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Autore: Valpur    09/01/2009    5 recensioni
Sono tra noi.
I loro agenti camminano tra le mura antiche di Hogwarts. Dormono e mangiano con noi!
Come dite? I Mangiamorte? No, no, non ci siamo spiegati, credo. Ho detto di no! Niente mantelli neri e maschere tetre, niente cose pacchiane e -oh!- così poco chic come teschi verdi, serpenti, sangue e terrore. Siete rimasti indietro.
Il nuovo male indossa scarpe di marca, è bella e brillante, è in trasferta da un'altra scuola, ha un nome impronunciabile e attenterà alla virtù di tutti gli individui di sesso maschile in età accettabile nel raggio di venti miglia.
Avete capito di chi parlo?
Lei è giunta, e Hogwarts non è più un luogo sicuro.
Ultimo capitolo online!
Genere: Commedia, Parodia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ormai Harry conosceva a memoria la strada per la Stanza delle Necessità. Ci era stato tante volte –specialmente l’anno precedente- da poterla raggiungere a occhi chiusi.
Quella volta però passò davanti alla parete designata per tre volte senza prestare attenzione, preso com’era dal piccolo foglio stropicciato che teneva in mano.
Lo aveva trovato tra i fogli del tema che la McGranitt gli aveva appena restituito.
Stasera, Stanza delle Necessità. Mezzanotte.
Harry aveva letto quelle poche righe con le sopracciglia inarcate. Conosceva bene la calligrafia: era la stessa, sottile e spigolosa, che era solita caratterizzare i suoi voti di Trasfigurazione da quasi sei anni a quella parte. Istintivamente aveva sollevato la testa verso Ron, trovandolo banalmente corrucciato su un compito da “A” privo di qualsivoglia comunicazione misteriosa. Memore del litigio di due anni prima, Harry pensò bene di tenersi per sé la cosa. Aveva cercato con gli occhi la professoressa McGranitt, sperando in un cenno, uno sguardo esplicativo, qualsiasi cosa. L’unica cosa che aveva visto sul viso segnato dell’anziana strega fu ansia, e il suo umore era notevolmente virato verso il più cupo pessimismo.
Così, quella sera, era andato a letto presto, sperando che i compagni di dormitorio si assopissero prima di lui; così era stato, ed ora eccolo lì, con il naso contro la Mappa del Malandrino (Harmonya era beatamente rintanata nella sua Sala Comune, quindi il peggiore dei pericoli era scampato), il Mantello dell’Invisibilità addosso e la bacchetta accesa davanti a sé. Era tanto concentrato da non accorgersi che il corridoio del settimo piano era tutt’altro che deserto. D’un tratto impattò contro qualcuno. Contro il solito qualcuno.
“Puoi anche smetterla con questa messinscena, Potty”, sussurrò una voce strascicata nel buio.
Harry trasalì.
“Malfoy?”
Si udì un soffio leggero, e la figura di Draco Malfoy apparve nel buio, reggendo tra le mani un’orrida mano raggrinzita.
“No, Salazar Serpeverde in reggicalze. Si può sapere…”
“… cosa ci fai qui?” concluse per lui Harry, sfilandosi il Mantello e tendendo la bacchetta.
La luce magica proiettò ombre sinistre sul viso affilato di Malfoy, evidenziando inconsueti segni di stanchezza e, forse, paura.
“Ti trovo in forma, Malfoy”, ironizzò Harry con un sogghigno. Draco fece un mezzo passo avanti, e istintivamente l’altro indietreggiò. Quel movimento fece cadere il piccolo foglio clandestino. Draco si chinò a raccoglierlo (Harry provò uno strano brivido d’interesse, ma lo soffocò subito) e la sua espressione si distese leggermente.
“Vedo che siamo qui per lo stesso motivo”, sussurrò il principe delle Serpi, lo studente precedentemente noto come Draco Malfoy. Harry non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo.
“Quindi è arrivato anche a te?” chiese con sincero interesse.
Draco annuì in silenzio; si frugò nella tasca dei pantaloni e tese un foglietto simile a quello di Harry, tranne per la calligrafia. Alla luce della bacchetta, quest’ultimo lesse le medesime parole che gli aveva riservato la McGranitt, solo che…
“Piton? Piton ti ha dato questo?”
Draco fece una smorfia.
“Già. Ha chiesto di vedermi con un pretesto, tipo ‘Draco, voglio mostrarti la mia collezione di farfalle’, e non ti dico i commenti, e me l’ha infilato in mano. Il biglietto, cretino”, si affrettò ad aggiungere quando Harry gonfiò le guance per non ridere. “Comunque mi ha dato il biglietto, e anche Blaise ne ha avuto uno, ed è scappato via, guardandosi attorno. Mah, sembrava braccato, e so bene che fa lavoretti strani con Silente, però…”
“Malfoy, fammi un favore: evita questi doppi sensi. Sto per vomitare”.
Un attimo di silenzio.
“Sì, ok, è oscena come idea, comunque… tu hai qualche idea, Potter?”
Harry scosse la testa.
“Niente di niente, ma credo che…”
In fondo al corridoio risuonarono dei passi irregolari.
“Merda, c’è Gazza!” trasalì Draco, guardandosi alle spalle. “Presto, entriamo!”
Harry non si fece pregare. Si concentrò brevemente, e a pochi passi, sul muro, si materializzò un ampio portone borchiato.
“Dentro, dentro!” sibilò, spingendo Draco.
Non bastò l’esclamazione stupita dell’algido Serpeverde dagli occhi argentati per preparare Harry a ciò che vide.
La porta si chiuse pesantemente, lasciando fuori il resto del mondo.
“Ma cosa…”
La Stanza delle Necessità si era tramutata in un ampio salone dal soffitto basso, illuminato da tremolanti candele sospese a mezz’aria. Al centro, attorno a un grande tavolo rotondo, accomodati su sedie tetre dall’alto schienale, c’erano parecchi individui.
“Ehi, Harry!” lo salutò Ron, indicandogli una sedia vuota al suo fianco. “Ti ho tenuto il posto”.
Come in trance, il giovane Grifondoro si accomodò.
“Hai… hai avuto anche tu il biglietto?”
Ron annuì.
“La McGranitt me l’ha dato dopo lezione, raccomandandomi di non dirlo a nessuno. Scusa, amico, ma…”
“Sì, sì, non preoccuparti, in effetti neanche io te ne ho parlato”, rispose l’altro sovrappensiero. Lo sguardo vagava per il tavolo, smarrito.
Di fianco a Ron erano seduti Fred e George, stranamente seri e poco sgargianti negli anonimi abiti Babbani; con loro c’era Bill, particolarmente a disagio mentre si tormentava l’orecchino fino a rendere il lobo un gonfio ammasso violaceo. Tutti rivolsero a Harry un cenno secco. C’era Baston, tutto ingobbito, tanto da sembrare più smilzo, e al suo fianco Lee Jordan; le sedie successive erano occupate da studenti che Harry conosceva poco più che di vista.
Draco era andato a sedersi al fianco del padre, Lucius; il sensuale sopracciglio del pater familias era immobile in quella che pareva una tetraparesi spastica, le mani affusolate sudaticce e irrequiete sul tavolo; molto del fascino dei Malfoy sembrava essere evaporato da quell’uomo pallido e angosciato. Piton non era certo in condizioni migliori, anzi: a quanto pare si era infilato sotto il tavolo quando i due ragazzi erano entrati, e ora tentava di emergere con la poca dignità che gli rimaneva. C’era Blaise Zabini, in preda ad uno strano singhiozzo: ogni tanto sobbalzava, e ad ogni colpo cambiava aspetto; da nero a pallido e biondo, a moro con gli occhi verdi, a… donna? Eh sì, proprio così. Harry si perse un attimo ad ammirare quello spettacolo, non senza un briciolo di compassione. Il Serpeverde sembrava in effetti assolutamente disperato per ciò che gli stava accadendo.
Harry si sarebbe agitato e avrebbe estratto la bacchetta se poco più in là non ci fossero stati il professor Silente (ma… cos’è che stava nascondendo con tanta abilità sotto le ampie maniche? Filtri, cartine… per fortuna Harry Potter era abbastaza ingenuo da non cogliere l’assurdità della cosa) e Remus Lupin, tesi ma non preoccupati.
E, di fianco a Lupin…
Harry si strozzò con la saliva che stava deglutendo.
Perlaceo, evanescente, un fantasma galleggiava a un palmo dalla sedia. La morte non aveva alterato i capelli neri e l’ombra di barba che aveva avuto nel momento del trapasso, né il sorriso –abbagliante nonostante tutto.
Mentre il cuore gli saltava un battito, Harry esalò:
“S-Sirius?”
Il suo padrino gli sorrise.
“Ciao, Harry. Come va?”
Nessuno sembrava particolarmente turbato dal fatto che un noto criminale e un cadavere fossero lì tra loro.
“Ma tu sei… cioè, tu continui ad essere… e Nick Quasi-Senza-Testa aveva detto che…”
“Sì sì, sono ancora morto. In effetti ho chiesto un permesso speciale, diciamo che sono in licenza”.
Harry non sapeva se essere felice, disperarsi o scappare urlando.
“Perché sei qui?”
“Perché abbiamo un grave problema da affrontare. Anzi, avete. Ogni tanto non mi dispiace essere defunto…”
“Hai vinto il premio per la morte più idiota, Black”, ringhiò con astio Piton.
“Solo perché non hai ancora visto la tua, Mocciosus caro”, fu la serafica risposta del caro estinto.
Il vivo e il morto si scrutarono per un lungo istante; Piton era furente –o invidioso della condizione di Sirius?- e ci volle l’intervento di Silente per farlo sedere. Il Preside, con gli occhi stranamente arrossati e le pupille dilatate, si alzò in piedi.
“Bene. Siamo qui. Bella!”
Calò un silenzio soffocante.
Silente tossicchiò e rise, quindi riprese:
“Se… ecco… no, anzi, aspetta, ricomincio. Merlino, che botta! Dicevo… siamo qui riuniti per aggiornarci sulla situazione creatasi da quando è giunta tra noi Harmonya eccetera eccetera da Montefeltro…”
Uno strillo  squarciò l’aria. Piton si era rifugiato di nuovo sotto al tavolo.
“Va tutto bene, Severus”, lo rabbonì Lucius Malfoy, aiutandolo a rialzarsi. “Non è qui, davvero”.
“S-sì, tutto bene. Tutto bene. Spumosi frullati al cioccolato. Spumosi frullati al cioccolato! (*)” blaterò il professore, riprendendo posto.
“Grazie, Lucius”, ammiccò Silente con un sorriso un po’eccessivo. “Da quando la nuova studentessa è piombata ad Hogwarts, abbiamo assistito ad una serie di strani eventi. Blaise, prego, vuoi parlarne?”
Blaise Zabini sembrava sull’orlo delle lacrime (momentaneamente tornato al suo aspetto normale).
“Coraggio, va tutto bene…”
Lo studente prese un lungo respiro tremulo. Il singhiozzo ricominciò.
“Io –hic!- non so cosa sia successo! Un giorno –hic!- stavo tornando dal bagno e H-Harm… Voi-Sapete-Chi-Con-Le-Tette mi ha sorriso. Io ho cercato di scappare, ma –hic!- lei mi si è avvinghiata come un polpo e –hic!- ha iniziato a delirare, diceva che… che per quanto se ne sapeva fino a poco tempo fa –hic!- io sarei potuto essere qualsiasi cosa, e da quel momento… mi succede –hic!- questo!”
Impietosito, Lupin agitò la bacchetta. Comparve un bicchiere d’acqua, che Esiliò lesto verso Blaise.
“Ecco, prova a bere questa. Sette sorsi senza respirare, di solito aiuta”.
Zabini –in quel momento con pelle di porcellana, occhi di zaffiro e una quarta abbondante- bevve avidamente. Ebbe un piccolo singulto che lo fece tornare nero come mamma l’aveva fatto, poi sembrò placarsi.
“A me sembra… insomma, succedono cose strane. Ogni tanto”, Ron si interruppe ed abbassò lo sguardo, rosso in zona collo. “Ogni tanto mi sembra che i pensieri che formulo non siano miei, ma… suoi. Che nella mia testa ci sia quello che lei vuole che io pensi!”
Harry l’avrebbe abbracciato. Guardò Draco, e quando i loro occhi s’incontrarono capirono…
“Quindi non siamo gay!” esclamò Malfoy senza ritegno.
Di nuovo, il gelo corse tra i presenti. Draco divenne scarlatto.
“No… ecco… papà, fidati, non sono gay, davvero. Potter non lo so, ma io no! Sono pronto a prendere una nobile moglie anonima e a fare un figlio cui darò un nome ridicolo, proprio come tu hai fatto con me!”
“Bravo ragazzo”, commentò bonario Malfoy senior scompigliandogli i capelli.
Harry avrebbe gradito essere ingoiato dalla terra.
“Io ero sicuro di non essere gay. Di te mi frega molto poco!”
“Oh, ragazzi, ma non c’è nulla di male!” trillò garrulo Silente. Fortunatamente molti lo ignorarono.
“Basta, basta… ordine!” disse Sirius ad alta voce. Provò anche a battere la mano sul tavolo, ma l’attraversò, sbilanciandosi in avanti. “Ehm… scusate, ci vuole un po’ad abituarsi. Dicevo… stiamo mancando il punto. Harmonya blabla Quelcheè sta minacciando la struttura stessa di questa scuola, dico bene? E noi dobbiamo intervenire!”
La sala fu invasa da un mormorio d’approvazione.
Harry, però, fu colto da un dubbio.
“Ehi, un attimo allora… cosa ci fate voi qui, allora? Intendo… tu, Lupin, e tutti quelli che ormai a scuola non ci vengono più?”
“Presto detto, giovane Harry”, rispose Fred. “Ci sentiamo minacciati anche noi. Non sappiamo fin dove possa estendersi il potere di quella tizia strana con gli occhi cangianti…”
“… e in tutta onestà abbiamo cominciato a fare sogni strani”, completò George. “Quella Harmonya…”
Piton urlò di nuovo.
“Ehm… scusate… Colei-Che-Se-Viene-Nominata-Manda-Piton-Nel-Panico noi non l’abbiamo mai vista, ma ce la sogniamo ogni notte. Non ne possiamo più!”
Qualche applauso risuonò qua e là.
“Charlie e Percy dove sono?” chiese Ron accigliandosi.
“Tranquilli e sereni a casa”, rispose Bill imbronciato. “Percy sta antipatico a tutti, mentre Charlie ha avuto abbastanza buon senso da ritirarsi in Romania, trovarsi una ragazza (**) e non metter quasi mai becco nelle cose importanti. Non è popolare, e lo invidio tantissimo”.
“Già, comunque… il punto è questo”, proseguì Sirius giungendo le dita evanescenti davanti a sé. “Questa tizia sembra intenzionata a concupire più o meno ogni essere umano di sesso maschile con un briciolo di appeal presente nel castello e nei dintorni. Cosa ancora peggiore, pare si diverta a creare situazioni a suo modo di vedere gradevoli, sorvolando sul fatto che questo possa essere improbabile o orrendo”.
“Sirius, ma tu queste cose come le sai?” chiese Ron ammirato. “Tu, Lupin… sembrate relativamente calmi”.
“Perché ci siamo già passati”, rispose con un sorriso sghembo il licantropo. “Ai nostri tempi c’è stata un’autentica invasione di gente come Harm…”
La mano di Silente gli chiuse la bocca. Piton si aggrappò saldamente al  bordo del tavolo, gli occhi sgranati.
“Addirittura?” disse Harry, malcelando l’orrore.
“Oh sì”, gli rispose il suo padrino, prendendo a contare sulle dita. “Bathsheba McKenzie, Federica Jessica Smithson, Ambra Christie Nonmiricordoilcognome, Mèlanie Arwen Esposito… era pieno, parola mia, e tutte cercavano di vincere le mie mutande come trofeo”.
“Più di una… ma è un incubo! Remus, anche tu…?”
“Anche io ho avuto la mia parte, anche se per fortuna minore. Sono come i pidocchi, una volta che li prende uno li prendono tutti”.
“Be’, mica tanto… Snivellus e Peter ancora mantengono il loro voto di verginità, no?”
Piton ritrovò quel minimo di decenza per scoccare a Sirius uno sguardo di fuoco.
“Io almeno non mi faccio il bidè con la lingua e non cerco di montare le gambe della gente…”
Sirius accusò il colpo. Avrebbe tanto voluto alzarsi con gran fragore di sedie cadute, ma si limitò ad attraversare il legno, guastando la scena. Optò per una decorosa ritirata, sedendosi altezzoso.
“E voi… voi le avete sconfitte, vero?” implorò Draco. “Non hanno cercato di farvi copulare col vostro peggior nemico, non vi hanno sottomessi!”
Remus e Sirius annuirono convinti.
“E come avete fatto?” chiese Harry, ora attento.
“Io sono morto”, rispose Sirius.
“E io faccio sesso con Tonks”.
“Cosa?” gridarono all’unisono Harry e i Weasley.
Lupin arrossì lievemente.
“Forse ho parlato troppo… cancellate l’ultima frase, vi prego”.
“Il punto è”, esordì Silente, riducendo la sala al silenzio, “che queste creature sono gelose e hanno manie di protagonismo. Essere messe da parte, da un’altra persona o da inezie come la morte, che ricordiamolo rende difficile l’accoppiamento, le frustra, fa cadere il loro interesse”.
“Sente, signor Preside, potremmo giungere a una conclusione?” chiese Draco molto poco garbatamente. “Come facciamo fuori La Cosa? Non ho tempo da perdere, devo rodare il mio fascino da giovane, bello e dannato, menarmela perché ho un tatuaggio e fingere di avere una personalità profonda. Non è così facile fare il Mangiamorte!”
“Ah! Avevo ragione! Ho vinto!” esultò Harry guardando Ron. “Mi devi una Burrobirra!”
“Ma… ha appena ammesso di essere un criminale e tu reagisci così?” disse a bassa voce l’amico usando una certa delicatezza, quasi Harry non fosse del tutto in sé.
“Dai, ragazzi! Riflettete un attimo!” li esortò, sempre con gioia sospetta, Silente.
“Io però sto co Fleur, e questo lo sanno tutti. Lei è una strafiga eppure anche io vengo molestato di quando in quando. Come la mettiamo?”
“Ah, Bill, è una questione di stile! La tua storia con Fleur è tranquilla, siete semplicemente fidanzati in casa, non c’è nulla di torbido o tormentato tra voi!” spiegò paziente Lupin.
“Sì, ok, però io non ho la minima intenzione di farmi ammazzare o di fornicare con una tizia che odio o che mi odia o chissà che altra paranoia per tornare libero!” disse Draco, alzando la voce. Suo padre gli mise una mano sulla spalla per calmarlo.
“Davvero non ci arrivi, Draco?” chiese Silente ammiccando. “Ti stai fermando alla superficie. Guarda più in profondità”.
Gli occhi azzurri (e arrossati) dietro le lenti a mezzaluna si posarono su Harry. I fili dei suoi pensieri all’improvviso presero a districarsi, creando collegamenti. Con il cuore che gli batteva in gola si alzò.
“Ho capito. So come sconfiggerla”.






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Scusate, scusate tantissimo per il ritardo! Lo ammetto, sono andata in vacanza per Capodanno, e mentre ero in Africa ho preferito godermi le ferie piuttosto che scrivere :P


Veniamo al momento degli asterischi:
(*)”Spumosi frullati al cioccolato” è una citazione difficile da cogliere per chi non sia maniaco dei Simpson come me^^ La frase è pronunciata da Homer in piena crisi psicotica mentre porta via i bambini del suo centro per l’infanzia, inseguito dalla polizia. Mi ha sempre fatto ridere!
(**) questa è pubblictà occulta XD leggetevi l’altra mia fanfic, “Carpathya”, per risolvere ogni dubbio^^
Alcune caratteristiche dei personaggi sono ormai entrate nel mio cuore dopo averle ritrovate in innumerevoli storie (spesso involontariamente buffe), come Lucius Malfoy “il sopracciglio più sensuale del vecchio mondo”. Questa, e anche qualche altra, è ad uso e consumo delle Giacobine^^

Ma a parte queste vacue ciacole, vi ri-ringrazio dal profondo del cuore per la fedeltà, sperando che con questo capitolo mi perdonerete la lunga assenza^^
Buon Natale, buon anno e buona befana a tutte/e, anche se in ritardo!
BRI


   
 
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