Chiedo scusa per il ritardo…il PC ha
fatto i capricci, poi…sto passando un periodo un po’ pesantoccio…chiedo ancora
scusa per il ritardo…Rispondo sotto ai commenti.
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9:
Esprimi un desiderio
Fatta una doccia veloce e rigenerante, Temari, ancora
con i capelli umidi, afferrò il borsone sportivo, caricandoselo sulle
spalle.
Mentre camminava le scarpe da ginnastica ghignavano e
rimbombavano fastidiosamente intorno, dato che gli spogliatoi femminili non
erano usati affatto ed erano sempre deserti, perché le ginnaste del circolo
erano estremamente schizzinose e preferivano lavarsi nel propri
bagni.
Rapida uscì dalla grande porta antipanico blu, che si
chiuse con un leggero sbuffo alle sue spalle.
Alzò il viso pallido e freddo, stringendosi la sciarpa
rosa al collo; quando notò che un Suv era parcheggiato poco più avanti, e si
poteva intravedere una figura che giocava convulsiva con un accendino,
accendendo e spegnendo la fiammella, mentre lentamente consumava una
sigaretta.
Per
un attimo la bionda Sand pregò che non fosse quella
persona.
Le
stava creando troppo problemi per lei; o almeno per lei erano
problemi.
Sospirò un attimo e prese a camminare indifferente verso
l’automobile dalla grossa cilindrata, con l’intenzione di
superarla.
Si
avvicinava sempre di più e si era imposta di non guardare il proprietario del
mezzo.
Appena fu vicina, la figura fece cadere il mozzicone
ormai esaurito, prendendo fiato per parlare
-Non hai paura che una ragazza carina come te, giri da
sola a quest’ora?- domandò lui alzando gli occhi. Temari stava per scappare a
gambe levate; l’ultima persona che avrebbe voluto vedere,
ovviamente!
-E
da quando mi consideri una ragazza “carina”?- girò il viso assumendo
un’espressione acida, quasi disgustata, ma appena si girò lo trovò con lo
sguardo serio, avvolto nella penombra con appena un po’ di luce della luca che
illuminava il viso dalla pelle color neve. Strinse il borsone, cercando di
dissuadere pensieri che non erano consoni alla situazione, quando lo vide
dischiudere le sottili labbra nel tentativo di parlare
-Perché lo sei, che domanda idiota- rispose lo stesso
acido riponendo l’accendino nella tasca destra dei pantaloni.
Temari “riprese conoscenza”, scuotendo un attimo la
testa, e avanzò verso di lui, decisa
-Si
può sapere che vuoi da me?- domandò fingendosi contraria
-Voglio accompagnarti a casa, che altra domanda idiota!-
sospirò notando l’ingenuità della ragazza prendendola per un braccio
–Andiamo…non ti mangio mica-
-Però mi fai male! Prima…mi hai quasi rotto il polso!-
disse lei frenetica tentando di rompere la stretta a cui lui la stava obbligando
-Esagerata. Non volevo farti scappare…tutto qui- disse
semplicemente tirandola verso di se – Allora…vogliamo andare?- domandò
appoggiando la fronte su quella della ragazza, che cominciava ad avere caldo,
tanto caldo.
Chiuse gli occhi verdi, giusto un attimo, per prendere
controllo delle proprie facoltà fisiche e mentali
-Come vuoi…- si limitò a rispondere con un mormorio
appena udibile, mentre con la mano sinistra afferrava quella di Shikamaru,
intrecciando le morbide dita affusolate, continuando a guardarlo bene negli
occhi. Gli sorrise e veloce gli schioccò un bacio sul viso, annusando a fondo il
profumo che tanto amava e bramava di lui; e in un attimo, quasi inesistente, si
ritrovò ad aprire la portiera del posto di passeggero.
Il
Suv nero metallizzato, di cui era proprietario il cantante, era enorme, con
sedili di pelle nera e un impianto MP3 da 6 CD. Niente male per un cantante di
un gruppetto appena famoso ad Okinawa.
Continuava a stringere il borsone, mentre il silenzio
regnava sovrano nel veicolo. Spostò lo sguardo su di lui, che tranquillo
impugnava il volante con la mano destra e con la sinistra scalava abilmente le
marce* , per rendere fluida la
corsa
-Perché mi sei venuto a prendere?- d’improvviso domandò
lei, tranquilla, al caldo del condizionatore
-Perché ho paura che torni a casa da sola…- rispose
dicendo la verità, mentre inspirò un attimo, stringendo la presa del
volante
-Ma
perché?!- insistette lei volendo capire sporgendosi verso di lui, ma appena si
mosse Shikamaru dovette scansare un auto che andava in contro senso, e si
risparmiò le bestemmie per rispondere a lei
-Non sono affari tuoi…- concluse spostando gli occhi su
di lei, che delusa tornò a guardare fuori dal finestrino.
Lui
si sentì un vero imbecille. Certo! Come dirle che aveva paura per lei perché ci
teneva? Meglio così che fare la figura dell’idiota innamorato, questo era certo;
ma era stato scortese nei suoi confronti.
Così si ricordò che il giorno dopo sarebbe andato alla
posta di pattinando con gli altri ragazzi; almeno avrebbe auto un’occasione per
farsi perdonare
-Ehm…senti…domani io e gli altri andiamo alla pista di
pattinaggio…ti andrebbe di venire?- domandò quasi gentile spostando la mano
sinistra dal cambio per prendere quella della ragazza e stringerla
forte.
Per
poco il cuore di Temari non smise di battere; così per non dare a vedere questo
suo stato di piacevole disagio, tenne lo sguardo rivolto al vetro del
finestrino, rispondendo però alla stretta della mano calda
-Si…grazie per avermelo detto- rispose apparentemente
indifferente, mentre apriva un sorriso compiaciuto e il suo viso si accaldava di
un morbido rossore.
Il
resto del viaggio trascorse tranquillo, e non si sa come Shikamaru riuscì a
guidare con una mano sola, visto che di lasciare quella di Temari, non ne voleva
sapere.
Appena fu arrivato, si fermò davanti al piccolo
cancelletto, e appena fermo sospirò un attimo senza farsi vedere, girandosi
dalla parte di lei che lo guardava ignorante del perché di un tale comportamento
galante.
-Allora… ci vediamo domani…- disse sorridendo un attimo,
mentre si apprestava a lasciarle la mano liscia e morbida
-A
domani…- confermò lei avvicinandosi e toccandogli le labbra con le proprie, come
piccolo e dolce ringraziamento; e subito dopo scappò letteralmente prima venne
fermata dalla voce del ragazzo che la chiamava.
-E
quello ti sembra un bacio?!- domandò a scherno aprendo un meraviglioso
sorriso.
-Accontentati per ora!- rispose lei entrando nel
giardino quasi con i piedi staccati da terra, rimanendo dietro al muretto per
avvertire il rumore del motore della grossa macchina allontanarsi
velocemente.
Temari scivolò sull’erba sospirando, chiudendo gli occhi
in quel momento chiarissimi, che erano rivolti verso il cielo scuro con qualche
nuvola che lo sovrastava.
Tutto pronto! Una serata tra donne le ci voleva davvero.
Tirò fuori un pacchetto di patatine e le mise dentro una
ciotola di plastica trasparente, e appena finito di preparare la tavola con un
qualche cosa da sgranocchiare, che la porta cominciò a suonare ripetutamente,
con insistenza fastidiosa.
Andò ad aprire e trovò Hinata e Matsuri, che
presentavano una borsa enorme; ci saranno state le cose per la
serata.
-Grazie per averci invitate, Temari!- esordì la
piccoletta con i capelli castani entrando velocemente nella piccola casa,
prendendo possesso del tatami.
-Diventa un po’…noioso starsene
sempre in albergo…- concluse
Chiuse la porta alle sue spalle, notando che le due
ragazze di erano messe già a proprio agio
-Che mi raccontate di bello?- domandò la biondina
sedendosi sulla piccola poltrona
-Mh… Niente… E’ davvero una fortuna avere un’amica che
ha un appartamento a Tokyo- sbuffò Matsuri roteando gli occhi, mentre esplorava
l’ambiente con occhio furbo e curioso.
-Beh se la chiami fortuna…- Temari strinse le spalle non
sapendo cosa ci fosse di tanto fortunato.
Un
attimo le venne un lampo.
Lei…non sapeva pattinare!
Le
venne in mente dopo, non avendo pensato a questo piccolo particolare. Scattò su
dalla sedia, correndo in camera propria per prendere il telefono, nel tentativo
di avvisare Shikamaru che non sarebbe andata il giorno dopo alla pista di
pattinaggio dato che non sapeva pattinare in tutti i senti. Avrebbe rischiato
seriamente di farsi male.
-Temari! Che hai!?- domandò Matsuri seguendo i movimenti
veloci dell’amica che era letteralmente schizzata via dalla poltroncina
nera.
-Devo fare una chiamata!- alzò la voce per farsi sentire
dalle scale, mantenendo vago il destinatario della telefonata, si sarebbe subito
pensato male. Cavolo! Era solo un amico, niente di che, o almeno questa era la
versione ufficiale del suo rapporto col primogenito Nara.
La
giovane castana, furba, ne sapeva una più del demonio e subito cominciò a fare
domande per capirne di più. Era sempre stata una sua caratteristica, quella di
essere una ficcanaso e curiosa. Brutta cosa, perché ogni volta perdeva
puntualmente tutte le amicizie che si era creata, che la reputavano, appunto,
troppo impicciona e pettegola.
-A
chi!?- chiese ancora continuando a seguirla frettolosamente nella sua stanza,
notando che aveva afferrato, veloce, il telefonino, e in quel momento stava
componendo un numero telefonico.
-A
un’amica- rispose semplice, mentendo sul sesso del destinatario della chiamata.
Intanto la chiamata prese a squillare, lentamente, quasi in modo fastidioso e
lento, quando finalmente rispose
qualcuno.
-Sì?- rispose vagamente la voce maschile dall’altra
parte.
-Ah…ciao! Sono Temari…- si annunciò l’altra un po’
timida cominciando a camminare da una parte all’altra della
stanza.
-A
cosa devo questa chiamata da un angelo?- domandò. Non sembrava serio, come se lo
dicesse come un scherzo. Temari però, colta di sorpresa, non seppe che pensare,
e avvampò violentemente fermandosi in mezzo alla stanza, tenendosi una mano sul
cuore.
-Ecco…io…volevo dirti che non so pattinare, non credo
di…poter venire…- cominciò timida cominciando a girarsi i
pollici.
-Tranquilla. Avevo pensato a questa evenienza. Ti
insegno io. Non ci sono problemi- la rassicurò sereno aprendo un piccolo
sorriso. Shikamaru intanto si era appena ritirato da una doccia bollente, per
combattere quel freddo allucinante. Non si poteva permettere di ammalarsi prima
della registrazione alla casa discografica; così si era rintanato nella stanza
dell’hotel, e ora giaceva, a petto nudo sul letto caldo appena rifatto. (*ççç*
Ndme)
-Dici davvero? Beh grazie…sei…molto gentile- balbettò
imbarazzata lei continuando a girarsi i pollici mentre, la furba Matsuri, aveva
capito chi era. Con le sue amiche non si comportava mai così. Quindi l’unica
soluzione è che fosse lui
-Allora ci vediamo domani?- domandò Shikamaru alzandosi
una ciocca di capelli neri con le dita, mentre contemplava il soffitto bianco,
pensando a cosa lo aveva trasformato in poco tempo quella dannata
ragazza.
-Certo, se a te fa piacere- pronunciò vaga sorridendo,
avvolgendo il viso in un rosso morbido d’imbarazzo.
-Perfetto…allora a domani, angelo…- concluse sussurrando
appena.
-Ma…perché angelo?- domandò lei, cercando di capire cosa
gli stesse passando per la testa.
-Perché tu sei il mio angelo…- rispose, sperando di
essere stato abbastanza eloquente.
Temari rimase un attimo in silenzio, cercando si sentire
se il suo cuore si fosse fermato o meno; poi dopo aver ripreso fiato, riprese a
parlare.
-A
domani- disse semplicemente, non sapendo che forza la stava tenendo ancora in
piedi, dopo quella conversazione.
Fu
Temari a chiudere la conversazione, lanciandosi dopo, sul morbido
letto.
La
bruna Matsuri, senza farsi sentire, sgattaiolò di sotto per chiamare Hinata, che
intanto era ancora ingessata sul divano, in preda ad una seria crisi
d’imbarazzo.
-Hinata!- la chiamò cinguettando dalla rampa di scale.
Temari di certo, in quello stato, non l’avrebbe sentita molto facilmente, a meno
che non le avesse sparato una cannonata nelle orecchie.
-Che c’è Matsuri?- si alzò l’altra, arrivando, con
discrezione impressionante,dove si trovava la più bassina, che era in
iperventilazione.
Esagerata, direte. Eppure Matsuri, purtroppo per lei,
era una ragazza che tendeva ad amplificare le emozioni, non solo quelle
negativa, ma, purtroppo, anche quelle positive.
-Seguimi…- disse semplicemente, trascinando per il polso
la povera Hyuga che era stata travolta da quella furia dai capelli castani, ed
ora l’aveva portata sulla soglia della stanza da letto di Temari, che, come in
coma, contemplava il soffitto mormorando qualcosa che, per sua enorme fortuna
non fu captato dalle due, soprattutto da Maturi.
-Ehi! Temari?- si avvicinarono al letto, affacciandosi
per vedere cosa stesse facendo la ragazza.
-Ti
senti bene?- domandò Hinata notando che aveva il viso completamente rosso; era
quasi preoccupante. Dopotutto con quel tempo da cani che inondava la città,
poteva benissimo essere influenza.
-Si…sto benissimo…- mormorò chiudendo appena le
palpebre, comprendo un attimo gli occhi verdissimi che bucavano il soffitto con
la loro intensità.
-Ti
ha chiamata Shikamaru…non è vero?- disse Matsuri sedendosi vicino alla bionda,
appena in tempo, per vederla scattare seduta, ancora più rossa di
prima.
-Che diavolo dici! Ti pare che quello mi chiami?-
incrociò le braccia, mentre Hinata prese a ridacchiare contenta di tanta
allegria.
-Sta volta devo concordare con Matsuri…ti ha chiamato e
scommetto che ti ha invitato domani con noi….-azzardò giusta
-Cosa? No! Ma per favore!- cominciò a ridacchiare
nervosa aggiustandosi convulsiva una ciocca di capelli, spostando nervosa gli
occhi da un capo all’altro della coperta nera.
Matsuri scoppiò a ridere di gusto, mentre Hinata,
sommessa, ridacchiava avendo notato anche lei, con infinito piacere, che Temari
era arrossita da far paura; conferma di tutto ciò che avevano sostenuto fino a
quel momento.
-Racconta…- disse semplicemente la bruna più piccola
calmando la frenetica risata, aprendo le orecchie al discorso che, con molta
probabilità Temari avrebbe esposto.
-Che seccatura che sei…- mormorò spostando gli occhi
verso il pavimento con la moquette.
-Vedi!? Ahah! Cominci anche a parlare come lui!- aveva
notato riprendendo un attimo a ridere, mentre la giovane Hyuga apriva un largo
sorriso quasi ad incoraggiare la bionda Sand a parlare .
-Ah…d’accordo…qualche ora fa…mi ha riaccompagnato a casa
da karate…-cominciò tenendo basso lo sguardo pronta ad accogliere le frecciatine
di Matsuri.
-
Oh! Che galante…- ridacchiò lasciandole la possibilità di parlare
.
-Se
devo essere sincera contavo di tornarmene a casa, avevo fatto anche il biglietto
dell’autobus- ammise alzandosi dal letto per mostrare il biglietto fatto appena
quella mattina, nel caso che uno di loro non ci avesse creduto. Prese a frugare
nelle tasche dei jeans afferrando un fogliettino di colore
arancione.
-Ecco…- si risedette sul letto tra le due amiche che
presero a guardare il pezzo di carta colorato, notando la data e l’ora in cui lo
aveva comprato.
Non
mentiva.
-Ma
allora…che gli frulla nella testa a quello?- domandò Matsuri più che alla bionda
Sand a se stessa. Afferrò il biglietto dell’autobus non utilizzato, girando, e
rigirandoselo tra le dita.
-Secondo me gli piaci e ti piace…- cominciò temeraria
Hinata.
-Ma
che dici Hinata! Ti prego!- cercò di smentire –Lui non mi piace, e tanto meno io
non piaccio a lui…- concluse stringendo le spalle in modo
innocente.
Matsuri sorrise.
-Sai c’è una canzone apposta per te…- si alzò dal letto
mettendosi davanti ad esso.
Un
vecchia canzone di un cartone animato. Da cartone animato a vera storia d’amore
in quel momento. Si fermò un attimo a pensare alle parole. Di solito le canzone
di un cartone animato durano poco e hanno strofe quasi ripetitive, ma
orecchiabili.
In
quel momento Megara di Hercules le fu molto utile.
-Dai Temari la prima strofa a te…- si poggiò le mani sui
fianchi, sapendo che l’amica era brava a cantare, e soprattutto la canzone
cominciava con la protagonista in crisi d’amore.
-Ah…d’accordo…- prese fiato cominciando a
cantare.
Se
esiste un premio per gli ingenui,
io
l'ho già vinto da tempo.
Ma
nessun uomo vale tanto,
di
delusioni ne ho avute troppe.
Accavallò leggermente le
gambe poggiando i gomiti sulle ginocchia, sbuffando un po’, guardando scocciate
le amiche che si affiancavano davanti e lei prendendo a fare un ballo tipo
Hawaiano, tanto per tenere il ritmo.
Cosa
credi amica, non si può far finta quando
tutto
parla chiaro ma noi ti leggiamo dentro
e
anche se lo neghi, sai si vede bene quanto immenso
sia.
Drizzò la schiena
guardandole quasi indignata; non si
ricordava quella strofa. Certo era vero, gli piaceva, e in un certo senso lo
amava, ma non poteva mica dirlo così su due piedi, con una canzone che,
oltretutto, veniva da un film d’animazione. Ma forse…poteva anche
servire…cantare fa bene come parlare; se non meglio.
Non
so perché non lo ammetterò mai.
Temari strinse le spalle,
incrociando poi le braccia in una mezza smorfia offesa, determinata a non
parlare. Determinazione che sarebbe crollata in poche
strofe.
Ti
vada o no, l'ami e dillo, oh oh
Uno sguardo di finto
disprezzo guizzò sul viso di Temari, per legittima autodifesa. Purtroppo stavano
facendo cadere un muro tenuto su vent’anni.
Ma
è certo che l'amo e non lo saprà.
So
bene come andrà a finire, ed i pensieri miei vanno.
Io
sento dentro "puoi fidarti", mentre la testa mia "non lo
fare".
Le due amiche si guardarono
esilarate. Era una canzone, ma come l’aveva detto faceva intuire altro.
Cominciarono a scambiarsi delle parole all’orecchio, sussurrate il più piano
possibile, per evitare che Temari possa captarne una cosa sillaba. Intanto la
bionda ragazza nel cantare si era diretta alla finestra schiusa, aprendola
leggermente.
Quanto
sei curiosa, tu nascondi l'evidenza.
Noi
ti conosciamo, non t'arrabbieresti tanto senza una ragione,
se
non fossi tanto presa da, da, dall'eroe!
La figura dell’eroe l’aveva.
Quasi aitante…quasi perfetto…quasi misogino…anzi…praticamente misogino. Anche se
a lei questo suo aspetto piaceva molto. Era una sfida. Questo suo odiare le
donne era davvero allettante per una persona che non si da per vinta come
Temari. Le due amiche lo avevano intuito che sarebbe finita così. Era troppo
evidente. E ora il caro Kiba avrebbe vinto la scommessa di 500 yen con Naruto,
che già contava amaramente le finanze. In effetti, non serviva arrabbiarsi
tanto; avrebbe sono fatto crescere tutti i presentimenti, che si sarebbero
trasformati in certezze. Ma ormai, Temari, era caduta. E non riusciva più a
rialzarsi.
Non
so perché, ma è più forte di me!
Era come una calamita e lei
il polo positivo, attratta da una carica potentissima dal polo negativo. Quel
ragazzo le stava quasi dannando l’anima. Gliela stava rodendo, con un piacevole
sgretolio intenso. E lei si accorgeva sempre di più e sempre più amaramente che
lo voleva accanto. Non ce la faceva.
Ammettilo,
che felice sarai.
Altro che felice. Al settimo
cielo! Per la prima volta si sentiva, tra le braccia di un ragazzo, non stupida
o quasi una ragazza facile; si sentiva lei, e basta. Quasi come se lui andasse a
completare quel puzzle, che era l’anima che strava sgretolando. Ma forse non la
stava corrodendo. Forse la stava soltanto rinforzando oppure stava facendo un
po’ di spazio a quella parte che mancava. Qualsiasi cosa fosse, sarebbe stata la
donna più felice della terra.
Scusatemi,
ma non glielo dirò
Che
storie fai? Tanto glielo dirai!
Non lo
farò, io, piuttosto, lo so
Tanto
lo sa già
Lasciatemi,
tanto no...
Non poteva fare una cosa del
genere! Poteva mandare a puttane tutta la sua reputazione con due parole! Non
poteva permetterselo assolutamente! Ma…c’è un motivo a tutte quelle attenzioni
che le dava? Beh forse si…ma non si voleva illudere! Avevano ragione. Comunque
sarebbe spuntata fuori la verità, in qualunque momento, e certo non le andava di
affrontare le conseguenze. Ma il suo comportamento tanto galante, potrebbe
significare che lui l’abbia già capito…no! Sarebbe un disastro di dimensioni
colossali! Eppure…era stato così bello…possibile che qualcosa di tanto
imbarazzante potesse essere così piacevole? Temari se lo chiese per un attimo
mentre intonando ancora qualche nota osservava fuori dalla finestra e Hinata e
Matsuri che dietro smentivano tutto con le parole della stessa canzone, che era
di parte.
Ti
vada o no, l'ami e glielo dirai
Beh…a pensarci bene…non
poteva essere tanto male…certo un po’ rischioso, ma comunque piacevole. Non
sarebbe stata una cosa facile; ma per verificare se lui aveva intenzioni seria,
avrebbe dovuto dirglielo in qualche modo. Ma si…la temeraria Temari non si
sarebbe fatta spaventare da una cosa…o qualcosa di più. Prima di partire per
Okinawa, aveva piantato un piccolo stelo di margherita spezzato, che era fiorito
in quell’arco di tempo. Spezzò il gambo toccandone i petali bianchi. L’unica
cosa che era certa, è che, per la prima volta, amava seriamente
qualcuno.
Non
cederò, ma io l'amo e lo so…
Basta Temari, basta fingere.
Forse gliel’avrebbe detto…ma non adesso. Lo amava e anche tanto. Bastava sapere
questo. Temari si voltò vero le amiche rassegnata.
-Siete contente ora?-
domandò mettendosi le mani sui fianchi, mentre Matsuri e Hinata, ormai, stavano
pianificando qualcosa per farli rimanere da soli.
-Oh sisi… Soddisfattissime…-
concluse la bruna Matsuri sorridendole. Temari le guardò un attimo, scoppiando
dopo in una fragorosa risata, che fu seguita dalle due.
La ghiacciata sera non lo
metteva K.O. Pedalava sempre più velocemente, con una delle biciclette,
noleggiate in centro. Dov’è che abitava Kankuro? Ah si… Abitava della casa
accanto a quella di sua sorella. Un po’ monotono, però non gli andava di
allontanarsi più di tanto da lei. Era quasi geloso. Continuava a pedalare
freneticamente nei piccoli vialetti del quartiere periferico di Tokyo. Da dove
proveniva lui on c’era tutto questo ordine. Osaka era peggiore. Gli venne il
fiatone a furia di pedalare, ma doveva risolvere questa situazione al più presto
possibile. Com’era potuto accadere?! Lui, Kiba Inuzuka! Come poteva pensare
di…essersi preso una cotta per un ragazzo! Andiamo, era ridicolo. Doveva
assolutamente sistemare quella faccenda una volta per tutte. E se fosse andata a
finire come in quelle strazianti soap? Non poteva andare a finire così…era
scontato ed estremamente banale.
Pedalò ancora qualche metro
arrivando a destinazione. Non badò molto a dove parcheggiare la bicicletta,
infatti la lasciò incustodita in mezzo alla strada, senza neanche prendersi la
briga di mettere il cavalletto d’acciaio. Prese fiato, cominciando a camminare
deciso verso la porta. Appena lì bussò alla porta aspettando un po’ nervoso che
aprisse. “Inuzuka! Datti un contegno!” Si ripeteva aggiustandosi convulsivamente
i capelli che continuavano a scendere davanti a gli occhi. Lo scattare della
maniglia rotonda lo fece sobbalzare un attimo. Quando fu aperta la porta cacciò dentro tutto quello che pensava e
che avrebbe voluto dirgli
-Ciao…- salutò semplicemente
tirandosi ben bene le maniche della felpa grigia. Certo che era strano con quel
freddo e portava solamente una felpa. Kankuro lo guardò
sorpreso
-Ciao…che ci fai qui?-
domandò socchiudendosi la porta alle spalle, per evitare di rimanere chiuso
fuori, non capendo il perché della visita del ragazzino.
-Perché…? Disse
semplicemente a bassa voce guardandolo con i suoi occhi marroni, così cattivi e
così attraenti.
-Perché cosa?- strinse le
spalle aprendo un piccolo sorriso.
-Perché ieri mi hai
baciato…! Ti rendi conto che non si dovrebbe fare?!- disse quasi isterico,
astenendosi dal zompagli addosso e sbranarlo.
-E tu non ti rendi conto di
essere terribilmente carino e sexy quando sei isterico?- si appoggiò allo
stipite bianco della porta continuando a guardarlo fisso, notando ogni
cambiamento della sua espressione, ogni volta che arrossiva, anche qualcosa
appariva una piccola ruga ai lati delle labbra.
- Ma ti senti! Non è
normale…- sbuffò leggermente stuzzicandosi il viso liscio evitando il suo
sguardo che lo passava da parte a parte
- Si… Altrimenti non avrei
fatto quel che ho fatto…- disse semplicemente avvicinando una mano per tirarlo
vicino a se. Stranamente non oppose resistenza, e si ritrovò con la testa su
petto del Sand, riuscendo a sentire il battito del cuore, mentre quest’ultimo
prese a giocare con una ciocca dei suoi capelli castani e
fini.
- E se anche tu mi
piacessi?- mormora alzando gli occhi verso di lui, che teneva il suo sorrisetto
strafottente sulle labbra. A Kiba stranamente piaceva quel
sorrisetto.
- Ne sarei felice e onorato-
concluse prendendo ad accarezzargli la testa. La sera era freddissima, e non si
sentiva anima viva camminare per le strade della città. Lo abbracciò forte,
tenendolo stretto, per proteggerlo da quel freddo abnorme che penetrava bastardo
nelle ossa.
- Mi sembra un po’
affrettato…- cominciò Kiba chiudendo i suoi occhi di nocciola che tante volte
avevano emanato odio e disprezzo, ma in quel momento insicurezza e debolezza.
Kankuro non poté fare a meno che concordare.
- Sì, però possiamo
provare…- gli scostò i capelli dal viso spostandoli al
lato
Kiba sorrise. Forse non
poteva essere tanto male. In fondo quel bacio il giorno prima gli era piaciuto,
in qualche modo…
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Spazio
ringraziamenti:
Scusate se li posto qui…è
successo un booooooordello! E poi volevo finire in bellezza visto che il
capitolo è finito di merda !XD
Bene! Passiamo ai
ringraziamenti (da questo capitolo mi sa che i ringraziamenti li metto alla fine
XDD)
Fly_92: Beh…sisi! Si zia…è
come dici tu! Sono contenta che ti sia piaciuto. Dire che però prendere sia
esagerato! XD con questo capitolo poi! Bella schifezza XD E nonononononono!
Credo che le nostre mosche nere abbiamo sentito l’errore di traduzione carissimo
signor “la mia presunta ragazza” (o.o *beccato* NdShika) NON NEGARLO NARA XD!!!!
Bene finiamola con gli scleri J
Grazie anche a voi per aver letto! Recensite questo mio obbrobrio ç_ç