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Autore: Julia Weasley    10/01/2009    7 recensioni
Un bel giorno, Teddy Lupin trova in soffitta il vecchio diario di sua nonna Andromeda e, incuriosito, comincia a leggerlo. Scoprirà la storia di Andromeda Black nel periodo di cui la Rowling non parla, dal primo anno a Hogwarts alla scelta che le cambierà per sempre la vita.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Famiglia Black, Sorelle Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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Ira e vendetta

12 maggio 1966

Caro diario,
tu non puoi capire cosa è successo oggi. Se ci ripenso mi vengono ancora i brividi. Non ho mai visto mia sorella infuriarsi in questo modo, e non so se sarò in grado di descrivere a dovere la sua ira.

Stamattina, poiché è domenica, avevo deciso di prendere un giorno di pausa dal noiosissimo ripasso per gli esami di fine anno. Così sono andata a gironzolare per la scuola. L’aria primaverile mi fa sempre venire il buonumore, così ho fatto una passeggiata nel parco. Stavo camminando nei pressi del lago, quando ho assistito a una scena che mi ha fatto andare su tutte le furie. Seduto all’ombra di un faggio, c’era Wilkes in compagnia di una ragazza che però non era mia sorella.

“Staranno soltanto parlando…” mi sono detta, “Non c’è bisogno di preoccuparsi tanto…”

Ma subito dopo i due hanno cominciato a baciarsi. Ci sono rimasta veramente male. Mi dovevi vedere. Sarò rimasta tre ore immobile a fissarli con la bocca spalancata e gli occhi sgranati, fino a che quel maledetto traditore non si è accorto della mia presenza. Ha imprecato e mi ha raggiunta. Non ha avuto neanche il buonsenso di sentirsi in colpa. Più che altro sembrava terrorizzato.

“Ehi, ragazzina, cosa fai, mi spii?” ha chiesto, in un finto tono spavaldo.

Per un attimo non ho saputo cosa dire, poi tutta la rabbia che avevo accumulato è esplosa e ho cominciato a urlargli in faccia delle parole che mai mi erano uscite dalla bocca.

“Senti, va bene, hai ragione… però non dire niente a… a tua sorella…” ha detto lui in tono supplichevole.
“Certo! Dovrei reggerti il gioco! Scordatelo! La tua ragazza qua lo sa che sei già fidanzato?”

Quella, che si era avvicinata, l’ha guardato con preoccupazione. Dovevo immaginarmelo: sì che lo sapeva.

“Peggio per questa sgualdrina, allora!” ho strillato io. Prima che Wilkes potesse estrarre la bacchetta e farmi del male, sono corsa al castello.

Mi sono aggirata per minuti interminabili nella sala comune, camminando su e giù, cercando di trovare un modo soft per dirlo a Bellatrix.

“Ti vuoi stare ferma una buona volta? Mi stai facendo venire il mal di mare” ha detto Lucius, che stava comodamente stravaccato sul divano.

Io non gli ho risposto nemmeno, perché in quel momento Bellatrix è scesa dal dormitorio. Io avevo i battiti a mille. Come avrebbe reagito a un’umiliazione del genere? Sentivo già le sue urla di rabbia quando le ho chiesto di seguirmi in disparte.

“Che c’è?” mi ha chiesto.

Nemmeno io so come sono riuscita a raccontarle tutto senza impappinarmi. Ho tenuto lo sguardo in basso per tutto il tempo in cui ho parlato, poi mi sono azzardata a guardarla.
Non aveva detto una sola parola in quei cinque minuti e non ha parlato nemmeno alla fine del mio discorso. Apparentemente sembrava impassibile, ma quando ho visto i suoi occhi, mi sono spaventata. Sembravano quelli di un basilisco. Sono convinta che sarebbero stati capaci di uccidere una persona con una sola occhiata.

“Bella, ti senti bene?” le ho chiesto, timorosa.
“Io? Sto benissimo” ha risposto lei con un tono di voce così calmo da non appartenerle. Senza aggiungere altro, è uscita dalla sala comune.

Ma sapevo che non poteva finire così. Poco più tardi stavo accompagnando Molly in biblioteca a prendere in prestito un libro, quando ho sentito un frastuono e delle urla provenire dal corridoio accanto. Avevo già una mezza idea di cosa fosse successo, ma quando siamo corse ad accertarcene, sono rimasta allibita.
Wilkes e la sua nuova ragazza giacevano a terra, pieni di lividi, con gli occhi gonfi e chiusi, il naso e qualche dente rotto, dato che erano anche insanguinati. Bellatrix era in piedi con la bacchetta sguainata a mo’ di spada e li fissava con uno sguardo che lanciava fuoco e fiamme.

“Ne volete ancora?” ha detto, con un tono che era un misto di odio e di sadismo.
“No, no, ti prego!” ha urlato la ragazza, in lacrime.
“Tu stai zitta!” ha gridato Bellatrix, apostrofandola con un aggettivo irripetibile.
“Smettila adesso!” ha urlato Wilkes, il viso contorto dal naso rotto e dalla rabbia.
“E sentiamo, dovrei smettere perché me lo dici tu? Scordatelo!”

Prima che potessi fare qualcosa per impedirglielo, Bellatrix ha pronunciato un incantesimo, facendo un taglio sul viso di Wilkes. Quando ho visto zampillare sangue per un po’ ho avuto il timore di svenire ma un attimo dopo si sono sentiti dei passi e la professoressa McGranitt è arrivata, col fiatone. Quando ha visto quello che era successo, ha strillato per lo spavento:

“BLACK?! Che cosa stai facendo?”

Bellatrix non si è nemmeno degnata di rispondere. Ha messo a posto la bacchetta e ha guardato la McGranitt con aria di sfida, tanto che addirittura la professoressa è indietreggiata. Poi però si è ripresa subito.

“T-tu non ti muovere di lì mentre accompagno loro in infermeria! E se scappi sarai espulsa immediatamente!”

Mi è stato accordato il permesso di seguire Bellatrix mentre veniva accompagnata nell’ufficio di Silente. Non ho mai assistito a una scena simile. La McGranitt era talmente furibonda che credevo di vedere le sue narici sprizzare scintille. Silente era sempre calmo, ma molto più serio del solito, e rivolgeva domande serene a Bellatrix, che è rimasta tutto il tempo a braccia conserte in silenzio, guardando da qualche parte fuori dalla finestra, dimostrando di non considerare minimamente nessuno di loro due. Io ero rannicchiata in un angolo della stanza e non avevo la più pallida idea di come sarebbe andata a finire quella storia.

“Ripeto per la diciassettesima volta, signorina Black” ha detto il Preside senza scomporsi minimamente. “Ti sembra la maniera migliore di chiarire certe questioni?”

Finalmente Bellatrix si è decisa a rispondere, ma ripensandoci forse avrebbe fatto meglio a restare zitta.

“Che sia la migliore non lo so, ma sicuramente è un’ottima maniera”.

La McGranitt sembrava una teiera in ebollizione.

“Ti rendi conto che potremmo decidere di espellerti?” ha detto. Nessuna risposta.
“E-era solo arrabbiata” sono intervenuta io, sapendo di arrampicarmi sugli specchi.
“Non è la prima volta che la signorina Black dimostra di essere violenta, Albus”.
“Lo so, Minerva. Ma in questo caso preferirei che fosse semplicemente punita, e non espulsa” ha detto Silente.

Io non riuscivo a credere alle mie orecchie. Bellatrix invece non sembrava altrettanto commossa. Si limitava a guardare fisso il Preside con astio. Lui forse ha fatto finta di non accorgersene.

“Potete andare, tutt’e due”.

Bellatrix è uscita per prima, senza salutare né dire una sola parola, io l’ho seguita subito dopo. Mentre mi chiudevo la porta alle spalle ho sentito uno stralcio di conversazione tra la McGranitt e Silente.

“Perché, Albus? Hai visto cosa ha fatto?”
“Ho visto, Minerva. Ma sai, gli errori commessi per amore mi hanno sempre ispirato una certa indulgenza. Non riesco ad essere troppo severo con chi soffre”.

D’ora in avanti Albus Silente avrà tutta la mia ammirazione.

  

 

*Angolo autrice*
Povera Bellatrix, quasi quasi speravo che li uccidesse quei due! Che dite, Silente ha fatto bene a non espellerla? A giudicare da come diventerà in futuro, direi di no, ma come ben sapete le decisioni di Silente non si possono mai giudicare su due piedi! Mi sono molto divertita ad immaginarmi la scena dell'interrogatorio nel suo ufficio, con Bellatrix che fa finta che Silente e la McGranitt non esistano!
Alla prossima!

  
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