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Autore: Mue    14/06/2015    1 recensioni
«Ehi, Folletto Saputello!»
Ecco come nei corridoi di Hogwarts il divino James Sirius Potter apostrofa Emily Hale, Corvonero, anonima, impacciata e senz'altra dote -se dote si può chiamare- che non un'estrema bibliofilia.
Sarebbe un episodio di potteriana impertinenza come tanti altri che Emily è costretta a subire se Stuart Dunneth, suo misantropo e ambiguo compagno di classe, non si trovasse per caso nei paraggi.
Emily, ligia alle regole, timida all'ennesima potenza e avversa a qualsiasi tipo di azione eroica, ancora non sa che questo incontro la coinvolgerà nel vischioso mistero che avvolge il ragazzo e sarà costretta, suo malgrado, a dare fondo a tutte le sue risorse per risolvere quello che, da giallo inquietante, potrebbe rivelarsi invece una storia dell'orrore delle peggiori. E i Potter, con le loro smanie di protagonismo, ovviamente non possono stare molto lontani.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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XX.
Fidati di me


Nessuno parlò.
Drilla era troppo sconvolta. Al sembrava essersi pietrificato al suo posto.
La ragazza non si mosse: scrutò Emily con uno sguardo talmente penetrante da farla sentire ferita da esso, ma lei riuscì a rimanere al suo posto.
Lentamente, con un movimento quasi pigro, la ragazza fece un passo in avanti e rovesciò la testa all’indietro, scoppiando a ridere. Era una risata acutissima, graffiante, una risata che non aveva nulla di umano.
Emily, Al e Drilla tremarono, il sangue si ghiacciò loro nelle vene.
«Credi di potermi ingannare così?», ringhiò subito dopo la strega, sibilando.
Emily dovette impiegare tutto l’autocontrollo di cui disponeva per mantenere la sua espressione neutra. Avrebbe voluto fuggire via di lì subito, all’istante, ma non poteva.
«Sto dicendo sul serio. È per questo che siamo venuti.» Si girò con deliberata lentezza e guardò Al negli occhi.
Ti prego, fidati di me!, implorava dentro di sé, cercando di trasmettergli quel messaggio con gli occhi imploranti. Ti prego, Al!
Forse comprese le sue intenzioni. Forse fu spinto dal coraggio e dallo spirito di sacrificio della sua casa. Forse fece la prima cosa che gli venne in mente di fare senza ragionarci troppo. O forse si fidò e basta.
Adagio, sotto gli occhi attoniti di Drilla ed Emily, annuì. Si voltò verso la strega e fece un passo avanti.
«Stuart è mio amico. Non gli porterai via la vita», dichiarò con voce straordinariamente calma.
La strega, sorpresa, spostò gli occhi per un momento da lui ad Emily e viceversa, smarrita; poi sogghignò: il viso levigato e disteso da ragazza si deformò, i lineamenti morbidi si tirarono in un’espressione ferina, selvaggia, bestiale.
«Mi piacerebbe sapere come me lo impedirai, ragazzo. Lui ha fatto un Patto con me. E le promesse vanno mantenute. Non è quello che pensi anche tu, Grifondoro?» Il suo volto si contrasse in una smorfia di odio quando pronunciò quel nome.
«Tu l’hai ammaliato!», la accusò Al.
«Io non ho ammaliato nessuno! Ho solo realizzato un suo desiderio, e ho ricevuto qualcosa in cambio.»
«La sua vita!», gridò Al furioso. «Ma sei stata tu a chiedergliela, lui non l’avrebbe mai offerta!»
La strega rise. «Ha importanza? Lui ha accettato, io ho realizzato il suo desiderio e ora ho il diritto di reclamare ciò che è mio!»
Al digrignò i denti. Tirò fuori la bacchetta e la puntò contro la strega. «Non lo ucciderai!»
«NO!», gridò Emily, gettandosi sul suo braccio e abbassandoglielo.
«Cosa…?», cominciò allibito Al.
Emily gli fece un cenno negativo con la testa. Poi si voltò verso la strega. «Spezza il Patto con Stuart», disse in tono piatto.
La strega continuò a sorridere in modo inquietante. «I Patti non possono essere spezzati.»
Emily strinse i denti. «Fai uno scambio.»
La strega scosse il capo. «I Patti non possono essere spezzati né cambiati. Il tuo amico ha il sigillo, e il sigillo rimarrà su di lui finché non sarà morto.» Sorrise, evidentemente soddisfatta di quella prospettiva.
Il morso! Emily si raddrizzò, improvvisamente trionfante: ora aveva la certezza di quello che aveva bisogno di sapere. «Ma si possono fare Patti nuovi.»
La strega sorrise con un’espressione dolce e terribile. «Si possono sempre fare patti nuovi.»
Emily sorrise a sua volta. «Te ne propongo uno.»
La strega la osservò con scarso interesse.
«Lui è pronto a sacrificarsi per Stuart», disse Emily indicando Al. «Potrai fargli un sigillo…a patto che il sigillo di Stuart si inverta.»
La strega sbatté gli occhi, sorpresa. «È un trucco, ragazzina?» Guardò Al, che senza più chiedere niente a Emily, fidandosi ciecamente, si fece avanti.
Emily scosse il capo. «No. Il Patto è questo: Stuart avrà restituita l’intera sua vita nel momento stesso in cui gliel’avrai assorbita tutta, e non morirà. In cambio questo ragazzo si offrirà a te perché tu gli ponga un sigillo. E il sigillo significa avere la vita di chi lo porta, non è vero?»
La strega, per la prima volta, sembrava indecisa. Guardò Al, bramosa, poi di nuovo Emily. Temeva di certo qualche trucco, era evidente, ma non riusciva a capire dove potesse essere.
Emily mise in moto il cervello per trovare qualcosa per convincerla. Non potevano aspettare ancora, Stuart non aveva più tempo.
«Non capisco perché aspetti tanto», disse cercando di sopprimere i tremiti che la scuotevano: non doveva mostrarsi impaurita. «Credevo che volessi vendicarti di Godric Grifondoro. Non è stato lui a uccidere le altre streghe della tua tribù?»
Funzionò. La strega emise un grido di rabbia che echeggiò su tutta l’isola, assordandoli. Drilla si mise le mani sulle orecchie.
«Se è stato lui?!», ruggì acuta la strega. «Io e le mie sorelle eravamo le donne più potenti del mondo, al di sopra della comune feccia di disgustosi mortali! Siamo riuscite dove nessuno era mai giunto: cambiare la nostra natura umana in qualcosa di infinitamente superiore; nella natura degli Elfi Puri, rinunciando al rozzo nutrimento della materia e nutrendoci solo della stessa essenza della vita. E lui venne e ci accusò di stregoneria oscura! Noi, che eravamo immensamente più pure, più potenti e più sapienti di quel rozzo guerriero e della sua spada incantata! E osò sfidarci qui, nei confini della nostra foresta, del nostro regno incontaminato! E con i suoi uomini corrotti ci assalì e uccise le mie sorelle! Ma io, io gli sfuggì, e da allora non aspetto che vendicarmi!»
Aveva gli occhi infuocati dalla smania di vendetta e fissava Al con desiderio. Non occorse altro per convincerla.
Al, con un coraggio uscito fuori da chissà dove, fece un passo avanti. «Accetti?»
La strega si fermò un attimo, ma la vedetta era troppo a portata di mano perché la rifiutasse. «Pronto al sacrificio come Grifondoro», sogghignò quasi istericamente. «Sarà un piacere finirti. Accetto.»
Quella parola decretò la vita per Stuart. E la morte per Al.
Drilla fece per raggiungere Al per difenderlo, ma Emily la fermò. «Fidati di me», mormorò ancora. Ormai aveva perso il conto di quante volte quella sera lo avesse ripetuto, nei pensieri e ad alta voce.
Drilla la guardò stralunata, e restò ferma, forse troppo frastornata da quello che stava accadendo per potersi opporre all’amica.
La strega sorrise e guardò Al: era in piedi, due passi avanti rispetto ad Emily e Drilla, e aspettava, calmo e pallido.
La strega gli fece un cenno strano, come un inchino sprezzante. «I coraggiosi non hanno mai saputo apprezzare il valore della vita», insinuò suadente.
Si fece avanti lentamente, i capelli rossi gettati all’indietro, lo sguardo iniettato di sangue, la luce scarlatta proveniente dal pozzo che la circondava rendendola una figura quasi irreale.
Si avvicinò, un passo, un altro, e si tese verso Al. Dischiuse piano le labbra, protese il viso verso il suo collo, pronta. Al chiuse gli occhi e strinse i pugni. I denti della strega, bianchissimi e affilati, scintillarono per un solo, orribile istante. Poi le loro estremità acuminate toccarono la pelle del ragazzo…e la strega gridò e si ritrasse.
Al sobbalzò e fece un salto all’indietro, atterrito. Drilla si tappò di nuovo le orecchie a quell’urlo insopportabile. Emily, invece, non poté trattenere un sorriso di gioia. Aveva funzionato.
La strega gridò e gridò, poi, alla fine, chiuse di nuovo la bocca e guardò con odio Al. «Iperico!»
Al all’inizio non capì, poi gli venne in mente qualcosa e si voltò verso Emily, che continuava a sorridere. Le sorrise a sua volta. Ora aveva capito anche lui cos’era la pozione che Emily aveva fatto ingurgitare a lui e Drilla prima di venire. Gli elfi detestavano l’iperico, il solo avvicinarsi ad esso era terribile per loro, una tortura micidiale. Berlo, poi, come stava per fare quella strega...
Drilla fu l’ultima a capire, e quando collegò la parola detta dalla strega alla pozione di Emily la abbracciò. «Sei un genio! Oh, Em…»
«Zitta!», la interruppe Emily in fretta. «Qualunque cosa accada non pronunciare mai il tuo o il mio nome. Non su quest’isola!»
«Perché?»
Emily non rispose e guardò la strega. «Corrompere la propria natura umana e trasformarla in quella di un elfo non porta solo potere, ma anche debolezze.»
La strega era furiosa. «Sei stata tu! Come hai potuto? Piccola, sudicia…»
Emily non fece caso agli insulti. Finché erano al sicuro dalla strega, non correvano pericolo.
«Come sapevi che non avrei sopportato l’iperico?», chiese la strega furente.
«Dalla tua natura. Quando hai fatto di tutto per non rispondere alle mie domande ho capito che dovevi esserti corrotta tanto da aver ormai perduto la natura umana in cambio di quella elfica. Gli elfi sono superiori per poteri ai Maghi, ma hanno anche numerosi limiti, e tra essi c'è il fatto che non possono mentire», spiegò poi all’occhiata perplessa di Drilla.
La strega ringhiò e sorrise maligna. «È così dunque! Sei stata astuta, ma hai dimenticato una cosa: tu mi hai promesso la vita di questo Grifondoro! E un Patto fatto a un elfo va rispettato, sempre! Non gli si può sfuggire.»
Emily sorrise a sua volta. «Niente affatto! Io ti ho detto che lui si sarebbe offerto a te perché tu gli ponga il sigillo. E Al lo ha fatto. Il morso non era contemplato nel Patto. Non hai alcuna pretesa sulla sua vita perché lui ha mantenuto la promessa.»
E questa fu la stoccata finale. La strega accusò il colpo.«Maledetta ragazzina! Mi vendicherò! Nessuno può prendersi gioco di una strega della tribù!»
Emily sorrise. «Non puoi vendicarti. Te l’ho detto, la natura elfica comprende molte debolezze. Se fossi ancora umana, potresti scagliarci addosso una maledizione, ma essendo un elfo non puoi farlo perché non conosci il nome di nessuno di noi tranne quello di Al, che ormai è immune dal tuo potere. Inoltre non puoi attaccare senza essere stata attaccata a tua volta.»
La strega la guardò esterrefatta. Poi si afflosciò, sconfitta, e la sua espressione tornò quella della ragazza candida. «E così dovrò aspettare ancora migliaia di anni per tornare libera da quest’isola, su cui sono relegata a causa della mancanza dei miei poteri», li scrutò triste. «Non ha importanza. Andatevene, e lasciatemi in pace.»
Si voltò e tornò al pozzo, senza più guardarli. Quella reazione così indifferente fece gelare il sangue a Emily, perché significava che lei aveva già trovato un modo di vendicarsi. Ma quale?
«Che cosa facciamo?», domandò Drilla avvicinandosi a lei.
«Andiamocene. Più in fretta possibile», rispose subito Emily a bassa voce.
Al annuì e si sfiorò con una mano il collo, dove i denti della strega l’avevano toccato, rabbrividendo. «Non voglio stare qui un minuto di più.»
Drilla ed Emily si trovarono completamente d’accordo e, con un’ultima occhiata inquieta alla strega, che voltava loro le spalle e si era messa a canticchiare in modo strano, si avviarono lungo la strada da dov’erano venuti. Ci volle un attimo per tornare alle barche.
Emily, Drilla e Al ci salirono senza una parola.
«Avanti!», mormorò Emily, sedendosi nello scafo di legno quasi con sollievo.
La barca si mosse e avanzò sulla liscia superficie del lago, inoltrandosi nella notte nebbiosa. Rimasero in silenzio per un bel po’, troppo scossi dalla loro avventura per parlare. Poi un tonfo soffice della barca segnò l’arrivo a terra. Drilla, impaziente, fece per saltare a terra, ma qualcosa la bloccò.
«Non… non può essere…», disse sconvolta.
Emily e Al alzarono lo sguardo: poco più in là, nell’entroterra, si stagliavano le sagome scure di alberi fitti e scuri. Gli alberi dell’isola.
«Siamo tornati indietro…», osservò Al. «Com’è possibile?»
Emily rabbrividì. No, non poteva essere… ma forse… perché non ci aveva pensato? Perché?
«Andiamo via, su», disse Drilla spiccia, facendo girare la barca e orientadola di nuovo verso l’acqua. Non servì a nulla. Pochi minuti dopo erano di nuovo approdati all’isola.
Al e Drilla si inquietarono, ma non si arresero e tentarono di nuovo. Una, due, cinque volte. Invano. Alla sesta volta che toccarono terra e si ritrovarono di nuovo davanti alla foresta dell’isola, Emily sospirò.
«Basta, è inutile.»
Al e Drilla la guardarono. «Che cosa sta succedendo? Perché torniamo sempre indietro?»
Emily si morse il labbro, abbattuta. «Perché il passaggio si forma solo quando anche a Hogwarts cala la nebbia.»
«Ma certo che c’è…aspetta, non mi dirai…che…», balbettò Drilla inorridita.
Emily annuì e strinse i denti. «Sì. A Hogwarts non c’è più nebbia.»
«Siamo intrappolati qui?», chiese Al incredulo.
Emily si strinse nella sua divisa. «Sì. E la strega lo sapeva. Non ci avrebbe mai fatto andare via con tanta facilità altrimenti.»
Drilla boccheggiò. «Ma… ma come faremo allora a tornare indietro?»
«Non possiamo», disse Emily amareggiata. «A meno che…» Rifletté rapidamente: credeva di aver calcolato tutto; credeva di essere in salvo. Invece…
«Torniamo dalla strega», stabilì.
Al e Drilla esplosero in una lunga sequela di proteste.
Emily li interruppe con uno sguardo severo. «Vi fidate ancora di me? Giurate di fare esattamente quello che vi chiederò?»
Al e Drilla annuirono.
«Allora seguitemi.»
Scese barcollando dalla barca e si avviò con passo lento verso il centro dell’isola. Sapeva cosa doveva fare. Sapeva che non c’era altra scelta. Stavolta non sarebbero bastati i trucchi, doveva essere chiara. Fino in fondo.
Avrebbe funzionato? Tremò, cercando di non pensare a quello che stava per fare. Altrimenti non ne avrebbe più trovato il coraggio.
Arrivarono alla conca in fretta. Troppo in fretta. Emily avrebbe voluto più tempo.
La strega era ancora lì, vicino al pozzo, e adesso sembrava di nuovo la quieta ragazza dai capelli rossi che avevano visto appena giunti.
Li vide entrare nell’anfiteatro naturale e sorrise. «Oh, siete di nuovo qui, allora. Avete deciso di restare a farmi compagnia?»
«Sai benissimo perché siamo qui», disse Emily con voce atona, fissando il terreno.
Al e Drilla si erano fermati un passo dietro di lei, curiosi di vedere cos’aveva architettato stavolta.
La strega sorrise. «Sì. Capita, vedete, che a Hogwarts le notti si schiariscano. Deve esserci una splendida luna oggi: io qui non posso mai vederla», sospirò triste, alzando gli occhi alla nebbia cupa che oscurava la volta celeste.
Emily annuì. Sentiva il cuore pulsare forte nel petto, e un nodo soffocante che le stringeva la gola, ma si costrinse a ignorare entrambi i fenomeni e ad apparire tranquilla. «Tu sai come creare un passaggio, vero?»
La strega sorrise. «Sì. Ma ho bisogno di molta energia, perciò di solito preferisco aspettare che la nebbia arrivi in modo naturale. Ma a volte ci vogliono dei giorni... e chissà, magari posso anche impedire che scenda sul lago.»
Emily deglutì: ecco come aveva deciso di vendicarsi, intrappolandoli a vita. Avanzò di un passo e distanziò gli amici. «Quanti Patti puoi fare in una notte?»
La strega la guardò astutamente. «Molti.»
Emily annuì. «Questo sarà l’ultimo stasera. Avrai la mia vita, se lascerai andare loro.»
Voltava le spalle ad Al e Drilla, così non poté vedere come reagissero.
La strega sorrise trionfante. «Niente trucchi?»
Emily scosse il capo. «Nessuno.»
Si voltò a guardare gli amici: Al era senza parole, Drilla aveva la bocca spalancata.
«Stai scherzando, vero?», chiese con una voce fiacca, che non sembrava nemmeno la sua.
Emily scosse il capo, sorridendo triste. «Avete giurato di fare quello che vi chiedo: ora vi ordino di non intromettervi.»
«Non puoi farlo…», continuò Drilla con la voce tremante. «Avevi detto…AVEVI DETTO DI FIDARCI DI TE!», gridò istericamente.
Al la guardava inorridito, poi il suo volto si illuminò, come se si fosse ricordato improvvisamente qualcosa. «Avevi programmato tutto fin dall’inizio, vero?», chiese debolmente.
Emily annuì. «Io non ho bevuto la pozione. Se la strega avesse sospettato e non avesse accettato te, pensavo che, almeno come ultima risorsa…», sorrise timidamente ma subito le lacrime cominciavano a scenderle sulle guance, calde. Avrebbe voluto essere coraggiosa e sorridere ma i singhiozzi cominciarono a scuoterla: singhiozzi di paura, di disperazione e di dispiacere, per sé e per loro. «Mi dispiace tanto, non volevo ingannarvi…»
«Non puoi farlo…» mormorò Drilla, ed Emily si accorse che anche lei aveva iniziato a piangere.  «Insomma», protestò con la voce roca, «tu sei una Corvonero, non uno di quegli stupidi Grifondoro pronti al sacrificio…non fare sciocchezze, dai…»
Oh, vorrei essere un Grifondoro. Vorrei essere coraggiosa, e andare contro quella strega a testa alta. Emily cercò di ricomporsi e tirando su col naso, si voltò, perché sentiva che la sua scarsa determinazione sarebbe crollata se avesse guardato un secondo di più il volto di Drilla. E quello di Al che vide, con la coda dell'occhio, scolpito in una maschera senza espressione.
La strega stava aspettando. «Accetto il patto. E tu?»
Emily annuì e per una volta nella sua vita si sentì coraggiosa, davvero coraggiosa, nonostante i singhiozzi che cercava di soffocare.
«Accetto», mormorò debolmente, asciugandosi le guance.
La strega aveva vinto. La vendetta era sua.
Si avvicinò a Emily lentamente, e ad ogni passo al sua espressione si tramutava, abbandonando tutta l’umanità che possedeva e distorcendosi in quella di una belva assetata di sangue. Di vita.
L’ultima cosa che Emily vide furono i suoi denti acuminati che saettavano verso il suo collo.

   
 
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