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Autore: xAcacia    14/06/2015    1 recensioni
Cassie sa una cosa che in pochi sanno: i vampiri esistono, e sono pericolosi.
È proprio dopo un attacco di vampiri che Cassie scoprirà di non essere una comune mortale, bensì una Whitesun: una ragazza che con un pugnale specifico può uccidere tutti i vampiri e i lupi mannari che vivono su questa terra.
Però ora deve pensare a salvarsi. Le notizie corrono veloci quando si parla di Whitesun e lei è in pericolo. Dovrà andare in un Istituto pieno di ragazzi che combattono i demoni. Là capirà che a volte le persone non sono così male e che si può avere una famiglia anche senza legami sanguigni.
Come se non bastasse scoprirà anche che l'amore può essere per sempre, perché esistono le anime gemelle e lei ha trovato la sua. Si chiama Jeremy, ma il loro è un rapporto molto strano. Sembra una battaglia senza fine quella che si fanno loro due, soprattutto perché lei ha sempre visto la semplicità nei ragazzi come una caratteristica bellissima e lui invece cerca sempre la bellezza esteriore nelle ragazze. Per non parlare poi di come, lo stesso destino che li ha fatti incontrare, cerchi continuamente di separarli, in un modo o nell'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 41
Solo l'inizio
 
Sento la voce di Jeremy, mi sta chiamando, ma ho paura che sia solo un sogno. Apro gli occhi lentamente e mi ritrovo a terra, in un bosco. Purtroppo quindi non era solo un incubo… Ma Jermey mi sta veramente chiamando. – Jeremy – mormoro, mi alzo di scatto e cerco d’individuare la provenienza della sua voce. – Jeremy! – urlo io iniziando a correre.
Vado a sbattere contro qualcuno, così, già sapendo di chi si tratta, metto le mani dietro il suo collo e l’abbraccio con tutte le forze che ho. Le sue mani si posano dietro la mia schiena e mi stringe a lui. In questo momento non m’interessa la nostra ultima lite, ho solo bisogno di questo, di averlo accanto, in un momento così orribile. Mi distacca da lui e mi prende per i polsi con gli occhi spalancati, mi guarda dalla testa ai piedi. – Stai bene? – chiede lui, così annuisco guardandolo dritto negli occhi. – Perché non sei tornata? Ti abbiamo cercata tutta la notte.
Faccio per rispondere quando Cole lo fa al posto mio. – Perché era con me – dice Cole. Jeremy posa il suo sguardo omicida su di lui, mi fa togliere le mani da dietro il suo collo e in meno di cinque secondi è già davanti a Cole. Gli tira un cazzotto.
– Jeremy! – lo chiamo io andando da lui, lo trascino via da Cole, che invece di essere arrabbiato ride. Aggrotto la fronte, confusa, e spaventata perché quando fa così c’è veramente un qualcosa che mi urla di scappare da lui, che non è normale.
– Sei geloso? Sta tranquillo, non succederà niente se lei non lo vorrà – ribatte Cole. Jeremy mi sposta con la forza e va di nuovo davanti a Cole, con l’intendo di tirargli un altro cazzotto. Lo prende per la maglietta e Cole gli sorride ancora di più. – Cosa c’è? Hai paura che scelga me invece che te? Pesavo che fossi il ragazzo più bello dell’Istituto e che nessuna riesca a non sceglierti.
– Jeremy, basta! – esclama Isaac dopo un po’. Sussulto e lo guardo, è vivo anche lui e sembra stare abbastanza bene. – Basta! – ripete distaccando Jeremy da Cole, mentre io continuo a non capirci niente, sono così confusa…
Mi giro e sussulto un’altra volta vedendo Ivy, in piedi e con Christian in braccio. – Chris! – lo chiamo io avvicinandomi a lui, ma Ivy indietreggia. Il mio cuore fa un balzo, la guardo negli occhi e sono quasi d’intravedere rabbia e ostilità. – Cosa stai facendo? – chiedo, già arrabbiata.
– Cosa sto facendo? L’hai lasciato da solo e se scappata con questo ragazzo! Nemmeno lo conosci! Cosa sta succedendo, Cassie? – sbotta Ivy alzando un po’ troppo la voce, sembra sotto shock e mi guarda come se fossi un mostro.
– Sapevo che ve la sareste cavata – borbotto io alternando lo sguardo tra lei e Christian. – Ora fammi vedere come sta – ringhio io cercando di prenderlo, ma lei indietreggia un’altra volta e sento la rabbia bollire dentro le mie vene, tutti i miei muscoli s’irrigidiscono e devo fare un profondo respiro per non iniziare a urlare.
– No, non mi fido più di te – risponde lei freddamente.
La guardo per un po’ senza dire niente, cerco di mantenere la calma, ma non ci riesco. – Dammi il bambino! – urlo quindi andando verso di lei. Qualcuno mi prnede le braccia e me le mette dietro la mia schiena contro la mia volontà. – Lasciatemi!
– Guardala, Isaac! – urla Ivy indicandomi, facendomi capire che quindi chi mi sta tenendo in questo modo è proprio Isaac. – Non è la Cassie che conosciamo!
– Ma che stai dicendo? Sono solo spaventata a morte come tutti voi! – esclamo io, incredula della loro reazione nei miei confronti. Non sono mica come Jeremy, che posso spegnere le mie emozioni. – Lasciami andare, Isaac. Christian ha bisogno delle sue medicine.
– lasciatela – borbotta Jeremy. – È solo stanca, quindi isterica – aggiunge freddamente. Isaac mi lascia e così mi prendo del tempo per guardare Jeremy. Sembra veramente arrabbiato, ma non dovrei essere io quella arrabbiata? Dopotutto ho visto lui che stava fermo mentre una ragazza si strusciava su di lui.
Prendo la medicina dalla tasca de miei jeans e la faccio vedere a Ivy, che cerca di prenderla, ma l’allontano subito da lei e faccio un sorriso compiaciuto. – Faccio io – annuncio quindi, mentre lei mi guarda male facendomi sentire ancora meglio.
– Ma smettetela! – esclama Jeremy prendendo la medicina al volo dalle mie mani, mi giro verso di lui, arrabbiata. – Due ragazzi di due anni che cercano di accudirne uno di sette – borbotta quindi aprendo la scatoletta e mettendo il contenuto sulle scottature di Christian.
– Che ne facciamo di lui? – chiede Isaac prendendo il braccio di Cole e storcendoglielo in modo così brutale che quasi sento il dolore al posto sue.
Mi giro con il cuore che va a mille. – Lascialo stare – esclamo io andando da Issac, così arrabbiata che sono pronta a menarlo. Cerco di togliere di mezzo Isaac, ma fa una mossa strana e in pochi secondi mi ritrovo per terra, senz’aria nei polmoni.
– Se solo ti fossi esercitata di più, Cassie, adesso sapresti fare quello che per noi è come mangiare – ringhia Isaac guardandomi dall’alto con uno sguardo disgustato, mentre io rimango a terra per cercare di riprendere fiato.
– Ragazzi, stiamo dando di matto! – sbotta Jeremy. – Lui è un Cacciatore come noi e, per quanto lo stia odiando in questo momento, non possiamo né ucciderlo né lasciarlo qua. Non ha fatto niente e non stiamo in un film dove ci dobbiamo uccidere a vicenda. Dobbiamo aiutarci l’uno con l’altro, se vogliamo uscire vivi da qua!
– Dov’è Louis? – chiedo senza pensare.
– Non lo sappiamo, non è rimasto nessuno all’Istituto – borbotta Isaac. Non posso fare a meno di guardare Ivy, che ha lo sguardo a terra e sta cercando di non far vedere che sta per scoppiare a piangere. – Non sappiamo che fine abbiano fatto e ce ne stavamo per andare tutti insieme, ma Jeremy ti ha voluta cercare a tutti i costi e ora siamo qua con questo! – ringhia Isaac puntando Cole, che non sembra affatto dispiaciuto.
– Non ha fatto niente! – esclamo io, arrabbiata. – Mi ha aiutata!
– Le ha fatto il lavaggio del cervello! – urla Isaac, infuriato.
– Basta! – tuona Jeremy. – Qualsiasi cosa sia successa… non importa. Dobbiamo andarcene da qua prima che arrivino altri mostri come quello di ieri sera. – Sembra essere molto spaventato anche se cerca di non darlo a vedere, eppure le sue mani stanno tremando.
Ivy così borbotta di andare e tutti iniziamo a seguirla, in silenzio. Poi si gira verso di me, mi lancia un’ultima occhiata di fuoco e prende sottobraccio Isaac. Jeremy, dopo avermi guardata, raggiunge loro due, ancora più arrabbiato. E io mi sento uno schifo.
– Grazie… per avermi protetto – bofonchia Cole iniziando a camminare accanto a me.
– Non te lo meriti – borbotto io guardando le loro schiene. – Nemmeno ti conoscono!
Ride. – È quello che ho detto a te all’inizio – aggiunge sorridendomi. Mi giro per guardarlo e mi sorride ancora di più. Rimango in silenzio a guardarlo… perché qua c’è veramente qualcosa che non quadra.
 
 Camminiamo da ore, anche se a me sembrano giorni, sono completamente disidratata e fa quasi freddo. Deve essere mezzogiorno e ancora non siamo riusciti a uscire dal bosco. Sembra veramente impossibile ormai. Isaac si butta a terra, esasperato. – Io non so più cosa fare – borbotta mettendosi le mani davanti la faccia. – Sono ore che camminiamo!
– Io ho sete – dice Christian. Lo guardo e annuisco facendogli capire che lo stesso vale per me e lui mi fa il muso mentre tiene ancora per mano Jeremy.
– Dai, muoviamoci – mormoro io.
– Senti, noi è da ieri sera che camminiamo – mi attacca subito Ivy. – Non come te, che ti sei fatta il tuo riposino, nonostante ci fosse gente che stava morendo proprio in quel momento.
Non ce la faccio più, sono ore che continua a mandarmi queste frecciatine e ne ho veramente abbastanza. – Si può sapere che problemi hai? – chiedo quindi, alzando il tono di voce.
– No, che problemi hai te?! – urla lei guardandomi schifata.
– Ragazza! – ci chiama Cole. – Smettetela. – La mano di Cole afferra la mia, così alzo lo sguardo verso Jeremy sentendo una scossa attraversare tutta la mia schiena. Jeremy guarda le nostre mani e fa una smorfia disgustata, sembra che stia veramente per vomitare. Cole mi fa indietreggiare e io glie lo permetto. Continuo a sentire lo sguardo di Jeremy su di me e quando ricambio lo sguardo capisco di stare malissimo per lui. Vorrei andare là da lui e abbracciarlo, ma per qualche motivo non lo faccio e rimango vicino a Cole, con la mano intrecciata ancora nella sua. – Dai, dobbiamo andare prima che faccia notte – aggiunge Cole.
Isaac ride. – È mezzogiorno, non può fare notte.
– Siamo in un bosco – ribatte Cole, irritato. – Io ti consiglierei di alzare quel culo moscio che ti ritrovi e d’iniziare a camminare prima che faccia veramente notte.
Isaac si alza, di nuovo in forza, e si avvicina a Cole in un modo che non mi piace affatto. – Ehi! – esclamo io mettendomi in mezzo. È orribile sentirsi così divisa a metà, ma non posso fare a meno di proteggerlo.
Isaac mi guarda schifato. – Lo proteggi? Veramente?! – urla lui. – Proteggi questo tipo di cui non sai niente? Lo prendi per mano, nonostante ci sia Jeremy qua davanti… Perché fai così? Nemmeno lo conosci!
Rimango zitta per un bel po’, tutti mi stanno guardando e aspettano una risposta, che non so se dare o no. Non so nemmeno come spiegare tutto questo, perché non so nemmeno io cosa stia succedendo. – C’è qualcosa che non va – mormoro io abbassando lo sguardo.
–  Cosa c’è? – chiede Isaac, così arrabbiato che il suo tono non è mai stato così autoritario.
– Sento che quello che provo per Cole si avvicina molto a quello che provo per Jeremy – rispondo io, sempre a bassa voce. Non ho intenzione di guardare nessuno, l’ultima persona che voglio vedere è Jeremy. Non volevo dirlo, ma so che è necessario. Ma fa così male ammetterlo.
Ivy ride, confusa. – In che senso?
Faccio un sospiro, infastidita. Cosa c’entrano loro con questa storia? In realtà ne dovrei parlare solo con Jeremy, Isaac e Ivy non c’entrano niente. – Nel senso che… che ricevo le scosse – rispondo. Non ce la faccio più e alzo lo sguardo verso Jeremy, che sembra scioccato e questo mi fa stare ancora più male. – Nel senso che mi sembra di conoscerlo da sempre, non ho paura di lui e mi fido.
– Non è possibile – esclama Isaac, forse più scioccato di Jeremy. – No, Jeremy è la tua anima gemella! – esclama lui. Abbasso un’altra volta lo sguardo, perché la faccia di Jeremy mi sta semplicemente uccidendo da dentro. – Dobbiamo parlare con Louis. Questo… Non è possibile!
– Isaac, smettila – lo interrompe Jeremy a bassa voce ma con determinazione. Continua a guardarmi, ma non ce la faccio ad alzare lo sguardo, non posso guardarlo negli occhi… non più.
Trasaliamo tutti sentendo qualcosa urlare. Questa volta sono la prima a posare lo sguardo su Jeremy, impaurita, mentre prende in braccio Christian, che ha gli occhi spalancati e continua a guardarsi intorno. – Correte! – urla Jremy. Non se lo fanno ripetere due volte e iniziano a correre più veloce che posso, ma io… io sono terrorizzata e non riesco a muovermi. Cole è costretto a prendermi e trascinarmi via. Mi giro anche se continuo a correre e quel mostro alle nostre calcagna è così spaventoso che mi si mozza il fiato. È uguale a quello di ieri sera e questo mi spaventa ancora di più.
– Cassie, corri! – urla Cole, che continua a trascinarmi, ma veramente non ci riesco. Sono completamente terrorizzata da questo mostro. Non sono abituata a combattere cose come questo, solo… vampiri e sirene. Già i lupi sono stati una scoperta... una cosa del genere non me la sarei mai aspettata.
– Prendila! – urla Jeremy, e la sua voce sembra così lontana. – Cassie! – mi chiama, mentre il mostro si mette davanti a me. Non gli arrivo nemmeno al ginocchio. Si abbassa e così riesco a vedere i suoi occhi senza pupille, sono completamente rossi. Apre la bocca e così chiuso gli occhi, sapendo che sta per sputare fuoco come ieri sera.
Qualcuno mi prende il polso e mi trascina con così tanta brutalità che mi ritrovo a correre come non ho mai fatto in tutta la mia vita. Qualcuno urla dietro di me, ma non riesco a distinguere le parole, sicuramente a causa dello shock.
– Qua dentro! – urla Ivy  puntando una specie di grotta. Corriamo là e c’infiliamo dentro. Sussultiamo tutti vedendo l’occhio del mostro guardarci. Mi stringo a quella persona davanti a me, che ora come ora non riesco a distinguere.
– Sta per sputare fuoco! – urla Jeremy. Quel qualcuno mi prende e mi fa mettere in un piccolo spazio della caverna, questo spazio è molto lungo ma è fin trppo stretto. C’entro a malapena io, che sono davvero piccola. Mi ritrovo davanti a Ivy, Isaac e infine Cole.
– Jer…– La voce s’incrina a causa della paura. – Jeremy! – urlo io, in preda al panico. Inizio a muovermi per cercarlo, perché non è possibile… non può non esserci! – Jeremy!
– Sono qua – esclama lui dietro di me. Cerco di girarmi ma non ci riesco, questo maledetto posto è strettissimo. – Tranquilla – mormora mettendomi una mano sulla spalla. – Sono qua. Sono qua.
Chiudo gli occhi cercando di tranquillizzarmi, ma mi sembra veramente impossibile. Lo voglio sentire veramente, lo voglio abbracciare, ma cerco di accontentarmi e gli poso una mano sulla sua. – Non… non riesco a respirare – mormoro. – Soffro un po’ di claustrofobia e… e non riesco a respirare.
– Ma è lunghissimo! – esclama Isaac, irritato.
– Ma è stretto! – ringhio io, anche se vorrei tanto urlargli contro. – Devo uscire – mormoro scuotendo la testa più volte. Non riesco veramente a respirare, l’aria è troppo poca, non riesco nemmeno a pensare!
– Non puoi uscire, Cassie – borbotta Jeremy.
– Devo uscire! – esclamo io, con la testa che inizia a girarmi. – Oddio – mormoro io chiudendo un’altra volta gli occhi, già pronta a svenire. Ma poi sento un ticchettio, un qualcosa di veramente strano visto che siamo  in una grotta sperduta e dimenticata da Dio. Giro la testa più che posso e cerco di guardare dietro Jeremy, ma non riesco a guardare lui quindi figuriamoci dopo di lui. – Lo sentite? – chiedo.
– Cosa? – chiede Ivy, acida.
– Questo ticchettio – rispondo io, pensierosa.
Jeremy si gira un po’ e trattiene il respiro. – Correte! – urla. Iniziamo tutti a correre, ma dopo poco tempo mi ritrovo a terra, con sopra Jeremy. Non sento più niente, solo le mie orecchie fischiare. Non riesco a muovermi per la paura. Non riesco a capire veramente più niente. Cos’è successo? Perché stiamo per terra? Alzo lentamente la testa e vedo il panico attorno a me. Il tunnel non è più un tunnel, ormai siamo completamente scoperti. Eppure non sento niente, non sento nemmeno l’aria che mi congela il viso. Niente. Jeremy si mette davanti a me e dice qualcosa, ma non sento nemmeno la sua voce. Continua a parlare, ma non riesco nemmeno a dirgli che non sento, che non so cosa sia successo. Mi guardo attorno e capisco: una bomba.
Jeremy mi prende e mi alza. Mi stringe le spalle parlando ma continuo a non sentire niente. Davanti alla mia visuale sbuca anche Cole, che inizia a parlare insieme a Jeremy, ma non sento nemmeno lui. Jeremy mi scuote, ma Isaac lo fa girare e gli dice qualcosa. Cole mi prende per mano e tutti iniziamo a correre, anche se non so il motivo.
Mi ritrovo un’altra volta a terra, ma questa volta qualcuno mi ci ha buttato. Mi guardo intorno continuando a non capire niente. Ci sono delle frecce conficcata in un tronco. Qualcuno mi alza un’altra volta e ricominciamo a correre, anche se io sono praticamente costretta a farlo grazie a qualcuno che sta dietro di me, che continua a spingermi, e da Cole davanti, che mi trascina tenendomi per mano.
Ci fermiamo tutti di scatto vedendo il mostro di prima davanti a noi. I miei muscoli iniziano a irrigidirsi mentre lo guardo. Ha questo potere: riesce a immobilizzare le persone. Cole mi chiude gli occhi e subito dopo mi ritrovo a correre un’altra volta. Cadiamo tutti a terra, uno sopra l’altro, e non riesco più a respirare. Capisco che la maggior parte di loro riescono a sentire visto che parlano l’uno con l’altro, ma allora perché io non sento niente? Guardo Jeremy, in prenda al panico, ma lui è troppo impegnato a correre per guardarmi. Perché oh, stiamo correndo. Non sento alcun dolore, niente, e credo sia grazie all’adrenalina.
Qualcuno attira la mia attenzione cadendo: Isaac. Tutti vanno verso di lui e lo fanno alzare, ma io riesco solo a guardarlo. Cerco di capire che ha, ma poi intravedo una freccia e capisco che l’hanno preso in pieno. Alzo lo sguardo, ma in cielo non c’è nessuno. Mi giro per guardare se c’è qualcuno sugli alberi o a terra, e scorgo degli uomini. Ma non sono uomini. Cosa sono? Vampiri? Sirene? Qualcuno mi prende un’altra la mano e inizia a correre, così sono costretta a seguirlo. Non riesco nemmeno a vedere bene, vedo tutto sfogato ma non riesco a capire il motivo.
Inciampo su una radice di un albero prendendo in pieno un’altra radice in faccia. Un gemito di dolore esce dalla mia bocca senza il permesso. Adesso mi gira anche la testa, ovviamente a quanto pare non bastava non sentire e non vedere bene. Alzo lo sguardo, confusa, e Ivy inizia ad urlarmi qualcosa gesticolando, ma non riesco a capirci proprio più niente. Mi alzo e ricomincio a correre, so che dietro di me c’è qualcuno ma non voglio sapere niente. Svoltiamo da tutt’altra parte per andare da qualche parte, ma non so dove. So solo che a un certo punto mi ritrovo davanti l’Istituto, o meglio quello che ne rimane. Tutti si girano per vedere cosa stia succedendo dietro di noi, ma io no, tanto non ci capirei niente lo stesso.
Jeremy si mette davanti a me riuscendo ad attirare la mia attenzione, continua a parlarmi ma io scuoto la testa, cercando di fargli capire che non riesco a sentire. Mi guarda scioccato e poi dice qualcosa a qualcuno che sta dietro di me.
Entriamo tutti dentro e riusciamo a trovare alcune persone che riescano a medicare Isaac. Tutti si siedono, ma decido di andare a controllare meglio interno dell’Istituto, ma purtroppo non c’è più niente “d’interno”.
Non so bene quanto tempo sia passato da quando me ne sono andata, più di un’ora di sicuro. Continuo a non sentire granché, ma un po’ sono migliorata. Adesso riesco a sentire alcuni uccelli che cantano, ignari di quello che sta succedendo qua, a terra. Le mie mani mi preoccupano, continuano a tremare, anche se le chiudo a pugno.
– Cassie – sussurra Jeremy. Alzo lo sguardo su di lui. – Che stai facendo? – chiede. Sembra ci stia mettendo molto sforzo a parlare, quindi molto probabilmente sta usando un tono di voce abbastanza alto. Quindi non sto così bene nemmeno con l’udito. Fantastico.
Faccio per parlare, ma qualcosa dentro di me mi ferma. Jeremy s’inginocchia proprio davanti a me e così riesco a guardarlo senza alzare il viso. – Devi parlarmi, Cassie. Ci devi riuscire.
È veramente tornato, adesso riesco a vederlo. Abbasso lo sguardo ricordando gli occhi di Cole nei suoi e scuoto la testa. Chiudo gli occhi ma sono costretta a riaprirli subito perché appena li chiudo vedo il mostro di prima. – Che è successo? – chiedo io con le lacrime agli occhi.
Il suo sguardo si fa più dolce. – Siamo stati attaccati, un’altra volta. Solo che adesso non sappiamo che fine abbiano fatto tutti – mi risponde. Mi guardo in giro, qua ci sono molte persone, quindi di cosa parla? – Ci sono perché neanche loro sanno dove sono andati gli altri – risponde lui e così lo guardo perplessa. – Riesco ancora a leggerti nel pensiero, Cassie.
Annuisco, ricordandomi che adesso quindi abbiamo di nuovo i nostri poteri. – E quindi adesso cosa facciamo? – chiedo io. So di star parlando, ma riesco a sentirmi a malapena.
Fa un sospiro e si siede accanto a me. – Sinceramente non lo so – risponde lui dopo un po’. – Non ti ho mai vista così – aggiunge dopo un po’ di silenzio. Mi giro per guardarlo, confusa. – Così sperduta, così spaventata. È normale, anch’io lo sono, ma prima eri pietrificata.
Abbasso lo sguardo sentendomi in colpa. – Non ho fatto altro che starvi tra i piedi. Mi dispiace – mormoro.
– Non sei stata tra i piedi – ribatte Jeremy prendendomi le mani e stringendomele. – Io non so cosa farei se tu non fossi qua, accanto a me. È grazie a te se sono tornato me stesso.
Accenno un sorriso, quando in realtà l’unica cosa che vorrei fare è abbracciarlo e piangere. – Tu ci senti bene? – chiedo io cercando di cambiare discorso, non perché non provi niente per lui, ma perché mi sembra scorretto da parte mie, visto tutto quello che sta accadendo tra me e Cole.
– Abbastanza – sospira Jeremy, capendo le mie intenzioni. – Tu no a quanto pare. Sta tranquilla, tra un po’ dovresti già sentire meglio.
Annuisco guardando davanti a me. Il pavimento è pieno di polvere e parti del tetto ormai cadute. Non ho mai visto una cosa del genere. Mai.
– Ragazzi, Isaac si è svegliato – annuncia Cole.
– Bene! – esclama Jeremy alzandosi. – Cassie… vieni con me? – mi chiede, un po’ incerto, lanciando alcune occhiate di fuoco a Cole, che fa finta di niente.
Annuisco guardandolo, ma Cole mi ferma. – No, Cassie. Io e te dovremmo parlare – dice Cole prendendomi per mano.
Lo guardo e poi passo a Jeremy, che inizia a guardare a terra con la mascella contratta. – Devo andare a vedere Isaac, Cole. È mio amico – mormoro io guardando Cole negli occhi. Riesco a scorgere la rabbia che diventa fuoco dentro di lui. Mi lascia la mano mentre la sua diventa sempre più calda. Le mette tutte e due dietro la schiena e si gira, per poi andarsene da qualche parte.
Arriviamo nella sala improvvisata, dove Isaac sta riposando su un tavolo un po’ sporco. Un mago ci dice che gli ha fatto un incantesimo di guarigione e che tra poco dovrebbe stare meglio, visto che per fortuna la freccia non ha preso gli organi interni. Jeremy mi prende la mano e la stringe; in questo preciso momento il mio cuore sembra tremare. Appoggio anche l’altra mano sul suo braccio sapendo quello che sta provando.
– Andrà tutto bene – mormoro io guardando Jeremy, che fissa Isaac con le lacrime agli occhi. Annuisce facendo diventare le labbra delle fessure.
– Andrà tutto bene? – ripete Ivy piangendo, dall’altro lato del tavolo, mentre tiene stretta una mano di Isaac. – Come fai a dire una cosa del genere? Eh certo, perché tu stai ancora bene, sei riposata e tutto. Perché hai Jeremy, che è pronto a dare la sua vita per proteggerti, e magari anche quell’altro lo farebbe.
– Smettila, Ivy. Non è colpa sua – ringhia Jeremy guardandola male.
– Ah no? – chiede lei piangendo. – E di chi è? Tua? Perché sei stato tu che hai voluto cercarla a tutti i costi, ma non l’avresti fatto se lei non ti avesse chiesto aiuto con quei schifosi poteri che vi ritrovate!
– lo sai che l’avrei cercata comunque – dice Jeremy guardandola, senza alzare il tono di voce, cosa che lei invece sta facendo. – Siete stati voi che avete deciso di seguirmi.
– Perché Isaac è il tuo migliore amico! – urla lei, continuando a piangere disperatamente. – Appena ti ha visto, ha capito che eri tu e non ti voleva lasciare! – È veramente una tortura sentirla piangere in questo modo, vorrei andare da lei e stringerla forte, ma so che è arrabbiata con me quindi sono costretta a limitarmi a stringere di più la mano di Jeremy.
Cado… ma non a terra. Sento una corrente trascinarmi da qualche parte nel buio. Ivy urla qualcosa, ma sono troppo confusa per urlare o per risponderle. Di nuovo, la paura prende la meglio su di me. Chiudo gli occhi sentendo la testa girare come non mai e fare male, mentre con la mano continuo a cercare quella di Jeremy. Apro gli occhi avendo un’illuminazione: gli Anziani ci stanno portando da qualche parte, molto probabilmente da loro.
Sento un tonfo e subito dopo sono a terra, tutta dolorante. Apro gli occhi, c’è un sacco di gente a terra, ma accanto a me c’è un peso veramente pesante. È il corpo di Josephine. È morta. Mi alzo di scatto e inizio a indietreggiare, ma vado a sbattere contro qualcuno, che mi prende per le braccia. – Tranquilla – mormora lui e i miei muscoli si rilassano sentendo quella voce e quelle mani. Mi giro per guardarlo, per un breve periodo ci guardiamo senza dire niente, poi lo abbraccio con le lacrime agli occhi. Dopo un po’ ricambia l’abbraccio stringendomi a lui il più possibile, così nascondo la mia faccia piena di lacrime posando la fronte sul suo petto. – Va tutto bene – aggiunge tristemente accarezzandomi la schiena. – Andrà tutto bene.
– Cacciatori – ci chiamano gli Anziani all’unisono facendoci sussultare. Come previsto, siamo nel Palazzo Antico. – Ci dispiace davvero molto farvi stare qua con persone che ormai… non sono più nel nostro mondo, ma non potevamo lasciarli a marcire da qualche parte senza una degna sepoltura – inizia il Secondo Anziano, che subito dopo fa una strana mossa con la mano per rimuovere i corpi senza vita da questa sala.
– Quindi – continua il Terzo, – ci dispiace anche per tutto quello che sta succedendo… – Il Terzo Anziano continua a parlare ma io decido di cercare i miei amici e Cole. Riesco a intravedere Cole, che guarda gli Anziani, immobile e serio.
Quando mi arrendo mi avvicino all’orecchio di Jeremy. – Jeremy, non trovo Isaac e Ivy – sussurro.
–  Tranquilla, saranno qua in giro – mormora lui continuando a guardare gli Anziani.
–  Ora, voi cacciatori dell’Istituto di Boston potete tornare nel vostro Istituto, mentre voi, Cacciatori dell’Istituto di Toronto, dovrete stare per un po’ nell’Istituto di New York – annuncia il Terzo. Tutti iniziano a parlare. – Silenzio! Purtroppo questo è quello che dovete fare – esclama lui, irritato. Gli Anziani si alzano e iniziano a recitare un qualcosa in greco. Alcune persone iniziano a scomparire, diventando sempre più sfumati.
Il mio sguardo si ferma su Cole, che mi sta guardando. Diventa prima un po’ sfocato, poi sempre più trasparente, così faccio per andare da lui ma Jeremy mi afferra la mano. Guardo Cole con le lacrime agli occhi, pensando al fatto che dovevamo chiarire.–  Mi dispiace – sussurro io guardandolo, annuisce e il secondo dopo non c’è più. Rimango senza fiato capendo che molto probabilmente non lo rivedrò mai più. Forse è meglio così, dopotutto Jeremy è la mia anima gemella, non lui. Ma ne sono sicura? In fin dei conti le scosse le ricevo anche da Cole. Sì, però Jeremy riesce a leggermi nel pensiero. Sì, è lui, deve esserlo! Ma allora perché sento che quello che provo per lui ricorda molto quello che provo per Jeremy? Non è la prima volta che provo qualcosa per qualcun altro oltre a Jeremy, ma il problema è che erano semplici e insulse cotte quelle, anzi quasi niente, ma Cole… Non so, continuo a essere dell’idea che c’è veramente qualcosa che non torna. Mi giro verso Jeremy, arrabbiata. – Perché mi hai fermata?
–  Perché non potevi muoverti. Non potevi andare da lui mentre ormai gli Anziani li stavano trasferendo a New York. Non si può fare, è contro le regole. Se volevi stare con lui allora dovevi andare prima di abbracciarmi – ringhia Jeremy, mi lascia la mano e si gira verso gli Anziani, arrabbiato.
Non sento più il pavimento sotto i piedi, così mi giro verso Jeremy, ma non vedo più nessuno. Chiudo gli occhi sentendo ancora le urla di alcune persone e subito dopo un po’ di pressione alla testa. Mi copro il viso sapendo che prima o poi cadrò sul pavimento del mio istituto. E infatti dopo poco tempo cado a terra e tutte le urla cessano. Mi alzo subito, anche se mi gira un po’ la testa, perché non voglio farmi trovare debole e indifesa in questo modo. Qualsiasi cosa succeda io dovrò sempre essere in piedi adesso, pronta a correre un’altra volta.
Sussulto perché accanto a me non c’è più Jeremy, bensì – Scott! – Lo abbraccio subito e nascondo la mia faccia nell’incavo del suo collo. Mi sento in colpa, non ho pensato molto a lui nell’ultimo giorno, avrei tanto voluto aiutarlo, averlo accanto a me.
Scott mi stringe a lui, un po’ scioccato. – Pensavo fossi morta – mormora lui. – Non ti ho vista da nessuna parte – esclama distaccandosi da me. – Che fine avevi fatto?
– Sono andata nei boschi – gli rispondo sorridendogli.
– Anch’io! – ribatte lui. – Con molti altri ragazzi che nemmeno conoscevo. – Mi guarda dalla testa ai piedi. – Dio, sono felice di vederti viva – esclama abbracciandomi un’altra volta.
Accenno una risata. – Anch’io, Scott.
– Ragazzi! – urla Louis. – Volevo dirvi che mi dispiace molto per quello che è successo. Ognuno di noi ne ha passate tante in questi ultimi giorni e mi dispiace ancora di più per i… per i ragazzi che non ce l’hanno fatta e che ringrazierò fino alla fine per avermi dato quella fiducia che forse… a questo punto, non mi meritavo più di tanto. – Cerca di non piangere, ma ha così tante lacrime agli occhi che molto probabilmente non vede più. – Le camere sono le stesse. Tutto l’interno dell’Istituto è uguale a quello vecchio, solo più nuovo. – Si ferma a guardare Ivy per un po’. – Ora vi pregherei di andarvi a fare una doccia. Per chi vuole, la cena sarà pronta per le otto, come sempre, ma se molti di voi non verranno lo capirò. A dopo – annuncia per poi andarsene. È distrutto e sporco, come tutti noi.
 
Dopo essermi fatta una doccia nella mia vecchia stanza mi rendo conto che sono le otto e un quarto, ma sinceramente non ho molta fame, così decido di lasciar stare. Apro l’armadio sapendo di trovare tutti i miei vestiti e infatti è così. Gli Anziani riescono a fare anche questo a quanto pare.
Esco dalla camera dopo essermi messa un pigiama a casaccio e vado a bussare alla porta di Ivy, ma non mi apre nessuno. Abbasso lo sguardo sapendo che è là dentro. – Ivy, seri là dentro? – chiedo io ad alta volta. – Per favore, apri… Ti devo parlare. – Ma nemmeno in questo modo mi apre, così sono costretta ad andarmene, ma non ce la faccio a tornare in camera e poi c’è un piccolo che devo almeno salutare.
Busso alla porta di Christian e apro senza aspettare risposta, ma il mio cuore fa un balzo quando lo vedo piangere. – Oh, piccolo mio – esclamo io correndo da lui, lo abbraccio e lo stringo più possibile a me, mentre continua a singhiozzare. – Da quant’è che piangi? – chiedo io asciugandogli il viso.
– Da quando sono qua – risponde lui continuando a piangere. – Ho tanta paura, Cassie.
Lo abbraccio un’altra volta. – Non ti lascio più – dico io a bassa voce contro il suo orecchio. È una promessa e spero di riuscire a mantenerla, anche se ormai sono così scettica che non so nemmeno se domani saremo tutti qua, vivi.
– Mi accompagni a dormire da Ivy? – chiede lui e per quanto mi possa sentire tradita non posso fare a meno di annuire. Lo prendo per mano e andiamo giù. Per fortuna la trovo davanti la porta di Isaac, mentre parlano a bassa voce, ma si fermano quando Christian corre da loro.
– Vuole dormire da Ivy – annuncio io guardandola, però lei fa di tutto per non guardare me, così sorride a Chris e lo accarezza. Vorrei parlare con lei, chiarirci, ma so che non è il momento adatto e non posso mettere da parte la serenità di Christian per la mia.
– Per noi va bene – ribatte Isaac, facendomi capire che sta sera dormiranno tutti e tre insieme, come una famigliola felice. Lui invece mi guarda, ma preferirei il contrario, visto che il suo odio verso di me è palese.
– Fategli un bagno, ok? – chiedo io guardando Isaac, che annuisce. – Va bene, allora buonanotte, piccolo mio – mormoro io dandogli un bacio sulla guancia. Me ne vado, ma non torno in camera nemmeno questa volta, perché adesso so dove andare per cercare di trovare le risposte alle mie domande.
Busso alla porta dell’ufficio di Louis e, dopo avermi dato il permesso, entro. – Ciao, Cassie – mormora lui, si nuovo pulito e con il suo completo beige. – Non riesci a dormire? – chiede e così scuoto la testa. – Cosa c’è che non va? Oltre a tutto quello che è successo, ovviamente.
Mi fa segno di sedermi e così obbedisco. – Ecco… Nell’Istituto a Toronto ho incontrato un ragazzo – inizio io, annuisce incitandomi ad andare avanti. – C’è qualche probabilità che Jeremy non sia la mia anima gemella? O che, in qualche modo, io ne abbia due?
Mi guarda per un po’ bel senza dire una parola. – No, non può essere, si ha solo un’anima gemella. Sta a te capire quale sia – risponde lui, soprappensiero. – Parlami di questo ragazzo.
– Ecco… è un po’ strano perché appena l’ho incontrato mi ha subito ricordato Jeremy. Poi ad un certo punto non mi conviceva e così me ne sono andata, ma c’è stato un momento in cui le nostre mani si sono toccate e in quel momento ho sentito una scossa molto forte, come quando tocco Jeremy. In più mi sono fidata di lui e sono scappata con lui quand’è successo quello che è successo. – Mi fermo per vedere la sua reazione, che non è molto positiva. – Lo so, è strano, ma lo è anche per me!
– Cassie, non è possibile – ribatte lui scuotendo la testa. – Come si chiama questo ragazzo?
– Cole – rispondo subito io.
– Cole Cole? – mi fa eco lui con gli occhi spalancati. Aggrotto la fronte, non riuscendo a capirlo. – Cassie, hai fatto amicizia con Cole? – Sembra quasi arrabbiato.
– Emh… sì – ammetto io, perplessa.
Si alza dalla sedia. – Hai idea di quanto sia strano quel ragazzo? – chiede, serio, e, sì è arrabbiato.
Rido, imbarazzata. – Non più di Jeremy, immagino – borbotto io, ma solo perché non so come controbattere. Il mio cuore fa un balzo e mi sento subito in colpa, perché so che in questo modo sto paragonando Jeremy a Cole, o peggio lo sto prendendo in giro.
– Jeremy ha dei problemi che sono legati alla morte dei suoi genitori, ma Cole… Cole è oscuro – dice Louis, ma si ferma e spalanca gli occhi. Si siede un’altra volta e si tocca la barba, soprappensiero. – Non è possibile – sussurra.
– Cosa? – chiedo io, perplessa.
Si alza dalla sedia e va a prendere un libro, che apre senza darmi nemmeno il tempo di leggere il titolo sulla copertina. – Hai detto che appena l’hai visto ti ha ricordato Jeremy? – chiede, annuisco. – E quando guardi Jeremy adesso che succede, esattamente?
– A volte vedo Cole, ma continuo a non capire – borbotto io mentre lo guardo sfogliare il libro come un matto. Mi sta quasi spaventando, anzi senza quasi.
– Questo… – Ride, nervoso. – Tutto questo è veramente strano – continua lui, si mette al computer e inizia a digitare qualcosa. – Cole… il cognome non è presente. Ha diciott’anni, ma non si sa quand’è il suo compleanno. Il suo potere non è ancora sviluppato, cosa molto improbabilmente. È arrivato all’Istituto molto piccolo, accompagnato da un mago della luna, che continua a ripetere che la madre gli aveva ordinato di ucciderlo, dal momento che era oscuro, ma lui non ce l’ha fatta e così l’ha dato all’Istituto, dicendo di tenerlo segreto, perché se la madre l’avesse scoperto avrebbe detto tutta la verità agli Anziani ed essi l’avrebbero ucciso. Non si sa quale sia questa verità, perché purtroppo non sono riusciti a scoprire il nome della madre o del padre. – Si mette una mano davanti la bocca, massaggiandosi la poca barba che ha. – Dio, non è possibile – mormora riprendendo a leggere il libro.
– Cosa sta succedendo? – chiedo io alzando il tono della voce, perché adesso sono veramente terrorizzata.
– Cassie – dice prendendomi le mani. – Le leggende dicono che i gemelli abbiamo un pezzo di anima uguale. Questo pezzo non determina mai il loro carattere, ma una piccola parte di loro è uguale. Questo succede in tutti i gemelli, ma negli eterozigoti quel pezzo è più grande per qualche ragione. In più, se il potere di questi due gemelli è oscuro, allora il potere deciderà di prendere possesso di uno dei due gemelli, redendolo più oscuro lui e più puro l’altro. – Fa un respiro profondo. – Cole ha la stessa età di Jeremy, non sono uguali esteticamente, ma tu hai detto che vedi i loro occhi in entrambi. La madre di Cole ha detto di ucciderlo, perché era oscuro e Jeremy ha un potere oscuro. – Scuote la testa, sembra che stia per avere un infarto. – Cassie… io spero che non sia vero, ma se lo è… Jeremy ha un gemello diverso e questo non va per niente bene.
Non ribatto, lo guardo e cerco di pensare bene a ogni singola parola che ha detto. Ma tutto questo continua a non avere senso. – Non… non è possibile. Jeremy è figlio unico.
– Non è detto che sia vero – ribatte Louis continuando a stringere le mie mani. – Domani vado all’ospedale dov’è nato Jeremy e guardo la sua casella. Se vuoi, puoi venire con me.
Annuisco. – Perché… Perché non va per niente  bene?
– Cassie, per Jeremy sei fin troppo importante ora che è tornato – risponde lui a bassa voce. – Sai cosa significherebbe per lui combattere contro suo fratello per averti?
Scuoto la testa energicamente e ritraggo le mie mani, scioccata. – No. No, io non lo permetterei.
– Non è questione di permettere o no, Cassie – ribadisce lui. –Non sarai tu a decidere. Mi dispiace dirtelo così, ma non ho altra scelta. Ora, mi dispiace cacciarti, ma ho molte cose da fare in proposito.
Mi alzo dalla sedia e mi fermo alla porta ricordandomi una cosa. – Non ne sono sicura… ma quando eravamo nel bosco ha acceso un fuoco. Lui mi ha detto che l’aveva acceso con il suo accendino, che dpo mi ha fatto vedere, ma io prima non l’avevo visto.
Annuisce guardandomi. – Grazie per l’informazione.
Entro nella mia camera una volta per tutte, ma ho più paura di prima. Mi siedo sul ciglio della finestre e continuo a fissare fuori in cerca di un qualcosa di sospettoso. Sono fratelli. Jeremy ha un fratello. Ringrazio Dio per non avere baciato Cole. Cosa succederà adesso? Non devo dire niente a Jeremy, ma riesce a leggermi nel pensiero e io cosa farò dopo? Gli  ha tirato un cazzotto, sta mattina. Sono solo una ragazza, nessuno dovrebbe stare male per me, nessuno dovrebbe combattere per me. Infatti non succederà, nessuno combatterà per me. Nessuno.
Guardo il mio letto, perché forse dovrei veramente andare a dormire, dopotutto è tardi e molto probabilmente domani succederà qualcos’altro.  Non posso essere stanca quando succederà.
Faccio un balzo sentendo qualcosa sbattere sulla mia finestra, scendo subito da essa vedendo del sangue. Indietreggio nonostante non ci sia nessuno alla finestra. La paura prende ancora una volta la meglio su di me e così inizio a correre fuori dalla mia camera. Busso alla porta di Jeremy, che apre solo dopo un po’ di colpi.
– Chi è che…? – inizia, ma si ferma quando si rende conto che si tratta di me. – Cassie, che succede?
Indico la mia porta, spaventata. – Stavo vicino la finestra e ho distolto lo sguardo solo per pochi secondi e poi ho sentito un rumore e… – Mi fermo per prendere fiato, mentre Jeremy mi guarda come una matta. – E così  ho guardato la finestra e c’era del sangue.
– Cassie… sta tranquilla – mormora lui mettendosi una mano tra i capelli, stanco. – Molto probabilmente è stato solo uno scherzo – aggiunge dopo aver sbadigliato.
– No – sussurro io scuotendo la testa, con le lacrime agli occhi. – No, non dire così. Non è uno scherzo e lo sai anche tu – continuo io e mi rendo conto solo adesso di star tremando. Mi guarda con la fronte aggrottata. – Per favore… non trattarmi come una matta. Lo so che sei arrabbiato con me, ma non è colpa mia! – esclamo io, esasperata. Abbassa lo sguardo. – Non sono io a decidere cosa provare e… – Mi fermo per l’ennesima volta, ma questa volta non ho intenzione di andare avanti, perché non dovrei essere qua. Dovrei stare lontana anche da lui, non solo Cole. Faccio un passo indietro. – Scusami, non ti dovevo disturbare. Vado.
– No, aspetta, Cassie – mi ferma Jeremy prendendomi il polso per non farmi andare via. – Cosa sta succedendo? Non è solo il fatto della finestra… c’è qualcos’altro.
– Non posso dirti cosa – mormoro io guardando a terra.
– Perché no? – chiede.
– Perché non posso – rispondo guardandolo, alzo le mani al cielo e poi mi metto indietro i capelli, esasperata. Vorrei veramente tanto dirgli tutto, abbracciarlo e dirgli che lo amo, ma non posso. – Lascia stare. Me ne vado. Non so nemmeno perché sono venuta qua – borbotto andandomene.
– Io sì, invece – esclama Jeremy, mi fermo sentendo la sua voce ma non mi giro. – Tu sei venuta qua perché ti fidi di me – inizia venendo verso di me, sento i suoi passi sempre più vicini. – Scommetto che non hai nemmeno pensato di venire qua, ti ci sei ritrovata e basta.
Chiudo gli occhi sentendo il suo respiro battere sui miei capelli. – Credo sia normale.
– Ti farebbe sentire più al sicuro dormire con me? – chiede quindi.
 Deglutisco. – No – rispondo, incerta.
Fa una mezza risata. – Ne sei sicura?
Faccio un respiro profondo e mi giro verso di lui. Sento il cuore battere all’impazzata vedendolo così vicino. – Mi prometti che non cercherai di scoprire cosa c’è che non va e che non ci sarà niente domani?
– Te lo prometto, anche se non capisco il perché – borbotta lui, ma siccome lo sto guardando ancora incerta aggiunge: – Te lo prometto. Ora andiamo a dormire che ho sonno? – chiede, annuisco e così mi mette una mano dietro la schiena per incitarmi a entrare in camera sua. Una volta chiusa la porta mi metto sotto le coperte e lui mi raggiunge poco dopo.
Ci guardiamo per un po’, in silenzio, mentre io cerco di attirare l’attenzione sui miei occhi e non sulle mie labbra. – Non farlo – lo avverto io.
– Cosa? – chiede lui.
– Nonf are come fai ogni volta che mi stai per baciare – ribatto io alzando gli occhi al cielo, scherzando. Però veramente: se mi bacia sarà la fine di entrambi.
Alza lo sguardo, divertito. – Faccio qualcosa prima di baciarti? – chiede. Annuisco e così ride facendomi voler avvicinare le sue labbra alle mie.
Deglutisco rendendomi conto di stargli fissando le labbra, con un vero sforzo passo ai suoi occhi. – Secondo te è finita? Non ci daranno più fastidio?
Riesco a sentire ogni singola cosa che gli passa per la testa. Non sa se dirmi la verità, e cioè che secondo lui hanno appena iniziato, oppure una bugia e che quindi andrà tutto bene. – Credo che sia finita – decide infine guardandomi negli occhi.
– Stai mentendo – ringhio io. – Non sono una ragazzina. Posso sopportare la verità.
– Sei sicura? – chiede lui. Mi siedo, arrabbiata, mentre lui continua a guardarmi senza aggiungere altro. Mi alzo dal letto e mi rimetto sul ciglio della finestra, preoccupata. – Non ti arrabbiare, dico quello che penso e penso che tu non riesca a sopportare la verità. Guardati! Stai sul ciglio di una finestra e sicuramente lo stai facendo da quando sei tornata nell’Istituto.
– E quindi? – sbotto io guardandolo. – Credo sia più normale questo che stare qua e dormire tranquillamente, come se niente fosse.
– Non dico questo – dice alzando dal letto per venire da me. – Dico solo che se fai questa domanda è perché vuoi essere rassicurata. Alla fine sai già la risposta, Cassie. – Ormai è davanti a me, alza una mano per accarezzarmi ma lo fermo girando il viso. – Perché adesso fai così? – sbotta lui, distolgo lo sguardo e mi giro per guardare fuori dalla finestra. – So di meritarmelo – mormora sedendosi vicino a me. – E mi dispiace davvero tanto per come ti ho trattata in quest’ultimo periodo. Per come… ti ho lasciata insieme a quelle sirene, fregandomene; per come sono andato con altre ragazze, nonostante tu fossi con me. – Sento lo sguardo su di me ma continuo a guardare fuori. – Per come ti ho detto quelle cose sul fatto che eri uscita per fare quello che hai fatto con quella sirena. Non te lo meritavi. So che non mi merito di essere perdonato, ma voglio che tu sappia che ci sarò. – Questa volta lo guardo negli occhi. – Ci sarò per proteggerti o per qualsiasi altra cosa. E ci sarò anche dopo essermi meritato il tuo perdono.
– Mi hai promesso che non ci sarebbe stato niente tra noi da domani – borbotto.
– Quindi non vuoi che ci riproviamo? Ma mi avevi detto che ci volevi provare. Cos’è cambia… – Si ferma di scatto e spalanca gli occhi. – Cole, ecco cos’è cambiato – mormora con un tono di voce così triste che sono costretta ad abbassare lo sguardo. – Quindi hai scelto lui?
– Non ho scelto nessuno – rispondo freddamente. – Ho scelto di rimanere da sola.
– Perché? – chiede lui alzandosi. Rimango in silenzio a guardare fuori dalla finestra, anche se non lo sto facendo veramente. – Cassie! Perché?!
– Mi hai promesso che…
– Non me ne frega niente di quello che ti ho promesso! – sbotta lui, infuriato. Si avvicina a me, ma faccio finta di niente e continuo a guardare fuori, anche se il mio cuore inizia a battere un po’ troppo velocemente.  Poi riesce a girarmi e fa in modo di essere esattamente davanti a me. Trattengo il respiro vedendolo così vicino. – Perché?
– Non posso dirtelo – rispondo io a bassa voce guardando quei suoi fantastici occhi.
Si avvicina ancora di più separando le mie gambe per mettersi ancora più vicino a me. Il mio corpo si contrae sentendolo ancora più vicino. – Perché no? – chiede lui con un tono di voce fin troppo rauco.
Abbasso lo sguardo sulle sue labbra, che si aprono un po’. Questa distanza sta facendo veramente male. – Non ci riuscirai – mormoro io stando al suo gioco, mi avvicino ancora di più e tocco a malapena le sue labbra con le mie. Una scossa percorre tutto il mio corpo, mentre il suo s’irrigidisce.
Posa le sue mani sulle mie cosce. – Forse – sussurra guardandomi negli occhi.
Sorrido e gli accarezzo la guancia con il pollice, chiude gli occhi indurendo la mascella. – Non farmelo fare, Jeremy – dico a bassa voce allontanandomi lentamente da lui. – Non farmi andare via – aggiungo. Lo scanso, scendo dal ciglio della finestra e vado verso la porta cercando di calmarmi, perché in questo momento potrei benissimo essere in grado di correre da lui e baciarlo.
– Non te ne andare – ribatte subito Jeremy. – Scusami, te l’avevo promesso – aggiunge, così mi giro verso di lui, indecisa. – Giuro che non ci proverò più.
Giro la testa verso la porta, se me ne vado allora sicuramente non riuscirò a dormire, ma sarò anche sicura che non succederà nient’altro sta sera. Se non me ne vado invece c’è una grossa probabilità che succederà qualcosa, ma almeno riuscirò a dormire. Faccio un sospiro e mi rimetto sotto le coperte. Jeremy si mette accanto a me e chiude gli occhi, rilassandosi. – Dio, ti odio! – esclamo io chiudendo gli occhi, imbarazzata.
– Lo so – dice Jeremy a bassa voce, però si capisce che non sta veramente ascoltando, inoltre ha gli occhi chiusi e pochi secondi dopo lo ritrovo del tutto addormentato. Gli accarezzo i capelli che stanno iniziano a crescere un’altra volta, finalmente. Mi avvicino un po’ a lui cercando di sentire ancora più protetta e lui, captando questa mia necessità, mi mette un braccio attorno al fianco facendomi avvicinare ancora di più a lui. Trattengo il respiro vedendo la sua bocca a un centimetro di distanza.  Apre lentamente gli occhi, ancora assonnato. – Perché mi stai fissando?
Sbatto più volte le palpebre per riprendermi, ma tutto il mio corpo è attaccato al suo e quindi è veramente difficile pensare. – È colpa tua – esclamo io, imbarazzata. Ride dandomi il colpo di grazia, mi avvicino senza pensarci e, appoggiando una mano sul suo petto, lo bacio. S’irrigidisce sentendo le mie labbra sulle sue, ma dopo pochissimo le apre, ricambiando il bacio. Mette la mano sul mio fianco stringendolo con i polpastrelli, cerca di avvicinarmi ancora di più a lui, ma ormai non c’è più spazio, così si limita a stringermi ancora di più.
Si distacca da me ansimando. – Perché l’hai fatto?
–  Te l’ho detto, è colpa tua – bofonchio io con il fiatone. Continuo ad abbassare lo sguardo sulle sue labbra, ricordandomi il suo sapore, la morbidezza di esse, l’effetto che mi fa, i brividi e le scosse.
Ride scuotendo la testa. – Addirittura? – chiede continuando a ridere. – Devo avere proprio un grande potere su di te. – Sorride maliziosamente. – Quindi, fammi capire… –  inizia, scherzando. –  Quindi se facessi una cosa tipo questa – mi chiede mettendosi sopra di me – tu che faresti? Sverresti?
Rido anche se in realtà sto trattenendo il respiro. – No. E, dimmi, se io facessi una cosa tipo questa – inizio io mettendogli le gambe attorno alla vita – tu che faresti? Sverresti?
E questa volta è lui a trattenere il respiro, poi ride. – Stronza – borbotta scherzando. Rido, un po’ imbarazzata e un po’ compiaciuta. – Comunque, vuoi sapere che farei? – chiede e così annuisco ridendo, ma la mia risata cessa quando posa le sue labbra sulle mie.
Mi era mancato veramente troppo, così tanto che mi accorsi di aver aspettato questo momento per troppo tempo. Sì, ci eravamo già baciati quando lui ancora non provava niente, ma era una cosa completamente diversa da questa.  Prendo un respiro profondo, perché già sto iniziando ad andare in iperventilazione, e decido di sfidarlo ancora di più mettendogli le mani sotto la maglietta. Tutti i suoi muscoli sembrano come fremere e flettersi sotto le pie piccole dita, fa un verso strano e stringe la mia coscia muovendosi un po’. Sussulto e apro di scatto gli occhi, inizio subito a diventare rossa dall’imbarazzo. Lo sento fare una mezza risata, perché il ragazzo sa benissimo come vincere,  ma non posso fare a meno di sorridere, imbarazzata.
Poco dopo decido d’invertire la situazione e mi metto sopra di lui dopo averlo fatto sdraiare di schiena. Rimane in silenzio a guardarmi, mentre io sono a cavalcioni su di lui e penso a quello che stiamo facendo. Mi abbasso lentamente e gli lascio un leggero bacio sulle labbra, per poi scendere sempre di più e lasciando dei piccoli baci lungo il suo collo, fino ad arrivare al bordo della maglietta.
Mi accorgo solo adesso che sta imprecando stringendo le mani sui miei fianchi. Sorrido, soddisfatta, mentre sembra respirare fin troppo velocemente. – Ti odio – dice lui con una voce rauca. Rido e mi avvicino un’altra volta a lui, pronta a baciargli il collo. – Ok, ok! – esclama prendendomi il viso tra le mani. – Hai vinto – annuncia.
Sorrido, ancora più soddisfatta, anche se una parte di me non voleva che finisse. Una parte che si vergogna molto di ammettere le proprie debolezze. Mi sdraio vicino a lui con il respiro ancora affannato.
Si mette subito sopra di me. – Scherzo, non hai vinto per niente – aggiunge e faccio per dire qualcosa (la prima, patetica cosa che mi viene in mente) ma le sue labbra mi fermano, un’altra volta. Inizia a scendere anche lui, lasciando baci che sembrano infiammare la mia pelle fino ad arrivare a far tremare le ossa. Si ferma alla maglietta, ma poi alza lo sguardo su di me con un sorriso malizioso e poi mi tocca la pancia in un gesto così leggero che sembra quasi non essere successo. Ma è successo e il mio corpo ne è fin troppo consapevole. Continuo a fissarlo con il respiro pesante mentre cerco di non dargliela vinta, anche quando mi toglie del tutto la maglietta e continua con i baci fino alla pancia. Credo che la mia morte sia vicina, e non mi è mai sembrata così bella. Quando poi mi ricomincia a baciare in un modo non del tutto legale (ne sono sicura, perché potrebbe benissimo far venire un infarto a qualcuno, tipo a me) e posa una mano sui miei pantaloncini del pigiama, allora il mondo sembra girare intorno a noi, intorno a lui. Ride e allontana la mano, lasciandomi un vuoto dentro lo stomaco. – Quindi, chi è che ha vinto? – mi sussurra all’orecchio facendomi rabbrividire. – Riuscivo a sentire il tuo cuore – continua posando una mano sulla pancia e continuando il gioco. – E ogni singola risposta del tuo corpo.
Chiudo gli occhi sapendo che ha vinto. – Hai molta più esperienza di me, però – borbotto io con la voce smorzata.
– Anche questo è vero – dice ridendo, il suo sguardo mi fa capire che è fin troppo soddisfatto della sua “opera”. – Quindi? Ti arrendi? – mi chiede sorridendomi maliziosamente. – Ti avverto: se non ti arrendi non mi fermo più.
Il mio cuore fa un balzo e arrossisco. – Non ti fermi più, eh? – ripeto io.
Ride scuotendo la testa. – Mi dispiace, davvero, ma è colpa tua – esclama alzando le mani, per farmi capire che è innocente.
Rido e mi sdraio completamente sopra di lui. – Però, vedi, a me non piacere perdere – affermo, pensierosa. Ride e poco dopo lo seguo, divertita da questo gioco. – Il problema è che non possiamo. Dobbiamo riposarci.
– Per me va bene – esclama lui. – Tanto ho vinto io! – Mi accarezza la schiena facendomi venire i brividi. – Però vorrei farti notare che sei ancora sopra di me e senza maglietta. Ok, sei un’adolescente, ma lo sono anch’io!
– No, tu sei maggiorenne! – ribatto io ridendo.
– Ma pur sempre un adolescente – dice lui ridendo tanto quanto me.
– Non è vero, quando sei maggiorenne non sei più adolescente – controbatto io, non del tutto sicura di quello che sto dicendo.
Ride scuotendo la testa. – Questo fallo decidere a me – mormora avvicinando il suo viso al mio per baciarmi. Ricambio il bacio mettendomi seduta, ovviamente mi segue riuscendo a non distaccare le mie labbra dalle sue. Metto le gambe attorno a lui facendolo rabbrividire, perciò rido e decido di togliergli la maglietta.
Ci guardiamo in silenzio per un po’, sfiorandoci il petto o la schiena a vicenda, poi mi abbasso al collo e inizio a baciarlo. Mi stringe a lui e adesso quella che sente il suo cuore andare velocissimo sono io. Appoggio una mano sugli addominali e inizio a scendere, fino ad arrivare all’elastico dei suoi pantaloni e poi risalgo su e arrossisco ancora di più quando lo sento fare un rumore che proviene dalla sua gola. Mi avvicino a lui per stargli ancora più vicino e sussulta sotto di me mentre una scossa mi trapassa il cuore. Mormora qualcosa d’incomprensibile facendomi ridere. Faccio salire la mano fino alla sua mascella e gli prendo il viso con tutte e due le mani solo per farlo avvicinare ancora di più a me e baciarlo.
– Mmh.. – bofonchia Jeremy allontanando il viso. – Cassie, basta – mormora con il respiro affannato. – Ti prego, basta.
Sento il mio cuore contorcersi. – Cosa? – mormoro spalancando gli occhi. – Perché?
– Non posso – sussurra scuotendo la testa. – Devo andare in bagno – aggiunge spostandomi. Lo guardo, confusa e imbarazzata. – Non mi guardare così, Cassie – esclama alzandosi dal letto. – Non sono un santo. Anch’io ho un limite.
Aggrotto la fronte e deglutisco. – Chi ti ha detto che ti avrei fermato? – mormoro, rossa in viso. Non posso credere di averlo appena detto, eppure lo penso veramente: sono pronta, ci conosciamo da mesi e da mesi sono convinta di amarlo, quindi perché non farlo?
Rimane in silenzio, fermo e un po’ tremante, accanto al letto. – Ne sei sicura? – sussurra, quasi spaventato. Annuisco. – Non sei obbligata, Cassie. Veramente. Io posso veramente fermarmi qua. Devo solo fare una capatina al bagno…
– Non devi – lo fermo io mettendomi a gambe incrociate. – Insomma… non devi, se non vuoi. Se invece preferisci fare così allora…
Ride e si siede al bordo del letto. – Come potrei preferire quello? – chiede lui guardandomi con occhi adoranti, sento il mio petto scoppiare. – Come potrei preferire quello a fare l’amore con te? – sussurra stringendomi la mano. – Ma ne devi essere veramente sicura, Cassie.
– Lo sono – rispondo io. – Sono sicura.
– Ok – sussurra lui venendo verso di me, mi sdraio e così lui viene sopra di me. – Devi dirmi ogni singola cosa, ok? – mi chiede. – Se ti fa troppo male mi devi avvertire, cercherò di fare il più piano possibile, ma so quanto faccia male a voi all’inizio…
– Jeremy, sta zitto, mi stai facendo venire l’ansia! – sbotto io, in realtà ero già in ansia prima, ma lui sta veramente complicando le cose. Insomma, so che farà male, non sono mica così ignorante a riguardo!
Ride. – Va bene, hai ragione, scusa – bofonchia ridendo, intanto mi fa divaricare un po’ le gambe e si mette in mezzo. – Mmh… ok, devo chiederti se hai mai fatto almeno un qualcosa – mi chiede, guardandomi dritta negli occhi. Faccio per rispondergli, già irritata, ma mi ferma. – No, no, sta zitta – brontola lui chiudendo gli occhi. – Non lo voglio sapere. Austin… No, non lo voglio sapere.
– Jeremy, mi stai facendo cambiare idea – ringhio io. – Se ti da così tanto fastidio allora forse dovremmo veramente lasciar perdere! – esclamo io.
– Non… non mi da fastidio! – ribatte lui aggrottando la fronte. – Sono umano anch’io, ok? Mi concedi un po’ d’ansia, per favore? – chiede. Fa un sospiro e si avvicina a me per baciarmi, mi afferra una coscia e se l’avvicina al fianco, per poi muoversi. Trattengo il respiro e afferro le sue spalle guardandolo dritto negli occhi, spero che capisca che me la sto facendo sotto. Posa la fronte sulla mia continuando a muoversi un po’, chiude gli occhi sentendo le mie mani iniziare a scendere sulla sua schiena; mi avvicino a lui e lo bacio per cercare di non pensare a niente. Lentamente scende verso i pantaloncini del mio pigiama, mi guarda per una conferma, che riceve, e a quel punto me li toglie. Abbassa lo sguardo verso il reggiseno e così lo slaccio, con le mani che mi tremano. Poco dopo il resto degli indumenti è a terra e io mi aggrappo a lui, imbarazzata.
Chiudo gli occhi baciandolo, mentre mi rendo conto che domani tutto sarà diverso e sarò costretta a lasciarmi questa sera alle spalle, perché avevo deciso di non stare con nessuno dei due. Eppure, in quel preciso momento, con quella precisa decisione, la mia scelta era più che ovvia.

Angolo Autrice:
Ok, che imbarazzo! E anche questo capitolo è andato, molto lungo - forse un pò troppo. Imbarazzata fino al midollo, vi chiedo di recensire per farmi sapere cosa pensate di questo capitolo e vi avverto che in realtà mancano pochi capitoli alla fine! Ovviamente la cosa non può essere più imbarazzante di così... a meno che non ci siano errori nel testo (cosa sicura).
Grazie per aver continuato a leggere questa storia.
Al prossimo capitolo. Un bacio.

 
  
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