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Autore: Marra Superwholocked    12/06/2015    2 recensioni
AAA
1. Idea originale del titolo: "Carry Salt"
2. SPOILER per chi non ha ancora visto la settima (per lo meno la quinta!) stagione di Supernatural!
– 25 marzo 2012 – Perrine, Florida –
In America è appena uscito "The Born-Again Identity" ("Nato due volte"), la diciassettesima puntata della settima stagione di "Supernatural". Questa stessa puntata è uscita qui in Italia il 15 agosto del 2013 (programmazione televisiva italiana). Ma Silvia e Catherine, due liceali italiane, sono partite che era il 2014 con il TARDIS del Dottore... Cos'è successo durante il loro ultimo viaggio?
Ma soprattutto, siamo sicuri che Lucifero abbia ucciso Gabriele?
(Questa storia è il seguito di "Correte, la Nebbia sta arrivando")
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
Capitoli:
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Capitolo 5
Sullivan e Tolentino, agenti ...sopravvissuti


Paul Fisher rimase qualche minuto seduto a riflettere. I fari della macchina li aveva spenti appena arrivato sul luogo del ritrovamento del cadavere e l'agente Mars lo aveva notato, ma non si scompose di un millimetro. «Brutto figlio di puttana, prima o poi ti prenderò» borbottò con lo sguardo fisso sul corpo del povero disgraziato di turno a cui era stata recisa la testa.
Quando Paul si decise ad aprire la portiera dell'auto, Brizzi saltellò come solo un nerd può fare. «Signore! Signore!» si sentì chiamare dal ragazzo. Per la prima volta nella sua carriera, lo ignorò, sapendo che avrebbe fatto certamente un riferimento ad un qualche film o magari ad un libro o ad una serie tv o ad una qualsiasi altra cosa di cui i nerd vanno pazzi.
Brizzi gli sorrise indicandogli il corpo esanime della vittima. «Ha visto che roba, signore?» gli chiese, mettendosi a posto gli occhiali dalla montatura semplice e lineare.
Come pervaso da un senso di nausea, Paul si mise la mano a pugno sulla bocca e cercò di distrarsi con la nuova gonna della Mars. Parecchie strane fantasie cominciarono a farsi strada nella sua mente, ma Brizzi continuava a parlare e a parlare e a parlare... Poi gli fece una domanda.
«...l'ha mai visto?»
«Eh? Cosa? Scusa mi... Mi sono un tantino distratto» farfugliò Paul distogliendo lo sguardo dalle gambe affusolate dell'agente Mars.
«Sì, be', credo l'abbiano notata tutti.»
«Caspita, Britz, non sai cosa le far-» disse, ma si interruppe, notando che il collega stava già scarabocchiando qualcosa sul suo taccuino da medico legale. «Cos'è che dicevi prima?»
Indispettito, Brizzi fece finta di prendere nuovi appunti sullo stato della vittima, ignorando il suo capo.
«Brizzi.»
«Il Cavaliere senza testa» disse, tenendo gli occhi sul taccuino.
«Che?»
«Sleepy Hollow!» chiarì, guardandolo obliquo.
Paul rimase a fissarlo con la bocca contorta e gli occhi talmente fuori dalle orbite che sembravano voler scappare da un momento all'altro. «Sleepy-Cosa?» chiese nuovamente.
«Oh, no, signore, non mi dica che non ha mai visto quel capolavoro!» Brizzi si sentì quasi trattato male.
«Ma di cosa stai parlando?»
«Il Mistero di Sleepy Hollow, Tim Burton, 1999, basato su un racconto di Washington Irving. Johnny Depp, Christina Ricci, musica di Danny Elfman... Tutte queste cose non le dicono nulla?»
Paul guardò prima il medico legale, poi il cadavere, poi ancora Brizzi. Un nerd coi fiocchi, altroché, pensò. «Intendi... Quel film in cui una certa strega obbliga un fantasma ad uccidere, facendogli tagliare la testa a quei poveretti?»
«Esatto, signore!» rispose Brizzi un po' troppo su di giri.
«Mhm.» Il detective spostò di nuovo lo sguardo sul cadavere, ora attorniato da vari Cervelloni del Sangue che imbustavano e catalogavano ogni piccola possibile traccia che trovavano. «Britz, sai che ti dico?»
Il medico legale rimase a gongolare come un bambino, aspettandosi un complimento da parte del suo capo.
«Devi trovarti una ragazza» fu la risposta secca di Paul. Poi se ne andò verso i Cervelloni, piantandolo in asso senza nemmeno chiedergli se ci fossero novità.


«Rallenta!»
Gira di qua, gira di là, Dean andava a tutta birra, ma non perché avesse paura per lui o per suo fratello. Non gli andava mai giù che qualcun altro oltre a loro due andasse nei casini per un fantasma a cui piaceva prendersi gioco di due cacciatori. «Non posso rallentare, devo portarvi lontane da qui!»
«Ho detto rallenta o ti lascio un ricordino sulla tua amata Baby!» urlò Catherine a denti stretti.
Dean spalancò gli occhi e tirò subito il freno a mano; Sam quasi si spiaccicò sul cruscotto e, mentre Catherine si precipitava fuori dall'abitacolo, Silvia cercò di riprendere una postura normale sul suo sedile, dato che era tutta accartocciata sul tappetino. «Non. La mia. Auto» ansimò Dean.
«Dean?» lo chiamò il fratello. «Magari la prossima volta usi il pedale del freno, eh?»
Quello fece spallucce. «Non mi piace quando minacciano la mia Piccola» si scusò accarezzando il volante dell'auto.
Stettero tutti in silenzio, ad ascoltare i grilli che, con la luce dei fanali anteriori, cominciavano ad avvicinarsi cautamente. Catherine rientrò finalmente in auto e chiese uno scambio tra Sam e Dean. Quest'ultimo, un po' riluttante, cedette il posto al fratello e, appena si fu seduto al posto del passeggero, accese la radio, ora sintonizzata su un giornale-radio locale: «...un probabile serial killer. Quella ritrovata davanti al locale che va di moda tra i giovani è probabilmente la sua terza vittima. La polizia non ha rilasciato nessun'altra dichiarazione, al momento, ma possiamo certo dire che Perrine non è al sicuro e che gli affari al Joy's caleranno drasticamente. Qui è tutto, a voi la linea.»
Dean spense la radio.
«Cosa... Cosa diamine sta succedendo a questa città?» chiese Sam quasi senza voce, forse per non farsi sentire preoccupato alle orecchie delle due ragazze.
«Non ne ho idea, Sam. So solo che dobbiamo andare a controllare. Catherine, Silvia: dove possiamo lasciarvi?» Dean si girò e il suo sopracciglio sinistro si alzò come telecomandato alla vista delle due ragazze sorridenti. «No, scordatevelo» disse serio. «Non ho intenzione di portarvi dietro, assolutamente!»
Allora Catherine espose il labbro inferiore e unì le mani come in preghiera; Silvia, invece, imitò gli occhioni dolci del Gatto con gli stivali.
«Non... Non mi... Non... Sammy, aiutami» chiese, guardandolo.
Sam guardò le ragazze dallo specchietto retrovisore. Riuscì a vedere a malapena gli occhi di entrambe, scuri come non ne aveva mai visti. Gli sorridevano speranzose. Dovette ammetterlo, lo incuriosivano molto e probabilmente sarebbe stato utile avere un paio di cervelli in più. «E se quel fantasma dovesse tornare da loro?»
«Avanti, hai visto che bel lancio ha fatto Catherine col suo anello, dai, se la caveranno! E poi sono sicuro che ce l'aveva con noi due.»
Sam ricordò in che modo si sentì quando aveva avvertito quel rumore strano provenire dalla mente di Silvia e decise inconsciamente che, sì, probabilmente sarebbero state più al sicuro lontane da tutti quei pasticci in cui si stavano cacciando loro, ma... E se poi fossero sparite nel nulla? Lui doveva sapere. «Hai ragione. Ma vengono lo stesso con noi» dichiarò Sam e, subito dopo aver controllato dallo specchietto, partì in sgommata verso il Joy's, in cui erano stati il giorno prima per una birra. «Ragazze, una di voi dovrebbe avere ai propri piedi una sacca da viaggio. Dentro ci sono dei completi da... Be', sapete già che tipo di completo useremo una volta arrivati... Potreste tirarceli fuori, per favore?»


«Signore, arrivano i Pinguini» sussurrò Brizzi accorso appena in tempo dal suo capo per avvertirlo. Gli piaceva chiamarli così perché avevano proprio l'aria di pinguini, tutti ingessati com'erano sempre i Federali.
«Porca putt- 'Sera, agenti!» disse prima in un sussurro per poi alzare la voce in un tono di saluto il più cordiale possibile.
I due tirarono fuori i loro distintivi, ovviamente falsi, e si presentarono. «Agenti Sullivan e Tolentino. Cos'è successo?» chiese il più basso dei due.
Fisher buttò un occhio alle loro spalle. Vi erano due ragazze intorno ai vent'anni, dall'aria impaurita ma anche molto determinata a restare lì. Le indicò chiedendo spiegazioni.
«Oh...» fece il più alto. «Loro sono...»
«In custodia. Le stavamo portando al dipartimento per interrogarle. Sono delle testimoni» si affrettò a dire l'altro.
Le ragazze, le quali erano proprio Catherine e Silvia, si guardarono per un sol frangente e pensarono esattamente la stessa identica cosa. Sì, be', oltre a Ottima scusa, evvai, Dean è geniale, pensarono: Sullivan e Tolentino? Quelli dei Survivor?
Fisher sbuffò, non troppo contento di veder coinvolti i Federali in un suo caso. «Pensiamo sia un serial killer, dato che è già la terza vittima che troviamo in queste condizioni.» Indicò il cadavere accasciato sulla strada con un gesto disinvolto del capo. «Testa recisa, di netto, come se il lavoro fosse di un professionista.»
«Mhm» fece Dean notando alcuni segni strani sull'asfalto. «Vado a dare un'occhiata, le dispiace? Nel frattempo, il mio collega le farà qualche altra domanda.» Senza aspettare alcuna risposta dal suo interlocutore, Dean si incamminò verso il mucchietto di persone che stavano esaminando la vittima. Poi si voltò a squadrare le due ragazze. «Tu...» disse indicando Catherine. «Mi sembri la più attenta ai dettagli. Vieni con me.»
E così, mentre Sam e Silvia ascoltavano con calma ciò che aveva da dire loro il detective della Omicidi, Dean e Catherine osservavano attentamente vittima e scena del delitto.
«Il taglio netto fa pensare ad una qualche lama lunga e affilata, forse un machete o un'ascia» disse Dean.
Catherine confermò annuendo e guardando di sottecchi il collo della vittima, troppo disgustata per approfondire l'argomento.
«Odore di ozono... Segni di zoccoli che spariscono nel nulla...» elencò il biondino rialzandosi da terra.
«Segni di zoccoli, hai detto?» Catherine lo fissò come se avesse detto di avere un terzo braccio che gli sbucava dalla schiena.
«Salve, gente!» sussurrò Silvia avvicinandosi al cacciatore e all'amica. «Wow, che schifo!» esclamò poi. In effetti, il corpo della vittima non aveva un bell'aspetto con tutto quel sangue che gli era colato dalla ferita, ma le bastò una semplice occhiata per dire ciò che nessuno – o giù di lì – aveva ancora affermato: «Uomo, tra i trenta e i quarant'anni, razza caucasica.»
«Che?» fece Dean, guardandola male.
«Guarda troppa televisione» disse subito Catherine.
Silvia studiava ancora il cadavere. La vertebra cervicale recisa era lì in bella mostra e, guardandola più da vicino, notò il taglio netto che aveva causato la decapitazione: scartò automaticamente una qualsiasi sega, dato che quest'ultima avrebbe causato dei piccoli archetti lungo il taglio. «Bones, mia cara Bones»[1] fantasticò lei con un leggero sorriso che le illuminava il volto.
«Dite che è stato lo stesso tipo che abbiamo visto in motel?» chiese ingenuamente Sam.
«COSA?» sbraitò Dean indispettito. «Fratellino, non farmi questo!»
A quel punto, Sam si sentì come schiacciato da come lo stava guardando Dean. «Ho detto qualcosa che non dovevo dire?»
«Per anni non abbiamo guardato nessun altro film che non fosse di Tim Burton e ora tu ripaghi le mie fatiche in questo modo?» Dean aveva dati a sufficienza per poter finalmente dire ciò a cui stava pensando anche Catherine. Ma non ancora. «Sam, sai chi è Beetlejuice, vero?»
Domanda retorica. Certo che sapeva chi era. «Sì, ma cosa c'entra con questo caso?»
«E ricordi Sleepy Hollow?» gli chiese il fratello.
Il minore dei Winchester sembrò non afferrare il messaggio di Dean. Poi, d'un tratto, con l'aiuto di Catherine che gli indicava gli zoccoli che si perdevano nel nulla, capì. «Ma sono personaggi di film! È impossibile!» sussurrò avvicinandosi al fratello sogghignante.
«Lo so!» disse euforico.
«Quindi...» Silvia si intromise nella loro discussione senza farsi alcun problema. «Non è un Trickster...»
Sam e Dean ci pensarono su. «Probabilmente, no» dissero insieme.
«In più, la caccia si fa sempre più difficile. Ora andiamo: mi sembra che Fisher stia cominciando ad innervosirsi» proseguì Sam.


Catherine rimase allibita. «In pratica, ci state dicendo che non avete nessuna idea di che tipo di mostro ci sia dietro a tutto questo?»
Amareggiato, Dean guidava a denti stretti, guardando ora la strada ora le stelle.
«Già» rispose per lui Sam.
«E a chi possiamo chiedere aiuto?» Silvia guardava anch'essa le stelle, pensando a quanto fossero simili a quelle che amava guardare dalla finestra di casa sua.
Proseguì un lungo silenzio, spezzato solo dal rumore dell'aria di Perrine che filtrava attraverso il finestrino del guidatore aperto solo di qualche centimetro. Un silenzio che Silvia odiò e che non vedeva l'ora di riempire con qualsiasi cosa. «Sullivan? Tolentino?» chiese sempre guardando nel buio.
«Mhm?» grugnì Dean.
«Vi va di cantare?»
Catherine ridacchiò, consapevole di quanto quella canzone piacesse sia a Dean che a Silvia.
Sam cominciò ad imitare l'intro della canzone battendo le mani sulle cosce; Catherine si dedicò alle percussioni e poi cantarono tutti in coro:
«Rising up, back on the street
Did my time, took my chances
Went the distance, now I'm back on my feet
Just a man and his will to survive...»[2]

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[1] Bones è il soprannome di Temperance Brennan, personaggio principale della serie televisiva americana Bones, la quale è un'antropologa forense.


[2] Si tratta della prima strofa della canzone Eye Of The Tiger dei Survivor; vedi la 4x06 di Supernatural (Febbre da fantasma – Yellow fever). Sullivan e Tolentino sono i cognomi di due componenti del gruppo.

   
 
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