chissà che per anni e poi nel momento in cui prendo atto e mi rassegno mio malgrado al fatto che quell’idiota del mio migliore amico è innamorato di me e forse – forse, eh – la sua esistenza non mi è del tutto indifferente come tendo a lasciar sembrare, più perché mi fa far figure che per reale convinzione, essendo che appunto non posso dire in tutta onestà che se sia vivo o morto non abbia proprio la minima importanza, nel momento, dicevo…oh, maledizione. Ho perso il filo. Non ha importanza, era comunque un ragionamento sensato e corretto. Era mio, del resto.

Ho avuto una defaillance. Probabilmente sono molto stanco, è stata una settimana lunga e la missione a Suna mi ha stancato. Faceva anche un caldo soffocante, non riuscivo a dormire bene e dev’essere anche la ragione per cui, oltre a perdere il filo, la mia mente ha sfiorato per qualche istante quell’ipotesi aberrante. Un’altra idea cretina, ma di quelle veramente grosse. Non so come sia potuto succedermi, Naruto è un idiota, è imbarazzante, è goffo, è fuori luogo, dice una marea di cazzate e fa sempre puntualmente la cosa sbagliata.

Tipo, farsi trovare nel letto con quel coso nel momento in cui io mi degno di rendergli noto che forse anche per me la nostra amicizia ha qualcosa di particolare.

La prossima volta certe conclusioni folli e perverse me le terrò per me, ci dormirò su e il mattino dopo saranno sparite, assurdamente com’erano arrivate. Perché è evidente che deve essermi entrata un po’ di sabbia nell’orecchio mentre partivamo da Suna, con tutto quel vento, qualche granello ha bloccato un ingranaggio ed io ho pensato quella stronzata mentre lui dormiva sbrodolandomi sulle ginocchia, nella sosta notturna, perché non è capace a dormire come la gente normale ma deve sbavare nemmeno fosse un cane. Di fronte a un’immagine del genere un individuo dotato di un minimo di buon senso non sarebbe intenerito, sarebbe giustamente disgustato dall’emissione di liquidi inzaccheranti. E, infatti, è la prova del fatto che la sabbia mi aveva ottenebrato la mente, perché io invece in quel momento l’ho trovato, che ne so…buffo. Ecco, sì, buffo. Non carino – se Naruto è carino, io sono un capolavoro da mettere in un museo, seriamente – ma in qualche maniera, vagamente, per certi versi, tenero.

Avrei dovuto lavarmi le orecchie e aspettare che la sabbia liberasse la mia materia grigia. Tutto qui. Invece una volta arrivati a Konoha mi è partita un’altra valvola e ho cominciato a rimuginare, che è una cosa che tendenzialmente, ne sono consapevole sebbene rifiuterei di ammetterlo anche in punto di morte, mi porta a fare scemenze tipo abbandonare il villaggio, minacciarlo di distruzione e questo genere di piccoli errori di valutazione che comunque sarebbero potuti capitare a chiunque.

Non so nemmeno cosa volessi dirgli esattamente, anche perché è abbastanza raro che Naruto capisca quando gli si parla, specie se il concetto che si vuole esprimere è più complesso di “andiamo a mangiare del ramen”. Figurarsi la sua reazione davanti a un discorso che, nella mia testa, suonava più o meno: razza d’idiota, mi vuoi spiegare perché adesso se ti guardo dormire mi viene voglia di ravviarti i capelli, che è una cosa completamente cretina visto che tanto sembri pettinato con un rasengan, e perché accidenti prima di addormentarmi mi capita di pensare a te e mi viene da ridere? Oltretutto se rido mi si rovina la pelle.

Avrei omesso quest’ultima parte, magari, quella della pelle. Non era indispensabile ai fini del discorso.

Ma comunque. Mi avrebbe osservato vacuo, avrei sentito distintamente l’eco del vuoto nella sua scatola cranica e poi sarebbe partito con qualche stronzata sui legami e l’amicizia, senza aver capito un bel niente di cosa volessi dire. Quindi dopotutto è stato meglio così.

Fatto sta che mi sono presentato a casa sua, con tutta una serie d’inquietudini e punti interrogativi e domande che comunque non avrei posto per non perdere la faccia.

Ho bussato, non rispondeva nessuno, la porta era socchiusa.

Voi cos’avreste fatto al posto mio?

Beh, io sono entrato. Ero un po’ nervoso, ero arrivato lì come un automa con una quantità di pensieri per la testa, ho semplicemente spalancato l’uscio e mi sono fatto avanti. Per giunta, sono Uchiha Sasuke. Non è che sia un gradasso, ma ho il diritto di fare un po’ quel che mi pare.

Non ho badato ai gemiti, ero soprappensiero.

Avrei dovuto farlo. Ma andiamo, è quella bestiola di nome Naruto, non pensavo avesse una vita sessuale. Credevo stesse mangiando ramen o perdendo tempo o facendo qualcosa di incommensurabilmente idiota com’è sua abitudine, quindi ho fatto il mio ingresso trionfale preparandomi una frase d’esordio, qualcosa nello stile “idiota, sei diventato anche sordo?”

Invece no.

“Id…” ho detto.

E la voce mi è mancata.

Se ripenso alla scena mi vengono ancora i brividi.

Naruto era nel suo letto, nudo. Perfettamente nudo, e non da solo.

Con lui, altrettanto discinto e immerso in ludiche attività fisiche, c’era Konohamaru.

Dico, Konohamaru.

Ricordo vagamente che essere preso a pugni nello stomaco da Itachi era stato più gradevole.

Non voglio sapere cosa stessero facendo esattamente, ma il concetto di base era abbastanza chiaro: tutti incastrati com’erano, con mani infilate un po’ ovunque, non lasciavano molto spazio alla fantasia. Non che mi sia – aaaurgh – messo a fantasticare su questa immagine agghiacciante.

Sono scattati come molle, separandosi al suono della mia voce. Tutti e due atterriti, gli occhi sgranati e le bocche semiaperte. Konohamaru si è infilato sotto la coperta così velocemente che quasi non l’ho visto – e non è che mi dispiaccia – mentre Naruto restava lì come un fesso, intontito dalla sorpresa. Almeno non ero l’unico a non avere parole.

“Sa…Sas’ke,” ha balbettato con angoscia.

Ho aperto e richiuso le labbra un paio di volte, cercando in qualche maniera di non sembrare troppo sconvolto e soprattutto di non guardare nient’altro che la sua fronte – non lì, soprattutto non . Probabilmente avevo un aspetto patetico, e questo è un altro motivo per cui ucciderò entrambi. Nessuno può vedermi perdere la faccia in quella maniera. Non io.

“La…porta era aperta,” ho annunciato faticosamente. “Io vado, eh.”

E sono scappato. Me la sono svignata senza lasciargli nemmeno il tempo di parlare, avevo la vista vagamente annebbiata – dal disgusto, chiaramente, e ho anche sbattuto nello stipite della porta, nel caso non fossi già sembrato abbastanza grottesco – e sono letteralmente fuggito come un dannato vigliacco. Poco ci mancava che tornassi nella vecchia base di Orochimaru, e l’idea mi ha sfiorato per davvero. Invece mi sono fermato qui alla cascata.

Non c’è una ragione precisa per cui sono venuto qua.

È vero, sono patetico. Maledizione.

Sono venuto qua perché questo è un posto importante per me. E’ qui che ho preso coscienza di tutto quel che io e Naruto eravamo, e siamo ancora per molti versi.

Sì, è pietoso, ma non sapevo davvero che altro fare. Cioè, ero andato da lui, basilarmente, per dirgli che nonostante i suoi milioni di difetti intollerabili e il fatto che sia un coglione a trecentosessanta gradi…beh, non so come avrei continuato. Non mi è nemmeno ben chiaro cosa pensi io stesso in merito. È che alla fine mi sono abituato ad averlo intorno, mio malgrado, e…e sarebbe difficile farne a meno.

È il mio migliore amico. Non l’ho mai nascosto. Magari in un certo periodo ho tentato di annullare la cosa, un po’ bruscamente, ma non ha funzionato in maniera eccelsa.

Forse questo spiega perfettamente il fatto che se evita di ronzarmi attorno per più di un paio di giorni mi sembra che mi manchi qualcosa d’importante. Perché è così, ultimamente. Non è che voglia bene in modo particolare a Naruto, siamo due uomini, non due bambinette, e nemmeno posso dire che ci sia qualche sentimento speciale che mi lega alla sua persona, al suo sorriso o ai suoi occhi o.

Va bene, forse i suoi occhi meritano un capitolo a parte. Ha dei begli occhi, Naruto, è l’unica cosa di lui che non fa completamente schifo. Sono chiari, tersi e fanno provare serenità. Ma questo non significa assolutamente nulla.

Sì, lo so che sono confuso. E vorrei ben vedere, dopo quello a cui ho assistito è già tanto se riesco ancora a mettere un pensiero vagamente comprensibile in fila all’altro.

Konohamaru. Si può avere più cattivo gusto?

Come si fa a passare da me a Konohamaru?

Non basta essere idioti. Bisogna essere anche ciechi, sordi, privi di coscienza e una quantità di altre cose. Solo Naruto poteva farcela, il che ancora una volta dimostra la mia teoria di quanto lui in realtà sia solo un corpo umano col cervello di un carciofo.

“Sas’ke!”

A proposito di carciofi, questo è un richiamo inconfondibile, potrei riconoscerlo anche se diventassi sordo. Ci mette tanto di quel pathos che ogni volta sembra debba morire da un momento all’altro e stia per comunicarmi le sue ultime volontà.

“Yo, Naruto,” rispondo, noncurante.

Ed eccolo fare la sua comparsa, con i pantaloni della tuta storti, un pezzo di mutanda a scacchi che spunta di lato, la maglietta infilata al contrario e una scarpa in mano: sua grazia Uzumaki Naruto, il prossimo Hokage di Konoha.

Tempi bui ci attendono.

“Sas’ke, non è assolutamente come sembra. Cioè, non farti l’idea che…” inizia con foga, nervoso. Sposta il peso da un piede all’altro mentre parla, sporgendosi verso di me.

“Naruto,” lo zittisco, freddo, “non me ne frega assolutamente nulla della tua vita patetica, né di sapere cosa stava succedendo, anche se credo i fatti parlassero chiaro. È stato semplicemente disgustoso, ma non è la prima cosa disgustosa che vedo in vita mia.”

Netto, deciso, diretto. Come previsto ci rimane di merda, gli occhi leggermente sgranati e avviliti, la mano che si abbandona lungo il suo fianco con tanto dispiacere che persino la scarpa sembra triste, mentre ciondola mogia.

“Mi dispiace,” afferma, vergognoso.

“Non importa. Ho una nuova immagine orribile per i miei genjutsu. Posso uccidere, con un’allucinazione del genere,” rispondo, secco e sbrigativo.

Lui aggrotta la fronte, serrando le labbra con nuova determinazione. M’inquieta sempre un po’ quando lo fa, perché di solito mi si mette alle calcagna per qualche anno finché non mi rassegno a dargli retta.

“Non è che…insomma, stavamo facendo quello, sì, però…non è assolutamente importante, per nessuno dei due, figurati, lui ha perso la testa per... Cioè, non stiamo insieme o…”

“Naruto, sarò chiaro perché tu possa comprendermi,” intervengo nuovamente, brusco. “Non mi interessano i dettagli della tua vita sentimentale, né tanto meno di quella del mentecatto con cui te la fai. È veramente qualcosa che mi sprofonda nella più completa indifferenza. Ti è sufficiente o devo di nuovo cercare di ucciderti per rendere più accessibile il concetto?”

“Ma non me ne frega niente di Konohamaru!” sbotta lui, dando ancora una volta l’inconfutabile prova del fatto che quando parlo finge solo di ascoltarmi, oppure che è di una deficienza che va al di là dell’umana comprensione.

“E a me non frega niente del fatto che di Konohamaru non te ne freghi niente,” rispondo annoiato.

“Sas’ke!” persevera, alzando la voce. “Perché devi essere sempre così testardo?”

Lo guardo con pena, tacendo per qualche secondo.

“Io? Dobe, sei tu che insisti su una cosa che per me si può tranquillamente dimenticare, anzi, che tengo a cancellare dalla memoria prima possibile,” ribatto altero. “Se non c’è altro ti pregherei di lasciarmi solo, ché ho i fatti miei a cui pensare. Tra l’altro Konohamaru ti starà aspettando,” aggiungo, canzonatorio.

“L’ho mandato via,” mormora Naruto abbassando lo sguardo.

“Perché sei e resti un cafone immane,” osservo, senza mostrare la perplessità. L’ha mandato via? Soltanto perché io sono entrato in casa sua senza avvisare, cosa che se vogliamo essere pignoli mi mette dalla parte non dico del torto – questo è tassativamente impossibile, io non ho mai torto - ma di quello che un po’ se l’è cercata? Naruto è un malato di mente.

“Sas’ke, perché sei venuto da me in piena notte?” domanda poi, del tutto di sorpresa.

Esito per un secondo, colto alla sprovvista.

“Passavo di lì.”

Lui annuisce, sedendosi pesantemente al mio fianco e gettando un’occhiata distratta al cielo notturno.

“Credevo di averti detto di andartene,” commento, scostante.

“Non posso dar retta a tutte le cretinate che dici,” ribatte lui svagato, cercando di mascherare l’imbarazzo con un sogghigno.

“Cosa vuoi, Naruto?” continuo, sbuffando.

Lui si gratta la testa, riprendendo a tormentare la scarpa.

“Volevo essere sicuro che non l’avessi presa male, come invece hai fatto,” risponde senza guardarmi.

Completamente scemo.

“Male? Ma se è un quarto d’ora che ti ripeto che non m’interessa, testa quadra,” ribatto, con fare superiore.

Naruto sbuffa stancamente, rabbuiandosi in un modo che non è da lui.

“Sai, Sas’ke, a volte è difficile doverti decifrare tutto il tempo. Hai idea di quante cose sarebbero più semplici se ti chiudessi un po’ meno nell’orgoglio?”

Credo di aver sgranato gli occhi, perché questa non me lo aspettavo. È un ragionamento straordinariamente sensato e profondo per Naruto, e soprattutto è stranamente, maledettamente vero. E la cosa mi rode.

“Non sono io che sono da decifrare, sei tu che non capisci niente,” ribatto stizzoso, molto più di quanto vorrei. “Non dare la colpa a me se sei un idiota.”

E lui, ormai evidentemente partito, sorride.

“Questo vuol dire maledizione, non pensavo te ne fossi accorto,” osserva, lontanamente scherzoso.

Deglutisco, distogliendo lo sguardo.

“Non so di cosa tu stia parlando, farnetichi,” replico gelido.

“E questo mi stai mettendo in imbarazzo, continua, caparbio come sempre.

“Idiota, non sono in imbarazzo,” ribatto piccato. “La finisci con queste cazzate da ritardato?”

“Questo non so come tirarmene fuori, quindi ti insulto un po’,” va avanti lui, senza trattenere una mezza risata.

Ora gli spacco la testa. Tanto non c’è niente dentro.

Mi volto di scatto, pronto a fulminarlo con una risposta veramente malevola, ma mi anticipa.

“So che sembro scemo e che do l’idea di non capire niente, ma non è vero. Capisco te,” sogghigna vittorioso. “E’ la cosa più importante, no?”

E la mia risposta stronza va a farsi benedire insieme all’espressione seccata con cui lo stavo guardando. Credo di avere un’aria vagamente spersa, al momento, e sento – lo so, succede sempre – che i miei occhi si sono fatti un po’ larghi e smarriti. Naruto ha una demenza altamente contagiosa.

“Idiota,” borbotto, tanto per non restare in silenzio.

Naruto annuisce. Dovrebbe rispondermi con un altro insulto, oppure offendersi e scalmanarsi, come al solito, invece muove solo la testa su e giù. È più insopportabile di Sakura, stasera, sul serio.

“Cosa mi volevi dire?”

La domanda a bruciapelo mi lascia così, ancor più basito.

“Dirti?” ripeto. È lui che è venuto qui a dirmi che Konohamaru blabla, mica io. Che vuole da me?

“Sei venuto a casa mia per dirmi qualcosa, no? Altrimenti non ti saresti disturbato,” osserva lui, inaspettatamente acuto. Alla fin fine, con questa storia dell’allenamento con i rospi, l’Akatsuki e tutto il resto, il suo acume è migliorato. Un pochino.

“No. Te l’ho detto, passavo,” rispondo, voltando la testa per aria perché non mi veda in faccia. Ma tu guarda se adesso mi tocca anche essere messo in difficoltà da una conversazione con Naruto. Questo lo chiamo toccare veramente il fondo.

“Questo vuol dire l’hai rovinata, la cosa che ti volevo dire,” mormora lui con una certa amarezza.

“La pianti di dare i numeri?” sbotto, indispettito da quell’analisi ancora azzeccata. “Non ti sopporto più, dobe! Stasera soprattutto, ma è da un po’ che va così!” aggiungo, irritato.

“Credevo non mi avessi mai sopportato,” commenta Naruto, asciutto.

“Infatti è esatto, ma ora particolarmente,” ringhio, esasperato.

“Beh, nemmeno tu sei esattamente amabile, ci hai mai fatto caso?” replica, la voce alta e infiammata. “Sei un cretino arrogante, presuntuoso e sinceramente antipatico! Un giorno ti rompo la testa, Sas’ke!” bercia, con uno spintone.

Sarà il nervosismo, sarà il dispetto per il voyeurismo involontario di prima, sarà che Naruto mi fa prudere le mani, comunque gli mollo un cazzotto. E, siccome è un gesto meravigliosamente liberatorio, mentre rincula per la sorpresa gliene infilo un altro, con la mano sinistra. Soltanto che il maledetto lo anticipa, bloccandomi il polso.

“Naruto, ti do fuoco se non molli,” lo avverto, in un sibilo glaciale.

“Accomodati, teme,” ribatte, deciso, mentre tento di svicolare. Perché quella manaccia che si ritrova è una morsa, e oltre a farmi abbastanza male è assolutamente impossibile da eludere.

“Maledizione!” ringhio, rifilandogli una ginocchiata nello stomaco che lo piega in due, e lui molla finalmente la presa. “Ti avverto, Naruto, stasera non è aria! Sono…”

E comincia. Mi ritrovo catapultato indietro da un colpo tale che per un attimo vedo nero. Atterro sull’erba e rotolo via un attimo prima che il suo pugno si conficchi dove stava la mia testa.

“Perché questo dev’essere l’unico modo di starti vicino, Sas’ke?” strepita Naruto, irato. Sarebbe anche abbastanza credibile, se non avesse ancora le mutande che spuntano di sbieco. “Perché non posso averne altri?”

“Perché non ti sopporto,” ribatto laconico, alzandomi. E ho il fiato grosso, le mani che tremano. Questa era una strana domanda e la risposta non la so nemmeno io. “Sei fastidioso e irritante e mi sottoponi all’orrore di vederti a letto con degli imbecilli.”

E sì, sono ancora infastidito per quello. Lui e Konohamaru, ma si può? È una cosa schifosa.

“Non ha il minimo significato,” ripete esasperato.

“Perché continui a dirmelo?” commento, sospirando stancamente.

“Perché è la cosa che vuoi sentire! Perché non me ne importa una mazza di Konohamaru, né di nessuno stramaledettissimo cretino al mondo, eccetto il più cretino di tutti!”

“Non è affatto la cosa che voglio sentire,” rispondo sprezzante, trascurando il fatto che sospetto mi abbia appena dato del cretino massimo e potrei uccidere per molto meno. “Ti ho det…”

“E finiscila, teme!” sbotta, scrollandomi d’improvviso per una spalla. “Sì invece, vuoi sentirlo, perché sono anni che giochi a fare il baricentro della mia vita, e tutto quello che faccio lo faccio per te e ti diverte. È bello, Sas’ke? Come ci si sente a essere il nucleo del mondo di qualcuno, eh?”

È arrabbiato davvero. Tutto a un tratto non è più un battibecco, è ira vera, negli occhi improvvisamente illuminati della collera di Kyuubi, nel respiro affannoso, nell’espressione fosca e furiosa.

“Stavo a letto con Konohamaru perché…beh, perché no? Non era a lui che pensavo. Io penso sempre alla stessa persona. Sempre, e lo sai,” continua fremendo, e so che vorrei davvero non essere qui per non sentire quello che verrà. Ingoio aria, serrando i pugni nervosamente, mentre lui riprende a parlare. “Ed è vero che sono un idiota e sono ridicolo, ma non posso farci niente, perché tanto so che se domani prenderai di nuovo uno zaino e te ne andrai per fare qualche altra cazzata, ti seguirò ancora. È più forte di me.”

E adesso io che cosa dovrei fare?

Questo se ne esce con rivelazioni del genere – che poi appunto sono cose che sapevo, le ho sempre sapute, in fondo, ma sentirsele dire è diverso – come se niente fosse, così, perché lui è Naruto e dice tutto quel che gli passa per la testa. Non lo sopporto. Perché a causa sua adesso mi devono tremare le ginocchia e non riesco bene a respirare e il tutto è assolutamente penoso.

Naruto è un maledetto cretino. È una seccatura infinita, è un problema che mi logora la vita.

Non lo sopporto.

“Razza d’idiota,” inizio, e la mia voce suona orribilmente gracchiante. Tutto quel vento di Suna deve avermi anche fatto male alla salute, oltre che al cervello. “Perché mi devi dare il tormento? Cosa devo fare con te? Mi vuoi spiegare perché ormai se ti guardo dormire mi viene voglia di ravviarti i capelli, che è una cosa completamente cretina visto che tanto sembri pettinato con un rasengan, e perché accidenti prima di addormentarmi mi capita di pensare a te e mi viene da ridere? Oltretutto se rido…” E grazie a tutti i miei avi m’interrompo.

Ma non per mia propria volontà. È che per una volta Naruto ha fatto una cosa intelligente, impedendomi di rendermi ridicolo ulteriormente con affermazioni insulse sulla cura della pelle.

E mi sta baciando.

Naruto.

Quell’idiota del mio migliore amico.

Mi ha preso per le spalle, con tutt’e due le mani, e mi ha direttamente cacciato la lingua praticamente nell’esofago, buttandomisi contro. Il risultato, a riprova del fatto che resta comunque un idiota, è che la combinazione strattone-spinta mi sbilancia, la mia caviglia si piega e roviniamo in terra in modo indecoroso.

Solo che non fa niente. Non ha importanza, perché Naruto è più morbido di quel che potrebbe sembrare, e mi si stringe addosso come se staccandosi dovesse morire, continuando a baciarmi in questa maniera quasi disperata. E vorrei pensare che mi disgusta ma la realtà è che mi ritrovo a ricambiarlo, quel bacio inatteso, e ho le mani pesanti quando le muovo per infilare le dita nei suoi capelli chiari. Naruto fa una cosa, allora, che mi toglie il respiro e mi azzera il cuore, forse, atterrandomi dentro come un colpo. Trema, veramente, trema come se avesse paura, non so di cosa, ma mi fa sentire lo stesso. È che non ha senso, siamo due shinobi e siamo Sasuke e Naruto, questo non può portare niente di buono. Ma lo stesso non si può smettere, anzi. 

È come se il mio corpo ritrovasse la sua funzione di botto col salire dell’adrenalina e non c’entra più niente che sia giusto o no. È solo più la sensazione del suo calore e del suo sapore, l’impellenza di trovare un lembo di pelle nuda da toccare, sotto quella maglietta al contrario, e poi il brivido nel movimento che ha contro di me. È solo quando lo sento premermi contro che afferro di essere altrettanto eccitato e quando geme, piano, con una voce rauca che non sembra sua, non posso respirare più.

Tiro indietro la testa, immobile, senza incrociare il suo sguardo. Respiro affannosamente in quel silenzio spigoloso, non lo guardo. È come se ci fosse un rumore assordante nella mia testa e non riesco a sentirmi pensare, riesco soltanto ad aspettare che mi si calmi il battito cardiaco e forse anche tutto quel rumore si fermerà.

“Sas’ke.”

Un sussurro, debole mentre lo sento muoversi e rimanere allungato di fianco a me.

“Naruto.”

Non parla più, e l’atmosfera si fa soltanto più tesa.

“Cosa stai pensando?” mormora infine.

“Sabbia,” rispondo automaticamente, prima ancora di aver afferrato che è esatto. Naruto solleva la testa ed io finalmente lo guardo, ha la faccia un po’ stravolta e, soprattutto, sommamente perplessa. “Tutta quella sabbia mi è entrata nel cervello e mi sta controllando,” preciso, per andare generosamente incontro ai suoi palesi deficit intellettivi.

E Naruto si mette a ridere, come il cretino che è. Sussultando, lascia scivolare la fronte fino a poggiarla esitante contro la mia spalla. Lo stomaco mi si scioglie come se avessi ingoiato qualcosa di bollente, come non mi si scioglieva da anni, da una notte di luna e di sangue di troppo tempo fa.

Forse è questo, il senso. Non può essere sbagliata una cosa tanto benefica.

“Sas’ke,” ripete ancora lui. “Non è che adesso te la svigni di nuovo, eh? Perché stavolta la testa te la rompo davvero,” minaccia, vagamente severo.

“Idiota,” è l’unica cosa che mi viene in mente di dire. Ma da come sorride, dopo, mi sembra che abbia di nuovo interpretato quel che dico senza lasciarsi abbindolare, cogliendo tutti i sottintesi del fatto che no, non me andrei di qui nemmeno con un shuriken puntato alla gola. Anche se saranno guai, perché finiremo per massacrarci a vicenda e ci sono troppe cose in sospeso, tra me e lui. Bisognerebbe poter ricominciare tutto da capo.

Strofina le labbra contro il mio collo – mi annusa, mentre lo fa – e poi rimane appoggiato, in silenzio.

Respiriamo soltanto. Poi Naruto fa un’altra cosa strana: sorride di nuovo, con quel sorriso scanzonato e luminoso che fa sembrare più azzurri i suoi occhi, e mi tende la mano, appoggiandola sul mio petto. Non ho idea di cosa abbia in mente, ma la afferro con perplessità.

“Sono Uzumaki Naruto, mi piacciono il ramen e il mio migliore amico, odio gli uomini serpente che lo marchiano sul collo e il mio sogno è diventare Hokage,” afferma, sornione. Come se mi avesse sentito pensare.

Cretino.

Cerco di trattenere un sorriso, con scarsi risultati, e poi lui mi pizzica l’orecchio, fissandomi in silenzio, e già il disagio è scomparso. Quella faccia da scemo che fa, quasi ridendosela sotto i baffi, la conosco a memoria, da anni, e fa quasi parte di me.

“Uff,” brontolo, storcendo il naso. “Uchiha Sas’ke. Mi piacciono gli occhi azzurri e odio praticamente tutto il resto. Il mio sogno è non entrare mai più in camera tua trovandoti a letto con qualcun altro,” affermo secco.

Si mette a ridere, l’imbecille, prima di stringermi il braccio intorno alla vita.

“La vecchia presentazione ti faceva sembrare più fico,” commenta scherzoso.

“Senti chi parla. La tua è completamente ridicola. Mi piace il mio migliore amico, ma quanti anni hai, tre?” ribatto petulante.

“Non è quello che ho detto,” risponde imbronciato. “Ho citato prima il ramen, perché è il più importante,” puntualizza, con una boccaccia.

“Ah, davvero?” replico, ironico.

“Certo,” risponde tronfio. “Se Orochimaru avesse portato via tutto il ramen da Konoha, allora sì che mi sarei arrabbiato sul serio,” continua, minaccioso.

È proprio un cretino. Lascio andare la testa indietro e, nonostante il problema della pelle e la caduta di stile, mi metto a ridere, e Naruto con me.

Ora come ora gli lancerei volentieri un chidori, ma un giorno o l’altro dovrò abbassarmi a ringraziarlo, Konohamaru.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ecco qua.

C’è una precisazione che tengo a fare. So che il particolare della pelle che si rovina può sembrare un tantino fuori luogo, ma in realtà è frutto di attente speculazioni. Care lettrici, Sasuke e Kishimoto non ce la raccontano giusta: sappiamo tutte che è scientificamente, biologicamente impossibile che un essere umano possa essere così ignobilmente bello senza fare assolutamente nulla per la cura di tale bellezza. Secondo me quello lì, quando è partito da Konoha, nello zainetto aveva un arsenale di creme, cremine e lacca per capelli. Poi finge di non far caso al fatto di essere stragnocco, però intanto c’ha sempre l’accessorio giusto e la camiciola casual aperta sul petto.

Eh, dai.

   
 
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