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Autore: HisieLara    13/06/2015    1 recensioni
- Ti libererò. Ma dovete andare via. Non c’è nulla da cacciare qui.
- A me sembra proprio che tu sia un mostro. – lo dice con un certo tono di sfida e una piega delle labbra che mi ricorda il fratello. Ridacchio, riavvicinandomi a passo lieve, chinandomi.
- Una signorina potrebbe anche offendersi.
Non lo vedo. È veloce, e bravo. Il suo braccio destro è solo una macchia indistinta, mentre si muove letale. Sento il bruciore di un taglio sulla coscia, la carne aprirsi, versare il mio sangue nero, denso e viscoso. Lancio un grido, constatando che porca puttana mi ha fatto male.
Lo afferro per il collo e stringo, ringhiando, sentendo le sue dita cercare il mio polso e tirare. Blocco la sedia con un piede, e sollevo il cacciatore fin sopra la testa, strappando le corde che lo tenevano legato. L’aria vibra, la sento, e la mia testa muta nella forma animale, mentre gli artigli premono per uscire e affondare nella morbida giugulare.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Prima stagione
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Chapter 2
Chapter 2
 Dark side.

 


Salem.
Anno Domini 1688.
 
Neve grigia in un cielo limpido, una giornata soleggiata. L’odore del fumo appesta la piazza, osservo distante.
L’ultima esecuzione.
Era poco più che una bambina, ed ora non è tanto differente da un tronco in un camino. Urlava, si dimenava nelle corde imbevute di pece, eppure, neanche uno, nessuno si mosse per fare qualcosa.
Non le era arrivato neanche il menarca.
La mia forma umana è ciò che più disprezzo, a questo punto. Mi fa schifo avere lo stesso aspetto di quei Puritani… sputo per terra, prima di lasciare che la magia muti il mio aspetto ancora una volta. Zampetto nel sottobosco, annusando l’aria.
Non cambieranno mai questi umani. Tanto vale che si ammazzino fra di loro, streghe o no. Nel nome di Dio quanti genocidi avete compiuto? E per cosa?
Per un Dio assente e distante, schifato dalle sue stesse creature?
Io esisto da molto più tempo, del vostro fottuto Dio.
Esisto da che il primo uomo mosse il piede verso la civiltà, causa di ogni male. Dalle prime polis, nata con Menadi, cresciuta nella luce della lussuria e della morte, motore infinito di ogni tipo di magia. Esistevo quando i Romani si espansero e collassarono, esistevo negli occhi dei folli e dei santi, di ogni singolo umano, cibandomi di sapere, cibandomi di conoscenza.
Ma sto morendo, sempre in attesa.
Decado.
La mia magia si spegne. Non ho padrona. Devo moltiplicare la mia specie, che sia lodata la Grande Madre, o nessuna strega potrà mai sorgere.
O nessuna strega potrà mai fare giustizia a quella bambina, morta nel nome di Dio, nel timore del Demonio, quando non c’è nessuna maledetta differenza.
 
*
 
La vecchia Salem, ovviamente, non esiste più. È sostanzialmente stata accorpata da una città piuttosto insignificante, ma questo ci ha dato modo di lavorare, integrarci, pagare le tasse e sembrare più umani possibili.
In quella città, come in qualsiasi altra, c’è una parte oscura. Ed è lì che lavoro.
Ci si snoda per quattro spicci, tutte mance donate da mani viscide, a tempo di una musica volgare e con addosso poco più di quello che Madre Natura ci ha concesso.
Una maschera veneziana copre metà del mio viso, già camuffato da chili di trucco e una parrucca biondo platino.
Sfoggiare e svendere quella mia forma solo per mangiare, è estremamente appagante. Avvale il disprezzo che la mia razza nutre per il genere umano da secoli.
L’aria densa di desiderio, carica di un odore di sesso quasi palpabile, mi riempiva le narici solleticando la mia fame. Inspiro forte, sentendo tutte quelle sensazioni istintuali e animali percorrermi e riempirmi, carezzando la pelle pallida e lentigginosa.
Adoro il calore denso con cui quelle dita mi accarezzano, mi nutrono con gentilezza e mi appagano. Ogni volta che torno a casa, sono sazia e colma.
Il genere umano è così desideroso di sfogare la propria oscurità da riversarla in alcuni centri focali, che diventano anche centri di potere, e tutto grazie a quel proibizionismo tipico degli Americani, o dei religiosi con radice cristiana. Basterebbe sollevare leggermente la mia aura e premerla verso di loro per far scatenare un’orgia.
Mi muovo consapevole di ogni cosa, agitando gli arti in modo che l’eccitazione cresca e mi gonfi, mi elevi al mio Dio.
Il mio capo mi manda con un segno in un privé, un gesto del capo.
Ecco, quello non è esattamente legale.
Ma mille dollari, sono mille dollari.
Lascio che mi guardi ballare, che mi tocchi e spogli, e che mi possieda, fingendo anche che mi piaccia e che sia bravo.
Uso la sua lussuria e il suo piacere per infiltrarmi nel suo inconscio e dominare la mente, scoperta. Insinuo oscurità, mi muovo silenziosamente fra i ricordi, succhiando e prosciugando ogni sensazione peccaminosa e la gioia a commettere cose sbagliate dalla sua adolescenza.
Si svuota in un ventre sterile mentre rilascio il controllo della sua mente, e lo sguardo rivestirsi. Quando la sua schiena sparisce oltre le tendine nere, sorrido soddisfatta.
In quel posto, mi pagano per mangiare.
 
*
 
La gambe accavallate l’una su l’altra cominciano a essere insensibili, sono ore che sono seduta.
Fisso negli occhi il ragazzo davanti a me. Ha il volto esausto, macchiato di sudore e sangue.
Mi dispiace Dean.
Mi alzo e gli assesto un piccolo schiaffo sul volto sbarbato, poi sospingere le dita sotto il suo mento e sollevargli il viso, osservando gli occhi dell’umano aprirsi appannati, e mettere a fuoco con difficoltà il mio viso a poca distanza dal suo.
– Buongiorno, stellina. Ti hanno trattato davvero male. – dico, un sorriso sghembo che sfoggia il canino un po’ troppo appuntito per essere umano. Le trasformazioni a metà tendono a essere più d’effetto, come dimostra lo sguardo spaventato di fronte al mio naso più simile a un muso, e le orecchie lunghe e pelose. Gli ho risparmiato le sette code almeno.
Mi allontano, sedendomi di fronte a lui, ridacchiando. – Perdonami, colpa mia. Mi hanno trattenuta, sai. Tuo fratello è molto carino.
La sua faccia è impagabile.
– Com… come? – Cielo, è dolcissimo quando balbetta. Ma come si fa a picchiare un esserino simile?
Oh Dio, “esserino”. Anche da seduto, è più alto di me.
- Sam, quando hai quattrocento anni suonati, impari ad essere paziente. La fortuna arride a chi sa attendere, dice un vecchio proverbio. – Mi guarda, capendo. Conosce il fratello.
Frullo le orecchie, ridendo.
- Mi avevi quasi convinta, quando sei venuto a farmi quelle domande. Ti pensavo davvero un giornalista. Ma poi tuo fratello è venuto a cercarmi. Tutto si è allineato, sai, ed è stato così facile farmi raccontare un po’ di voi. Sam, e Dean Winchester, i famosi cacciatori.
Mi brillano gli occhi, lo percepisco.
Sam tace.
- Ti libererò. Ma dovete andare via. Non c’è nulla da cacciare qui.
- A me sembra proprio che tu sia un mostro. – lo dice con un certo tono di sfida e una piega delle labbra che mi ricorda il fratello. Ridacchio, riavvicinandomi a passo lieve, chinandomi.
- Una signorina potrebbe anche offendersi.
Non lo vedo. È veloce, e bravo. Il suo braccio destro è solo una macchia indistinta, mentre si muove letale. Sento il bruciore di un taglio sulla coscia, la carne aprirsi, versare il mio sangue nero, denso e viscoso. Lancio un grido, constatando che porca puttana mi ha fatto male.
Lo afferro per il collo e stringo, ringhiando, sentendo le sue dita cercare il mio polso e tirare. Blocco la sedia con un piede, e sollevo il cacciatore fin sopra la testa, strappando le corde che lo tenevano legato. L’aria vibra, la sento, e la mia testa muta nella forma animale, mentre gli artigli premono per uscire e affondare nella morbida giugulare. Trattengo quell’istinto, ricordandomi che se lo avessi massacrato, avrei attirato altra attenzione.
Incasso la spalla e ritraggo il braccio, per poi scaricare la forza nel lancio, che lo schianta contro il muro spezzando le assi di legno.
Rimane immobile, mentre riprendo totalmente la mia forma umana. Lo fisso ansante, e lo sento ridere.
- Se sanguini, tu e la tua razza potete essere uccisi. E puoi scommetterci casa che troveremo il modo.
In quell’esatto istante, sento il botto della porta sfondata, e voltandomi appena in tempo per vedere la canna del fucile, evito un proiettile che sicuramente mi avrebbe fatto esplodere la testa.
Muto forma, sgusciando via dal cumulo di vestiti, lancio le mie code verso Dean, strappandogli di mano il fucile con due di esse, mentre un altro paio lo afferrano dalle gambe. Strattono, e prima che possa colpire il pavimento con la testa, lo sbatto contro lo stesso muro di Sam, facendolo crollare al suo fianco.
E prima che possano capire che diavolo sia successo, sono già uscita, nascondendomi fra le fratte, e correndo via.
Chiamo la Grande Madre, la invoco supplicando perdono, perdono per aver aggravato la situazione e per averci, probabilmente, condannati tutti.
Sento l’erba serrarsi attorno alle mie zampe e confinarmi nella mia forma animale, mentre un vento leggero si solleva.
Una corrente calda e una fredda si incontrano, iniziando a vorticare, sollevando fogliame e detriti.
Una forma umanoide rimane sollevata fra le correnti, ed un sibilo di colei che ci ha generati e guidati mi richiama all’ordine.
Osservo con le iridi ambrate la purezza del primo famiglio mai esistito, della prima strega mai esistita. Pura e semplice natura, compagno fedele della Prima Menade, sin dall’alba della civiltà umana.
- Controllati. Controllali. Prolifera, espanditi. Elevati. Placati. Possiedi il problema e dominalo, solo così puoi risolverlo.
E come è venuta, si dissolve, lasciandomi solo la sensazione di un brivido.
La Grande Madre mi è venuta, parlandomi.
La Grande Madre mi ha scelta, ordinandomi.
 
I Winchester saranno di Salem.
 
   
 
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