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Autore: LadySissi    11/06/2015    2 recensioni
Al bordo di una piccola piscina, su una sedia a sdraio a righe bianche e blu, una ragazza con un caschetto di capelli bruni, un costume vintage e grandi occhiali da sole leggeva con aria svogliata. Pansy Parkinson sbuffava, scorrendo rapida le notizie del Profeta e sorseggiando il suo the al limone.
Era già la fine di agosto: mancavano quattro giorni all'inizio di settembre, alla riapertura della scuola ed al suo quinto anno.
(George/Pansy)
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cho Chang, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, George Weasley, Pansy Parkinson | Coppie: Cho/Harry, Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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(Da: “Raccoglimento”, di Baudelaire)

Sii saggio, mio Dolore, e calmati!
Volevi la sera? Eccola, è scesa!
Un'atmosfera oscura avvolge la città

a chi porta la pace, a chi l'affanno.

 

La primavera era ormai fiorita, persino in Scozia. L'aria della sera non era più così fredda e pungente, e si poteva sostare sui balconcini esterni al Castello anche con un mantello leggero. Per questo motivo Cho se ne stava pigramente appoggiata ai pilastri di marmo e guardava le nuvole rapide che, portate dal vento primaverile, sembravano incorniciare la luna. Sapeva che la cena era finita da troppo poco perché gli altri studenti cominciassero a sparpagliarsi. Con ogni probabilità, una buona parte di loro era ancora seduta a fare il bis di dolci e chiacchierare con gli altri. Ed era proprio quello che serviva a lei. Un po' di silenzio, lontano dalla confusione.

Durante il giorno, tutto quello che provava e sentiva, ogni suo più piccolo pensiero o emozione, qualunque cosa sembrava moltiplicarsi ed esploderle nella testa, tanto che faticava a concentrarsi su quello che faceva, dallo studio al Quidditch.

Ma la sera una strana calma si impadroniva di lei, ed era come se il suo dolore trovasse un po' di quiete. Per tanti studenti la notte era il tempo delle scorribande, del proibito: a lei recava solo un improvviso e graditissimo alleviamento del dolore. Per questo motivo, quell'anno, aveva preso a studiare molto più di sera, ed i suoi voti, che all'inizio dell'anno non erano brillanti come gli anni precedenti, erano lentamente tornati nella media.

Si trovava lì già da un po', con il libro sulle ginocchia ed il mantello blu scuro avvolto sulle spalle, quando sentì il rumore della porta che si apriva. Si augurò che non si trattasse di qualche ragazzino del primo anno desideroso di fare casino, oppure avrebbe dovuto tornare alla sua Casa. Invece, alzando gli occhi, vide che si trattava di un suo compagno di Casa del quinto anno, Michael Corner.

“Ciao, Cho, anche tu qui? Che fai?”
“Pozioni, per la verità. Tu invece?”

“Niente di che. Cercavo un angolino silenzioso” rispose il compagno, allargando le braccia. Aveva un'aria piuttosto abbacchiata e l'espressione tipica di chi ha appena avuto una discussione. Cho la conosceva bene, perché se l'era vista allo specchio molte volte, durante l'ultimo anno.

“Michael... con chi hai litigato?”
“Oh, uff... Ginny, per la verità. Per la decima volta da quando lei e suo fratello hanno vinto la Coppa. Continua a vantarsi di quanto sono stati bravi rispetto a te e agli altri, e prende questa cosa a pretesto ogni due per tre!” sbottò il ragazzo, esasperato.

“Un peperino, la ragazza di casa Weasley...” non poté esimersi lei dal commentare.

“Giuro che io ho provato a portare pazienza, ma ogni tanto ha quel carattere così...”
“...esasperante?!?”
“...Insomma!”

“Sai, voci di corridoio dicono che sua madre sia anche peggio e che lei le assomigli di più ogni giorno che passa!”

“Ah, questo non lo so. Ho paura davvero che smetteremo di vederci. E poi, suo fratello mi farà a polpette.”
“Quale dei tanti? Ron?”
“Sì, lui! Passa la metà del tempo a guardarmi in tralice! Anche durante le riunioni dell'ES lo faceva!”
“Consolati, Michael. Se tu dovrai evitare Ron, io ti farò compagnia. Così magari eviterò Harry.”
“... Non vi siete più riconciliati dopo l'ultima discussione, no?”
“Oh, lui non fa che perdere tempo dietro alla sua cosiddetta amica Hermione, e, in ogni caso, c'è poco dialogo tra noi. Sono rimasta davvero delusa, stavolta.”
 

Continuarono a parlare per quasi tutta la sera, e nessuno venne a disturbarli. Entrambi si conoscevano, erano nella stessa Casa da quasi cinque anni, ma non era mai capitato che ci fosse un dialogo così sincero ed aperto solo tra loro due. Cho si scoprì ancora più a suo agio, più di quanto lo fosse stata in molte altre sere solitarie. L'aria, già frizzante, pareva essersi scaldata ancora di più.

 

Mentre la moltitudine vile dei mortali

va raccogliendo rimorsi nella servile festa,

sotto la frusta di quel boia ch'è il Piacere,

Dolore mio, dammi la mano, vieni qua,

lontano da loro!

 

Era l'ennesima sera che Pansy aspettava George in quella che ormai era la loro Sala Comune. E chiaramente, era anche l'ennesima volta che lui era in ritardo. Ma ormai non le importava poi molto, ci aveva fatto l'abitudine. Dei due, quella puntuale era lei, lo sapeva bene. Si trattava di una delle poche, confortanti routine di un rapporto che ogni giorno si rivelava una sorpresa. Oh, lei avrebbe dovuto prevedere che una storia con un gemello Weasley non sarebbe stata una passeggiata; di certo, però, non si sarebbe aspettata tutto questo. Gli ultimi mesi erano stati sorprendenti per lei, che si era mentalmente preparata ad un anno difficile. Anzi, in un certo senso erano stati, sì, mesi difficili, ma non come lei si sarebbe aspettata. Era questo che la metteva maggiormente in crisi. Avrebbe dovuto essere felice di aver superato il periodo di crisi e di dolore che l'aveva investita, eppure, per non si sa quale motivo, non riusciva ad esserlo. Il problema era sempre lo stesso: la sua assoluta mancanza di certezze.

Si era a lungo rifiutata di ammetterlo, ma persino il dolore, nell'ultima estate, aveva assunto la forma che per lei avevano già la famiglia, gli amici, la scuola: quella di un'incrollabile e quasi protettiva certezza. Vi si era rifugiata senza alcuna esitazione, nel momento stesso in cui l'aveva assaporato per la prima volta.

Per lei cedere al rimpianto, alla tristezza, al ricordo, era stato come un modo per giustificarsi, per allontanarsi da una realtà per lei ormai troppo pesante. E tutto questo era lì, dietro l'angolo, che lo aspettava con le sue braccia tentatrici.

Pansy lo sapeva: si era già lasciata andare troppo. Gli ultimi mesi erano stati per lei come una caduta senza paracadute. Come quelle stesse, continue cadute con i pattini che aveva fatto più volte nella sua vita. Non sapeva se e come sarebbe riuscita a conservare quello che aveva trovato.

Erano quelli i momenti in cui tutta la sicurezza e la tenacia che lei stessa tante volte si attribuiva sembravano svanite nel nulla. Daphne le aveva proposto di raggiungere degli amici giù in Sala Grande, ma lei aveva preferito restare sola ad aspettare George. Quella sera si era ritrovata a pensare a quanti inviti aveva declinato, mesi prima, per un inspiegabile quanto opprimente senso di colpa, e l'aveva assalita quasi una... nostalgia?!? Sì, per quanto potesse sembrare assurdo, forse era quella la parola più adatta.

Forse la vera Pansy era quella che si trincerava, che non degnava di uno sguardo chi era troppo stupido o semplice per i suoi standard.

Forse era quella ragazza sempre alla ricerca di un equilibrio, che gestiva la sua vita in modo da averla il più possibile organizzata e senza sorprese.

Lo era stata tante volte... perché ora non riusciva più ad esserlo?

Si guardava nello specchio e l'immagine che le veniva restituita era quella di un'altra persona, qualcuno che lei stessa non era sicura di conoscere. Quel pensiero la terrorizzava.

 

“...Scusa il ritardo!” disse George, entrando finalmente nella Stanza, trafelato.

“No, lascia perdere, tranquillo. Stavo un po' pensando!”
“Ok, mi sembri un po' sovrappensiero, in effetti! Comunque, ho una novità!”
“Un'altra?!? Non dirmi che ti hanno messo ancora in punizione o...”
“No, no! Niente di tutto questo! E comunque, i tuoi amichetti della Squadra d'Inquisizione stanno perdendo punti. Non sono più gli stessi dopo lo scherzetto dei Fuochi d'Artificio.”
“Va bene! Allora, che cosa mi volevi dire?!”

“...Che programmi hai per quest'estate?”
Gelo. Sorpresa. Paura.

“...perché?”

“Perché, perché... ho una sorpresa per te!” le rispose il ragazzo con il suo miglior sorriso, tirando fuori quello che sembrava un dépliant a colori vivaci.

“...Che cos'è?”
“Dai, prendilo. Apri a pagina 21.”

Pansy aprì il dépliant, che aveva tutta l'aria di essere quello di un'agenzia di viaggi. Lo sfogliò, impietrita. Non poteva credere ai propri occhi. Soprattutto, non sapeva che cosa rispondere.
“Allora, che te ne pare? Dieci giorni, due persone, tutto compreso. Con Passaporta da Londra. Chiaramente si va nella tua cara Spagna!”
Silenzio.

“...Beh, non dici niente?!?”

 

Come si chinano i defunti Anni

sui balconi del cielo in vesti antiche!

Come sorge dal fondo delle acque il Rimpianto ridente!

 

Che cosa avrebbe potuto rispondere? Le sembrava di aver fatto già abbastanza, anzi, anche troppo. Era riuscita a passare quasi sei mesi in compagnia di un ragazzo diversissimo da lei, che aveva completamente sconvolto il suo modo di vivere e di pensare. Era cambiata, ed era riuscita a superare gran parte delle sue paranoie e dei suoi pregiudizi quasi senza accorgersene.

Ma quello che le veniva chiesto ora era la scelta decisiva.

Che cos'avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto abbandonare la sua famiglia, ancora non troppo distante dal lutto, durante l'unico periodo che riusciva a trascorrere con loro? Con che coraggio avrebbe potuto buttarsi alle spalle tutto quello che era stata, per una folle avventura con una persona che rappresentava l'opposto del suo mondo?

Le pareva quasi di vedere, davanti a sé, il suo passato. Attimi molto intensi, immagini indimenticabili che le scorrevano davanti agli occhi. Ogni anno che aveva trascorso, ed ogni cosa che esso aveva portato con sé. Ma vedeva anche il rimpianto per quelle cose a cui aveva dovuto a lungo rinunciare; quelle stesse cose che, però, l'avevano resa felice come non mai quando si era decisa a provarle.

Alla luce di tutto questo...lei, come si vedeva? Era peggio che combattuta. Forse per quello azzardò un timido: “...Non credo che sia il caso.”
“Come, no?!? Ormai stiamo insieme da un bel po', no? Pensavo che tra noi andasse tutto bene, non è così?”
“Ma certo che sì! Non è quello il punto!”
“E allora qual è?”
“Non lo so! Mio Dio, non lo so! Smettila di seccarmi! Non ho voglia di ascoltarti! Che ne sai di quello che provo io?” gli rispose la ragazza, sull'orlo delle lacrime.

George, a questo punto, era davvero preoccupato.

“Non reagire così... se c'è qualche problema io...”
“Sì, certo che c'è un problema! Devi sempre sconvolgermi tutto! Io non capisco più chi sono, cosa sto facendo e perché lo sto facendo! E non so se mi comporto in un modo per me o per te!”
“...Nel caso non l'avessi capito, non sei più sola, ora. Ci sono anch'io. Pensavo che certe cose le volessimo fare insieme.” rispose il ragazzo, seccamente.

“Non è colpa mia! Io non sono come te, capisci? Non posso permettermi di fare tutto quello che mi pare senza pensare alle conseguenze! Poi sto male, lo so!”
“...Come fai a dire che stai male? A me sembrava che tu fossi felice!”
“Non durerà a lungo, credimi!”
Ora George sembrava davvero arrabbiato, e ciò stupì Pansy, perché quasi mai l'aveva visto seriamente adirato con lei.

“Adesso ho capito. Cominci a renderti conto che stai crescendo ed hai nuove esigenze. Ma invece di accettare la sfida e correre un rischio, preferisci tornare indietro, e restare la ragazza snob ed impaurita che eri prima.”

Si avvicinò alla ragazza e le rimise il dépliant in mano.
“Pensaci. E pensa anche a noi, per favore. Una soluzione ci può essere, ma così non va. Sai dove trovarmi.”

Con queste ultime parole, uscì dalla stanza. Pansy restò nuovamente sola, più confusa ed agitata che mai.

 

Guarda! Il sole morente si addormenta sotto un arco!
Ascolta, mio caro, ascolta la dolce Notte che cammina

come un lungo sudario fluttuante dall'Oriente!

NOTA AUTORE: rieccoci con il tredicesimo capitolo! Ho voluto iniziare a scrivere una sorta di "lieto fine" anche per Cho, visto che si è trattato di un anno difficile per lei. Quanto a Pansy e George, spero che si sia capito che il viaggio è solo un espediente. Quello per cui George si è davvero arrabbiato è il fatto che Pansy non abbia il coraggio di ammettere con se stessa che è cambiata, che ha nuove priorità e nuovi desideri (compreso quello di stare con lui).
Notizia negativa: oltre a questo, mancano solo due capitoli, e poi la storia sarà terminata. Per me è bellissimo postare questa storia e leggere i vostri commenti, ma "Il cielo ha una porta sola" era un progetto che avevo da parte da un po', e non ho mai voluto renderla una long "infinita", anche perché, secondo me, il troppo stroppia. Posso assicurarvi che non sparirò affatto dal fandom di Harry Potter, anzi! Grazie infinite a tutti voi per la lettura, le recensioni ed il sostegno.

 

  
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