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Autore: Fujiko_Matsui97    13/06/2015    7 recensioni
Robin, responsabile uomo d'affari con un grande futuro davanti.
Cyborg, simpatico carabiniere in costante ricerca dell'amore.
BB, inguaribile dongiovanni che ha dedicato tutta la sua vita a progettare moto.
Tre amici d'infanzia che, in occasione del matrimonio di Robin, decidono di festeggiare l'addio al celibato più incredibile della storia nella spettacolare New York.
Peccato che qualcosa va storto e i tre si ritrovano, invece, a Barcellona, senza prenotazioni né possibilità di ritornare a casa.
Sarà l'incontro casuale con tre ragazze molto particolari a sconvolgere il loro soggiorno e il loro cuore, trascinandoli in avventure strabilianti che non verranno dimenticate molto facilmente!
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[RobStar; CyJinx; BBRae]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Robin, Starfire, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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-Cosa vuol dire che non è possibile andare a New York?!-

Robin, i palmi pressati sul bancone del reparto informazioni, aveva la testa sporta in avanti e un ringhio poco rassicurante dipinto sul volto: erano decollati da più di un'ora ed era ormai buio pesto, ma a lui sembrava non importare, anche se i suoi due amici dormivano in piedi a dir poco.

La signorina addetta lo osservava perplessa, tentando di svignarsela da quella scomoda situazione:

-Mi dispiace, signore, ma come le ho già detto per stasera i voli sono conclusi: le piste chiudono alle dieci e mezza di sera e sono le undici passate...-

-Non è nemmeno possibile affittare un jet privato? Pagherò qualunque cifra, i soldi non sono un problema per me.- sottolineò, ben sapendo che chiunque capitolava con la promessa di abbondante denaro: era la legge numero uno per chi viveva costantemente nel mondo degli affari.

Lei scosse il capo con un sorriso afflitto: -Mi dispiace, ma al momento ne siamo privi.-

-Possibile che siate così poco attrezzati! Dannazione...- esclamò, fuori di sé, in un grugnito.

-Robin?- Cyborg lo chiamò esasperato e anche un po' arrendevole. Le dita gli erano diventate rosse a furia di mantenere i bagagli:

-Non vorrei sembrare un guastafeste, ma potremo pensare a dormire adesso? Non sappiamo in che hotel andare senza prenotazione, e BB mi sta sbavando sulla spalla!- indicò l'amico che, distrutto e addormentato, si manteneva a lui peggio di una piovra, la bocca spalancata in un russare soddisfatto.

Mai come quel momento Robin provò il forte istinto di annegarlo nel bagno dell'areoporto.

-E va bene!- esclamò, voltandosi verso la ragazza nuovamente, che ora aveva ripreso le sue faccende lavorative: -Potete almeno procurarci un posto dove dormire?-

-Certamente, non si preoccupi.- sorrise confortante: -Sarà difficile a quest'ora della notte, ma farò del mio meglio.-

 

 

L'hotel li accolse rapidamente, mostrando loro la stanza dove avrebbero soggiornato: Robin aveva insistito perchè non fosse inferiore alle cinque stelle e la signorina, non con poche difficoltà, si era attaccata al telefono e dopo lunghissimi minuti era riuscita a trovare un soggiorno che lo accontentasse, dato che per Cyborg bastava ci fosse un letto che non avesse la morbidezza di un sasso. Certo, era in periferia con strade completamente immerse nel buio, ma dopotutto non ci sarebbero restati a lungo: erano al corrente che in Spagna vi erano più stranieri che effettivi spagnoli, e per questo motivo avevano richiesto un hotel nel quartiere americano per evitare di trovarsi in difficoltà nel chiedere informazioni.

Giusto il tempo di trovare il modo di tornare a New York... la pista era momentaneamente chiusa, ma l'indomani sarebbe riaperta e loro si sarebbero fiondati sull'aereo a tutti i costi!

-Aah... finalmente...- dopo aver sistemato alla bell'e meglio Beastboy sotto le coperte, Cyborg si lanciò sul letto, togliendosi le scarpe con il solo ausilio dei piedi, tant'era stremato: si rilassò in un sospiro, chiudendo gli occhi mentre Robin si avviava verso il bagno per sciacquarsi il viso:

-CAZZO!-

Tempo qualche minuto che era in bagno, un sonoro splash e poi urlo scosse le pareti, assieme ad un veloce risciacquo: -Non ci credo!- imprecò il moro, sollevando disgustato le mani da dentro gabinetto per mostrare quel simpatico spettacolo del suo telefonino ricoperto di acqua e... non volle sapere di cos'altro.

Corse verso il phon automatico, ma non ci fu niente da fare: il display si accendeva e si rispegneva e non riusciva certo ad asciugarsi del tutto in così poco tempo. Avrebbe dovuto chiedere a Cyborg di aggiustarlo una volta ssorbita tutta l'acqua e, borbottando imprecazioni riguardo la sfiga che era solito avere, spalancò la porta del bagno:

-Cy, mi è morto il telefono, mentre si asciuga mi presteresti il tuo per chiamare Kitten?-

Un silenzio tombale seguì alla sua domanda, e Robin sospirò nervoso alla vista dell'amico profondamente addormentato, il respiro pesante dal leggero russare:

-Cyborg, svegliati.- ordinò quasi una volta andato verso di lui, ma nulla lo mosse: -Oh, andiamo, non puoi farmi questo..!- esclamò disperato mentre lo agitava poco delicatamente per una spalla.

Il movimento del corpo lo fece trasalire, ma non svegliare, e Robin si ritrovò a rivolgergli uno spettacolare medio mentre usciva dalla stanza prendendone le chiavi:

-L'unica mia speranza è trovare una cabina telefonica...-

 

 

 

 

-Mi chiedo cosa abbia mai fatto per meritarmi questo...-

Si ritrovò a riflettere, per la millionesima volta in quella giornata di merda, mentre camminava per le strade di quella città sconosciuta. Non aveva di certo paura del buio, ma doveva ammettere che per strada non c'era davvero nessuno e questo, unito al fatto che era uscito per cercare una cabina, non migliorava le cose: non solo vedeva poco e nulla in quelle traverse, ma non c'era nemmeno qualcuno a cui potesse chiedere informazioni.

Dopo minuti che camminava, finalmente si ritrovò in una piazza discretamente illuminata e non solo: sentiva nei timpani il suono bombardante di musica house tipica delle discoteche e si guardò intorno fino a visualizzarne la provenienza.

Un edificio freddo e pieno di graffiti, dalla cui porta semichiusa si intravedevano fasci accecanti di luce colorata, fucsia e violacea: si avvicinò speranzoso di poter chiedere a qualche adolescente indicazioni, quasi ringhiando contro un gatto che gli soffiava contro, spaventato.

-Ma tu guarda questa bestia pulciosa..!- si voltò a guardarlo trotterellare via, sibilando ostile, ma non fece in tempo a voltare la testa dall'altra parte, svoltato l'angolo che una testa rossa, veloce come un razzo, gli finì addosso, travolgendolo completamente e facendogli perdere l'equilibrio.

In un attimo si ritrovò col sedere per terra, dolorante:

-Accidenti!- sbottò: -Guarda un po' dove metti i piedi!- alzò lo sguardo, vedendo una lunga chioma rossa a nascondere parte del volto; si alzò velocemente e tese la mano alla figura, preoccupato:

-Ehy, va tutto bene..?- domandò non appena l'ebbe risollevata, e la visione che ebbe subito dopo lo lasciò senza respiro per qualche istante. La ragazza sollevò il capo di botto, mostrando un'espressione supplicante e gli occhi più grandi che aveva mai visto, verdi come smeraldi e umidi di calde lacrime.

Robin restò con le labbra semichiuse, sbigottito dalla particolarità di quei colori: la chioma era ardente come fuoco e la pelle scura come se si fossero trovati in piena estate, il fisico magro e poco formoso che segnalava come la ragazza si fosse trovata nel pieno dell'adolescenza.

La musica si fece più potente all'improvviso, segno che qualcuno aveva aperto la porta del locale:

-Starfire! Torna subito qui!- l'urlo maschile, così potente, costrinse Robin a staccare di malavoglia lo sguardo dalla ragazza fra le sue braccia per rivolgerlo, assieme a lei, all'individuo.

Ma non ebbe il tempo di aggiungere altro, poiché in un istante lei si staccò, lasciandolo con un senso di vuoto nel petto anche se non ne percepiva assolutamente il perchè, fuggendo via alla vista di quell'uomo.

-Scusami tanto!- gridò a Robin con voce strozzata prima di precipitarsi fuori dal vicolo e svoltare, in fuga. Rimase a guardarla interdetto per qualche secondo, e sollevò un sopracciglio quando quell'uomo gli rivolse un'occhiataccia nel passargli accanto nella corsa, tentando di riacciuffare quella ragazza che ora aveva ripreso a chiamare a gran voce.

Così velocemente come era arrivata, la bufera passò, e Robin si ritrovò di nuovo immerso nel suono ovattato della musica; tuttavia, si ritrovò a non essere per nulla calmo: cosa voleva quel tipo dalla ragazza? Era evidente che lei stava tentando di sfuggirgli, o forse era solo una lite futile?

Avvertì una sorta di fastidio al pensiero che potesse essere fidanzata, ma fu così rapido che a stento se ne accorse, scacciando via quello stupido e assurdo pensiero.

Il pensiero che quell'adolescente potesse essere in pericolo gli fece muovere istintivamente i piedi, preoccupato, portandolo a svoltare l'angolo e a proseguire in sua ricerca: se era tutto un suo film mentale, avrebbe girato i tacchi e se ne sarebbe andato via, veloce come era arrivato e senza problemi.

Tuttavia, capì di aver avuto ragione quando udì un grido infastidito di lei provenire da dentro un vicolo: -Ti ho detto di lasciarmi stare! Non voglio più rivederti, Slade!-

-Oh, andiamo, smettila di fare l'idiota, Star! È stato solo un bacio!-

-Solo un bacio?! Solo un bacio, ma ti ascolti quando parli?-

-Senti, non mi importa, ok? Non ho intenzione di parlare di certe stronzate con te, quindi ora tu torni dentro e chiedi scusa per la scenata!- il giovane, immerso in parte nel buio, la afferrò rudemente per il polso e provò a trascinarla con sé, ma senza successo: Starfire ringhiò infastidita e, con un gesto secco, se ne liberò, schiaffeggiandogli la mano colpevole.

-Sparisci, Slade!- sibilò infuriata, e Robin intravide i suoi occhi pericolosi come fiamme, l'espressione determinata nonostante le lacrime che avevano ricominciato a rigarle le guance.

Il tale Slade, dopo un paio di secondi di stupore dinanzi a quella reazione inaspettata, ringhiò e, bollendo di rabbia, le si fiondò addosso, immobilizzandola col suo corpo contro il muro e tentando di baciarla.

Robin notò il suo isterico dimenarsi fra le urla, la presa delle sue dita ferrea sulle guance morbide della ragazza e non riuscì a trattenersi dalla rabbia;

-Ehy, tu!- corse verso i due, afferrando malamente Slade e scaraventandolo dall'altra parte del vicolo: -Lasciala stare, ti ha detto che non gradisce o sbaglio?!-

Slade ricorse a tutta la sua forza per non rischiare di cadere all'indietro e, sconvolto e furioso per l'interruzione, avanzò verso il guastafeste con aria minacciosa:

-E tu chi cazzo sei, eh?! È la mia ragazza, non osare metterti in mezzo!-

-Ex.- precisò Starfire con odio, ormai riacquisita un po' di lucidità, e Robin davanti a lei non potè fare a meno di farsi sfuggire un sorrisetto dinanzi a quelle parole:

-Per quanto mi riguarda può essere anche tua madre.- gli rispose il moro, disgustato dal suo comportamento: -Ma non cambia il fatto che le donne non si toccano e soprattutto non si infastidiscono, per cui ti conviene andartene prima che perda la pazienza!-

-Ma tu chi credi di spaventare, eh!- sbottò su di giri l'altro a quelle parole, scaraventandosi addosso a lui e sollevandolo per il colletto della camicia: era davvero molto muscoloso nonostante fosse così giovane, ma Robin era più agile e, nonostante non avesse mai partecipato ad una rissa, gli risultò abbastanza facile superare la prima sorpresa e sgusciare via dalla sua presa appena in tempo per sferrargli un sonoro destro in pieno volto.

La testa gli era diventata improvvisamente leggera e pulsante di rabbia, così tanto che a stento avvertiva le urla preoccupate di Starfire dinanzi a tutti quei colpi, ricevuti e dati, che altro non facevano che caricarlo ancora di più di energia da sfogare prontamente su quel bellimbusto.

Fu solo all'ennesimo pugno che Slade, mugugnando dal dolore per un probabile dente rotto e caduto a terra, si rialzò goffamente e, in un'ultima occhiataccia rivolta ai due, si volatilizzò, correndo via come il vento.

Robin ansimò per la fatica e sorrise cinico, prima di accasciarsi a terra in un gemito: Starfire gridò e corse preoccupata a sorreggerlo, osservando preoccupata il suo volto. Era davvero bello e, nonostante i lividi e i graffi a sangue, aveva uno sguardo magnetico e profondo, capace di farla tremare per i brividi di piacere.

-Non dovevi arrivare a tanto, se Slade ti dovesse ritrovare...-

-... sarò pronto a spaccargli il muso ancora una volta.- terminò lui, sorridendole appena per rassicurarla: -L'importante è che tu stia...- ebbe modo di sussurrare dolorosamente, prima di chiudere gli occhi per il troppo capogiro, persi i sensi.

-Oh, no!- gridò lei, scuotendolo con poca delicatezza: -Svegliati! Oh mio Dio, no, no...- sussurrò fra le lacrime, reggendo il suo capo fra le braccia, sollevando il suo con gli occhi pieni di lacrime.

-VI PREGO! CHE QUALCUNO CI AIUTI!-

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Ok, non chiedetemi il perchè del titolo del capitolo XD ma mi sembrava azzeccato, invece che mettere le solite cose 'un incontro improvviso' o cose così u.u

Per quanto riguarda il fatto della multietnia in Spagna... è vero, stanno tantissimi stranieri, molto più degli spagnoli!

Sta di fatto, comunque, che Robin è un vero paladino, oltre che molto calmo... ma penso lo avessimo già capito :D ecco a voi come promesso l'incontro con la prima girl, avremo modo di conoscere molto di lei più avanti! Che ne pensate di quest'idea? Essì, Slade fidanzato è davvero un amore, SMUACK! XD

Alla prossima, fatevi sentire per essere avvisati degli aggiornamenti! :3

 

 

 

 

 

 

-FM.

 

 

 

 

 

   
 
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