CAPITOLO
1
L’uomo
dalla voce roca portò la ragazza fuori dai sotterranei. Era
leggera,quasi non
ne sentiva il peso. Dietro di lui,Lorenzo de’Medici lo
seguiva preoccupato per
la donna,che al solo vedere il suo viso era svenuta. Lorenzo pensava e
ripensava alle parole che la donna aveva sussurrato,non capiva
perché dovesse
essere morto. Nel frattempo salirono le scale che portava alle camere
da letto
del padrone del palazzo e girato qualche angolo si ritrovarono di
fronte alle
porte della camera padronale che doveva spettare alla signora del
palazzo.
Lorenzo aprì la porta aiutando il suo amico, che in quel
momento era
impossibilitato a fare qualunque tipo di movimento se non tenere in
braccio
quella strana sconosciuta. L’appoggiarono delicatamente sul
letto,coprendola
poi con delle pesanti coperte.
<<
Secondo voi chi è,amico mio? >> chiese Lorenzo
che ora fissava il viso
della fanciulla alla calda luce delle candele della stanza. Era molto
bella e
aveva dei lineamenti che non aveva mai visto,sicuramente non era di
Firenze o
tanto meno italiana. La sua carnagione era leggermente olivastra come
se fosse stata
perennemente sotto la luce del sole,ma in realtà era
naturale. Volse il capo in
direzione dell’amico e notò che questi la fissava
che la stessa intensità o forse
anche di più. Era chiaramente incuriosito tanto quanto lui.
Una giovane donna
era spuntata dal nulla nei sotterranei segreti del palazzo senza che
lui lo
venisse a sapere,e per di più la stessa donna affermava che
questo palazzo
fosse suo e non del suo fidato amico.
<<
Non lo so vostra grazia. Ma di sicuro non è una spia della
vostra famiglia
nemica. >>
<<
E voi come fate ad esserne così sicuro? >> Gli
era già venuto questo
sospetto a Lorenzo. Da mesi la sua famiglia stava cercando un modo per
estirpare la famiglia de’Pazzi dalla sua amata Firenze.
Troppe volte avevano
cercato di uccidere lui e la sua famiglia e ora era arrivato il momento
di fare
lo stesso con loro.
<<
Guardatela. Non sembra affatto una spia,vostra grazia. >>
Il secondo uomo
era assolutamente certo delle sue parole,quella donna non sembrava
affatto un
spia,troppo imprudente.
<<
L’aspetto inganna amico mio. Non abbiamo nessuna prova che
non lo sia. >>
Lorenzo faceva fatica a fidarsi delle sue parole. Troppe volte aveva
dato
ascolto al suo istinto e troppe volte la sua famiglia ci aveva rimesso
quasi la
vita per la sua imprudenza. Non avrebbe fatto più un errore
del genere,ormai
non era più un ragazzino e oltre a lui doveva pensare al
benessere anche di
altre famiglie fiorentine, che lo sostenevano. Nessuno voleva che i
Pazzi
diventassero i nuovi signori di Firenze.
<<
Ne sono consapevole. Per questo vi chiedo di guardare questo.
>> Il
secondo uomo tolse le coperte dalla donna facendo notare a Lorenzo il
suo
strano abbigliamento. Indossava una semplice camicia bianca e degli
strani
calzoni aderenti che le fasciavano le gambe in modo quasi indecente. Il
Duca la
osservò curioso,non aveva mai visto nulla del genere.
<<
Chiaramente non è fiorentina e la famiglia de’
Pazzi non è così potente da
permettersi un alleato al di fuori dell’Italia.
>> Aggiunse il secondo
uomo.
<<
Avete ragione come sempre amico mio. >> Anche se Lorenzo
pronunciò queste
parole non era certo di potersi fidare di quella donna,troppi pericoli
lo
aspettavano ad ogni angolo e lui non voleva correre rischi. In fondo
come
diceva sua moglie,la prudenza non era mai troppa per un signore locale
potente
come lui.
I
due uomini rimasero ancora qualche minuto ad osservare la donna,poi
vedendo che
quest’ultima non accennava a muoversi decisero di sedersi
sulle poltrone
accanto alla finestra della camera padronale. Bevvero qualche sorso di
Chianti
nell’attesa. Non parlarono,troppo occupati dai loro pensieri
e poi parlare in
un luogo così scoperto non era per niente sicuro, di quei
tempi anche i muri
avevano le orecchie a Firenze.
Solo
dopo un’ora di silenzio i due uomini sentirono il fruscio
delle lenzuola che
venivano smosse. Si voltarono in contemporanea verso il letto e videro
che la
donna si era sollevata a sedere tenendosi la testa con una mano,come se
fosse
troppo pensante per tenerla in posizione eretta. Si alzarono e
lentamente si
diressero verso di lei che li notò solo quando ormai erano
talmente vicini che
la coprivano con le proprie ombre.
Catriona
alzò lentamente lo sguardo cercando di abituarsi a quella
luce soffusa che c’era
nella stanza. Puntò i suoi occhi su i due uomini e non
poté fare a meno di
spalancarli alla vista di Lorenzo de’Medici. Si rese conto
che tutto quello che
aveva visto prima di svenire non era solo un sogno ma pura
verità. Ancora
scossa guardò l’altro uomo e si accorse di non
avere la minima idea di chi
fosse. Era molto alto ed aveva le palle larghe quasi come un soldato ma
i suoi
abiti dicevano tutt’altro. Erano pregiati e decorati con
motivi che si
inspiravano molto alla moda bizantina,c’erano molte
rifiniture in oro. L’uomo la
stava osservando con la medesima attenzione che lei gli stava
riservando e
sentendosi come colta in flagrante abbassò il capo. Sentiva
che le sue guancie
stavano letteralmente andando a fuoco,non le era mai capitato di
sentirsi così
in soggezione alla presenza di un uomo.
Fece
un respiro profondo cercando di far scomparire quel calore che si era
addensato
sulle sue guancie,e quando fu certa di esserci riuscita alzò
nuovamente la
testa.
<<
Chi sei? >> chiese con voce leggermente roca la donna
all’uomo di fronte
a lei.
<<
Giovanni de’Monreale >> le rispose. Giovanni
piegò leggermente la testa
verso sinistra,come se la stesse incitando a fare lo stesso con lui. Da
quel
movimento quasi impercettibile capì che quell’uomo
non doveva essere un tipo
molto loquace.
<<
Catriona Drum >>
<<
Che nome bizzarro! Non pensate anche voi,amico mio? >>
Questa volta era
stato Lorenzo a parlare. La sua voce era severa ma in qualche modo le
ispirava
fiducia. Osservò meglio il famoso Duca di Firenze e
notò che portava gli stessi
abiti che aveva il suo compare. Il suo aspetto era esattamente come
veniva
ritratto nei quadri che erano arrivati sin alla sua epoca. Aveva
capelli lunghi
e neri che gli arrivavano alle spalle,il naso prominente e
quell’espressione
rilassata tipica di un uomo che sa di avere sempre il coltello dalla
parte del
manico.
<<
Il mio nome è normale,vostra grazia. Solo non è
italiano >> Catriona era leggermente
offesa dall’osservazione del Duca. Lei amava molto il suo
nome,era originale e
ben poche volte aveva incontrato qualcuno con un nome uguale al suo. Ne
andava
molto fiera.
<<
Mi scuso,madonna. Non volevo offendervi,è solo che qui a
Firenze non si sentono
molto spesso nomi particolari come il vostro. >>
L’uomo sembrava
sinceramente pentito di averla offesa,quindi gli sorrise in segno di
ringraziamento per le sue scuse. Non poteva essere arrabbiata per una
simile
sciocchezza con qualcuno del suo calibro. Tutti gli storici conoscevano
il suo
nome e tutti ne portavano rispetto,pochi avevano avuto il suo stesso
genio
politico.
<<
Avete detto di non essere italiana,quindi da dove venite?
>> Le
chiese il Duca.
<<
Sono originaria della Bulgaria ma ho sempre vissuto in Inghilterra.
>> A
quella risposta i due uomini parvero molto sorpresi dalla sua risposta.
Giovanni
fissava la donna cercando di capire se quello che stava dicendo fosse
vero
oppure no,ma dopo qualche attimo di attenta osservazione dovette
momentaneamente arrendersi.
Rimasero
per qualche minuto in silenzio fino a quando un urlo agghiacciante non
fece
loro scattare la testa verso la porta. Pensando di avere avuto solo
un’allucinazione
i tre non si mossero,ma quando sentirono di nuovo quell’urlo
i tre uscirono
dalla stanza.
<<
Da dove veniva? >> chiese la donna a Giovanni,che
presumeva fosse il
proprietario del palazzo. Aveva dedotto di non trovarsi più
nella sua epoca,era
troppo intelligente per illudersi che tutto quello che stava passando
fosse
solo un sogno.
<<
Veniva dalle stanze della servitù a pianterreno.
>>
L’uomo
non aveva nemmeno finito di pronunciare la frese che Catriona si era
già
gettata sulle scale,scendendo a tutta velocità.
Sentì ancora quell’urlo e si
diresse dalla sua parte. Quando finalmente arrivò forse a
destinazione notò che
davanti ad una porta vi era un piccola folla,composta interamente dalla
servitù. Con alcuni spintoni riuscì ad entrare
nella piccola stanza e notò una
donna distesa sul letto che si teneva la pancia gravida,urlando di
dolore per
le contrazioni che stavano squassando il suo esile corpo. Catriona non
perse
tempo e si diresse immediatamente verso la partoriente. Era sola,
nessuno
entrava in quella stanza,troppo timorosi di farle ancora più
male se l’avessero
toccata,tutti tranne una donna anziana che le asciugava la fronte con
un panno
fresco. L’archeologa la guardò e cercò
di capire com’era la
situazione,avvicinandosi ancora un po’ chiese alla donna
anziana << Da
quanto tempo è in questo stato? >>
La
donna anziana sollevò lo sguardo,aveva le pupille dilatate
,chiaramente anche
lei spaventata dalla situazione. << Signora!
>> urlò
Catriona,cercando di destarla da quella specie di trance in cui era
caduta.
<<
Io….io non lo so! >> urlò la
signora in risposta.
Catriona
decise di prendere in mano la situazione,a quel punto era
l’unica cosa che
poteva fare per aiutare quella povera donna sofferente. Con un colpetto
sulla
spalla alla signora le fece cenno di allontanarsi per lasciarle maggior
spazio
di manovra,ma quella protestò vivacemente rifiutandosi di
lasciare la mano alla
giovane donna stesa sul letto. Con sguardo preoccupato si
girò verso la porta e
notò che Giovanni e Lorenzo l’avevano raggiunta e
che ora erano nella stanza
che guardavano la situazione con l’apprensione che solo un
uomo poteva avere in
momenti del genere.
<<
Giovanni porta per favore la signora lontano da qui! >>
urlò Catriona.
Giovanni
come un automa eseguì gli ordini della donna,ignorando la
sua maleducazione nel
dargli del tu. In quelle situazione era meglio affidarsi ad una donna.
<<
Duca vieni qui e tienile la mano,ben forte! >> disse
ancora l’archeologa.
Anche Lorenzo eseguì senza tentennamenti. Pur avendo avuto
molti figli non era
mai stato presente ad un parto.
La
donna si volse verso la partoriente e prendendole il viso a due mani le
disse
quello che ora stava per fare << Ascoltami bene,ora
controllerò fino a
che punto sei dilatata e poi vedremo di far uscire il bambino,okay?
>>
La
partoriente ormai preda delle contrazioni annuì con il capo
incapace di parlare.
Catriona si spostò verso la fine del
letto,sollevò le gonne della donna e notò
che ormai era il momento che la donna aveva atteso per nove mesi.
<<
Quando arriva un’altra contrazione devi spingere!
>>
L’archeologa
si mise più comoda e quando vide la donna irrigidirsi
urlò << Spingi!
>>
La
donna spinse e spinse,con il sudore che le imperlava ogni parte del
corpo e con
la gola ormai dolorante per i troppi urli. Qualche minuto dopo Catriona
teneva
in braccio un bel maschietto che piangeva con i polmoni di un tenore. A
quel
suono tutta la piccola folla che si era radunata fuori dalla
porta,esplose in
urla festanti e gioiose. L’archeologa prese un piccolo
coltello che portava
sempre con se e girandosi verso la fosse disse,anche lei con il sorriso
<< Chi è il padre? >>
Dalla
folla emerse un piccolo uomo che teneva nelle mani tremanti un
cappello,ormai
completamente stropicciato a causa della tensione. Catriona gli porse
fiduciosa
il coltello indicandogli quello che doveva fare. Ancora incerto
l’uomo le si
avvicinò e guardando quel piccolo miracolo che era suo
figlio recise con un
taglio netto il cordone ombelicale. Catriona si affrettò a
fermale la
fuoriuscita di sangue legando il cordone,poi prese un paio di lenzuola
dal
letto e ci avvolse il bambino,che diede subito al padre.
Si
allontanò per lasciare un po’ di privacy ai neo
genitori. Fece un cenno del
capo al Duca di Firenze che nel frattempo era rimasto immobile a
fissare la
scena con un sorriso felice sulle labbra. Comprendeva benissimo la
gioia che
dovevano avere i due neo genitori. Insieme uscirono dalla stanza e si
chiusero
la porta alle loro spalle suscitando alcune piccole proteste che
vennero subito
sedate dallo sguardo glaciale della donna. Seguita dai due uomini la
giovane
archeologa uscì dagli alloggi della servitù per
trovarsi nell’androne
principale del palazzo. Voltandosi verso Giovanni e Lorenzo apri le
braccia e
con un sorriso disse << Avanti,domandate tutto quello che
volete sapere.
>>
I
due uomini si guardarono con uno sguardo di intesa. Avevano molte cose
da
chiederle.